As it wasIrlanda

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    Domenica 20 Novembre 2022.
    Maneggio in Irlanda.


    Ho trovato un bel posto. Non sarà il nostro posto, quello di sempre, ma ci si avvicina!
    Quindi questa domenica la passiamo insieme Hunter, non te lo sto chiedendo.
    Ti ho messo la passaporta nella busta, ti aspetto alle dieci del mattimo.
    A presto, non vedo l'ora, ho tante cose da raccontarti!
    Emilie.


    Riesco a sentire tutto il suo entusiasmo trasparire dalle ultime righe di questa lettera, le farei leggere a chi mia chiede che tipo è mia sorella. Lei è quel tipo di persona che quando organizza qualcosa non c'è modo di tirarsi indietro, a meno che non si voglia incombere in un mostruoso loop in cui lei ti rinfaccerà di averle dato buca dimostrando la sua permalosità, un classico insomma. Non è una prospettiva per nulla piacevole, riesce ad essere davvero fastidiosa se ci si mette e io voglio evitare in tutti i modi che ciò accada, anche solo per non avere altro a cui pensare. Che poi mi devo far perdonare e vedi quanto inizia a diventare complicato.
    Che poi alla fine, Hunter, te la sei pure andata a cercare: mi sono dato per disperso troppo a lungo, dovevo aspettarmi che Emilie sarebbe venuta a recuperarmi per il colletto della camicia in nome dell'unità familiare e bla bla bla, in nome di tutte quelle cose in cui le piace tanto credere. Io non ne ho bisogno, io sono la sua famiglia e lei è la mia, questa consapevolezza a me basta, ma non a lei che invece vive di piccoli gesti. Può essere sia un pro che un contro, perchè per renderla felice ci vuole tanto poco quanto per renderla triste, anche se lei negherà fino alla morte.
    Mi domando cos'abbia da raccontare. Per essere più specifici, mi chiedo cos'abbia da raccontare di così importante da non potermelo scrivere su carta. La mia natura propende già per qualche risvolto negativo, è da un po' che ho la strana sensazione che Emilie voglia contattare i nonni, da sola, senza coinvolgere me. Sa quanto la cosa non mi stia bene e so anche che sarebbe una di quelle poche scelte d'impulso che mi nasconderebbe.
    Vedremo.
    Però la trovo bene, non sembra depressa nè giù di tono, anzi, l'entusiasmo con cui mi salta al collo mi sembra... puro. Nonostante l'abbraccio, sa che da parte mia non può aspettarsi molto di più che qualche pacca sulla spalla. Ma può andare fiera del fatto che alla fine mi faccio sempre contagiare dal suo sorriso, non so come sia possibile ma è una di quelle cose che mi porto dietro fin da bambino: se lei sorride, sorrido anche io. Imbarazzante forse, ma impossibile da contrastare.
    - Tieni - la giornata è ottima e nonostante sia novembre, c'è un sole tiepido ad illuminare l'erba verde di questo maneggio ben tenuto - so che ti vergogni a comprarle, quindi ci ho pensato io - la prendo un po' in giro per questo suo strano cruccio, e dalla tasca del cappotto scuro tiro fuori una cioccorana. Una cosa da niente, una cazzata in realtà, ma appunto, so che si ritiene "troppo grande" per comprare cose di questo genere. Lo confesso, questo gesto in realtà è anche strategico: serve per addolcirla un po' ed evitare che mi faccia un sermone infinito sul perchè ignoro alcune sue lettere. Ovviamente non funzionerà, lo so già, ma lo apprezzerà comunque come se avessi fatto chissà cosa.
    - Come hai trovato questo posto? - ha trovato un sostituto perchè lì non ci possiamo, o forse non ci vogliamo più andare. Nonostante ciò, l'atmosfera è terribilmente familiare. Terribilmente perchè in qualche modo è come se fosse... inquietante pensare ai giorni in cui tutti insieme venivamo al maneggio, tutta la famiglia al completo. Eppure non mi dispiace; il nitrito dei cavalli, le staccionate, l'odore del fieno e persino l'odore di qualcos'altro richiamano alla memoria quei momenti in cui di domande me ne facevo pochissime - devo dire che ti sei impegnata, è bello. Solo che a Les Arnelles le staccionate erano bianche - mani in tasca, con il mento indico proprio il recinto verso cui stiamo avanzando, che invece ha le staccionate del colore naturale del legno.
    - Come stai? - sembra che non ci sia particolare calore nella mia voce, insomma, come al solito. In realtà mi interessa davvero sapere come sta, tanto quanto a lei interessa sapere come sto io.
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    Ma partiamo da lei prima, così mi distraggo dai pensieri che mi attanagliano ultimamente e che hanno come protagonista una certa ragazza, fantasma a quanto sembra. Non è paradossale che Daphne abbia preso distanza proprio dopo essere stati così vicini? Che cazzo le passa per la testa? Rieccoci. No, grazie, preferisco farmi distrarre dalle parole di Emilie.

    La sorella di Hunter, Emilie, è un PNG che per questa role verrà mosso da Daphne.



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    Edited by .Moore. - 14/12/2022, 00:36
     
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    Emilie Moore

    Ho mandato decine di lettere a quello sconsiderato di mio fratello ma, come al solito, non ho ricevuto risposta. Ci ho fatto l' abitudine, non è la prima volta che le ignora, ma tre settimane senza avere sue notizie erano troppe anche per me. Non sapevo come stesse, se si fosse fatto degli amici o se fosse uscito dal suo stato di apparente apatia perché, anche se non lo dava a vedere, Hunter aveva una sensibilità tutta sua ed era un ragazzo d'oro, andava solo capito. Mi manca sempre un sacco quando parte per Hogwarts e sono passati mesi dall' ultima volta che l'ho visto, per questo gli ho fatto intendere che non avrei accettato un no come risposta all' incontro che avevo organizzato, sa che quando uso quel tono è perché sono al limite. Guai a lui se non si presenta, una tirata d'orecchie non gliela toglie nessuno! Sospiro, pensando alla reazione che potrebbe avere non appena avessi nominato i nonni; per lui sono degli estranei, mi ha sempre ripetuto che la sua unica famiglia sono io, ma non voglio che li cancelli toltamene dalla sua vita, infondo sono tutto ciò che resta di nostro padre. Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, guardo all' in su, cercando ti trattenerle perché ho già pianto abbastanza in questi anni e non voglio che Hunter stia in pensiero, devo essere io quella forte in quanto sorella maggiore. E invece, il più delle volte, non è stato così. Mi sono incolpata tanto per questo e sto cercando di rimediare, ma da sola non posso farlo e mi farebbe piacere che lo capisse. Se ci fosse Emma sarei più tranquilla, è stata con lui, con noi, in momenti difficili ed è stata una spalla per Hunter. Non nego che mi farebbe piacere se tra i due ci fosse qualcosa in più, so dei sentimenti che prova per mio fratello, ma la questione è complicata, lui è complicato da quel punto di vista.
    Cammino veloce, sono impaziente di incontralo. Quando lo vedo gli sorrido, corro e gli getto le braccia al collo, dandogli poi un bacio sulla guancia. Da lui ottengo solo qualche pacca sulla spalle, tipico. Non è mai stata una persona calorosa, il mio contrario in pratica, però quando tira fuori dal cappotto una cioccorana, il mio dolce preferito, non posso fare a meno di sorridere e abbracciarlo di nuovo. Mi allontano e gli scompiglio i capelli. - Ma che ti sei fatto ancora più alto?- Lo ricordavo più basso, o forse sono io che, egoisticamente, spero che resti ancora un po' bambino perché è dovuto crescere troppo in fretta. Mi allontano e assumo un'espressione seria, ho apprezzato il gesto ma se crede di corrompermi si sbaglia di grosso. - Hunter, perché non hai risposto a nessuna delle mie lettere!? Non so quante te ne ho mandate, possibile che non hai tempo di spedire neanche un biglietto con scritto "sto bene?" Mi hai fatto preoccupare!- Non dico che deve dirmi tutto quello che fa, non è tipo, però deve darmi sue notizie, altrimenti sono in asia e non riesco a scrivere la tesi che già sono indietro. Inoltre, il nuovo lavoro che mi sono trovata per mantenermi mi toglie tempo, quindi nelle ore libere devo essere più produttiva de solito. Forse sono troppo protettiva nei suoi confronti, ma visto dove si trova nostra madre quel ruolo, ora, spetta a me.
    - Ho fatto qualche ricerca su Internet e ho trovato questo posto. Ti piace? - Volevo vedere uno dei suoi rari sorrisi, di quelli sinceri che dedica solo a me. Lo aveva fatto prima, non appena mi aveva visto corrergli incontro ed è bastato quello per farmi essere un po' meno arrabbiata. Vorrei sorridesse di più, che si fidasse delle persone, anche se so che non è facile per lui, non dopo tutto quello che ci era capitato. - Fa finta siano bianche!- Osservatore come sempre, non gli sfugge mai nulla. Scherza per un po', ma poi vedo lo vedo tornare serio e chiedermi come sto. Sono io che dovrei fargli quella domanda, lui sa tutto di me, glielo scrivo ogni giorno nelle lettere che gli mando. Ma rispondo lo stesso perché so che mi vuole un bene dell'anima e che si preoccupa per me, siamo molto uniti e so che è una delle poche cose che non cambierà mai. - Sto bene, sono a più della metà della tesi e mi sono trovata anche un lavoro! Non vedi che sorella in gamba che hai?- Faccio un'espressione altezzosa, atteggiandomi a donna in carriera prima di scoppiare a ridere. Sono sempre di buon umore insieme a mio fratello anche se, lo ammetto, a volte mi sforzo di esserlo per non farlo preoccupare. Sento il nitrito di un cavallo in lontananza. Quel suono mi riporta alla mente i giorni felici trascorsi con mamma e papà, alla gioia di vederli insieme, felici e spensierati. Ma questo era prima che lei venisse arrestata e prima che lui si uccidesse. Un'altra vita. Scuoto la testa, allontanando quei pensieri e guardando l'animale. - Tu va di fare un giro dopo? Vediamo chi vince! - Da piccoli facevamo delle gare per passare il tempo. Gliel'ho proposto anche per farlo rilassare, sperando fosse più propenso nel parlare dei nonni. - Tu come stai? Ti sei fatto degli amici? Uno? - In quel castello enorme dovrà pur aver stretto amicizia con qualcuno. [/color]

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    Edited by Ellen. - 15/12/2022, 22:38
     
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    - Mi sembra improbabile... - ovviamente non sono più alto, la mia latezza è la stessa da ormai un paio di anni ed Emilie lo sa benissimo. A lei piace soltanto potermi trattare come il suo piccolo fratellino ogni volta che ne ha l'occasione e finchè vivevamo insieme le occasioni non mancavano, adesso si sono fatti momenti sempre più rari.
    Tutta colpa del corso degli eventi: da quando nostro padre ha scelto di farla finita, io ho scelto di cambiare aria, vita, tutto quanto e lei questo lo sa benissimo. Potrà non ammetterlo mai ma dividersi non è stato così semplice, nonostante non fossimo a contatto ventiquattro ore su ventiquattro è un po' come se la mia volontà di trasferirmi in Inghilterra avesse posto tra di noi una lontananza insormontabile. Come se non esistessero passaporte e smaterializzazione poi. Anche se la nostra vita è sempre stata ricca di magia è come se mia sorella ragionasse in analogico, dimenticando che queste distante, per fortuna, in questo mondo sono facilmente avvicinabili. Infatti adesso siamo qui, in un posto che non è nè mio nè suo, ma in cui siamo arrivati in un battito di ciglia. Non mi ritiro quando mi scombina i capelli, ritrovandomi a perdermi qualche istante in quel gesto che da un po' di tempo a questa parte era diventato una sorta di saluto segreto condiviso con la serpeverde bionda. O forse dovrei dire era.
    - Non capisco che ti preoccupi a fare, dove vuoi che sia? - la cioccorana che doveva fungere da diversivo ha avuto un effetto piuttosto breve, non permettendomi di sfuggire alla strigliata di una sorella apprensiva - e comunque ne mandi troppe. Ad un certo punto non sapevo neanche più cosa raccontarti - e se alle orecchie di qualcuno potrei suonare scortese, duro, antipatico, non alle sue. Lei sa benissimo che lo faccio anche un po' per sfotterla, quando alle mie parole aggiungo un sorriso giusto per ammorbidirle la cosa. Inoltre sa quanto non sia uno dai lunghi racconti a dalle molte parole al contrario di lei, amante dei dettagli e degli aggettivi ricercati. Quindi le poggio una mano sulla spalla facendola poi debolmente scivolare lungo il suo braccio, quasi come quel giorno - è tutto apposto - e la rassicuro sempre sperando, dentro di me, che non mi investa nuovamente con un'incontrollabile ondata di lettere.
    Eppure un'amante dei dettagli come lei si è lasciata sfuggire il colore delle staccionate... che delusione. Ovviamente non pretendo davvero che trovasse la copia perfetta della scuderia in cui andavamo da piccoli, in realtà questa differenza mi piace. Quindi le guardo: non fingerò che le staccionate siano bianche, marroni vanno più che bene.
    Ci avviciniamo e sembra che i ricordi si facciano un po' più nitidi, delineano i contorni del viso di mia madre come se l'avessi appena vista in foto. Non so perchè mi sia saltata subito lei alla mente, è un pensiero intrusivo e anche un po' casuale scansato prepotentemente dalle parole di mia sorella. Mi fermo sul posto, sono perplesso e non lo nascondo - lavoro? Che lavoro? - non poteva aspettare di finire la tesi, di laurearsi? Perchè dovrebbe lavorare, non ce ne sarebbe affatto bisogno. Sono sicuro che se ascoltasse attentamente, potrebbe sentire i miei pensieri attraverso i miei sospiri - aaah, Emilie... - ormai non le ripeto neanche più quanto la sua testardaggine ogni tanto la porti a fare delle scelte illogiche: neanche io sono troppo felice del fatto che la nostra fonte di sostentamento siano quegli stessi parenti che si ricordano della nostra esistenza sono quando più gli fa comodo. Ma voglio essere egoista ed approfittarne, fin tanto che ci torna utile. Almeno fino a quando non saremo entrami fuori dalle rispettive scuole.
    - Ci sto - non ho mai rifiutato una gara, fin da quando eravamo bambini. E sempre fin da quando eravamo bambini, Emilie è stata quella presenza che piano piano, poco per volta, mi spinge verso le relazioni con gli altri. A volte è fastidioso, perchè sembra quasi che la sua unica ragione di vita che io mi faccia degli amici; dall'altra penso che se non ci fosse lei a chiedermelo, mi scorderei di relazionarmi con il prossimo. In questo caso però, forse per la prima volta dopo tempo, esito nel risponderle preferendo piuttosto adagiarmi alla staccionata e seguire il movimento di un bellissimo marezzato non molto distante da noi - ho fatto conoscenza - è più o meno la stessa cosa - pensavo... credevo, forse una - amica, non so. Non la definirei così. Odio il fatto che con mia sorella non riesca a non essere sincero.
    Posso omettere e stare in silenzio, ma mentire... ci ho provato, con scarsi risultati.



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    Emilie Moore

    -Certo che mi preoccupo, sei mio fratello e ti voglio bene. - Quella frase gliela ripeto ogni giorno perché credo che i nostri genitori non l'abbiano fatto abbastanza. Nostra madre è stata brava a recitare la parte del genitore amorevole, ci riempiva di baci e di abbracci, era presente e ci accontentava quasi in tutto, ma non era brava con le parole, non ci aveva mai detto quanto ci amasse. In quello aveva fallito. Nostro padre, invece, ce lo diceva spesso e io ero la bambina più felice del mondo perché era il mio eroe. Sì, ero la classica cocca di papà e non me ne vergogno, per questo la sua perdita ha avuto un impatto devastante su di me. Anche su Hunter l'ha avuta, ma lui ha reagito diversamente, chiudendosi a riccio ed evitando il più possibile di relazionarsi con gli altri. E poi non è facile per lui dar voce ai suoi sentimenti, quindi lo faccio io per tutti e due. -So che me ne vuoi tanto anche tu! - Gli sorrido e lo abbraccio di nuovo, dondolando un po' sul posto. Mi stacco e lo guardo male quando mi dice che scrivo troppe lettere. Non è vero, ne scrivo il giusto. -E tu ne mandi troppo poche, non ti sei fatto sentire per tre settimane, mio caro. Tre! - Non ho problemi a ripeterglielo più volte, mi ha fatto davvero arrabbiare e poi dovrebbe sapere quanto sono in pensiero per lui visto la distanza che ci separa. Siamo maghi, è vero, quindi possiamo accorciarla quando vogliamo, ma siamo cresciuti insieme e anche quando tornavo dall'Accademia lui era lì, a casa, ad aspettarmi. Dopo il suicidio di nostro padre ha deciso di iniziare altrove e io ho rispettato la sua scelta, sapevo che ne aveva bisogno, ma questo non vuol dire che non mi manchi e che può fare come gli pare. Neanche ad Emma ha scritto, quella povera ragazza mi chiede sempre di lui. Sto per fargli l'ennesima ramanzina ma, quando vedo il suo sorriso, mi fermo. Scuoto la testa, è sempre stato il mio punto debole. Mi lascio guidare da lui in quella sorta di semi-abbraccio e gli do un veloce bacio sulla guancia quando cerca di rassicurarmi. -Sono contenta, ma ti invio altre lettere lo stesso. - Sono testarda, lo ammetto. Poi mi piace scrivergli, è come se lo avessi sempre accanto a me.
    Camminiamo un po', osservando i cavalli correre in lontananza. Davanti a noi passa un bellissimo esemplare di Frisone, il preferito di nostro padre. Aveva sempre amato quella razza e, ogni volta che ne aveva l'occasione, ne cavalcava uno e ci salutava dall'alto. Quelli erano i momenti in cui sorrideva di più, era un uomo pieno di vita e ancora oggi, per quanto mi sforzi, non riesco a capire perché si sia tolto la vita. I suoi figli non erano abbastanza per farlo restare? Torno a guardare Hunter, è perso nei suoi pensieri. Mi chiedo cosa gli passi per la testa, ha sempre avuto il vizio di riflettere troppo sulle cose. Gli tocco la guancia destra con un dito, giusto per dargli fastidio. Mi chiede come sto, gli rispondo e mi sembra perplesso nel sapere che ho un lavoro. Mi stacco da lui e fisso gli occhi nei suoi e, quando mi rendo conto che è solo preoccupato, addolcisco lo sguardo e gli metto una mano sulla spalla. -Lavoro per un giornale e la paga non è male. Voglio diventare indipendente il prima possibile, ne ho bisogno. E poi mi piace, mi appaga. - Cerco di rassicurarlo quanto posso, e poi ho detto la verità, non mi va di chiedere sempre i soldi ai nonni. Mi avvicino e gli strizzo le guance, scoppiando a ridere per il modo in cui pronuncia il mio nome: come un padre rassegnato alla scelta della figlia. I nostri ruoli non si limitano a quello di fratello e sorella; infatti, spesso e volentieri, ci facciamo anche da genitori anche se vorrei che si appoggiasse più a me, invece di fare tutto da solo.
    -Ti concedo un leggero vantaggio. - Gli faccio l'occhiolino. Siamo bravi entrambi e anche se io ho più esperienza, Hunter è riuscito a battermi qualche volta. L'esito di una gara non è mai scontato. - Pensavi? Perché è successo qualcosa? - Sono sorpresa, qualcuno è riuscito ad attirare l'attenzione di mio fratello? Una ragazza? Se non fosse stato un minimo interessato non ne avrebbe mai parlato, però mi chiedo che rapporto abbiano, lo vedo confuso. -Ha un nome questa persona? Raccontami tutto! - Non può tirarsi indietro, me lo deve. Chissà come la prenderebbe Emma se lo venisse a sapere. Per anni, oltre a me, è stata la persona più vicina ad Hunter, anche se so che avrebbe voluto essere qualcosa in più. -Emma mi chiede spesso di te. Da quanto non la senti? - Sono sicura che non abbia preso lei l'iniziativa per paura di disturbarlo. Ha sempre rispettato i suoi spazi.

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    - Mh - mia sorella non ha mai avuto nessun tipo di problemi con le dimostrazioni d'affetto, siano essere fisiche o verbali. Sembra che lei sia abbastanza affettuosa per entrambi, io invece conservo le energie e subisco passivamente il suo abbraccio ridendomela un po' sotto i baffi quando poi prende a dondolarsi sul posto. Sembra che si sia ricaricata le pile, sono gia consapevole che lo farà ancora durante la giornata.
    - Te l'ho detto, non sapevo neanche che dirti! - non è che mi potessi inventare chissà quale storia per riempire un foglio di carta, sarebbero state lettere praticamente prive di contenuto e non vedo il senso di scrivere qualcosa giusto per, su questo sono abbastanza fermo sul mio punto. Faccio spallucce e accantono la cosa, se andiamo avanti così rischiamo di non dire altro per tutto il tempo. Alla fine questo è un altro pro dello scriversi poco: potersi raccontare a voce tutto quello che non si è detto via lettera. Ogni tanto non sono convinto neanche io di ciò che penso, come in questo caso, ma sono sicuro che questo è uno di quei pensieri consolatori che Emilie si fa quando non le arriva risposta alle lettere - certo, certo - non ho ipotizzato neanche per un attimo che avrebbe potuto smettere di scrivermi, lei è una garanzia - fai come vuoi - e sorrido, con rassegnazione. Lei fa sempre quello che vuole, mi abbraccia, mi rimprovera, mi da baci a tradimento, si prende l'affetto da sola e io la lascio fare consapevole che ne ha bisogno magari più di me e che comunque non c'è nessun altro su cui poter contare allo stesso modo. Io ho lei, lei ha me.
    Il resto della nostra famiglia o non è pervenuta, impegnata in chissà quali affari, o serve solo da sostentamento e questo tipo di trattamento se lo meritano eccome. Mi ci perdo in questi ragionamenti di tanto in tanto, così come mi perdo nelle immagini che rapidamente si susseguono da qualche parte davanti a me. È sempre lei che viene a recuperarmi quando questo accade, disturbandomi o anche toccando appena una guancia come sta facendo adesso. Non fosse stato per lei in varie occasioni sarei rimasto impassibile persino per ore a guardare un angolo della stanza.
    Emilie è sempre stata una ragazza tendente all'indipendenza, a cui piace sentirsi parte integrante di qualcosa quindi questa sparata di testa da parte sua me la potevo anche aspettare. Solo che speravo prendesse una scelta un pelo più ponderata, invece di assecondare questo suo bisogno, come lo chiama lei. Sto per contestare la decisione ma forse non è quello di cui ha bisogno: mi sembra entusiasta e per una volta posso anche tenere per me le mie considerazioni. Non tutte ovviamente, solo quelle più severe - quantomeno ti pagano bene - sarebbe il minimo, ma non è detto che sia così scontato - e cosa fai, di preciso? - e continuo ad informarmi, perchè è normale che sia informato su come impiega il tempo mia sorella.
    - Non era necessario, ma grazie per la gentilezza - così come lei è normale che sia informata su di me, per quanto mi scocci ammetterlo. Solo che il mio modo di informarla è diverso velato, accennato, vago e sul vago vorrei mantenermi. Ma con lei sembra impossibile, curiosa com'è - Daphne - espiro rumorosamente - e non lo so che è successo, ci siamo... allontanati - dopo essere stati più vicini che mai. Non ricordo un contatto negli ultimi tempi che sia durato più di cinque minuti.
    - È un interrogatorio? - domanda retorica - se vuoi sapere se le ho scritto, la risposta è no. Ma lei lo sa come sono, non penso ci faccia troppo caso. Basta sapere che ci vedremo quando torno - non sapevo nemmeno identificare il momento in cui Emma ha imparato davvero a conoscermi, sarà che siamo stati in contatto per tanti di quegli anni che è stato un processo spontaneo e graduale. Poi ha acquistato importanza, e poi... le cose si sono fatte ambigue, diciamo così. Comunque sono convinto che non i miei silenzi non la offendano, non ha mai espresso il desiderio di volermi sentire per lettera e ogni volta ci salutiamo consapevoli che sarà tutto uguale quando ci rivedremo. Comunque ogni volta che un argomento mi mette in posizione scomoda taglio corto giocandomi la carta della distrazione - beh, quindi entriamo? - sorrido a mia sorella superandola e dirigendomi verso il cancello che chiude il recinto. Mi aveva proposto una gara, giusto?



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    Emilie Moore

    -Non ci credo che non hai niente da raccontare dopo mesi. Non puoi farlo, per me? - Lo guardo con la tipica espressione da cane bastonato, funziona sempre. Può sforzarsi di fare il freddo e il duro quanto vuole, ma quando si tratta di me, cede sempre. So che non avrebbe iniziato a rispondere ad ogni singola lettera, però sono sicura che ci avrebbe quantomeno provato , perché è così che mio fratello dimostra il bene che ha nei miei confronti: con i fatti. - Prometti che ci proverai almeno?- Insisto. Quelle tre settimane senza avere sue notizie sono state terribili per me, l'ho sentito più distante del solito e non mi piace quando lo fa. A volte ho l' impressione che mi nasconda qualcosa e, in quei momenti, vorrei essere una Legilimes per capire cos'ha in testa, sarebbe tutto molto più facile. Ma non lo sono, quindi devo fare del mio meglio per farlo parlare. Lo fa, con me parla e si confida più di quanto non faccia con altri, però non mi basta, vorrei che mi raccontasse tutto quello che gli succede. So che non lo farà, non è tipo, ma io sono sempre stata egoista quando si tratta di lui, infondo è la ragione della mia vita. E no, non esagero, lo è davvero. - Adesso che ho anche la tua approvazione, te ne invierò ancora di più. Sarai sommerso! - Gli sorrido. Non è vero, non l'avrei fatto, però mi piace scherzare con lui in quel modo e poi, se mi fa ancora arrabbiare, so come punirlo. Non ho problemi a scrivere cinque o sei lettere al giorno; meglio per lui che non mi mette alla prova. Buona sì, ma scema no.
    Passeggio abbracciando mio fratello, è una bella giornata e sono serena dopo tanto tempo. Mi preoccupa solo la sua reazione una volta affrontato l'argomento "nonni", non capisco perché non provi ad andarci d'accordo. So che sono la sua unica famiglia, lo stesso vale per me, ma non voglio allontanarmi da loro perché è tutto quello che mi resta di mio padre. Non nego mi piacerebbe essere trattata con più rispetto e considerazione, spesso mi sono sentita fuori posto e sbagliata, eppure ho continuo a sorridere e a ingoiare bocconi amari perché devo, è questo il mio compito. Voglio che Hunter sia felice, non voglio più che soffra e, per farlo, sono disposta a fare tutto. In passato mi sono lasciata sopraffare dal dolore e lui mi ha sostenuto quando avrebbe dovuto essere il contrario, quindi, adesso, ho tutte le intenzioni di ripagare il favore. Perché gli voglio un bene dell'anima. - Correggo le bozze per ora, però ricevo un sacco di complimenti quindi mi sa che a breve mi faranno pubblicare un articolo! Il mio primo articolo! Oh Hunter, sono davvero felice!- Non sto fingendo, lo sono davvero. Infatti getto le braccia attorno al collo di mio fratello e lo abbraccio di nuovo, lo faccio sempre quando qualcosa mi entusiasma. Mi ha consigliato una mia amica di andare a lavorare lì, lei è dovuta andare via per motivi suoi e, quando mi sono presentata per il colloquio, mi hanno fatto subito un'ottima impressione. Non mi hanno neanche fatto domande sessiste, cosa che in altri posti è capitato e io non sono così disperata da lavoraci. I soldi non mi mancano, sono i nonni che pagano per la mia istruzione, ma papà ci ripeteva sempre di diventare indipendenti il prima possibile ed è proprio quello che sto cercando di fare. Anche se non c'è più voglio renderlo fiero di me.
    - Daphne, eh? Tipica ragazza dai capelli biondi e gli occhi azzurri?- Sono ironica ovviamente, però tutte le Daphne che ho conosciuto io erano così. Tranne una che aveva i capelli neri. Mettendo da parte questo dettaglio, osservo bene Hunter e posso dire che sembra quasi dispiaciuto per questo allontanamento. Interessante. - Perché? Hai fatto qualcosa? Confessa!- Mio fratello è sempre stato un rubacuori inconsapevole, magari la ragazza si è fatta un' idea sbagliata e lui se n'è lavato le mani, dicendo che era tutto nella sua testa. Non so, sono tante le alternative. Il fatto è che Hunter è alquantodiretto e le persone, spesso, troppo sensibili. Mi chiedo quando qualcuno lo capirà davvero. - Le manchi, me lo ha detto. Non ti ha scritto per non disturbarti, però fatti sentire! Coltiva le tue amicizie, te lo dico sempre!- Gli faccio l'ennesima ramanzina, ma è per il suo bene. Spero si decida a scriverle, non voglio che perdano i rapporti, hanno condiviso troppe cose.
    - Chi prima arriva, meglio alloggia. E il nero è mio! - Inizio a correre verso la stalla per accaparrarmi uno degli esemplari di Frisone rimasti. Per quanto mi riguarda la gara è già iniziata e, ovviamente, ho tutta l' intenzione di vincere. Nel mentre, sono arrivata alla stalla, tocco il muso del cavallo nero per farmi conoscere e, dopo essermi accertata che sia ben disposto, mi posiziono di lato e con agilità gli salgo in groppa.
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    Ha sempre usato quell'espressione come un'arma, per spingermi a parlare o a fare qualcosa anche contro voglia. Quando ero piccoli mi faceva sentire in colpa, adesso la guardo e sorrido con un sopracciglio tirato verso l'alto consapevole del fatto che è soltanto il suo stupido tentativo di farsi raccontare qualcosa in più. produco un suono a labbra chiuse, uno non meglio identificato mentre rifletto su cosa dirle e cosa invece omettere: con lei c'è sempre qualcosa da omettere, apprensiva com'è potrebbe preoccuparsi pure se le dicessi che ho avuto il raffreddore. La verità però, è davvero che non ho poi troppo da raccontare - non so davvero cosa vorresti sentire - delle lezioni? Se mangio? Se studio? Deve essere più specifica di così. Quando la guardo è come se davvero le stessi tacitamente chiedendo cosa vorrebbe che le dicessi, ora come ora posso solo assecondare la sua richiesta - ...sì. Va bene sì, ci proverò - ancora non ho imparato che assecondarla anche solo un minimo, per lei equivale a darle il permesso di fare come vuole. Che poi, Emilie non ha mai avuto bisogno di permessi e fin troppo spontanea nei gesti - oh, no... - ed un'espressione di finto sconforto si dipinge sul mio viso quando mi dice che non solo non ridurrà la quantità di lettere, ma che se le gira rincarerà persino la dose. Sinceramente la prendo quasi come una minaccia; magari non lo farà sul serio, ma mai sottovalutarla da questo punto di vista.
    In effetti adesso che le mie orecchie hanno un attimo di tregua da tutti quei rimproveri da sorella maggiore, c'è una domanda che mi interesserebbe farle, su qualcosa che effettivamente avrei potuto dirle via posta ma di cui, ovviamente, mi sono dimenticato. Oppure mi è solo passato di mente - adesso che ci penso, ti volevo chiedere qualcosa: ti ricordi per caso di qualche strano episodio di perdita della memoria? - la domanda così come lascia le mie labbra, sembra totalmente decontestualizzata. E forse lo è però parlavamo delle novità di questi mesi, questa storia del mentalismo per me è decisamente una novità - intendo dire, ti è mai sembrato di esserti scordata qualcosa di molto importate? Oppure, ti è mai sembrato che io mi sia scordato di qualcosa di molto importante? - più parlo, meno senso ha, più parlo e meno so come esprimermi; il professor Blackwood durante il nostro colloquio casuale, mi aveva posto più o meno la stessa domanda e io non ero stato in grado di rispondere. Non mi ero mai posto il problema, ma effettivamente mia sorella potrebbe pensare a qualche aneddoto significativo che mi aiuti a ricostruire l'evoluzione degli eventi. Certo, si spera che non abbia accidentalmente eliminato memorie importanti, in tal caso saremmo di nuovo punto e a capo.
    Ritorno ad ascoltare silenziosamente le sue di novità, che sembrano essere molto più numerose delle mie. Pagano bene, dicono che le faranno pubblicare un articolo... io vorrei solo che non fosse tutta polvere negli occhi e che la loro immagine da bravi datori di lavoro non sia solo un'immagine. Lei è positiva, entusiasta, speranzosa e io sono pessimista, cinico e realista. Vorrei essere capace di offrirle uno sguardo più allegro e invece mi rendo conto che sto coprendo male un'espressione pensierosa usando un sorriso tirato. I dubbi mi vorticano in testa ma poi mi dico che Emilie sa badare a se stessa, so che toglierebbe le tende se non la trattassero con rispetto. Cazzo, lo spero almeno - ti è sempre piaciuto scrivere - quando condividevamo la stanza da piccoli, i suoi diari erano sparsi ovunque - mandami l'articolo quando lo scriverai - questo secondo sorriso mi riesce un po' meglio mentre lascio che una mano le scorra sulla schiena. Mi sento quasi mio padre, è un gesto suo questo, non mio.
    E alla fine la tenacia di mia sorella viene ripagata dalle informazioni che le fornisco, sempre a piccole gocce, sparse qui e lì. Le basta solo un nome per creare un identikit della persona in questione, la precisione è inquietante - ma come - mi stupisce, davvero, non avevo idea che tutte le ragazze di nome Daphne fossero uguali - e poi non dirlo con quel tono, come se fosse una cosa negativa - si sta facendo fin troppo appiccicosa e quindi una scrollata di spalle l'avverte del fatto che deve farsi un po' più in là. Ma davvero le Daphne sono tutte uguali? Non ne ho mai conosciute molte e comunque non mi sono mai interessato molto alla cosa. E comunque ai miei occhi la vera Daphne non è più quella che incontri per i corridoi mentre stai andando a lezione ma quella distesa sul quel prato, rilassata e tutt'altro che incorniciata. Però forse neanche quella è la vera Daphne, forse la mia è solo presunzione... sinceramente non lo so. Segue un silenzio occupato dai quesiti che io mi pongo e a cui io stesso do una mezza risposta abbozzata - non ho fatto niente che non volesse anche lei - lo so che ha capito, non è davvero necessario che sia più esplicito di così e se mi fa domande più specifiche, è solo perchè mia sorella oggi ha voglia di provocarmi.
    - Te lo ha detto? Sul serio? - appaio stupito, non pensavo che Emma fosse una persona che dice questo genere di cose eppure la conosco da tempo. Però è anche vero che buona parte del tempo io sono distratto, da tutto e da niente. Questa realizzazione su Emma mi da da pensare: si può dire che sia l'unica amicizia che abbia mai coltivato eppure a volte non sembra abbastanza, non sembra mai abbastanza. Espiro, assimilo il tutto - le scriverò, davvero - e mi arrendo ancora una volta. Visto? Alla fine si fa sempre come dice lei e poi sarei io il fratello cattivo.
    Ha vinto anche il cavallo migliore, mio padre non ne sarebbe sopreso. Così, con lei già in corsa senza manco finire la frase, la competizione non è per nulla pari. Allargo le braccia mentre si allontana, la raggiungo poco dopo accellerando il passo - sei poco onesta - scuoto la testa avvicinandomi al Lipizziano poco distante dall'esemplare che ha scelto lei, è ancora giovane, il uso manto è ancora grigio in alcune zone e se fosse un adulto fatto e finito, sarebbe completamente bianco. Personalmente lo preferisco così, credo abbia più fascino e poi ci sto già familiarizzando sfiorandogli il collo. Ormai per oggi ho scelto il mio compagno di avventure, un Lipizziano dalle zampe alquanto muscolose - ho visto che c'è un lago in quella direzione - monto sull'animale e alzo di un po' la voce per farmi sentire da mia sorella. Le indico l'orizzonte, una striscia azzurra circondata da alberi segnala la posizione del lago - da quando usciamo dal recinto, facciamo a chi arriva prima lì - non le dispiacerà se stavolta sono io a passarle davanti.



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    -Quello che vuoi, mi accontento. Non dico che devi scrivermi tutti i giorni, ma almeno due volte a settimana sì.- So bene che anche minacciandolo indirettamente o usando la mia espressione dolce, Hunter non sarebbe mai capace di mandarmi lettere ogni giorno, non è nella sua indole. Rispetto mio fratello, so che ha bisogno dei suoi spazi e dei suoi tempi, però anche lui deve capire come sono fatta e di cosa ho bisogno. E infatti lo fa. Per me sentirmi dire che ci proverà è già abbastanza, quindi sorrido felice prima di scompigliarli di nuovo i capelli. Mi fa piacere che sia di così buon umore visto quello che, a breve ,gli dirò sui nonni. Hanno anche organizzato un ballo ad aprile, uno di quello importanti, e la sua presenza è richiesta così come la mia. Di solito a loro non cambia niente se ci sono o no, però, a questi eventi dove partecipano note famiglie di maghi purosangue sì. Tutto per le apparenze, ci tengono a mostrarsi al loro meglio, soprattutto dopo l'arresto di mamma. Non so se la amo, se mi manca o se la odio per tutte le bugie che ci ha detto e, forse, non lo saprò mai. Non andrò a trovarla in carcere, preferisco ricordarla com'era prima che tutto andasse in frantumi.
    -Oh sì, Hunter avvistato mezzo salvato.- Dalla sua espressione capisco che ha colto la mia velata minaccia, così impara a farmi preoccupare. D' un tratto mi fa una strana domanda, qualcosa circa la perdita di memoria. Aggrotto le sopracciglia, possibile che quel talento sia toccato a lui? Papà ci aveva parlato di quel tratto caratteristico dei Moore, però non pensavo che lo ereditassimo anche noi. Non è facile trattare con il mentalismo, quello di cancellazione in particolare è una bella gatta da pelare. Mi sono informata a riguardo, non volevo essere impreparata. - A me non è mai capitato. Per quanto riguarda te, non ti nascondo che qualche volta hai dimenticato qualcosa. Non cose importanti, però dei dettagli o cosa avevi fatto un minuto prima.- Lo scruto seria, deve imparare a controllare quel potere, non voglio che mio fratello corra qualche rischio inutilmente. Non voglio che se ne vada, lontano, lasciandomi indietro. Da sola. Una leggera ansia mi invade, e io non posso fare a meno di abbracciarlo, ancora, e di stringerlo più di prima. - Hunter, qualunque cosa sia, promettimi che non ti metterai nei guai. - Devo sentirmelo dire per stare più tranquilla. Mi stacco, mostrandogli il mio sorriso migliore dopo quel breve momento, mi era ripromessa di essere forte ma, come al solito, ho fallito ancora. Sospirò, fare da madre e da sorella non è per niente facile. Eppure, per lui, interpreterei tutti i ruoli del mondo. Poi passo a raccontargli le ultime novità della mia vita: il mio nuovo lavoro, l'articolo che presto pubblicherò e di quanto sono entusiasta di come stanno andando le cose. Per la tesi e il mio ragazzo un po' meno, ma sono sicura che, col tempo, risolverò anche queste due questioni. Nel mentre, mi godo un bel pomeriggio in compagnia dell' uomo più importante della mia vita. Con una mano mi accarezza la schiena, un gesto che era solito fare nostro padre. Un sorriso dolceamaro si fa strada sul mio volto, il ricordo fa ancora male. - Certo che te lo mando, devi dirmi cosa ne pensi! Sai che la tua opinione conta per me.- Gli è sempre piaciuto leggere, quasi quasi gli invio anche la tesi, tanto se non gli piace qualcosa me lo dice senza problemi e io, da brava secchiona quale sono, la riscrivo daccapo.
    Mi parla di questa ragazza, una certa Daphne, e io faccio dell' ironia, non ho saputo trattenermi. Alzò un sopracciglio quando mi risponde in quel modo, che gli è preso? Gli ha dato fastidio quello che ho detto? Alleggerisco l'atmosfera scuotendo la testa divertita e dandogli un pizzicotto sul braccio. - Stavo solo scherzando! Non te la prendere- Uno dei difetti di mio fratello è essere fin troppo pignolo e preciso e, se qualcosa non gli va a genio, si capisce subito. A me lo fa capire, agli altri non so, di meno forse. Hunter non la vuole proprio smettere di sorprendermi, oggi. Sgrano leggermente gli occhi alla sua risposta, non mi aspettavo di certo che avessero quel tipo di rapporto. Aveva detto che era un'amica, pensavo si fossero allontanati per un litigio, un' incomprensione o una cotta a senso unico da parte della ragazza. Invece no. - Non ci ho capito niente, allora. Pensavo foste solo amici e che so, che avevate litigato. Hunter...- Sospirò, vorrei chiedergli se ha usato le protezioni da brava mamma-sorella, ma evito. Non voglio essere troppo invadente, non da quel punto di vista almeno. Alla fine, se ha qualcuno, mi fa piacere. Basta che lo faccia stare bene. Mi dispiace un po' per Emma, sono sicura che non prenderà benissimo la notizia. Infondo, a nessuno fa piacere vedere la persona per cui hai una cotta allontanarsi da te per un'altra. Però, una piccola mano gliela voglio dare, voglio bene anche lei quindi perché no? - Me lo ha detto, però che resti tra noi eh! Non una parola. Poi sì, le manchi tanto, scrivile e fammi sapere.- Sorrido incoraggiante. Lo farà, ne sono certa, e chissà che la rossa non decida di fargli visita uno di questi giorni. Le amicizie importanti non vanno perse.
    Corro verso il cavallo scelto, salgo in groppa e chiudo gli occhi per un momento, godendomi il vento tra i capelli. Hunter mi propone di arrivare al lago e, con un cenno del capo, annuisco. Usciamo dal recinto e, senza perdere altro tempo, muovo le striglie e parto. Aumento la velocità, guardando diritto davanti a me, l'obiettivo è vincere questa gara. Sono in vantaggio, come sempre. - Sei lento!- Lo prendo in giro, ridendo come una bambina. Ricordo le gare con mio padre, mio fratello e mia padre, ci divertivamo un mondo, proprio come adesso. Vado ancora più veloce, sono a metà strada, non manca molto. Il lago è a pochi metri.

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    - Mh... - annuisco mesto, mi arrendo alle condizioni di mia sorella nonostante sia molto poco certo di riuscire a rispettarle. Non posso prometterle niente, e infatti non lo faccio, le ho già detto che ci proverò e ad Emilie tanto basta. Ho sempre apprezzato chi rispetta le barriere altrui e questo è uno dei pregi di mia sorella; fin da bambini, nonostante io fossi il più piccolo, era lei quella che mi cercava per giocare o fare cose insieme e nonostante i miei rifiuti, lei mi ha sempre sorriso rispondendo "allora facciamo un'altra volta". Anche sforzandomi, non riesco a ricordare di una sola volta che si sia offesa. Quindi ci proverò, anche solo per non tirare troppo la corda.
    La vedo che cerca mentalmente una risposta alle mie domande e dopo qualche attimo, mi da qualche scarsa e vaga informazione. Sono un po' deluso, speravo in qualcosa di più specifico ma suppongo che poco sia sempre meglio di niente. Per non tralasciare poi che se sono stato la causa della perdita di qualche suo ricordo importante, per ovvie ragioni non potrebbe neanche ricordarlo. Effettivamente viene fuori che qualche episodio bizzarro sembra essersi verificato - mh, sì, questo me lo ricordo anche io... succede ancora -la gente me lo faceva notare e finivo spesso per fare la figura del distratto. Quando poi è venuto fuori che si trattava di ADHD ovviamente nessuno deve aver mai sospettato di nulla... i sintomi della ADHD e del mentalismo di cancellazione per alcuni versi sono sovrapponibili, non ho mai avuto motivo di dubitare di niente fino all'eclatante episodio con il professore di Erbologia. Preso come sono dalle mie riflessioni, ci metto qualche attimo per rispondere ad Emilie e accorgermi del suo tono preoccupato. Il suo è un timore poco sensato, dettato perlopiù dallo spirito di protezione che ha nei miei confronti: perchè dovrei mettermi nei guai? Semmai è un qualcosa che può tornarmi utile in futuro, quando avrò capito come controllarlo. Ero così assorbito dai miei ragionamenti che sono adesso, in un'azione a scoppio ritardato, le poggio le mani sulla schiena mentre lei mi stringe nel suo abbraccio da sorella apprensiva - perchè dovrei mettermi nei guai? - ripensandoci, visti i miei precedenti con le sostanze, forse mia sorella ha ragione di essere preoccupata. Per un po' d'erba stava per venirle un infarti, è un bene averla tenuta all'oscuro di altro - non lo farò. Devo solo gestire questa cosa, che non so da dove sia saltata fuori. Si tratta di mentalismo. Però dimmelo se sai di qualcuno in famiglia con la stessa abilità - provo a rassicurarla anche se non sono un campione nel farlo, non è proprio il mio campo, ma ci provo ugualmente perchè ha già abbastanza a cui pensare. La tesi, la famiglia che so essere il suo chiodo fisso e ora anche questo lavoro di cui continuo ad essere poco convinto. Eppure qualcosa per se stessa non la fa da troppo tempo, quindi forse va bene così. Non lo so, non ne sono sicuro, penso che le risposte me le darà il tempo.- bene. Allora lo aspetto. Non sarò un giudice gentile solo perchè sei mia sorella - ironizzo per provare a cancellarle dalla faccia quell'espressione che nasconde qualche pensiero nero. Da qualche parte nella sua testa c'è se3mpre qualche pensiero in agguato pronto a colpire e per quanto mi faccia schifo ammetterlo, anche nella mia.
    Finisco per parlarle di Daphne e non so se sia stata la scelta giusta: ho sicuramente fatto scattare qualcosa nella testa di mia sorella, tutta una serie di domande che non mi porrà ma che mi lascerà intendere con le sue maledette frasi sospese, so che si sta trattenendo dall'aggiungere altro. La guardo massaggiandomi il braccio nel punto esatto in cui l'ha simpaticamente pizzicato e capisco che ha frainteso qualcosa - ...a cosa stai pensando? - conosco già la risposta ma non intendo esternarla, è fin troppo imbarazzante parlare di queste cose con lei - non è quello che credi - puntualizzo per mettere un freno alla sua immaginazione - ed il punto è che sarebbe stato meglio se avessimo litigato. Si è solo allontanata senza spiegazioni - e io ne avrei avuto bisogno, per fare chiarezza, per mettere ordine ed accantonare almeno questo pensiero che invece si ritrova a ronzare freneticamente nel mio cervello come una mosca impazzita. Ho tentato di metterlo a tacere ma con scarsi risultati, purtroppo e inaspettatamente.
    Prima di adesso non mi ero mai soffermato su quanto fossero complicate le ragazze - e perchè lo ha detto a te? - per la mia esperienza Emma non si è mai fatta troppi problemi a dirmi qualcosa, non si è mai vergognata di niente, di darmi la sua opinione. Ed è una cosa che ho sempre apprezzato di lei - ...ti farò sapere - a questo punto sono anche io un po' curioso di scriverle e di conoscere la sua risposta.
    Per quei minuti che salgo a cavallo e torno ai vecchi tempi mi sembra di riuscire finalmente a togliermi qualche pensiero dalla testa. Chiaramente mi sto prendendo in giro, è soltanto un'illusione ma mi sta bene così. Continuo a starle dietro mentre accelero incitando l'animale, vedo la schiena di mia sorella e mi sembra di vivere un dejavù; quanto tempo è passato? Neanche troppo, ma sembra una vita. scorgo il lago avvicinarsi gradualmente, riesco ad affiancare Emilie e per un attimo mi sembra anche di riuscire a superarla. Sembra che io sia stato in vantaggio per pochi metri perchè sull'ultima distanza che ci separa dal lago, passa nuovamente lei davanti a me e come sempre, vince. Ricordo di essere riuscito a batterla una sola volta, ho pensato di essere davvero riuscito a colmare gli anni di pratica che ci separano ma a quanto pare devo soltanto aver avuto fortuna - dannazione! Per poco! - riprendo aria portando indietro i capelli e nonostante dalla frase possa sembrare urtato per aver perso, il tono della voce e la mia espressione dicono tutt'altro; dal recinto a questo lago ho solo pensato a superarla, non avevo spazio per altri pensieri ed è un evento talmente raro che fatico a credere che sia vero - ti sei allenata ancora? - sembra che non abbia mai smesso di farlo. Altro sospiro profondo prima che le zampe del cavallo sfiorino l'acqua limpida del lago. Mi perdo guardando altrove, oltre l'orizzonte, è una sensazione familiare e non capisco se la cosa mi piaccia o se mi tormenti.


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    Nella nostra famiglia ci sono mentalisti, uno di questi è nostro nonno però non l'ho mai detto a mio fratello. Egoisticamente speravo di averlo io quel potere. Ho sempre pensato che se si fosse manifestato in me, magari, i nonni mi avrebbero considerato di più invece di vedermi come una mosca fastidiosa o, peggio, un peso. Ultimamente, però, le cose vanno un po' meglio; mi hanno anche scritto una lettera, invitando sia me che Hunter ad un grande ballo che si sarebbe tenuto ad aprile dove avrebbero partecipato famiglie importanti. Era una buona opportunità per entrambi di conoscere gente di un certo tipo, ne andava del nostro futuro. Ritornando alla questione mentalismo, sono davvero preoccupata. Cos'aveva dimenticato? E, soprattutto, aveva cancellato la memoria a qualcuno? Deve tenere assolutamente per sé questa cosa, non deve dire a nessuno cosa è, la gente potrebbe approfittarne. Vedo il buono nelle persone, mi fido, ma non per questo sono stupida e quando si tratta di mio fratello divento iperprotettiva. Nessuno me lo deve toccare. Neanche i nonni, non li avrei mai perdonati. - Devi imparare a controllarlo quanto prima.- Io non posso aiutarlo, non sono mai stata brava con gli incantesimi mentali, sono più portata per quelli curativi o difensivi. Lo guardo seria, prima di tornare a sorridergli dolcemente. Non voglio tenergli il muso né rovinare il momento, però è importante, per me, fargli capire quello che provo. Ci siamo sempre detti tutto e questo implica anche le cose brutte, non solo quelle belle. - Il potere che hai ereditato non è facile da gestire, ho fatto le mie ricerche. Potresti cancellare i ricordi a qualcuno o a te stesso, devi fare attenzione.-A volte mi domando se il nonno non l'abbia fatto anche con me. Hunter non lo sa, ma qualche mese fa mi detto delle cose poco carine tanto da arrivare a farmi piangere e mandarlo al diavolo. Non lo faccio spesso, li ho sempre rispettati, però sentirmi dire che non servo a niente per la famiglia non mi è piaciuto affatto e qualcosa mi dice che non è la prima volta che succede. Solo che io non me lo ricordo. Che casino. - Il nonno la ha. Vuoi chiedere a lui di darti una mano? Sai che aspetta da tempo di ricevere tue notizie.- Sarà più che felice di sapere che il figlio maschio è anche mentalista. L'orgoglio dei Moore. Non capiscono che Hunter è molto più di questo? Sospiro, passandomi una mano tra i capelli e osservando un bellissimo cavallo bianco che mi passa davanti. Nostra madre ne sceglieva sempre uno di quel colore, forse per nascondere la sua anima nera e corrotta. La voce di mio fratello mi distrae da quei brutti pensieri, cosa mi prende? Devo darmi una regolata, non posso farmi vedere triste, sono più forte di così e quello, ormai, è il passato. Mamma è in prigione e papà è morto, devo farmene una ragione. - Era quello che volevo sentire!- Gli do una leggera pacca sulla spalla. Ho scelto di fargliela leggere proprio perché sapevo che sarebbe stato sincero fino in fondo, è una delle cose che più mi piace di lui. Non che non sappia mentire, sa farlo molto bene quando vuole, però con me non l'ha mai fatto, quindi mi fido.
    Ora, tra tutte le cose di cui poteva parlami oggi, non mi aspettavo di certo una ragazza di nome Daphne, bionda, che aveva suscitato il suo interesse in vari modi. Fa anche il finto tonto, ma tanto sa che ho capito. - Farò finta di crederti.- Non faccio altre domande, non voglio risultare troppo invadente. Non mi riguarda cosa fa o non fa con questa ragazza, basta che non lo faccia soffrire e lo tratti bene, altrimenti dovrà vedersela con me. - O forse non è pronta, noi donne abbiamo i nostri tempi.- Spezzo una lancia a suo favore, anche perché è la verità. Io stessa ci ho messo un po' prima di dire al mio attuale ragazzo di essermi innamorata di lui, che poi le cose non vadano bene attualmente è un'altra storia. Da parte mia c'è la volontà di andare avanti, lui non so che vuole fare. - Perché mi vede come una sorella maggiore e si è confidata! Non ispiro fiducia?- Sorrido e sbatto le palpebre. Dall'esterno devo sembrare una bambina, ma chissene frega, oggi sono in vena di scherzare con mio fratello che non vedo da tanto e di sentirmi leggera. Non ho più voglia di piangermi addosso.
    Corro veloce mentre l'aria mi scompiglia i capelli, mi sento libera dopo tanto tempo. Hunter mi affianca per un attimo, gli faccio la linguaccia e aumento la velocità arrivando al lago per prima. Esulto e rido: ho vinto di nuovo. - Lo faccio sempre!-L'equitazione è una delle mie passioni e non ci avrei rinunciato per niente al mondo; cavalcare e scrivere mi fanno sentire bene. Smonto da cavallo, accarezzandolo e poi aspetto che mio fratello faccia lo stesso. Non posso più rimandare, devo dirglielo. Spero solo non si arrabbi, non mi piace quando lo fa, preferisco quando sorride. - Hunter ascolta...- Sospiro, poi mi avvicino e gli prendo una mano, stringendola nella mia. - I nonni mi hanno scritto due settimane fa, vogliono che partecipiamo ad un ballo ad aprile e questa volta non possiamo tirarci indietro, è importante. Dobbiamo andare.- So che odia questi eventi e anche la gente che ci va, però, quando inizierà a lavorare, dovrà averci a che fare ogni giorno. E poi sa come comportarsi, è cresciuto in questo ambiente come me. Lo osservo e vedo la sua espressione cambiare. Brutto segno.
     
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    - Mh, sì, hai ragione - neanche io sopporto di non riuscire ad avere il pieno controllo della mia mente, in particolare del miei ricordi e dell'influenza che posso avere su quelli altrui. Tendenzialmente sono sempre stato uno metodico, che segue degli schemi per precisi e ordinati secondo una mia logica, nulla può fuoriuscire sa questi schemi. Ecco perché mi disturba così tanto che questa cosa si scateni senza il mio controllo, quando meno me lo aspetto. E un pericolo vero e proprio - sì, mi e già successo
    ... -
    ricordo quando quasi non ho ricevuto una punizione da Blackwood proprio perché pensava che lo stessi soltanto prendendo in giro - nulla di grave comunque - faccio presto ad aggiungere per fermare sul nascere il flusso di pensieri e preoccupazioni di mia sorella.
    E se dovessi cancellare un suo ricordo? E se fosse già successo? Un motivo in più per lavorare e risolvere la questione. Ovviamente mi sono già messo a lavoro svolgendo io stesso qualche ricerca più teorica, la biblioteca di Hogwarts è ben fornita di libri di ogni genere che si sono dimostrati molto utili a capirne di più. Quello di cui ho bisogno però, sono delle prove dirette sul campo, l'unico mezzo per raggiungere risultati concreti è la pratica. Ma piuttosto che fare pratica con mio nonno, preferirei dimenticarmi di esistere. Questo pensiero, così forte e limpido, si restituisce perfettamente sulla mia espressione che sento irrigidirsi ed inasprirsi - no - rispondo prontamente lasciandole appena finire la frase - a quell'uomo non chiederei un favore neanche se stessi morendo - ho un orgoglio a cui non intendo rinunciare - e tu lo sai benissimo - non chiederò aiuto ad un uomo che mi ha sempre visto solo come uno strumento per mandare avanti il suo nome e la tradizione degli auror della famiglia Moore, e mia sorella come inutile. È una donna, non può trasmettere il cognome della famiglia. E se sapesse che ho ereditato il suo stesso potere... vedrebbe Emilie ancora peggio, la rilegherebbe ad un ruolo ancora più inferiore facendola sentire una totale nullità. Mi dà ai nervi sapere che mia sorella dia così tanto penso all'opinione dei nonni - anzi, Emilie, il nonno non lo deve sapere. Hai capito? È l'ultima persona al mondo che deve sapere una cosa del genere. Lo sai - sa quanto questa cosa - secondo il loro punto di vista distorto - mi avvicinerebbe alla famiglia di mio padre, ed è l'ultima cosa che voglio. Questa comunque è la nostra giornata e in quanto tale, è su di noi che deve essere focalizzata. Preferisco parlare con lei di ragazze piuttosto che continuate ad approfondire l'argomento nonni, che invece chiudo bruscamente e senza grande possibilità di replica. Fra i due, è mia sorella quella dotata di tatto e comprensione, non conosce nessuno bravo quanto lei a leggere le atmosfere. Ciò le consente di sapersi muovere abilmente in qualsiasi situazione e alla fine, di avere sempre pronta una parola di conforto. È qualcuno su cui si può contare, qualcuno che esprime fiducia, qualcuno che io non sono mai stato e che sinceramente non mi interessa diventare: forse non voglio avere la responsabilità di essere di conforto per qualcuno, o forse non ho ancora incontrato nessuno per cui valga la pena di rivestire il ruolo della spalla su cui piangere. Quindi anche adesso, Emilie prova a leggere la situazione e a dare la sua valutazione, una valutazione che come nella maggior parte dei casi mi lascia perplesso e pensieroso- i vostri tempi...- ripeto esaminando la frase e il significato nascosto che si nasconde dietro queste semplici parole - e generalmente quanto sono lunghi questi tempi?- lo scopo della domanda è ironico e il mezzo sorriso storto che ho messo su, lo conferma. In realtà se mia sorella potesse svelarmi questo incredibile segreto del mondo femminile, le sarei grato. Non so come comportarmi, ma in realtà ho già deciso che se non sarà lei a rompere questo silenzio sicuramente lo farò io, in un modo o nell'altro. Effettivamente non so cosa mi aspetti da lei, cosa voglio sentirmi dire, non so per cosa si dovrebbe preparare, ma so solo che ci sta mettendo anche troppo tempo e che divento ogni giorno più irrequieto e sensibile all'argomento.
    - Ti affiderei la mia stessa vita - soprattutto quando mi guarda battendo gli occhi come una bambina. E lei dovrebbe essere quella grande della famiglia, dall'esterno è probabile che trasmetta un'idea di sè molto lontana della realtà, qualcuno potrebbe scambiarla per frivola. Sarebbe nel torto, nella mia battuta c'era un fondo di verità, le affiderei davvero tutto.
    Però non le faccio capire che la mia non è soltanto una battuta, potrebbe gonfiare il suo ego già alimentato dalla vittoria, l'ennesima vittoria. Sono sempre riuscito a superarla solo per qualche attimo senza ottenere mai un distacco vero e proprio, incredibile, sapevo che non aveva mai smesso di allenarsi. Comunque non è una sconfitta dal sapore amaro, in realtà sono anche contento perché per un attimo sembra che niente sia cambiato e che tutto sia tornato a com'era una volta: leggero, spensierato, allegro come non lo era da troppo. Ma è proprio quando sto per pensare che nulla possa rovinarmi la giornata che qualcosa lo fa. Basta un attimo per cambiarmi l'umore, per ribaltarlo drasticamente. A nulla serve che Emilie mi stringa la mano in questo come, come se avesse già previsto la reazione che avrei potuto avere. Non ricambio la stretta, ma piuttosto la subisco passivamente fissandomi i piedi che affondano nel prato verde. Io odio questo genere di eventi, li odio da quando ho capito che la reale motivazione dietro a questi eventi era soltanto gonfiarsi un po' di più il petto davanti agli illustri colleghi ed ex colleghi dei nonni. Tutto così falso da darmi la nausea - ti hanno contattata loro? Quando? Cazzo, Emilie - mi oppongo, non ho bisogno di pensarci - che ti hanno detto? Lo sai che scrivono a te solo perché sanno che non li ignorerai. Non capisco perché ti presti a farti usare in questo modo - mi dà davvero sui nervi, così tanto che per evitare di farmi uscire qualche frase più scomoda mi allontano, prendo a passeggiare per scaricare la tensione. Mi chiedo se sia la prima volta che la contattano da quando papà è morto, mi rispondo che probabilmente non lo è. Mi chiedo se fra di loro non ci sia una corrispondenza regolare, il dubbio non fa altro che alimentare il fastidio che provo - non è importante, non ha niente di diverso rispetto a tutte le altre feste che hanno organizzato in passato - la mia decisione l'ho già presa- non ci vengo - non parteciperò ad un evento in cui la nostra presenza non è sinceramente gradita, e questo è proprio uno di quegli eventi.


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    Emilie Moore

    Sul mio viso compare un'espressione preoccupata quando mi dice che ha già cancellato i ricordi a qualcuno, però mi rassicura subito dopo e io gli sorrido per fargli capire che va tutto bene. Mi fido delle sue parole, so che farà di tutto per controllare il suo mentalismo perché me lo ha promesso. Vorrei aiutarlo, ma non so davvero come, tutto quello che posso offrirgli è il mio supporto. - Lo so, ho solo voluto fartelo sapere nel caso in cui provasse a fare qualcosa di strano.- Quel potere è pericoloso se usato nel modo sbagliato e il nonno ne ha pieno controllo. Non credo arrivi a tanto, ma negli anni il suo voler far diventare Hunter un auror per seguire le orme di famiglia è diventata una specie di ossessione. Chissà, forse è il suo modo per affrontare la perdita di nostro padre o semplicemente per risanare il suo orgoglio ferito. Non lo so cosa sia, ma non voglio che usi mio fratello per i suoi scopi, deve essere libero di vivere la vita che vuole. Anche se non mi ribello e mi faccio trattare a pesci in faccia, non sono stupida, so qual è la loro opinione su di me e mi sta bene, ma devono smetterla di provare a ristabilire dei rapporti con Hunter quando è chiaro che lui non vuole, li odia troppo. E in parte, forse, li odio anche io. Purtroppo, però, dipendiamo ancora da loro economicamente quindi dobbiamo sottostare alle loro condizioni, o almeno lo faccio io perché è il mio compito da sorella maggiore. Tocca a me proteggerlo dai mali del mondo. - Da me non lo saprà mai, puoi starne certo. Non voglio che ti faccia nessuna pressione.- Se necessario è un segreto che porterò con me nella tomba. Mio fratello è molto riservato, parla poco di sé e non vuole che gli altri sappiano tante cose di lui e io lo sostengo, infatti anche il mio ragazzo sa poco e niente sulla mia famiglia. Ho paura che possa cambiare idea su di me per il fatto di avere una madre in carcere e che mi lasci. Ci provo ad essere forte, ma con tutto quello che mi è successo nella vita ho bisogno di una spalla su cui piangere e lui è questo per me. Sono dipendente da lui, sbaglio, lo so, ma non posso farne a meno. Almeno per adesso, pian piano sto cercando di staccarmi e di capire come fare per bastarmi da sola. Hunter, invece, ha fatto il contrario, allontanando le persone e chiudendo il suo cuore. Per questo quando mi parla di Daphne mi sorprendo del suo interesse e spezzo una lancia a suo favore, forse questa ragazza riuscirà a farlo aprire. O forse potrebbe farlo Emma, per lei sarebbe anche più facile visto il loro trascorso. Devo assolutamente parlarle e spronarla a fare qualcosa anche in veste di amica. Io da sola non basto. - Questo devi scoprirlo da solo.-Ognuna ha i suoi tempi.
    Gli sorrido e lo braccio non appena sento quelle parole, dandogli anche un bacio sulla guancia. Poi mi stacco e corro verso le scuderie per scegliere il mio cavallo, salirci in groppa e dare via alla gara. Corro veloce, mi sento libera e quando arrivo al traguardo lancio un urlo vittorioso. Sono felice, so che anche Hunter lo è, ma purtroppo oggi sono qui anche per parlargli di altro. La sua espressione cambia, si arrabbia e il suo tono diventa freddo. Non ci voleva. - Qualche settimana fa. Non mi stanno usando, non sono così stupida! Ma quella festa è importante per il tuo futuro, per capire con chi vuoi lavorare e con chi no!- Non si saranno solo auror a quell'evento, ma anche ministri, inseganti, pozionsiti, imprenditori e altre personalità di spicco. -Lascia perdere i nonni, pensa a te. So che li odi, ma non puoi perdere questa opportunità e poi ci sarò anche io. Non sarai da solo!- Gli prendo l'altra mano e lo prego con lo sguardo. Come posso fare per convincerlo? Quando ci si mette è davvero testardo, non mi ascolta e credere di avere sempre ragione. Proprio come faceva nostra madre. Non vuole ammetterlo, ma si somigliano molto più di quanto crede. - Invece lo è, altrimenti non ti avrei detto niente. Hunter, per favore!- Non so cosa fare, sono in difficoltà. - Forse ci sarà anche Emma, avrai sia me che lei.- Se necessario gli terremo la mano tutto il tempo, non lo lasceremo da solo neanche un attimo e poi i nonni hanno degli ospiti da intrattenere, non possono focalizzarsi solo di lui. - Pensaci almeno.- Aprile non è dietro l'angolo, magari cambia idea.

     
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    Di lei mi fido, ciecamente: è mia sorella ed è la cosa più importante che ho. So per certo che anche per lei è lo stesso e se dice che manterrà il segreto, allora lo faraà. Quindi la mia espressione perplessa non è dovuta ad una mancanza di fiducia, ma non posso fare a meno di preoccuparmi quando esce fuori qualsiasi cosa che coinvolge in maniera più o meno diretta i miei nonni - ...lo so - il solo pensiero che possano scoprirlo da altri e possa finirci in mezzo mia sorella, mi stressa - lo so - è tutto il contesto a darmi pensiero. Se mi focalizzo su Emilie io non vedo una sorella maggiore, ma qualcuno da proteggere a tutti i costi. Non perchè lei non sia stupida, ma a volte è così dannatamene ingenua e buona da darmi i nervi. I nonni lo sanno e sono anni che provano a sfruttare la cosa e non voglio stare a guardare e basta, soprattutto da quando è morto nostro padre sento che Emilie ha bisogno di qualcuno che le stia vicino più di quanto non ammetterà mai.
    - Mmh, ok, grazie per la risposta esaustiva - quanto a me, sembra che abbia bisogno di un parere femminile per capirci qualcosa sul comportamento della serpeverde e speravo che Emilie potesse darmi un metodo, qualche regola qualcosa, un qualunque schema logico utile a sopportare la sua improvvisa lontananza. Al diavolo, sembra che alla fine farò a modo mio dopo averle concesso questo tempo di cui parla Emilie. Sono un po' deluso perchè speravo in qualcosa di meglio... magari rifletterò sulle sue parole in un secondo momento e troverò la giusta chiave di lettura, ora come ora mi sento impegnato in questa giornata con mia sorella, una di quelle che non facevamo da evidentemente troppo tempo. Devo ammettere che è rigenerante tornare in sella e fare con lei qualche stupida gara come da piccoli, non me lo aspettavo, avevo il dubbio che sarebbe stato troppo per noi, troppo simile a quando eravamo ancora una famiglia completa. No, anzi, non completa ma che funzionava. Pensavo di prenderla male e invece mi sento stranamente più leggero, a tal punto che riesco anche a sopportare le improvvise e frequenti dimostrazioni di affetto di Emilie. La guardo con nochalanche, guardo la sua espressione e anche lei sembra essere rilassata. O almeno, lo sembra per la maggior parte del tempo: ad un certo punto capto del nervosismo e non appena sputa fuori il rospo, capisco a cosa era dovuto. Basta poco così per ribaltare la giornata e iniziare a rivedere il mondo di grigio, far sparire l'ambiente circostanze e far restare solo quella sensazione di fastidio che ti lasciano le notizie indesiderate, che sono quelle su cui il mio cervello si concentra maggiormente, ci fissa sopra la lente di ingrandimento e le ripensa continuamente. Io non intendevo affatto dirle che fosse stupida - ovvio che non sei stupida, proprio per questo sai benissimo cosa intendo - e qui lo ammetto, uso un tono più duro del solito perchè il messaggio passi. Sono già tanto infastidito da fare fatica a focalizzarmi sulle parole di mia sorella, cose come il futuro e le opportunità che il mio cognome può offrirmi, io non le voglio, non voglio tutto questo, significherebbe che hanno vinto loro - non voglio che i nonni abbiano niente a che vedere con il mio futuro. Non è affar loro. Ma tu perchè...- perchè insisti così? La frase finisce con un lamento, è inutile continuarla perchè conosco già la risposta: lei vorrebbe che considerassi tutte le alternative per paura che possa perdere qualcosa a causa del mio orgoglio. Ma io a questa specie di lotta personale non riesco a mettere un punto - non ho bisogno di pensarci - stringo fermamente le redini del cavallo - la risposta è no - che ci sia lei, che ci sia Emma, che ci sia chiunque la risposta rimane comunque no. Sospiro frustrato, diviso fra il cercare di usare il tatto - che non è per nulla il mio forte - ed essere brutalmente sincero. Io non voglio che lei ci resti male per la mia decisione, ma neanche che si illuda - posso mandarti una lettera con la conferma se ci tieni - opto per smorzare il mio no secco senza però darle aspettative di alcun tipo - ma non aspettarti che cambi qualcosa... davvero - concludo il discorso con un cenno della testa, voglio mettere un punto a questa discussione e passare il resto della giornata senza tornante sull'argomento. Il sole, l'erba, l'acqua, è tutto troppo bello per essere rovinato da momenti del genere - riportiamo i cavalli al recinto - stavolta sono più calmo: non voglio andare via, mi da sui nervi il fatto che i miei nonni possano diventare motivo di discussione fra me ed Emilie, nn glielo permetto - poi che ne dici se ti offro da mangiare? Inizio ad avere fame - le sorrido impercettibilmente e inizio a muovere i primi passi verso il recinto. Non gli permetterò di rovinarci la giornata, non sono disposto a concedergli neanche questa soddisfazione.

    Chiusa 🌠



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12 replies since 2/12/2022, 11:44   182 views
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