Lezione di Difesa Contro le Arti Oscure A.S. 2022/2023 - IIammessi studenti FINO AL 3° ANNO.

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  1. Harris Jr.
     
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    Michael Harris

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    Un sorrisetto, appena percettibile e soddisfatto si dipinse sul volto del giovane Harris. Aveva azzeccato l’argomento della lezione e non poteva essere più grato di così a Merlino. Beh, in realtà poco avevano a che fare quelle divinità alle quali spesso ci si rivolgeva per far in modo che le cose andassero per il verso giusto. La sua elasticità mentale era l’unica causa di quel fortunato azzardo. Nonostante l’apparenza, Mike, dedicava gran parte del suo tempo alla lettura e, così facendo, fare due più due risultava davvero semplice in alcune situazioni. Dopo la risposta, rimase in silenzio, estraniandosi dal resto della classe che, nel frattempo, si dilettava a interrogare il professore sull’argomento. Vero che aveva azzeccato la creatura ma, dall’alto del suo sapere, aveva ben presente cosa, a quel punto, sarebbe successo a tutti quanti loro. Affrontare la paura. Un’imposizione abbastanza arrogante da parte di chi non aveva la benché minima idea di cosa albergasse nelle loro menti, spesso traumatizzate da avvenimenti del passato, capaci di lasciare un segno indelebile. Ostacoli insormontabili che, per forza di cose, di lì a pochi istanti si sarebbero palesati davanti ai loro sguardi terrorizzati e incapaci di reagire. Non era passato molto tempo da quando si era dovuto scontrare con colui che, per il Serpeverde, era il male in persona, il diavolo risalito dagli inferi. Sangue del suo sangue ma senza un briciolo di umanità. Incontrarlo in quella foresta era stato un errore madornale. Il dolore fisico che gli aveva fatto provare, sarebbe rimasto il ricordo più sconvolgente della sua intera esistenza. Ricordava nei minimi dettagli la sensazione che lo aveva pervaso, lasciandolo –per un primo frangente- a terra, agonizzate, come se nulla potesse alleviare quello schifo. Ma poi? Il suo corpo, finalmente, si trasformò così come scritto nel suo DNA. Lo scontro era stato duro e, fin da subito, il risultato appariva chiaro ma sia lui che David, non avevano voluto darla vinta facilmente. Si erano battuti, all’ultimo sangue, con la speranza che quell’uomo provasse un minimo di empatia verso i suoi figli. Niente più lontano dalla realtà.
    Un brivido lo scosse, riportandolo in quella tetra classe e, così, lasciando il viale oscuro di quei ricordi che altro non erano che malati e ricolmi di collera nei confronti di chi, per pura smania di voler continuare la linea di sangue, li aveva messi al mondo per poi ricoprirli di mera indifferenza e riponendo in loro aspettative che non sarebbero mai –almeno da parte di Mike- andate a buon fine. L’accondiscendenza di David lo preoccupava ma sapeva, in cuor suo, che l’obiettivo del fratello non era quello di obbedire a Dean.

    Sollevò un sopracciglio, interdetto da alcuni interventi indegni. Voltò il capo e si trovò di nuovo a fissare la ragazza alla quale, pochi mesi prima, aveva fatto una promessa. Se da un lato l’aveva mantenuta, dall’altro non era ancora riuscito ad escogitare qualche cosa di credibile per giustificare il suo silenzio durante la sua assenza. Mentirle sarebbe stata la scelta migliore ma, per qualche assurdo motivo, i sensi di colpa lo avrebbero colto in fallo, portandolo a vuotare il sacco, probabilmente. Devo pensare. In santa pace, senza quel fiato sul collo che il tempo stava mettendo. Impossibile. Mike aveva messo in preventivo che lo spilungone di Tassorosso, avesse preso piede nella vita della Grifondoro ma, forse, sarebbe stato un bene, allontanando la ragazza da tutto quel casino che era la vita del mannaro. Sbuffò e si passò una mano tra i capelli color biondo cenere. Fanculo, Dean. Colpa sua. Sempre. Se vi era la possibilità di uno spiraglio di felicità per loro, veniva subito eclissato da qualche cosa scatenata dall’Harris Senior. Così era stato e così sarebbe continuato ad essere, come una sorta di legge divina, impossibile da eliminare.
    Finita la spiegazione di White, i ragazzi, iniziarono la triste processione verso il patibolo, posizionandosi in fila, come da istruzioni. ”Prima i ragazzi del terzo anno.” Chiaro. A quanto pareva, questi ultimi avevano già avuto un assaggio di quelle strane e poco simpatiche creature. Si posizionò dietro al Prefetto di Corvonero ma davanti a Grace, mosso da una specie di istinto di protezione nei suoi riguardi. Inutile, ovviamente, visto e considerato che avrebbe solo ritardato l’incontro con il suo più recondito timore.
    Attese il suo turno, in silenzio, cercando quella concentrazione che, probabilmente, sarebbe andata a farsi fottere non appena i suoi algidi occhi azzurri avessero incrociato la forma del molliccio. Sì. Ne era certo. La consapevolezza che aveva di sé, infondeva una certa convinzione sul fatto che si palesasse proprio il padre che, tra l’altro, non aveva più avuto modo di incontrare –in carne ed ossa- da quando lo aveva, letteralmente, torturato. Prese fiato. Man mano che i compagni si apprestavano ad affrontare la loro paura, Mike, iniziò a sudare freddo. Le mani si ghiacciarono in pochi istanti e quando toccò a lui, la concentrazione che aveva tentato di mantenere, si era dissolta completamente gettandolo nel panico totale che, con grande forza di volontà, tenne segreto.
    Il baule si agitò, scosso dalla forza oscura al suo interno. Mike teneva salda la bacchetta in legno di Carpino nella mano destra. Quando si aprì, per qualche istante sperò che ci fosse qualche cosa, in un angolo remoto della sua testa, che lo spaventasse di più che suo padre ma no. Non fu così. Dean Harris si materializzò proprio di fronte a lui, come l’ultima volta. Poteva captare la sua follia dalla sola espressione facciale. Chiuse gli occhi ed, immediatamente fu raggiunto dalle scene consumate nella Epping Forest, nel mese di gennaio. ”Tic tac, tic tac… il tempo scorre.” Li stava avvertendo, posizionando la sua fedele mazza ferrata sulla spalla destra. ”Ops. Tempo scaduto… CRUCIO!” La formula di quell’incantesimo risuonava nelle sue orecchie, portandolo a riprovare le stesse identiche sensazioni di qualche mese prima. La rabbia iniziò ad impossessarsi di lui. Una rabbia controllabile che, di lì a poco, l’avrebbe indotto a perdere completamente il senno. Non poteva permetterlo, soprattutto in quel luogo. Quell’uomo l’aveva portato così vicino alla morte che, ora come ora, non vi era possibilità di una riconciliazione. Mike lo desiderava ardentemente sotto terra, senza mezzi termini. Riaprì gli occhi e nonostante fosse conscio che non si trattava di suo padre, il minore dei fratelli Harris, si trovò a porre in essere un comportamento del tutto avventato, senza tenere in considerazione che con la sola pronuncia della formula –precedentemente enunciata dal docente- non sarebbe riuscito a contrastare quell’essere immondo. Puntò la bacchetta verso il molliccio/Dean e urlò: “Riddikulus!” Niente. Lo pseudo padre, continuò ad avanzare nella sua direzione, con aria minacciosa. Si mise sulla difensiva, angosciato e invaso da una crisi di panico che lo portò a pensare di essere arrivato alla fine dei suoi giorni.

    Michael Harris, II anno Serpeverde.
    Ascolta gli interventi dei compagni e aspetta di poter compiere l'esercizio dopo gli studenti del terzo anno.
    Quando appare il molliccio con le sembianze del padre, Mike ricorda il loro ultimo incontro e si fa prendere dalla rabbia e istintivamente lancia un Riddikulus a cazzum! L'incantesimo non va a buon fine e Mike rimane immobile, come in una specie di trance, ad aspettare di essere colpito. Dylan, help!
     
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