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.4 gennaio 2023
Siamo nella stagione alta, o meglio, la stagione alta della neve. In alcuni tratti camminare diventa quasi difficoltoso, soprattutto in quelli in cui la strada è irregolare e crea dei fossi in cui la neve si va ad accumulare per bene. E siamo ancora a gennaio, ne passerà di tempo prima che si sciolga e le strade siano di nuovo facilmente praticabili. Il problema non è neanch eil freddo, a quello ci pensa l'elementarismo che, a giorni alterni, mi fa sentire come una donna in menopausa. Ma qua ad Hogsmeade come funziona, non passa nessuno pseudo spazzaneve magico? Comunque per fortuna non sono uscita per farmi una passeggiatina, sono uscita per andarmi a bere qualcosa alla Testa di Porco che, lo devo ammettere, un po' mi era mancato. Il locale sgangherato e a volte neanche troppo profumato è diventato un simbolo di questo villaggio per me, il mio piccolo rifugio per i momenti in cui voglio prendermi una pausa dal castello.
Certo che sono un po' ridicola a pensare di aver bisogno di una pausa da Hogwarts quando ci sono tornata da qualche giorno... però ok, diciamoci, la verità, la pausa è una scusa. Ho solo voglia di una birra.
Ed il fatto che non riesca totalmente a rilassarmi, mi urta: sono seduta da circa una ventina di minuti ad uno dei tavoli poggiati alla parete, che sono da sempre i miei posti preferiti. Ho ordinato quello che ormai posso definire "il solito", una birra rossa che non è fra le più buone bevute ma che resta comunque una consolazione. I presupposti perchè i mi rilassi ci sono eppure mi ritrovo a fissare le piccole bollicine del liquido color mogano un po' come se fossi sotto effetto di ipnosi. Seguo una goccioliona con il dito mentre sale su verso la superficie e in mente ho la lettera di auguri di mio padre; non si è mai arreso, neanche un istante, neanche durante queste feste e puntuale come sempre ci ha tenuto a ricordarmi che mi pensa. Questa volta gli ho risposto. Dopo tanta carta accumulata, gli ho risposto. Mi sono sprecata, ho inserito un "sto bene", un "sono dal nonno" e ho concluso con un "buon Natale e Buon Anno" perchè così avevo già risolto per gli auguri dell'anno nuovo. Poche parole, ma lui sa che è già tanto il fatto stesso di aver ricevuto risposta. Sono cambiate un po' di cose, forse... ho persino chiuso il periodo dell'erba, quella roba non mi faceva davvero così bene.
“Bah” sospiro piegando gli angoli della bocca all'ingiù come se stessi autorispondendo, solo che l'ho fatto a voce alta. Ma non abbastanza perchè qualcuno mi abbia sentito, credo "quindi sei sicura vero che non vuoi un'altra birra" è il solito disturbatore da bar, l'ho notato, punta una ragazza sola e le chiede se vuole bere di più. Lo fa sempre "sono molto sicura, no grazie" gli sorrido sarcastica, in fondo è innocuo: ogni tanto si gira e ripete la domanda. Insomma, ci prova, magari finalmente qualcuna gli dirà di sì attratta dall'alcol gratis. Comunque se non mi avesse chiamata per tipo la terza volta, non avrei scollato gli occhi dalla mia birra e se non avessi alzato gli occhi dalla mia birra, non avrei notato una faccia familiare qualche tavolo più in là. La mia testa fa un tilt verso destra, sguardo sorpreso e ritorno alla realtà "chi non muore si rivede!" che poi da quanto è lì? Ero così tanto concentrata a farmi i fatti miei che non l'ho notato manco per sbaglio? "Ok che il castello è grande, ma così mi pare troppo" sto esagerando, ho rivisto Axel un paio di altre volte prima delle vacanze, sempre i soliti incontri sporadici. Nessuno dei due è tipo da dirsi "ci vediamo lì alle ore tot", mi farebbe anche strano se dovessi dargli appuntamento. Però fra vacanze e tutto il resto, effettivamente è come non incontrarsi da un po'. Mi allungo sul tavolo; ad un'occhiata più attenta non mi sembra di ottimo umore ma magari è solo un'impressione mia "in effetti non dovrei stupirmi, incontrati qui non è così strano".
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.Avrei potuto fare incontri più sfortunati, invece tutto sommato mi è finita bene. Axel è uno dei pochi serpeverde con cui, stranamente, vado d'accordo. Sembra quasi che gli appartenenti alla casa dei figli di Salazar si vogliano davvero impegnare per mentenere viva la competizione che intercorre fra la loro e la mia casa, come se fosse una vecchia tradizione. Eppure con Axel abbiamo raggiunto un equilibrio, sarà forse perchè ci accomuna una specie di tacito accordo che prevede il non romperci le palle a vicenda e finchè dura, è un patto ottimo. Con il tempo mi sono abituata ad averlo intorno, fino a quando non mi sono ritrovata persino a ballarci insieme ad uno dei tanti, numerosi balli proposti da Hogwarts. Potrei darmi una pacca sulla spalla per essere stata capace di abituarmi alla presenza di un altro essere umano all'interno del mio ristrettissimo spazio vitale. Che stia davvero facendo progressi? Che cazzo, per forza, anche solo fosse per la numerosa camerata in cui mi trovo. Magari loro neanche ci fanno troppo caso, eppure sono diventata più tollerante anche quando si tratta di vedere le mie cose addosso a qualcun altro.
Dunque eccolo il serpeverde che alza il culo e porta sia il suo boccale che il suo musone al mio tavolo, occupandosi anche di farmi un bell'assist con Phil nel frattempo. Faccio spallucce all'uomo con la gobba, un Leopardi che non ci ha creduto abbastanza. Diciamo pure che la schiena ricurva può l'unica cosa che accomuna quel viscidone al famoso poeta italiano. A momenti non sobbalzo pure io quando Axel si lascia cadere sulla sedia come un sacco di patate, sembra più ingombrante del solito “il tuo alcolismo è la sua fortuna” pure io rivolgo lo sguardo verso Jack, che credo ormai si sia abituato anche alla mia di presenza “dovrebbe prendere in considerazione l'idea di fare una carta fedeltà per i clienti più stretti” chiamasi business, e io avrei già fatto abbastanza punti per una birra gratis.
“Sì eh?” assecondo il gioco raddrizzando la schiena e migliorando la postura come se fossero cose a cui faccio caso “volevo fare l'umile e vedere come si sta fra i plebei” salvo poi tornare a rilassare spalle e tutto il resto, prendo anche una bella sorsata di birra a che ci sono. Poi sollevo gli occhi, solo quelli, mentre il resto della testa rimane semi abbassata sul boccale di birra. Che gli racconto? Un favola, che altro gli devo raccontare. La mia vita in questo momento è a metà fra la stasi più totale è il panico generale: sono in una di quelle fasi di transizione in cui tutto accade così lentamente che non capisci nemmeno se qualcosa si sta muovendo oppure no. Da un lato non mi sembra di essere allo stesso punto di una settimana fa, mi sembra di essere lontana anni luce da, magari, qualche mese fa. Eppure allo stesso tempo è come se nulla fosse davvero cambiato, a partire dallo stato emotivo continuamente nervoso. Anzi, ecco, sono solo diventata più distratta. Però ci sto provando a concentrarmi su qualcosa, tipo il quidditch, uno sport per cui non si può dire che abbia una vera passione al contrario id Hally magari ma che finchè mi fa stare a cavallo di una scopa e mi distrae, allora è perfetto per la causa. Che poi, a proposito di quidditch “sto riprendendo con i soliti ritmi del castello, e a tal proposito...” faccio scivolare il boccale sulla destra, in modo da avere visuale libera su Axel “tra poco di riprende anche col quidditch. Mi ha sorpreso sapere che eri in squadra, ti facevo più tipo da...” inizio a muovere le mani, come se quel gesto mi aiutasse a trovare l'attività giusta “da gara di lancio dei coltelli” e il palmo aperto della sinistra, si schianta contro la superficie in legno quando trovo lo quello che cercavo, con faccia soddisfatta tra l'altro. "Ammetto di essere curiosa di scoprire se in partita i serpeverde sono così sleali come si vocifera" che poi io non do un vero peso a quella diceria, si deduce anche dal tono di voce leggero con cui lo dico. Però boh, non si può negare che durante le loro partite l'arbitro sprechi sempre una parola in più per loro...
Quidditch e slealtà, ecco l'argomento da birra che cercavo. Nulla di troppo impegnativo insomma.
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.SPOILER (clicca per visualizzare)Viole N. Halò.
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.La mia testa fa un tilt stranito verso destra, dura mezzo secondo, il tempo che mi ci vuole per realizzare che fra me e lui il vero principino in realtà, è proprio Axel “allora sei proprio ignorante quando si tratta di roba babbana” me la rido un po', che in realtà è anche una cosa normale per chi ha vissuto tutta la vita a contatto con la magia. Per me non è stato così, e anzi, la magia è stata la grande nemica per molto tempo. Fino a quando non ci ho più o meno fatto pace, lo definirei ancora un rapporto complicato ma... ci stiamo lavorando
“però ci hai preso, sconti per i clienti più fedeli. Mi pare un giusto compromesso” questi due in qualche modo se la intendono, magari è la passione per l'alcol o forse è l'abitudine. Persino per me questo posto è diventato familiare, queste pareti, il calore e anche gli odori misti che si propagano nello spazio. Sono sempre gli stessi, quelli di un menù probabilmente invariato da anni, ma in qualche strano modo è rassicurante sapere che alcune cose non cambiano mai. Dall'altra parte invece è un incubo chiamato monotonia.
“Certo” ecco qua “potevo effettivamente aspettarmelo” quantomeno ci ho azzeccato, la faccia da lanciatore di coltelli l'ha sul serio. E via al petto che si gonfia e alle informazioni non richieste su quanto sia bravo ed infallibile, sui record e io annuisco mettendo su una faccia che ostenta falso interesse. Infatti quando arriva l'offerta di una dimostrazione, ne approfitto subito per portarmi la mano al petto per un effetto ancora più drammatico “oh, ma certo!” ecco la voce farsi un po' più acuta “temevo che non me lo avresti mai chiesto!” per aggiungere una nota finale di redibilità mi alzo lentamente in compagnia del mio boccale, sorseggio la mia birra che tra l'altro sta anche finendo. Troppo velocemente aggiungerei, questo boccale deve avere il fondo bucato. Insomma, fondamentalmente non sono quel genere di persona che si fa impressionare da qualche trucchetto con i coltelli, te scalpita per assistere ad incredibili dimostrazioni di talento. Soprattutto se queste sono accompagnate da parole tipo quelle che sta usando Axel in questo momento, con un ego che buca la ionosfera. Però dai, è divertente sentirlo parlare tutto sommato “vedremo allora” rispondo un po' con l'aria di chi sta effettivamente una sfida, anche se silenziosa. Anche il mio sguardo sembra suggerirlo, così, un po' di sottecchi, mentre mi poggio ad un lato del tavolo in legno.
“Quantomeno abbiamo vinto” che scema, avrei dovuto prevedere che il mio spunto avrebbe irrimediabilmente portato a parlare della partita che, ad oggi, continuo a vedere come un fallimento. Sì, mi brucia il culo, ok? “Halley ci ha suggerito di provarle tutte. L'ho presa in parola” faccio spallucce fingendo indifferenza. E mi sembra anche di riuscirci. Ok, fino a qua reggo il colpo. Quando però il bulgaro inizia a ricordarmi quanto effettivamente sia stato moscio e sciatto quel tiro di merda, inizia ad essere un pelo più difficile per me ignorare la cosa. Ho sempre avuto l'enorme, immenso difetto di cedere alle provocazioni. Stendo il collo verso destra come a voler sciogliere la tensione. Poi arriccio le labbra in una specie di sorriso che lascia intravedere vaffanculo non detti. Socchiudo gli occhi e li riapro sul viso del serpeverde mentre la mia espressione inizia lentamente a mutare in quella di una persona alquanto infastidita “finito con l'analisi non richiesta?” magari non si sfoga da un po', magari si è solo svegliato con le palle girate o con una voglia particolare di farle girare agli altri, ma io oggi non sono granchè in vena “in qualunque modo fosse il suo culo, non sarà di certo più bello di quella di una certa corvonero” quindi decido di mirare all'orgoglio da maschio alpha a cui sembra tenere tanto “deve avere una forma magnifica per spingerti a seguirla fin fuori da un tendone. L'hanno visto tutti, è stata una mossa inaspettata. Attenzione, non vorrei che iniziasse a girare la voce che Dragonov ha il guinzaglio” termino con l'accenno di un sorrisetto. Era solo un esempio, persino io che nella vita miro a farmi i fatti miei ci ho fatto caso: quei due sono decisamente più vicini di quello che magari vorrebbero far credere. E non è mi abitudine ficcare il naso in questione del genere, specie quando sono così stupide. Ma non poteva davvero aspettarsi che non rispondessi, è abbastanza grande e grosso da sopportare qualche commento in più “ora voglio una sigaretta, cazzo” e io che mi stavo pure limitando. Lascio i soldi sul tavolo, prendo il cappotto e supero Axel con un'ultima occhiata colma di fastidio. Ma in fondo anche con un po' di sarcasmo. Ho voluto giocare un po' con la sua pazienza, tanto tra poco gli passa e magari si viene a fumare una sigaretta pure lui. Amici come prima.
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Edited by yourgrace. - 20/2/2023, 09:20. -
.Massì, lasciamo pure che Dragonov faccia il suo spettacolino. Dalle nostre chiacchierate casuali - ma anche dalle sue espressioni - è facile intuire quanto l'ego del serpeverde sia sproporzionato rispetto alla sua figura. Cioè, è impostato, non ha di certo una fisicità da rachitico, ma la quantità di ego è così abnorme da non poter essere contenuta neanche dal suo stesso corpo. Allora mi alzo per potermi concedere una visuale migliore della performance notando anche, nel mentre, uno sguardo da parte sua più lascivo del solito. Non sottolineo troppo la cosa, se non fosse che non riesco a contenere il movimento delle mie sopracciglia che si sollevano al ritmo di un "e quando mai" soltanto pensato. Vabbè non è qualcosa a cui dò importanza finchè si limita a rispettare i miei spazi.
Incrocio comodamente le gambe ad altezza caviglia enfatizzando un'espressione sorpresa dalla sua infinita onestà mentre, alzandosi dalla sedia, abbandona la bacchetta sul tavolo. Ad ogni modo i miei commenti sul gesto vengono brutalmente scalzati da un'improvvisa realizzazione: ma quanto cazzo è alto? Non era così alto l'ultima volta che ci siamo visti . Il periodo della pubertà non dovrebbe essere finito da un pezzo? “sì però scendi dallo sgabello” e guardo in direzione dei suoi piedi alla ricerca, appunto, dello sgabello da me nominato che ovviamente non c'è. Mah.
“Forchetta” ovviamente, il coltello sarebbe stata una scelta troppo banale. Senza battere ciglio nè diminuire minimamente il suo livello di spacconaggine, afferra l'oggetto e lo scaglia proprio verso il centro posto davanti a lui, attirando l'attenzione di un paio di commensali seduti ai loro tavoli. 'sti scemi non fanno che gonfiargli il petto emettendo suoni stupiti mentre io, che devo sempre smorzare l'entusiasmo, prendo ad applaudire lentamente a ritmo di "ma. Che. Bravo.” poi me la rido. In realtà bravo lo è davvero, cazzo, se ha la stessa mira sul campo da Quidditch, sarà una bella gatta da pelare e questo lo devo riconoscere “mi basta, apposto così. Grazie per la dimostrazione” e torno al mio posto. Mi sarei anche risparmiata la fatica se avessi predetto la piega fastidiosa che avrebbe preso la nostra apparentemente pacifica conversazione. Per quanto mi riguarda, ha cagato fuori dal vaso con il suo atteggiamento da cazzone, ha già detto più di quanto posso tollerare in una sola giornata. La pazienza non è mai stata una delle mie doti e dopo oggi, posso confermare che probabilmente mai lo sarà. Non sono destinata ad una vita da Gandhi. Visti però i miei precedenti con il fuoco, riesco a raccogliere un minimo di coscienza e a mettere un freno alle mie provocazioni che comunque, ci tengo a sottolineare, sono del tutto giustificate. Dragonov, te la sei proprio cercata. Mi alzo senza lasciargli il tempo per replicare, ho sganciato la mia bomba e la sua risposta non mi interessa. Dovrebbe imparare a tapparsi la bocca, ogni tanto parla decisamente troppo.
Incontro l'aria gelida di gennaio appena apro la porta del locale. Contrasta moltissimo con la temperatura della mia pelle che invece sembra essere aumentata in maniera esponenziale, così tanto da rendere il cappotto completamente inutile. Me lo sto giusto ripiegando sulle braccia se non fosse che quel grandissimo coglione non decide di avventarsi sul mio polso facendo cadere sulla neve l'indumento. “Ehi, che cazzo fai?!” non contento, decide anche di spingermi violentemente contro la parete esterna della testa di porco facendomi sbattere la schiena. Questo grandissimo coglione regge le provocazioni peggio di me. Mi dimeno, provo a mollargli una ginocchiata all'altezza della cinta per liberarmi dalla presa mentre lui si ricurva su di me con gli occhi iniettati, palesemente, di rabbia. Ad un certo punto penso anche di mollargli una testata, ma temo finirei al SanMungo con un trauma cranico, se lo facessi. Non è bello essere colpiti nell'orgoglio, vero? Fa schifo, lo so bene. Stringo i denti perchè mi ha fatto male, porca puttana. Vorrebbe farmi paura? Minacciarmi? Vorrebbe che gli chiedessi scusa forse, che mi rimangiassi le mie parole? Col cazzo. Si avvicina a tal punto che riesco quasi a sentirne il respiro. Anzi no, lo sento davvero, mentre ho la sensazione che la mia temperatura stia aumentando grado dopo grado, ci manca poco prima che prenda fuoco “avrai un'ottima mira, ma ci senti poco" mi dispiace, ormai è troppo tardi per potermi fermare "ho detto che sei tu ad avere il guinzaglio, Dragonov ” mi faccio possibilmente ancora più vicina fissandolo negli occhi, c'è stato un tempo che queste situazioni di testa a testa erano il mio pane quotidiano. Sto praticamente vivendo un dejavù, è una di quelle situazioni che non fanno altro che peggiorare minuto dopo minuto, provocazione dopo provocazione e a cui, purtroppo, non ho mai imparato a rimanere indifferente. Non se ti viene la fantasia di inchiodarmi alla parete in questo modo “quindi? Ora che intendi farmi? ” vuoi uccidermi, forse? è praticamente un bisbiglio a denti stretti che vista la vicinanza, non farà alcuna fatica a sentire. Continuo a muovere debolmente il polso nonostante sia consapevole del fatto che i miei tentativi sono praticamente inutili contro uno che ha la fisicità di una montagna. Che cazzo, Dragonov.
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Edited by Dragonov - 25/2/2023, 19:55. -
.Più provo a divincolarmi dalla presa di Dragonov, più sembra che questo ragazzo sia fatto di cemento e ferro. Che cazzo, si muove appena di qualche millimetro ma comunque non ottengo nessun risultato neanche quando provo ad assestargli una ginocchiata sul fianco. Fondamentalmente sto lottando contro un armadio a quattro ante in legno massello.
Non mi piace manco per un cazzo come sensazione. È vero che l'ho provocato, anche in maniera del tutto intenzionale se vogliamo dircela tutta. Sapevo che quello che avrei detto l'avrebbe ferito nell'orgoglio ma non sapevo che avrebbe avuto una reazione così violenta. Mi ricorda un meccanismo già visto sia fuori che dentro le mura di casa mia: nonostante gli sforzi di Ethan per tenere il ruolo di quello buono che per te fa i sacrifici, bastava provocarlo un po' per vedere delle crepe nella sua messa in scena e scorgere la pazzia. Ad un certo punto sembra che non si sia neanche sforzato troppo per nasconderla. Forse ho sottovalutato anche un eventuale squilibrio di Dragonov che fino ad oggi, non ha mai allungato un dito su di me. Questo stronzo. Adesso sì che ho veramente voglia di spaccargli la faccia “ma cosa sei, un animale?!” visto quella specie di verso che emette, la domanda è lecita. Continuo ad inveire contro di lui mentre un secondo violento gesto non mi costringe a pregare il braccio contro il petto in una posizione decisamente fastidiosa. E lui non cede di mezzo centimetro nonostante sia evidente che mi sta facendo piuttosto male, ancora. A quel punto è come se mi avesse prosciugato le forze e ammetto di avere un lieve cedimento. Abbasso la guardia insomma e sto per dire qualcosa tipo "va bene ok, basta, non hai nessun guinzaglio, adesso ti levi dai coglioni?" ma non mi sembra che il serpeverde stia considerando l'idea di lasciare la presa, anzi, adesso allunga la presa sul mio mento che solleva verso l'alto senza la minima delicatezza ovviamente, secondo il copione seguito fino ad adesso “che-” è tutto un enorme "che cazzo". È come se volesse esporre un punto debole per poi attaccarlo. Sento il suo respiro sul collo e poi l'inaspettato: il contatto con le sue labbra. Sgrano gli occhi per lo stupore, non ero preparata a questo tipo di attacco. Non capisco come ci sia arrivato, cosa voglia dimostrare, forse che non indossa nessun guinzaglio e che può fare come gli pare. Deve essere questo. Comunque sia è fastidioso, è fastidioso che abbia scelto di muoversi in questo modo, è fastidioso il fatto che io non riesca a muovermi. È la stessa sensazione provata così tanti anni fa che l'avevo praticamente rimossa. Un brivido mi sale su per la schiena, non di quelli piacevoli ma di quelli di... paura.
All'epoca avevo sedici anni. Forse si potrebbe dire che non sia passato chissà quanto tempo, sicuramente abbastanza perché io cambiassi radicalmente. Allora, esattamente come adesso, mi sono ritrovata con la schiena al muro provando per la prima volta cosa fosse la paura, quell'ansia che ti coglie quando improvvisamente qualcuno viola prepotentemente il tuo spazio e tu non sai cosa ti accadrà dopo. È lo stesso ghigno soddisfatto, lo stesso sorrisetto sghembo di chi ha ottenuto l'effetto sperato. Allora ho deciso che mai più a nessuno avrei dato la soddisfazione di vedermi spaventata, quindi perché adesso non riesco a mantenere la mia promessa? È panico, forse. Axel non è più Axel, io non sono più io ma adesso è come se avessi di nuovo sedici anni e fossi costretta contro quello stesso muro di una casa vuota. Sento la mia espressione mutare, le sue labbra salire e fermarsi all'angolo della bocca. Qui spero che ci ripensi e faccia marcia indietro, ma questo non avviene: sento distintamente la presa sul mio viso e poi le sue labbra sulle mie, schiuse con prepotenza. Tremo, il respiro mi si fa pesante, così come il petto e gli occhi. Perchè ha dovuto risvegliare quel ricordo? dono stata così brava a tenerlo sopito. Avrei preferito che mi prendesse a pugni. Mi fischiano le orecchie, non sento più alcun suono, è come se fra me e lo spazio circostante fosse calato un filtro fatto di sensazioni spiacevoli e... calore. L'aria vibra, esattamente come quella volta, ma qualcosa è cambiato. Istintivamente apro una mano contro il petto del serpeverde come a volerlo allontanare da me e siccome questo non basta, decisa ad interrompere il contatto, serro i denti sulle sue labbra mordendole violentemente. Mi sento bruciare, ovunque, dentro e fuori, dalle orbite degli occhi fino alle punte delle dita che stringo contro il petto del bulgaro. E poi eccole, le fiamme che prima sentivo solo dentro di me si propagano anche all'esterno dando fuoco alla sua giacca e così anche alla neve sotto ai nostri piedi. Porca puttana. Perché. Respiro pesantemente buttando fuori l'aria dalla bocca. Cazzo, mi ero anche abituata alla sua presenza “perchè...” ho il respiro corto, gli occhi puntati sul terreno e un mix micidiale tra rabbia e panico in corpo che fanno tremare la mia voce “perchè hai dovuto-” la frase resta a metà tranciata da una sorta di improvviso calo di energie che mi costringe a piegarmi su me stessa poggiando le mani sulle ginocchia. Non la forza di guardarlo in faccia, la voglia in realtà, il coraggio, non lo so. Però ad un certo punto, lo faccio ugualmente “hai davvero superato il limite Axel” dico fermamente ponendo un altro paio di passi di distanza fra di noi. La linea di fuoco brucia sulla neve come se quest'ultima fosse un combustibile e proprio adesso realizzo che non smetterà di ardere fino a quando non sarò io a deciderlo.
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.Gli eventi sono degenerati in maniera esponenziale. Doveva essere una pacifica birra alla testa di porco e si è trasformato in qualcosa di molto di più, uno di quei torti che non riuscirò a mandare giù per molto tempo. Sì, perchè io lo vedo come un vero e proprio torto nonostante fra me ed Axel non ci sia quella che potrei definire amicizia. Eppure si era stabilito un equilibrio che ultimamente, più del solito, fatico a raggiungere. Non sono mai stata molto capace di moderare le mie reazioni, di controllarle, di rilassarmi sciogliendo quella di rigidezza che è diventato il mio biglietto da visita. Nei confronti del serpeverde non mi sono mostrata diversamente, ma non avrei potuto fare diversamente neanche se mi fossi sforzata. Ormai questo è quello che sono, non c'è verso id cambiare le cose. Comunque sia oltre a qualche battuta del cazzo da sborone, Dragonov non ha mai insistito più di tanto: mi raggiungeva alla parete di turno, alla dovuta distanza, e si accendeva la sua sigaretta silenziosamente facendo qualche commento di tanto in tanto. Commenti su quello che capitava, nulla di troppo impegnativo. Incontri sporadici che mi hanno abituato ad avere un contatto - se così possiamo chiamarlo - con qualcun altro. Non ci siamo mai rotti le palle reciprocamente, preferendo invece rispettare gli spazi altrui. Praticamente una pacchia, lo ammetto, un momento in cui stupidamente ho abbassato la guardia. Ecco, stupidamente.
Forse Axel è stato ad osservare tutto il tempo e adesso, consapevole di cosa possa darmi profondamente fastidio, lo sta usando contro di me solo per dimostrarmi la sua forza. Quello che non può sapere è quella che a lui sembra solo una mossa un po' più audace per rompermi le palle, per me è un trigger che risveglia alcuni dei ricordi peggiori che ho. Qualcosa su cui non posso passare sopra così' facilmente.
Per via del sapore che cambia nella mia bocca, capisco subito che l'ho ferito. Ed è il minimo, merda che non sei altro. Ciò che però lo fa davvero allontanare, finalmente, da me, è la mano che gli si poggia sul petto. Non è un risultato della mia forza, che è ridicolosamente inferiore rispetto alla sua... ma del mio elementarismo che oggi, adesso, mi torna davvero utile. Non è stato intenzionale, non volevo davvero ustionarlo. Quello che volevo era soltanto farlo smettere, fermarlo dal procurarmi queste sensazioni spiacevoli. Non mi è mai piaciuto sentirmi così impotente e incapace di capire cosa fare. Di norma nelle situazioni avverse non sono mai stato quel tipo di persone che si lascia trascinare dalle sensazioni e dal panico, eppure adesso mi sento incapace di fare qualsiasi cosa. Però mi trattengo, a fatica, dal far trapelare troppo. Che ne posso sapere? Che ne so io se fra un mese non gli prende di nuovo la voglia di farmi vedere quanto maschio può essere usando qualche altra debolezza contro di me? Col cazzo che continuerò a dargli le armi per potermi ferire.
Tuttavia il mio viso è contratto così come il resto del corpo, è come se fossi diventata un nodo rigido. Un concentrato di nervi che si sfoga nelle fiamme che gli procurano un buco sulla camicia “il minimo che potessi fare... stronzo” ringhio a mia volta, sembra che ormai siamo giusti ad un punto in cui comunichiamo per versi. La verità è che non so inizialmente cosa ho fatto, a parte trasformare la mia volontà in realtà: volevo allontanarlo, in qualche modo ho trovato il modo di farlo. Si frappongono tra noi delle fiamme alimentate evidentemente dalla mia rabbia, dal mio fastidio, da tutto ciò di spiacevole che sto provando. Riesco a porre una distanza ed è proprio grazie a questa distanza che inizio a notare cos'altro sta accadendo davanti a me, proprio ad Axel. I suoi lineamenti stanno cambiando e non nello stesso modo in cui l'hanno fatto i miei, corrugandosi, no... le mani si allungano, anche i suoi denti sembrano essere più affilati. Ho un sussulto, un breve scatto all'indietro perchè il mio istinto mi dice che non devo avvicinarmi. Anche le sue parole mi suggeriscono di lasciarlo solo, eppure resto a vedere la sua trasformazione completarsi. Sembra doloroso “tu...” sei un mannaro, vero? Grazie agli insegnamenti di mio padre non mi ci vuole molto per capirlo. Anche se penso che nessuno potrebbe fraintendere, l'esistenza dei mannari è risaputa. Istintivamente guardo verso il cielo, nuvoloso. Dietro una coltre densa, riesco a scorgere appena la sagoma luminosa di una luna non completamente piena. Provo un minimo di pietà, un frammento, un minimo, quella che basta per far abbassare le fiamme «VAI!» urla e io ho un secondo sussulto. Questo bastardo “spero di non rivederti in giro per molto tempo.” sono le ultime amare parole che gli rivolgo prima di indietreggiare di un paio di passi e poi voltarmi, accellerando, verso Hogwarts.
Che risolvesse da solo il suo problema, ci sarà abituato.SPOILER (clicca per visualizzare)Conclusaaaaa
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