before sunsetDavid, Africa.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    427

    Status
    i'm sleeping

    Halley Wheeler

    Aveva apprezzato in toto la scelta del professor Blackwood. Pittoresca ed entusiasmante. L’idea di tenere la lezione di Erbologia, ampiamente fuori dai confini di Hogwarts, era stato un vero e proprio azzardo accolto con eccitazione dall’intero gruppetto che avrebbe preso parte a quella, obbligatoria, gita fuori porta. L’Africa. Un continente a lei sconosciuto ma meta di molti viaggi del suo stesso padre. I racconti erano stati interessanti ma visitare, in prima persone, quei luoghi mistici, dava tutto un altro gusto. La nota dolente stava, meramente, nel clima dannatamente afoso. Sentiva il suo respiro caldo e fastidioso, senza poter fare niente ma, nonostante ciò, non riusciva a desiderare di tornare indietro, alla solita routine che si stava rivelando più noiosa del dovuto, negli ultimi giorni. La lezione era giunta al termine senza vittime sacrificali. Un buon risultato, tutto sommato e, soprattutto, si era ritrovata ad essere fiera di sé stessa per aver raggiunto lo scopo dell’esercizio che vedeva l’algabranchia come protagonista indiscussa. Liscio come l’olio, ci avrebbe potuto fare anche una bella insalata con quella piantina, viste tutta quella trovata da tutti loro. Beh, no. Per modo di dire. L’aveva masticata a fatica, convinta di vomitare da un momento all’altro. Un vero dramma. Ma l’argomento della lezione, di per sé, non avrebbe potuto eguagliare l’interesse che aveva esercitato in lei una scenetta avvenuta tra Rose e David. La Tassorosso, infatti, prima di immergersi nel tepore marino, aveva marciato diretta verso il maggiore dei fratelli Harris e, una volta raggiunto, si era lasciata trasportare da una forza oscura che l’aveva indotta a stampargli una cinquina sulla guancia e a strillare qualche epiteto gratuito che, la Wheeler, neanche riusciva a ricordare. Divertente, certo, ma fino a un certo punto. Non aveva la minima idea di come stessero, realmente, le cose tra i due e, a dirla tutta, neanche le importava più di tanto. Halley, da quando aveva intrapreso quella relazione, non si era mai permessa di avanzare diritti su David, per il semplice fatto che voleva essere libera da stupidi doveri che non sarebbe stata in grado neanche di gestire. L’esclusività era molto lontana. Quello che avevano, al momento, le andava bene e vantava un certo livello di perfezione che, dal suo punto di vista, sarebbe stato un peccato rovinare da promesse senza né capo né coda. Per questo motivo non aveva mosso un muscolo davanti a tutta quella melodrammaticità. Il sospetto di essere la causa di quello sfogo, però, si insinuò nella sua mente. Che fosse il caso di chiedere scusa alla White? Ci stava pensando quando, improvvisamente, qualcuno le cinse i fianchi, alzandola e caricandola come un sacco di patate sulle spalle. “Marshall. Mettimi giù. Ora.” L’altezza di Mars non le avrebbe permesso di scendere così facilmente. Si divincolava convinta di poterla scampare. Illusa. Nonostante i suoi sforzi, la Grifondoro, si trovò in mare, cullata dalla perfetta temperatura dell’acqua. Riemerse, scostando i capelli che si erano appiccicati al volto, coprendole la visuale. Il Tassorosso se ne stava lì, con il suo solito sorrisetto divertito e soddisfatto. Aveva raggiunto il suo scopo. “Si erano appena asciugati.” Proferì in tono cantilenante, da bimba ferita nel profondo, riferendosi alla sua folta chioma scura. Una leggera brezza calda le accarezzò la pelle, dandole un minimo di sollievo da quell’opprimente calura, segnale che non tutti i mali venivano per nuocere. Rimase per qualche istante nell’acqua, battibeccando bonariamente con l’amico che aveva la capacità di trasformare tutti in un gioco. Lo invidiava parecchio e, giorno per giorno, si rendeva conto quanto sarebbe potuta essere fortunata Grace con un ragazzo del suo calibro. La coppia, secondo il suo punto di vista, aveva un potenziale elevatissimo e, per questo, si era impuntata ad aiutarli, da buona amica. Sulla riva erano state montate le tende dove avrebbero passato la notte e il caos che si era creato, pian piano, andava a scemare, lasciando agli studenti la libertà di godersi in piena libertà il tempo rimanente. Una bella fortuna. Diede una rapida occhiata in direzione della spiaggia –dalla quale non si erano allontanati più di tanto- e il suo sguardo color smeraldo, notò un David solitario aggirarsi dapprima nei pressi della sua tenda per poi sparire al suo interno. Non aveva avuto modo di confrontarsi con lui, subito dopo la lezione forse peccando di superficialità. Nonostante fosse chiaro che tra di loro non ci fosse altro che del buon sesso, non poteva negare di non essere totalmente indifferente a quel ragazzo che, in un modo o nell’altro, si era ritagliato un pezzo della sua quotidianità entrandoci a gamba testa e senza chiedere il permesso. Era successo, semplicemente. Galeotta la notte di Halloween. “Ci vediamo dopo. Fammi una cortesia, tieni d’occhio Schneider. La Duvall lo crede un maniaco.” Ragazza che non ci sarebbe andata per le leggere, se infastidita. Nuotò fino alla riva e si mise a camminare sul bagnasciuga, recuperando il suo asciugamano, abbandonato poco prima. Si asciugò al meglio e, una volta terminato l’iter, si diresse verso il covo del suo amico con benefici. Scostò il lembo della tenda che la teneva chiusa, senza entrare. “Harris?” Palesò la sua presenza, così da non rischiare di indurgli un infarto precoce. “Posso entrare?” Non attese la risposta. “Che ci fai qui da solo?” Per una volta che veniva proposto qualche cosa di diverso, forse, avrebbe dovuto approfittarne, togliendosi dal volto quella faccia da funerale, come se lo stessero torturando. Si avvicinò, fasciata dal suo asciugamano che l’avrebbe salvata dall’eventuale contatto con la sua pelle la quale, l’avrebbe certamente chiamata a sé con irrimediabili conseguenze. Fuori luogo. Proprio no. Trattenere il suo istinto? Atto dovuto.


    Edited by Halley. - 26/3/2023, 23:55
     
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    309
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    Non ci aveva messo molto a montare la sua tenda, anni passati all'aperto, in luoghi remoti, gli avevano fatto imparare una serie di cose: accendere il fuoco con due bastoncini di legno, fare nodi resistenti, tolleranza al freddo e al caldo estremo e notti insonni. David era uno sportivo, praticava sport estremi da quando aveva dieci anni e, col tempo, aveva affinato le sue tecniche di sopravvivenza, fono ad non avere più bisogno della bacchetta. Se la portava per sicurezza, ma non la usava quasi mai, a meno che qualche animale selvatico non provasse ad attaccarlo e, anche in quel caso, prima di schiantarlo, cercava di farlo fuori a mani nude. Lo aveva fatto per qualche tempo con la speranza che, in una situazione di estremo pericolo, il gene si sarebbe manifestato. Invece niente, la maledizione lo aveva colpito nel momento meno opportuno: in Alaska, quando era in compagnia di persone che, per fortuna, non facevano più parte della sua vita. Gli giravano i coglioni, però, che sapessero della sua vera natura, tuttavia, se uno di loro avesse provato a ricattarlo, non se ne sarebbe stato con le mani in mano, anche perché aveva cose molto interessanti da raccontare, soprattutto a quel coglione di un Dragonov. Povero cane, non sapeva che la sua fidanzatina lo aveva incontrato alle sue spalle. Che pena gli faceva. Comunque, fin tanto che nessuno gli rompeva il cazzo, se ne sarebbe stato tranquillo a pensare al dramma della sua vita: Dean Harris. Quel bastardo gli aveva scritto giusto ieri, aveva un nuovo lavoro per lui. Si massaggiò le tempie con i polpastrelli, cercando di tenere a bada la bestia che scalciava per uscire e avere la sua rivincita contro quel mostro che gli aveva quasi rotto l'osso del collo sbattendolo contro un albero. Era una questione di orgoglio. Inspirò sonoramente col naso e si tappò le orecchie per i versi da gallina strozzata che qualche ragazza stava emettendo. Ma che cazzo! Entrò nella sua tenda e la insonorizzò, non voleva sentire nessuno, voleva solo essere lasciato in pace. Aveva i nervi a fior di pelle per ciò che suo padre gli aveva chiesto di fare. Da mesi, ormai, era diventato il suo aguzzino personale; lui ordinava e David eseguiva, uccidendo a sangue freddo chiunque lo avesse fatto incazzare e più andava avanti, più era difficile controllare quell' impulso. Aveva iniziato ad usare il suo udito sviluppato per sentire quanti battiti, prima di morire, il cuore di una persona emetteva. Era interessante come ognuno reagisse alla morte in modo diverso. Scoppiò a ridere, gettandosi i capelli all' indietro e prendendo dalla tasca testa della divisa una canna. L'accese e fece un lungo tiro. Era la copia sputata di quel bastardo, però, se quello era il prezzo da pagare per farlo fuori, ne valeva la pena. Il suo scopo era sempre stato quello di mandare all'altro mondo il suo vecchio, il resto faceva da contorno. Il sesso, gli omicidi, la scuola, le ragazze erano cose che, per lui, non avevano alcun significato, se non quello di farlo divertire in attesa di quel momento.
    Una voce femminile lo distolse dai suoi pensieri. La Wheeler lo osservava dall' alto del suo metro e sessanta scarso e prima che David potesse dirle di andare a farsi fottere, entrò e si sedette affianco a lui. «Riflettevo sul senso della vita.» Era palesemente ironico. Che cazzo poteva fare nella sua tenda? E poi, a lei cosa interessava? Odiava fare conversazione, e di certo non si aspettava che la mora lasciasse i suoi amichetti per andare da lui. Il loro rapporto si basava unicamente sul sesso, e anche se le aveva detto di restare la sera del trentuno, non voleva dire che adesso, di punto in bianco, le avrebbe parlato di sé. Per favore. Fece un altro tiro di canna e la guardò di sbieco. «Cosa sei venuta a fare qui?» Si accorse del suo vano tentativo di coprirsi con il telo, come se non sapesse cosa ci fosse sotto. L'aveva vista nuda, toccata e assaporata. Allungò una mano e glielo tirò via, lasciandola in costume. «Che c'è? Ti vergogni?»La provocò, ghignando mentre ,con lentezza, le schiuse le labbra con un dito.

     
    .
  3.  
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    427

    Status
    i'm sleeping

    Halley Wheeler

    ”Riflettevo sul senso della vita.” La simpatia, come ben sapeva, non faceva parte dei tratti dominanti del ragazzo e, di certo, non era ciò che l’aveva attratta verso quella personalità alquanto disturbata. Halley roteò gli occhi, arrendendosi a quell’evidenza, per poi riportare lo sguardo verso il suo compagno di giochi. Il loro rapporto si basava, esclusivamente, sull’intesa sessuale che avevano scoperto durante i mesi trascorsi. Mai, prima di quel momento, si erano ritrovati faccia a faccia, seduti l’uno accanto all’altro e, praticamente impossibilitati ad esaudire ciò che i loro corpi avrebbero voluto. Parlare. Una vera barzelletta. Intavolare un discorso con il Serpeverde, non era mai stata una priorità, eppure, dopo così tanto tempo, forse, sarebbe stato meglio, per lo meno, apprendere anche solo piccole informazioni su colui che aveva esplorata la sua grotta segreta. Il fatto che si fosse rifugiato all’interno della sua abitazione di fortuna, lasciava presagire un bisogno di allontanarsi da tutto ciò che si stava consumando sulla spiaggia. I compagni, infatti, presi dall’euforia di quella gita organizzata dal Signor Blackwood, non perdevano occasione di fare caciara, fungendo da repellenti per tipi solitari e irascibili come il caro Harris. Lo osservò e non poté fare a meno di scorgere, tra i suoi tratti, una sfumatura di sorpresa nel vederla piombare lì dentro, senza un apparente motivo. Effettivamente la cosa non risultava chiara neanche agli occhi della Grifondoro la quale si era mossa senza cognizione di causa. Un istinto naturale che le aveva suggerito di raggiungere David nel suo antro tetro. Forse l’atmosfera? Forse l’astinenza? Forse perché solo cogliona. Mistero della fede. “Un senso unico a quanto pare!” Ironizzò. La vita che prendeva a sberle e loro che incassavano. Un fottuto senso unico, sempre e comunque. L’odore stomachevole della merda che si stava fumando, poi, giunse alle sue delicate narici, provocandole un leggero conato di vomito che celò dietro a un piccolo colpo di tosse. Cazzo. Non era abituata a quella roba. Essendo cresciuta sotto una campana di vetro, Halley, si era mantenuta alla larga di tutto ciò che avrebbe potuto causare una morte prematura –secondo la madre- ma, tutto sommato, in quel caso si trovava sulla stessa lunghezza d’onda della donna che l’aveva messa al mondo. Strano. “Di questo passo, la tua vita sarà breve!” Fece spallucce, mostrando indifferenza per l’argomento. Lottare contro i mulini a vento non si accostava al suo modo di essere, vista la poca pazienza, senza contare che non doveva nulla a nessuno. “In caso, questa merda, non bastasse a farti raggiungere l’Altissimo, ci potrà sempre pensare Rose.” Gli riservò un sorrisetto meccanico e volto allo scherno. Aveva osservato con interesse, in disparte, la divertente scenetta messa su dalla Caposcuola di Tassorosso, durante lo svolgimento della lezione. Tra i due, evidentemente, vi era qualche cosa di irrisolto di cui, però, non sapeva nulla ed entrare nelle loro diatribe era ciò che non desiderava neanche lontanamente. Quando era accaduto quel che era accaduto, dopo Halloween, Halley, non aveva avuto modo di confrontarsi con la White e le due si erano ignorate. Si sporse in avanti, raggiungendo la guancia che ricordava essere stata colpita dal destro della ragazza e gli schiaffò un bacio. “Ti curo la bua.” Scoppiò in una fragorosa risata. Si stava prendendo gioco di lui in maniera da provocarlo e provocare una reazione da parte sua che le movimentasse quella giornata. Con una leggera spinta si allontanò da suo viso. ”Che sei venuta a fare qui?” Sospirò. Quanta curiosità. Che domande idiote. “Mi mancavi!” Affermò con la solita faccia da schiaffi che utilizzava in sua presenza, per pura voglia di istigare il suo essere uomo. Con le mani teneva il telo con il quale, una volta uscita dall’acqua, si era avvolta senza nessuna motivo in particolare. L’aveva fatto e basta, così come avrebbe fatto in una situazione analoga anche lontana da lì. David lo fece cadere, lasciandola in costume, sotto il suo sguardo vigile e consapevole di cosa si nascondesse dietro quei piccoli pezzetti di stoffa che a stento la coprivano. ”Che c’è? Ti vergogni?” Non poteva credere alle sue orecchie. I ruoli si invertirono improvvisamente e, lui, prese le redini di quello scambio di frasi provocatorie. Le socchiuse le labbra con un dito, sfiorandole le labbra. Si alzò e lo trascinò appresso, fino a trovarsi davanti al suo petto. Gli circondò il collo con le braccia e, dopo essersi alzata sulle punte, appoggiò la sua fronte contro quella del ragazzo. “Ahhhh, Harris. Quanto vorrei dimostrarti che non è così.” Lo strinse, facendo aderire i loro corpi. Il contatto con la sua pelle, la fece trasalire, accendendo la fiamma che però, a causa di forza maggiore, avrebbe dovuto tenere sotto controllo. Lo baciò, lentamente, non avida come al solito. Doveva soffrire e desiderarla. Si staccò bruscamente e fece qualche passo indietro, reprimendo l’istinto che, altrimenti, l’avrebbe vista calare le mutande in seduta stante. Prese a camminare per la tenda, evitando di analizzare, centimetro per centimetro la sua dannata fisicità. “Come stai?” In tutti quei mesi, i due ragazzi, non si erano mai persi appresso ai convenevoli che, spesso, due amici qualsiasi, si scambiavano dopo un periodo passato lontani l’uno dell’altro. Eppure, dopo la notte di capodanno, Halley, era certa che qualche cosa non quadrasse. Le aveva chiesto di rimanere e, nonostante i dubbi, aveva deciso di accettare, convinta di poter distrarre –almeno per un po’- quell’anima tormentata da chissà quale tragedia. Nel porre un semplice quesito, la Wheeler, avvertì una punta di disagio. “Cazzo. Funzioniamo meglio a letto!” Niente di più vero. “Poche parole e molta azione. Lo so.” Eppure vantava un certo grado di parlantina, molto vicino all’essere logorroica, nella sua normale routine. “Rispondi e basta!” Quello sforzo denotava una certa preoccupazione, anche in seguito allo schiaffo ricevuto poche ore prima. Sempre detto: chi si fa i cazzi suoi, campa cent’anni.
     
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    309
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    David, nella sua breve vita, aveva sempre e solo voluto essere lasciato in pace. Non gli piaceva passare il tempo in compagnia di altre persone che, per lui, non erano altro che mosche fastidiose da mandare via, soprattutto quando era nervoso o vicino alla trasformazione. Attualmente valevano entrambe le cose e la presenza della Wheeler nella sua tenda, per quanto fosse un bel vedere, non era affatto gradita. Aveva un diavolo per capello, nemmeno fumarsi tre canne gli era servito per rilassare i nervi e la grifondoro non poteva scegliere momento peggiore per parlagli. Che poi, cosa voleva esattamente? Il loro rapporto era basato unicamente sul sesso, anche dopo averlo fatto non dicevano niente, al massimo si guardavano e restavano in silenzio per qualche minuto prima di farlo di nuovo o andare via, quindi questa sua voglia improvvisa di fare conversazione proprio non la capiva. Tuttavia, non la cacciò né le disse di andare a fanculo, semplicemente la provocò come aveva sempre fatto e roteò gli occhi quando tossì. Com'era delicata la nanetta, non si era mai fatta una canna? A Capodanno gli aveva tolto la sigaretta di bocca per farsi un tiro, quindi perché non provare qualcosa di nuovo dato che c'era? «Vuoi? O hai paura che mamma ti sculacci se lo viene a sapere?» In quei mesi di conoscenza, se così si poteva chiamare, aveva appurato che la Wheeler aveva un orgoglio tale da cedere a qualsiasi sua provocazione per dimostrare, sia a se stessa che agli altri, di poter fare qualunque cosa. Era proprio con quel modus operandi che erano finiti a letto insieme la prima volta, ed era meglio per lei che questo suo modo di fare fosse riservato esclusivamente a lui perché, se veniva a sapere che era andata con un altro, quell' incubo a Difesa lo avrebbe fatto diventare realtà. Solo che al posto di una, avrebbe seppellito due persone: lei e quel demente che l'aveva toccata. Si sarebbe scopata qualcun altro solo quando lui avrebbe messo fine ai loro incontri, finché se la faceva con lui non le era permesso. David, invece, poteva andare con chi gli pareva. Quelle erano le regole. «Sei preoccupata per me?» Si mise una mano sul cuore con fare ironico. «La White?» Alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere. Sì, Rose lo aveva schiaffeggiato davanti a tutti a lezione, dopo il banchetto di Natale non si erano più parlati ma come aveva detto anche lei si era fatta un'idea sbagliata di lui, l'aveva idealizzato. Doveva cercare il suo principe azzurro altrove, e per quanto avesse recitato la parte del cattivo nella sua storia, non la credeva capace di vendicarsi perché la ragazza che aveva conosciuto non era così. «Ne dubito.» Non sembrava neanche la figlia di suo padre, ma non era da escludere niente. «Non è una delle tue amichette? Mi hai anche fatto la ramanzina in Sala Trofei.» Ricordava bene come l'avesse ripreso quando si era comportato in un certo modo e visto che si era divertita così tanto a schernirlo, la ripagò con la stessa moneta. Fece un altro tiro e le buttò il fumo in faccia per farla irritare, così imparava a prendersi gioco di lui. Perché non l'ho ancora mandata al diavolo? Decisamente strano. Come strano fu il bacio che gli diede sulla guancia lesa, ma cosa cavolo le passava per la testa? Le lanciò un' occhiataccia e si pulì il viso. «La tua saliva di certo non disinfetta, Wheeler.» Era di buon umore, non sembrava sul piede di guerra anzi, più che altro era in vena fare battute oscene che facevano ridere solo lei. Per rimetterla al suo posto le strappò via il telo da mare che l'avvolgeva per poi sfiorarle le labbra, il tutto mentre la mano sinistra, lenta, si posava sul suo fondoschiena. La gifondoro si alzò, lui la seguì e ne approfittò per portare anche l'altra mano sul suo sedere. «Non temere, ti farò provare anche il brivido di farlo all'aperto.» Ghignò prima di ricambiare il bacio lento che gli diede. Le mise una mano tra i capelli, stringendoli, e quando si staccò le morse il collo con forza, lasciandole un segno rosso, un marchio per far capire agli altri che era una sua proprietà. Lo faceva sempre dopo averla avuta. Ed eccola che adesso cominciava ad andare avanti e indietro il quello spazio ristretto per via dei suoi ormoni. Si era accorto che aveva il battito accelerato. «Che c'è? Non puoi resistermi?» Addosso aveva una t-shirt bianca, ma se la tolse restando a torso nudo. Sapeva di essere irresistibile e la chimica che c'era tra loro era innegabile. Se solo non ci fossero stati i professori... "Come stai?" A quella domanda il suo sguardo si indurì. Cosa? Credeva che il fatto che stesse da solo o che la White lo avesse schiaffeggiato erano il motivo per il quale non aveva parlato con nessuno? Quelle cose erano insignificanti rispetto a ciò che stava facendo per conto di suo padre, ma questo non lo avrebbe mai saputo nessuno. Stava per cacciarla davvero questa volta ma ciò che disse poco dopo lo bloccò. Bene, allora la pensavano ancora allo stesso modo. «Decisamente, quindi evita queste domande del cazzo.» La ammonì. «Appunto, quindi vieni qui.» La prese per un braccio per tirarla verso di sé e la baciò con foga, schiudendole le labbra con la lingua e mettendo una mano sotto la coppetta del bikini per stuzzicarla mentre, con l'altra, le cinse la vita per tenerla ferma. La baciò a lungo e quando si staccò roteò gli occhi. Quanto cazzo parlava, Merlino. «Perché non stai mai zitta? Sei insopportabile. E come sto non ti interessa.» C'era una linea oltre la quale non poteva andare. David era uno che non raccontava mai niente di sé, era stato abituato al silenzio fin da piccolo, aveva fatto solo un errore da quando era andato in quella scuola: dire di essere un mannaro ad Axel. Per il resto, le altre due lo avevano scoperto per forza di cose. «Ora chiudi la bocca.» Riprese a baciarla, così, forse, taceva.

     
    .
  5.  
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    427

    Status
    i'm sleeping

    Halley Wheeler

    ”Vuoi? O hai paura che mamma ti sculacci se lo viene a sapere?” Un’altra sfida. Una delle tante proposte da colui che, all’apparenza, sembrava non temere niente e nessuno. Un rito che, fino a prova contraria, aveva dimostrato essere il punto di forza, capace di unire due personalità situate a poli opposti, così come il giorno e la notte. Un modus operandi, per certi versi, inquietante e destinato –un giorno o l’altro- a terminare così come aveva avuto inizio. Aveva agito d’impulso, entrando in quella dannata tenda senza fare i conti con la possibilità che al di là vi potesse essere un Harris irritato e bisognoso di solitudine, per niente incline ad intavolare un discorso di senso compiuto o costruttivo che potesse essere d’aiuto a spingere la loro relazione fisica a spostarsi, anche se di poco, sul piano conoscitivo. “Passo!” Quell’odore nauseabondo la costrinse a desistere, portandola a scostarsi leggermente per non essere investita dalla colonna di fumo provocata da quella sostanza che poco aveva a che fare con il suo modo di affrontare una crisi di nervi. Lo fissò, dritto in quegli occhi scuri, ingannevoli ed enigmatici. Per Halley, il maggiore degli Harris, altro non era che un grande rompicapo da risolvere e, forse, non le sarebbe neanche bastata un’intera vita per giungere alla fine di questo processo che l’avrebbe condotta sulla via della perdizione. Non si era mai chiesta quale potesse essere il loro futuro, semplicemente perché non credeva possibile la rinuncia alla sua totale libertà, eppure, qualche cosa le suggeriva, che il giovane avanzasse una sorta di esclusiva a senso unico. Un’impressione, forse ma un punto che, prima o poi, sarebbe venuto alla luce, rendendo necessario un faccia a faccia volto ad un profondo chiarimento. ”Sei preoccupata per me?” Come no. Certo, la sceneggiata avvenuta durante la lezione di Erbologia aveva insinuato qualche dubbio nella mente della Grifondoro ma niente di così degno di nota. Roteò gli occhi, sottolineando l’assurdità caratterizzante la sua domanda. Insopportabile. Quel suo modo di fare, avrebbe urtato anche qualsiasi Tassorosso provvisto di una pazienza infinita. “Dovrei?” Lo rimbeccò seccamente, puntando il suo il suo sguardo accusatore verso di lui, nella speranza che captasse il suo disappunto. “La White. Sembra nutrire parecchio astio nei tuoi confronti.” Quello schiaffo doveva essere il risultato di una rabbia repressa per troppo tempo. Entrare nel merito significava oltrepassare quel limite auto imposto al principio ma, per qualche motivo, avrebbe voluto capacitarsi del danno inflitto a Rose. Affrontare i sensi di colpa non era ciò che riusciva meglio ma, d’altra parte, il coinvolgimento che l’aveva trascinata verso David, non le aveva dato modo di calcolare attentamente i pro e i contro che quella decisione avrebbe, poi, comportato. “Sei uno stronzo!” Lo era eccome. Uno stronzo di prima categoria e pure contento di esserlo. “Puoi pensarla come ti pare!” Tagliò corto, con tono solenne e con una punta di menefreghismo. “Non mi importa dei tuoi trascorsi.” Poteva pensare di tenerla in pugno ma se fosse stato il contrario? Halley non era il tipo da sottomettersi al volere di qualcuno. L’aveva fatto per anni e, la sua svolta, le impediva di accettare quel ruolo con tanta superficialità. Si avvicinò, sfidandolo. “Io non sarò mai la seconda scelta di nessuno. Sono stata chiara?” Poteva fare sesso con chi gli pareva ma, era certa, che sarebbe tornato da lei per assaporare quella chimica che accendeva la miccia della passione in loro. Si pulì la guancia, schifato. La Wheeler rise di gusto, contenta di averlo punto sul vivo. ”La tua saliva di certo non disinfetta, Wheeler!” Eppure non sembrava aver disdegnato il contatto con la sua saliva, in passato, anzi…
    La ragazza fece spallucce, evitando di riportare alla luce scene che l’avrebbero spinta a ripeterle lì, in quel momento inopportuno. Tentativo fallito. David non ci mise molto a convincerla ad assecondare il suo volere e, i due, si trovarono nuovamente vicini. Le mani del moro andarono ad indugiare sul fondoschiena di lei, la quale in tutta risposta non diede il minimo segno di volersi sottrarre a quella presa salda ed altamente eccitante. Il telo mare le fu strappato via, lasciandola in balia degli avvenimenti. La sua mente si offuscò, mossa dal desiderio incontrollabile di replicare ciò che erano abituati a fare insieme. Il bacio fu lento, troppo. Percepì il suo tocco sulla nuca, sprigionando un brivido che si irradiò lungo la colonna vertebrale, dandole l’impressione di non aver via d’uscita da quel tunnel. “Se ti concederò l’onore. O magari potrei provare con qualcun altro…” Piegò la testa di lato, con quell’atteggiamento spavaldo che tanto le elargiva una sicurezza in sé stessa, rimasta latente fino al giorno in cui, con grande sorpresa, era riuscita a dare una svolta alla sua intera esistenza. Il battito cardiaco accelerò ma, una voce dentro la sua testa, le ripeteva che andare oltre, sarebbe stato sbagliato per via del contesto nel quale erano stati costretti a inserirsi. Si allontanò e iniziò a vagare senza meta per l’intero spazio delimitato da quella costruzione di fortuna, costruita allo scopo di passarci la notte. ”Che c’è? Non puoi resistermi?” In tutta risposta al suo tentativo di non perdere la testa, David, si tolse la maglia, rimanendo a torso nudo. “David.” Lo ammonì. “Non è divertente.” Ma proprio per niente. Lo osservava maledicendo l’intera Africa e rimpiangendo lo squallido motel di capodanno. “Ti eccita la possibilità che io non possa fare a meno di…” Non riuscì a trovare nulla che potesse descrivere quello che avevano. “… questa cosa?” Illuso.
    La domanda di Halley non fu accolta con molto entusiasmo. Il vizio di parlare troppo, purtroppo, non poteva essere estirpato dal suo modo di essere. Prendere o lasciare. La attirò a sé, baciandola con foga e attirando la sua attenzione mettendo in pratica ciò che gli si addiceva di più, sperando di riuscire nell’intento di metterla a tacere una volta per tutte. Illuso 2.0. La sua espressione seccata, però, le diede una buona dose di soddisfazione. Esasperarlo era il suo obiettivo sin dal primo momento. “Le tue prestazioni a letto, prima o poi, faranno cilecca e non ti rimarrà che apparire un minimo interessante agli occhi di colei che, disgraziatamente, si accaserà con te!” Una buona dose di sarcasmo ben riposta non guastava mai. “Povera anima.” Ricordava bene ciò che gli aveva mostrato durante l’ora di Difesa e la cosa continuava a metterla di buon umore. “Erano così carini però i tuoi figli.” Li aveva immaginati molto bene, così per riuscire a turbarlo ancora più in profondità.
    ”Ora chiudi la bocca.” Lo baciò, senza farsi pregare. “La tua possessività non mi fa né caldo né freddo.” Lo spinse verso il divanetto. Ed ecco l’ennesimo tentativo di istigarlo.
     
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    309
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    «Non scomodarti.» Fece un ultimo tiro e buttò il mozzicone a terra, mettendoci su una manciata di sabbia. Nell' ultimo periodo aveva iniziato a fumare di più, ma era solo questione di tempo prima che passasse a qualcosa di decisamente più pesante perché un po' di erba non bastava a calmarlo. Era sempre nervoso, spesso aveva gli occhi di un pazzo per le notti insonni passate a fare il lavoro sporco per suo padre e i continui omicidi non facevano altro che aizzare la bestia dormiente, soprattutto nei giorni precedenti la luna piena. L'odore del sangue risvegliava il suo istinto da predatore, qualcosa che, in seguito alla trasformazione, si era accorto di avere; forse era anche per questo che godeva nel vedere il terrore negli occhi nelle sue vittime prima di ucciderle. Se la Wheeler potesse sentire i suoi pensieri non sarebbe così spavalda, ricordava bene il modo in cui l'aveva guardato quando si erano incontrati nella Sala Trofei e, nonostante avesse cercato di mostrarsi indifferente, David aveva sentito l'odore della paura. Si era concessa a lui per vincere una sfida, per dimostrare a se stessa e agli altri di poter fare tutto senza sapere di essere andata a letto con un assassino. «E quindi? Dovrebbe fregarmene qualcosa?» Rose non sarebbe stata né la prima né l'ultima a provare astio, se non odio, nei suoi confronti. Con lei le cose erano andate come dovevano andare, tra di loro non c'era futuro, avevano due versioni della vita troppo diverse e poi era felice di non dover più avere a che fare con l'avvoltoio e il suo cane. Quei due gli stavano sulle palle. «Non mi pare di averti chiesto il permesso, nanetta.» Come lei che era entrata nella sua tenda, invadendo il suo spazio personale e facendogli venire il mal di testa per le sue chiacchiere continue. Davvero, anche a letto apriva sempre bocca, non stava zitta un minuto. Perché non andava a sfaracassare i coglioni di qualcun altro? Alzò un sopracciglio quando affermò di non voler essere la seconda scelta di nessuno, e che voleva essere la prima, la terza, la quarta? Competitiva sia dentro che fuori dal campo, ma lui, di certo, non le avrebbe dato alcuna soddisfazione anche perché erano solo scopamici, niente di più, e già il fatto che gli stesse facendo domande su quello che era successo con la White era superare i limiti. Non doveva spiegazioni a nessuno, ben che meno a lei, e il suo modo di fare gli stava facendo girare le palle. Se non stava attenta rischiava di trovarsi buttata fuori dalla tenda a calci in culo, dopo averglielo palpato ovviamente. «Infatti sei l'ultima della fila.» E l'ultima persona con cui avrebbe pensato di avere un' intesa sessuale talmente forte da volerla prendere anche adesso, al diavolo i professori. Sarebbe stato divertente finire in punizione per atti osceni in luogo pubblico e la Wheeler avrebbe dato sicuramente di matto, urlando e sbraitando che era stata tutta colpa sua quando poi la prima che non riusciva a farne a meno era proprio lei. Aveva perso il conto di quante volte lo avesse trascinato nella Stanza nelle Necessità o in un'aula in disuso per scopare. E la cosa non gli dispiaceva affatto.
    La grifondoro, a differenza di tante altre ragazze del castello, non era pudica né di lasciava desiderare troppo quindi, quando le strinse le natiche con le mani, non si oppose e lo lasciò fare. Il contatto con il suo corpo riaccese in lui il desiderio di possederla e la baciò con violenza, affondando la lingua, e cingendole la vita con un braccio. Le morse il labbro inferiore con forza e indispettito dalle sue parole si avventò sul suo collo, la morse, lacerando quasi la carne e con entrambe le braccia la strinse a se, bloccandola in una gabbia umana. La stava stritolando, il respiro le sarebbe quasi mancato, ma era la giusta punizione per ciò che aveva detto. «Provaci.» La spinse via, chiudendo gli occhi che rischiavano di diventare gialli per quanto gli era salito il sangue al cervello e prese aria. Dopo qualche istante si calmò, e tornò in sé, prendendola per un braccio e provocandola come se niente fosse. Ormai doveva essersi abituata ai suoi sbalzi d'umore. «Eccome se mi diverto, Wheeler. Soprattutto quando urli il mio nome in preda al piacere. » Con un movimento rapido le slacciò il pezzo di sopra del costume e le morse il seno sinistro, poi, lento, scese e schiuse le labbra per accoglierne la punta e stuzzicarla con la lingua. Dopo qualche istante si ritrasse e con la solita faccia da schiaffi, la guardò, soddisfatto del suo operato. «Cilecca eh? » Le mani finirono di nuovo sul suo fondoschiena. «Sei una povera illusa.» Lo era per tante cose. Troppe. «I miei figli dici?»Quelli che aveva visto in quell'orrenda visione a lezione di Difesa. Lo stava provocando un po' troppo e David, invece di perdere la pazienza come avrebbe fatto in passato, la ripagò con la sua stessa moneta. In quei mesi stava cercando di tenere a bada i suoi scatti d'ira, era l'unico modo per non far uscire la bestia. «E invece sotto terra come si stava?» Non le diede il tempo di replicare perché la baciò con foga per chiuderle quella cazzo di bocca. Niente da fare, era cocciuta peggio di un mulo. «Possessività? Ti ho solo detto di chiudere la bocca, che film ti fai?» Da premio Oscar babbano, indubbiamente. La Wheeler, invece di dietreggiare e mettere distanza tra loro, lo spinse contro un divanetto ma David fermò la sua avanzata e la mise al suo posto spingendo il bacino in avanti per farle sentire il suo desiderio. Sciolse uno dei fiocchi che tenevano su l'ultimo indumento che aveva addosso e si sedette su un divanetto poco distante, posando gli occhi sulle sue forme. «Continui o ti fermi?» L'aveva messa all'angolo. Fin dove ti spingi?

     
    .
  7.  
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    427

    Status
    i'm sleeping

    Halley Wheeler

    Lo osservò mentre spegneva la merda fumata poco prima. Non riusciva ancora a crederci che in quel ragazzo così scontroso, testa di cazzo e, decisamente, indisponente, avesse trovato qualche cosa che riuscisse a smuoverla così tanto a livello sessuale. Una chimica che non pensava esistesse in natura, qualche cosa in grado di annullare anche il più piccolo residuo di buon senso che poteva esserci in una persona normale. Un vero casino. La consapevolezza di essere succube dei suoi istinti più primordiali, lentamente, si faceva largo nella sua testa troppo occupata da altro per elaborare correttamente tutte le informazioni su quel ragazzo, per molti versi, tossico e inadatto a una persona come lei. Riusciva a farla incazzare anche solo ed esclusivamente con un gesto, un’azione insignificante. Ogni scusa pareva buona per dargli contro, incazzarsi e risolvere il tutto tra le lenzuola. Un circolo vizioso che si era venuto a creare e che durava da mesi. ”Dovrebbe fregarmene qualche cosa?” Domandò, riferendosi alla Caposcuola di Tassorosso. La loro relazione non era mai stata ben chiara agli occhi della Wheeler ma si era basata sulla discussione avuta in Sala Trofei, dove aveva affermato che tra di loro non vi fosse nulla di serio. Durante la sera di Natale, però, Halley, iniziò a nutrire seri dubbi sulla veridicità delle affermazioni uscite dalla bocca di colui che, in quel momento, stava proprio davanti a lei, atteggiandosi da uomo vissuto. Una personalità scostante che spesso entrava in contrasto con le credenze radicate nella testa della ragazza. E allora, perché ancora non l’aveva mandato al diavolo? Avrebbe fatto meglio a seguire i consigli di Daphne, e lasciarlo perdere, ne era più che convinta. Eppure quella sensazione le piaceva. Mettersi in gioco, rischiare. Tutti punti che avrebbe voluto nella sua vita, partendo proprio da quello che aveva creato con Harris, qualsiasi cosa fosse. Una sfida. Fece spallucce. Era pur vero che non si trattava di affari che la riguardassero ma, allo stesso tempo, sapeva alla perfezione che Rose non meritava un trattamento simile. “Sedurre e abbandonare.” Ottima mossa, davvero. “Devi aver finto molto bene. Sei proprio un cattivone.” Lei riusciva a vedere chi fosse ed era certa di averlo compreso fin dal principio. Allora perché era riuscito ad ingannare la ragazza, tanto da tirarsi appresso le sue ire? Inutile pensarci, non ci avrebbe cavato un ragno da un buco. La chiusura di entrambi, denotava un certo disinteresse di venire a conoscenza del vissuto reciproco ma, di quel passo, la chimica non sarebbe bastata quando uno o l’altra avrebbe sentito il bisogno di qualche cosa di più. “Cazzi tuoi.” Certamente, e di chi se no? “L’importante è che tu non ti faccia uccidere, mettendo fine al mio divertimento!” Diretta, la questione era di vitale importanza. Se la loro intesa si fosse interrotta bruscamente, un po’ di noia l’avrebbe esercitata sul suo essere.
    ”Infatti sei l’ultima della fila.” Avanzò e ridusse a zero la distanza che li separava. “Questa tua opera di auto convincimento è patetica! Vedi di non innamorarti, non ho bisogno di una palla al piede.” Quante volte l’aveva trascinato con la forza a sfogare le sue repentine voglie? Mai una volta che si fosse tirato indietro. Era un dare per ricevere e conveniva ad entrambi. La baciò ancora, in modo irruento, lasciando presagire quali fossero le sue intenzioni. La strinse, forte. Troppo. Non indietreggiò, né lo spinse via. Quell’atteggiamento possessivo non la spaventava affatto. ”Provaci!” Un sorriso malefico si disegnò sul volto della Grifondoro. “Sto aspettando l’occasione!” Un botta e risposta senza un vero perché, contando che non vi era nessuno nella sua vita per il momento. La lasciò andare per poi riprenderla per un braccio, così, come se nulla fosse, mosso da continui sbalzi d’umore che potevano considerarsi un palese campanello d’allarme che avrebbe dovuto fungere da deterrente per una Wheeler attenta ai particolari. Niente da fare. Aveva imparato a riconoscere i suoi momenti e se ne infischiava delle conseguenze. ”… quando urli il mio nome in preda al piacere.” Come negare? Si trattava di divertimento allo stato puro. Nei suoi occhi si accese il solito desiderio ma, allo stesso tempo, anche la voglia di farsi desiderare ancora un po’. “Ah, ma davvero?” Chiese, retorica. Portò la testa all’indietro, per lasciare campo libero e gli passò una mano tra i capelli, tirandoglieli leggermente. Quando ebbe fatto il suo lavoro, Halley, si lasciò andare ad un bacio avido. Sentì le mani, scendere sempre più a sud, raggiungendo le natiche. ”Sei una povera illusa.” Non si trattava della giusta definizione che si sarebbe rifilata ma, che se la pensava in quel modo, meglio per lui. Incollò il suo corpo a quello del ragazzo. Provocazione su provocazione, i due, raggiunsero uno dei divanetti che componevano l’arredamento dal dubbio gusto della tenda. “Non mi importa un accidenti di te, Harris!” Non fece in tempo a spingerlo via che, già lo ebbe addosso, rendendola partecipa del suo desiderio. Un sorrisetto compiaciuto comparve sulle labbra della Grifondoro. David fece saltare l’unico nodo che, ancora, teneva insieme il suo costume lasciandola lì e andandosi a sedere. Sentiva il suo sguardo addosso, bramante. Non ci pensò più di tanto e avanzò, divaricando le gambe e posizionandosi proprio su di lui. “Secondo te?” Domandò di rimando. “Goditela. Potrebbe essere l’ultima volta.” Gli morse il collo…

    Cosa cazzo sta succedendo?
    Un lieve mancamento che, però, sembrava più che reale. Le pupille si dilatarono. Halley percepì di essere una mera comparsa nel film di qualcun altro. Cercò di sbattere le palpebre, sempre più forte, fino a quando non si rese conto che il tutto non dipendeva da lei. Lo vedeva. Il volto di David, sofferente e ricoperto di sangue ma non riusciva a comprendere se fosse suo o di qualcun altro. Cercò di osservare meglio ma, per quanto si sforzasse, non vide nulla che spiegasse la scena. Un lampo e tutto scomparve.

    Si aggrappò alle spalle del suo amante, riprese fiato e si portò faccia a faccia con lui, fondendo i loro sguardi. I suoi occhi scuri, da quell’angolazione dicevano più del dovuto. “Io…” Si sentiva spaesata, incapace di proferire anche solo una frase di senso compiuto. Si alzò e raggiunse l’asciugamano, gettandoselo addosso, così da coprirsi nel migliore dei modi. Lo legò e recuperò i suoi indumenti. Non distolse l’attenzione dal giovane che, probabilmente, iniziava a porsi qualche domanda sul suo bizzarro comportamento. “David…” Forse avrebbe fatto meglio ad andarsene via. Ma quanto poteva essere attendibile la sua visione? E come fare a metterlo in guardia, senza uscire allo scoperto? “Credo sia meglio che io vada.” Ok, ma allora perché non sembrava avere nessuna intenzione di muovere un muscolo? E se si fosse sbagliata e quello non era altro che uno scherzo dettato dallo stress psicofisico che, nelle ultime settimane, non le dava tregua? Troppe domande a fronte di zero risposte. Si lasciò cadere a terra, sedendosi sul terreno, con la testa tra le mani.
    Reputava perfetto il legame che intercorreva tra loro e, quello che aveva appena visto –se riferito-, probabilmente, avrebbe cambiato le carte i tavola una volta per tutte. Perché? Continuava a domandarselo. Quello che era le era stato, gentilmente, concesso dalla natura, altro non era che una condanna a vita, né più né meno. “C’è qualche cosa che non va. In te.” E in me. Palesemente. Prenderla alla larga. Si ma come? “Lascia stare.” Si rialzò, diretta verso l’uscita, con tutta l’intenzione di tornare nella sua tenda. “Te l’ho già detto una volta, David. Fai attenzione.” Lasciami andare. Non fare domande. Una tacita preghiera, che non sarebbe stata esaudita, per forza di cose.
     
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    309
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    Aveva sedotto e abbandonato tante ragazze ma la White non rientrava esattamente in quella categoria. Non del tutto almeno. Che volesse portarsela a letto non era di certo un mistero, si era avvicinato a lei con quelle intenzioni, ma, a lungo andare, si era accorto che quello che voleva era più di una semplice notte di passione, e visto che un minimo a lei ci teneva, le aveva chiesto più volte se fosse sicura di volerlo fare perché ciò di cui aveva bisogno , lui, non avrebbe mai potuto darglielo. E neanche voleva. Cambiare per qualcuno non era nei suoi piani, soprattutto per un sentimento stupido come l'amore e glielo aveva fatto capire, se poi l'aveva idealizzato non era colpa sua. «La parte che mi riesce meglio.» Il cattivo delle favole, ecco cos'era. E preferiva essere quello piuttosto che un fottutto principe azzurro in calzamaglia che sguaina la spada per salvare una stupida principessa richiusa in una torre sorvegliata da un drago, una strega o il coglione di turno. «Quella che deve stare attenta sei tu, nana.» Un mezzo avvertimento e una mezza minaccia. La Wheeler rischiava di morire ogni volta che scopavano, vederla così esposta e vulnerabile accendeva in lui non solo l'irrefrenabile desiderio di possederla ma anche di ucciderla. Più di una volta le aveva sfiorato delicatamente il collo con le dita dopo averlo morso, spesso fino a farlo sanguinare e lei, ignara di accogliere dentro di sé un assassino, invece di scappare, urlava il suo nome in preda al piacere. Quello che si stava divertendo era lui, in tutti i sensi, e il fatto che, oltre al sesso, non ci fosse nient'altro tra di loro era fantastico.
    Scoppiò in una fragorosa risata quando gli disse di non innamorarsi di lei, passandosi una mano tra i capelli aggrovigliati. «Perché dici così?» Le chiese dopo essersi calmato. «È quello che è successo con Parker?» Sorrise crudele in attesa di una sua reazione. Il serpeverde lo guardava storto ogni volta che entrava in stanza, c'era una strana tensione nell'aria e, presto o tardi, si sarebbero scontrati. Ma che poteva farci se la Wheeler lo aveva preferito a lui? Niente. Chissà che faccia avrebbe fatto nel sapere che era stato lui il primo ad averla e che anche adesso, a distanza di mesi, ancora scopavano. Gli avrebbe volentieri raccontato del modo in cui urlava il suo nome ogni volta che affondava in lei, di come la toccava, baciava, leccava, mordeva, sfiorava. Conosceva il suo corpo a memoria, le sue parti più sensibili, così come il suo sapore, il suo odore e il suo calore. E fin tanto che era sua, nessun altro lo avrebbe fatto. «Fai pure.» Tanto avrai un morto sulla coscienza. Era davvero una povera illusa se credeva di sfuggire al suo controllo, ma questo lo avrebbe capito a tempo debito. Ora voleva solo toccarla ed era proprio quello che stava facendo mentre, lento, sfiorava la sua intimità da sopra il costume. Le morse con forza il labbro inferiore, prima di spostarle gli slip e toccarla direttamente, affondando in lei con le dita. Le si mozzò il fiato, ma David voleva sentirla urlare, così aumento il ritmo per portarla al limite. «Sì, e mi basta fare questo.» Ricambiò avidamente il suo bacio e quasi ringhiò quando gli tirò i capelli. La strinse a sé talmente forte da costringerla a piegare la schiena all'indietro; il suo autocontrollo stava per andare a farsi fottere, così la allontanò in malo modo per un attimo solo per avventarsi su di lei un secondo dopo. La Wheeler non si oppose, e anche dopo averla spogliata e toccata in quel modo in una tenta da campeggio, in Africa, con i professori a pochi metri da loro, invece di mandarlo al diavolo, si sedette a cavalcioni sopra di lui. Era questo lato di lei che lo faceva impazzire. «Smettila di dire stronzate, meglio che taci.» Sapevano entrambi che quella non sarebbe stata l'ultima volta, e non mancò di sottolinearglielo a modo suo. Le strinse con forza i capelli mentre lei, indomita, affondava i denti nel suo collo. D' improvviso, però, la sentì abbandonarsi completamente contro di lui e, dopo averla presa per le spalle, la allontanò quel tanto che bastava per guardarla in faccia: aveva le pupille completamente dilatate, era bianca come un cadavere ed era chiaro che non fosse in sé. «Che cazzo, Wheeler!» La scosse leggermente, ma niente, allora lo fece più forte. Niente. Le prese il viso tra le mani e, senza neanche sapere il perché, pronunciò per la prima volta il suo nome: «Halley...» Lo disse a bassa voce, non avrebbe mai potuto sentirlo, eppure, poco dopo, torno in sé e lo guardò con occhi pieni di terrore. Quello sguardo... Si alzò bruscamente, coprendosi con uno stupido telo e fuggendo lontano. «Che ti è preso? Cos'era quello?» Neanche quando l'aveva apertamente minacciata lo aveva guardato in quel modo, quindi perché farlo adesso? Cosa si era scatenato in lei? Che aveva visto? Si avvicinò di un passo solo per fermarsi di colpo quando sentì le sue parole. “C’è qualche cosa che non va. In te.” Una rabbia cieca lo invase, se non usciva da quella cazzo di tenda l'avrebbe uccisa seduta stante perché, oltre la paura, vi aveva letto della pietà dei suoi occhi. E quella era la cosa che più odiava al mondo. Era anche arrivato il momento di mettere fine a quella relazione del cazzo, aveva superato il limite. Basta così. La guardò in cagnesco, pronto a buttarla fuori a calci quando, ancora una volta, quella frase lo bloccò. Ringhiò e prese la bacchetta da una delle tasche posteriori dei pantaloni e fece sparire l'uscita della tenda, poi richiamò a sé quella della grifondoro. «Non vai da nessuna parte. Voglio sapere cosa cazzo ti è successo e perché continui a dirmi di fare attenzione.»Pretendeva di sapere, doveva sapere e fino ad allora poteva star certa che da quella tenda non sarebbe uscita.

     
    .
  9.  
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    427

    Status
    i'm sleeping

    Halley Wheeler

    ”La parte che mi riesce meglio.” Sì, quella dello stronzo senza cuore. Halley si trovava a conoscenza di ogni singola sfaccettatura negativa che, come piccoli mattoncini, completavano la reputazione discutibile del maggiore dei fratelli Harris. Nonostante ciò, però, aveva preso l’insana decisione di seguire il suo istinto e continuare in quella che era a tutti gli effetti una follia più grossa di lei. Ogni dettaglio, anche il più insignificante, si trovava stampato nella sua mente deviata ma nessuno di questi aveva esercitato una forza abbastanza potente da convincerla a desistere e a cambiare strada. Con lui poteva essere colei che non era mai stata, sentirsi libera di fare e dire qualsiasi cosa, senza avere come riscontro un giudizio o chissà quale dannata frase fatta che la facesse sentire una nullità. Ci aveva dato un taglio. Un taglio al passato ma, soprattutto, un taglio con la vecchia sé stessa, dalla quale aveva sempre sognato di fuggire a gambe levate. Ci era riuscita. Il suo obiettivo era stato raggiunto e ci aveva guadagnato anche quel rapporto intricato che, però, non vantava nessuna esclusiva. Avvertiva la vita fluire nelle vene, giorno dopo giorno, come se avesse avuto il privilegio di rinascere per una seconda volta, lontana da quella che aveva considerato da sempre una prigionia forzata, tra le sue stesse mura di casa. La fierezza che nutriva nei suoi stessi confronti dilagava ma, dietro a tutto ciò, lentamente, si stava insinuando un’ombra inquietante e difficile da gestire per lei, così inesperta. ”Quella che deve stare attenta sei tu, nana.” Minacce gettate al vento, quasi come degli avvertimenti gratuiti di cui non aveva alcuna intenzione di coglierne la vera essenza.
    La risata fragorosa proveniente dal giovane la mise a disagio. Aveva imparato a leggere quegli atteggiamenti e, di lì a poco, avrebbe toccato un tasto dolente per la sua interlocutrice. Detto fatto. ”Perché dici cosi?” La domanda non lasciava presagire nulla di buono. “È quello che è successo con Parker?” La Grifondoro si irrigidì. Serrò la mascella e lo fissò in cagnesco, senza batter ciglio. Non si aspettava minimamente quell’uscita. Halley non aveva parlato con nessuno del rapporto con Kai, tantomeno a David. Figuriamoci. “Non è affar tuo quello che c’è tra me e Kai.” Commentò glaciale, senza perderlo di vista. Si sentiva eternamente in colpa. Tutte le volte che le circostanze la portavano a parlare del suo rapporto con Malachai, le si stringeva il cuore. I due si erano lasciati in malo modo, cadendo nel profondo silenzio. Nessuno dei due aveva avuto il coraggio di affrontare la realtà ma, da un lato, la Wheeler, credeva fosse meglio così. Gettare tutto nel dimenticatoio, insabbiare e continuare per la propria strada, così da non rischiare di peggiorare la situazione che la vedeva, oramai, proiettata altrove. Tutto era accaduto all’improvviso, con una modalità che mai avrebbe creduto possibile in vita sua. Invece. Halloween l’aveva fatta vacillare enormemente, offuscando la sua facoltà decisionale che, poi, l’aveva lanciata tra le braccia di quello che era divenuto un appuntamento fisso.
    L’attrazione fisica tra i due, non perdeva occasione di palesarsi in ogni fottuta situazione. Una chimica incontrollabile, niente di razionale. Percepiva il suo tocco deciso, a tratti addirittura duro, capace di farle perdere quei freni inibitori ai quali, fino a qualche mese prima, si affidava per evitare problematiche di svariata natura. Un lontano ricordo. Il tutto era saltato e, ora, non esitò quando David si prese ciò che pensava fosse suo. Gli afferrò i capelli e si incollò al suo corpo, trattenendolo. ”Sì, e mi basta fare questo.” Aumentò il ritmo ed Halley si ancorò saldamente alle sue spalle, prima di essere allontanata e sfidata per l’ennesima volta. Che si aspettava? Sapeva bene che non avrebbe assecondato quelle provocazioni ma, al contrario, avrebbe preso la palla al balzo, raccogliendo il guanto di sfida a testa alta. E così fece, posizionandosi a cavalcioni su di lui, pronta ad abbandonarsi al piacere.

    Qualche cosa andò storto. Le immagini che le si pararono davanti agli occhi non furono così chiare ma, di certo, aveva riconosciuto il protagonista di quella macabra scenetta della quale non aveva capito un emerito cazzo. Un mancamento. Franò addosso al ragazzo, impallidendo improvvisamente, come se fosse del tutto assente. Le forze vennero meno e un senso di nausea si irradiò in ogni centimetro del suo stomaco ed, infine, una gran fitta alle tempie le permise di rinvenire e tornare vigile. David le aveva preso il viso tra le mani. Se non l’avesse conosciuto abbastanza, avrebbe creduto davvero che fosse preoccupato per lei. Halley si liberò dalla presa e si alzò di scatto, allontanandosi il più possibile. Aveva paura ma non tanto per quello che aveva potuto osservare ma per la violenza della comparsa della visione. Paura sì, di sé stessa. ”Che ti è preso? Cos’era quello?” Non poteva vuotare il sacco, non davanti a lui, non in quel momento. Aveva appena iniziato un percorso di accettazione e ora? Quello che era non poteva cambiarlo ma, fino a prova contraria, avrebbe potuto fingere –almeno con gli altri- che non esistesse nulla in grado di turbarla fino a quel punto. Riprese fiato, lentamente. Il cuore tornò a battere regolarmente e il volto della Wheeler tornò a colorarsi della sua solita tonalità. Non proferì parola, indecisa su ciò che avrebbe detto per spiegare al meglio quello che non avrebbe mai spiegato. Una scusa. “Forse è stato il sole. Non sono abituata a queste temperature infernali.” Certo, come no, non ci avrebbe mai creduto. “Ti ho detto di lasciare stare, sto bene!” Mentì spudoratamente, mentre lottava con l’emicrania che sembrava volerle fare esplodere il cervello. “Porca troia.” Si portò la mano alla testa, proprio nel punto in cui sentiva pulsare. Si diresse verso l’uscita della tenda, convinta di poter sfuggire da quella che si sarebbe, presto, trasformata in una specie di stanza degli interrogatori. ”Non vai da nessuna parte…” Lapidario. ”… perché continui a dirmi di fare attenzione.” Che cazzo poteva dire? Mentire sembrava essere la via di uscita più ovvia ma se gli fosse successo qualche cosa, poi, non sarebbe riuscita a vivere in pace con sé stessa. Il lembo della tenda che fungeva da porta, svanì con un colpo di bacchetta e come se non bastasse, la disarmò. “David!” Lo richiamò con tono solenne. “Perché devi complicare le cose?” Lei non poteva dirlo e lui non voleva davvero sapere cosa stesse accadendo. Si fece avanti, sicura più che mai. “Ridammela! Immediatamente.” Si portò in avanti, senza avere ben idea di cosa avrebbe fatto o detto. “Non puoi seguire un fottuto consiglio e darci un taglio con questi atteggiamenti da figlio di puttana?” Alzò il tono e lo raggiunse ancora una volta. Di nuovo faccia a faccia. “Vuoi saperlo davvero?” La sua rabbia si sprigionò, come mai aveva fatto prima in sua presenza. “Allora parlami. Tu chi sei?” Intendeva saperne di più sul suo conto, così da poter avere un quadro completo che l’aiutasse a mettere insieme indizi che l’avrebbero condotta a comprendere a fondo ciò che le visioni le stavano suggerendo. “Sono umana, cazzo. Se te lo ripeto è perché non voglio che ti accada qualche cosa.” E so che accadrà, presto. “Fallo e basta. Ok? Non ti ho mai chiesto nulla. Puoi fare un cazzo di sforzo?” Di certo vi era che avrebbe, comunque fatto di testa sua, senza che lei potesse fare nulla per cambiare il suo destino.
     
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    309
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    Non appena nominò il serpeverde, la Wheeler perse le staffe come si aspettava, tipico delle ragazze. Poteva anche non aver provato niente per lui, ma il senso di colpa la stava logorando, era ovvio, solo che a differenza di quel demente di Parker che aveva passato giorni a deprimersi con il cuore a pezzi, lei si era data alla pazza gioia scopandosi il suo compagno di stanza, e lo faceva anche bene, ma questo, lui, non lo avrebbe mai saputo. Non appena si fosse presentata l'occasione, però, glielo avrebbe sicuramente detto e, alla fine dell'anno scolastico, si sarebbe ritrovato con un coinquilino in meno. Percepiva il suo sguardo carico di odio ogni volta che rientrava in stanza ed era chiaro che volesse fargliela pagare, ma David se ne stava lì, tranquillo, come se la cosa non riguardasse lui. Parker era davvero uno sfigato, al banchetto di Natale l'aveva invitata con una lettera anonima perché non aveva neanche le palle di chiederglielo da vicino. Più che una serpe era un fottutto tasso, il Capello Parlante aveva fatto grave errore nel metterlo tra i verde-argento, persino Michel lo era più di lui ed era tutto un dire visto che suo fratello era un'ameba. «Ho toccato un nervo scoperto, nana?» Ghignò, felice del suo operato. Quando si infervorava la trovava ancora più eccitante, le ragazze passive non facevano per lui e la Wheeler era tutt'altro che quello. David viveva di emozioni forti e aveva bisogno di essere stimolato constatemene, in tutti i sensi e, stranamente, la mora ci riusciva sfidandolo e provocandolo ogni volta che ne aveva l'occasione. Voleva dominarla, sottometterla e quella costante sfida manteneva vivo il suo interesse, infatti era da qualche mese che si scopava solo lei. O quasi. La settimana scorsa era stato con una serpevede del sesto anno, una roba di poco conto, anche perché non l'aveva soddisfatto pienamente e così, la mattina dopo, era andato dalla sua scopamica preferita. La chimica che aveva con lei non l'aveva trovata in nessun altra, inoltre non gli fracassava i coglioni, quindi era la candidata perfetta per quel ruolo e visto che non provava niente per lui, poteva stare tranquillo. Per questo aveva continuato quella strana relazione, in caso contrario non avrebbe esitato nel mandarla a fanculo come tutte. Questo, però, non gli aveva impedito di marcarla come sua e guai se sentiva l'odore di un altro sul suo corpo, avrebbe ammazzato prima lei e poi lui.
    La Wheeler non aveva paura di niente e se ne fregava altamente delle regole, infatti, se non fosse stato per quella sua trance improvvisa, l'avrebbe avuta in una tenda da campeggio in Africa. Non aveva idea di cosa cazzo le fosse successo, ma aveva tutta l' intenzione di saperlo e alle sue patetiche scuse non ci credeva neanche un po'. «Non prendermi per il culo, Wheeler!» La guardò in cagnesco e si avvicinò di un passo, serrando la mascella. Doveva parlare. Fine della questione. «No.» Col cavolo che avrebbe lasciato perdere e glielo dimostrò disarmandola e chiudendola dentro la tenda con lui: da lì non sarebbe uscita fin quando non gli avrebbe dato una spiegazione. Volente o nolente. Se necessario, l'avrebbe costretta, ne era capace. «Parla, porca puttana!» Emise un basso ringhio e, per un instante, i suoi occhi diventarono gialli. Maledizione, sto perdendo il controllo. Prese aria, non poteva lasciare uscire la bestia. Quella ragazza gli faceva salire il sangue al cervello ogni volta che apriva bocca, come se non bastasse era anche testarda, ma se pensava di averla vinta si sbagliava di grosso. «Scordatelo.» Le afferrò il braccio e con un movimento brusco la tirò verso di sé, i loro corpi cozzarono e David chinò il capo di qualche centimetro per poterla guardare diritto negli occhi. «No.» Respirava a fatica e a stento conteneva l'impulso di metterle le mani introno a collo e minacciarla di morte. Forse avrebbe dovuto, così avrebbe finalmente parlato invece di stare lì a tergiversare. "Tu chi sei?" Le sollevò il viso con violenza quel tanto che bastava per avvicinarlo al suo e, con voce bassa e profonda, rispose. «Un mostro.» Poi rise, rise come un pazzo, un dannato e la spinse via solo per riavvicinarsi un secondo dopo, cingendole la vita con un braccio e bloccandola in una gabbia di carne e ossa quando sentì le parole che pronunciò poco dopo. «Smettila di dire cazzate, ne ho abbastanza.» Perché cazzo si preoccupava per lui? Non sapeva niente sul suo conto, zero, e allora perché continuava a dirgli di fare attenzione? Quella frase gli faceva sentire delle cose strane, un calore a cui non era abituato e la cosa non gli piaceva affatto. Doveva smetterla. Doveva farlo e basta. «Non faccio un bel cazzo di niente.» Con un colpo di bacchetta insonorizzò l'ambiente circostante, gli portò entrambe le mani dietro la schiena e le legò i polsi con un incantesimo, il tutto mentre ancora la stringeva a sé. Non aveva vie di scampo, era costretta ad ubbidire. «Adesso parli. E non esci di qui finché non lo fai.» La minacciò e poteva star certa che avrebbe fatto anche di peggio se ulteriormente contradetto.

     
    .
  11.  
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    427

    Status
    i'm sleeping

    Halley Wheeler

    Perché?. Perché ancora non era giunta alla conclusione che mandarlo al diavolo sarebbe stata la scelta più saggia che potesse mai effettuare in vita sua? Ogni singola parola, uscita da quella bocca sputa sentenze, possedeva un retrogusto amaro, capace di mozzare le gambe anche al più disponibile degli esseri umani. Lei per prima, dopo anni passati a tollerare l’intollerabile, trovava estremamente difficoltoso l’approccio con il serpeverde, quando questo prevedeva l’andare oltre il sesso. Le loro interazioni non avevano nulla a che vedere con quelle tipiche di un rapporto di coppia. Lei non sapeva nulla di lui e viceversa. Tutto estremamente vago ma, fino a quel momento, per quanto si impegnasse ad ampliare i suoi orizzonti, finiva sempre a rimpiangere quell’intesa che si era creata, contro ogni pronostico. ”Ho toccato un nervo scoperto, nana?” Domandò, mostrando un ghigno soddisfatto, come se ci fosse qualche cosa per cui esultare. La sua sfera intima non lo riguardava affatto e quel tentativo di metterla a disagio non era andato a buon fine. I sensi di colpa l’avevano divorata per troppo tempo e, ora, a distanza di mese, iniziava a vedere una luce in fondo a quell’oscurità. Una luce messa a repentaglio da quelle uscite senza senso, giusto per testare i suoi nervi quanto fossero preparati a reggere quel peso, tornato repentinamente alla mente. “Qualcuno, prima o poi, farà soffrire anche te.” Biasciò a mezza voce, senza spostare di un centimetro il suo sguardo ricolmo di sdegno, da quello di quel borioso ragazzo sprovvisto di una dannata morale. Non vi era nulla di amichevole in ciò che gli aveva appena riferito. Proprio un bel niente. “Hai mai voluto bene a qualcuno?” Ne dubitava fortemente, considerando il grado di cattiveria con il quale era solito risolvere le situazioni. Lo aveva potuto osservare proprio la notte di Natale, quando per una camicia si era scatenato il finimondo. Una scenetta davvero imbarazzante che non era passata inosservata.
    Quelle stronzate finirono in secondo piano dopo essere stata vittima dell’ennesima visione. Cercò di sminuire quell’episodio, utilizzando una scusa del cazzo alla quale non avrebbe creduto neanche un moccioso. ”Non prendermi per il culo, Wheeler!” Il suo tono minaccioso la mise sull’attenti, portandosi sulla difensiva. Quel modo di comportarsi, con lei, non attaccava di un centimetro. Da brava Grifondoro, il pericolo era pur sempre il suo mestiere e non le importava un cazzo di farlo arrabbiare. Sarebbe voluta uscire da quel luogo, così da poter ragionare su quelle scene apparse davanti ai suoi occhi, senza un senso apparente. Aveva bisogno di tempo e David non le avrebbe concesso questo lusso. Non così facilmente. La tirò per un braccio e la strinse a sé, con forza, piegandosi poi al suo livello: ”No.” Si trovava in trappola ma non aggiunse una sola parola, imperterrita nella via della testardaggine. Alla sua domanda, il Serpeverde le alzò il volto. Poteva sentire il suo respiro affannato e il battito cardiaco accelerato. ”Un mostro.” Scoppiò in una risata grottesca. “Tu hai paura.” Lo percepiva alla perfezione. Qualche cosa in lui era stato toccato. Un tasto dolente, forse. Ostentava sicurezza ma sul suo volto si leggeva altro di ben diverso. Lo fronteggiava, sicura e piena di sé, incurante di quale fosse la natura di quel presentimento che serpeggiava nella sua mente, come fosse un segnale volto a metterla in guardia. Insonorizzò la tenda, così da poter alzare meglio quel tono di voce del cazzo che si ritrovava. La prepotenza non sarebbe mai stata premiata o, almeno, non da lei così testarda e fissa su ciò che sarebbe stato giusto fare. Illuso. ”Adesso parli.” Lo fissò, sbattendo le palpebre lentamente. Più lo osservava più si rendeva conto di quante cose non andassero in quel giovane. “Non me ne frega un cazzo delle tue minacce.” E ancora meno della follia che aveva stampata a caratteri cubitali su quelle labbra. “Lasciami andare, David.” Ci voleva davvero poco a comprendere che quelle stronzate non gli avrebbero fatto percorrere una strada troppo lunga in sua compagnia. Voleva sapere? Bene. “Credi che tutto sia dovuto?” Secca e fredda, come mai era stata prima. “Inizia con chiedere per favore.” Si dimenò per fargli smollare, quanto meno la presa che iniziava a fermarle la circolazione sanguinea. “Datti una calmata. Ridammi la mia bacchetta e sediamoci a parlare.” Gli stava dando un’ultima possibilità, finita quella avrebbe temporeggiato fino a quando Blackwood non si sarebbe accorto della loro assenza. “Vuoi sapere cosa mi è successo? Allora inizia ad ascoltare chi ti sta attorno. Sei in grado di mettere insieme due frasi di senso compiuto? Senza pestare nessuno? Senza importi fisicamente o senza tirare fuori l’uccello?” Piegò la testa di lato, prendendo fiato. Gli avrebbe raccontato tutto se solo fosse stato degno della sua fiducia e, fino a quel momento, non era riuscito a dimostrarglielo, rendendola più che mai restia.
     
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    309
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    La Wheeler non poteva saperlo ma la sua intera vita era stata una fottuta sofferenza, ancora lo era e lo sarebbe stata per molti altri anni a venire; finché quel bastardo di Dean Harris non fosse morto il suo inferno in terra non avrebbe mai avuto fine. Quella ragazzina non aveva la ben che minima idea di cosa fosse il vero dolore, quello che ti fa urlare talmente tanto da avere la gola in fiamme, il fiato corto e gli occhi pieni di lacrime. Non aveva idea di quanto cazzo facesse male avere ogni ossa del proprio corpo spezzata a mani nude, di essere colpito ripetutamente in faccia, sulle gambe, sull'addome, sulla testa, sulla schiena, sulle braccia, sulle spalle, sui fianchi con pugni e calci ben assestati e, soprattutto, non poteva neanche lontanamente immaginare cosa volesse dire essere torturato con una serie di Cruciatus scagliatole addosso non da una, ma da ben due persone. I suoi genitori. Quindi il suo stupido augurio poteva anche ficcarselo nel culo, perché stava già soffrendo come un cane da quando era nato e preferiva morire piuttosto che farlo per una ragazza. Sarebbe stato ridicolo. La guardò alla pari di un insetto fastidioso e si avvicinò di un passo, schernendola. «Non sai cosa cazzo sia la sofferenza Wheeler, quindi faresti meglio a chiudere quella cavolo di bocca invece di continuare a dire stronzate. » Il suo sguardo si indurì e per poco non la prese di peso per buttarla fuori dalla tenda. Cosa cazzo ne poteva sapere una viziata come lei, cresciuta in una bolla di vetro con l'amore di entrambi i genitori, lontana dai pericoli del mondo esterno e dai mostri che lo popolavano. La principessa, però, si era ribellata andando a letto con il cattivo di turno solo per cambiare il suo scontato finale. Lo aveva usato proprio come aveva fatto lui, tra loro non c'era niente oltre il mutuo piacere, per questo la domanda che gli rivolse poco dopo lo fece scoppiare a ridere. Di punto in bianco, la nana aveva deciso di voler fare conversazione, forse aveva sbattuto la testa. Non era da escludere. «No. Vuoi comunque provare a far battere il mio cuoricino, nana?» La stava prendendo per il culo, anche perché non ci sarebbe mai riuscita. Nessuno avrebbe potuto. Più uccideva più perdeva la sua umanità, suo zio l'aveva avvertito avendo assistito in prima persona al cambiamento di suo fratello; Dean era sempre stato un uomo violento, deviato, sadico eppure con la sua famiglia era diverso, si poteva dire che fosse quasi gentile, poi qualcosa in lui era cambiato in seguito alla trasformazione e la sete di sangue della bestia ha avuto la meglio. Non passava giorno senza che uccidesse qualcuno, era diventata la sua droga e anche quando era toccato a suo padre non si era fermato: l'aveva decapitato senza pietà. Era stato generato da un mostro, era suo figlio, ed era destinato a diventare come lui. Si nutriva di odio, di rabbia, di sofferenza, di ossessione , non di amore, e sarebbe sempre stato così.
    Com'era finito dallo stare per scoparsi la Wheeler in una tenda al volerla strozzare nel giro di pochi secondi? Ah giusto, per quella specie di trance. Quella stupida, invece di indietreggiare, continuava a provocarlo, a sfidarlo, senza sapere che, da un momento all'altro, sarebbe scattato. “Tu hai paura.” Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Accecato dalla rabbia, ringhiò e in un secondo la mora si ritrovò con le sue mani introno al collo, lo strinse, voleva spezzarglielo. Sangue, voglio sangue. La bestia lo voleva, lo pretendeva, era da troppi giorni che non ne sentiva l'odore. Aveva lo sguardo di un pazzo, voleva ucciderla, martoriarla, sgozzarla… No! Quando capì ciò che stava per fare, si allontanò di scatto, passandosi nervosamente le mani tra i capelli e guardandosi freneticamente intorno. Aveva perso il controllo. «Cazzo, cazzo, CAZZO!» Respirava a fatica, la testa gli pulsava, gli girava, gli scoppiava, non lo sapeva neanche lui, maledizione! Per poco non l'ammazzava! Prese la bacchetta e gliela puntò contro. «Ferula.» Delle bende le fasciarono la parte lesa, se non metteva un unguento le sarebbero rimasti i segni. Si avvicinò di un passo, due, tre, poi si fermò. «Devi metterci qualcosa sopra.» Tutta la rabbia di poco fa era sparita, adesso era calmo, in pieno controllo della sua persona. Era tornato in sé. Era vero che la Wheeler gli faceva salire spesso il sangue al cervello e che parlava troppo, ma non per questo voleva ucciderla, eppure oggi ci era andato vicino. Molto vicino. Dopo questo gesto, forse avrebbe finalmente capito che ciò che le aveva detto prima era vero e che le sue non erano minacce tanto per. Era serio, lo era sempre stato, però non voleva che avesse paura di lui. Per fortuna aveva insonorizzato la stanza, altrimenti li avrebbero scoperti e di dare spiegazioni a faccia da culo Blackwood proprio non gli andava. «La bacchetta non te la do ma sì, sediamoci.» Si diresse verso il divanetto alle sue spalle e si sedette, aspettando che la mora facesse lo stesso. Affianco c'era anche una poltrona, se voleva poteva sedersi lì per non rischiare di incappare in un episodio come quello di poco fa, anche se David non avrebbe più permesso che accadesse. Rimase in silenzio, con lo sguardo verso il basso e il cuore che gli martellava nel petto; non gli piaceva quello che aveva fatto, c'erano altri in quella scuola che avrebbe realmente ucciso e lei non era tra quelli. «Come va il collo?» Per la prima volta nella sua vita, David Harris si era interessato allo stato di salute di un' altra persona. Cazzo, per poco non lo soffocavo. Si sentiva strano, a disagio quasi e non era da lui… era quello il famoso senso di colpa? Era difficile da credere, quasi impossibile, ma era proprio così. Sospirò e poggiò la schiena contro lo schienale del divanetto, tornando a guardare finalmente negli occhi la ragazzi che aveva davanti. «D'accordo, smetto di fare momentaneamente lo stronzo. Dimmi cosa ti è successo prima.» Aveva tutta la sua attenzione. Era disposto a fare conversazione, a parlare, anche se entro centri limiti. Era il suo modo per fare ammenda perché non appena il sole fosse tramontato dietro l'orizzonte sarebbe tornato quello di sempre.

     
    .
  13.  
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    427

    Status
    i'm sleeping

    Halley Wheeler

    ”Non sai cosa cazzo sia la sofferenza…” Nel suo sguardo nient’altro che sdegno. Lo percepiva, chiaramente, sulla sua pelle. Pungente e, a tratti, dilaniante. Halley si sentì improvvisamente svuotata di ogni certezza, mentre la sua testa, in totale autonomia, si apprestava a rimettere tutto in discussione, gettando dubbi a destra e a manca in merito alla sua decisione di cadere in quella che poteva definirsi la tela del ragno. Ci si era messa con le sue stesse mani, mossa da quella fottuta chimica scattata tra i due, inaspettatamente da un giorno all’altro, senza nessun tipo di sintomo in precedenza. Aveva agito d’istinto, accettando termini e condizioni di un rapporto di mero sesso e null’altro e ora? Perché quella sensazione di disagio le martoriava l’anima? Con una semplice occhiata, David, era stato in grado di farla sentire una nullità e il cuore della Grifondoro perse un battito, chiedendosi se quel tipo di rapporto fosse il massimo a cui potesse aspirare mai nella vita. ”quindi faresti meglio a chiudere quella cavolo di bocca invece di continuare a dire stronzate.” Di male in peggio. Quella presunzione faceva acqua da tutte le parti. Come poteva avanzare ipotesi sulle sue esperienze se mai, fino a quel dannato momento in quella dannata tenda, si era preoccupato di porle domande di un certo calibro che li avrebbe portati, quanto meno, ad essere consapevoli di chi fossero in realtà. Perché? Perché quella cattiveria riversata gratuitamente sull’unica persona con la quale avrebbe potuto essere sé stesso, senza dare in cambio nulla. Abbassò gli occhi, stanca di combattere contro quel muro di testardaggine e ostilità immotivata. Stanca di essere attaccata per ogni singolo pensiero differente dal suo. Stanca e basta. Non le restava altro che rinunciare a quella parte della sua quotidianità, correre ai ripari e scoprire se fosse in grado di mantenere quella linea di pensiero, senza rischiare di cadere in tentazione per il gusto del piacere fisico.
    In risposta a quell’indecisione, David, scoppiò in una risata grottesca, finta ed inquietante. Prevedibile, visto e considerata la natura della domanda precedente, buttata lì, solo ed esclusivamente per cercare di smuovere in lui una reazione. ”No, Vuoi provare comunque provare a far battere il mio cuoricino, nana?” Non vi era nullo di buono in lui, nel suo tono e, soprattutto, nella sua anima. Quale destino lo aspettava? Chi sarebbe stato tanto folle anche solo a pensare di voler condividere la sua vita con lui al suo fianco. Sarebbe rimasto solo e, da quel che stava assistendo, neanche gli importava. I suoi occhi si spensero, in attesa che quegli attacchi terminassero una buona volta e che si decidesse a lasciarla andare per la sua strada, lontana da lui, verso qualcuno che la apprezzasse per davvero, non solo per le performance mostrate a letto. Dissentì con il capo, determinata a puntualizzare quale fosse realmente il suo pensiero. “Non ho mai creduto di essere così importante per te!” Forse, così, si sarebbe tranquillizzato, riportando quella relazione sul piano iniziale, caratterizzato dal nessun coinvolgimento emotivo. “Puoi stare tranquillo. Non è mia intenzione irrompere in quell’altro nero che hai al posto del cuore.” La sua espressione mutò, lasciando trapelare un velo di preoccupazione appena percettibile ma non necessariamente comprensibile. Si sistemò i costume, in ordine, ponendo una specie di barriera che sarebbe servita ad evidenziare il rifiuto anche di quella parte che, solitamente, dava soddisfazioni ad entrambi. Faticava a credere che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui si sarebbero incontrati ma, fino a prova contraria, non ci avrebbe messo la mano sul fuoco vista la grande attrazione che li aveva spinti a tanto, fin dal loro primo incontro.
    Ancora scossa dalla sua visione, Halley, rimase inerme, in balia ad emozioni così forti da non riuscire neanche da spiaccicare parola. Quando l’effetto svanì, però, un impulso dettato dal suo cervello la intimò a sottolineare l’ovvio che aveva percepito nell’espressione di David, proiettata in quelle immagini tremende alle quali aveva, involontariamente, assistito. Sentiva di essersi addentrata in qualche cosa che non la riguardava direttamente. Un labirinto intricato di perversioni delle quali aveva avuto un assaggio. Senza pensarci, quindi, si lasciò sfuggire un’opinione non richiesta e recepita nel peggiore dei modi. Come fosse la goccia che fece traboccare quel vaso ricolmo sino all’orlo di una rabbia cieca, David ricevette il colpo di grazia. Emise un rumore gutturale, profondo che Halley non riuscì a riconoscere ed, in pochi istanti, sentì le mani del ragazzo afferrarle il collo, stringendolo con forza bruta. Gli occhi della mora si sbarrarono, in assenza di ossigeno.
    Lo guardava implorante mentre una lacrima le rigava il viso, giungendole poi alle labbra. Perché? Si meritava quel trattamento? Ovviamente no. O forse un po’, dopo le raccomandazioni di chiunque avesse un po’ di sale in zucca. Così come aveva preso quell’insana iniziativa, il maggiore degli Harris, lasciò la presa, scossò da un brivido di consapevolezza di quel che stava mettendo in atto. Si passò le mani tra i capelli mentre, in preda al panico, si guardava intorno come disorientato. ”Cazzo, cazzo, CAZZO!” Afferrò la sua bacchetta e la puntò contro la ragazza, lì, immobile, attonita e pervasa da una paura folle che impediva al suo cervello di impartire l’ordine ai muscoli di muoversi. Zero. ”Ferula.” Intorno alla porzione di pelle lesionata, comparve un’improvvisata fasciatura che, così com’era, non sarebbe servita proprio a nulla. ”Devi metterci qualcosa sopra.” Riuscì a voltarsi, lentamente, svelando quel pallore che aveva decolorato il suo normale aspetto. I suoi occhi gonfi di lacrime non tardarono a scoppiare. Per la prima volta in vita sua aveva provato un terrore smisurato, impossibile anche da descrivere o raccontare. No. Non le importava delle ferite esterne, quelle sarebbero guarite con un po’ di ingegno ma quel comportamento le aveva un tipo di lacerazioni per le quali non esisteva rimedio se non il perdono e, per quello, non era di certo pronta. ”La bacchetta non te la do ma sì, sediamoci.” Diceva sul serio? Tutto nella norma, come se nulla fosse successo. “David…” Il tono appariva appena udibile, un flebile sussurro tremante. “Perché?” Domandò con un’estrema difficoltà, data dalla voce rotta dai singhiozzi che tentava in tutti i modi di soffocare, per non apparire patetica più di quel che aveva già largamente mostrato, piangendo. “Perché?" Ripeté, alzando il volume di un tono. “Ora sono io ad aver paura di te!” Era l’esatta copia del David che l’aveva aggredita, senza alcuna pietà, durante la notte di Halloween, la stessa che aveva dato inizio al loro incomprensibile rapporto. “Non farmi del male.” Neanche gliel’avrebbe permesso, certo, ma la sua fisicità avrebbe, comunque, avuto la meglio. Si portò le mani all’altezza della gola e sfiorò quella medicazione, slacciandola quel tanto che bastava per scoprire i lividi dolenti al tocco e stringendosi nell’asciugamano, si accoccolò per sentire quel calore umano di cui aveva bisogno in quel momento. Nessuna a parola sarebbe servita, solo la presenza di qualcuno che fosse in grado di comprendere il suo dolore. “Dammi la bacchetta.” L’ultimo avvertimento, in seguito se ne sarebbe uscita a costo di strappare con le sue mani quel tessuto di cui era composta la tenda. “Lasciami andare.” E se fosse successo un’altra volta? E se non fosse più stato in grado di misurare la sua forza, arrivando fino in fondo. “Ti prego.” L’insicurezza della Grifondoro non faceva altro che accentuare il suo timore di essere colpita un’altra volta. Si tenne a debita distanza, osservandolo con sguardo vacuo, approfittandone del suo momento di lucidità. Perché, David?
     
    .
  14.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    309
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    Biologicamente, come ogni essere umano, all'interno della sua cassa toracica aveva un cuore che pompava sangue per permettergli di vivere ma, a parte ciò, si poteva dire che non ne avesse davvero uno, non nel senso metaforico del termine. Provava sentimenti, non di quelli positivi come l'amore o la felicità, piuttosto di negativi quali rabbia, ira, odio, rancore, collera, stizza. E si lasciava controllare, ferendo e distruggendo chiunque gli capitasse a tiro, a volte con le parole, altre, invece, con il corpo. Era stato addestrato dagli scagnozzi di suo padre a combattere, anch'essi mannari, che lo colpivano dove faceva più male con calci e pugni per farlo abituare al dolore, ignari del fatto che il loro capo facesse anche di peggio. Era cresciuto nell' oscurità, come suo fratello, ma lui si era salvato grazie all'amore di quella puttana mentre a lui era toccato solo l'odio. Non sapeva cosa fosse la pietà, la compassione, il perdono, per lui vigeva solo la legge del più forte dove se non uccidi vieni ucciso. Quel bastardo lo aveva cresciuto così e da quando aveva sgozzato la sua prima gola, non si era più fermato, aveva continuato a mietere vittime; alcune erano state seppellite nel giardino casa, unendosi alla terra che Dean controllava, altri erano stati bruciati, altri ancora fatti a pezzi. Ad oggi, David contava ben dieci vittime e sarebbero continuate ad aumentare perché non si sarebbe fermato fin quando non avrebbe mandato all'altro mondo suo padre. Così uccideva, uccideva e uccideva ancora, permettendo alla bestia di nutrirsi di quel sangue che tanto bramava mentre la sua parte umana lentamente spariva. Eppure non si era ancora trasformato in un mostro, perché mentre le sue dita stringevano il sottile collo della Wheeler impedendole di respirare, David non provava piacere, o eccitazione, no, provava solo rabbia per le parole che gli aveva detto, perché lui non aveva paura di niente e di nessuno. Strinse e poi quando tornò in sé, si allontanò come scottato dal fuoco. Non voleva ucciderla, né ferirla, non lo aveva mai voluto. Le fece una serie di domande per assicurarsi che stesse bene, che ancora respirasse, ma la ragazza davanti a lui lo guardava con il terrore degli occhi, aveva lo stesso sguardo di quando, senza pietà, le aveva tolto la vita l'ottobre scorso. "Perché?" Non avrebbe mai potuto rispondere a quella domanda, rivelarle chi era davvero e cosa aveva fatto. L'aveva avvertita di non tirare troppo la corda, ma non l'aveva ascoltato e, alla fine, era esploso. Rimase sorpreso nel vederla piangere, tremare, allontanarsi. Si era aspettato un'esplosione di rabbia, maledizioni, imprecazioni, persino che lo aggredisse, tutto ma non quelle lacrime. Si alzò e con entrambe le bacchette ancora tra le mani, fece uno, due passi avanti per avvicinarsi e fare cosa nemmeno lui lo sapeva, tutto per mettere a tacere quel senso di colpa che non avrebbe dovuto provare. Cazzo, nella sua vita non si era mai sentito così, che cavolo gli era preso? Si passò nervosamente una mano tra i capelli, maledicendo Merlino, Dio, Budda e ogni divinità conosciuta. Inspirò rumorosamente e tornò a guardarla negli occhi, scuotendo la testa..«Non ti farò del male.» Eppure gliene aveva fatto, i segni rossi intorno al suo delicato collo erano la testimonianza della sua violenza. Lo era sempre stato, con lei, violento, a letto non era delicato, era sempre stato un animale. I limiti, però, li conosceva e non si era spinto oltre, perché non voleva avere sulla coscienza la morte di una persona con cui, in qualche modo, aveva una relazione nella quale era se stesso. Non si controllava, si lasciava guidare dal desiderio, dagli impulsi della carne e lei lo assecondava, in tutto, sempre, come prima che avesse quella cazzo di trance. «Senti...» Provò a dire qualcosa, ma tacque quando la vide stringersi nelle spalle. Era fragile, delicata rispetto a lui e la spavalderia con la quale, solitamente, lo affrontava non c'era più, aveva lasciato il posto alla paura. Glielo aveva detto chiaro e tondo che aveva paura, di lui, aveva ottenuto ciò che voleva, e allora perché non era soddisfatto? Perché, invece, voleva avvicinarsi e fare...? Fare cosa, cazzo!? Che situazione di merda. Adesso poteva tranquillamente sbatterla fuori dalla tenda e dalla sua vita, poteva scoparsi un'altra e non l'avrebbe più dovuta sopportare, al diavolo! Invece no, se ne stava lì come un coglione qualunque che non sapeva che fare perché era la prima volta che si sentiva così. Per una ragazza. Maledizione, fanculo, al diavolo, merda, che cazzo. Adesso basta, doveva stare da solo, doveva riflettere e la sua voce strozzata dalle lacrime lo mandava solo in confusione. Si avvicinò a passo svelto, porgendole la bacchetta, e poi si allontanò senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi verdi della ragazza. "Lasciami andare. Ti prego." Non l' aveva mai pregato, cosa cazzo le era successo? Dov'era il fuoco? La rabbia a cui era abituato? Domande stupide, sapeva perché si stava comportando così. L'aveva quasi uccisa. Strinse i pugni, conficcandosi le unghia nella carne, lacerandola con gli artigli che volevano uscire per la collera che nutriva verso per se stesso, per aver lasciato, ancora una volta, che la bestia avesse la meglio. Era un assassino, gli piaceva uccidere, ma solo persone selezionate e lei non era mai stata tra queste. Puntò la bacchetta verso la tenda e creò un'apertura. Adesso era libera di andare. Prima che lo facesse, però, in poche falcate le fu vicino e, delicatamente, le prese il viso con entrambe le mani e le asciugò le lacrime. «Non ti farò del male...» Un passo indietro, due, tre. Lei si voltò, ancora scossa dai brividi, le spalle scoperte e i capelli che andavano da tutte le parti, con dei segni che lui le aveva lasciato. Questa scena, questo momento, l'aveva già vissuto anche se in modo diverso: in quella stanza d'albergo la notte del trentuno. Come allora, allungò una mano e poi la ritrasse, non voleva fermarla, doveva stare solo, per cazzi suoi, eppure sentì il bisogno di dire il suo nome. «...Halley.» Certo che questa volta l'avesse sentito.

     
    .
  15.  
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    427

    Status
    i'm sleeping

    Halley Wheeler

    Le lacrime le rigavano il volto. Copiose, inarrestabili. Il terrore pervase ogni terminazione nervosa del suo corpo, oscurando ogni tentativo di pianificare la sua fuga da quel luogo che, per come si erano messe le cose, si era trasformato in una vera e propria gabbia dalla quale risultava difficile spiccare il volo. Ansia, angoscia. Sentimenti simili in grado di provocare uno sgomento inarrestabile in lei che, solitamente, riusciva a gestire anche situazioni peggiori. Sin dall’inizio, Halley, aveva compreso a pieno la natura della loro relazione e, seguendo la linea di principio stabilita, non si era mai azzardata a chiedere di più a David. Un tacito patto rispettato nei minimi termini, capace di rivelare aspetti delle loro personalità senza neanche proferire parola. No. Niente dialogo, niente scambio di informazioni. Il minimo sindacabile per non rovinare quella chimica che era esplosa tra loro, dando vita a quella mera passione a tratti distruttiva. E ora? In quel preciso istante lo temeva, come mai aveva fatto prima, neanche durante la notte di Halloween quando, per lo meno, non sentiva cucita addosso quell’amara fragilità, profonda come quella consapevolezza che si apprestava a farsi largo in lei, spingendola verso un baratro dal quale non avrebbe fatto ritorno tanto facilmente. ”… vuoi comunque provare a far battere il mio cuoricino?” E se la risposta fosse stata affermativa, completamente agli antipodi da quella che aveva servito a lui, solo per lavarsi le mani da una situazione che, altrimenti, sarebbe stata impossibile da gestire? Ciò avrebbe significato rimettere in discussione ogni cosa, ogni istante vissuto in sua compagnia, fino a giungere al presente che, crudele, era giunto svelando una realtà difficile da accettare.
    ”Non ti farò del male.” Troppo tardi. Quel gesto era riuscito a mandare in frantumi l’unica costante della sua vita e, con lei, anche la sua anima, già ricoperta da cicatrici che il passato le aveva inferto, senza troppi complimenti. Osservò il suo volto, tracciato da quello che sembrava davvero essere pentimento ma non riuscì a provare nulla, se non quel panico che, dopo essere esploso, le aveva tolto le parole. Svuotata di ogni forza, la Wheeler, rimase sul posto, stretta nelle spalle, sulla difensiva, convita che un passo falso, potesse risultare fatale. ”Senti…” Ogni parola sarebbe stata vana. Niente avrebbe potuto giustificare un evento simile, neanche lontanamente. Si passò la mano sul collo dolorante, ancora una volta, liberandosi del tutto di quella fasciatura di fortuna che la opprimeva. I segni rossi spiccavano sulla sua carnagione di porcellana, pulsando al punto tale da sentire il bisogno di rinfrescarsi, così da spegnere quel fuoco appiccato da quella acuta sofferenza. David sembrava spaesato, indeciso sul da farsi e stremato da quel senso di colpa che, contro ogni pronostico era piombato su di lui, spiazzandolo in prima persona. Le parole gli morirono in gola, lasciando un vuoto tra i due ragazzi, orami slegati da ogni vincolo. Perché doveva andare così! Forse era già stato scritto nel destino. Così come le loro strade si erano incrociate, il fato aveva preso la decisione di separarle, mosso da chissà quale piano in serbo per loro. Tutte stronzate. Il loro rapporto, così com’era, non sarebbe potuto durare in ogni caso. Prima o poi uno dei due avrebbe trovato qualcuno con il quale condividere ben di più di un semplice letto e, quindi, meglio farla finita ora, facendo leva su quell’episodio e utilizzandolo per cancellare la presenza di Harris dalla sua vita, una volta per tutte. E allora, perché tutto quel dolore? Sintomo di una chiara delusione. Il moro le restituì la sua bacchetta, quasi come fosse un simbolo di pace e si allontanò velocemente, senza mai distogliere lo sguardo da quello della ragazza che nel frattempo lo pregò di lasciarla andare. Non aveva mai implorato nessuno. Mai, in diciotto anni e ora si sentiva piccola e totalmente esposta a quelle insidie derivate dagli attacchi d’ira, apparentemente, immotivati. Abbassò gli occhi scuri mentre, David, con un colpo di bacchetta fece riapparire il passaggio che l’avrebbe condotta verso la salvezza ma, prima che potesse porre in essere qualsiasi azione, David le si parò davanti. I loro sguardi si incrociarono ancora, rendendo tutto ancora più straziante e difficile. Le prese il viso tra le mani, delicatamente. Un tocco a lei sconosciuto. Tocco che era giunto troppo tardi. ”Non ti farò del male.” Sussurrò ancora una volta. “Lo so.” Affermò mentre le sue mani andarono a sfiorare quelle del ragazzo, prima che si allontanasse ancora una volta, lasciandola libera di voltargli le spalle e dirigersi verso l’uscita. Una scena già vista ma con un epilogo differente. ”… Halley.” No, questa volta non sarebbe rimasta, rinunciando a quel calore umano che, nonostante mentisse a sé stessa, solo lui riusciva a darle. Si voltò al suono del suo nome. “Buona fortuna, David!” Così dicendo, si affrettò a liberarsi da quella prigionia, prestando attenzione a non incontrare per un secondo in più quel suo sguardo affranto. Se ne andò, diretta verso la sua tenda, così che nessuno potesse notare quei segni che non avrebbero lasciato spazio a dubbia ma, soprattutto, verso il suo luogo sicuro, nel quale si sarebbe scontrata con il suo cuore in mille pezzi.

    Conclusa <3
     
    .
14 replies since 15/3/2023, 01:38   263 views
  Share  
.
Top
Top