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.Domenica 20 Novembre 2022.
Maneggio in Irlanda.
Ho trovato un bel posto. Non sarà il nostro posto, quello di sempre, ma ci si avvicina!
Quindi questa domenica la passiamo insieme Hunter, non te lo sto chiedendo.
Ti ho messo la passaporta nella busta, ti aspetto alle dieci del mattimo.
A presto, non vedo l'ora, ho tante cose da raccontarti!
Emilie.
Riesco a sentire tutto il suo entusiasmo trasparire dalle ultime righe di questa lettera, le farei leggere a chi mia chiede che tipo è mia sorella. Lei è quel tipo di persona che quando organizza qualcosa non c'è modo di tirarsi indietro, a meno che non si voglia incombere in un mostruoso loop in cui lei ti rinfaccerà di averle dato buca dimostrando la sua permalosità, un classico insomma. Non è una prospettiva per nulla piacevole, riesce ad essere davvero fastidiosa se ci si mette e io voglio evitare in tutti i modi che ciò accada, anche solo per non avere altro a cui pensare. Che poi mi devo far perdonare e vedi quanto inizia a diventare complicato.
Che poi alla fine, Hunter, te la sei pure andata a cercare: mi sono dato per disperso troppo a lungo, dovevo aspettarmi che Emilie sarebbe venuta a recuperarmi per il colletto della camicia in nome dell'unità familiare e bla bla bla, in nome di tutte quelle cose in cui le piace tanto credere. Io non ne ho bisogno, io sono la sua famiglia e lei è la mia, questa consapevolezza a me basta, ma non a lei che invece vive di piccoli gesti. Può essere sia un pro che un contro, perchè per renderla felice ci vuole tanto poco quanto per renderla triste, anche se lei negherà fino alla morte.
Mi domando cos'abbia da raccontare. Per essere più specifici, mi chiedo cos'abbia da raccontare di così importante da non potermelo scrivere su carta. La mia natura propende già per qualche risvolto negativo, è da un po' che ho la strana sensazione che Emilie voglia contattare i nonni, da sola, senza coinvolgere me. Sa quanto la cosa non mi stia bene e so anche che sarebbe una di quelle poche scelte d'impulso che mi nasconderebbe.
Vedremo.
Però la trovo bene, non sembra depressa nè giù di tono, anzi, l'entusiasmo con cui mi salta al collo mi sembra... puro. Nonostante l'abbraccio, sa che da parte mia non può aspettarsi molto di più che qualche pacca sulla spalla. Ma può andare fiera del fatto che alla fine mi faccio sempre contagiare dal suo sorriso, non so come sia possibile ma è una di quelle cose che mi porto dietro fin da bambino: se lei sorride, sorrido anche io. Imbarazzante forse, ma impossibile da contrastare.
- Tieni - la giornata è ottima e nonostante sia novembre, c'è un sole tiepido ad illuminare l'erba verde di questo maneggio ben tenuto - so che ti vergogni a comprarle, quindi ci ho pensato io - la prendo un po' in giro per questo suo strano cruccio, e dalla tasca del cappotto scuro tiro fuori una cioccorana. Una cosa da niente, una cazzata in realtà, ma appunto, so che si ritiene "troppo grande" per comprare cose di questo genere. Lo confesso, questo gesto in realtà è anche strategico: serve per addolcirla un po' ed evitare che mi faccia un sermone infinito sul perchè ignoro alcune sue lettere. Ovviamente non funzionerà, lo so già, ma lo apprezzerà comunque come se avessi fatto chissà cosa.
- Come hai trovato questo posto? - ha trovato un sostituto perchè lì non ci possiamo, o forse non ci vogliamo più andare. Nonostante ciò, l'atmosfera è terribilmente familiare. Terribilmente perchè in qualche modo è come se fosse... inquietante pensare ai giorni in cui tutti insieme venivamo al maneggio, tutta la famiglia al completo. Eppure non mi dispiace; il nitrito dei cavalli, le staccionate, l'odore del fieno e persino l'odore di qualcos'altro richiamano alla memoria quei momenti in cui di domande me ne facevo pochissime - devo dire che ti sei impegnata, è bello. Solo che a Les Arnelles le staccionate erano bianche - mani in tasca, con il mento indico proprio il recinto verso cui stiamo avanzando, che invece ha le staccionate del colore naturale del legno.
- Come stai? - sembra che non ci sia particolare calore nella mia voce, insomma, come al solito. In realtà mi interessa davvero sapere come sta, tanto quanto a lei interessa sapere come sto io.
Ma partiamo da lei prima, così mi distraggo dai pensieri che mi attanagliano ultimamente e che hanno come protagonista una certa ragazza, fantasma a quanto sembra. Non è paradossale che Daphne abbia preso distanza proprio dopo essere stati così vicini? Che cazzo le passa per la testa? Rieccoci. No, grazie, preferisco farmi distrarre dalle parole di Emilie.SPOILER (clicca per visualizzare)La sorella di Hunter, Emilie, è un PNG che per questa role verrà mosso da Daphne.
Edited by .Moore. - 14/12/2022, 00:36. -
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Edited by Ellen. - 15/12/2022, 22:38. -
.- Mi sembra improbabile... - ovviamente non sono più alto, la mia latezza è la stessa da ormai un paio di anni ed Emilie lo sa benissimo. A lei piace soltanto potermi trattare come il suo piccolo fratellino ogni volta che ne ha l'occasione e finchè vivevamo insieme le occasioni non mancavano, adesso si sono fatti momenti sempre più rari.
Tutta colpa del corso degli eventi: da quando nostro padre ha scelto di farla finita, io ho scelto di cambiare aria, vita, tutto quanto e lei questo lo sa benissimo. Potrà non ammetterlo mai ma dividersi non è stato così semplice, nonostante non fossimo a contatto ventiquattro ore su ventiquattro è un po' come se la mia volontà di trasferirmi in Inghilterra avesse posto tra di noi una lontananza insormontabile. Come se non esistessero passaporte e smaterializzazione poi. Anche se la nostra vita è sempre stata ricca di magia è come se mia sorella ragionasse in analogico, dimenticando che queste distante, per fortuna, in questo mondo sono facilmente avvicinabili. Infatti adesso siamo qui, in un posto che non è nè mio nè suo, ma in cui siamo arrivati in un battito di ciglia. Non mi ritiro quando mi scombina i capelli, ritrovandomi a perdermi qualche istante in quel gesto che da un po' di tempo a questa parte era diventato una sorta di saluto segreto condiviso con la serpeverde bionda. O forse dovrei dire era.
- Non capisco che ti preoccupi a fare, dove vuoi che sia? - la cioccorana che doveva fungere da diversivo ha avuto un effetto piuttosto breve, non permettendomi di sfuggire alla strigliata di una sorella apprensiva - e comunque ne mandi troppe. Ad un certo punto non sapevo neanche più cosa raccontarti - e se alle orecchie di qualcuno potrei suonare scortese, duro, antipatico, non alle sue. Lei sa benissimo che lo faccio anche un po' per sfotterla, quando alle mie parole aggiungo un sorriso giusto per ammorbidirle la cosa. Inoltre sa quanto non sia uno dai lunghi racconti a dalle molte parole al contrario di lei, amante dei dettagli e degli aggettivi ricercati. Quindi le poggio una mano sulla spalla facendola poi debolmente scivolare lungo il suo braccio, quasi come quel giorno - è tutto apposto - e la rassicuro sempre sperando, dentro di me, che non mi investa nuovamente con un'incontrollabile ondata di lettere.
Eppure un'amante dei dettagli come lei si è lasciata sfuggire il colore delle staccionate... che delusione. Ovviamente non pretendo davvero che trovasse la copia perfetta della scuderia in cui andavamo da piccoli, in realtà questa differenza mi piace. Quindi le guardo: non fingerò che le staccionate siano bianche, marroni vanno più che bene.
Ci avviciniamo e sembra che i ricordi si facciano un po' più nitidi, delineano i contorni del viso di mia madre come se l'avessi appena vista in foto. Non so perchè mi sia saltata subito lei alla mente, è un pensiero intrusivo e anche un po' casuale scansato prepotentemente dalle parole di mia sorella. Mi fermo sul posto, sono perplesso e non lo nascondo - lavoro? Che lavoro? - non poteva aspettare di finire la tesi, di laurearsi? Perchè dovrebbe lavorare, non ce ne sarebbe affatto bisogno. Sono sicuro che se ascoltasse attentamente, potrebbe sentire i miei pensieri attraverso i miei sospiri - aaah, Emilie... - ormai non le ripeto neanche più quanto la sua testardaggine ogni tanto la porti a fare delle scelte illogiche: neanche io sono troppo felice del fatto che la nostra fonte di sostentamento siano quegli stessi parenti che si ricordano della nostra esistenza sono quando più gli fa comodo. Ma voglio essere egoista ed approfittarne, fin tanto che ci torna utile. Almeno fino a quando non saremo entrami fuori dalle rispettive scuole.
- Ci sto - non ho mai rifiutato una gara, fin da quando eravamo bambini. E sempre fin da quando eravamo bambini, Emilie è stata quella presenza che piano piano, poco per volta, mi spinge verso le relazioni con gli altri. A volte è fastidioso, perchè sembra quasi che la sua unica ragione di vita che io mi faccia degli amici; dall'altra penso che se non ci fosse lei a chiedermelo, mi scorderei di relazionarmi con il prossimo. In questo caso però, forse per la prima volta dopo tempo, esito nel risponderle preferendo piuttosto adagiarmi alla staccionata e seguire il movimento di un bellissimo marezzato non molto distante da noi - ho fatto conoscenza - è più o meno la stessa cosa - pensavo... credevo, forse una - amica, non so. Non la definirei così. Odio il fatto che con mia sorella non riesca a non essere sincero.
Posso omettere e stare in silenzio, ma mentire... ci ho provato, con scarsi risultati.. -
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.- Mh - mia sorella non ha mai avuto nessun tipo di problemi con le dimostrazioni d'affetto, siano essere fisiche o verbali. Sembra che lei sia abbastanza affettuosa per entrambi, io invece conservo le energie e subisco passivamente il suo abbraccio ridendomela un po' sotto i baffi quando poi prende a dondolarsi sul posto. Sembra che si sia ricaricata le pile, sono gia consapevole che lo farà ancora durante la giornata.
- Te l'ho detto, non sapevo neanche che dirti! - non è che mi potessi inventare chissà quale storia per riempire un foglio di carta, sarebbero state lettere praticamente prive di contenuto e non vedo il senso di scrivere qualcosa giusto per, su questo sono abbastanza fermo sul mio punto. Faccio spallucce e accantono la cosa, se andiamo avanti così rischiamo di non dire altro per tutto il tempo. Alla fine questo è un altro pro dello scriversi poco: potersi raccontare a voce tutto quello che non si è detto via lettera. Ogni tanto non sono convinto neanche io di ciò che penso, come in questo caso, ma sono sicuro che questo è uno di quei pensieri consolatori che Emilie si fa quando non le arriva risposta alle lettere - certo, certo - non ho ipotizzato neanche per un attimo che avrebbe potuto smettere di scrivermi, lei è una garanzia - fai come vuoi - e sorrido, con rassegnazione. Lei fa sempre quello che vuole, mi abbraccia, mi rimprovera, mi da baci a tradimento, si prende l'affetto da sola e io la lascio fare consapevole che ne ha bisogno magari più di me e che comunque non c'è nessun altro su cui poter contare allo stesso modo. Io ho lei, lei ha me.
Il resto della nostra famiglia o non è pervenuta, impegnata in chissà quali affari, o serve solo da sostentamento e questo tipo di trattamento se lo meritano eccome. Mi ci perdo in questi ragionamenti di tanto in tanto, così come mi perdo nelle immagini che rapidamente si susseguono da qualche parte davanti a me. È sempre lei che viene a recuperarmi quando questo accade, disturbandomi o anche toccando appena una guancia come sta facendo adesso. Non fosse stato per lei in varie occasioni sarei rimasto impassibile persino per ore a guardare un angolo della stanza.
Emilie è sempre stata una ragazza tendente all'indipendenza, a cui piace sentirsi parte integrante di qualcosa quindi questa sparata di testa da parte sua me la potevo anche aspettare. Solo che speravo prendesse una scelta un pelo più ponderata, invece di assecondare questo suo bisogno, come lo chiama lei. Sto per contestare la decisione ma forse non è quello di cui ha bisogno: mi sembra entusiasta e per una volta posso anche tenere per me le mie considerazioni. Non tutte ovviamente, solo quelle più severe - quantomeno ti pagano bene - sarebbe il minimo, ma non è detto che sia così scontato - e cosa fai, di preciso? - e continuo ad informarmi, perchè è normale che sia informato su come impiega il tempo mia sorella.
- Non era necessario, ma grazie per la gentilezza - così come lei è normale che sia informata su di me, per quanto mi scocci ammetterlo. Solo che il mio modo di informarla è diverso velato, accennato, vago e sul vago vorrei mantenermi. Ma con lei sembra impossibile, curiosa com'è - Daphne - espiro rumorosamente - e non lo so che è successo, ci siamo... allontanati - dopo essere stati più vicini che mai. Non ricordo un contatto negli ultimi tempi che sia durato più di cinque minuti.
- È un interrogatorio? - domanda retorica - se vuoi sapere se le ho scritto, la risposta è no. Ma lei lo sa come sono, non penso ci faccia troppo caso. Basta sapere che ci vedremo quando torno - non sapevo nemmeno identificare il momento in cui Emma ha imparato davvero a conoscermi, sarà che siamo stati in contatto per tanti di quegli anni che è stato un processo spontaneo e graduale. Poi ha acquistato importanza, e poi... le cose si sono fatte ambigue, diciamo così. Comunque sono convinto che non i miei silenzi non la offendano, non ha mai espresso il desiderio di volermi sentire per lettera e ogni volta ci salutiamo consapevoli che sarà tutto uguale quando ci rivedremo. Comunque ogni volta che un argomento mi mette in posizione scomoda taglio corto giocandomi la carta della distrazione - beh, quindi entriamo? - sorrido a mia sorella superandola e dirigendomi verso il cancello che chiude il recinto. Mi aveva proposto una gara, giusto?. -
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.Ha sempre usato quell'espressione come un'arma, per spingermi a parlare o a fare qualcosa anche contro voglia. Quando ero piccoli mi faceva sentire in colpa, adesso la guardo e sorrido con un sopracciglio tirato verso l'alto consapevole del fatto che è soltanto il suo stupido tentativo di farsi raccontare qualcosa in più. produco un suono a labbra chiuse, uno non meglio identificato mentre rifletto su cosa dirle e cosa invece omettere: con lei c'è sempre qualcosa da omettere, apprensiva com'è potrebbe preoccuparsi pure se le dicessi che ho avuto il raffreddore. La verità però, è davvero che non ho poi troppo da raccontare - non so davvero cosa vorresti sentire - delle lezioni? Se mangio? Se studio? Deve essere più specifica di così. Quando la guardo è come se davvero le stessi tacitamente chiedendo cosa vorrebbe che le dicessi, ora come ora posso solo assecondare la sua richiesta - ...sì. Va bene sì, ci proverò - ancora non ho imparato che assecondarla anche solo un minimo, per lei equivale a darle il permesso di fare come vuole. Che poi, Emilie non ha mai avuto bisogno di permessi e fin troppo spontanea nei gesti - oh, no... - ed un'espressione di finto sconforto si dipinge sul mio viso quando mi dice che non solo non ridurrà la quantità di lettere, ma che se le gira rincarerà persino la dose. Sinceramente la prendo quasi come una minaccia; magari non lo farà sul serio, ma mai sottovalutarla da questo punto di vista.
In effetti adesso che le mie orecchie hanno un attimo di tregua da tutti quei rimproveri da sorella maggiore, c'è una domanda che mi interesserebbe farle, su qualcosa che effettivamente avrei potuto dirle via posta ma di cui, ovviamente, mi sono dimenticato. Oppure mi è solo passato di mente - adesso che ci penso, ti volevo chiedere qualcosa: ti ricordi per caso di qualche strano episodio di perdita della memoria? - la domanda così come lascia le mie labbra, sembra totalmente decontestualizzata. E forse lo è però parlavamo delle novità di questi mesi, questa storia del mentalismo per me è decisamente una novità - intendo dire, ti è mai sembrato di esserti scordata qualcosa di molto importate? Oppure, ti è mai sembrato che io mi sia scordato di qualcosa di molto importante? - più parlo, meno senso ha, più parlo e meno so come esprimermi; il professor Blackwood durante il nostro colloquio casuale, mi aveva posto più o meno la stessa domanda e io non ero stato in grado di rispondere. Non mi ero mai posto il problema, ma effettivamente mia sorella potrebbe pensare a qualche aneddoto significativo che mi aiuti a ricostruire l'evoluzione degli eventi. Certo, si spera che non abbia accidentalmente eliminato memorie importanti, in tal caso saremmo di nuovo punto e a capo.
Ritorno ad ascoltare silenziosamente le sue di novità, che sembrano essere molto più numerose delle mie. Pagano bene, dicono che le faranno pubblicare un articolo... io vorrei solo che non fosse tutta polvere negli occhi e che la loro immagine da bravi datori di lavoro non sia solo un'immagine. Lei è positiva, entusiasta, speranzosa e io sono pessimista, cinico e realista. Vorrei essere capace di offrirle uno sguardo più allegro e invece mi rendo conto che sto coprendo male un'espressione pensierosa usando un sorriso tirato. I dubbi mi vorticano in testa ma poi mi dico che Emilie sa badare a se stessa, so che toglierebbe le tende se non la trattassero con rispetto. Cazzo, lo spero almeno - ti è sempre piaciuto scrivere - quando condividevamo la stanza da piccoli, i suoi diari erano sparsi ovunque - mandami l'articolo quando lo scriverai - questo secondo sorriso mi riesce un po' meglio mentre lascio che una mano le scorra sulla schiena. Mi sento quasi mio padre, è un gesto suo questo, non mio.
E alla fine la tenacia di mia sorella viene ripagata dalle informazioni che le fornisco, sempre a piccole gocce, sparse qui e lì. Le basta solo un nome per creare un identikit della persona in questione, la precisione è inquietante - ma come - mi stupisce, davvero, non avevo idea che tutte le ragazze di nome Daphne fossero uguali - e poi non dirlo con quel tono, come se fosse una cosa negativa - si sta facendo fin troppo appiccicosa e quindi una scrollata di spalle l'avverte del fatto che deve farsi un po' più in là. Ma davvero le Daphne sono tutte uguali? Non ne ho mai conosciute molte e comunque non mi sono mai interessato molto alla cosa. E comunque ai miei occhi la vera Daphne non è più quella che incontri per i corridoi mentre stai andando a lezione ma quella distesa sul quel prato, rilassata e tutt'altro che incorniciata. Però forse neanche quella è la vera Daphne, forse la mia è solo presunzione... sinceramente non lo so. Segue un silenzio occupato dai quesiti che io mi pongo e a cui io stesso do una mezza risposta abbozzata - non ho fatto niente che non volesse anche lei - lo so che ha capito, non è davvero necessario che sia più esplicito di così e se mi fa domande più specifiche, è solo perchè mia sorella oggi ha voglia di provocarmi.
- Te lo ha detto? Sul serio? - appaio stupito, non pensavo che Emma fosse una persona che dice questo genere di cose eppure la conosco da tempo. Però è anche vero che buona parte del tempo io sono distratto, da tutto e da niente. Questa realizzazione su Emma mi da da pensare: si può dire che sia l'unica amicizia che abbia mai coltivato eppure a volte non sembra abbastanza, non sembra mai abbastanza. Espiro, assimilo il tutto - le scriverò, davvero - e mi arrendo ancora una volta. Visto? Alla fine si fa sempre come dice lei e poi sarei io il fratello cattivo.
Ha vinto anche il cavallo migliore, mio padre non ne sarebbe sopreso. Così, con lei già in corsa senza manco finire la frase, la competizione non è per nulla pari. Allargo le braccia mentre si allontana, la raggiungo poco dopo accellerando il passo - sei poco onesta - scuoto la testa avvicinandomi al Lipizziano poco distante dall'esemplare che ha scelto lei, è ancora giovane, il uso manto è ancora grigio in alcune zone e se fosse un adulto fatto e finito, sarebbe completamente bianco. Personalmente lo preferisco così, credo abbia più fascino e poi ci sto già familiarizzando sfiorandogli il collo. Ormai per oggi ho scelto il mio compagno di avventure, un Lipizziano dalle zampe alquanto muscolose - ho visto che c'è un lago in quella direzione - monto sull'animale e alzo di un po' la voce per farmi sentire da mia sorella. Le indico l'orizzonte, una striscia azzurra circondata da alberi segnala la posizione del lago - da quando usciamo dal recinto, facciamo a chi arriva prima lì - non le dispiacerà se stavolta sono io a passarle davanti.. -
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.- Mh... - annuisco mesto, mi arrendo alle condizioni di mia sorella nonostante sia molto poco certo di riuscire a rispettarle. Non posso prometterle niente, e infatti non lo faccio, le ho già detto che ci proverò e ad Emilie tanto basta. Ho sempre apprezzato chi rispetta le barriere altrui e questo è uno dei pregi di mia sorella; fin da bambini, nonostante io fossi il più piccolo, era lei quella che mi cercava per giocare o fare cose insieme e nonostante i miei rifiuti, lei mi ha sempre sorriso rispondendo "allora facciamo un'altra volta". Anche sforzandomi, non riesco a ricordare di una sola volta che si sia offesa. Quindi ci proverò, anche solo per non tirare troppo la corda.
La vedo che cerca mentalmente una risposta alle mie domande e dopo qualche attimo, mi da qualche scarsa e vaga informazione. Sono un po' deluso, speravo in qualcosa di più specifico ma suppongo che poco sia sempre meglio di niente. Per non tralasciare poi che se sono stato la causa della perdita di qualche suo ricordo importante, per ovvie ragioni non potrebbe neanche ricordarlo. Effettivamente viene fuori che qualche episodio bizzarro sembra essersi verificato - mh, sì, questo me lo ricordo anche io... succede ancora -la gente me lo faceva notare e finivo spesso per fare la figura del distratto. Quando poi è venuto fuori che si trattava di ADHD ovviamente nessuno deve aver mai sospettato di nulla... i sintomi della ADHD e del mentalismo di cancellazione per alcuni versi sono sovrapponibili, non ho mai avuto motivo di dubitare di niente fino all'eclatante episodio con il professore di Erbologia. Preso come sono dalle mie riflessioni, ci metto qualche attimo per rispondere ad Emilie e accorgermi del suo tono preoccupato. Il suo è un timore poco sensato, dettato perlopiù dallo spirito di protezione che ha nei miei confronti: perchè dovrei mettermi nei guai? Semmai è un qualcosa che può tornarmi utile in futuro, quando avrò capito come controllarlo. Ero così assorbito dai miei ragionamenti che sono adesso, in un'azione a scoppio ritardato, le poggio le mani sulla schiena mentre lei mi stringe nel suo abbraccio da sorella apprensiva - perchè dovrei mettermi nei guai? - ripensandoci, visti i miei precedenti con le sostanze, forse mia sorella ha ragione di essere preoccupata. Per un po' d'erba stava per venirle un infarti, è un bene averla tenuta all'oscuro di altro - non lo farò. Devo solo gestire questa cosa, che non so da dove sia saltata fuori. Si tratta di mentalismo. Però dimmelo se sai di qualcuno in famiglia con la stessa abilità - provo a rassicurarla anche se non sono un campione nel farlo, non è proprio il mio campo, ma ci provo ugualmente perchè ha già abbastanza a cui pensare. La tesi, la famiglia che so essere il suo chiodo fisso e ora anche questo lavoro di cui continuo ad essere poco convinto. Eppure qualcosa per se stessa non la fa da troppo tempo, quindi forse va bene così. Non lo so, non ne sono sicuro, penso che le risposte me le darà il tempo.- bene. Allora lo aspetto. Non sarò un giudice gentile solo perchè sei mia sorella - ironizzo per provare a cancellarle dalla faccia quell'espressione che nasconde qualche pensiero nero. Da qualche parte nella sua testa c'è se3mpre qualche pensiero in agguato pronto a colpire e per quanto mi faccia schifo ammetterlo, anche nella mia.
Finisco per parlarle di Daphne e non so se sia stata la scelta giusta: ho sicuramente fatto scattare qualcosa nella testa di mia sorella, tutta una serie di domande che non mi porrà ma che mi lascerà intendere con le sue maledette frasi sospese, so che si sta trattenendo dall'aggiungere altro. La guardo massaggiandomi il braccio nel punto esatto in cui l'ha simpaticamente pizzicato e capisco che ha frainteso qualcosa - ...a cosa stai pensando? - conosco già la risposta ma non intendo esternarla, è fin troppo imbarazzante parlare di queste cose con lei - non è quello che credi - puntualizzo per mettere un freno alla sua immaginazione - ed il punto è che sarebbe stato meglio se avessimo litigato. Si è solo allontanata senza spiegazioni - e io ne avrei avuto bisogno, per fare chiarezza, per mettere ordine ed accantonare almeno questo pensiero che invece si ritrova a ronzare freneticamente nel mio cervello come una mosca impazzita. Ho tentato di metterlo a tacere ma con scarsi risultati, purtroppo e inaspettatamente.
Prima di adesso non mi ero mai soffermato su quanto fossero complicate le ragazze - e perchè lo ha detto a te? - per la mia esperienza Emma non si è mai fatta troppi problemi a dirmi qualcosa, non si è mai vergognata di niente, di darmi la sua opinione. Ed è una cosa che ho sempre apprezzato di lei - ...ti farò sapere - a questo punto sono anche io un po' curioso di scriverle e di conoscere la sua risposta.
Per quei minuti che salgo a cavallo e torno ai vecchi tempi mi sembra di riuscire finalmente a togliermi qualche pensiero dalla testa. Chiaramente mi sto prendendo in giro, è soltanto un'illusione ma mi sta bene così. Continuo a starle dietro mentre accelero incitando l'animale, vedo la schiena di mia sorella e mi sembra di vivere un dejavù; quanto tempo è passato? Neanche troppo, ma sembra una vita. scorgo il lago avvicinarsi gradualmente, riesco ad affiancare Emilie e per un attimo mi sembra anche di riuscire a superarla. Sembra che io sia stato in vantaggio per pochi metri perchè sull'ultima distanza che ci separa dal lago, passa nuovamente lei davanti a me e come sempre, vince. Ricordo di essere riuscito a batterla una sola volta, ho pensato di essere davvero riuscito a colmare gli anni di pratica che ci separano ma a quanto pare devo soltanto aver avuto fortuna - dannazione! Per poco! - riprendo aria portando indietro i capelli e nonostante dalla frase possa sembrare urtato per aver perso, il tono della voce e la mia espressione dicono tutt'altro; dal recinto a questo lago ho solo pensato a superarla, non avevo spazio per altri pensieri ed è un evento talmente raro che fatico a credere che sia vero - ti sei allenata ancora? - sembra che non abbia mai smesso di farlo. Altro sospiro profondo prima che le zampe del cavallo sfiorino l'acqua limpida del lago. Mi perdo guardando altrove, oltre l'orizzonte, è una sensazione familiare e non capisco se la cosa mi piaccia o se mi tormenti.. -
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.- Mh, sì, hai ragione - neanche io sopporto di non riuscire ad avere il pieno controllo della mia mente, in particolare del miei ricordi e dell'influenza che posso avere su quelli altrui. Tendenzialmente sono sempre stato uno metodico, che segue degli schemi per precisi e ordinati secondo una mia logica, nulla può fuoriuscire sa questi schemi. Ecco perché mi disturba così tanto che questa cosa si scateni senza il mio controllo, quando meno me lo aspetto. E un pericolo vero e proprio - sì, mi e già successo
... - ricordo quando quasi non ho ricevuto una punizione da Blackwood proprio perché pensava che lo stessi soltanto prendendo in giro - nulla di grave comunque - faccio presto ad aggiungere per fermare sul nascere il flusso di pensieri e preoccupazioni di mia sorella.
E se dovessi cancellare un suo ricordo? E se fosse già successo? Un motivo in più per lavorare e risolvere la questione. Ovviamente mi sono già messo a lavoro svolgendo io stesso qualche ricerca più teorica, la biblioteca di Hogwarts è ben fornita di libri di ogni genere che si sono dimostrati molto utili a capirne di più. Quello di cui ho bisogno però, sono delle prove dirette sul campo, l'unico mezzo per raggiungere risultati concreti è la pratica. Ma piuttosto che fare pratica con mio nonno, preferirei dimenticarmi di esistere. Questo pensiero, così forte e limpido, si restituisce perfettamente sulla mia espressione che sento irrigidirsi ed inasprirsi - no - rispondo prontamente lasciandole appena finire la frase - a quell'uomo non chiederei un favore neanche se stessi morendo - ho un orgoglio a cui non intendo rinunciare - e tu lo sai benissimo - non chiederò aiuto ad un uomo che mi ha sempre visto solo come uno strumento per mandare avanti il suo nome e la tradizione degli auror della famiglia Moore, e mia sorella come inutile. È una donna, non può trasmettere il cognome della famiglia. E se sapesse che ho ereditato il suo stesso potere... vedrebbe Emilie ancora peggio, la rilegherebbe ad un ruolo ancora più inferiore facendola sentire una totale nullità. Mi dà ai nervi sapere che mia sorella dia così tanto penso all'opinione dei nonni - anzi, Emilie, il nonno non lo deve sapere. Hai capito? È l'ultima persona al mondo che deve sapere una cosa del genere. Lo sai - sa quanto questa cosa - secondo il loro punto di vista distorto - mi avvicinerebbe alla famiglia di mio padre, ed è l'ultima cosa che voglio. Questa comunque è la nostra giornata e in quanto tale, è su di noi che deve essere focalizzata. Preferisco parlare con lei di ragazze piuttosto che continuate ad approfondire l'argomento nonni, che invece chiudo bruscamente e senza grande possibilità di replica. Fra i due, è mia sorella quella dotata di tatto e comprensione, non conosce nessuno bravo quanto lei a leggere le atmosfere. Ciò le consente di sapersi muovere abilmente in qualsiasi situazione e alla fine, di avere sempre pronta una parola di conforto. È qualcuno su cui si può contare, qualcuno che esprime fiducia, qualcuno che io non sono mai stato e che sinceramente non mi interessa diventare: forse non voglio avere la responsabilità di essere di conforto per qualcuno, o forse non ho ancora incontrato nessuno per cui valga la pena di rivestire il ruolo della spalla su cui piangere. Quindi anche adesso, Emilie prova a leggere la situazione e a dare la sua valutazione, una valutazione che come nella maggior parte dei casi mi lascia perplesso e pensieroso- i vostri tempi...- ripeto esaminando la frase e il significato nascosto che si nasconde dietro queste semplici parole - e generalmente quanto sono lunghi questi tempi?- lo scopo della domanda è ironico e il mezzo sorriso storto che ho messo su, lo conferma. In realtà se mia sorella potesse svelarmi questo incredibile segreto del mondo femminile, le sarei grato. Non so come comportarmi, ma in realtà ho già deciso che se non sarà lei a rompere questo silenzio sicuramente lo farò io, in un modo o nell'altro. Effettivamente non so cosa mi aspetti da lei, cosa voglio sentirmi dire, non so per cosa si dovrebbe preparare, ma so solo che ci sta mettendo anche troppo tempo e che divento ogni giorno più irrequieto e sensibile all'argomento.
- Ti affiderei la mia stessa vita - soprattutto quando mi guarda battendo gli occhi come una bambina. E lei dovrebbe essere quella grande della famiglia, dall'esterno è probabile che trasmetta un'idea di sè molto lontana della realtà, qualcuno potrebbe scambiarla per frivola. Sarebbe nel torto, nella mia battuta c'era un fondo di verità, le affiderei davvero tutto.
Però non le faccio capire che la mia non è soltanto una battuta, potrebbe gonfiare il suo ego già alimentato dalla vittoria, l'ennesima vittoria. Sono sempre riuscito a superarla solo per qualche attimo senza ottenere mai un distacco vero e proprio, incredibile, sapevo che non aveva mai smesso di allenarsi. Comunque non è una sconfitta dal sapore amaro, in realtà sono anche contento perché per un attimo sembra che niente sia cambiato e che tutto sia tornato a com'era una volta: leggero, spensierato, allegro come non lo era da troppo. Ma è proprio quando sto per pensare che nulla possa rovinarmi la giornata che qualcosa lo fa. Basta un attimo per cambiarmi l'umore, per ribaltarlo drasticamente. A nulla serve che Emilie mi stringa la mano in questo come, come se avesse già previsto la reazione che avrei potuto avere. Non ricambio la stretta, ma piuttosto la subisco passivamente fissandomi i piedi che affondano nel prato verde. Io odio questo genere di eventi, li odio da quando ho capito che la reale motivazione dietro a questi eventi era soltanto gonfiarsi un po' di più il petto davanti agli illustri colleghi ed ex colleghi dei nonni. Tutto così falso da darmi la nausea - ti hanno contattata loro? Quando? Cazzo, Emilie - mi oppongo, non ho bisogno di pensarci - che ti hanno detto? Lo sai che scrivono a te solo perché sanno che non li ignorerai. Non capisco perché ti presti a farti usare in questo modo - mi dà davvero sui nervi, così tanto che per evitare di farmi uscire qualche frase più scomoda mi allontano, prendo a passeggiare per scaricare la tensione. Mi chiedo se sia la prima volta che la contattano da quando papà è morto, mi rispondo che probabilmente non lo è. Mi chiedo se fra di loro non ci sia una corrispondenza regolare, il dubbio non fa altro che alimentare il fastidio che provo - non è importante, non ha niente di diverso rispetto a tutte le altre feste che hanno organizzato in passato - la mia decisione l'ho già presa- non ci vengo - non parteciperò ad un evento in cui la nostra presenza non è sinceramente gradita, e questo è proprio uno di quegli eventi.. -
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.Di lei mi fido, ciecamente: è mia sorella ed è la cosa più importante che ho. So per certo che anche per lei è lo stesso e se dice che manterrà il segreto, allora lo faraà. Quindi la mia espressione perplessa non è dovuta ad una mancanza di fiducia, ma non posso fare a meno di preoccuparmi quando esce fuori qualsiasi cosa che coinvolge in maniera più o meno diretta i miei nonni - ...lo so - il solo pensiero che possano scoprirlo da altri e possa finirci in mezzo mia sorella, mi stressa - lo so - è tutto il contesto a darmi pensiero. Se mi focalizzo su Emilie io non vedo una sorella maggiore, ma qualcuno da proteggere a tutti i costi. Non perchè lei non sia stupida, ma a volte è così dannatamene ingenua e buona da darmi i nervi. I nonni lo sanno e sono anni che provano a sfruttare la cosa e non voglio stare a guardare e basta, soprattutto da quando è morto nostro padre sento che Emilie ha bisogno di qualcuno che le stia vicino più di quanto non ammetterà mai.
- Mmh, ok, grazie per la risposta esaustiva - quanto a me, sembra che abbia bisogno di un parere femminile per capirci qualcosa sul comportamento della serpeverde e speravo che Emilie potesse darmi un metodo, qualche regola qualcosa, un qualunque schema logico utile a sopportare la sua improvvisa lontananza. Al diavolo, sembra che alla fine farò a modo mio dopo averle concesso questo tempo di cui parla Emilie. Sono un po' deluso perchè speravo in qualcosa di meglio... magari rifletterò sulle sue parole in un secondo momento e troverò la giusta chiave di lettura, ora come ora mi sento impegnato in questa giornata con mia sorella, una di quelle che non facevamo da evidentemente troppo tempo. Devo ammettere che è rigenerante tornare in sella e fare con lei qualche stupida gara come da piccoli, non me lo aspettavo, avevo il dubbio che sarebbe stato troppo per noi, troppo simile a quando eravamo ancora una famiglia completa. No, anzi, non completa ma che funzionava. Pensavo di prenderla male e invece mi sento stranamente più leggero, a tal punto che riesco anche a sopportare le improvvise e frequenti dimostrazioni di affetto di Emilie. La guardo con nochalanche, guardo la sua espressione e anche lei sembra essere rilassata. O almeno, lo sembra per la maggior parte del tempo: ad un certo punto capto del nervosismo e non appena sputa fuori il rospo, capisco a cosa era dovuto. Basta poco così per ribaltare la giornata e iniziare a rivedere il mondo di grigio, far sparire l'ambiente circostanze e far restare solo quella sensazione di fastidio che ti lasciano le notizie indesiderate, che sono quelle su cui il mio cervello si concentra maggiormente, ci fissa sopra la lente di ingrandimento e le ripensa continuamente. Io non intendevo affatto dirle che fosse stupida - ovvio che non sei stupida, proprio per questo sai benissimo cosa intendo - e qui lo ammetto, uso un tono più duro del solito perchè il messaggio passi. Sono già tanto infastidito da fare fatica a focalizzarmi sulle parole di mia sorella, cose come il futuro e le opportunità che il mio cognome può offrirmi, io non le voglio, non voglio tutto questo, significherebbe che hanno vinto loro - non voglio che i nonni abbiano niente a che vedere con il mio futuro. Non è affar loro. Ma tu perchè...- perchè insisti così? La frase finisce con un lamento, è inutile continuarla perchè conosco già la risposta: lei vorrebbe che considerassi tutte le alternative per paura che possa perdere qualcosa a causa del mio orgoglio. Ma io a questa specie di lotta personale non riesco a mettere un punto - non ho bisogno di pensarci - stringo fermamente le redini del cavallo - la risposta è no - che ci sia lei, che ci sia Emma, che ci sia chiunque la risposta rimane comunque no. Sospiro frustrato, diviso fra il cercare di usare il tatto - che non è per nulla il mio forte - ed essere brutalmente sincero. Io non voglio che lei ci resti male per la mia decisione, ma neanche che si illuda - posso mandarti una lettera con la conferma se ci tieni - opto per smorzare il mio no secco senza però darle aspettative di alcun tipo - ma non aspettarti che cambi qualcosa... davvero - concludo il discorso con un cenno della testa, voglio mettere un punto a questa discussione e passare il resto della giornata senza tornante sull'argomento. Il sole, l'erba, l'acqua, è tutto troppo bello per essere rovinato da momenti del genere - riportiamo i cavalli al recinto - stavolta sono più calmo: non voglio andare via, mi da sui nervi il fatto che i miei nonni possano diventare motivo di discussione fra me ed Emilie, nn glielo permetto - poi che ne dici se ti offro da mangiare? Inizio ad avere fame - le sorrido impercettibilmente e inizio a muovere i primi passi verso il recinto. Non gli permetterò di rovinarci la giornata, non sono disposto a concedergli neanche questa soddisfazione.SPOILER (clicca per visualizzare)Chiusa 🌠.