Se le cene al castello non sono male, durante le ricorrenze si superano le aspettative. Oltre a decorazioni di un certo effetto - delicate, per nulla inquietanti e sanguinarie come quelle a cui sono abituata, ma non per questo meno belle - ci sono piatti scenografici e bevande di ogni specie, perfino dell'intrattenimento se si considerano i fantasmi come ospiti d'onore. Arriccio un po' il naso nel guardare il fantasma di Serpeverde.
Mhm. In effetti il Barone Sanguinario non è il miglior esempio di compagnia; è piuttosto difficile parlargli, ma se questo è ciò che passa il convento.... Bevo un sorso di succo di zucca da un fantastico calice in oro zecchino.
La mia attenzione è un po' zingara, lo ammetto: non resta fissa in un posto o su un determinato gruppo di persone ma viaggia
allegramente attraverso tutta la Sala Grande.
Provo a non giudicare il modo
animale con cui Reina Scott sta mangiando in fondo alla tavolata, anche se la mia faccia parla per me; a non prestare troppa attenzione a Milkail (che è il solo ad aver preso sul serio la serata di Halloween mascherandosi e truccandosi) e a Jaemin, a cui non ho ancora perdonato l'essenza spumeggiante che lo ha reso ai miei occhi l'inutile sosia di the Mask. Mi meraviglia quasi che Ivory Song riesca a stargli accanto, a gestire la sua estrosità. Sono
così diversi! Osservo anche il tavolo dei professori di tanto in tanto.
Rido, converso, mi diverto...
Finché non sento Jaemin gridare dal dolore. Mi volto a guardarlo un po' allarmata: per quanto mi stia antipatico non riesco ad ignorarlo completamente se in sofferenza. Il problema principale sta nel fatto che non riesco a capire per tempo se faccia sul serio o sia tutto uno scherzo: risparmierei un sacco di apprensione e tempo preziosi. Quando - sempre gridando in maniera assurda, tanto da sovrastare le voci di chiunque - dice di avere le mestruazioni e prova ad allungare le mani verso di me, recitando come in un kdrama scadente, e mi chiede un assorbente non ci vedo più. Da vagamente preoccupato lo sguardo raggiunge la pericolosa sfumatura del seccato. Davvero: sembra essere nato per darmi il tormento.
Te lo do io l'assorbente. Rilasso le spalle, alzo gli occhi al cielo e con un gesto della mano
spazzo via un involtino primavera per ficcarglielo dritto in bocca.
- Oh, confetti! Li adoro - il commento a caldo nel notare i confetti. Sono al secondo posto nella mia personale classifica, dopo le paste alla crema. I miei sono stati preparati a parte,
chiaramente.
- Saranno classici alle mandorle o, che ne so, al cocco magari? - che scelte banali, miss Crain. Ne prendo uno e lo studio: dalla forma si può già intuire il ripieno o almeno escludere se sia a mandorla o no. Sono solita mangiarli a morsi e non mi smentisco. Almeno è buono! Quasi contemporaneamente molti dei miei compagni, dei colleghi ad altri tavoli, iniziano a lamentare
sonno. Continuo a masticare e godermi la dolcezza del confetto mentre il rumore di stoviglie che cozzano o cadono si alza per tutta la sala diventando sempre più forte. Lancio un'occhiata - annebbiata e incerta - al tavolo dei professori: sembrano tutti addormentati. Poi torno sugli altri tavoli: anche lì ci sono teste che cadono dritte nei piatti e gente che prova ad alzarsi ma che cade rovinosamente a terra.
- Ma che diavolo - sbatto le palpebre e lotto per restare sveglia: ogni contorno perde definizione, le poche voci rimaste le sento ovattate. Ci provo con tutte le mie forze ma alla fine tutto diventa nero comunque.
Quando mi risveglio sono
confusa. Mi tocco la testa e mi chiedo per quanto tempo sia rimasta priva di sensi oltre al
come sia stato possibile. Provo a guardare l'orologio al polso: segna le 20:47.
Non per molto, allora deduco. Non sono stata la sola, questo è certo: anche gli altri miei compagni si stanno risvegliando. Un'intossicazione di massa? Uno scherzo di pessimo gusto? Mi acciglio e la lanterna alle mie spalle praticamente divampa.
Jaemin, quel porco bastardo. Ci scommetto che è stata una sua idea. Il solito esagerato. Lo cerco con lo sguardo ma non riesco a vederlo. Chi non accenna ad alzare la testa dal tavolo sono i professori. Ciò mi manda inevitabilmente nel panico. Mi sento persa senza una guida.
- I professori, loro non - provo a parlare con qualcuno ma resto inascoltata. Stanno tutti prendendo direzioni diverse. Tutti tranne me, che resto bloccata al mio posto.