Once Upon a DecemberBallo di Natale ─ ufficiale.

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    Serpeverde
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    Diamond Rain Scamander

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    Iniziava ad apparirle tutto, abbastanza, ridicolo. Stava forzando qualche cosa che, evidentemente, non aveva funzionato fin dal principio. Ciò che era accaduto a luglio, infatti, significava ben poco se messo in relazione alla totale indifferenza che aveva mostrato nei suoi riguardi, da quando la scuola aveva preso il via. Che bella merda. Aveva visto in lui del potenziale, così, a prima vista, senza porsi troppe domande sul suo conto, basandosi sul suo istinto che, probabilmente, aveva bisogno di una cazzo di revisione. Doveva ammetterlo: si era beccata un due di picche, dritto in faccia, un caso raro ma non impossibile. Se la sarebbe messa via, certo, ma non prima di essersi presa una piccola rivincita. Per questo aveva pensato a Marcel, affascinante, posato e disposto a reggerle il gioco, qualsiasi esso fosse con entusiasmo. Un giochetto stupido, forse, ma pur sempre efficace per testare l’interesse di qualcuno che aveva mostrato di avere riguardo nei suoi confronti. Non se l’era immaginato. Anzi, al contrario, aveva avuto proprio modo di passarci del tempo insieme e comprendere il suo modo di vivere. Lui l’aveva permesso e poi? Si era dileguato o, comunque, si era preso la briga di ridurre al minimo le interazioni con la rossa, evitando anche di cacciare le palle per invitarla a uno stupido evento mondano. Sceso totalmente. Lì, in basso, nel punto, per lei irrecuperabile. La situazione era peggiorata quando, Will, fece il suo ingresso con un’altra ragazza. La verità fu limpida: aveva preso un abbaglio e l’illusione di aver trovato il ragazzo adatto a lei, che riuscisse a compensare le sue carenze, svanì con uno schiocco di dita. Addio. “Sono in debito.” Certo, lo era. In pochi avrebbero accettato quel compromesso ma, il Corvonero, non esitò neanche per un secondo. Il coraggio fatto a persona. L’incontro con Mack, però, non ebbe grandi risultati. Il suo accompagnatore e la mora, infatti, parvero non trovarsi in sintonia, lasciandosi sfuggire frecciatine evidenti. Rain, così, tolse il disturbo appena in tempo quando, il biondo dall’aria spavalda, tornò ad affiancare la sua dama. Nonostante tutto la Scamander, comprese all’istante che la ragazza fosse all’oscuro di tutto. Non poteva farle una colpa. L’aveva invitata e lei si era sentita di accettare da ragazza single quale era. Insomma niente di male e, in fondo, anche Singh, poteva considerarsi libero di fare ciò che voleva. Forse ha dimenticato le palle in dormitorio, chissà. Tutto poteva essere a quel punto. “Credo che con lei si senta a suo agio. Forse è meglio così. Non tutti sono pronti ad uscire dalla propria confort zone per andare in contro all’ignoto!” E lei non era altro che una bomba ad orologeria pronta ad esplodere al primo confronto. La Rosier, per quel che era la sua esperienza, possedeva un’anima fragile e un carattere con il quale poteva trovare un punto in comune.

    Si congedarono e, finalmente, furono in pista dove, Rain, fece si sentì di compiere un passo in avanti, così da colpire e affondare una volta per tutte quel Tassorosso, privo di sensi di colpa. Chiese a Marcel di baciarla e, quest’ultimo, non se lo fece ripetere due volte. In pochi attimi le labbra del sexy Corvonero furono sulle sue. Un bacio lungo, appassionato al punto giusto e, addirittura, reale, capace di farle dimenticare che si trattava di una farsa messa su per ingannare gli occhi attenti di terzi. Si lasciò andare e quando sentì le mani del giovane uomo, contornarle il volto, la Serpeverde, andò a tirarlo a sé, ancora un po’, facendo in modo che il momento non finisse così presto. Neanche si interessò all’espressione che, proprio in quel momento, Will avrebbe potuto indossare per affrontare quello che, dal suo punto di vista, siglava la parola fine ai pensieri rivolti alla sua persona. Si staccò e osservò gli occhi di Marcel: “Beh, complimenti. Davvero non male.” Forse ci sarebbe stata occasione per ripetere quel gesto, chissà… Solo dopo aver terminato il suo lavoro, la Scamander, voltò lo sguardo verso colui che sperava di aver colpito, in qualche modo. Stavano ballando ed era certa che avessero assistito a tutta la scena. Appoggiò la testa sul petto di Marcel e continuò ad ondeggiare, in silenzio quando, dopo un casquette imbarazzante, Will diede un bacio a Mackenzie. “Siamo stati ripagati con la stessa moneta, mio caro!” Avvertì il suo accompagnatore, mentre un sorrisetto furbo, compariva sformando i suoi lineamenti. Ops. Il messaggio era stato recepito e il destinatario si era mosso di conseguenza, non solo cadendo nella sua trappola ma anche dal punto di vista stilistico. “Sono stanca. Credo sia ridicolo.” L’aveva punta sul vivo ma non l’aveva tanto con lui ma più con sé stessa, per i continui errori di valutazione che sfornava, volta per volta, da anni oramai. Che delusione. Terminata la musica, si allontanò dal suo cavaliere e gli prese le mani. “Quella ragazza non c’entra nulla!” Si sentiva quasi in imbarazzo per lei, quando, probabilmente, avrebbe scoperto la realtà. Avevano giocato sporco entrambi ma, almeno, non si era permessa di usare qualcuno a sua insaputa per una sua vendetta personale. “Mi sento in colpa. Vieni con me!” Prese per mano Marcel ed, con passo lento ma deciso, si avviò verso la coppietta felice, fermandosi proprio davanti a loro. “Buonasera, Singh.” Iniziò. “Mack…” Avrebbe improvvisato. “Vorrei avvertirti. Stai alla larga da lui. Ha l’abitudine di sedurre e abbandonare le ragazze che entrano nel suo radar.” Piegò la testa di lato e sorrise. “Vieni con noi. Sono certa che meriti di meglio.” La prese sotto braccio, trascinandola con sé fino a quando, giunta ad una distanza consona, si voltò indietro, con sguardo infuocato e riuscendo a stento a contenere la rabbia: “Game Over, Will.” Recuperare? Di certo lei non avrebbe più mosso un dito. Non per lui. “Poi gli stronzi siamo noi Serpeverde!” Assurdo. Quell’evento, per quel che la riguardava, poteva considerarsi un buco nell’acqua, sì, ma concluso.


    Interagito con Mercel, se lo bacia con piacere (LOL) e quando vede Will baciare Mack, decide di salvare la ragazza (?) da quella farsa, portandola via. Quindi interegisce con Mack e con Will <3
     
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    Wilder Singh

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    Rain era…sua amica? Beh, allora non c’era molto da preoccuparsi… forse. Certo era assurdo come fosse capace di chiedere proprio ad una delle sue amichette di presentarsi al suo fianco. Forse avrebbe dovuto fare qualche indagine in più, perché, pensòà, la rossa avrebbe potuto prenderla davvero male, a quel punto. Come se quella scelta fosse stata fatta di proposito. – In testa a chi dei due? – cercò di comprendere, confuso. – Ti ha offesa? – ecco qua… allora il suo sentore si era rivelato corretto. Will non conosceva Marcel, se non a una certa distanza, ma le sue espressioni furbette lasciavano intendere le sue cattive intenzioni. Come si permetteva ad andare incontro alla sua dama solo per il gusto di darle fastidio? Si annoiava così tanto con Rain? O era stata lei a sguinzagliarlo?
    – No, dico davvero. Chiedimi tutto quello che vuoi. – Will sorrise, gentile, mentre la teneva per mano. Prendere parte a quel lento era riuscito, almeno, a quietare gli spiriti della mora. Will voleva fosse una bella serata per lei, se lo meritava; e il fatto che qualcuno volesse, probabilmente, rovinar tutto, era un colpo davvero basso.
    Per una buona decina di minuti, ondeggiando insieme a Mac, in un contatto che solo una situazione del genere avrebbe potuto rendere così intimo, Will si scordò di Rain. Forse scegliere di andarci con lei era stata davvero la cosa giusta, dopotutto. La giusta cura per dimenticare una persona troppo focosa per lui. Mac, coi suoi modi così eleganti e gentili, sembrava essere un mondo a parte, uno molto più affine a Will.
    Eppure, voltandosi casualmente nella loro direzione, non ci aveva più visto. Aveva deciso di tuffarsi in quel bacio, delicato quanto intenso, con due scopi principali: combattere ciò che sentiva, e fargliela pagare. Il biondo non sapeva quale delle due cose lo avesse spinto maggiormente a tuffarsi a lungo in quelle labbra. Per lo meno, chiudendo entrambi gli occhi, non avrebbe visto il suo volto probabilmente sbiancato dal duro colpo.
    – Non mi hai fatto niente, figurati… – Will ridacchiò nervoso. portandosi d’impulso due dita sul labbro inferiore. Si erano, però, divisi troppo tardi. Mac si era riavvicinata per un secondo bacio, notando nei suoi occhi qualcosa che non andava. – Non è nulla, devo avere un calo di pressione… – cercò di aggrapparsi alla prima scusa che gli era venuta in mente, portandosi una mano alla tempia per renderlo più credibile.
    Improvvisamente, Will non sapeva come sentirsi a riguardo. Il bacio con Mac gli era piaciuto, ma non era stato spinto dalla più genuina delle intenzioni. Si chiese se fosse così importante, e si disse che avrebbe potuto prenderlo come un primo passo verso un cambio direzionale.
    – Buonasera, Singh –
    Will si voltò di scatto, sbiancando per la seconda volta nel giro di cinque minuti.
    – Rossa. – fu l’unica cosa che riuscì a dire, raddrizzando al suo massimo la spina dorsale, prima che quella prendesse per mano Mac e la tirasse via dalle sue braccia. Ascoltò il suo monologo con espressione attonita, corrucciando la fronte ad ogni parola di più. La frase – Game over, Will – fu ciò che lo fece scattare in avanti, con l’obiettivo di farla bloccare sul posto.
    – È questo, per te, non è vero? Un gioco. – sibilò quasi, percependo un’ira crescente. – Mi duole dirti che non ho sedotto proprio nessuno, tantomeno abbandonato. Non è colpa mia se ti butti a pesce con ogni ragazzo ti mostri un minimo di gentilezza. – parole ironiche, visti i recenti sviluppi. – Mi pare che tu non abbia mosso un muscolo per scrivermi una lettera o venirmi incontro nei corridoi, comunque, nonostante ti piaccia venderti come la ragazza impulsiva che ama prendersi ciò che vuole, quando vuole. Chiunque avrebbe pensato, a quel punto, che tu non mi volessi per nulla. Cosa c’è, volevi essere inseguita? Il tuo ego ne aveva così tanto bisogno? – Will non era solito infervorarsi così, tanto meno la rossa lo aveva mai visto in uno stato simile. Ma tantomeno lui aveva conosciuto quella parte di lei, quella vendicativa e distruttiva. Una parte che non lo attraeva per nulla. – Quindi cos’è che hai fatto, eh? Portato Marcel al ballo per dimostrarmi qualcosa? E con quale coraggio vieni a dirmi che gioco coi sentimenti delle persone, dando per scontato cose che non ti riguardano? – Will eliminò la distanza che li divideva per guardarla dritta negli occhi, svettante su di lei. – La gelosia è una brutta bestia, Rain. Questa sicurezza mi sembra solo fuffa. E smetti di rimanere bloccata a sei mesi fa, come se fossi stato il primo e l’unico con cui tu hai giocato. Vai avanti. – delle parole che, da una parte, sembrò rivolgere quasi a sé stesso. In quel momento, il Singh era contento di essersi fermato ai baci, con lei, in modo che non potesse rinfacciargli anche quello. E di non dover collegare la sua prima volta a una vipera del genere. – Hai proprio ragione. Game over. – Will la oltrepassò, rivolgendosi ora a Mac. – Sei libera di seguire lei e il suo compagno fake, se vuoi. Per quanto, a questo punto, non le consideri amicizie raccomandabili. Ma la scelta è tua. – il biondo avrebbe atteso giusto gli istanti necessari affinché ella si decidesse su cosa fosse meglio fare, prima di dirigersi, con lei o senza di lei, all’uscita di quella festa, che avrebbe per sempre ricordato come una grande delusione.



    Interagito con Mac, Rain, citato Marcel.
     
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    Il bacio, quel momento intenso e piacevole che entrambi avevano vissuto qualche attimo fa, venne interrotto dall'arrivo di Rain. Il suo arrivo fu come un fulmine al ciel sereno. «Rain cosa...?» Il tempo di porre quella domanda non lo ottenne perché si ritrovó a dover assistere ad uno scontro senza eguali, dove la terza in comodo era proprio lei. Le parole di entrambi arrivarono alle sue orecchie facendo crollare, pezzo dopo pezzo, tutto ció che si era costruito durante quella festa: il legame con Will, la loro connessione, la gioia di aver partecipato a quella festa a cui teneva cosí tanto, l'atmosfera, il bacio con il tassorosso. Tutto era stato ridotto in brandelli, un po' come si sentiva anche lei. «Will che cos'é questa storia?» Domandó incredula dep fatto che uno come Will potesse fare una cosa del genere, cercando un appiglio nei suoi occhi. L'aveva usata. L'aveva usata perché nella sua testa c'era un'altra ragazza, perché il suo cuore apparteneva a Rain, perché la serpeverde aveva scelto un altro piuttosto che Will.
    «Non ci credo.» Mosse un passo all'indietro, fermandosi vicino alla ragazza dai capello rossi a cui rivolse uno sguardo dispiaciuto. La guardó forse a lungo, prima di allontanarsi anche da lei. Se soltanto avesse saputo, non l'avrebbe mai tradita, non si sarebbe mai palesata al ballo con Will. Lei non voleva essere quel genere di amica e avrebbe fatto di tutto pur di farsi perdonare da Rain. Voleva creare un rapporto duraturo e leale ma come poteva farlo se l'aveva tradita? «Dio, che disastro.» Commentó a se stessa mentre si passó una mano tra i capelli in maniera distratta. Le sembrava di essere tornata alla sé di Ilvermony e anche se quello che aveva fatto nella sua precedente scuola era di gran lunga peggiore rispetto a quanto successo qui, si sentí comunque uno schifo. Devo andarmene. Si, doveva andarsene perché non ne poteva piú di quello stupido ballo. Ma chi gliel'aveva fatto fare di parteciparvi? Chi? E quando Will la mise davanti ad una scelta, fu quello il momento in cui non capí piú nulla. La testa inizió a vorticare precipitosamente, dei tremori si espansero dalle mani lungo tutto il braccio, il battito cardiaco aumentó i battiti giá agitati della corvonero mentre le mani presero a sudare. Stava per avere un attacco di panico e non sapeva come gestirlo perché quella era la prima volta che ne aveva uno. Era giunto il momento di filarsela. «I-io voglio stare da sola.» Fu l'unica cosa che riuscí a dire prima di iniziare a correre verso l'uscita della sala grande, senza rivolgere uno sguardo a nessuno. Come poteva scegliere tra chi aveva tradito e chi l'aveva usata? Non poteva. Arrivata all'uscita, appoggió una mano al muro per facilitare i suoi tentativi di liberarsi da quegli stupidi tacchi prima di riprendere con la sua corsa verso la salvezza. Speró vivamente che in camera non ci fosse nessuna delle sue compagne perché non voleva che la vedessero in quello stato. Si chiuse la porta alle sue spalle e finalmente riprese a respirare normalmente, un pó affannata per via della corsa appena compiuta. Lanció le scarpe contro la parete opposta e si tolse la collana, lanciando anch'essa per terra in un momento di frustrazione. «No, no, no. Accidenti!» Esclamó quando vide la collana rompersi a metá. Si piegó sulle sue ginocchia, raccogliendo l'oggetto ormai perduto che si strinse al petto. Poi si rialzó e andó verso la scrivania, aprí il cassetto e prese un pezzo di carta: doveva scrivere alla madre e raccontarle di come stavano le cose. Mamma odio questa scuola, non c'é niente che vada bene. Le mie compagne di stanza sono fredde e non c'é nessun modo per parlare con loro, non riesco a fare amicizia con nessuno perché tutti sembrano essere troppo impegnati con se stessi e vuoi sapere come é andato il ballo? Una delusione totale. Sono stata usata da un ragazzo per far ingelosire quella che dovrebbe essere una mia amica. Mi sento sola, anzi, sono sola. Portami via, ti prego. Una lacrima rigó il suo volto, cadendo proprio sulla parola 'sola'.

    Mackenzie Rosier, III anno, corvonero.

    Bene. Mackenzie ha ufficialmente lasciato il ballo dopo aver assistito alla sceneggiata tra Will e Rain. In camera, poi, si lascia andare ad un piccolo mental breakdown.


    Edited by mackenzie. - 14/1/2023, 09:32
     
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    Prendo molto sul serio quel che mi dice: la spiegazione sul perché delle maschere ad un ballo di Natale. Nello specifico, mi concentro per seguire il suo ragionamento. Assottiglio lo sguardo, inarco appena il sopracciglio, sollevo il viso un po' più a destra. Annullo ogni stimolo esterno per concentrarmi solo su di lei. La professoressa Vane parla senza guardarmi e nel frattempo mi racconta che, secondo il suo punto di vista, le maschere questa sera sono servite a tutti per nascondersi da una delusione cocente, distaccarsi da una serata dal risvolto terribile, alienarsi. Continuo a non capirne la ragione: perché prendere parte ad un ballo a coppie se non lo si vuole ricordare? Perché presentarsi con qualcuno se poi non si vuole averci avere più nulla a che fare? A maggior ragione, perché voler deludere qualcuno di proposito e usare una maschera come escamotage per la propria coscienza? A quale scopo? Sono confuso, più di prima se possibile. Boccheggio qualcosa, un "beh" incomprensibile che introdurrebbe nuove domande a cui non sono sicuro la professoressa sia disposta a rispondere. Ho poco tempo da dedicare a queste nuove perplessità filantropiche, comunque: le chiedo, alzando la voce oltre il mio normale, immediatamente di uscire dalla Sala Grande. Anche se non me l'ha chiesto direttamente, è evidente che anche lei voglia salvarsi da questa serata terribile. Deduco che sì, il Guaritore si sia rivelato un pessimo ballerino: per spingerla a voler dimenticare deve averle pestato i piedi chissà quante volte. Per avvalorare la mia tesi, abbasso lo sguardo verso le sue scarpe alla ricerca di qualche ammaccatura o macchia, mentre le porgo la mano ed attendo che accetti. E lo fa.
    Le dita sottili si fermano sulle mie; scivolano delicatamente verso il palmo, in un tocco che, mi sorprendo, mi scalda. Le avvolgo con una stretta altrettanto leggera ma comunque salda, il pollice fermo sulle sue nocche. La guardo in viso: sorride.
    Lo prendo come un buon segno: immagino sia felice di seguirmi e istintivamente lo sono anch'io.
    C'è un istante in cui non so cosa fare: quando è in piedi di fronte a me e la sua mano è ancora nella mia. Mi sento preso in contropiede, sono titubante davanti alla prospettiva di perdere questo briciolo di calore piacevole e nuovo... Diventa inevitabile quando entrambi ci ritroviamo a guardare la stessa cosa e chiederci - io almeno lo faccio - se sia strano e, automaticamente, quanto. Ritiro la mano in uno scatto quasi repentino e la nascondo sotto il mantello, dietro la schiena. Le indico di precedermi allungando il braccio sinistro ma prima di seguirla mi concedo un secondo per schiarirmi la voce e, perché no, anche le idee.

    All'interno della Sala Grande, le coppie superstiti avrebbero continuato a volteggiare e saltare a ritmo di musica fino a notte inoltrata; si sarebbero lasciati coccolare da morbide e ben assortite leccornie e, se abbastanza fortunati, dalle braccia della persona amata.
    Altri invece avrebbero dovuto, loro malgrado, fare i conti con le dure conseguenze di un cuore spezzato.



    Interagisce con Liv e insieme a lei esce dalla Sala Grande.


    Edited by Il bibliotecario. - 14/1/2023, 14:46
     
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    Convenevoli, convenevoli e ancora convenevoli. Viole era abituata ai convenevoli, una vita passata ad essere istruita per ricoprire un ruolo preciso, al punto che per lei era ormai una seconda natura.
    Sorridere, annuire, il giusto cenno col capo e la giusta parola al momento giusto. Una danza su tempi precisi, quattro quarti che correvano rapidi tra armature di seta e taffetà.
    E se quell’insegnamento le era servito a qualcosa, allora le era servito ad evitare che la sua faccia assumesse un’espressione corrucciata di fronte alle parole, piene di buone intenzioni, di Grace.
    Grazie.” Rispose con un’espressione inintelligibile, un lieve sorriso che nascondeva il suo fastidio.
    Non era servito a nulla prendere il boccino, quindi perché la grifondoro tirava fuori qualcosa di così inutile in quel momento? In realtà era colpa sua, in realtà, avrebbe dovuto fingere di non riconoscerla, sarebbe stato più semplice. Solo il timore di apparire scortese l’aveva fermata dal mettere su quella farsa.
    Non perse neppure tempo a spiegare che no, non era più la cercatrice di tassorosso, aveva lasciato il ruolo – sebbene non ancora ufficialmente – ormai da settimane.
    Una singola partita le era certamente bastata e avanzata per capire di non essere interessata a praticare quel particolare sport.
    Ti ringrazio, anche tu sei molto bella.” Avrebbe poi aggiunto, portando il discorso su argomenti più piacevoli e meno controversi, non c’era cosa più maleducata che essere gradevoli e controversi durante un’occasione mondana. O così la pensava la sua matrigna.
    Sembrava però che nella famiglia Barnes non fossero dello stesso avviso. Viole e le sue sorellastre, per quanto profondo fosse il disprezzo tra loro, non avrebbero mai osato esporre i loro problemi familiari a quel modo.
    La loro famiglia doveva essere molto più rilassata in quel senso.
    Sfortunatamente la questione del quidditch, nonostante il suo tentativo di cambiare discorso, sembrò destinata a tornare quando Harry ritirò fuori la sua presunta bravura sulla scopa. Presunta, appunto, perché fosse stata capace davvero il boccino sarebbe stato suo più in fretta e così la vittoria.
    Viole non era davvero tipo da prendere bene la sconfitta, neanche a distanza di mesi. In realtà, fosse dipeso da lei, avrebbe evitato di anche solo nominare il quidditch per il resto dell’anno scolastico. Avrebbe anche volentieri evitato le ragazze di grifondoro, ma sapeva di non poterlo fare e in fondo in fondo non era così rancorosa da non poter neanche tollerare la loro vista.
    Due cose successero però a quel punto: la prima fu che Harry allungò la mano per scostarle i capelli, un gesto sorprendentemente intimo che non mancò di sorprendere Viole, al punto da farla leggermente arrossire e rivolgere al ragazzo una rapidissima occhiata sorpresa, rapidissima sì, perché subito la sua attenzione fu rapita da un fascio di luce che si accese sulla grifondoro di fronte a loro.
    Una serenata in stile babbano, qualcosa che Viole aveva visto solo nei film babbani di Yvonne e mai dal vivo.
    Il colpevole – se così lo si poteva definire – era una faccia nota, Mars, anche lui un tassorosso, ma con cui Viole non si era mai associata in alcuna maniera, il ragazzo era troppo eccentrico per la timida concasata, inoltre qualcosa in lui gli ricordava la sua ex – sono i tatuaggi, pensò – e lo spingeva ad evitare anche solo di guardarlo per caso.
    La scena, per quanto romantica, era anche imbarazzante. Lei era lì con un altro, perché mettere su quello spettacolino? Se anche Grace e Mike fossero stati lì come amici sarebbe comunque stato… poco carino? Forse era una qualche battuta tra loro?
    Viole non ne aveva idea, ma a giudicare dalla reazione del serpeverde la cosa non era stata recepita troppo bene. Lanciò quindi un’occhiata a Harry, come a chiedergli di allontanarsi, possibilmente in fretta.
    Fortunatamente anche il suo accompagnatore sembrava essere dello stesso avviso perché insieme si diressero verso il tavolo delle bevande, non prima però di aver brevemente salutato chiaramente.
    “Oh, no, non preoccupati. Ero solo un poco sorpresa dalla situazione.” Lo rassicurò con un mezzo sorriso, accettando al contempo però il bicchiere che lui le offriva.
    Un primo sorso però quasi le fece perdere la compostezza, il sapore di alcol a buon mercato – quantomeno per gli standard della francese – che le inondava il palato.
    Qualcuno aveva corretto le bevande e il gusto, be, ne aveva estremamente risentito.
    Ti ringrazio.” Disse comunque con un piccolo sorriso, decisa a berlo comunque, Harry infatti aveva agito con le migliori intenzioni e sarebbe stato scortese da parte sua gettare via la bevanda.
    Inoltre – quando ancora si trovava a frequentare i locali con la sua ex – le era capitato di bere molto di peggio.
    Sì, ho notato che tra voi il rapporto è movimentato.” Non le era chiaro perché tra i due paresse esserci una simile inimicizia, Harry poteva essere un po’ distratto e sicuro di sé, ma non sembrava un cattivo ragazzo. Che Mike fosse davvero così problematico? Aveva sentito di un ragazzo problematico di nome Harris, che fosse Mike? O si trattava, come nel caso di suo padre Aster e sua zia Lis, di una questione di eredità? Sembravano tutte spiegazioni logiche.
    La mia famiglia possiede una emh, non sono certa di come si chiami in inglese.” Esitò per un momento, cercando le parole “Abbiamo una società che possiede la banca di famiglia e quote di maggioranza di altre società, uh, una holding finanziaria. Il termine inglese è holding finanziaria. Mio padre però preferisce occuparsi di politica. La tua invece? Avete delle attività, giusto? Il cognome non mi è nuovo.
    I Saint-Clement potevano essere purosangue e antichi ma non erano una famiglia nobile o illustre, non ne avresti trovati cercando tra le cronache dei maghi più famosi e potenti, ma una cosa li faceva primeggiare su molte altre famiglie più nobili: il potere brutale di una ricchezza favolosa.
    Partendo dal bisnonno di Viole, Aster Saint-Clement anche lui, la famiglia aveva iniziato ad accumulare sempre più ingenti capitali, non di rado a spese di altre famiglie di maghi di ben più nobili natali, portando avanti politiche commerciali senza scrupoli.
    Ad oggi la SCBI, Saint-Clement Banque Industries, vantava un valore multimiliardario e persino un reparto, totalmente in mano a sua zia Lis, impegnato in affari persino coi babbani.
    Tutto ciò che possedevano, dal loro posto in società alle antiche ville magiche, era stato acquistato col vile denaro. Persino lo stemma di famiglia – lo stesso che Viole portava impresso sulla collana che portava sempre – era stato creato ad hoc meno di vent’anni prima quando suo padre aveva sposato la figlia di un duca, in un flebile tentativo di camuffare la natura borghese della famiglia.
    Nel frattempo la festa procedeva senza apparenti problemi – o quantomeno senza problemi che loro da quella distanza potessero notare – con tanto di balletti improvvisati.
    Io lo trovo senza dubbio originale.” Commentò invece la giovane, abbandonando su di un tavolo il bicchiere finalmente vuoto. Era strano per lei pensare di essere lì, la sua prima vigilia di Natale sola, bevendo squallidi alcolici e non champagne insieme a suo padre e al resto della famiglia.
    Erano vigilie felici? No, ma erano tutto ciò conosceva. E le mancavano.
    Addirittura igienizzare?” chiese leggermente sorpresa, ma a quanto pareva tra grifondoro e serpeverde non correva buon sangue, quindi Harry doveva riferirsi a quello. Era certamente un tipo drammatico.
    Nonostante ciò non esitò a seguirlo in pista, posandogli delicatamente le mani sulle spalle per ballare con lui, stando però ben attenta a lasciare sempre tra i loro corpi un po’ di spazio, era pur sempre un ballo scolastico, inoltre non erano così intimi.
    Però era bello ballare con qualcuno liberamente. Viole aveva preso lezioni di ballo da sala e studiato danza classica per molti anni ma raramente le era capitato di ballare con qualcuno, solo con la sua ex in pratica, ma allora la musica era stata molto diversa.
    Sorrise spontaneamente al ragazzo, incontrando il suo sguardo, forse, se avessero avuto più confidenza, avrebbe poggiato la fronte sulla spalla, appoggiandosi a lui.
    Una volta terminata la canzone si separarono e Harry si allontanò per prendere da bere. Viole considerò l’idea di fermarlo, non aveva voglia di bere ancora quella spazzatura, ma scelse di lasciar perdere, ribattendo semplicemente che l’avrebbe aspettato lì.
    Rimasta da sola, inevitabilmente la giovane si ritrovò a pensare. Quale sfortuna esistere a livello dello spirito quando la mente è inquieta e inevitabilmente ti trascina altrove.
    Immersa nei suoi pensieri non notò subito la piccola bolla di caos, anzi, si accorse di cosa stava succedendo solo nel momento in cui la musica cessò e poté chiaramente udire il mormorio acuto dei folletti della Cornovaglia.
    Una ventina, forse persino di più, di piccoli corpi blu volava nell’aria. Qualcuno doveva averli liberati per fare uno scherzo e causare un po’ di panico.
    La serata era ormai ufficialmente rovinata e Viole – assieme a svariati altri studenti – si affrettò a lasciare la sala per lasciare i professori ad occuparsi di quel piccolo ma fastidioso problema.
    Le sarebbe piaciuto quantomeno salutare Harry, ma nella folla non ebbe modo di trovarlo e alla fine decise di lasciar perdere, ci sarebbero certamente state altre occasioni.




    Interagisce principalmente con Harry ma deve andarsene quando i folletti inviati da Harry invadono la sala
     
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    Il Ballo di Natale 2022 è ufficialmente
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