Appuntamento al buio??? - con Grace

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    301

    Status
    i'm sleeping

    f909d96fb800eb4e10a14defda7663e9
    Grace avrebbe voluto gioire di quel velo di preoccupazione che gli aveva sentito nel tono quando, inciampando in una radice che non aveva visto – causa accesa discussione proprio col Serpeverde –, stava per rovinare al suolo salvo tempestivo intervento del Romanov stesso. Grace sarebbe arrossita di vergogna abbozzando un timido «grazie» che avrebbe finito per smorzare il fastidio nei suoi confronti soprattutto a seguito della di lui occhiata carica di cosa? Era forse preoccupazione quella che vi leggeva? La Grifondoro scosse il capo. Era palesemente l’effetto dello schiantesimo quello che le faceva vedere cose che assolutamente alla luce del giorno non avrebbe più visto replicarsi come già accadeva tutti i giorni in classe quando, quelle rare volte che aveva incrociato il suo sguardo, si era vista restituire due occhi blu intensi di impassibilità. Avrebbe scambiato una “O” in Erbologia pur di sapere cosa passasse nella mente di quel ragazzo tanto complicato. «Io vorrei sapere, davvero, tu cosa diavolo nei sai di come io veda o non veda il mondo in base al mio vissuto.» Stese il braccio prima che potesse replicare. «Si hai due info in croce sul mio conto ma non sai nulla di cosa ho vissuto nel mio passato o vorresti dirmi di sì, Mikhail?» Sollevò le sopracciglia sfidandolo a dire diversamente. Nessuno a scuola sapeva dell’incidente nella quale era morta la sorella e Grace, per quanto estroversa e popolare fosse, era ben in grado di tenere per sé determinati argomenti. La sua era una scelta, quella di mostrare al mondo un sorriso al posto di un muso duro come invece, al contrario, aveva scelto di porsi il russo. Forse la differenza di popolarità – come la chiamava lui – stava proprio in questo: Grace cercava di essere gentile, aperta e cordiale con il mondo mentre lui... ringhiava e forse, all’occorrenza, mordesse perfino.
    «I punti glieli faccio mettere, dall’Infermiere!» Dio! Gli uomini! Sempre a mostrarsi più duri, più forti... più tutto! «Tu non farai proprio niente», continuò la Grifondoro piantandosi nel sentiero per sostenere, qualche centimetro più in basso, lo sguardo freddo dell’altro. Non batté nemmeno ciglio, irremovibile ed inflessibile su quella che era la sua posizione. Gli avrebbe tenuto testa da coraggiosa figlia di Godric quale era anche se il Serpeverde si sarebbe rivelato un osso ancora più duro per la sua pazienza che non sembrava voler mollare e lei, dal canto suo, doveva tornare dalle amiche, rassicurarle che stesse bene e che Olimba non avesse dato atto a quelle minacce che le aveva gridato sul campo. Fece una smorfia. In classe quella tipa faceva tanto la gattina timida e poi in campo sembrava posseduta. L’aveva lasciata di stucco.
    Stava quindi per salire le scale con la voglia di lasciarsi al più presto quella situazione alle spalle quando l’altro inconsapevolmente – forse? – fece leva sul buon cuore della ragazza che mossa a compassione non riuscì a vederlo tornare nel buio della notte, solo, a lottare contro i mulini a vento. Inviò un biglietto alla maggiore delle compagne e protestando contro sé stessa uscì di nuovo nella notte per correre dietro all’altro. «Cosa vuoi ora…» Roteò gli occhi al cielo. «Non ti ucciderà il successore di Voldemort ma il tuo entusiasmo», sbuffò la Grifondoro cercando di mettere da parte quella parte di cervello che la ragguardava su quanto fosse ovvio che l’avrebbe accolta a quel modo. Avrebbe dovuto mandarlo a quel paese da solo come non si stancava si sottolineare. «Da quando ti interessa cosa racconto alle mie amiche?» Si fermò aggrottando le sopracciglia. «Per essere uno che sta sempre a sentenziare sul prossimo mi stupisce quanto t’interessi l’opinione che gli altri hanno di te. A Durmstrang possono anche averti insegnato ad essere spietato ma... Mik, non è necessario. Non sempre almeno», inclinò il capo cercando il suo sguardo meditabondo. “Non serve tu erga barriere con me”, parevano dire gli occhi limpidi della Grifondoro.
    «Non crederanno mai che il diavolo e l’acqua santa hanno collaborato», ovviamente non l’aveva minimamente ascoltata, «a meno che... non ci sia altro, sotto.» Finalmente incontrò i suoi occhi mentre un sorriso gli piegava i bei lineamenti verso l’alto. Grace lo fissò perplessa aggrottando le sopracciglia, non riuscendo ad intuire dove volesse andare a parare. Il suo sguardo la osservava come non mai aveva fatto prima di allora e lei si sentì a disagio mentre le guance andavano imporporandosi. «C-cosa vorresti dire?» Chiese infine lasciando che il silenzio si alzasse come una patina tra loro, poi alzò la mano indicandosi a turno. «Cioè tu vorresti... ? Io... noi, cioè tu...?» Eh? No, quello era decisamente lo schiantesimo! Era ancora svenuta!
     
    .
  2. Mikhail
     
    .

    User deleted


    8867a3a496cba0094a7f218d189ce71dbc93126f_00
    Guardai Grace dritta negli occhi quando mi fece notare che non ne sapevo nulla del suo vissuto, né tantomeno di come affrontava il mondo o le persone in relazione a ciò. Dopo alcuni attimi trascorsi a fissarla in silenzio, il mio sguardo cadde in avanti, in un punto non precisato.
    È vero, non so nulla sul tuo passato (se non quello che mi hai mostrato a Incantesimi e quello che spifferi a più riprese durante le lezioni), ma non credere che non abbia avvertito il dolore che ti porti appresso.

    L’espressione algida non si scompose, a differenza della mia voce che tornò ad uscire, cupa.
    Se pensi di poterci convivere per il resto della tua vita, sappi che è una cazzata che ti propinano al solo scopo di reprimere le tue emozioni. La verità è che il dolore non va represso, ma incanalato; solo in questo modo riuscirai ad avvertirlo sempre meno.
    Le spiegai, per quanto questo modus operandi andasse a provocare altri effetti sul proprio carattere ed io ne ero la prova concreta. Restai poi ad osservare – divertito in cuor mio – l’espressione corrucciata della ragazza quando le dissi che sarei andato a sistemare le cose di persona. Era quello lo sguardo che volevo da lei: quello di una persona al limite della sopportazione, pronta ad esplodere da un momento all’altro. Poco più tardi, quando mi affiancò durante il viaggio di ritorno, fece un commento in merito alla mia mancanza di brio, al quale potei far altro che risponderle a tono.
    Sarei entusiasta se riscontrassi una reazione (da parte tua) che trascende le mere parole: senti il desiderio di tirarmi un ceffone per qualcosa che ho detto o fatto?! Allora tira fuori la leonessa che c’è in te e tiramelo, ma smettila di miagolare come un micetto.
    Le spiegai, avvicinando la mia faccia da sberle al suo viso con un sorriso provocatorio, di quelli che avrebbero fatto perdere la pazienza a chiunque. Restai in quella posa per una manciata di secondi, ridendo se la sua mano avesse impattato sulla mia guancia o sbuffando, in caso contrario. Rimasi, invece, in silenzio alla prima parte della sua successiva affermazione, in quanto non avevo una vera e propria risposta da darle; malgrado ciò, il mio silenzio fu comunque ambasciatore di una risposta, seppur implicita. Diverso fu invece il mio punto di vista sulla seconda parte, quella inerente all’essere (o meno) impietoso nei confronti altrui.
    Non sempre? Stai dicendo che ci sono volte in cui occorre essere spietati?
    Ed eccolo il sorriso sardonico fare, poco a poco, la sua apparizione, tingendo di rosso la tela bianca del mio viso.
    E cosa decreterà se è il caso (o meno) di ricorrere ad un simile modo d’agire? Suvvia.
    Mi impegnai a non deriderla per quanta ingenuità trasparisse dai suoi discorsi, preparandomi invece per il discorso che le feci poco tempo dopo. Ci fermammo ad osservarci l’un l’altro ed io le regalai un sorriso malizioso che l’avrebbe (con ogni probabilità) destabilizzata, pudica come appariva. Attesi in silenzio che l’intuito le suggerisse il senso del tutto, assaporando l’imbarazzo sul suo viso nel rincarare la dose qualche attimo più tardi.
    Dicono che il Preside voglia organizzare una cena per la Vigilia di Natale, durante la quale avrà luogo un Ballo.
    Le mani, andarono a piantarsi – ben salde – ai fianchi.
    Potremmo andarci assieme: spiegherebbe questa nostra assenza.
    Solo per spiegare l’assenza, sia chiaro. Attesi la risposta, mostrando un sorriso meno divertito e più sincero nel caso avesse accettato o, in caso contrario, avrei semplicemente fatto spallucce. Dopodiché, avrei ripreso il cammino fino al luogo nel quale eravamo stati fino a poco tempo prima.

     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    301

    Status
    i'm sleeping

    26207400842b823b50a34b4a467fe98a
    Per ogni cosa positiva che la Grifondoro riusciva a trovare nel russo e della quale si sforzava di apprezzare, lui, quasi come un sensitivo sembrava riuscire a percepirla ed immediatamente trovava il modo di buttarla nuovamente a terra. In quel pomeriggio funesto la Johnson si era sentita come in balia delle montagne russe con le sue emozioni che oscillavano da un estremo all’altro incapaci di trovare un equilibrio. Si sforzava di collaborare col ragazzo e, magari, stringere una qualche amicizia a dispetto della falsa partenza con la quale avevano iniziato a causa sua. Un po’ si pentiva per averlo indisposto così tanto ne suoi confronti, quello che aveva usato con lui era un atteggiamento da bulla che disprezzava e della quale si dissociava con la sua persona ma, allo stesso tempo, il suo orgoglio di leonessa le rendeva impossibile giustificare del tutto quell’astio, quell’arroganza e quella superiorità che il Serpeverde sfogava su di lei. Tutto per la battuta sull’accento. Era incredibile che per un motivo tanto sciocco e per la quale si era scusata a profusione lui continuasse a punirla a quel modo. Anche basta, no? “Non ti dovresti nemmeno sforzare di far funzionare le cose”, le diceva la vocina della sua coscienza che era più stanca di lei nel cercare di mettere pezze a giustificazione. La sua mente poi, alla fine, aveva ragione: chi era quel ragazzo per lei? Nessuno. Non lo conosceva e nemmeno lui poteva dire lo stesso per quanto si riempisse la bocca di nozioni che, come aveva ammesso, aveva origliato dalla sua stessa bocca. Ciò che sapeva era unicamente ciò che lei voleva si sapesse del suo conto. “Eppure sa che dentro di me c’è del dolore...”, sua sorella, suo padre e un po’ anche sua madre per ciò che aveva perso perdendo le due persone che più amava al mondo. Probabilmente si sarebbe dispiaciuta di meno se avesse perso lei e non loro. Sospirò.
    «Ti piacerebbe che ti tirassi un ceffone, vero?» Chiese quindi la ragazza fermandosi per osservarlo nonostante la palese e voluta provocazione. La Grifondoro si sentiva al limite della pazienza e sembrava che, tornando lì a dimostrargli che lei davvero si sarebbe preoccupata per lui, lui volesse a tutti i costi dimostrarle il contrario, dimostrarle che si sbagliava come in qualsiasi scelta da lei compiuta come se lei, appunto, non fosse in grado di compierne una ragionata senza la sua guida o la sua bocca larga pronta a sparare sentenze a destra e a manca. Perché questo aveva fatto tutto il giorno: spiegarle come avrebbe dovuto vivere e vedere il mondo. “Ma chi ti pensa di preciso?” Avrebbe voluto rispondergli mordendosi invece la lingua in favore di una convivenza più civile. «La violenza non è la risposta a tutto, Mikhail. Ci sono delle volte che essere spietati è necessario, non lo nego, non sono ipocrita come forse pensi ma io credo sia l’ultima spiaggia.» Addusse calcando le mani nelle tasche prima di riprendere la discesa verso il lago. «In più, non avrai questa soddisfazione da parte mia per così poco», sentenziò allargando un sorriso forzato prima di continuare a trottare “allegramente” al suo fianco. «Davvero, provaci! Tipo esercizio per casa... tenta di essere umano un singolo giorno della tua vita e vedrai che magicamente non verrai più odiato», estrasse le mani dalle tasche mimando il fittizio baglio di quella che doveva essere una magia. Anche lei sapeva giocare a quel gioco degli sfottò, non era una sua prerogativa. Il discorso continuò e questa volta il Serpeverde provò a toccare un altro tasto ossia quello delle amiche della bionda che, come aveva lei più volte ricordato quel pomeriggio, si sarebbero preoccupate per la sua assenza nonostante Grace avesse loro recapitato un biglietto che almeno in parte avrebbe tranquillizzato la Wheeler ma non era pronta e nemmeno lontanamente preparata all’insinuazione che presto lui avrebbe tirato fuori. In pratica sosteneva che per rendere veritiera la loro collaborazione agli occhi esterni ci sarebbe dovuta essere di mezzo una tresca. Grace ne rimase interdetta mentre il suo cervello disattivava, momentaneamente, le facoltà cerebrali a protezione della stessa. Balbettò chiedendo delucidazioni su cosa avrebbe dovuto esserci sotto. «Dicono che il Preside voglia organizzare una cena per la Vigilia di Natale...» Cos?! Stava davvero...? Lui?! Lui la stava davvero invitando a partecipare ad uno degli eventi più importanti della scuola e al suo fianco? Le mancò il respiro per una frazione di secondo prima che i battiti nel suo petto accelerassero di colpo la corsa.
    «Potremmo andarci assieme: spiegherebbe questa nostra assenza.»
    Silenzio. Spiegherebbe questa nostra assenza. Le parole atterrarono come uno schiaffo in piena faccia mentre sentiva la terra sotto i piedi mancare. Che stupida. Stupida. Stupida. Stupida. Aveva cominciato a sperarci senza nemmeno rendersene conto! STUPIDA.

    S-CIAF!

    «Sarai contento adesso!» Sibilò, la mano ancora rossa e pulsante dal contatto col viso del Serpeverde. «Lezione per te. La prossima volta che inviterai qualcuna fallo perché ne hai davvero voglia... Io non sono la tua cazzo di copertura!» Esplose, la voce rotta dall’emozione, il labbro inferiore tremante di collera. «Qui non c’è nulla da trovare.» Gli lanciò un’altra occhiata ardente di collera, delusione, e si voltò per tornare definitivamente al castello. Non le sarebbe importato, questa volta, di lasciarlo solo a combattere contro i mulini a vento. Era ciò che voleva e lei non era così priva d’autostima per sottomettersi a quell’ennesimo insulto.


    CITAZIONE
    CONCLUSA.


    Edited by Dragonov - 13/12/2022, 23:01
     
    .
17 replies since 7/12/2022, 23:14   343 views
  Share  
.
Top
Top