Devil's trillQuest di Halloween (aperta solo agli studenti)

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    Halloween | ore 20.47

    È la sera di Halloween e all'interno della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, nell'aria, aleggia un buon odore. Siamo nella Sala Grande ed è l'ora di cena e ogni studente a quest'ora è già seduto al proprio tavolo prendendo posto accanto ai compagni di casa per una nuova serata, questa volta di festa, da trascorrere in allegria con gli amici sempre sotto l'attento sguardo dei professori che vigilano diligentemente che ogni cosa proceda per il meglio. Son ragazzini si sa, ogni cosa, anche la più piccola, può degenerare nel giro di qualche secondo ma non sotto l'occhio di questa squadra che pur divertendosi mantiene l'attenzione verso chi sono responsabili. Qualcosa di diverso aleggia nell'aria, uno spirito differente poiché questo è un giorno particolare. È la notte del 31 Ottobre, la notte di Halloween, dove secondo le leggende il velo del mondo dei vivi s'assottiglia fino a scomparire ed i morti possono fare ritorno sulla terra. Un altro 31 Ottobre ha bussato alle porte e tutti hanno atteso questa serata con grande euforia. Halloween è arrivato e insieme a lui le sue tradizioni, i suoi scherzi e le sue novità. La Sala Grande è addobbata per l'occasione, l'arancio e il nero la fanno da padroni scalzando quelli che sono i colori dominanti delle case durante l'anno. Tutto segue il tema e zucche di medie dimensioni galleggiano nell'aria elargendo inquietanti sorrisi dalle loro bocche intagliate e i loro occhi, illuminati dalle fioche fiammelle di piccole candele, seguono in basso i movimenti dei vivi. Ragnatele s'aggrappano negli angoli delle stanze e grossi ragni neri pendono ad intermittenza da esse mentre gruppi di scheletri, incantati dalla magia, gironzolano in uno schioccare di ossa finendo talvolta per rompersi e disfarsi per poi comporsi qualche istante dopo. I fantasmi del castello sono più vivi che mai e volteggiano per tutta la sala salutando e dando sfoggio delle loro qualità ai diversi studenti che danno loro attenzioni. Il vociare è allegro e tutti si sono serviti dell'abbondanza dispensata dalle cucine della scuola mangiando a sazietà i diversi piatti cucinati con passione dagli elfi domestici della scuola. Siamo al momento clou, quello del dolce, parte a cui, grandi e piccini, non vedevano l'ora di arrivare. I tavoli di tutti sono pieni di ogni leccornia: da coppe enormi di caramelle d'ogni forma e colore a piatti con dolcetti di cioccolato. Cioccorane saltellano in giro e piccoli cioccolatini al gusto di arancia cambiano di forma passando da un piccolo uccellino indifeso ad assumere le sembianze di un drago mostruoso in miniatura. Afferrateli ragazzi miei, ma fate attenzione alla bocca: potrebbero mordicchiarvi un dito! Cornucopie di confetti violacei partono dal capo di ogni tavolo spargendo centralmente un scia del loro contenuto lungo tutte le cinque tavolate. Chiunque al castello si sta tuffando in questo ben di Dio, come dar loro torto, ma ciò che i nostri ignari protagonisti non sanno è che la mano del maligno si è posata sui loro dolci: tutti i confetti sono infatti “avvelenati” di una pozione sperimentale e mano a mano che i dolci incriminati vengono ingeriti studenti e professori vengono colti tutti dal torpore che in pochissimi secondi toglie loro i sensi. Non toccare i confetti. Una voce misteriosa ma allo stesso tempo familiare. Un ordine è quello che Romanov, uno studente della casa dei Serpeverde, avvertirà unicamente nella sua testa. Il ragazzo potrà guardarsi attorno ma nulla sui volti dei compagni lascia lui intendere d'aver sentito lo stesso richiamo.
    Ad ondate ogni testa crolla sul tavolo in un rumore di piatti e posate, qualcuno persino finirà a terra, rompendosi. La Sala Grande si trasforma nella distesa di un campo di battaglia dove però non si è combattuta nessuna guerra - per ora - cosa sta succedendo al castello di Hogwarts? Ma mentre sono tutti esanimi e privi di sensi due teste guardinghe si sollevano. Sono il vicepreside White ed il professor Blackwood quelli che adesso, in piedi, ammirano la prima parte del loro piano procedere come da copione. Fa buon uso del tuo vantaggio. Le ultime parole che il Serpeverde avvertirà cadendo vittima dell'avvelenamento parziale. Il Serpeverde è solo una pedina in questo gioco malsano, una pedina verso il bene superiore.
    «Fai ciò che devi», ordina White al suo compagno prima di neutralizzare i fantasmi della scuola a cui poi, Blackwood, cancellerà irreversibilmente il ricordo. Un sorriso, quello che i due uomini si scambiano. Anche la seconda parte è andata a buon fine e ora, mentre tutti sono ancora privi di sensi, possono allontanarsi dalla Sala Grande per svolgere indisturbati i loro affari.
    Che Halloween abbia inizio e con esso i vostri peggior incubi...

    INFORMAZIONI OBBLIGATORIE PER TUTTI

    Ogni studente partecipante o meno alla quest sarà tenuto in ON o di background (nel caso non partecipasse alla quest è comunque obbligato a tenere conto delle indicazioni qui presenti) a mangiare almeno un confetto per poi cadere vittima del veleno nascosto in essi. Tale veleno farà svenire man mano ognuno di voi e lo farà poi risvegliare in una sorta di sogno collettivo dove le vostre menti saranno accese ma i vostri corpi resteranno in realtà privi di sensi sui tavoli della cena. I professori, di background, saranno tenuti a citare di essere stati a loro volta avvelenati con conseguente perdita di sensi fino alla conclusione della quest ma a differenza degli studenti non ne prenderanno parte, bensì cadranno unicamente in un sonno profondo. Una volta risvegliati nel sogno collettivo gli studenti crederanno di aver avuto soltanto un mancamento durato pochi secondi e vedranno pian piano tutti gli altri studenti risvegliarsi mentre i corpi dei professori rimarranno privi di sensi scatenando caos generale. Il veleno delle caramelle renderà gli studenti particolarmente aggressivi e/o paranoici nei confronti dei loro compagni che vedranno come vere e proprie minacce per la loro persona (talvolta potrebbero assumere persino forme mostruose e spaventose). Tale aggressività crescerà a tal punto da spingere gli studenti a sfidarsi in duelli mortali fino a che non ne rimarrà solamente uno e solo quando ciò succederà l'effetto dei confetti svanirà e gli studenti riusciranno finalmente a svegliarsi mantenendo però vivo nei loro ricordi quanto successo con annessa colpa, rimorso o qualsiasi altra emozione in seguito alle loro azioni. Una volta terminato l'effetto delle caramelle anche i professori saranno liberi di svegliarsi e tutto tornerà alla normalità.
    In ON nessuno potrà saperlo ma le caramelle sono in realtà il frutto dell'esperimento di un mago oscuro che sta cercando di ricreare l'effetto dell'imperio sotto forma di veleno da aggiungere dentro una qualsiasi pietanza, in questo caso i confetti, e gli effetti che gli studenti proveranno saranno in realtà le direttive che tale mago, con l'aiuto di altri maghi oscuri presenti nel castello, hanno deciso di legare a tale pozione sperimentale. Vi chiederete perché prendersi la briga di avvelenare un'intera scuola quando tale pozione poteva essere testata su singoli individui fuori da quelle mura? Non avete tutti i torti a chiedervelo… ma quel che ancora non sapete è che tale esperimento non è altro che un escamotage per accertarsi che nessuno possa vedere ciò che i maghi oscuri, da dentro e fuori il castello, stanno cercando di fare. Essi infatti hanno deciso di riaprire un passaggio segreto ormai messo fuori uso da anni per poter collegare Mielandia a Hogwarts e poter portare avanti indisturbati i loro loschi e sadici piani che hanno in mente per il futuro della scuola e, pensando ambiziosamente, di tutto il mondo magico. Chi si prenderà la colpa per quanto successo? E cosa potrà accadere durante quella notte stregata? Questo lo scoprirete soltanto proseguendo nella vostra avventura.


    PER I PARTECIPANTI

    IMPORTANTE: Ad ogni giro (tranne quello di apertura) sarete tenuti a tirare un dado nel vostro post, tale dado, sommato ai bonus o malus precedentemente assegnati alle scelte alle quali vi sottoporremo, deciderà quale pg vincerà e quale invece morirà (il tutto è quindi deciso dalla sorte per dare pari possibilità a tutti gli studenti seppure di diverso anno scolastico). A ogni giro vi sfiderete con un nuovo studente finché non ne resterà soltanto uno, ovvero il vincitore della quest, che otterrà il diritto di aggiungere al suo pensatoio un incanto o una pozione di massimo due anni superiori al proprio, o in alternativa potrà decidere di fare suo un oggetto magico da una lista che vi proporremo.
    Di giro in giro vi verrà proposto uno scenario differente per ogni singola coppia e tale scenario potrà contenere elementi di caos aggiuntivi tra i quali destreggiarvi, l'importante è che a ogni giro venga scagliato un incantesimo tra quelli dati da noi o uno deciso direttamente da voi lasciandoli però sospesi per non decretare in autonomia l'esito finale, che verrà invece deciso dalla fortuna ai dadi del vostro tiro. Tali incanti nasconderanno sempre dei bonus o malus che non saranno per forza coerenti con l'incantesimo in questione. Ad esempio, un bombarda, potrebbe nascondere un malus di -5 punti mentre un semplice diffindo avere un bonus di +3, tali valori saranno tutti decisi da noi fin dall'inizio e quindi non saranno soggetti a preferenze per favorire uno studente piuttosto che un altro, questa quest sarà solamente una vera e propria roulette russa basata sulla fortuna e che dire... felici Hunger Games e possa la fortuna essere sempre a vostro favore! Ah no scusate, questa era un'altra cosa ehehe.
    Di seguito un esempio pratico di quanto potrebbe accadere:

    Pinco e Panco saranno spinti a dirigersi verso la biblioteca e una volta giunti lì si ritroveranno faccia a faccia l'uno con l'altro e pronti a uccidersi a vicenda. L'aggressività da prima nata in loro si incrementerà e li spingerà a fare la prima mossa per salvaguardare la propria vita. Quale incantesimo sceglierete di castare?

    A: Confringo (che nasconderà un bonus di +1 punto da aggiungere al vostro tiro di dado)
    B: Marideus (che nasconderà un malus di -2 punti da sottrarre al vostro tiro di dado)
    C: Aqum Abrupto (che nasconderà un bonus di +5 punti da aggiungere al vostro tiro di dado
    D: Altro (incantesimo scelto da voi che nasconderà un malus di -4 punti da sottrarre al vostro tiro di dado)

    Pinco sceglie Marideus e Panco Aqum Abrupto ed entrambi scrivono il loro post lasciando in sospeso l'esito dell'incanto. Alla fine del loro post lanciano entrambi un dado a 10 facce e Panco ottiene come punteggio 1 mentre Pinco 9, e per ora, non sapendo il valore dei bonus e malus assegnati, sembrerà che il vincitore sia Pinco. Ma qui c’è l’inghippo!
    Soltanto al termine del giro, dopo che tutti i partepanti avranno postato, noi sommeremo tutti i bonus e malus ai vari tiri quindi, nonostante il nostro Pinco avesse scelto un incanto con un malus di -2, avendo fatto un punteggio iniziale di 9 arriverà a 7, mentre Panco che aveva scelto un incanto con un bonus da +5, avendo ottenuto 1 al tiro col dado arriverà solo a 6 e perderà il turno.

    Nello stesso post dei risultati vi narreremo in breve cosa sarà accaduto in seguito al lancio dei vostri incantesimi ed il prossimo scenario di sfida con gli incantesimi da scegliere.
    Obbligatorio! Vi chiediamo come vostro primo post d'entrata al banchetto di seguire nella narrazione quanto riportato nel presente post di apertura arrivando al banchetto, svenendo e riprendendo i sensi nell'allucinazione (rimanendo ignari di tale informazione). Il vostro PG si risveglierà sempre ad Hogwarts, non altrove, da questo punto sarete liberi di narrare che il vostro pg sta vagando da solo per la scuola senza incontrare nessuno oppure, al massimo, di incontrare dei PNG (Personaggi Non Giocanti) studenti che ucciderete per salvare la vostra pelle.

    La data di scadenza è il 04/11 23:59. Per proseguire attendete il post dello staff e ricordate sempre gli spoiler riassuntivi delle vistre azioni.

    Essendo presenti studenti di anni differenti sarà per tutti possibile castare gli incanti fino a due anni superiori al proprio senza l'ausilio del dado con i malus per gli anni inferiori, la riuscita o meno dell'incanto sarà a nostra discrezione a seconda dei risultati dei vostri dadi. Perciò, se ad esempio uno studente del secondo tenta l'incanto del quarto e fato vuole che a quel turno ne esca vincitore per giustificare la vincita si darà per scontato che l'incanto sia riuscito, mentre nel caso opposto l'incanto si potrebbe dare come fallito.


    Edited by Dragonov - 5/12/2023, 16:27
     
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    JAEMIN WAN – 18 ANNI – SERPEVERDE (III)

    Eccolo lì, seduto scompostamente sulla panca della sua Casa, vestito tristemente ancora con la propria divisa che contrasta pienamente con il rosa shock dei suoi capelli, a grattarsi pericolosamente vicino alla patta dei pantaloni, in corrispondenza della tasca in cui tiene la bacchetta d’Acero. E pensare che si era immaginato una giga festa con buffet laterali e ampio spazio al centro in cui fare un po’ di caciara, seminare zizzania e magari, perché no, lasciarsi andare a qualche limone. Avrebbe addirittura potuto lanciare una sfida a riguardo, contando a fine serata chi, fra i suoi amici, avesse assaggiato il maggior numero di lingue al retrogusto di zucca. E invece niente. Ci sono le decorazioni, sì. Il lauto pasto non delude mai, in quel di Hogwarts, e i dolcetti che creano scompiglio sono sempre graditi, però si è costretti a stare seduti su quelle tavolate che sanno da cassa da morto per giganti smilzi, a oziare con lo sguardo annoiato dei docenti addosso. Tch. In questo castello non sanno proprio come divertirsi. Meno male che al coreano non mancano le iniziative, e si è già premurato di stabilire un piano diabolico da dipanare, a fine serata, in quel della Sala Comune Serpeverde con la sua amica Ivory, fatto di biechi scherzetti ai danni dei più ingenui. In più, una volta terminato di illustrarne i dettagli, ha utilizzato il proprio tovagliolo come improvvisato tabellone di “gioco dell’oca creativo”. Vi ha disegnato sopra un percorso a mattonelle, e sopra ad ognuna di esse ha apposto la penitenza da svolgere nel caso in cui le pedine (delle caramelle, la sua è di colore rosa naturalmente) sostassero su di loro, attraverso un “lancio di dado” del tutto singolare. Difatti è stato stabilito un sistema ingegnosissimo secondo cui, a ogni Docente corrisponde un numero, e sono i loro sbadigli a sancire di quante caselle ci si dovrà muovere ad ogni turno. Queste ultime, come si diceva, contengono delle istruzioni precise, che dovranno essere segnate nell’apposita “plancia del giocatore” (delle salviette usa e getta) in modo da tenere traccia del proprio percorso. O delle attività da svolgere a conclusione del gioco, qualora non fossero immediate. Queste attività, constano in cose come: “Bacia Alex entro la fine del mese” (facciamo notare come la probabilità che ci finisca sopra lui sia esattamente la stessa della collega), oppure: “Palpa il culo al tuo prossimo vicino di banco”. Ma anche come: “Vivi un’intera giornata come se fossi Sherlock Holmes”, “Bevi l’intera caraffa di succo recitando una filastrocca”, o, quella in cui è capitato lui nel suo ultimo giro. [AAAAAH!] lancia un urletto vezzoso, in falsetto, tenendosi la pancia e chinandosi in avanti, quasi fosse preda di feroci crampi. [HO LE MESTRUAZIONI!] si lamenta, cercando aiuto da VICTORIA, con le mani protese verso di lei e i muscoli della faccia contratti in una smorfia addoloratissima. [Mi presti un assorbente?] prosegue imperterrito, manco fosse uno zombie in cerca di un cervello da sgranocchiare. E invece è probabile che il cervello lo abbiano bevuto a lui per primo. Insomma tutto procede nella norma, mentre vengono distribuiti i confetti sulle Tavolate. Durante il processo, uno di questi gli finisce proprio sul palmo della mancina, e lui, con un gesto rapido se lo leva d’impiccio portandolo alla bocca, e riprendendo subito dopo la sua scenetta pietosa. Peccato che duri molto poco, visto che le braccia cominciano a formicolargli costringendolo a ritrarsi e mettersi dritto per un momento, scollando le mani così da far confluire meglio il sangue fino all’estremità delle dita. L’intenzione sarebbe poi quella di tornare a importunare la vittima prescelta… e invece, STONK. La testa cade a picco sul piatto, inerme, spaccandolo con la fronte. Mannaggia, avrà sicuramente un bernoccolo, magari anche un bel taglio sanguinante, e non vi ringrazierà per questo affronto al suo bel visino angelico.
    Quando si riprende, fatica a rialzare il capo. E’ tutto sfocato, i visi dei compagni gli sembrano per qualche motivo accusatori, per quel poco che riesce a vedere. Poi le traveggole non aiutano. Ma perché ce l’hanno con lui? Non ha ancora messo le mani sul pacco a nessuno! Cosa vogliono? Comunque alcuni sono ancora addormentati. Ma perché stavano dormendo tutti lì? Non se lo ricordava che fosse in programma un pisolino collettivo. C’è qualcosa di strano. Lui stesso si sente strano. Ha le ginocchia che tremano un poco, e una sensazione leggera di angoscia che gli sta lentamente attanagliando lo stomaco. Mh. Forse è il caso che vada a concedersi qualche momento con sé stesso per recuperare il buonumore. Traballante, si alza dal proprio posto, occhieggiando Ivory. [Vado al bagno] annuncia con una voce incomprensibilmente roca. Tant’è vero che si tasta anche la gola, oltre al punto in cui ha battuto la testa, scoprendo con orrore di essersi ferito. Parblue! Adesso si che sente la necessità di andarsene. E di corsa anche. Direzione: cesso più vicino.


    Jaemin Wan – III anno – Serpeverde


    Interagisce con Ivory (png), cincischiando con lei, e con Victoria, importunandola, come al solito.
    Mangia il confetto e al risveglio se la mocca nel bagno.
     
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    Oh, Halloween, quell'amabile festa in cui l'amore per il sangue ed i giochi sadici non veniva visto come qualcosa di strano, ma qualcosa adatto al tema, magari come gioco. Momentaneo insomma. Illusi. Con una scusa si era attardata nella camera sgombra mentre le compagne l'avevano preceduta verso il banchetto in Sala Grande, solo per spargere qualche adorabile ragnetto finto per la camera o sotto le coperte dei letti delle due principessine con cui divideva la stanza e, non contenta, ne aveva pure incantato qualcuno con l'incantesimo Gemino. Così, tanto per farsi due risate una volta tornate dal banchetto. Tanto di fare festa non se ne parlava, il Vicepreside sarà stato anche affascinante, ma la bacchetta sembrava tenerla il un punto ben preciso tanto era serio e rigido. Comunque, portata a termine la sua opera artistica degna di un dodicenne, si apprestò a raggiungere gli altri fino a sedersi al tavolo dei verde-argento. Insomma, avrebbe voluto fare di meglio, ma era anche difficile organizzarsi rimanendo chiusi tra quelle quattro mura medioevali. Per certe cose i babbani erano molto più ingegnosi. I maghi si affidavano per tutto alla magia, peccato ci volessero sei secoli per imparare tutti gli incantesimi che uno avrebbe voluto utilizzare, fino a quel momento sarebbero stati degli inetti alla mercé di altri che gli erano superiori. Che cosa fastidiosa.
    Prese posto sulla panca lontano da quelli del suo stesso anno, così imparava ad arrivare in ritardo, e cominciò a gustarsi il banchetto con la sua solita fame vorace. Il fisico minuto poteva ingannare, la mezza ispanica era in tutto e per tutto una fogna quando si trattava di mangiare, e non si faceva problemi a provare cose nuove. Anche insolite. Quando si dice “dedizione”.
    -Cazzo guardi- sono le eleganti parole che rivolse al primino che le è seduto a fianco che la fissa mentre lei si porta una fetta di carne alla bocca direttamente con le mani, ormai sporche di sugo, ma non gli concede altre attenzioni. Lo sguardo scivola lungo il tavolo ad osservare i suoi concasati che chiacchierano allegri, uno in particolare, per poi fare la stessa cosa anche nei tavoli delle altre tre Case. Sono tutti sguardi felici quelli che le passano davanti agli occhi, non è certo questo lo spirito che avrebbe desiderato quella sera. Dov'era il terrore? Dov'erano le urla e gli spaventi? Dov'era il sangue finto? Si sarebbe dovuta accontentare di qualche zucca volante, qualche ragnatela, qualche festone. Potevano almeno procurarsi qualche Acromantula che girasse per il castello, aveva sentito che se ne poteva trovare qualcuna nella Foresta Proibita. Invece niente. Tutti felici. Che delusione. La cena continuò indisturbata, a quel punto non vide l'ora di terminare e tornarsene in Sala Comune, chissà che non si sarebbe trasformata in una serata più interessante, ma c'era un'unica regola che Reina seguiva con costanza, una presa di posizione nella vita proprio, ovvero: non ci si alza se prima non si mangia il dolce. Una regola semplice ma che porta ad innumerevoli soddisfazioni. Si pulì le mani sul tovagliolo, come gesto elegante verso la serata non canonica, e afferrò una cioccorana che le saltellava davanti. Le addentò la testa, sorridendo come una bambina dinnanzi alla piacevolezza del cioccolato che si scioglieva contro il palato. Certo, avrebbe preferito una grossa fetta di torta, ma anche così non era male. Afferrò una manciata di confetti e, terminata la rana, se ne portò uno alle labbra. Fece giusto in tempo a gustarselo, quando una sorta di torpore si diffuse per tutto il corpo della morettina. Si osservò le mani con sguardo confuso, ruotandole per capire cosa stesse succedendo, ma non ne ebbe il tempo. Sentì gli occhi chiudersi e farsi pesanti, perse i sensi prima ancora che la fronte toccasse il centro del piatto e che le impiastricciasse i capelli. Uno, due, cinque secondi? Dieci minuti? Non seppe quanto tempo rimase svenuta ma, quando riaprì gli occhi, vide che molti come lei si stavano risvegliando o non lo avevano ancora fatto. Con la destra raccolse il tovagliolo e si ripulì la faccia, notando solo in quel momento che il braccio mancino era bloccato. Si voltò ad osservare quale fosse la causa, e un moto di nervoso le montò addosso vedendo la testa del piccoletto di prima addormentato sul suo braccio. Con la mano libera gli alzò la testa e poi la riabbassò sul tavolo con forza facendo casino smuovendo i piatti li attorno. Una reazione eccessiva persino per lei, ma era infastidita. Non sapeva bene da cosa, magari la situazione in generale. Si alzò, ignorò quelli che le sembravano solo un mucchio di idioti e fece qualche passo verso il tavolo dei professori. Dormivano ma, al contrario dei suoi compagni, non sembravano dare segni di volersi risvegliare. Fantastico. Tornò a fronteggiare il resto degli studenti provando per loro qualcosa di nuovo, o forse solo accentuato rispetto al solito. Chi era stato? Cos'avevano fatto? Era uno scherzo? No. Qualcuno aveva messo fuori gioco i professori, dovevano avere qualcosa in mente. Non avrebbe lasciato che qualche cretino la mettesse in pericolo. Senza insegnanti attaccati al culo aveva anche lei la possibilità di difendersi come meglio credeva. Afferrò un coltello dal tavolo e lo fece ruotare intorno all'indice prima di afferrare saldamente il manico con la mano dominante. Doveva uscire da quella sala, troppo affollata, troppi punti scoperti. Si incamminò verso l'uscita tenendosi attaccata alla parete grattandola con la punta del coltello. Era arrabbiata, si, ma la cosa la divertiva anche. Gli occhi saettavano da un individuo all'altro finché, una volta imboccata la porta, si ritrovò alle spalle di un biondino, piuttosto alto, che le dava le spalle. Un Grifondoro a giudicare dai colori. Certo, erano stati sicuramente loro. Così invidiosi di essere ultimi in classifica che avevano ideato questo piano per eliminare la concorrenza, giusto così avrebbero potuto vincere. Non ci pensò due volte e lanciò il coltello come quando si esercitava contro i tronchi d'albero, la lama si piantò tra le scapole del biondino che, colto alla sprovvista si ritrovò in ginocchio. La Scott gli si avvicinò ghignando, poggiò un piede sulla schiena del ragazzo proprio a fianco alla macchia di sangue che si stava allargando e, con un gesto deciso, estrasse il coltello dalla schiena. Con la mancina gli sollevò il mento fino ad incontrare i suoi occhi scuri osservandolo dall'alto
    “Mi ricorderò di te” furono le parole del ragazzo, Sheldon? Simon? Non era importante. In risposta gli mandò un bacio, dubitava avrebbe avuto ricordi ancora per molto. Accostò la lama sul collo teso e, lentamente, ne recise la pelle da un lato all'altro osservandone il sangue zampillare. Lasciò cadere il corpo a terra, ammirando il liquido denso propagarsi sulla pietra. Estrasse poi la bacchetta, qualcosa le diceva che sarebbe stata una lunga notte.


    Reina Scott, IV anno, Serpeverde, numero 6

    Cena per i fatti suoi perché arriva in ritardo, osservando tutta la bella gente li intorno, in particolare l'occhio le cade su Seàn perché è nata sottona. Mangia il confetto, sviene, crede di risvegliarsi, maltratta un primino e, dopo aver deciso che i Grifondoro sono il male del mondo, esce dalla Sala Grande e fa fuori Simon (con il consenso della player che ha suggerito la frase da fargli dire) dissanguandolo :cuore:
     
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  4. Mikhail
     
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    serpe
    17 Anni
    III Anno

    Status: Divertito

    Ebbe tutto inizio ben prima delle ore 20.47, quando la luce del giorno illuminava ancora le innumerevoli tegole dei logori tetti del castello. Era il giorno dei morti, il cosiddetto Halloween, il momento in cui i bambini amavano suonare alle porte dei vicini onde far loro la fatidica domanda di rito: “Dolcetto o Scherzetto”? Ero piuttosto certo che il banchetto serale sarebbe stato caratterizzato da tavolate strabordanti dolciumi di ogni genere, ma per quanto riguardava gli scherzi? Dall'inizio dell'anno scolastico erano passati già due mesi e nulla era cambiato in quell'ovile: nessuno si prendeva – magicamente – a sberle, tutti mogi e diligenti manco fossimo in un convento od in un seminario cristiano. Tutta un'altra storia, se confrontato all'Istituto dal quale provenivo.
    Lì si che sapevamo passarci bene le giornate! Ogni giorno (ovviamente fuori dall'orario in cui si tenevano le varie lezioni), avvenivano in media 2-3 duelli tra gruppi di maghi di varie casate. I docenti ne erano al corrente e, sebbene non potessero incitare simili eventi, nemmeno li interrompevano. Questa era l'educazione durmstranghiana, la quale scardinava la psiche delle menti più deboli e rafforzava quelle dei più bellicosi. Ad ogni Halloween, a Durstrang avveniva una sorta di simulazione di guerra, nella quale ogni casa metteva in campo una decina dei loro migliori studenti, i quali avrebbero dato battaglia agli sfidanti, facendo uso di tutti i mezzi a propria disposizione pur di neutralizzare gli altri. Erano solo due i divieti: non si potevano spezzare le bacchette altrui e non si poteva uccidere; nonostante le regole, capitava di frequente che qualche studente arrivasse lì lì per perire, ma i medimaghi schierati erano molti e ben preparati e si riusciva sempre ad evitare il morto. Infondo, nessuno voleva che il Ministero della Magia chiudesse una delle migliori scuole magiche al mondo.
    Ad ogni modo, tornando con lo sguardo sulla mia nuova scuola, considerato il fatto che nessuno si sarebbe occupato degli scherzi, decisi di offrirmi come volontario – chiaramente, senza chiedere alcun permesso. Iniziai così a radunare i miei sgherri (perlopiù dei serpeverde del II anno), promettendo di insegnar loro qualche incanto divertente del III anno se avessero portato a casa gli obbiettivi che avevo proposto loro. Fu così che, una volta assegnati i vari incarichi, presi congedo verso il tramonto e me ne tornai nei dormitori a prepararmi per l'imminente serata.
    Chissà se quei mocciosi han capito.
    Pensai mentre osservavo la mia immagine riflessa nello specchio, sistemandomi il soprabito con cappuccio di color grigio topo, il quale andava parzialmente a coprire un outfit in grigio di Payne...il funerale della vivacità, insomma. Prima di uscire, avrei provveduto a mettermi un po' di colore attorno agli occhi, rosso sangue, lasciando che una coppia di tracce (una più lunga ed una decisamente più corta) scendessero da ciascun occhio a mo' di lacrime. Un sorriso ricolmo di perfidia si rifletté nello specchio, svanendo in pochi istanti non appena udii i passi del caposcuola passarmi accanto. Non appena svoltò l'angolo, mi misi il cappuccio ed iniziai a serpeggiare tra i concasati, risalendo poi tutti i gradini fino a ritrovarmi al piano terra. Sarebbe stato in quel momento che avrei notato – in penombra – uno dei miei sgherri mettersi celatamente in tasca uno studente colpito (presumibilmente) da un Diminuendo. Non appena mi vide, mi sorrise con orgoglio ed io approvai la sua mossa con un cenno affermativo col capo.
    Non mi sarei aspettato di meno da Viktor.
    Riflettei soddisfatto, nel domandarmi come stesse andando agli altri mocciosetti, mentre con il passo successivo entravo all'interno della Sala Grande. Mi sedetti alla tavolata della mia casa, standomene alla larga dai serpeverde più logorroici, nella speranza che (considerato che le panche erano ancora mezze vuote), avrei rischiato di dovermi sobbarcare la compagnia di gente troppo euforica per i miei gusti. Iniziai a mangiare quello che mi passò davanti, anche perché molte cibarie non erano statiche, muovendosi di qua e di là quasi come a voler sfuggire dalle nostre mani affamate. Presi subito uno di quei cioccolatini mutaforma, azzannando quella che somigliò ad una testolina di pulcino, gustandomi avidamente il sapore di agrumi della confettura. Vidi poi la scia di confetti sorvolare sopra ai piatti e – come tutti – andai ad agguantarne qualcuno, curioso di scoprire il gusto di quella nuova prelibatezza. Stavo per buttarne uno tra le fauci, quando una voce tonante mi bloccò. Mi guardai attorno, ma non vidi nessuno...possibile che me lo fossi immaginato? No, quella voce imperiosa l'avevo già sentita e l'idea che me la fossi semplicemente immaginata non aveva il ben che minimo senso. Perché avvisarmi di non mangiare i confetti, allora? Uno ad uno, i confetti caddero sul mio piatto, mentre con lo sguardo vidi i miei sgherri entrare con le loro vittime ed il mio sorriso si fece ampio. Alcuni si sedettero accanto a me ed io – generosamente – andai ad offrir loro i confetti che avevo appena lasciato cadere.
    Voglio proprio vedere che accade.
    Nemmeno un minuto ed ecco che i miei schiavetti iniziarono a sbadigliare, mentre (altrove) uno ad uno gli studenti iniziarono a perdere i sensi. Poco dopo, anche gli ultimi a mangiare i confetti crollarono ed io rimasi praticamente l'ultimo ancora sveglio, malgrado un forte senso di spossatezza iniziò a prendere anche me.
    Cosa diavolo?!
    Un forte sbadiglio e poi ecco che le palpebre si fecero sempre più pesanti, ormai prossimo alla perdita dei sensi...non prima di aver ricevuto un secondo messaggio dallo sconosciuto, inerente al vantaggio che avevo ottenuto.
    Vantaggio? Che tipo di vanta...
    Persi coscienza per non so quanto tempo, risvegliandomi pochi istanti dopo, malgrado non fossi del tutto certo di quanto tempo fosse effettivamente passato. Non mi trovavo seduto al punto di prima, ma...in piedi. Portai la mano davanti alla fronte, ma sbattendo le palpebre me la ritrovai dietro alla nuca.
    Che cazzo?!
    Mossi un passo in avanti e mi ritrovai sotto la porta d'ingresso della Sala, sentendo per un attimo l'equilibrio venir meno, tanto da costringermi ad appoggiarmi allo stipite destro; sbattei le palpebre, ritrovandomi appoggiato al piedritto opposto ad osservare l'interno della Sala Grande e non l'esterno.
    Mi hanno drogato?!
    Iniziai a sentire un lungo stridio, come se l'essere a conoscenza di quello che stava avvenendo nella mia testa mi facesse dannatamente male, tanto d'assordarmi. Poco a poco, tuttavia, il rumore iniziò a stabilizzarsi, fino a quando sentii di aver riacquisito il controllo della mia mente e delle mie percezioni...circa. Iniziai a muovermi, estraendo la bacchetta (sempre se l'avessi ancora addosso), muovendomi verso la torre dei Grifondoro con un sorriso alquanto divertito. Se quella era un'allucinazione che aveva coinvolto tutti ed avevo un vantaggio rispetto agli altri, magari sarei riuscito ad incontrarla...per divertirmi un po' con lei.

    null

    Piquola Greiiz? So kye mi puoi syentire...
    Esclamai ad alta voce, non del tutto convinto che potessi realmente trovarla, ma...perché non fare comunque un tentativo?!
    Nuo ti nasquondere, piquola Greiiz...ti vuoglio suolo parlare.
    Sogghignai tra me e me, continuando a camminare verso la mia meta, guardandomi attorno a me di tanto in tanto, alla sua ricerca.


    Parlato Pensato
    scheda | mailbox | memo
    Credits: Eltanin17


    Mikhail Aleksei Romanov, III anno, Serpeverde

    Manda degli sgherri (png) a commettere "scherzi" di cattivo gusto ad altri studenti (png), prima dell'inizio della cena.
    Non mangia i confetti e si risveglia conscio del fatto di star vivendo un sogno/allucinazione <- è il suo vantaggio.
    Divertito, si mette alla ricerca di quella che è divenuta la sua vittima preferita: la "piquola Greiiz"
     
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    Grifondoro
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    Grace
    Stava ridendo, rideva a crepapelle Grace mentre osservava Carrie fare la sciocca con tutto il ben di dio presente sulla tavolata di Grifondoro. Come tutte le sere le quattro ragazze e compagne di stanza sedevano in gruppo, volenti o nolenti – sì Kynthia parlo di te! – alla tavolata rosso-oro. In quello specifico frangente la Grifondoro stava giochicchiando con uno dei cioccolatini che cambiavano la forma e lo supplicava affinché si trasformasse in un piccolo drago. «Inutile non lo fa!» Rise di gusto nascondendo la bocca dietro la mano per poi allungarla nuovamente sulla tavolata per prendere uno di quei confetti violacei di cui è disseminata. Se lo portò davanti agli occhi osservandolo: il viola non le piaceva come colore ma capiva bene come ogni cosa quella sera fosse stata scelta, selezionata, per rendere l’atmosfera assolutamente spettrale seppure di festa all’interno del castello. Finì d’osservare il dolcetto e senza tanti complimenti se lo portò alla bocca per mangiarlo insieme ad una successiva manata del resto delle leccornie. Era proprio una golosa, ma vabbé era certa che Halley che la stava fissando con un sopracciglio sollevato, le avrebbe fatto scontare ogni zucchero con l’allenamento previsto al giorno dopo, d’altronde la partita contro i Tassorosso era imminente. «Oddio...» Borbottò lanciando un’occhiataccia verso il tavolo dei Serpeverde esattamente lì dove Jaemin, un compagno dello stesso anno, stava dando spettacolo. «HO LE MESTRUAZIONI!» Urlò a pieni polmoni facendosi sentire da buona parte della sala. Grace alzò gli occhi al cielo. Non sopportava quel tipo! Doveva sempre dare spettacolo, soprattutto in classe interrompendo le lezioni con le sue stramberie da clown pervertito come ad incantesimi, quando aveva fatto perdere le staffe alla Vane con la riproduzione di un’immagine pornografica a mo’ di sfottò rispetto al compito affibbiato. “Che imbecille”, pensò rotando gli occhi al cielo e facendo sfilare lo sguardo lungo la tavolata senza cercare nessuno in proposito ma i suoi occhi celesti, comunque, si fermarono sulla figura incappucciata di Mikhail. Lo osservò per un breve istante mentre si domandava cosa gli fosse passato per la testa per conciarsi a quel modo e quando lo vide chinarsi verso un concasato notò anche il trucco discutibile con cui si era impiastricciato la faccia. Dalla sua posizione riusciva a notare solo un lato del suo volto ma bastò perché un brivido le accapponasse la pelle dalla base della schiena. Il Serpeverde aveva scelto di tingersi gli occhi con un colorante rosso quasi a mimare una lacrima di sangue che dall’occhio era andato colandogli lungo la guancia. Lo vide sorridere, il classico sorriso sghembo, maligno e... «No niente!» Saltò quando una delle sue compagne le chiese cosa stesse fissando e immediatamente, per non farsi cogliere in fallo, afferrò una manciata di confetti viola che lanciò verso le sue amiche subito pronte a prenderla in giro.
    Sbadigliò e successivamente un secondo sbadiglio la costrinse ad allargare la bocca mentre la testa cominciava a farsi pesante. «Mnnn devo aver mangiato troppo», mormorò mentre la testa si faceva sempre più pesante, «ho un abbiocco assurdo!» fece sbadigliando ancora. Fece per alzarsi ma le gambe non vollero sapere di aiutarla nell’operazione e crollò pesantemente sulla panca mentre gli occhi si facevano sempre più grevi socchiudendosi a più ripetizioni. «Credo che chiuderò gli occhi due secondi qui», cinguettò senza il minimo senso poiché, fosse stata lucida, non avrebbe mai chiuso gli occhi nel bel mezzo di una festa in Sala Grande... l’avrebbero massacrata con le prese in giro. Invece la Johnson si sistemò incrociando le braccia e poggiandovi il viso chiuse gli occhi.

    Grace
    Un rumore. Un forte rumore di stoviglie rotte la ridestò dal suo sonno. Grace era confusa e istintivamente si portò una mano al viso per stropicciarsi gli occhi. La mano era tinta di nero, quasi il suo viso fosse tinto di colore. «Ma come...?» Lei non si era truccata, ne era certa eppure osservava adesso la sua mano sporca di kajal scuro. Non capiva. Sollevò lo sguardo e... urlò. Mille scheletri si muovevano a rallentatore sollevandosi anche loro come se si stessero ridestando dallo stesso sonno in cui era caduta la Grifondoro. Grace scattò in piedi cercando di scansare quegli esseri che sembravano cercare di venirle addosso di continuo e urlò ancora quando uno dei fantasmi volò minaccioso in sua direzione. Ma cosa stava succedendo ad Hogwarts? «Carrie? Kinthia?» Dov’erano finite le altre? «Halley?» Non riusciva a dirlo, non riusciva a vederle seppur s’allungasse nel tentativo di trovarle. Urlò ancora quando uno di quegli scheletri l’afferrò per il polso. Cercò di liberarsi strattonando la presa dell’essere ma l’unica soluzione fu puntargli la bacchetta – quando l’aveva presa? – «STUPEFICIUM!» L’essere venne scagliato lontano da lei che fu comunque tirata per il polso dalla resistenza che aveva fatto quest’ultimo. Si guardò attorno e vide il caos più totale regnare nella sala, i professori svenuti anzi morti in una pozza di sangue colante alla loro tavolata. Era un incubo. Cominciò a correre cercando di evitare gli ostacoli, le mani che tentavano di afferrarla e uscì dalla Sala dirigendosi verso la scalinata. «Piquola Greiiz? Nuo ti nasquondere, piquola Greiiz!» Mik? Cosa voleva da lei. La voce del Serpeverde proveniva dalle scale, in alto, stava cercando lei? Perché voleva lei? Un dolore alla testa la costrinse a piegarsi su sé stessa arrancando. «La bionda», le avrebbe fatto quello che aveva visto? No, doveva fuggire. Tenendosi lo stomaco corse nella direzione opposta alla voce del ragazzo.


    Interagito von Halley, Kynthia e Carrie con cui siede alla tavolata di Grifondoro.
    Nota la sceneggiata di Jaemin e ruota gli occhi al cielo, non lo sopporta 🖤
    Infine nota e si sofferma su Mikhail dalla quale poi fuggirà, spaventata, quando allucinata sentirà la sua voce chiamarla dalle scale.


    Edited by yourgrace. - 6/11/2022, 16:22
     
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    David odiava le feste, le decorazioni, i balli e gli inutili banchetti che quella scuola di merda organizzava, come quello a cui si trovava adesso. Era il trentuno di ottobre, Halloween, e secondo la leggenda quella notte il velo tra il regno dei vivi e quello dei morti si sarebbe assottigliato. Chissà se le anime degli uomini che aveva ucciso qualche mese fa sarebbero andate a fargli visita, non gli sarebbe dispiaciuto vedere la loro faccia arrabbiata e schifata ancora una volta. Ghignò, versandosi del succo di zucca in un calce e pensando che anche lui era diventato uno dei mostri di quella singolare festività. Se fosse andato tra i babbani avrebbe visto molti di loro travestiti da lupo mannaro, quei cretini non avevano idea che la bestia che tanto amavano era reale e che, molte volte, era stata a pochi passi da loro.
    Bevve un po' di succo e fece un'espressione schifata, ci voleva come minimo mezza bottiglia vodka per renderlo decente, ma davanti all'intero corpo docenti era meglio non rischiare. Posò in malo modo il calice sul tavolo, ne aveva abbastanza di stare lì in mezzo a quei coglioni e le occhiatacce di alcuni di loro gli stavano facendo girare le palle. Che cazzo volevano? Un autografo? Visto che il professore di volo lo aveva sponsorizzato per essere il futuro capitano della squadra li poteva capire, era un ruolo ambito da molti. Di andare bene a scuola non gliene fotteva un cazzo, gli bastava avere la sufficienza, ma il Quidditch era un'altra storia. Era sempre stato un tipo competitivo; quell'anno si era messo in testa che avrebbero vinto il campionato e che sarebbe stato lui ad alzare la coppa. Il suo nome sarebbe stato nella Sala Trofei per i prossimi vent'anni e tutti lo avrebbero ricordato. Per fortuna quel bastardo di suo fratello non aveva fatto domanda per entrare in squadra, non avrebbe mai accettato la sua candidatura. Già era una rottura di cazzo vedere Dragonov agli allenamenti, ci mancava solo quel verme. Lo guardò di traverso, era dall'altra parte della tavolata e stava flirtando con una ragazza che si era scopato qualche tempo fa. Avevano anche gli stessi gusti. Cattivo sangue non mente. Nel mentre, erano finalmente arrivati al dolce, quella cena del cazzo era giunta al termine. Non vedeva l'ora di mandare a fanculo tutti per andarsene in camera sua a farsi una bella dormita. Si accorse che tutti stavano provando i confetti che erano apparsi sulla tavolata, al che decise di farlo anche lui, sembravano buoni. Ne prese due, uno verde e l'altro rosa, e li assaggiò. Non male. Continuò a mangiarli finché non sentì la testa pesante, a stento riusciva a tenere gli occhi aperti. Che cazzo gli prendeva? Non ebbe il tempo di pensare più a niente perché cadde addormentato sul tavolo. Riprese conoscenza poco dopo e si guardò attorno con fare confuso. Perché i professori stavano dormendo, che era un pigiama party in grande stile? Si alzò in piedi, gli altri erano straniti come lui e non avevano idea di cosa stesse succedendo. Scavalcò la panca e si diresse verso Micheal, magari era lui l'artefice di questa pagliacciata, quello stronzo ne era capace. Durante il tragitto prese un coltello senza pensarci, avvicinandosi sempre più al suo caro fratellino. Non appena quegli odiosi occhi verdi ricambiarono il suo sguardo, una rabbia incontrollata prese possesso del suo corpo. La bestia dentro di lui voleva sentire l'odore del sangue, così David accelerò il passo fino a trovarsi faccia a faccia con la persona che più odiava al mondo. «Sei sempre tu. Non ti sopporto più, devi sparire.» Con uno scatto gli portò entrambe le mani al collo e iniziò a stringere. Micheal si ribellò, e come se lo fece, ma un misero essere umano non poteva competere con la forza di un mannaro. Il respiro si fece sempre più corto e David si stava divertendo, rideva come un matto mentre uccideva il suo tormento. Il suo viso era grottesco, deforme e anche se non era trasformato aveva le fattezze di un mostro. «Ci vediamo...dall'altra par..te... stronzo»Anche in punto di morte era un bastardo, tipico degli Harris. «Contaci.» Sibilò prima di piantargli il coltello nella giugulare. Smise di dimenarsi e cadde a terra privo di vita. Il suo fratellino era morto, la sanguisuga che lo seguiva ovunque non c'era più. David sentì qualcosa dentro di lui rompersi e iniziò a ridere nervosamente. E adesso chi avrebbe tormentato? Chi avrebbe offeso? Chi avrebbe massacrato? Era vuoto il mondo senza la sua ossessione. Quando si calmò estrasse il coltello, leccò il sangue e ghignò. Altri avrebbero subito la stessa sorte di suo fratello quella notte, anche se nessuno avrebbe mai preso il suo posto. Micheal era la sua metà e, se fosse morto anche lui, lo avrebbe raggiunto all'inferno per tormentarlo ancora. Niente e nessuno li avrebbe separati.



    Si rompe il di stare alla festa, ma resiste e decide di provare i confetti come fanno tutti. Si addormenta e quando si sveglia è confuso, vede gli inseganti dormire e crede sia stata opera di suo fratello. Va da lui, prendendo un coltello, e poi preso da una rabbia improvvisa prima lo soffoca e poi gli piante il coltello nella giugulare. (Fatto con il permesso della player ovviamente). Adesso è un pazzo che vuole uccidere tutti


    Edited by David_ - 1/11/2022, 23:28
     
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    – Questa è la volta che mi riempio come una piñata! – parlavo con la bocca piena, sporca di cioccolato tutta attorno: lo so, faccio schifo, sono senza dignità, ma capitemi… la prima partita di Quidditch di quest’anno è praticamente alle porte, e ogni santo pomeriggio sono costretta a perdere sudore e speranze in quel campo volante, sentendomi comunque sempre ferma allo stesso punto. Cioè a testa in giù sulla scopa. Chiaramente avrò perso chissà quante calorie in questi giorni – lo so, siamo sulla scopa, ma per parare dovrò pur alzare le braccia, per non parlare del fatto che sono finita in infermeria Morgana solo sa quante volte (sentite come parlo il witchese!), finendo a fare per giorni la dieta dell’ossofast – e ora mi spetta di tutto diritto di ingozzarmi come il bambino obeso della fabbrica di cioccolato. Anche perché, effettivamente, quando potrà ricapitarmi una tavolata piena zeppa di leccornie dolciarie GRATIS per tutta la sera? Avrei potuto lavorare da Mielandia, diamine. E invece mi sono proposta in quel negozio che si prende gioco delle sue stesse dipendenti (cioè io e basta, sottolineo sfruttamento), ma questa è un’altra storia.
    Mostrai la lingua sporca di caramella a un compagno che si lamentò del modo in cui mi ingozzavo. Disgustato, si voltò dall'altra parte. Funzionava sempre per farli stare zitti!
    Tutti i fantasmi di Hogwarts erano riuniti nella sala grande, svolazzando fra le costellazioni di suggestive zucche volanti; il Frate Grasso si inumidiva (si fa per dire) le labbra fissando i tavoli imbanditi da dolciumi di ogni genere, come ipnotizzato, probabilmente desideroso di metterci le mani anche lui (chissà se si ricordava che sapore avessero?), mentre Nick quasi-senza-testa cercava di stupire il tavolo di Grifondoro – come sempre, d’altronde – mostrandoci l’interno del suo collo. – Cacchio, Nick, tieni la testa a posto! Sto vomitando il pranzo di Natale che deve ancora venire – cercai a stento di contenere un conato quando venne a farmelo proprio davanti al naso. Disgustoso, ma per una volta tanto a tema. No, non avevo ancora fatto abitudine allo schifo.
    – Guarda, Grace, se gli pizzichi il culo cambiano forma più infretta! – le mostrai la mia scoperta tutta entusiasta, pizzicando ripetutamente il sedere delle creaturine di cioccolato mentre queste camminavano o strisciavano sopra il tavolo, cambiando forma a ogni pizzico, cercando di far comparire il drago che tanto voleva ottenere. – AHIO! – …e invece quello a una certa diventò un’aquila che beccò ripetutamente il mio splendido nasino, il che mi fece provare una sensazione di bucherellamento alla Picchiarello. – Bravo, vola via… tanto non ti volevo mangiare! Fai schifo alla merda! – quanta maturità a quel tavolo, signori e signore. Eppure al tavolo di Serpeverde sembravano battermi… perché il mio compare, in quanto a caos e disagio, non delude mai.
    – AMO POI TE LO PASSO IO L’ASSORBENTE! ORA DOVRAI STARE ATTENTO A GRAVIDANZE INDESIDERATE! – misi le mani a megafono e gli urlai da un tavolo all’altro, per poi ridermela di gusto. – Quanto vorrei fare la sua vita, ragazze – sospirai alle mie compagne di stanza scartando un confetto dalla carta violacea che non avevo ancora assaggiato, pensando a quanto il futuro da zitella si avvicinasse. Certo, non che gli invidiassi il fatto di ricevere…lunghe protuberanze di carne là dove qualcosa dovrebbe solo uscire e mai entrare… ma insomma, ci siamo capiti. Pensai ad Alexis, che però doveva trovarsi al lato opposto della tavolata. Chissà se le piacevano quei confettin-…
    Plomp.
    Testa sul tavolo.
    Breve russata sonora (perché ho il naso fottutamente deviato).
    Mi risveglio con tutta la guancia appiccicaticcia, ora anche quella marrone. A quel punto non avrei saputo se imbarazzarmi maggiormente per me stessa perché non sapevo mangiare come una fottuta sedicenne o perché ero certa che sembrasse un principio di blackface.
    Prendo un fazzoletto e mi pulisco alla bell’e meglio, accartocciandolo e lanciandolo a caso contro la testa di qualcuno che dormiva.
    Hey, ma perché dormivano tutti?
    E perché le mie compagne erano sparite?
    Scossi a caso la testa di qualcuno per farlo rivenire, facendo si che cadesse a terra. Ops, non volevo. O forse sì. Improvvisamente mi stavano tutti sul cazzo.
    Anche i professori stavano dormendo come delle belle addormentate, mentre attorno a me qualcuno iniziava a riaprire gli occhi.
    Erano… strani.
    I loro visi erano… deturpati.
    Scattai in piedi e mi allontanai con un balzo dal tavolo, camminando all’indietro per non dare le spalle a quelle schifezze immonde, che stavano iniziando a staccarsi pezzi di pelle dal volto con le dita grigiastre.
    Quelli non erano i miei compagni. Che cosa era successo a loro?
    Inciampai su un corpo a terra, riprendendomi dalla caduta grazie al muro lì accanto.
    – Hey, che stai… LASCIA! LASCIAMI! – esclamai contro lo studente-zombie che si stava impadronendo della mia gamba. – DEVI LASCIARMI STARE! – fui costretta a dargli un secco calcio in testa, talmente forte che sentì un crack, e quello sembrò svenire nuovamente col collo piegato.
    – Cos’hai fatto? – Nick quasi-senza-testa si avvicinò pericolosamente a me, con aria incattivita. – Io… voleva… non mi lasciava stare… – balbettai.
    – Gli hai spezzato il collo. Perché non glielo tagli direttamente, com’è successo a me? – si staccò completamente la testa e me la lanciò, passandomi attraverso. Poi il corpo si precipitò contro di me, le braccia sollevate nella mia direzione, e io feci un balzò all’indietro, prima che questo trapassasse la parete dietro di me.
    – Devo… devo andarmene di qui… – iniziavo a sudare freddo, mi sentivo perseguitata; tutto, in quel momento, era un pericolo… forse persino la mia ombra.
    Corsi verso la grande porta in legno, già aperta, ma prima che potessi oltrepassarla uno studente con gli occhi completamente bianchi iniziò a tremarmi davanti incontrollabilmente, le ossa che cambiavano forma e posizione dando vita a uno spettacolo raccapricciante, peggio di quei film horror con gli esorcismi; si piego a tal punto da prendere una forma semi-animale, portandosi a quattro… zampe?…ed emettendo un grido degno di una banshee.
    Non sapevo che fare. Con gli incantesimi ero ancora una schiappa, ma me ne serviva uno, e infretta…
    – DIFFINDO! – fu l’unica cosa che mi venne in mente quando estrassi la bacchetta, e uno squarcio profondo solcò la carne di quella…cosa orripilante.
    – DIFFINDO…DIFFINDO…DIFFINDO! – lanciai quell’incantesimo a manetta, colta dal panico più totale, finché la vittima non si ridusse a un corpo deforme e sbrandellato, accasciato al suolo.
    Che cazzo avevo appena fatto?
    Eppure mi sembrava l’unica cosa giusta da fare.
    In un certo senso... volevo farlo.
    Con la bacchetta alzata, mossi i piedi girandomi sul posto, accerchiata da esseri informi e spiritati.
    La soglia della porta della sala grande era occupata da corpi nemici, ma presi la rincorsa e mi scagliai contro di loro con tutte le mie forze, lanciando ulteriori Diffindo prima di sbattere contro l’essere che mi stava davanti, dalla schiena storta e l’andamento incerto, e mandarlo a terra.
    Fatto ciò, corsi via. Dove, non lo sapevo neanche io.
    Halloween non mi era mai sembrato tanto terrificante.

    Interagito con Grace, Kynthia, Halley e Jaemin e con vari rpg. Citata Alexis.
    Lanciato vari diffindo contro gli esseri mostruosi, dall'aspetto solo vagamente umanoide, che le si scagliano davanti, esce dalla sala grande e fugge (non sa nemmeno lei dove).



    Edited by Lesbikerrie. - 5/11/2022, 16:26
     
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    La sua prima festa di Halloween. Astrid aveva solamente sentito parlare di questa ricorrenza che avveniva la notte del 31 ottobre. Le suore dell'orfanotrofio in cui era cresciuta ne parlavano malissimo. "E' una festa malvagia." Dicevano. "La gente innalza il male e invoca imitando il demonio. Nel nostro istituto questo abominevole giorno non esiste." E solo a sentirle parlare, Astrid immaginava che fosse in realtà una festa fighissima. Tutto ciò che per loro era un bene per la norvegese era noioso. E solo dopo aver finalmente abbondonato quella prigione di perbenissimo vomitevole, Astrid aveva compreso meglio come si festeggiasse quella festività. Anche se non aveva avuto modo di partecipare ad alcuna festa anche da libera. Aveva avuto altro a cui pensare.
    Quest'anno era praticamente il suo primo Halloween, ma non si aspettava comunque una grande festa con musica, alcool e qualche tipo di scherzo spaventoso. Magari, se ad organizzarla fosse stato uno studente ci avrebbe pure sperato, ma considerando che era un'iniziativa della scuola stessa, beh la Serpeverde non nutriva molte speranze. Il preside di quella scuola non si vedeva quasi mai. Astrid sapeva solo che era molto vecchio e troppo buono, le bastavano quelle informazioni per comprendere che con lui non ci sarebbe stata alcuna festa "peccaminosa". E White, nonostante fosse uno dei suoi insegnanti preferiti, era troppo fissato con le regole anche lui per permettere agli studenti di divertirsi come dei normali adolescenti.
    La festa, come appunto Astrid immaginava, non era altro che l'ennesimo banchetto di tutti i giorni. Con le sole differenze delle decorazioni a tema Halloween. Che sì, davvero carini gli scheletri. Ma che li avevano animati a fare se non si reggono neanche in piedi? La sua unica consolazione quella sera almeno sarebbe stato il banchetto. Uno dei pregi di quel castello era sicuramente il cibo e anche quella sera gli elfi non avevano lasciato il suo palato insoddisfatto.
    Era arrivato il momento dei dolci. Astrid non ne era particolarmente ghiotta e inoltre si sentiva abbastanza piena, ma assaggiò comunque qualche caramella, un paio di confetti ed una sola cioccorana. Dopodiché lasciò che gli altri Serpeverde il resto dei dolciumi presenti sulla tavola.
    Si sentì poi improvvisamente strana. Avvertiva degli strani formicolii a braccia e gambe, inoltre la colpì una stanchezza improvvisa, come se non riuscisse a tenere più gli occhi aperti. Talmente noiosa questa festa che era riuscita a farle venire sonno. Sbadigliò prima di chiudere definitivamente gli occhi e accasciarsi su uno dei ragazzini del suo anno seduti accanto a lei. Riaprì gli occhi improvvisamente qualche secondo dopo. Il ragazzino sulla quale si era appoggiata si era alzato improvvisamente dal suo posto spaventato facendo urtare la bionda sulla panca in cui prima c'era lui. Imbecille! Le urlò contro mentre si allontanava spaventato da non si capiva cosa. Astrid si guardò intorno confusa. Era tutto come prima. Tranne alcuni studenti ancora privi di sensi, i professori privi di sensi e il panico generale che si era venuto a creare. Qualche scherzo di uno studente? O finalmente la scuola aveva deciso di organizzare qualcosa degno di questo giorno? Una cosa era certa, Astrid non ne poteva più di quel banchetto. Si alzò in piedi cercando di uscire da quella sala piena di studenti spaventati che fuggivano a gambe levate neanche ci fosse un mostro pronto ad ucciderli alle loro spalle. La norvegese dal canto suo si sentiva stranamente arrabbiata. Solitamente lei si faceva facilmente prendere dalla rabbia, ma quando ne aveva motivo, e in quel momento non ne aveva. Uscì dalla Sala Grande incamminandosi verso i sotterranei, mettersi a letto e dimenticare quella noiosa ma allo stesso tempo strana serata.
    Si sentì improvvisamente un urlo. Astrid istintivamente si fermò per capire da dove provenisse. Pessima idea Astrid. Continua a camminare. Si convinse, ma quelle urla man mano si fecero sempre più forti e vicine e la Serpeverde scoprì che provenivano da una ragazzina di Tassorosso che impaurita correva verso di lei. Istintivamente afferrò la bacchetta che teneva nelle tasche dei pantaloni e si voltò indietro per capire ciò che la stava raggiungendo. La ragazzina vedendola la afferrò coprendosi dietro di lei, come se la Serpeverde fosse il suo scudo per poterla proteggere. Ma che fai? Scollati di dosso ragazzina... La spinse via arrabbiata, puntandole contro la bacchetta. Non azzardarti mai più a toccarmi. La ragazzina aveva uno sguardo impaurito e gli occhi colmi di lacrime, ma non guardava Astrid con quegli occhi pieni di terrore, bensì alle spalle della norvegese. Astrid si costrinse a voltarsi e vide uno scheletro, di quelli che aveva disprezzato qualche ora fa al banchetto, correre verso di lei con in mano un pezzo di vetro molto appuntito ed affilato. D'istinto gli lanciò un Falsabuca, ricordandosi della loro incapacità di reggersi in piedi. Lo scheletro per fortuna inciampò riducendosi in mille pezzi. Astrid sollevata afferrò il pezzo di vetro che il mucchio di ossa aveva tra le mani e iniziò a correre. Si trovava finalmente nei sotterranei, quasi vicino alla Sala Comune dei Serpeverde, ma a sbarrarle la strada furono tre armature animate armate di spada. La cosa era irritante ma allo stesso tempo divertente. Quello sì che poteva definirsi Halloween.
    Si voltò indietro per cercare un nascondiglio e notò che la ragazzina di prima era dietro di lei. La guardò furiosa, afferrandole la felpa e trascinarla in un angolo nei paraggi per non farsi beccare dai tre esseri di metallo. Chi cazzo ti ha detto di seguirmi ragazzina. Le disse abbassando il tono della voce per non farsi beccare. Ma i singhiozzi fastidiosi della ragazzina superavano di gran lunga la sua voce, il che irritava la Serpeverde ancor di più. Sta zitta. Vuoi farci scoprire idiota. Smettila di frignare. Il suo tono era diventato leggermente più alto e molto più minaccioso, abbastanza da farle andare il sangue al cervello per la situazione. Non sarebbe morta a causa di una sciocca ragazzina. Ti ho detto di chiudere quella fogna, è chiaro?! Le ringhiò contro spingendola con forza contro il muro e puntandole la punta del pezzo di vetro, rubato allo scheletro, alla gola. Nonostante la rabbia stava cercando di controllarsi, ma ardeva dal desiderio di fare pressione con quella punta e squarciargli la gola in modo da farla tacere per sempre e liberarsi del problema. Ma si trattenne. Era da poco uscita da una prigione, non poteva permettersi di farsi rinchiudere in un'altra.


    Arrivata al banchetto da sola. Dopo aver mangiato i confetti ed essersi risvegliata in Sala Grande, cerca di tornarsene in Sala Comune. Incontra una ragazzina di Tassorosso (png) che scappa da uno degli scheletri animati. Con un Falsabuca Astrid lo fa inciampare facendolo rompere in mille pezzi, si impossessa del pezzo di vetro che teneva tra le mani e inizia a correre verso la Sala Comune, ma trova la strada sbarrata da tre armature armate di spada. Si nasconde in un angolo vicino trascinandosi la ragazzina e la minaccia con il pezzo di
    vetro che gli ha puntato alla gola perché continua a frignare.
     
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    Quella sera non avevo molta voglia di festeggiare. Avevo sempre vissuto Halloween come una sorta di incubo, in cui quegli stupidi mocciosi urlanti hanno una scusa in più per aggirarsi tra le strade della Capitale e metterti in imbarazzo. Ed io, che mi ero sempre trovata lavori il cui turno finiva durante le prime ore dell'alba, tendevo a finire in mezzo allo scherzetto piuttosto spesso. Se solo avessi saputo di essere una strega qualche anno prima...
    Insomma, avrei saltato la cena molto volentieri, se solo Halley non mi avesse quasi minacciata, imponendomi di raggiungerla quanto prima possibile. Nessuna delle mie preghiere era servita: sapeva essere davvero ostinata quando ci si metteva. Lasciai quindi che mi precedesse e mi presi del tempo per abbandonare l'idea del pigiama e delle coperte calde. In fondo, il castello era un ambiente controllato, cosa mai sarebbe potuto accadere di male? E no, non avevo paura di rimanere vittima di qualche scherzo, piuttosto mi preoccupava l'incolumità degli studenti che ci avessero anche solo provato a spaventarmi. Da quando avevo una bacchetta, il mondo mi pareva quasi un posto migliore.

    La Sala Grande era stata addobbata in modo - a dir poco - suggestivo. Mentre facevo il mio ingresso, il mio sguardo fu rapito da tutte quelle zucche sospese per aria, dal soffitto incantato in modo da simulare un forte temporale (con tanto di tuoni!), c'erano ragnatele ovunque e tutto l'ambiente era illuminato dai lampi e dalle candele che, dentro le zucche, contribuivano a dare alla stanza un aspetto terrificante. Chinai il capo in un cenno di profondo rispetto per Nick-Quasi-Senza-Testa, il quale mi sorrise, e notai - mentre continuavo ad avanzare lungo le quattro tavolate - che non era l'unico fantasma in sala. «Ok, forse avevo sottovalutato tutta la questione.» ammisi eccitata, prendendo posto accando ad Halley. Sorrisi a Carrie, che malgrado si trovasse a solo qualche studente di distanza da me pareva tutta presa dalle sue amiche, e osservai tutto il ben di dio di cibo che era stato preparato per l'occasione. C'era così tanta roba dall'aspetto squisito che, non sapendo bene cosa scegliere, cominciai a stuzzicare un po' di tutto. Arrivai al dolce piena zeppa, ma decisi di far compagnia alle mie concasate infilandomi in bocca uno stupido confetto dall'aspetto scintillante. «Wow, ma è...buonis...» sbiascicai, prima di perdere i sensi.

    Alzata la testa dal piatto, mi guardai intorno stranita: altri studenti alzavano la testa dal tavolo perplessi, ma..non c'era alcuna traccia di Halley e delle altre ragazze della mia casata. «Halley? Carrie?» provai a chiamare, cercandole inutilmente con lo sguardo. Non ottenni alcuna risposta, ma quello che feci, invece, fu attirare l'attenzione degli studenti della mia tavolata, i quali - nel voltarsi verso di me - mostrarono qualcosa di veramente inquietante: erano privi di un vero e proprio volto, come se gli fosse stato cancellato. Saltai giù dalla panca, perdendo l'equilibrio e ritrovandomi in terra, ma estrassi la bacchetta, indietreggiando velocemente, mentre quelli continuavano a fissarmi, apparentemente inermi. Non avevo notato che, dietro di me, altri studenti senza-volto, di altre casate, si erano alzati e si erano avvicinati a me, creando una sorta di muro che mi rendeva impossibile scappare da quel posto. Bacchetta alla mano e incerta sul da farsi, sentii i battiti del mio cuore accellerare, così, alle strette, alzai la bacchetta. «Indietro! State indietro!» urlai, ma fu praticamente inutile e ogni secondo che passava permetteva ad un nuovo studente di avvicinarsi. «Indietro ho detto!» urlai ancora, deglutendo a vuoto. Non volevo ferire nessuno, ma come se non avessi alcun freno inibitore, urlai ancora. «Stupeficium! Stupeficium!» scagliai le fatture tutto intorno a me. Non mi importava di ferire, colpire o, addirittura, uccidere. Volevo solo liberarmi di quel dannato incubo.
    Alexis Pierce, III anno, Grifondoro, n.16
    Primo paragrafo: intro, citato Halley;
    Secondo paragrafo: interagito brevemente con Halley e Carrie;
    Terzo paragrafo: Al riserveglio, Alexis non riconosce più chi le sta accanto, né vede più le sue amiche, ma semplici corpi privi di volto che la accerchiano minacciosamente. Così, presa dall'agitazione crescente, comincia a scagliare fatture a manetta nel tentativo di difendersi.
     
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    Serpeverde
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    Se le cene al castello non sono male, durante le ricorrenze si superano le aspettative. Oltre a decorazioni di un certo effetto - delicate, per nulla inquietanti e sanguinarie come quelle a cui sono abituata, ma non per questo meno belle - ci sono piatti scenografici e bevande di ogni specie, perfino dell'intrattenimento se si considerano i fantasmi come ospiti d'onore. Arriccio un po' il naso nel guardare il fantasma di Serpeverde. Mhm. In effetti il Barone Sanguinario non è il miglior esempio di compagnia; è piuttosto difficile parlargli, ma se questo è ciò che passa il convento.... Bevo un sorso di succo di zucca da un fantastico calice in oro zecchino.
    La mia attenzione è un po' zingara, lo ammetto: non resta fissa in un posto o su un determinato gruppo di persone ma viaggia allegramente attraverso tutta la Sala Grande.
    Provo a non giudicare il modo animale con cui Reina Scott sta mangiando in fondo alla tavolata, anche se la mia faccia parla per me; a non prestare troppa attenzione a Milkail (che è il solo ad aver preso sul serio la serata di Halloween mascherandosi e truccandosi) e a Jaemin, a cui non ho ancora perdonato l'essenza spumeggiante che lo ha reso ai miei occhi l'inutile sosia di the Mask. Mi meraviglia quasi che Ivory Song riesca a stargli accanto, a gestire la sua estrosità. Sono così diversi! Osservo anche il tavolo dei professori di tanto in tanto.
    Rido, converso, mi diverto...
    Finché non sento Jaemin gridare dal dolore. Mi volto a guardarlo un po' allarmata: per quanto mi stia antipatico non riesco ad ignorarlo completamente se in sofferenza. Il problema principale sta nel fatto che non riesco a capire per tempo se faccia sul serio o sia tutto uno scherzo: risparmierei un sacco di apprensione e tempo preziosi. Quando - sempre gridando in maniera assurda, tanto da sovrastare le voci di chiunque - dice di avere le mestruazioni e prova ad allungare le mani verso di me, recitando come in un kdrama scadente, e mi chiede un assorbente non ci vedo più. Da vagamente preoccupato lo sguardo raggiunge la pericolosa sfumatura del seccato. Davvero: sembra essere nato per darmi il tormento. Te lo do io l'assorbente. Rilasso le spalle, alzo gli occhi al cielo e con un gesto della mano spazzo via un involtino primavera per ficcarglielo dritto in bocca.

    - Oh, confetti! Li adoro - il commento a caldo nel notare i confetti. Sono al secondo posto nella mia personale classifica, dopo le paste alla crema. I miei sono stati preparati a parte, chiaramente.
    - Saranno classici alle mandorle o, che ne so, al cocco magari? - che scelte banali, miss Crain. Ne prendo uno e lo studio: dalla forma si può già intuire il ripieno o almeno escludere se sia a mandorla o no. Sono solita mangiarli a morsi e non mi smentisco. Almeno è buono! Quasi contemporaneamente molti dei miei compagni, dei colleghi ad altri tavoli, iniziano a lamentare sonno. Continuo a masticare e godermi la dolcezza del confetto mentre il rumore di stoviglie che cozzano o cadono si alza per tutta la sala diventando sempre più forte. Lancio un'occhiata - annebbiata e incerta - al tavolo dei professori: sembrano tutti addormentati. Poi torno sugli altri tavoli: anche lì ci sono teste che cadono dritte nei piatti e gente che prova ad alzarsi ma che cade rovinosamente a terra.
    - Ma che diavolo - sbatto le palpebre e lotto per restare sveglia: ogni contorno perde definizione, le poche voci rimaste le sento ovattate. Ci provo con tutte le mie forze ma alla fine tutto diventa nero comunque.

    Quando mi risveglio sono confusa. Mi tocco la testa e mi chiedo per quanto tempo sia rimasta priva di sensi oltre al come sia stato possibile. Provo a guardare l'orologio al polso: segna le 20:47. Non per molto, allora deduco. Non sono stata la sola, questo è certo: anche gli altri miei compagni si stanno risvegliando. Un'intossicazione di massa? Uno scherzo di pessimo gusto? Mi acciglio e la lanterna alle mie spalle praticamente divampa. Jaemin, quel porco bastardo. Ci scommetto che è stata una sua idea. Il solito esagerato. Lo cerco con lo sguardo ma non riesco a vederlo. Chi non accenna ad alzare la testa dal tavolo sono i professori. Ciò mi manda inevitabilmente nel panico. Mi sento persa senza una guida.
    - I professori, loro non - provo a parlare con qualcuno ma resto inascoltata. Stanno tutti prendendo direzioni diverse. Tutti tranne me, che resto bloccata al mio posto.
    ––––––
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    Victoria Crain, III anno Serpeverde.

    All'inizio di gode la festa: se qualcuno tra i prossimi che posteranno vuole socializzare con lei libero di farlo!

    Interagisce indirettamente con Reina, di cui giudica il modo animalesco di mangiare la carne, e con Milkail che è l'unico ad avere preso sul serio la notte di Halloween mascherandosi addirittura.
    Discorso a parte per Jaemin che si becca un involtino primavera dritto in bocca dopo l'assurda richiesta di assorbenti.

    Dopo aver mangiato i confetti, si risveglia e controlla l'orologio. Nota che tutti si stanno riprendendo tranne i professori e per questo va in panico: resta pietrificata al suo posto non sapendo che cosa fare.
     
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    Grifondoro
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    Halloween. Un’altra festa che avrebbe fatto bene evitare. Sedeva al tavolo di Grifondoro con sguardo assente, pensieroso. Mille ansie si annidavano in quella testolina e, negli ultimi giorni, i fatti l’avevano vista arrendersi davanti a una realtà non proprio allegra. Sempre più confusa in relazione al suo potere, Halley, si era ripromessa che, per almeno quella sera, si sarebbe dedicata alla leggerezza, così come tutti in Sala Grande. Più facile da dirsi che a farsi. Trattenne a stento una risata mentre Carrie, senza ritegno, spazzava via tutto ciò che le capitasse a tiro, senza neanche sentirsi un minimo in colpa nei confronti della sua scopa che, di lì a poco, avrebbe dovuto sorreggerla durante quella che era la prima partita del campionato di quidditch. Alzò gli occhi smeraldini verso il soffitto, chiaro sintomo di una battaglia persa dal principio e li riportò, pochi istanti dopo, verso le leccornie che erano state sfornate appositamente per quell’evento che, fortunatamente, cadeva una volta l’anno. Un vero tripudio di carie per loro piccoli mocciosi ignari. Per non parlare della glicemia a mille, insomma, nessuno si preoccupava di ciò? Davvero? Beh, di certo non le compagne di stanza. Il suo sguardo si posò su Grace, intenta a giocherellare con un cioccolatino muta forma. In lei nutriva una certa fiducia che andò in frantumi non appena le labbra della Johnson assaporarono il ben di Merlino. Diamine, non poteva farle questo. Lasciò comunque perdere. Doveva ammetterlo, quei dolci, avevano un’aria schifosamente invitante e, c’era un ampio margine di possibilità che, di lì a poco, un assaggino sarebbe giunto anche da parte sua. Sospirò e, nel mentre, una voce rompeva il silenzio, come al mercato del pesce. Una voce fastidiosa che esprimeva solamente idiozia, per quel che la riguardava. Una voce appartenuta al uno dei soggetti più fastidiosi dell’intera scuola: Jaemin Wan. Acchiappò un cioccolatino e lo divorò come si fa con il vino, per dimenticare qualche cosa: “Oh, Jaemin si è vestito da Jaemin. Agghiacciante, come sempre. Abbiamo anche il giullare, stasera!” Disse rivolta ad Alexis e a Grace, sedute proprio accanto a lei. Più che spaventoso, pareva patetico, in tema con la serata. Si stupiva del fatto che qualcuno (Carrie e basta) lo trovava, addirittura, simpatico (roba buona per il portiere di Grifondoro). Bevve un sorso di succo di zucca e, infine, selezionò una specie di confetto. Lo fece girare tra le dita, con poca convinzione, chiedendosi cosa albergasse tra quei muri di zucchero. Era passato tanto tempo da quando aveva avuto modo di assaporare quel tipo di dolciume e, per quanto strano potesse sembrare, non sentiva per niente la mancanza di quella porcheria ma, in fin dei conti, la festa prevedeva la presenza di quelle piccole gioie. “Ok.” Sciogliti, Halley, o farai la figura della scopa in culo! Fortuna che non era previsto alcol, altrimenti ne avrebbero viste delle belle –o anche no-. Finalmente il sapore divampò all’interno della sua bocca. Mica male. “Però…” Apprezzò a mezza voce, cogliendone le particolarità anche se, nonostante l’impegno, non riuscì a comprendere a pieno il gusto del dolcetto. Che le fregava? Avrebbe scontato quel peccato di gola, sul campo.
    Improvvisamente sentì la stanchezza pervadere ogni punto del suo corpo e le palpebre farsi sempre più pesanti: “Grace… io…” Silenzio. Un silenzio pesante, rotto da un sussulto nervoso che la riportò ad aprire gli occhi e ad alzare la fronte dal braccio sul quale era appoggiata. Si ritrovò, così, faccia a faccia con una scena che la lasciò interdetta per qualche istante. Stavano dormendo tutti, dal primo all’ultimo, professori compresi. Che cazzo stava accadendo?
    Voltò la testa verso il punto dove, poco prima, si trovavano le compagne di stanza. Sparite nel nulla. Come poteva essere possibile una cosa simile? “Carrie? Non è divertente!” Che fosse uno stupido scherzo architettato dalla regina della follia? No. Era tutto così… reale. “Grace? Alexis?” Ancora niente. “Kyhntia?” Un leggero velo di panico scese, ricoprendo la sua mente, pericolosamente, gettandola nel baratro della pazzia. Si guardò intorno e, a pochi metri, riconobbe la faccia pallida del prefetto di Serpeverde. Amica? Certo, come no. Allora perché da quando avevano messo piede in quel castello, la bionda, l’aveva trattata come una stronza appestata, non meritevole della sua attenzione? Si credeva così grande, con quell’atteggiamento da prima donna. Ahhhh come le ricordava sua madre. Il sangue iniziò a ribollire, le tempie pulsavano ed il livello di rabbia nei confronti di Daphne, minuto dopo minuto, si innalzava sempre di più, fino a raggiungere il culmine, così da rendere impossibile l’autocontrollo da parte della mora. Si alzò in piedi sulla panca e con un balzo animalesco scese, puntando alla sua preda, senza aver il benché minimo sentore di senso di colpa. A metà del suo percorso, dalla manica della divisa, sfoderò la sua bacchetta in legno di Corniolo e iniziò a puntarla verso la giovane ignara del suo arrivo. “Lurida stronza.” La punta della sua arma, ora, si trovava a pochi centimetri da chi, sfortunatamente, avrebbe subito il suo desiderio di riscatto. “Ti credi così grande, eh!” Tutto così grottesco e insensato. “DIMINUENDO!” Un lampo e l’incantesimo si scagliò sulla Andersen, rendendola alta come uno stupido puffo blu. Un ghigno malefico si disegnò sul volto di Halley. Godeva del risultato. Godeva vederla in difficoltà. Finalmente quei suoi occhi glaciali non la scrutavano più come se fosse una sciocca inetta da quattro soldi. “Non guarderai mai più nessuno dall’alto verso il basso. Oh no.” Anche lì, Daphne non sembrava intenzionata a darla vinta, nonostante l’evidente difficoltà. Rimase in silenzio fino all’ultimo istante. “Devi stare lì. Sotto la suola delle mie scarpe.” Addio. Alzò un piede e lo scaraventò addosso alla piccola Daph. RIP. Scoppiò in una sonora risata, fiera del gesto appena compiuto. Sì. Quella non poteva essere la stessa Halley che, qualche giorno prima, aveva provato soddisfazione nel salvare la vita alla stessa persona alla quale aveva appena fatto del male vero. Il desiderio di uccidere ardeva in lei e non si sarebbe fermata, di certo, di sua spontanea volontà.


    Halley Mia Wheeler, IV anno, Grifondoro.
    Si trova al tavolo di Grifondoro in compagnia di Grace, Carrie, Kynthia ed Alexis, con le quali interagisce.Commenta la stupidità di Jaemin (<3) e poi si addormenta dopo aver mangiato il confetto. Al suo risveglio nota Daphne e, per un vecchio dissapore (anche se superato), dicide di rimpicciolirla e pestarla u_u tvb.
     
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  12. seán
     
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    18 y.o.
    III anno
    diario
    Seán Hardice › DEVIL'S TRILL
    and if you gaze long enough into an abyss, the abyss will gaze back into you.
    HALLOWEEN 2022
    La mia serata perfetta per Halloween? Certamente non una festa che coinvolgeva tutta la scuola. Magari sono un tipo scontato e noioso, ma di sicuro, se fosse dipeso solo da me, questa serata si sarebbe svolta mangiando pop corn, avvolto tra le coperte del mio baldacchino a guardare la saga di Indisious per tutta la notte - dispositivi magici o connessione magica (quale) permettendo. Nonostante le mille grane che avevo dovuto affrontare nell'ultimo periodo qui a scuola - il cui argomento principale erano stati i conflitti umani nella forma più precisa: le incomprensioni con una persona in particolare - maledette siano le relazioni umane. Mi ero convinto che potessi rimandare la questione ad un altra circostanza. Detto in parole povere: volevo pensare ad altro, solo per un po'. E magari quella festa sarebbe stato un ottimo pretesto per provare a staccare la spina da tutto...e invece, dato che ero una cazzo di contraddizione vivente, mi ero diretto al banchetto anche perchè sapevo che forse ci sarebbe stata anche lei, Reina Scott. E quante diavolerie ero pronto ad osservare mettere in atto, da parte sua? Ero onesto nell'ammettere quanto mi incuriosisse provare a capire quali scherzi lei stessa aveva preparato per altre persone - magari me compreso? - ero sicuro che si sarebbe trattato di una qualcosa di indimenticabile, sebbene molto infantile. Lei era imprevedibile.
    Da che sapevo, e da che si sapesse in generale, io odiavo le feste. Non mi piaceva parteciparvi, a meno che non fossero particolari davvero, non mi piacevano se non si confacevano alla perfezione con i miei gusti, e io avevo ei gusti davvero precisi e difficili, nè uno più, nè uno in meno. E no, mettersi una maschera sul viso per interpretare qualcun altro per una o due orette non era esattamente il tipo di stimolo che cercavo in quel periodo.
    Non sarei mai riuscito a calarmi profondamente nella mente di Indiana Jones, per esempio, anche se mi sarebbe piaciuto, anche solo per pochi minuti, provare ad ipotizzare quali fossero i suoi pensieri e le sue paure, completamente diverse da quelle che erano solo di Seàn. Dopo vari ripensamenti espressi davanti allo specchio della mia camera, misi da parte il vestito che avrei indossato nel dopo cena: una camicia color cachi che dava ampia vista sui miei addominali nudi, indossai un pantalone largo cargo della stessa tonalità. Alla cintura avrei sistemato delle armi finte, come bombe o pistole - con il senno di poi, forse avrei preferito che fossero state vere. Avrei completato il mio vestito con un make up che imitava una scazzottata nella quale non sapevo se avessi avuto meglio, della serie "se io sto male, dovresti vedere com'è conciato l'altro". Che ci sarebbe stato di troppo strano, alla fine? A quanto sapessi, ad Hogwsrts non erano presenti delle attività, ed il massimo che sarebbe potuto capitare - oltre i balli in pista scontatissimi ai quali io non avrei partecipato - sarebbe stata la presenza scenica migliore di sempre. Ed era così, infatti. L'atmosfera Halloweeniana c'era tutta, a partire dalle zucche parlanti appese al soffitto, che sorridevano ai malcapitati che osavano fissarle, fino a passare alle decorazioni precise fatte di ragnatela agli angoli della stanza, ragni associati, per concludere con quelli che erano in assoluto i miei preferiti: degli scheletri ambulanti. Se avessero avuto un cervello, avrei provato a farmene amico qualcuno. O magari potevo sequestrarne uno e basta e portarmelo in camera! Perchè alla fine, perchè no? Mi affascinava l'interno del corpo umano, e forse suonava un po' macabro ma mi affascinavano le ossa di questo stesso corpo. Mi piaceva imparane nomi e posizioni così da essere preparato nel caso in cui ci fosse stato bisogno di intervenire per una rottura d'osso in campo o durante l'allenamento. Amavo Halloween. Amavo il clima che si respirava, così vero e privo dell'ipocrisia che il Natale nascondeva ai non più bambini, a chi aveva perso l'innocenza. Nonostante potessi sembrare una persona ostile a qualsiasi attività sociale, come tutti, nutrivo delle preferenze nei riguardi di certe cerimonie. Definirle "feste", a parer mio, avrebbe estirpato tutto il significato che questi eventi portavano con loro. Halloween era molto più che una semplice giornata da festeggiare spostandosi di stanza in stanza a fare dolcetto scherzetto, molto più che travestirsi da fantasma, da scheletro, o ancora peggio, da gente morta, molto più che star dietro alle cagate dei primini che lo trovavano interessante da morire, perchè la prendevano solo come un gioco. A parer mio, Halloween rappresentava uno dei migliori esempi di connessione con l'altro mondo, ed il ci credevo davvero. Credevo che, davvero, a parte la leggerezza che questo evento portava con sè, io magari avrei finalmente potuto parlare con la mia nonna paterna, defunta anni prima e da me conosciuta per pochissimo. Esempio. Era stato il mio unico esempio di nonna, e da allora non ne avevo avuto altri che provassero ad aiutarmi, che potessero aiutarmi a capire, grazie alla loro saggezza, quale fosse la mia strada. Non mi aspettavo che mia nonna mi conducesse sulla retta via, ma che mi aiutasse a capire cosa volessi davvero. Perchè è questo che fanno le nonne, ti spingono a venire a patti con te stesso, con ciò che tu vuoi davvero. E lo fanno con fare nostalgico, quasi potessero rimediare ai propri errori giovanili, spostando ogni attenzione sui propri nipoti, che ancora della vita non ne sanno un cazzo. Ed onestamente, ad una cena di gruppo condivisa con il resto delle Case, compresi i professori, avrei preferito una piccola seduta spiritica, composta da poche ma fidate persone. Magari ne avrei reclutata qualcuna quella sera, per portare a termine questo desiderio.
    Nel mentre, iniziai a mangiare, distratto dalle decorazioni animate che volteggiavano sulle nostre teste, distraendomi. Distraendomi non abbastanza da costringermi a seguire lo sguardo dov'esso stesso mi portava, senza che io avessi davvero decisione in merito. Mi soffermai su Reina Scott, di nuovo, ed onestamente, stavolta ciò che più mi colpì non fu la sua bellezza, ma il modo vorace con cui banchettava, addentando con le mani una bistecca, sbraitando a denti stretti verso un primino. Selvaggia oltre ogni immaginazione, maleducata e porca, lei con il galateo se ne sarebbe pulita il culo. E mi fece ridere pensare al fatto che, se l'avessi portata a pranzo a casa mia, un giorno, a mio padre sarebbero diventati i capelli tutti bianchi per lo shock. Forse a maggior ragione per il fatto che non fosse una purosangue. Non sapevo cosa più lo disturbasse, ma lui all'etichetta ci teneva davvero, manco fossero le ceneri di sua madre.
    Non soffermai troppo lo sguardo sulla bestia che si scatenava in Reina durante un piatto di bistecca al sugo: era del tutto comprensibile ed il mio stomaco mi richiamò a regime, portandomi a scegliere due cucchiai di purè ed una semplice fettina di pollo ai ferri. Come sapevo, dopo cena avrei dato parecchio con il dolce, dunque volevo tenermi leggero per questo motivo. Addentai la fettina di pollo un pezzo alla volta, dopo averla tagliata con fin troppa e maniacale precisione. Stessa cosa feci con il purè, prendendomi tutto il tempo per finirlo, senza timore di apparire troppo lento nel farlo. Chi cazzo se ne fregava? Quando gli altri studenti erano già al dolce, io ancora stavo finendo il secondo e non mi sarei vergognato per questo. Raccolsi una cioccorana saltellante, ignara che presto sarebbe finita tra le mie fauci, e ne addentai la testa, con sguardo estremamente soddisfatto. Allo stesso modo feci con i confetti, i primi tra le caramelle a finirmi sotto gli occhi. Ne scartai uno e lo infilai in bocca con ingenuità, senza pensare minimamente al fatto che potesse essere stato avvelenato. E come molti miei compagni, subito dopo persi i sensi, ma non mi sbilanciai in avanti, come era avvenuto per molti di loro: io persi l'equilibrio ed ondeggiai con la schiena all'indietro, ed anche se provai ad aggrapparmi con le mani alla tovaglia, questa parve sfuggirmi dalle mani, nemmeno fosse stata intrisa di vasellina. Il colpo alla schiena non lo sentii, quando toccai terra, era già black out. Le mie ultime parole, però, furono chiare: che facce di culo. Perchè ero scaltro abbastanza da capire che l'ultima cosa che avessi mangiato avesse un effetto soporifero, ma non potevo sapere di cosa si trattasse davvero.
    Mi parve un incubo, sentivo mani ovunque, dappertutto. Sulle mutande e dentro le mutande. Immaginai che fossero le mani di Reina, quelle che si muovevano nell'intimità delle mie cosce. Ma ero troppo stordito per spiegarle il modo in cui mi sarebbe piaciuto essere toccato, dunque, in questo sogno malefico, blaterai un tocca a caso, come se non sapessi nemmeno io dove dovesse mettere le mani, basta che lo facesse.
    Pochi istanti dopo riaprii gli occhi, ed il primo pensiero che ebbi fu quello di un grande fastidio alla schiena ed alla testa. Svegliarmi ed apprendere di avere la mano di un primino esattamente sopra il mio pacco, non mi rese le cose semplici, mi face incazzare. Ma passai oltre questo. Non si trattava di dolore, comunque, e solo dopo essermi rialzato, a fatica, mi resi conto del motivo per cui non mi ero fatto così male: ero caduto su due compagni già stesi a terra da prima che toccasse a me, e dunque avevano attutito il colpo. Non che mi dispiacesse per loro, l'importante era che io non mi fossi fatto nulla. Subito, appresi che nella sala si era sollevato uno schiamazzo a cui non potevo non prestare attenzione. Mi spostai di qualche passo verso la colonna più vicina dietro cui nascondermi, da lontano e da una posizione che fosse sicura, per capire cosa stesse succedendo: gli studenti si stavano letteralmente ammazzando tra di loro, chi a mani nude, chi con armi bianche, ed altri semplicemente con l'uso della bacchetta. La confusione era tanta, ma come sempre, non avrei permesso che questa mi offuscasse. Avrei mantenuto la mente lucida fin quanto fossi riuscito. Lo avrei fatto, se non avessi sentito una forza dentro di me, farsi spazio e serpeggiare tra le mie volontà. Una forza che mi suggeriva di uccidere chiunque mi si fosse parato davanti, perchè inaspettatamente, il mio sesto senso, realizzava che tutti gli studenti, dentro quel castello fossero una minaccia per me. Ponderai bene quando uscire allo scoperto, e provai a combattere contro la rabbia cieca che stava provando a mandare a puttane ogni pensiero logico. Non c'era davvero via d'uscita, o pareva non esserci. Ed il mio motto, da sempre, era "morte tua, vita mia". Non avrei mai pensato di sacrificarmi per qualcuno, meno che mai per uno sconosciuto. E sì, sarei arrivato ad uccidere, per salvaguardare me stesso. Questo era sbagliato? E quanto era sbagliato? Non era il momento di pormi quesiti di natura etica o morale, comunque, perchè intorno a me vedevo i miei compagni cadere sotto incantesimi o peggio, sotto attacchi brutali portati avanti con lame taglienti. Ero arrabbiato, come lo erano gli altri, ed avrei voluto trattenere questo istinto. Controllare le mie emozioni, come mi era stato insegnato all'ultima lezione di incantesimi. Sarei stato in grado di mettere in pratica degli insegnamenti teorici? Mantenni un respiro regolare, lo feci finchè, uscendo allo scoperto, Ryuu Watanabe non localizzò il mio sguardo incerto, e forse fu proprio quest'espressione poco convinta a spingerlo a dirigersi verso di me, e di far di me la sua preda. Non avrei esitato, non esisteva che io diventassi la preda di qualcuno. Ma non avrei attaccato per primo, avrei prima cercato di capire le sue intenzioni, che comunque non tardarono a manifestarsi. Sguainando la bacchetta, il giovane giapponese lanciò verso di me quello che mi sembrò a tutti gli effetti un bombarda. Non capivo perchè, ma questo gesto bastò a far scatenare dentro di me quell'istinto di sopravvivenza che tutti abbiamo, che molti hanno allenato, e solo in alcuni fallisce. Vedendo arrivare la bomba nella mia direzione, feci presto a balzare lateralmente verso la mia destra, preoccupandomi di cadere sui palmi delle manie e ginocchia, piegate, e pronte a compiere un balzo in avanti verso il mio compagno che aveva distrutto un pezzo di Sala Grande. Fulmineo, come una saetta, avrei estratto la bacchetta dal fodero senza dare a lui il tempo di reagire con un contro incantesimo. Stupeficium! Il raggio rosso dell'incantesimo lo avrebbe colpito in pieno petto, e scagliato contro la parete più vicina. Solo ad allora, come in un crescendo di emozioni sbagliate e disfunzionali, avrei sentito una rabbia ribollente montare ed andare ad offuscare ogni pensiero. Ogni tentativo di fare la cosa giusta e logica andò in fumo. L'unico desiderio che possedevo in quel momento era uccidere Ryuu. Non perchè Ryuu mi stesse antipatico, in nessun modo, al contrario, lo avevo sempre trovato un ragazzo addirittura piacevole. Per me chiunque si facesse i cazzi propri senza interferire nei miei era una persona piacevole, dunque non è che forse facesse testo, questo giudizio. Ma per dirla in breve, logicamente non avevo motivi che mi avrebbero potuto spingere ad ucciderlo, ma era ciò che volevo. Era come se uccidere lui, avrebbe reso me un po' più libero. Mi sarei tolto una catena alla volta, lentamente. E dunque, con passo lento ma deciso, approfittai dello stordimento dato dall'incantesimo che gli avevo lanciato contro, ed una volta ai suoi piedi, con la sinistra calciai via la sua bacchetta, così che non ci potesse arrivare con le mani, e con la suola della scarpa destra andai a premere, forte, sulla parte più morbida del suo collo. Sotto la gola. Se anche fosse svenuto, la botta in testa presa al muro lo avrebbe fatto riprendere alla perfezione. Feci pressione, andando a schiacciare esofago e trachea ed impedendogli di prendere aria. Ed avrei fissato lo sguardo in quello più scuro del giapponese, prima di premere ulteriormente la suola sulla sua gola. Lo avrei visto dimenarsi, provare a spostarsi, ma l'incantesimo da me lanciato lo aveva indebolito, ed ora era tutta una storia in discesa. Una discesa negli abissi. Non avevo mai ucciso nessuno, ed ora, mi sentivo accecato dall'orgoglio, e dalla rabbia che quel suo primo attacco mi aveva procurato. Mi stai simpatico, Ryuu. E' davvero un peccato che finisca così. E forse per pietà, forse perchè avevo fretta di proteggermi le spalle, sollevai la suola della scarpa per poi sganciare un calcio, forte, secco, e definitivo, alla sua gola, rompendogli l'osso del collo, con la semplicità con cui si rompe un bicchiere di cristallo. Pensavo di sentirmi meglio, dopo ciò che avevo fatto. Ed il mio pensiero non andò affatto alle ripercussioni che avrei avuto a seguito di quell'azione. Non pensai al fatto che sarei stato espulso per questo...no. Pensai che ne volevo ancora, ancora, ed ancora.

    code © psiche


    - si reca alla festa perchè spera staccare un po' la spina da tutti i problemi che ha ultimamente
    - citata Reina Scott , non a torto, pensa che mangi come una sguaiata
    - vorrebbe fare una seduta spiritica con poche persone dopo la cena, ma non ne ha ovviamente il tempo
    - mentre è svenuto fa un sogno un po' porno
    - si sveglia, sentendosi strano e vedendo intorno a sè una situazione ambigua e pericolosa, si nasconde dietro la prima colonna / muro che trova.
    - osserva la situazione a distanza, per capire
    - ma poi esce allo scoperto quando vede che .Cielo. lo sta per attaccare con un bombarda. Lo schiva buttandosi di lato, si risolleva e gli lancia contro uno stupeficium che lo sbatte contro il muro. Si avvicina a lui e gli poggia la suola della scarpa sulla gola. Preme, preme, preme, ed infine gli da una pedata finale per rompergli l'osso del collo. (Consenso della player)


    Edited by seán - 3/11/2022, 15:02
     
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    Giuggis Maffei | II anno | Grifondoro


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    Era giunto anche la fine di Ottobre e si stava strascicando i primi mesi di scuola, che ormai passavano veloci, e si portava con sé anche Halloween. Halloween era una festività che non amavo chissà quanto, ma mi piaceva festeggiarlo in maniera diversa da quello che di solito si faceva nel mondo Babbano e sicuramente ad Hogwarts lo avrei vissuto diversamente e per questo andai alla festa organizzata nel Castello. Prima di recarmi in Sala Grande mi preparai nel dormitorio vestendomi semplicemente con una maglietta e con dei jeans scuri per poi truccarmi in modo "aggressivo"«Come una strega rinata dal cimitero»", così diceva sempre la mia nonna; sorrisi a quella frase che ripensai, effettivamente una strega lo ero già diventata. Mi misi un pò di profumo e scesi verso la Sala Grande. Non riuscii a beccare in giro Arya quindi mi recai da sola nell'intento di vedere i miei amici. Sapevo che ci sarebbe stato anche Kai e speravo in cuor mio che potessi parlargli almeno per due minuti.
    La Sala Grande era davvero piena di zucche e dolciumi ed era magnifica, spettacolare, ma dava l'ideadi essere in un luogo antico e cupo e che da lì a poco sarebbe successo qualcosa di crudele e devastante, ma sapevo che in realtà eravamo al sicuro, anche se la mia pancia mi stava mandando dei segnali che non feci caso. Mi sedetti al tavolo dei Grifondoro e inizia a mangiare qualche dolciume e nel frattempo mi guardai intorno. Salutai i miei amici e mentre mi alzai per andare da loro caddi per terra addormentandomi. Mi svegliai frastornata da quanta confusione avevo in testa. Mi sentivo male, come se dovevo vomitare da un momento all'altro, così mi alzai lentamente aiutandomi con le panche che erano lì e vidi che tutti mi stavano osservando in malo modo. Iniziai ad agitarmi e presa dal panico iniziai a correre verso l'uscita della Sala Grande prendendo fuori la mia bacchetta, cosa che non avevo fatto fino adesso, per lottare dentro alle mura del castello. Sapevo di essere al sicuro fino a venti minuti fa ma il mio sesto senso mi stava mangiando viva come ogni volta che sente qualcosa di pericoloso. «Non amo l'Halloween solito ma questo mi sembra eccessivo!» dissi arrivando alla fine della Sala Grande e appena mi girai vidi qualcuno che mi stava addosso e lanciai un incantesimo «STUPEFICIUM!»"Oh cazzo!” pensai mentre mi riparai dietro al pilastro dell'entrata.
    Ero talmente confusa che non capii nulla, mi affacciai per vedere cosa stava succedendo e vidi che ne stava arrivando un altro «STUPEFICIUM!» e riniziai a correre per andarmi a nascondere in bagno.

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    Giuggis Maffei – II anno – Grifondoro.

    Cita Kai e Arya.
    Mangia il confetto e al risveglio lancia due incantesimi verso due persone che non riconosce e corre nel bagno.
     
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    31 ottobre 2022. É la sera di Halloween, la notte piú spaventosa dell'anno. Kai era di ritorno dalla guferia perché suo fratello era riuscito a scoprire che si trovava ad Hogwarts e aveva deciso di raccontargli per filo e per segno tutto quello che era successo a casa da dopo la sua scomparsa. A quanto sosteneva, i suoi avevano inscenato un finto funerale per giustificare la scomparsa del loro figlio perché non potevano permettersi di dire la veritá e apparire agli occhi della gente come dei genitori bigotti e stronzi che avevano allevato i figli come delle macchine guadagna riconoscimenti e che li avevano messi in continua competizione solo per testare quale fosse la progenie migliore. Gli aveva inviato anche la pagina del giornale locale dove compariva l'articolo con il suo nome e anche con una sua foto riconoscitiva. I suoi erano degli psicopatici e Kai gliel'avrebbe fatta pagare cara. Forse avevano sottovalutato il potere vendicativo che il loro figlio aveva. Era incazzato nero, piú del solito e cercava un posto in cui sfogare tutta la sua rabbia, la sua frustrazione. Come potevano essere cosí bastardi da fare una roba del genere? Non dovevano mostrare un pó di compassione e cercare il loro figlio scomparso? Quei due erano matti e Kai lo aveva capito fin troppo tardi ma avrebbe avuto la sua vendetta, questo era poco ma sicuro. Per dimenticare l'accaduto decise di affrontare la cosa come meglio sapeva fare: autodistruggendosi. Prese dalla tasca il suo drum e lo portó alle labbra, accendendolo nell'istante piú tardi. Era destinato ad un cliente ma se ne strafregava, la sua sanitá mentale era piú importante. Si accasció contro la porta della sua stanza da letto e inspiró a pieni polmoni tutto ció che era contenuto in quella sigaretta. Era mai possibile che ogni cosa nella sua vita stesse andando a puttane? Esisteva almeno una cosa che poteva andar bene? 'Fanculo! Gridó lanciando nella direzione opposta l'accendino che fino a qualche istante fa giaceva beatamente tra le sue dita. Si sentí un leggero tic, segno che l'accendino aveva colpito qualcosa e poi il silenzio piú assoluto. L'unica cosa che sentiva era il suo battito che iniziava man mano ad aumentare e il suo respiro farsi pesante mentre uno strano formicolio si espanse dalla mano a tutto il braccio. Si prese la testa tra le mani quando quest'ultima inizio a girargli vorticosamente e continuò a respirare affannosamente. Che gli stava succedendo? Si guardò intorno, cercando qualcosa che potesse aiutarlo ma ebbe come l'impressione che le pareti della sua stanza lo stessero per schiacciare. Urló. La sua voce rimbombó sulle pareti della camera da letto e lui si rimise in piedi. Doveva uscire. Doveva andarsene. La festa di Halloween. Disse affannosamente tra sé mentre cercava di riprendere il controllo di quel suo corpo che mai fino ad allora gli era sembrato così estraneo. Non era esattamente ció che cercava per distrarsi ma in mancanza di altro, sembrava l'idea piú abbordabile e forse pensare a cosa indossare lo avrebbe distratto dal fatto che avesse appena avuto un attacco di panico. Arrivó alla festa e vide che la maggior parte degli studenti era giá arrivata e a giudicare dalle loro facce, sembravano entusiasti di poter festeggiare Halloween. Lui, invece, non aveva nulla da festeggiare. Costeggió il tavolo dei grifondoro e lanció una rapida occhiata verso Halley in compagnia di alcune sue amiche, per poi dirigersi verso il tavolo dei serpeverde. Serró la mascella. Doveva smettere anche di illudersi su di lei e sulla possibilitá che fosse anche lontanamente interessato a lui. Era solo uno scherzo del suo stupido subconscio che cercava di trovargli una ragione per la quale valesse la pena sorridere. La felicitá, per quelli come lui, non esisteva. Anche Halley prima o poi si sarebbe resa conto di che razza di caso disperato fosse e lo avrebbe allontanato per sempre. Lui era destinato a rimanere solo, era quello il triste destino al quale andava incontro. Prese posto accanto ad altri studenti e dopo aver abbassato lo sguardo sul tavolo, fissó il suo riflesso sbiadito sulle posate. I suoi lineamenti non erano ben definiti, ció che era maggiormente accentuato era il sangue presente sul suo viso. Il suo costume era ispirato al se stesso che spesso lo tormentava negli incubi: pallido in volto con il sangue che scendeva dalla fronte fino al suo collo, espandendosi poi sulla sua camicia. Non aveva idea del perché spesso e volentieri si sognava in quelle vesti ma il pensiero che quella potesse essere la sua immagine futura lo angosciava parecchio. Prese il cucchiaio e lo posó con forza sul tavolo, facendo traballare le posate degli altri studenti seduti di fianco a lui. Non aveva fame ed essere andato a quella stupida festa si era rivelata una pessima idea. Afferró un confetto, una magra e misera consolazione, e lo ingurgitó senza pensare a quello che gli avrebbe causato di lí a poco. La testa come le palpebre, iniziarono a farsi pesanti mentre la vista cominciava ad offuscarsi e in men che non si dica crolló sul tavolo privo di sensi. Quella si stava per rivelare la peggiore serata della sua vita. Quando riaprí gli occhi, al giovane Parker sembró di aver dormito per anni. Che succede? Domandó ad un ragazzo seduto vicino a lui mentre si guardava attorno attentamente. Me ne vado da questo posto di merda. Si alzó bruscamente pronto a lasciare la sala grande per dirigersi verso il dormitorio dei serpeverde. Non si guardó neppure indietro, voleva solo dimenticare l'accaduto e dormire per una settimana intera. La sua esistenza lo deprimeva e lui non avrebbe mosso un dito per cambiarla, ormai si era rassegnato a ciò a cui stava andando incontro. Era quasi arrivato a destinazione quando incroció Rain che usciva proprio in quell'istante dal dormitorio. Una rapida occhiata e a Kai parve di vedere sua madre. Non seppe dire quale fosse il nesso logico di quell'incontro ma probabilmente gli effetti dell'erba mischiati con quelli dei confetti, gli fecero avere delle visioni. Un sorriso taglió il suo volto mentre le sue iridi si fecero piú scure. Guarda, guarda chi abbiamo qui. Si avvicinó di qualche passo. Il viso della ragazza era ancora nella penombra mentre il suo veniva illuminato parzialmente da una luce proveniente da una candela che stava per sciogliersi del tutto. Quella era l'atmosfera perfetta per la resa dei conti. Quanto aveva desiderato il momento in cui avrebbe rivisto i suoi genitori per sbattergli in faccia tutto l'odio che gli avevano fatto provare. Gli avevano fatto desiderare di non essere mai nato o peggio di togliersi definitivamente di torno per non pesare sulle loro vite, lo avevano fatto crescere con complessi che un ragazzo della sua etá non doveva neppure conoscerne l'esistenza. Lo avevano trattato come un topo da laboratorio, spronato a mettersi contro suo fratello, riuscendo a farli allontanare una volta per tutte ed era solo per colpa loro se ora si trovava da solo ad affrontare quella miserabile esistenza. Dalla tasca dei suoi pantaloni estrasse il coltellino con il quale, nei suoi sogni, andava sempre in giro. Lo prese tra le sue mani e lo fece girare tra le sue dita con una maestria non del tutto indifferente, nel frattempo osservava la figura di Rain farsi sempre più vicina. A passo lento si avvicinò alla serpeverde con uno sguardo che non annunciava nulla di buono. Ci vediamo all'inferno, mammina. La sua figura torreggiava su quella della ragazza, poteva fiutarne l'odore e poteva ascoltare il battito accellerato del suo cuore. Aveva paura e Kai amava incutere terrore. Senza pensarci su due volte affondó la lama nello sterno della ragazza, girandola una volta e lasciando che il coltellino andasse ancora più affondo. Lentamente poi la tiró fuori, sentendo le sue mani inumidirsi. Il corpo inerme della ragazza cadde in avanti e Kai la guardó crollare per terra con uno strano luccichio negli occhi. Quello era solo l'inizio di uno dei suoi peggiori incubi.

    Kai Parker, III anno.

    -Il suo costume é ispirato alla sua stessa figura che spesso compare nei suoi incubi;
    -arriva alla festa da solo e guarda per qualche secondo Halley prima di prendere posto vicino a dei suoi concasati;
    -si addormenta dopo aver mangiato i vostri schifosissimi confetti (v.v.b.❤️) e al risveglio scappa dalla sala grande;
    -in un corridoio nei sotteranei incontra Rain che scambia per sua madre e la uccide brutalmente.
    Giuro solennemente di essermi messa d'accordo con la player che è sempre ben disposta nell'assecondarmi in queste scelte folli. :valzer:


    Edited by dickhead - 8/11/2022, 09:27
     
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    Amanda era emozionata per quella sera, da sempre aveva i ricordi migliori ad Halloween.
    Si torvava nei dormitori femminili chiaccherando con le sue compagne di stanza ed aiutandosi a sistemare capelli e vestiti.
    Erano solo al secondo anno ma si era creata un intesa buona.
    Così ridacchiando uscirono dalla sala comune dirigendosi insieme a tutti i loro compagni in sala grande.
    Qui li attendeva il decoro con zucche fluttuanti e un aria spettrale.
    Le quattro amiche superarono alcuni scheletri che salutarono, per poi elargire un gran sorrisone al frate grasso che passava di li.
    Gli era sempre piaciuto quel fantasma, era sempre gentile e generoso con tutti , ma sopratutto se avevi problemi poteva dare consigli abbastanza utili.
    Subito si sentiva a casa in quel atmosfera, la prima cosa che fece si sedette con le sue amiche e ridacchiando iniziarono a mangiare.
    Solo in quel momento notò la scia di confetti viola che partiva dal inizio del tavolo fino al fondo, prendendone uno disse alla sua amica
    < Tanidra hai visto questi confetti viola?
    Ma che figata quest'anno gli elfi domestici si sono superati!.>

    Tanidra ridacchiò facendo un cenno della testa per confermare le parole di Amanda.
    Ne mangiò uno gustandoselo per bene, ma appena lo deglutì svenne, quando si rialzò vide che quasi tutti i suoi amici erano addormentati, ma la cosa che la fece elettrizzare di più, fù i professori e tutto il personale scolastico era svenuto sul tavolo e pensò
    < SIIII Possiamo festeggiare!.>
    Si alzò di scattò , non diede molto peso a quello che aveva in torno e iniziò a saltellare uscendo dalla sala grande, mentre saltellava incrociò uno degli scheletri che con un inchino plateale salutò, per poi superarli.
    Iniziò a fare uno scalino si e uno no quando si ritrovò a pensare
    < Che bello, non rischio di essere messa in punizione o far perdere punti a Tassorosso!.
    Ma ora dove vado?
    MMMMM uuuuh potrei andare in biblioteca, sicuramente si possono spiare o guardare i libri nel reparto proibito!.>

    Saltellando andò fino alla biblioteca ignorando eventuali persone che vedeva.
    Appena entrata iniziò a saltellare sorniona tra i corridoio in cerca del reparto proibito.


    -Parlato-Pensato-Parlato altrui-
    scheda | mailbox | memo

    Credits: Eltanin17


    Amanda interagisce con alcune sue compagne di camera di Tassorosso ( PNG) ,
    Mangia un confetto, al suo risveglio vedendo i professori svenuti e alcuni suoi compagni girare, si alza e saltellando si dirige in biblioteca pronta ad divertirsi
     
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