drunk faceMars

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    Sarebbe potuto essere un pomeriggio qualsiasi e invece il mio amico Mars era stato capace di trasformare quel pomeriggio, in qualcosa di unico. Come ormai da routine, dopo le lezioni ci incontravamo nella stanza delle necessitá per provare un pó dei nostri brani in vista del prossimo concerto. Avevamo provato ininterrottamente per un'ora e mezza senza fare nemmeno due secondi di pausa, cosí avevo preso in mano la situazione e avevo detto esplicitamente a Mars di darmi un pó di tregua perché le mie mani e le mie gambe non rispondevano piú ai miei comandi. Mi ero seduto su un divanetto e sotto suggerimento del mio fidato amico, avevo acceso una sigaretta. Mentre la mia testa iniziava ad alleggerirsi per via di quella che ormai avevo capito non trattarsi di una sigaretta normale, Mars se ne era uscito con un paio di occhiali decisamente orribili. Erano orribili fino a quando non mi aveva spiegato a cosa servissero. E tu che ne sai che hanno questo potere? Su chi li hai testati? Il mio tono ambiguo e il mio sguardo accompagnarono le mie parole, volte ad incastrare il mio amico. Mars io non ho idea di come tu abbia fatto a recuperare questi cosi ma te lo devo dire: sei un genio. Presi dalle sue mani quegli occhialini dal dubbio gusto estetico che avevano il potere di vedere attraverso i vestiti delle persone e li rigirai tra le mie mani, cercando di capire come facessero a vedere oltre gli indumenti della gente. Non sono proprio nel mio stile ma non importa. Come sto? Li indossai e mi voltai in direzione del tassorosso, pentendomi nell'istante in cui i miei occhi si posarono su di lui. Ops...funzionano davvero, riesco a vederti le mutande amico. Scoppiai a ridere, sapendo che Mars non se la sarebbe presa ormai si era abituato ai miei scherzi continui e al fatto che ero un cazzone di prima categoria. Mi tolsi gli occhiali e glieli lanciai, mostrando un'espressione quasi disgustata per ció che avevo visto. Ho visto piú di quanto non abbia visto Gr-. No, mi dovevo ricordare di non pronunciare il nome della ragazza per il quale il mio amico si era preso una bella sbandata. Io non capivo perché continuava a starci male. La grifondoro aveva fatto la sua scelta e non era lui, amen. Aveva scelto un serpeverde che aveva l'aria di essere come tutti i ragazzi di quella casata: pieno di sé e con la voglia di portare scompiglio ovunque si trovava. Avevo assistito a tutta la scena da sopra al palco e non avevo fatto in tempo ad intervenire perché ero stato trattenuto da una ragazza, alla quale non ho potuto dire di no. Mars scusa. Il comportamento della grifondoro non era stato dei migliori ma a mio avviso quello era il momento perfetto per Mars di voltare pagina e scegliere tra le migliaia di ragazze che gli correvano dietro. Insomma era il front man di una band, doveva giocarsi meglio quella carta. Se al suo posto si fosse trovato un altro ragazzo, avrebbe preso al volo quell'occasione. Prendete me come esempio, io quella carta me la giocavo sempre e dovevo ammettere che funzionava alla grande. Mi schiarí la voce prima di riprendere a parlare. Potrei avere un'idea su come sfruttare al massimo il loro potenziale e anche su come levarti quel brutto muso lungo dal volto. Annunciai mentre feci roteare una delle mie bacchette fra le dita. Secondo voi cosa avrá mai potuto partorire la mia mente sapendo di avere tra le mani un oggetto del genere? Andiamo a vedere cosa si dice nei corridoi. Lo sguardo e il sorrisetto con cui stavo guardando il tassorosso, gli avrebbero fatto intendere la nobiltà delle mie azioni. I corridoi di solito, a quell'ora, pullulavano di studenti che erano impegnati ad intrattenersi con i soliti discorsi da ragazzini. Dobbiamo fare attenzione a non farci beccare. Non osavo immaginare cosa avrebbero potuto farci se avessero scoperto il potere di qiegli occhiali. Hai un piano? Chiesi a Mars prima di abbandonare definitivamente la stanza delle necessità.
     
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    Mars Carter-Johnson

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    A Mars, Hogwarts non dispiaceva affatto. Certo, era pur sempre una scuola, doveva seguire lezioni e fare compiti, ma aveva imparato ad essere furbo e costante. Così, studiando il minimo indispensabile ogni giorno era riuscito ad ottenere una buona media e a ritagliarsi persino del tempo libero che - chiaramente - investiva nel campo che realmente gli interessava: la musica. Era per quello che lui ed Aaron si erano dati appuntamento nella cosìdetta "stanza delle necessità". Quando il tassorosso gliene aveva parlato, lo Schneider non ci aveva creduto subito, aveva pensato che lo stesse prendendo in giro, non sarebbe stata la prima volta, ma si era dovuto ricredere e così, di comune accordo, quel posto magico era diventato il loro punto di ritrovo preferito.
    «Provare per credere.» ammiccò il tassorosso, senza rispondere direttamente alla domanda, ma tenendo indosso gli occhialini arancioni squadrati che aveva acquistato qualche giorno prima ad Hogsmeade. Stravaccati sui divanetti, i due amici chiacchieravano allegramente passandosi il joint che Mars si era preoccupato di preparare per l'occasione. Dovevano sì provare i pezzi in vista delle prossime esibizioni, ma c'era sempre tempo per una pausa e nessuno dei due sembrava intenzionato a privarsene. «E non li hai ancora provati, amico. Ti assicuro che valgono ogni galeone speso.» affermò, sfilandosi gli occhiali per passarli all'altro, palesemente impaziente di provarli. Quando li ebbe indossati, il tassorosso si alzò in piedi in tutta la sua altezza e rubò il joint dalle dita di Aaron, troppo impegnato per accorgersene. «Non ci crederai, ma ti stanno. Sei meno noioso del solito.» ammise, stuzzicandolo un po'. Sebbene i due andassero particolarmente d'accordo, era palese che avessero due stili completamente diversi: a Mars piaceva distinguersi, indossava vestiti e accessori eccentrici, spesso eccessivi, mentre Aaron era meno esibizionista, lui puntava a piacere alle ragazze e senza dubbio ci riusciva senza particolari difficoltà. «Te lo avevo detto! Ora smettila di fissarmi il pacco, su, passa.» lo ammonì, mentre l'altro glieli lanciava, soddisfatto. Ho visto piú di quanto non abbia visto Gr- stava per dire il grifondoro, quando - rendendosi conto dello scivolone - frenò la lingua. Il danno però era bello che fatto. Dopo l'ultima volta che Mars l'aveva vista, a capodanno, non si erano più sentiti. Aveva passato l'ultima settimana di vacanze a suonare senza sosta per cercare di tenersi impegnato e non pensare a lei, ma tornati a scuola era stato molto più complesso evitarla. L'idea di poter incrociare Michael tra i corridoi, poi, gli faceva prudere le mani più del necessario. «Sei proprio un cazzone.» borbottò Mars, lanciandogli un cuscino dritto in fronte. Sapeva cosa pensava Aaron della questione e in altre circostanze avrebbe persino seguito i suoi consigli, ma Grace non era come tutte le ragazze che aveva avuto. Con lei non avrebbe funzionato il leggendario chiodo scaccia chiodo. Scoparsi una ragazza qualsiasi, quella volta, non lo avrebbe aiutato e nemmeno i suggerimenti dell'amico lo avrebbero fatto stare meglio. Potrei avere un'idea su come sfruttare al massimo il loro potenziale e anche su come levarti quel brutto muso lungo dal volto. annunciò, sicuro, mentre il Carter-Johnson soffiava via del fumo denso dalle narici. Andiamo a vedere cosa si dice nei corridoi. propose il grifondoro con un sorrisetto furbo sul volto. A quelle parole, Mars non poté che sorridere di rimando, più soddisfatto dell'amico. «E chi dovrebbe beccarci? Sono dei semplicissimi occhiali da sole.» gli ricordò, ammiccando complice. Effettivamente non c'era nessun segno di riconoscimento che potesse mettere in allarme professori o sorveglianti vari: all'apparenza, quei bizzarri occhialetti sembravano esattamente quello che erano. «Andiamo.» fece il tassorosso, improvvisamente motivato.
    Il corridoio a quell'ora era pieno di studenti e studentesse di tutte le età che si ritiravano nei dormitori a seguito delle ultime lezioni della giornata, prima di cena. Aaron e Mars, entrambi poggiati contro una delle tante colonne presenti nel corridoio del piano terra, avevano conquistato una posizione strategica: dall'angolo in cui si erano piazzati, riuscivano a catturare diversi flussi di studenti che stuzzicavano senza remore rendendo noti, a tutti i presenti, particolari della biancheria intima che - i due erano sicuri - avrebbero preferito tenere per sé. «Lewis, sul serio? Babà Raba? Cazzo, hai una ragazza...» sospirò Mars, scuotendo il capo davanti al Serpeverde del suo stesso anno. «E bravo Cox, carino quel tatuaggio!» esclamò ad alta voce, mentre il bronzo-blu rispondeva alla provocazione con un dito medio. «C'ha un cazzo disegnato sulla schiena, ci credi? Hai capito 'sti Corvonero.» raccontò ad Aaron, ridacchiando. Fecero a turno per un'ora intera, osservandosi intorno e commentando insieme le cose assurde che scoprivano nascondersi sotto i vestiti dei malcapitati, tra tatuaggi, piercing e biancheria intima inaspettata, finché - proprio mentre era il tassorosso ad indossare le lenti - non passò una ragazza dell'ultimo anno particolarmente bella e ambita dalla popolazione maschile del Castello. Entrambi rimasero a bocca aperta davanti a cotanta bellezza e quando quella gli passò accanto, sorridendo loro, Mars imitò un profondo inchino che terminò nel preciso istante in cui gli ebbe voltato le spalle. A quel punto, lo sguardo dei due amici - come matematico che accadesse - cadde sul fondoschiena della stessa e ci fu una lotta tra i due che finì con un solo vincitore: Aaron, il quale riuscì a rubare la montatura ad un Marshall fuori di sé per le risate. Lo Schneider sapeva proprio come divertirsi, doveva dargliene merito.




     
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    Grifondoro
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    Che schifo Hogwarts. Questo era il pensiero costante della Grifondoro mentre si trascinava da un corridoio all’altro prestando relativa attenzione a cosa dovesse fare e ancora meno a cosa stesse facendo. I giorni erano una scala di grigio più o meno indistinguibile che s’intervallavano unicamente da sprazzi di divertimento – e a volte nemmeno quello – sul campo da quidditch. Nonostante la vittoria contro i Tassorosso, Halley, aveva deciso che ciò non fosse abbastanza e che per questo ad ogni giornata d’allenamento prevista le sue ragazze avrebbero dovuto letteralmente buttare il sangue. Di questo Grace gliene era grata. Concentrarsi su qualcosa che non fosse la sua miserabile vita e i drammi della quale era composta era una boccata d’aria fresca nonostante trovarsi così in quota, nei momenti d’attesa, non faceva altro che generare dei fastidiosi pensieri intrusivi non richiesti. No, si diceva con fermezza smettendo di fissare il vuoto e rendendo più solida la presa sul manico di scopa. Non doveva lasciarsi andare a quel genere di pensieri, non doveva e non poteva ed era per questo motivo che, arrabbiata, spronava Alexis ed Halley a passarle la pluffa per provare una nuova sequenza. Con quella grinta cercava di andare avanti nonostante ogni giorno la vita al castello si facesse sempre più dura. Aveva deciso che avrebbe evitato Michael. Dopo il suo gesto l’ultima cosa che voleva fare era parlargli, inoltre, pensare a lui le generava una fitta di dolore che andava intensificandosi quando accidentalmente incrociava il suo sguardo a lezione. Perché dovevano avere così tante lezioni in comune? In quelle occasioni, più che mai, si rifugiava nella solida presenza delle sue compagne di stanza che prontamente le facevano da metaforico scudo verso le possibili attenzioni del ragazzo. Doveva andarsene a fanculo, ecco dove. E poi c’era l’altro problema: Marshall. Più lui la evitava e più meccanicamente la sua testa, i suoi pensieri, cadevano e ricadevano sul Tassorosso. Il destino poi sembrava particolarmente meschino continuando ad inserire ripetutamente degli elementi che lo riportassero alla mente. Bastava un fiore giallo ad erbologia, ad esempio, per ricordarle i toni della sua casa di appartenenza o il colore dei suoi capelli o banalmente, il fiore stesso, la loro inettitudine verso la materia; oppure mettersi le cuffiette alle orecchie accendendo in casuale la sua playlist ed ecco, magicamente, che di quelle quattro canzoni che aveva inserito, il riproduttore decidesse che era un’ottima idea fargliele ascoltare tutte e di fila. Avrebbe potuto continuare all’infinito con quelle casualità che non facevano altro che ricordarle i suoi errori – che poi errori non erano – e l’assenza costante su quella panchina alla ricreazione. Aveva smesso persino di prendere i biscotti. Si sedeva e basta, in attesa, sperando in un qualcosa che, dopo settimane, era chiaro non sarebbe successo. Testarda.
    «Miss Johnson se si concentrasse, mi creda, sarebbe in grado di riprodurre quell’incantesimo. Ci riescono tutti i suoi colleghi del secondo anno», la apostrofò il professor White con ulteriore disappunto mentre la ragazza rimpiccioliva al suo cospetto. Era sempre stata abbastanza brava nella materia – per quanto si potesse essere bravi essendo Grifondoro con il vicepreside – ma ciò che le mancava era proprio la concentrazione. «Le conviene fare meglio la prossima volta o sarò costretto a darle uno Scadente», sentenziò l’uomo prima di congedare l’intera classe. Bello schifo. Chi l’avrebbe poi sentita sua madre se la sua media fosse crollata a picco? Racimolò le sue cose calcandosi in spalla la tracolla per immettersi nel flusso di studenti che come lei uscivano dalle ultime ore del pomeriggio.
    «Vedi di andare a farti fottere Carter-Johnson!» Sentì urlare qualche metro più avanti prima che la folla si aprisse e lentamente lasciasse il passaggio ad un’incazzata Maggie Clearwater di Serpeverde. Grace si voltò seguendo dapprima il suo avanzare verso le scale per poi girarsi verso la fonte della collera della ragazza e lì lo vide, tra le file aperte come un corridoio umano, Marshall. Era con il suo amico, Aaron, un ragazzo della sua stessa casa e rideva. Rideva come un matto, divertito, spensierato e la ragazza non poté fare a meno di pensare a quanto fosse bello in quella spensieratezza. «Terra chiama Grace?!» Si ridestò tornando alla compagna di stanza, a ciò che le stava dicendo per consolarla dalla pessima figura fatta in classe e, buttando ancora un’occhiata verso il Tassorosso abbozzò un sorriso, appena accennato, mentre sollevava la mano per salutarlo. Il cuore le era saltato in gola. «Andiamo!» Fece l’altra tirandola.

    Toccata e fuga 🖤 Ciao strò


    Edited by Dragonov - 26/2/2023, 17:30
     
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    L'espressione del tassorosso cambió non appena dalle mie labbra uscí il nome della ragazza che aveva reso il mio amico un completo imbecille. Giá era un imbecille ma dopo di lei sembrava aver perso anche gli ultimi neuroni funzionanti. Io continuavo a non capire perché struggersi cosí tanto per una che aveva deciso di andarsene con un altro. Davvero, non ne avevo proprio idea. Forse era proprio per via di come ci si riduceva dopo una delusione d'amore che avevo deciso di non innamorarmi mai di nessuna. Mars non era piú lo stesso da quando era tornato dopo capodanno, da quanto avevo potuto capire dalle sue parole confuse doveva aver litigato con Grace – sai che novitá – e da allora non si erano piú parlati. Io gli avevo detto che era meglio cosí e che presto gli sarebbe passata, gli avevo anche consigliato di trovarsi un'altra con cui dimenticare la grifondoro. Lui, peró, avevo detto che questa volta era diverso. Mpf, cazzate. Secondo me si era solo intestardito sul fatto che doveva avere lei e sostenevo anche che non c'era nessun sentimento alla base. Poi mi ero arreso e lo avevo lasciato perdere perché mi ero davvero rotto le palle di sorbirmi le sue inutili scuse. Lo sai, cazzone é il mio secondo nome perció cerca di non sciuparlo. Lo minacciai agitando una delle mie bacchette proprio contro di lui, sperando di salvarmi in calcio d'angolo con quel piccolo errore che avevo commesso. Continuai poi proponendo a Mars un'idea suo come sfruttare il potenziale di quegli occhiali. Mi domandai perché non ci aveva giá pensato lui. Se fossero capitati nelle mie mani...beh, di certo sarebbero giá stati sfruttati a dovere. Vedi? É per questo che siamo amici. Ammiccai nella sua direzione, approvando la sua teoria. Giá, chi mai avrebbe dovuto beccarci? Se ce lo chiedono, sono tuoi perché io ho una certa reputazione da mantenere. Reputazione che quegli occhiali anti estetici mi avrebbero rovinato. Dopo aver stabilito il piano d'azione, ci dirigemmo verso uno dei corridoi piú popolati del castello dove avremmo sicuramente trovato pane per i nostri denti. Ci posizionammo su di un angolo da cui era possibile vedere il flusso di studenti e le loro biancherie intime che non avrebbero mai voluto rivelare a nessuno. Mars a te l'onore. Con un braccio che allargai verso tutta la platea come di solito facevamo i damerini quando accompagnavano persone di un certo rango in una stanza, diedi il via alle danze. Il tassorosso non esitó un istante nel mettersi gli occhiali e nel scrutare il corridoio. Mi limitai ad osservare la folla di studenti mentre il ragazzo mi diceva per filo e per segno cosa stava guardando, riuscendo a strapparmi piú di un sorriso. Lewis ti consiglierei di cambiare mutande se non vuoi perdere la tua ragazza. Commentai di seguito alle parole del tassorosso. Certo che doveva avere una grande dose di coraggio per andare in giro in quelle condizioni. Che cazzo dici? Davvero? Ritornai a ridere quando mi disse che genere di tatuaggio aveva Cox sulla schiena. Mi piegai in due dalle risate prima di prendere dalle sue mani gli occhiali: era il mio turno. Questa devi vederla: Finnegan... Un serpeverde che aveva l'aria di essere uno dal quale era meglio stare alla larga. ...ha dei boxer con degli elefanti disegnati sopra. Ritornai a ridere dando un buffetto scherzoso sul braccio di Mars.Hei Finnegan, tua mamma non si é ancora stancarti di comprarti le mutande? Continuammo instancabilmente a passarci gli occhialini e a commentare i tatuaggi, la biancheria intima delle povere vittime che avevano deciso di passare dal corridoio proprio in quel momento. Avevamo le lacrime agli occhi per quante risate ci stavamo facendo e io non riuscivo nemmeno a reggermi in piedi per le nostre continue sghignazzate. Ci ricomponemmo solamente quando passó di lí una dell'ultimo anno per cui avrei fatto pazzie pur di finirci a letto. Ci sorrise ed io, portandomi alla fronte indice e medio, la salutai ammiccando nella sua direzione. Poco dopo iniziammo a discutere per chi doveva guardare la ragazza con gli occhialini e il mio temperamento mi rese il vincitore indiscusso di quella lotta. Come ci superó, indossai gli occhialini e abbassai lo sguardo sul suo fondoschiena. A quel punto fischiai beccandomi un dito medio da quest'ultima. Mars scommettiamo che riesco a farmela prima che finisca l'anno? Ero troppo sicuro di me ma sapevo come trattare donne di un certo spessore come quello.Non hai idea di cosa ho visto, deve essere illegale una cosí. Ci guardammo per qualche istante prima di scoppiare nuovamente a ridere e dopo di ció tornammo ai nostri sporchi affari. Quel gioco, probabilmente, non ci avrebbe annoiati mai. Fortuna o sfortuna volle che in quel momento, proprio mentre indossavo l'oggetto incriminante, passasse di lí proprio Grace. La guardai dimenticandomi di cosa avevo indosso, cazzo. La grifondoro vantava una biancheria intima semplice ma che...diamine se faceva il suo lavoro. La fissai per qualche istante prima di guardare nella direzione del mio amico che a quanto sembrava era appena entrato in trance. Che cazzo fai? Commentai verdo di lui mentre alternavo lo sguardo tra uno e l'altra. Feci quel gesto diverse volte prima di annoiarmi davanti a quel patetico teatrino, prendendo per il braccio il tassorosso e trascinandomelo via. Certo che sei proprio un coglione, eh. Gli dissi mentre mi appoggiavo ad una parete del corridoio. Non puoi comportarti cosí ogni volta che la vedi. Devi mostrare indifferenza perché é quello che si merita dopo ció che ti ha fatto. Andava bene che volesse conquistarla e tutte ste puttanate qui ma mostrare almeno un pó di orgoglio e che cazzo.
     
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    Mars Carter-Johnson

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    «Reputazione? Tu?» lo schernì Marshall, dandogli uno spintone per sottolineare quanto l'avesse sparata grossa. «Semmai è il contrario, cazzone.» gli ricordò tra una risata e l'altra, seguendolo oltre la porta della stanza delle necessità. Tra i due era sempre così: non c'era volta in cui non finissero per ridere, o per combinare qualche disastro. Sin dal primo istante in cui si erano conosciuti, era scattata una simpatia che presto era sfociata nell'amicizia che da quel giorno condividevano. Mars, in particolare, sentiva di dover molto allo Schneider che sapeva essere un vero imbecille, ma anche un amico leale e schietto, qualità complicate da trovare nelle persone che avevano sempre circondato il Tassorosso; qualità che stava riscoprendo in più di un Grifondoro, da quando era arrivato al castello.
    «Cazzo te lo giuro, fratello.» rise Mars, tenendosi la milza piegato in due, sfiancato dalle risate. Piazzati in mezzo ai corridoi, i due stavano passando un'ora spensierata all'insegna della procrastinazione. Gli occhialetti incantati erano stati un acquisto più che azzeccato e con l'aiuto di Aaron erano riusciti a distogliere il biondo da quello che era un pensiero ormai costante nella mente del ragazzo: Grace, la figlia di Godric che gli aveva mandato in pappa il cervello (a parere dell'amico). Malgrado i suoi sforzi per tenersene distante, sembrava che il destino cercasse in tutti i modi di fargli prendere altre direzioni e così, solo qualche settimana prima, si era ritrovato ad accettare l'invito di Halley Wheeler, una delle migliori amiche di Grace, a prendere parte alla festa che ci sarebbe stata al Wonderland nei giorni immediatamente successivi al San Valentino. Un invito che aveva chiaramente allargato allo Schneider, sicuro che avrebbe avuto bisogno del suo sostegno se solo le cose si fossero complicate più del necessario. Un invito che, non lo avrebbe ammesso ad alta voce, ma gli aveva fatto pensare che - forse - c'era la possibilità che Grace avesse ripensato a loro e a quel rapporto che - così com'era - faceva solo soffrire entrambi. I biscotti che la Johnson aveva insistito per far recapitare presso il suo dormitorio non potevano essere un caso, ma Mars non se la sentiva di farsi più aspettative del dovuto. Motivo per cui, dopo aver appreso della festa, non aveva dato sfogo in nessun modo all'eccitazione che lo animava da qualche giorno a quella parte. Uno stato d'animo che Mars sfogava sicuramente nella musica, ma che - un osservatore più attento di Aaron - avrebbe senz'altro colto.
    Davanti alla vittoria induscussa dello Schneider, che si era guadagnato gli occhialetti magici a suon di colpi e spintoni, Mars continuò a sorridere, poggiandosi nuovamente contro la colonna che gli aveva ospitati per tutto il pomeriggio. «Se riesci a fartela alzo le mani, amico.» lo prese in giro, ridacchiando davanti all'espressione sognante dell'altro. Aaron, al contrario di lui, era sempre stato piuttosto sicuro di sé stesso, una qualità che gli aveva sempre invidiato. E mentre ci pensava, alzò lo sguardo dritto difronte a sé, proprio mentre un gruppo di studenti si diradava, mostrandogli una figura femminile che non si sarebbe aspettato di incontrare, non quel pomeriggio. Davanti a Grace, immobile difronte a lui a qualche metro di distanza, Mars smise di ridere e si pietrificò. C'era qualcosa, nella semplicità della Grifondoro, che il Carter-Johnson trovava estremamente attraente. Che fosse l'aurea di purezza che la circondava, o magari quel suo sorriso sincero, Mars non riusciva a non sentirsi disarmato quando lei era nei paraggi. Sorrise debolmente e stava per cedere al saluto dell'altra, quando si ricordò di Aaron e dei suoi fottuti occhialetti. Un'illuminazione che lo portò a cercare di sfilarglieli, dando inizio ad una nuova guerra che lo vide vincitore, finalmente. «Coglione o no, questi li tengo io.» disse, sistemandoseli tra i capelli e voltandsi una volta in direzione di Grace, nella speranza di scorgerla ancora una volta. Purtroppo però la rosso-oro era sparita tra la folla e Mars si lasciò sfuggire un sospiro. Immediatamente fece cadere lo sguardo sull'amico e aggrottò la fronte. «Che cazzo ne sai tu.» lo spintonò il biondo, fingendo indifferenza e sorridendo ampiamente. «Tu dovresti scopare di più, invece di pensare a chi non mi scopo io.» gli fece notare, cercando di spostare il discorso su qualcosa che non fosse la Grifondoro. «A tal proposito, dovremmo pensare a qualche cazzata per San Valentino. Qualche prototipo da provare alla festa! Che ne dici? Ti viene in mente qualcosa?» gli domandò, facendogli cenno di seguirlo. Era quasi ora di cena ed era il caso che cominciassero ad incamminarsi per la Sala Grande, dove avrebbe potuto accompagnarlo alla sua tavolata e aprofittarne per dare ad Halley la sua conferma. Non si sarebbe perso quella festa per niente al mondo.
     
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    Presi in disparte Mars per porre fine a quel patetico scambio di sguardi tra i due, cercando di farlo risvegliare e di farlo tornare sulla terra. Lasciai che mi spintonasse e poi gli riservai lo stesso trattamento. Guarda che quello che non scopa qui sei tu, idiota. Poggiai la schiena alla parete e alzai una gamba, piegando anch'essa verso il muro retrostante, tanto per darmi un tono mentre pronunciavo quelle parole. Infatti non sono io quello sempre imbronciato e irascibile ultimamente. Sbottai incrociando le braccia al petto e scrutando il tassorosso, facendo dell'ironia sul suo comportamento degli ultimi giorni. Gli volevo bene e stavo facendo di tutto pur di farlo svagare un po' ma alcune volte mi metteva davvero a dura prova perché non mi sembrava vero che uno come lui potesse fissarsi in quel modo su una ragazza. Per me, una cosa del genere, era davvero inconcepibile. A furia di fare così, finirai per darti soddisfazione da solo. Un ghigno goliardico comparve sul mio volto prima di portare un braccio intorno al collo del ragazzo e trascinandomelo via da quel corridoio. Vuoi sul serio andare ad una festa di San Valentino? Il mio entusiasmo era chiaramente alle stelle. Seh, certo come no. Che palle. Cosa c'era peggio di una festa dedicata all'amore piena di coppiette smielate e sdolcinate? Nulla, per me quella era la vera rappresentazione dell'inferno. Non dirmi che vuoi dichiararmi il tuo amore e stai aspettando quell'insulsa festa per farlo. Scherzai, regalandogli una spallata amichevole. Odiavo quella festa ma per l'amore che provavo per il portare un po' scompiglio, avrei sopportato anche la vista delle coppiette smielate e di tutte quelle patetiche decorazioni. Dove hai detto che si terrà? Al Wonderland? Me lo aveva già ripetuto durante il tragitto verso la stanza delle necessità, solo che la mia mente stava già pensando a qualche scherzo da giocare alle varie coppiette. Dobbiamo pensare a qualcosa che si camuffi bene e dia l'impressione che sia stata offerta dalla casa. Sia io che Mars dovevamo uscircene puliti, nel caso in cui le cose si fossero messe male. Di certo non sarei finito in punizione, non di nuovo. Almeno non per quel mese. Era già la quarta volta che veniva punito per, e qui cito le parole del suo carnefice: "hai mancato di rispetto alla nostra scuola e non ti sei comportato secondo il nostro codice morale" e bla, bla, bla. Un mucchio di sciocchezze. E se mettessimo una ciotola con dei lecca-lecca a forma di cuore, imbevuti in una pozione che ti rende brutto? Tipo Shrek? Sperai che il mio amico sapesse cosa fosse Shrek, in tal caso glielo avrei spiegato più in là. Non ne avevamo provate a farne un po'? Domandai, non ricordandomi esattamente che genere di pozione avessimo provato ad inventare. Stavo pensando a qualcosa di commestibile perché non può essere una festa senza cibo, andiamo. Oppure qualche dolcetto che ti dia l'impressione di vivere in un incubo: ogni cosa che si guarderà deve farti morire dalla paura. Le coppiette quella sera non penseranno di certo di passare tutto il tempo a sbaciucchiarsi, no signore. Hai altro in mente? Domandai per vedere che idea avrebbe partorito la testa di Mars.
     
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    Mars Carter-Johnson

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    «Che razza di stronzo.» borbottò il biondo, scuotendo il capo mentre riprendeva posizione contro il muro, al fianco dell'amico. Sapeva di non poter contraddire il grifondoro, sapeva persino che non era da lui "conservarsi" per qualcuno e probabilmente non era nemmeno quello che stava facendo. Oppure si? Il fatto era che il tassorosso riusciva nemmeno a fingere di essere interessato a qualcuno che non fosse la Johnson. «Per una volta puoi dire di scopare più di me, fossi in te mi godrei questo periodo di gloria. Non sarà eterno.» ammiccò il biondo, dandogli una gomitata sul fianco. «Irascibile? Ma con chi cazzo hai passato le ultime settimane? O magari l'erba ti fotte il cervello, fratello.» replicò, spettinandogli i capelli per dispetto. Lo Schneider non aveva tutti i torti. Marshall era stato piuttosto assente nell'ultimo periodo e dedicarsi alla musica per non pensare a ciò che gli frullava nella testa lo aveva reso particolarmente pignolo, al punto che Aaron era stato costretto ad assecondarlo per non rischiare la rissa.
    «A furia di fare così, finirai per darti soddisfazione da solo.» «Quello lo lascio a te.» ribatté il tassorosso, lasciandosi passare un braccio intorno al collo solo dopo avergli dato un paio di pacche sull'addome. Non era raro che si prendessero in giro in quel modo, ma era difficile che l'uno potesse prevalere sull'altro: il loro livello di idiozia era così equilibrato che molti finivano per scambiarli per fratelli, un fatto che non poteva che far loro piacere. «Penso sia più una festa di non-sanvalentino. "La festa più scorretta di sempre", vuoi davvero perdertela? E per cosa? Puoi trastullarti tutti gli altri giorni della settimana.» lo prese in giro, lasciandosi trascinare per i corridoi del castello. Aaron non avrebbe mai rifiutato di farsi coinvolgere in una festa, di qualunque genere essa fosse e per quanto riguardava Mars, Halley era stata piuttosto convincente. In poche parole, lo Schneider non aveva scelta. No, declinare l'invinto non era una possibilità. «Ah-ah-ah, per un po' eviterò dichiarazioni pubbliche. Per il resto, vaffanculo.» gli rispose, alzando il medio con nonchalance. Sapevano tutti della benedetta notte della vigilia, Aaron però sembrava non riuscire ad evitare di fare dell'ironia ogni volta che gliene capitava l'occasione. Stronzo.
    «Mh-mh. Quel locale è fuori di testa. Non vedo l'ora di sapere che cazzo si inventeranno, però mi sembra doveroso dare il nostro contributo.» fece il biondo, tenendosi con una mano la tracolla. «Che ne dici di cioccolatini a forma di cuore che fanno venire voglia di baciare l'ex? I "nostalgini".» propose il Carter-Johnson, dopo aver riflettuto accuratamente su quale fosse il peggior incubo delle coppie. Una pozione del genere avrebbe spezzato parecchi cuori. «Chiaramente dovremmo pensare a come limitare la durata dell'effetto al tempo necessario per fare qualche piccolo danno, non di più.» Aaron sicuramente avrebbe preferito il caos, Mars invece era quello che metteva un freno alle idee malsane del compare. «Cazzo i lecca-lecca devi portarli, ma eravamo riusciti a creare un'illusione. Agiscono su chi li mangia, dando allo sfortunato o alla sfortunata l'illusione di stare con qualcuno di immensamente brutto. Ricordi?» gli ricordò, esaltato all'idea di vendicarsi della Andersen per il brutto scherzo giocatogli qualche mese prima, durante una lezione di Difesa contro le arti oscure. «I dolcetti-incubo li lascerei per Halloween. Che ne dici di Marshmellow ficca naso? Se toccati da qualche infedele spifferano tutto alla ragazza, e viceversa! Almeno finché qualcuno non li mangia?!» disse, divertito all'idea di trasformare quella festa nel caos più completo. Camminarono uno affianco all'altro fino a raggiungere la Sala Grande, dove Marshall salutò Aaron con una stretta tutta loro e, individuata la Wheeler, soffiò un bigliettino incantato che si posò discretamente sulla spalla di Halley. Il pezzo di pergamena, piegato in un origami, recitava: hai vinto.
     
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    Finalmente la conversazione virò su un argomento di comune interesse: le nostre invenzioni. Mars ed io ci eravamo conosciuti prima del mio arrivo ad Hogwarts, grazie al mio desiderio di entrare nella sua band al posto del batterista precedente. E anche se tra di noi c'era stata fin da subito un'intesa, il nostro rapporto era limitato solo ed esclusivamente alla musica. Poi ero giunto al castello e avendo solo Mars su cui fare affidamento, il nostro rapporto di amicizia si era approfondito e aveva preso anche un'altra direzione: quella degli scherzi. Entrambi avevamo notato questa passione comune e dopo aver visto che la collaborazione portava molti risultati, ci eravamo buttati sulle invenzioni. Avevamo un quaderno sul quale appuntavamo tutte le invenzioni da brevettare, quelle da migliorare, idee folli ancora da progettare, insomma avevamo messo su una bella squadra. E noi saremmo davvero maleducati se non offrissimo il nostro aiuto, no? Io vivevo per aiutare il prossimo, era proprio parte integrante del mio DNA quindi non mi sarei sottratto dal dare una mano a quella festa. Se vogliamo aizzare faide tra le coppiette, i "nostalgini" sono perfetti. Quei dolcetti sarebbero stati l'ideale solo che...Io voglio fare le cose in grande, voglio che i presenti alla festa ricordino il nostro nome. Qui serve qualcosa di unico, di straordinario, non possiamo fermarci al banale. Ero un megalomane, quello era un dato di fatto e amavo la fama, cattiva o buona che fosse, e volevo che la gente continuasse a parlare di noi per mesi. La mia intenzione era di immortalare quella festa, renderla eccezionale, indimenticabile perciò le banalità non erano ammesse. Piccolo danno? Siamo seri? Io volevo vedere le persone disperarsi, creare panico, scompiglio, rendere il party un inferno e lasciarlo sfociare nel caos più totale. Mars mi conosceva bene e sapeva che i piccoli danni non andavano d'accordo con il sottoscritto: le cose o si facevano per bene oppure niente. Ascolta amico, sai che ti voglio bene ma prova ad immaginare... Allungai un braccio intorno al suo collo e iniziai a gesticolare con la mano libera come se davanti a noi si stesse davvero consumando la scena del delirio più totale. ...ragazze che si strappano i capelli a vicenda e che scappino via pronte a farsi consolare dal primo ragazzo che gli capita a tiro. Il mio occhiolino e il mio sorrisetto malizioso, dovevano far capire al tassorosso quali erano le mie reali intenzioni. Bisognava sfruttare ogni occasione per portarsi a casa una cuccata facile. Non sono mica scemo. Oppure ragazzi che iniziano risse e persone che vengono trascinate in mezzo anche se non centrano niente, il caos deve regnare sovrano e la gelosia deve diventare la nostra migliore amica. Mi allontanai soddisfatto di quello che avevo appena detto e pregustandomi la scena di delirio con occhi sognanti. Quindi i piccoli danni, gli lasciamo agli incapaci. Ok? Ecco e mi sarei battuto fino a quando Mars non avrebbe ceduto al mio volere. Tra noi due Mars era il più tranquillo, decisamente il più dolce e non crudele come me che avevo un senso dell'umorismo decisamente più crudele rispetto al suo. Se da quel punto di vista eravamo diversi, dal punto di vista scolastico eravamo decisamente fin troppo simili: nessuno dei due prendeva sul serio la scuola ma ciò non stava a significare nulla. Io credevo e vedevo in noi dei maghi di grande talento che dimostrano di saperci fare con la magia grazie all'ingegno per le nostre invenzioni. Ero convinto che avremmo fatto strada e che la nostra bravura nella magia non sarebbe stata dettata da degli stupidi voti. Ah giusto, giusto! Di quelli ne dobbiamo fare a bizzeffe, già posso vedere le facce dei malcapitati. Risi di gusto, seguito poi dal tassorosso che nel frattempo era giunto a destinazione. E va bene, vada per i marshmallow ficcanaso. Dobbiamo però trovare ancora l'idea più folle tra tutte che innalzerà la nostra fama. Io puntavo alla gloria eterna, Mars era decisamente più umile. Ci si becca più tardi. Lo salutai con la nostra stretta di mano segreta e mi incamminai in direzione della torre dei grifondoro pronto ad appuntare tutto quello che ci eravamo detti sul nostro quaderno. Coppiette lasciate ogni speranza o voi che entrate.

    Chiusa.


    Edited by schneider. - 1/3/2023, 08:43
     
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