guilty consciencePrivata; Grace.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar


    ★★

    Group
    Member
    Posts
    77

    Status
    i'm sleeping
    tumblr_inline_qkqzaeDhqO1vwrax4_500
    La superficie del lago nero, quel pomeriggio, era increspata solo a causa della brezza fredda che si era alzata negli ultimi giorni. L'inverno era alle porte e, come ogni anno, le temperature in Gran Bretagna erano schizzate vertiginosamente verso il basso.
    Mi strinsi maggiormente nel giubbotto e presi un profondo respiro. Erano passati due giorni esatti dalla notte di Halloween, due giorni durante i quali non avevo chiuso occhio: non sarebbe stato facile dimenticare le immagini crude, talvolta raccapriccianti, delle quali ero stata testimone e non solo. Feci un tiro profondo dal filtro della sigaretta che reggevo tra pollice e indice e soffiai fuori il fumo, pensierosa. Le acque calme del lago nero erano in netta contrapposizione con il mare di emozioni che si agitavano dentro di me da Halloween. Ero certa di non essere l'unica ancora sconvolta nel profondo per via di tutto ciò che ero stata costretta ad affrontare quella notte, ma ero la sola che era sopravvissuta a quel gioco macabro di cui tutti - noi studenti - eravamo stati vittime. Il ché mi era costato parecchi sguardi addosso, motivo per il quale avevo evitato tutti i luoghi affollati del castello, compresa la Sala Comune e la mia camera.
    Non avevo mai pensato alla magia come a qualcosa di oscuro, prima di quella notte assurda, ma soprattutto non avevo mai creduto - prima di allora - di essere capace di compiere gesti riprovevoli quali uccidere qualcuno pur di salvare la mia vita. Persino in quel momento, seduta al freddo, con le ginocchia avvolte tra le braccia, mi chiedevo come avevo potuto assecondare le voci nella mia testa. I ricordi di quella sera erano sfocati, dei flash back brevi e ovattati. C'era solo una cosa che non riuscivo a dimenticare, malgrado gli sforzi. La pulsione, quel desiderio folle di farmi giustizia da sola, di uccidere: potevo definirmi davvero una Grifondoro dopo tutto quello avevo fatto, seppur in una dimensione che aveva - fortunatamente h poco a che fare con la realtà?

    Quando decisi di rientrare al Castello, il sole era già tramontato da un pezzo. Volendo azzardare una previsione, era ormai ora di cena e - senza pensarci due volte - decisi di superare la Sala Grande e di rintanarmi in camera. Non avevo fame, né mi andava di subire altri sguardi giudicanti. Ero bravissima a colpevolizzarmi da sola, non avevo bisogno che tutto il resto della scuola mettesse il dito nella piaga. Mi precipitai in direzione delle scale e, a passo svelto, imboccai i corridoi che mi avrebbero portata al dormitorio. In quei giorni avevo evitato proprio tutti, compresa Carrie. Temevo mi avrebbe biasimata persino lei e, quell'ennesimo colpo , io proprio non l'avrei retto.
    Insistetti con la parola d'ordine finché la Signora Grassa non si decise a lasciarmi entrare nella Sala Comune, non prima di essersi lamentata del poco interesse che noi studenti continuavamo a dimostrare nei confronti delle sue doti canore inesistenti, e mi fiondai in direzione del dormitorio femminile. Ironia della sorte, dalla porta aperta della camera, intravidi Grace di spalle. Mi morsi il labbro inferiore e alzai gli occhi al cielo, maledicendo il fato. Non avevamo ancora parlato dell'accaduto. Anzi, dalla sera di Halloween non avevamo parlato in generale ed io non ero riuscita a trovare il coraggio di aprire l'argomento. D'altronde, cos'avrei potuto dirle? "Ehi Grace, perdonami, non volevo ucciderti, mi è solo scappato un incantesimo potenzialmente mortale?!"
    Feci un respiro profondo e mi avvicinai allo stipite della porta, poi bussai. «Si può?» domandai, facendomi coraggio. Non ci sarebbe stato momento migliore di quello ed io non volevo continuare a nascondermi. Se il cappello mi aveva smistato in quella casata ci doveva pur essere un motivo.


    Edited by camden. - 28/11/2022, 22:29
     
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    301

    Status
    i'm sleeping

    Grace Johnson

    6856e59334e24d3746192cadbee28176
    Erano giorni strani quelli che stava vivendo Grace. Si sentiva quasi fosse in apnea, alla costante ricerca di ossigeno che le ridesse lucidità. La lucidità di elaborare quanto fosse successo durante la notte di Halloween. Si era risvegliata, confusa e spaventata, sollevando il viso dal tavolo di legno ed era rimasta scioccata ma allo stesso tempo sollevata quando le sue amiche e compagne di stanza si erano rivelate essere tutte vive. Il suo primo istinto era stato abbracciare le più vicine a sé e sentirsi ricambiare, non chiedere cosa fosse successo o se stesse bene ma ricambiare. Alexis in quell’occasione si era alzata ed era sparita. Grace ne era rimasta turbata e aveva seguito la sagoma dell’amica uscire dalla sala prima di spaziare istintivamente con lo sguardo sulla tavolata verde-argento. Chissà se la ragazza del suo sogno era... ? Ma che andava pensando? Osservò per un breve istante Mikhail e poco prima che lui potesse avvertire quell’occhiata su di sé deviò nuovamente alle sue amiche. Aveva addotto una scusa e, anche lei, si era congedata dalla cena correndo immediatamente su alla torre di Grifondoro. In stanza non vi aveva trovato la Pierce ma in quel momento gliene fu grata poiché aveva bisogno di un attimo per sé, per riprendere fiato. Cosa diavolo era successo? Nei giorni successivi a quella serata la sua mente era stata attraversata da continui flash anche nei momenti meno opportuni che ostinatamente le ricordavano frangenti di quella vita parallela che aveva vissuto. Vedeva quelle persone, quelle vittime per mano sua, camminare nei corridoi o parlare con altri compagni di scuola tranquilli, persino spensierati per quello che lei poteva vedere esternamente. Ma era davvero così? Non aveva osato approfondire. Era come se trovare una conferma a quanto credeva d’aver vissuto fosse troppo per lei, quindi, aveva voluto dimenticare ma i flash continuavano a tornare prepotenti quando alla sera chiudeva gli occhi. Più di una volta si era svegliata di scatto nel cuore della notte, madida di sudore e con il fiato grosso, benedicendo la fortuna per non aver svegliato le compagne, non voleva parlarne. Sentiva di non farcela. Non doveva essere l’unica a provare quel sentimento poiché di colpo, tutte e cinque, evitavano di trovarsi nella stessa stanza. Se prima, tranne nel caso specifico della burbera Kynthia, erano un assembramento unico, adesso si erano divise ognuna chiusa nella propria mente ma troppo prese dallo sfuggire al proprio problema per estendere lo sguardo alle compagne. La Johnson aveva deciso di “ammazzarsi” di vita sociale, più del solito. Stava in mezzo al gruppo, alla gente, senza un reale scopo ed interesse preciso ma ostinatamente cercava di distrarsi nel vano tentativo di dimenticare quanto successo anche se il conto, puntuale come un orologio svizzero, si presentava ogni sera.

    Era nella stanza quindi, quando la resa dei conti si presentò alla porta sottoforma di Alexis che bussava gentilmente. «Si può?» Grace era di spalle, mezza china sul baule intenta a rivestirsi, la maglia a coprirle lo sguardo mentre con movimenti un po’ goffi, impacciati principalmente dai lunghi capelli umidi, infilava la t-shirt tirandola verso il basso. «Hei sì», fu la sua risposta stentata mentre con uno sbuffo nervoso tirava fuori la massa biondiccia, afferrò l’asciugamano gettato sul baule e cominciò a tamponarsi la chioma. «Cominciavo a chiedermi se dormissi ancora qui», la sfotté la bionda stemperando il tutto con un sorriso. Il momentaneo silenzio attirò lo sguardo della Grifondoro che andò cercando quello dell’altra trovandola nervosa. “Oh”, pensò, il momento era arrivato. Lexi aveva la faccia, la precisa faccia da “dobbiamo parlare”. Prese un respiro, titubante. «Ascolta Lexi, io...» si fermò, era così difficile! «Ti sembrerà assurdo ma, la notte di Halloween, quando mi sono svegliata in Sala Grande... Io ho... fatto un sogno strano...»
     
    .
  3.  
    .
    Avatar


    ★★

    Group
    Member
    Posts
    77

    Status
    i'm sleeping
    8lZXdL7
    In un'altra circostanza, ritrovarmi difronte ad una Grace parzialmente svestita, nell'atto di infilarsi la maglietta probabilmente mi avrebbe messa in difficoltà, ma in quel momento avevo tutt'altro per la testa. Quello che avevamo dovuto affrontare, pochi giorni prima, ci aveva segnate entrambe, era innegabile. Chiunque sano di mente avrebbe necessitato di tempo per riprendersi, ed io e lei non facevamo eccezione.
    Sorrisi leggermente a seguito della sua canzonatura e mi portai indietro una ciocca di capelli invisibile, un movimento spontaneo che facevo involontariamente tutte le volte che mi sentivo nervosa. Con lo sguardo basso e i pensieri parecchio confusi, cercai le parole giuste per scusarmi, ma l'altra mi precedette, ed io mi ritrovai ad alzare finalmente le iridi verdi in quelle azzurre dell'altra. Avevo un groppone in gola e facevo fatica persino a respirare, al ricordo di ciò che le avevo fatto in ciò che lei aveva chiamato sogno.
    «E' quello che pensi che fosse? Un sogno?» le domandai, poi, cercando di riprendere il controllo del mio corpo. Allora mi sedetti sul letto più vicino a lei e, a gambe incrociate, presi a torturarmi le pellicine intorno alle unghie. «Perché i miei ricordi sembrano confusi e veloci, ma piuttosto autentici...» ammisi, cercando nuovamente il suo sguardo. Non ero sicura avessimo assistito alle stesse atrocità, eppure, il suo disagio mi diede da pensare che - in qualche modo - quell'incubo era stato condiviso.
    Da quando avevo messo piede ad Hogwarts, le ragazze della mia camerata erano state le persone con le quali avevo condiviso i momenti più felici, le serate più serene, le risate più fragorose. Carrie, Halley, Grace, persino Kynthia mi avevano fatta sentire subito a casa ed io non sarei mai stata loro grata abbastanza per l'atmosfera familiare nella quale mi avevano accolta sin da subito. Ciò nonostante, non c'era stata occasione di parlare di argomenti profondi, né avevamo sentito l'esigenza di confidarci dettagli sul nostro passato, cosa che invece sentivo di dover fare lì, davanti alla Johnson, per giustificare ciò che era successo la notte di Halloween. «Cosa ricordi, esattamente, di quella notte?» le domandai dopo qualche istante di pausa, durante il quale raccolsi l'energia necessaria ad affrontare il discorso che presto o tardi avremmo fatto.
     
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    301

    Status
    i'm sleeping

    Grace Johnson

    29517dc2eb2ff1204e4c3f7e78105c59
    La loro non sarebbe stata una conversazione semplice. Grace lo aveva intuito dalla faccia della Pierce non appena quest’ultima aveva palesato in stanza la sua presenza. D’altronde, si disse, era il momento di scoperchiare quel vaso di Pandora. Presto avrebbero avuto la prima partita di quidditch – si trattava esattamente di giorni – ed era necessario che in campo tornassero ad essere un tutt’uno come durante gli allenamenti o il risultato non sarebbe andato di certo a Grifondoro. Forse era stupido paragonare quanto avevano dovuto affrontare quella notte con la partita ma se c’era una cosa che la Johnson aveva deciso era proprio quel punto. Aveva riflettuto a lungo in quelle notti insonni ed era giunta alla conclusione che presto avrebbe presentato anche alla Pierce nel corso della loro conversazione. Tanto erano in ballo, no?
    «È quello che pensi che fosse? Un sogno?» Chiese lei sedendosi con una certa rigidità sullo stesso letto, accanto alla bionda. «Beh sì!» Replicò con una certa sicurezza. «Deve per forza essere così, altrimenti tu non... io no... noi», buttò fuori l’aria con una certa frustrazione. Non voleva ferirla e allo stesso tempo faceva fatica ad esprimere quello stesso concetto declinato alle stesse azioni che aveva compiuto. Buttò fuori l’aria inclinando il capo e allo stesso tempo assumendo una postura più decisa: doveva mettere da parte tutto questo. «Se così non fosse gli altri sarebbero tutti morti» Semplice lineare per quanto la voce le si affievolì sull’ultima parola. Se quello non fosse stato un sogno avrebbe ucciso Mikhail. Rabbrividì. Ma così non era stato! Lo aveva visto quella sera stessa alzarsi dalla sua tavolata, confuso e leggermente traballante, ma vivo! Era vivo! E lei non aveva fatto ciò che aveva visto in quell’orribile sogno. «Anche i miei», replicò ancora all’amica. «Ma a te non è mai successo? Dico di sognare. Quegli incubi orribili che ti rimangono attaccati alla pelle anche quando ti svegli. A me è successo milioni di volte», si accorse un istante dopo quella confessione della portata di quanto aveva condiviso. Sì, aveva gli incubi e spesso e il più delle volte riguardavano l’incidente. Nervosa si passò una mano tra i capelli umidi. «Io... All’inizio era un incubo. Mostri da ogni parte che cercavano di uccidermi. Continue esplosioni ed incantesimi che volavano da tutte le parti. Ho cercato di difendermi.» Si giustificò istintivamente. «Ero scappata in biblioteca la prima volta, cercavo il signor Warm o comunque un adulto che fosse vivo che potesse aiutarmi. All’improvviso sono arrivati due mostri. Gli artigli lunghissimi e la testa di zucca... ho cercato di difendermi ma alla fine», si zittì per un istante mentre nell’azzurro dei suoi occhi quel ricordo si sviluppava come una pellicola. «Sono scappata all’esterno. Lì i mostri hanno smesso di seguirmi oppure io ho smesso di vederli come tali quando ho scoperto la verità. Al lago ho trovato Mik. Ho cercato di proteggerci perché dei mostri tipo piranha ci stavano attaccando, lui rideva Lexi, rideva! Io... la mia magia è andata fuori controllo e l’ho...» Grace cominciò a dondolarsi, le mani che d’istinto erano corse a coprire gli occhi colmi di lacrime. «Deve essere così Lexi, deve! Non era reale! O noi... è così!» Una lacrima sfuggì al muro di ciglia chiare.
     
    .
  5.  
    .
    Avatar


    ★★

    Group
    Member
    Posts
    77

    Status
    i'm sleeping
    0sV2aKC
    Sebbene non lo dessi a vedere, l'inquietudine di Grace era del tutto condivisa da parte mia. Quello che avevamo fatto in quel sogno, le azioni che eravamo state costrette a compiere per salvaguardare la nostra vita...non era facile fingere di aver dimenticato tutto per non far preoccupare le nostre compagne di stanza.
    «Se così non fosse gli altri sarebbero tutti morti» «Lo so.» dissi, aggrottando la fronte, nervosamente. Era proprio quello il punto. Mi ero sentita sollevata quando, risvegliatami da quell'incubo, avevo ritrovato intorno a me tutte le persone che temevo fossero morte per mano mia, eppure...c'era qualcosa, una sensazione che mi tormentava, un pensiero fastidioso come un tarlo che scavava nella mia testa e riguardava proprio Grace.
    Ascoltai la Johnson parlarmi dei suoi incubi, di come alcuni di quelli ti rimangono attaccati addosso anche da svegli ed io annuii, senza dire niente, pensierosa. Per anni, un ricordo in particolare mi aveva torturata, di notte, di giorno, continuamente. Quando subisci una violenza, di qualsiasi genere, sembra ti si appiccichi addosso e, come una macchia, finisci per portartela ovunque. E anche quando nessuno all'esterno lo sa, ti sembra di avere una grande freccia sulla testa, una di quelle insegne al led che preannunciano l'avvicinarsi uno squallido motel in mezzo al nulla. Non era stato facile ricominciare a vivere, allontanarmi dall'idea distorta che mi ero fatta di me stessa e del mondo. Come una ferita in battaglia, mi aveva lasciato una cicatrice che sì, si era rimarginata, ma continuava a pulsare al ricordo di chi me l'aveva fatta. Quello stesso mostro era il motivo per cui non riuscivo a guardare Grace negli occhi per più di qualche secondo, da quella dannata notte di Halloween. Da quando avevo assecondato quell'istinto omicida, continuavo a riesaminare gli ultimi istanti prima del risveglio: la riserva delle barche, il buio, il freddo pungente e lui. Un brivido freddo mi distolse da quei pensieri.
    Sentii Grace rivivere i momenti che descriveva e mi permisi di appoggiare una mano sul suo ginocchio quando vidi una lacrima rigarle la guancia. Sebbene in forma diversa, sapevo cosa poteva aver significato per lei trovarsi davanti ad un Mikhail che non riconosceva. Non che il tipo fosse completamente a posto, nella realtà, avevo sentito certe voci su di lui.. però i sentimenti della grifondoro erano autentici. «E' stato solo un dannato incubo, uno scherzo di cattivo gusto per animare la festa peggiore dell'anno.» tentai di rassicurare Grace, cercando il suo sguardo. «Johnson, guardami.» la esortai, appoggiando le mie mani sui suoi polsi per allontanarli dal suo viso. «Io so chi sei, ok? Non avresti fatto niente di quello che hai descritto, se non fossi stata costretta. Non devi giustificarti con me.» Tra tutte noi, Grace era l'amica per la quale lealtà avrei messo entrambe le mani sul fuoco. Non importava nemmeno che ci conoscessimo da relativamente poco, l'anima della Johnson era pura, bastava trascorrerci un'ora insieme per capirlo. «E Mikhail, lui è vivo. Stiamo tutti bene.» la rassicurai, cercando il suo sguardo. «Staremo bene.» ripetei con convinzione, cercando di credere alle mie stesse parole. «Cazzo, sei riuscita a farmi piangere.» finsi di lamentarmi, allontanando una lacrima dagli occhi prima che questa potesse cadere.
     
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    301

    Status
    i'm sleeping
    a5255eadd362cab700bcdd405452efee
    Le aveva raccontato tutto, o meglio aveva provato a farlo cercando di dare un senso compiuto a quell’accozzaglia di frasi che uscivano stentatamente dalle sue labbra. Era come un fiume in piena che una diga, le remore, cercavano di contenere privando di chiarezza quelle frasi e costringendo l’altra Grifondoro a compiere lo sforzo di restare sintonizzata sui pensieri della Johnson. Grace voleva aprirsi, voleva finalmente parlare con qualcuno che potesse capirla e condividere con lei l’opprimente senso di adeguatezza che le pesava in petto o che comunque capisse quali sensazioni le ottenebravano da giorni la mente. Lei aveva cercato di resistere, di proteggersi e in un secondo momento di proteggere il resto dei giocatori partecipanti a quell’incubo ma era sembrato come qualsiasi scelta lei avesse fatto fosse stata piegata ad un esito scontato: la morte. Più si era ostinata a cercare di venirne fuori e più la sua maia era andata fuori controllo. Questo la spaventava più di tutto. Quella magia che non rispondeva ai suoi comandi nonostante, durante le lezioni, ogni incantesimo le riuscisse quasi subito. Non c’erano stati altri scatti, altre esplosioni eppure, Grace, fissava alle sue mani tremanti quasi fossero una bomba ad orologeria pronte ad esplodere, pronte a togliere nuovamente la vita come aveva fatto con la studentessa dai profili verde-argento, la ragazzina di Tassorosso e infine con Mikhail. L’aveva sconvolta, tornando alla realtà, il modo in cui in quel sogno il ragazzo fosse riuscito ad influenzarla sussurrandole calde parole all’orecchio guidando la sua mano ad alzarsi contro il petto dell’amica. Lexi, proprio lei. S’irrigidì sentendo la sua mano sfiorarle il ginocchio. Aveva tentato di uccidere anche lei nella promessa che il Serpeverde le aveva fatto nella quale tutto poi sarebbe finito. Un ultimo incanto, le aveva detto, e tutto sarebbe terminato poiché nulla era reale. Si era fidata ciecamente lei, senza la minima incertezza a mettere in discussione quell’incantesimo di cui poi si era documentata. “Laqueusempra: stritola un arto a scelta dell'avversario, lasciando numerosi e profondi tagli.” Una cattiveria inaudita quella a cui Grace consciamente non sarebbe mai ricorsa ma che, in quell’incubo, aveva scagliato senza problemi. Avrebbe voluto affrontare il Serpeverde chiedergli perché l’avesse spinta a compiere tali azioni ma le bastava pensarci per capire quanto fosse folle anche solo il pensiero stesso. Ammesso e non concesso che quello fosse stato davvero un incubo collettivo che aveva investito tutti – e dal modo in cui le persone si comportavano tra loro Grace era sempre più portata a pensarlo – sarebbe stato ancora più inverosimile andare a sostenere al ragazzo che da morto – morto! – l’aveva spronata ad uccidere; chiunque le avrebbe riso in faccia. Il russo soprattutto. Per questo, alla fine, aveva scelto la strada della distanza cercando di evitarlo il più possibile, peccando di codardia persino, nonostante il significato dello stemma rosso e oro ricamato sui suoi indumenti adducesse totalmente ad altro.
    «Johnson, guardami.» Alzò gli occhi arrossati in quelli verdi dell’amica. «Io so chi sei, ok? Non avresti fatto niente di quello che hai descritto, se non fossi stata costretta. Non devi giustificarti con me.» Le disse con enfasi scaldandole per un qualche secondo il cuore ma, ed il suo cervello e la sua coscienza furono pronte a ricordarle, era davvero così? Era un sogno e aveva lasciato che le tentazioni la facessero cedere. Quanto era forte in realtà se fosse successo nella vita vera? «Spero sia davvero così», mormorò tirando su con il naso, pulendo dalle ciglia le lacrime che vi si erano cumulate. «Giusto, sì, sta bene. E sta così bene che continuerà a tormentarci con il suo accento orribile!» Cercò di abbozzare una risata nel tentativo di smorzare la tensione che si era creata, le lacrime che anche in Alexis si erano formate ma quell’attimo si spense relativamente presto. «Io... Davvero non voglio infierire. Ma quando ti ho vista, quando ci siamo scontrate... Tu sembravi aver visto un fantasma. Sei sbiancata, non mi riconoscevi e ho visto la rabbia nei tuoi occhi. Cos’hai visto?» Inclinò il capo mentre con delicatezza cercava di chiederle una questione così delicata. «Se sono troppo impicciona mandami a cagare, ne hai tutti i motivi ma ecco... Se c’è qualcosa di cui vuoi parlare... Sono qui!»
     
    .
  7.  
    .
    Avatar


    ★★

    Group
    Member
    Posts
    77

    Status
    i'm sleeping
    0sV2aKC
    Ascoltai Grace scusarsi, giustificarsi, raccontarsi forse nel tentativo di fare ammenda, in qualche modo, come se ce ne fosse bisogno, come se non fossimo stati tutti vittime del gioco malato di qualcuno che aveva avuto pieno accesso alle nostre menti, un mago talmente oscuro da riuscire a sfuggire agli sguardi attenti del vice preside e di tutti i professori. E, sebbene in quella sorta di incubo collettivo avessimo agito da carnefici, non eravamo che vittime innocenti. Oppure no?
    In quei due giorni avevo pensato e ripensato agli scenari davanti ai quali mi ero ritrovata, alle decisioni che istintivamente avevo preso non appena avevo percepito il pericolo farsi concreto e a quello che avevo provato nel riuscire a sbarazzarmi di quelli che avevo erroneamente etichettato come "i miei avversari": piacere. Non lo avrei mai ammesso ad alta voce e il solo pensiero che - anche solo per un secondo - mi ero sentita elettrizzata all'idea di alzare la bacchetta, indotta ad utilizzare incanti potenzialmente mortali quasi fosse nella mia natura castarli mi faceva venire la nausea e mi spingeva a pormi altre mille domande, come ad esempio: eravamo stati "scelti" per un lato oscuro che ignoravamo di avere? E cosa significava essere usciti "vivi" da quel sogno? Avrebbe avuto delle conseguenze sulla nostra anima? O, ancora, e se il sangue di cui mi ero sporcata le mani avrebbe cercato altro sangue? Poteva dirsi davvero tutto concluso? Una parte di me avrebbe voluto chiedere a Grace se quei pensieri tormentavano anche lei, ma l'altra voleva solo dimenticare tutto il prima possibile.
    Lasciai i polsi della Johnson per ripulirmi da quella lacrima solitaria che, per fortuna, avevo bloccato in tempo e sorrisi al pensiero di quel ragazzo bizzarro (e dallo strano accento) che si rivolgeva a Grace appellandola nei modi più assurdi possibili, magari convinto di far leva sui suoi sentimenti in quel modo. Scossi piano il capo. Maledetti ragazzi, pensai, impareranno mai a corteggiare una ragazza come si deve? Nutrivo ben poche speranze a riguardo.
    Mi sentii sollevata, per qualche istante. Parlare con Grace dell'accaduto mi aveva alleggerita, mi aveva fatta sentire meno sola e incompresa. C'erano sicuramente tante questioni irrisolte, interrogativi che ci saremmo portate dietro finché qualcuno non ci avrebbe dato delle risposte, ma eravamo insieme: amiche, non rivali. Il tempo di fare mia quella consapevolezza, però, fu lo stesso che impiegò Grace a dar voce ad un'ultima curiosità. Mi morsi il labbro inferiore e deglutii a vuoto: me l'aspettavo, in un certo senso e non era nemmeno la prima volta che mi ritrovavo ad affrontare quella conversazione. Ma erano poche le persone con le quali mi ero confidata e non era mai facile raccontarmi in quei termini, era come mettersi a nudo, spogliarsi nel bel mezzo di una tempesta: seppure davanti ad una persona fidata, non era e non sarebbe mai stato piacevole. Scattai in piedi e, lentamente, chiusi la porta del dormitorio alle mie spalle, poi ci poggiai contro la schiena e presi un profondo respiro. «Avevo 14 anni e...beh, mio padre, lui...» cominciai, scivolando in terra fino a sedermi sul pavimento. «I miei genitori non sono mai state due persone adatte a fare i genitori.» riconobbi, fissandomi le mani, prima di riprendere il racconto. «Mio padre è un alcolizzato e i suoi amici come lui.» dissi, serrando la mascella. «Loro restavano spesso fino a tardi, nel fine settimana, ed io generalmente cercavo di evitarli, uscivo con i miei amici, tornavo a casa a notte fonda..» continuai, cercando di ignorare il groppone in gola che cominciava a rendermi difficoltoso parlare. «Anche quel sabato sera tornai tardi, molto più del solito. Era quasi mattina, forse le quattro..» La mandibola era indolenzita, ma non smisi di parlare. «Quando rientrai, lui...era come se mi stesse aspettando...» dissi, ignorando gli occhi umidi. «Non so nemmeno il suo nome. Ma ricordo...tutto, di lui.» Con mio profondo ribrezzo. «Era la prima volta...non avevo mai...» aggiunsi, torturandomi le pellicine intorno alle unghie. Insomma, potevo non pensarci e avevo fatto passi enormi, negli anni. Ero persino riuscita ad andare avanti, anche se prima avevo dovuto toccare un fondo ancora peggiore. Ma quando ad Halloween avevo rivisto quell'uomo, era stato come tornare a quella sera, sentire le sue mani ruvide addosso, la sua voce, il suo alito vicino al mio orecchio. Era stato soffocante e, al contrario della volta precedente, non avevo esitato. Avevo reagito. «E' lui che ho visto.» dissi a denti stretti, alzando finalmente lo sguardo sulla ragazza. «M-mi dispiace Grace, io...» sussurrai, con la voce tremante. «N-non avrei mai alzato la bacchetta s-se avessi saputo che eri tu...lo giuro..» dissi infine, portandomi le mani sul volto e scivolando in un pianto silenzioso.
     
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    301

    Status
    i'm sleeping

    7eeba45e757345599d4e286385c37328
    Nelle intenzioni di Grace non c’era mettere in difficoltà l’amica come non c’era, per nessun motivo al mondo, farle eventualmente del male, eppure, dopo averlo provato sulla sua stessa pelle sentiva che l’altra avesse bisogno visceralmente di un legame, di qualcuno a cui poggiarsi quando il sentire della vita si fosse fatto troppo pesante. E forse pensava questo perché egoisticamente lei per prima cercava la stessa cosa. Grace aveva investito del titolo di confidente la sorella, Dio... Elisabeth sapeva tutto di lei. Tutto. Qualsiasi cosa le passasse per la mente, i suoi gusti, le sue paure, sapeva persino di quanto soffrisse della palese preferenza dei loro genitori nei suoi confronti; lei aveva persino cercato di fare qualcosa in merito per aiutare la sorella a non sentirsi da meno ed era la prima che faceva un tifo sfrenato per la Grifondoro alle sue gare di scherma ma cosa poteva farci nel concreto se era eccezionale? C’era poco da fare o dire a suo discapito: Elisabeth era straordinaria e se l’incidente non l’avesse strappata alla vita terrena lei avrebbe fatto grandissime cose perché era dannatamente geniale. Non come lei, la sorellina inferiore, che era brava sì, se la cavava nel suo campo, nella magia, ma non era nulla di straordinario o utile davvero. Grace non avrebbe mai fatto scoperte per l’umanità una come Elisabeth invece era nata per questo e la Johnson lo aveva capito del tutto solo alla sua morte. Aveva capito quanto il mondo intero avesse perso, quanto lei stessa avvelenata dal suo malessere avesse perso e aveva desiderato esserci lei, l’inutile e banale strega, al posto della sorella in quella fredda bara. Meritava lei di morire, lei così inutile con nulla di assolutamente speciale. Ad aiutarla ad uscire dal girone più profondo della depressione scaturita da quella perdita era stato l’avvicinamento del padre ma anche lui, troppo presto, era andato via, raggiungendo Ellie ovunque fosse e lasciando la piccola Grace con ancora quella ferita aperta, pulsante e sanguinante a fare i conti con quella madre troppo fredda, troppo severa, che pretendeva di avere in Grace la straordinarietà della figlia maggiore. E la Grifondoro ci provava, diamine se s’impegnava pur sapendo che nessuno dei suoi sforzi sarebbe stato sufficiente alle pretese di sua madre Heather Somer, vedova Johnson. Non aveva nessuno se non quelle quattro “sbandate” che condividevano con lei quella stanza giorno e notte e della quale, sentiva già, di provare un affetto incalcolabile. Ognuna di loro aveva il proprio scheletro nell’armadio e anche se il suo non l’aveva ancora condiviso, qualcosa le diceva che l’altra, più che mai, avesse bisogno di qualcuno come lo era stato per lei Elisabeth.
    Osservò Alexis farsi più cupa, sbiancare persino ulteriormente per poi alzarsi in piedi. Okay non era ciò che si aspettava, sperava l’altra parlasse, si confidasse e invece si stava alzando e a passo svelto andava dirigendosi verso la porta della stanza per... chiuderla. Chiuderla. Non andarsene! Si girò sul letto sistemandosi in direzione dell’altra Grifondoro cingendo le ginocchia nell’abbraccio degli arti superiori. «Avevo quattordici anni e... beh, mio padre, lui...» cominciò lei. Le labbra di Grace si schiusero lasciando che tutta l’aria presente nei polmoni fuoriuscisse mentre un peso cominciava a gravarle ovunque su di sé. Spalle, stomaco, testa... ogni cosa aveva cominciato a pesare mentre dentro di lei sperava ardentemente per l’amica che ciò che la sua mente aveva elaborato, sentendo l’età comparata alla figura del padre, fosse un errore, che si sbagliasse di grosso. Ma non si sbagliava. Come aveva potuto un padre permettere che sua figlia, sangue del suo sangue, venisse violentata. Gli occhi della Johnson si riempirono di grosse lacrime mentre sentiva pulsare di dolore il cuore. Empatizzava con Alexis. Scese rapidamente dal letto, l’latra che si era abbandonata ad un pianto silenzioso, gli occhi coperti dalle mani, solo le spalle sussultanti tradivano il suo dolore, e in poche falcate coprì i metri che le dividevano. Si accasciò sul pavimento accanto all’amica e pur non sapendo se fosse la cosa migliore da fare, se fosse giusto, se lei lo avesse accettato – al diavolo! Al massimo l’avrebbe spinta via – la coprì con il suo abbraccio trasmettendole il calore del suo corpo per attimi infiniti, raccogliendo le sue lacrime, il suo dolore e facendosi carico di parte di quel peso.
    «Lo so Lexi, lo so. Non azzardare a scusarti!» La strinse più stretta quasi a voler sottolineare la convinzione delle sue parole. «Mi dispiace di aver riaperto questa ferita. Credimi se avessi il potere di cancellarlo lo farei... È orribile ciò che ti è successo. Un padre non... n-non dovrebbe mai permettere una cosa simile!» Era addolorata profondamente per l’amica. «Anch’io avrei fatto lo stesso se lo avessi rivisto... non sono da meno. L’incantesimo che avevo usato... non sapevo nemmeno cosa facesse. Mi dispiace!» Le lacrime erano tornate a scorrerle prima che potesse fermale e sporgendosi cercò di asciugarle dal viso strofinando gli occhi sulla spalla. «Non devi più tornare in quella casa, okay?» Le disse di getto non sapendo bene nemmeno lei da dove le uscisse quell’affermazione ma di una cosa era certa, ora che lo sapeva non avrebbe mai più potuto stare a guardare.
     
    .
  9.  
    .
    Avatar


    ★★

    Group
    Member
    Posts
    77

    Status
    i'm sleeping
    Purtroppo le lacrime erano scese prima che potessi fermarle. Complice lo stress accumulato in quell'ultimo periodo, il fatto che per la prima volta dopo tanto tempo non mi sentissi sola e che finalmente mi fossi tolta un grosso peso dallo stomaco, non riuscii a trattenerle e mi lasciai avvolgere dall'abbraccio sincero di Grace. In un'altra vita non avrei mai lasciato che qualcuno che conoscevo da così poco tempo, venisse a conoscenza di un dettaglio così personale della mia storia, ma con la Johnson sentivo di poter essere me stessa, nel bene e nel male. «Grazie.» le sussurrai sincera, sciogliendo l'abbraccio. «Non sei stata tu, davvero, non sentirti in colpa.» aggiunsi, mentre col dorso della mano mi asciugavo le guance ancora umide. «Era da tempo che non ci pensavo più, sono passati tanti anni. E' solo che...vedermelo davanti è stato...» cercai di spiegarle, interrompendomi per scuotere appena il capo, come incapace di trovare le parole giuste per descrivere la sensazione di turbamento che avevo provato. Ero rimasta letteralmente pietrificata quando la sua voce mi aveva raggiunta ed ero stata assalita da una rabbia cieca. «Non avrei creduto di poter arrivare a tanto, ma la cosa che più mi preoccupa riguarda l'aver perso il controllo della mia mente, della mia magia.» dissi, portando una mano tra i miei capelli, prima di poggiare la testa indietro, contro il legno della porta. «Avrei potuto ucciderti sul serio confessai ad alta voce, cercando lo sguardo della Johnson. «Non posso perdervi.» mi lasciai sfuggire, indurendo improvvisamente la mascella. Avevo visto andar via fin troppe persone negli ultimi anni, inghiottiti dalla vita e dalle circostanze e ognuno di loro mi aveva lasciato un vuoto dentro, vuoto che - per impedire mi schiacciasse - avevo tentato di riempire con altro, ma con risultati piuttosto scadenti. Non c'era notte in cui non pensassi a Lilith, che non mi chiedessi dove fosse e se stesse bene. Avevo persino provato a mandarle dei gufo, qualche volta, ma le lettere erano tornate indietro. Lei e il bambino erano come sparite nel nulla, ed io ero finita per raccontarmi che - alla fine - forse il padre si era fatto avanti, decidendo di prendersi finalmente le proprie responsabilità e, a quel punto, sparire dalla mia vita era stata l'unica soluzione possibile per garantire il miglior futuro possibile alla sua famiglia. Una nuova famiglia che - questa volta - non comprendeva me.
    E' possibile riempire una voragine così grande? Forse no, ma continuare a provarci mi sembrava la miglior opzione possibile.
    Improvvisamente sentii il bisogno di una sigaretta, ma mi morsi il labbro, cercando di allontanare quei pensieri e tornai a Grace. «Non penso ci tornerò più, no.» dissi, umettando le labbra. Avevo già lavorato come barista in qualche locale della capitale e sapevo non sarebbe stato difficile trovare un lavoretto estivo e un appoggio. Me la sarei cavata come sempre, ma cercai di rassicurare la grifondoro con una piccola gomitata, prima di tirarmi su e porgerle una mano affinché facesse lo stesso. «Senti, posso chiederti di non dire nulla alle altre? Tanto meno a Carrie... sai, io e lei...» le dissi, quando l'altra fu difronte a me. «Non so bene cosa ci sia tra noi, ma vorrei che non lo venisse a sapere da altri.» la pregai, piegando le labbra in un sorriso. «Non chiedere, non ne so più di te per il momento. Se dovesse succedere qualcosa tra noi sarai la prima a saperlo.» finsi di borbottare, felice che qualcuno si dimostrasse interessato alla mia vita sentimentale (che non era mai stata più incasinata). «Vado a fare due tiri al campo, non si sa mai che Halley non decida di farmi entrare sul serio.» informai Grace, tirandomi su i capelli in una coda e portandomi dietro giusto l'occorrente per la doccia post-allenamento. «Se ti va, sai dove trovarmi!» dissi infine, alzando le dita in una specie di saluto abbozzato.
    Uscita dalla camera, non riuscii a trattenere un sorriso. Malgrado tutti gli ultimi avvenimenti mi sentivo leggera come non succedeva da tempo. Andrà tutto bene. pensai, marciando sulle scale, pronta a raggiungere il campo di Quidditch.
     
    .
8 replies since 28/11/2022, 20:19   206 views
  Share  
.
Top
Top