Pandora's Box, Part I

2 Settembre / w Hunter

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    Vi erano lati positivi e negativi dell'essere tornato ad Hogwarts: se da una parte si sentiva meno pressato dai genitori estremamente asiatici, dall'altro non solo doveva ripetere l'anno perché quello precedente si era trasferito troppo tardi, ma addirittura aveva perso diversi anni di studi perché, a quanto pareva, Mahoutokoro e Hogwarts avevano programmi di studi differenti. Che bellezza. Quasi diciannove anni e andava a lezione con i tredicenni. Certo, capitava che ci fosse qualche altro studente che avesse un'età più simile alla sua, ma diciamocelo, dovevano essere strani per forza o non si spiegava. Sicuramente teppisti sospesi per lunghi periodi, magari qualcuno che aveva avuto problemi con la legge ed era finito dietro le sbarre per, che so, droga, non aveva idea di come funzionasse la giustizia magica inglese per queste cose. O, peggio ancora, magari erano ripetenti. Certo, anche lui lo era tecnicamente, ma lui era giustificato. A dimostrazione del fatto che non fosse in dietro rispetto ai suoi coetanei per mancanza di meriti, vi era quella piccola spilla che da un paio di giorni si era visto costretto ad appuntarsi sul petto e che pesava come un macigno. Gli ci sarebbero volute settimane per accettarla appieno e per convincersi di meritarla, ma la strada era lunga e l'unico modo che conosceva per sentirsi soddisfatto e meritevole era mettersi a testa bassa a studiare e assolvere a tutti gli obblighi che la spilla portava con se.
    Uscì dalla Sala Grande dopo una cena abbondante, gli erano mancati i banchetti quotidiani di Hogwarts, per dirigersi dritto filato verso la sua adorata camera. Se non altro quella sera non aveva con sé un corteo di nanetti del primo anno a cui mostrare la strada fino al dormitorio, poteva prendersi il suo tempo per lamentarsi dell'incredibile quantità di scale che, non solo erano abbastanza da far venire un infarto anche al più atletico olimpionico di atletica leggera, ma si divertivano a prendere tutti per i fondelli cambiando a proprio piacimento. Strani i maghi, avevano un senso dell'umorismo davvero singolare. Senza parlare di quanto fossero avanti e retrogradi nello stesso tempo. Voglio dire, decidi di costruire con la magia un gigantesco castello per trasformarlo in una scuola di magia, una concentrazione di sapere magico e di incredibili stregoni più che capaci, e tutto quello che viene in mente ti creare sono delle scale? Quanto si può essere sadici? Avrebbero potuto inventarsi di tutto, persino un sistema di carrucole magiche da usare come montacarichi per arrivare fino in cima alle torri, ma no! Ai maghi piace camminare, tanto chi se ne importa se intanto per salire perdi un polmone per strada! Se mai un giorno si dovesse dimenticare un libro in aula col cavolo che avrebbe rifatto tutta la strada solo per riandarlo a prendere, avrebbe pregato Merlino, Morgana e tutti i maghi della Gran Bretagna per ritrovarlo l'indomani, ma non avrebbe mosso un dito prima di quel momento. Continuò a percorrere i corridoi e a salire i freddi gradini di pietra e, con abbastanza fortuna, riuscì anche a non farsi cambiare strada dalle scale malefiche così, dopo aver superato il facile indovinello del momento, si ritrovò nella Sala Comune. Aveva sempre apprezzato quella stanza circolare piena di drappi blu e arazzi, il grande camino e l'atmosfera rilassata, poi, lo facevano sentire un po' come se fosse a casa. Non con i suoi genitori, una casa nuova e diversa, che riusciva a fargli scordare quella che aveva lasciato. Sorrise a qualche faccia conosciuta l'anno precedente e a qualche faccia nuova incontrata solo da poco prima di dirigersi finalmente nella sua camera salendo i gradini a due a due. Non vedeva l'ora di farsi una doccia veloce e togliersi la divisa cosa che, vista l'assenza dei compagni, poté fare immediatamente. Poggiò sul grande letto a baldacchino la borsa con i libri e il foglio dei turni per le ronde che ancora non aveva avuto il coraggio di guardare, per poi dirigersi verso il bagno prima che arrivassero gli altri. Si lavò velocemente e, dopo essersi cambiato, uscì scoprendo così che la camera non era più così vuota come l'aveva lasciata solo pochi minuti prima.
    Lo sguardo si posò sul moro che quest'anno era diventato suo compagno di stanza, sorrise ripensando allo stupore iniziale quando se lo era ritrovato li la prima sera. A momenti gli cadde la mandibola a terra, ma era riuscito a contenersi.
    -Ciao- gli sorrise mentre tornava verso il baldacchino, lasciò le pantofole pelose ai piedi del letto e vi si arrampicò sopra incrociando le gambe, ormai fasciate nel suo pigiama con gli unicorni. Hunter non era un chiacchierone, e Ryuu non avrebbe nemmeno saputo dire se sarebbero mai diventati amici essendo i due così diversi, ma per ora non gli dispiaceva come compagno. Se non altro dubitava si sarebbe mai ritrovato festini non autorizzati, sembrava un tipo apposto. In effetti, doveva ammettere di aver creduto che sarebbe andata a lui la spilla da Prefetto. Sentiva quasi di avergliela rubata
    -Com'è andato il ritorno alle lezioni?- chiese tanto per fare conversazione. Di solito se la cavava con le chiacchiere da salotto ma, proprio come la sua amichetta bionda, anche Hunter era un personaggio che andava inquadrato per capire come prenderlo. Allungò il braccio dominante verso il foglio delle ronde per esaminarlo e, a proposito dell'amica bionda e delle cose che avrebbe potuto rubare al topolino in camera con lui, fu felice di scoprire che molto presto sarebbe toccato un turno proprio con lei. Non vedeva l'ora di dirle che il suo personalissimo vaso di Pandora russava.
    -Non senti anche tu puzza di.. cavallo?- abbandonò di nuovo il foglio sul letto alzando la testa per annusare l'aria. Da quando in qua ad Hogwarts si faceva equitazione?


    Edited by .Cielo. - 25/9/2022, 17:34
     
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    Ogni tanto detestavo che ad Hogwarts non si potessero utilizzare i cellulari, per una questione di comodità più che latro: chi ha una sorella appiccicosa ed apprensiva, come dovrebbe gestire le mille lettere che gli arrivano? Ormai poso vantarne una collezione numerosissima.
    Fortunatamente non è ancora arrivata al punto di chiedermi di mandarle la buonanotte per posta, in realtà sono appena rientrato e mi sto già facendo i film mentali per come penso che si svolgerà l'anno che mi aspetta, che è pure l'anno in cui mi aspettano i G.U.F.O., i temuti esami della scuola.
    Passo la cena così, fra pensieri confusi che alla fine del pasto non trovano un ordine, normale amministrazione. Anche se la mia routine ha qualcosa di leggermente diverso da quando ho stretto questo strano rapporto con la serpeverde; mi viene spontaneo cercarla per rivolgerle quantomeno un saluto senza impegno, poi magari entrambi abbiamo piani completamente opposti per la giornata ma intanto vederla per quei pochi secondi, è diventata una certezza in qualche modo rassicurante. Questa sera non fa eccezione, la saluto dalla mia tavolata per poi raccogliere un paio di salsicce in più, alzarmi prima degli altri dalla panca in modo da poter raggiungere Whisky al suo recinto prima dello scoccare il coprifuoco. Il suo umore è sempre altalenante quando rientriamo al castello, le sue abitudini vengono stravolte e non può prendere sonno accanto al mio letto... tale padrone, tale cane. Per questo gli concedo qualche gioia in più facendo uno strappo alla sua regola, è il mio modo per farmi perdonare se lo lascio lì.
    Un velocissimo calcolo mentale mi fa pensare che sarebbe meglio se iniziassi a rientrare, quindi faccio il percorso all'indietro, su per le scale in direzione della torre corvonero. Oggi l'indovinello non era particolarmente illuminato, ho visto di meglio.
    Attraverso la sala comune dopo essermi soffermato qualche attimo sul suo cielo stellato e poi salgo, finalmente, quegli ultimi scalini che conducono fin davanti alla mia camera. Lì per un momento esito, spero che i miei compagni non abbiano voglia di fare casino perchè ho la testa troppo pesante per sopportarlo. Apro la porta e... non c'è ancora nessuno? No, il bagno è occupato. Lancio distrattamente la tracolla sul letto.
    -Ciao- eccolo, il mio compagni di stanza, sono in camera col prefetto. Ha un nome asiatico che al momento mi sfugge, cazzo, neanche la sua carica mi aiuta a ricordarlo - ehi - gli rivolgo un saluto del tutto neutro mentre recuperando la tracolla, la svuoto del suo contenuto: libri, penne, fogli, nulla di interessante - credevo fossi di ronda - fra i miei due coinquilini, in effetti, lui era quello di cui sospettavo meno la presenza.
    Quasi sorpreso dalla sua volontà di proseguire la conversazione, faccio spallucce e rispondo - Direi nella norma... - ci penso per un secondo, e poi aggiungo - è Hogwarts, qualcosa di strano accade sempre - poso i tomi che non mi servono sotto quelli che invece saranno necessari alle lezioni di domani.
    Com'è che si chiamava, dannazione, era un nome breve e con una pronuncia neanche troppo complicata. Mi ricordo bene di lui, conosco il suo atteggiamento che con un aggettivo definirei espansivo, e la sua media scolastica. So persino qualche gossip origliata in giro per i corridoi, qualcosa su una precedente relazione, nulla che mi interessi più di tanto in realtà ma queste informazioni superflue hanno il superpotere di incastrarsi fra le pieghe del mio cervello. E poi non riesco a ricordarmi un fottuto nome, tutta colpa del mentalismo. Un'altra cosa che so, è che ha un particolare gusto in fatti di pigiami, ma anche quelli non sono affari miei.
    - Ah - sollevo un angolo del gilet blu bronzo e lo annuso un po' meglio: non è il punto preciso da cui proviene questo odore comunque, in realtà è un alone più diffuso - mi sa che è colpa mia, abbiamo avuto a che fare con degli ippogrifi a lezione di cura - faccio presto a fornire una spiegazione, anche perchè se non me lo avesse detto lui, avrei fatto fatica a sentirlo: mi sono così tanto abituato all'odore di stalla nel corso degli anni che adesso quasi non lo percepisco più, a meno che non metta le narici contro l'origine dell'odore, come in questo caso - apro un po' la finestra - a questa altezza le correnti saranno sufficienti a far dissolvere un po' l'odore, credo... spero.
    Per disfarmi degli abiti infettati di ippogrifo mi sfilo il gilet, mi sfilo le scarpe e mi assicuro che sia l'una che l'altra cosa siano posizionate di fianco alla finestra. Allento la camicia sul collo e anche la cravatta ha raggiunto il gilet sul gancio a cui è appeso. Poi mi lascio pesantemente cadere sul letto, sospirando, come se su quel materasso avessi finalmente ritrovato la pace perduta. La mano destra va a poggiarsi sulla nuca intenta a stiracchiarsi a destra e sinistra producendo anche qualche rumore di ossa che si sbloccano di tanto in tanto - dovrei farmi una doccia - farfuglio tra me e me l'idea migliore ma anche più logica che potessi avere, non vorrei svegliarmi con addosso ancora la puzza di cavallo.


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    Capello moro mosso, occhi chiari e nasino a punta, a meno che un drago non gli avesse camminato sopra provocandogli gravi danni cerebrali, quello, era proprio il famoso topolino di cui aveva sentito parlare. Ricordava il pomeriggio passato con la Prefetta di Serpeverde a parlare proprio di lui che, con i suoi modi, era riuscito ad accendere l'interesse della piccola biondina. Continuò ad osservarlo con la coda dell'occhio mentre si accomodava sul letto. Non voleva dare l'impressione di fissarlo, ma al tempo stesso era curioso di capire questo, a quanto pare, misterioso ragazzo
    -Non stasera- ammise scrollando le spalle, aveva ancora qualche giorno di tempo prima di iniziare a lavorare per lo schiavista. Che poi c'era da chiedersi, era considerato sfruttamento di minori quello di metterli a vagare per i corridoi a notte fonda, a controllare che tutto fosse tranquillo? Il giapponese non lo sapeva, ma forse c'erano gli estremi per sentire i sindacati (?).
    Hunter aveva ragione, Hoagwarts era strana e questo era innegabile. Chissà se prima o poi si sarebbe mai abituato alla situazione
    -Già, immagino sia una cosa normale per voi ormai: scale che si muovono, porte nascoste con indovinelli, cappelli parlanti. Ho saputo che una volta c'era un basilisco che girava da queste parti- iniziò ad elencare ripensando alle stranezze riscontrate, e chissà quante ne avrebbe dovute ancora scoprire -Deve essere una cosa vostra, inglese, quella di complicarvi la vita, o di voi occidentali in generale- constatò continuando a fare paragoni con il posto da cui proveniva. Non riusciva proprio ad evitarlo, il confronto era inevitabile. Da una parte, doveva ammettere, tutte quelle novità rendevano il posto suggestivo e affascinante, era difficile annoiarsi in un posto in cui aveva ancora così tanto da scoprire. Tuttavia, a ripensare allo shock culturale avuto nei primi giorni, o meglio settimane, ancora rideva.
    -Ah, è vero- si ricordò osservando i suoi movimenti mentre raggiungeva la finestra per aprirla, una fortuna che fosse solo Settembre e il clima lo consentisse ancora senza che si morisse assiderati
    -Daphne me lo aveva accennato, mi sembra siate allo stesso anno- annuì alle sue stesse parole, lasciando intendere di conoscere la ragazza in modo del tutto casuale (fidati), ricordando l'incontro avvenuto poco prima insieme agli altri Prefetti e Caposcuola per ricevere l'orario dei turni che, per l'appunto tornò ad osservare. Ghignò osservando di nuovo il rotolo di pergamena mentre il compagno si svestiva e si lasciava cadere sul letto. Ora, di norma, Ryuu, era un ragazzo tranquillo e abbastanza riservato, non amava sotterfugi né tramare alle spalle delle persone. Quelle erano tutte cose che, aveva imparato a capire, potevano essere lasciate ai Serpeverde. Tuttavia, la comare pettegola sopita in lui ogni tanto si risvegliava, convinta che i suoi servizi potessero tornare utili alla comunità. Questa volta l'orientale non riuscì a frenare il suo bisogno di nuove informazioni che nulla avessero a che fare con lui, ma non per la sua curiosità felina o il suo essere un po' impiccione, affatto! Era per una buona causa, ovvero la biondina glaciale che desiderava così tanto scoprire quel mistero che avvolgeva il ragazzo che capitava dividesse la sua stessa camera con lui. Perché mai avrebbe dovuto negarle una mano, qualora fosse servita? Facendo leva sulle braccia lunghe si spinse più in dietro, fino ad appoggiare le spalle contro la spalliera del letto per stare più comodo
    -Senti, a proposito delle ronde- iniziò tornando a concentrarsi sul ragazzo nel baldacchino a fianco al suo -Magari lascio i turni qui sul comodino- si allungò appunto la pergamena tra i loro due letti
    -Così almeno sai quando non trovarmi per portare la tua ragazza senza che io ti disturbi- che se ne fosse trovata una durante l'estate? La questione andava indagata -O ragazzo- aggiunse subito dopo. O Troll, o Vampiro, o Asticello. Che ne sapeva lui dei suoi gusti o delle sue personali inclinazioni? E, soprattutto, chi era lui per giudicare? Lui per primo aveva cominciato a scoprire le proprie preferenze da non troppo tempo, arrivando alla conclusione che gli piacesse un po' di tutto, cavallo goloso. Quindi, insomma, qualsiasi fossero state le preferenze di Hunter lui non avrebbe avuto niente da ridire a riguardo, purché se ne stessero alla larga dal suo letto. Quello non avrebbe potuto accettarlo. Per ora, l'unica cosa che gli premeva scoprire, era sapere se il topolino sexy fosse ancora disponibile. Mancava solo un bel gatto bianco a pelo lungo, da accarezzare seduto sul letto mentre, ingenuo, era convinto di tramare piani nell'ombra come un cattivo di un film. Invece si limitò a corrucciare le sopracciglia, volgendo di nuovo il capo verso il ricciolino che se ne stava rilassato sul letto che dichiarava di volere farsi una doccia. Rimase in silenzio un paio di secondi, valutando bene cosa dire, per arrivare alla risposta che più gli veniva dal cuore
    -Sembri simpatico, Hunter. Ma io la schiena non te la lavo- meglio chiarire subito le cose prima che si potessero creare malintesi. Vero che non era schizzinoso nei gusti, ma se c'era una categoria di persone che proprio non gli suscitavano grossi scompensi, erano proprio gli interessi amorosi degli amici. Perché, ormai, lui e la Andersen erano amici, aveva deciso così.
     
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    Ryuu, ecco come si chiama, ed è una fortuna che mi sia tornato in mente prima che mi ritrovi nella situazione di doverlo chiamare e crollare quindi nel disagio più totale realizzando di non sapere come fare. Grazie cervello, ci siamo risparmiati questa sofferenza.
    - Nel 1993 - forse una data sparata a caso, senza un apparente contesto non è il massimo. Mi affretto ad aggiungere - il basilisco, intendo - finisco quindi di sistemare la cravatta sul suo gancio assicurandomi che abbia un aspetto decente - e comunque nemmeno a Beauxbatons le cose erano così complesse - assolutamente no. Certo, lì c'era un certo rigore estetico che si rifaceva più alle campagne francesi del '600 piuttosto che ai castelli medievali, tutto aveva una luce diversa e regnavano marmi bianchi e ghirigori su ogni cosa. Ma non esisteva nessun meccanismo strano per andare da una stanza all'altra - quindi sì, direi che è una prerogativa inglese - che poi personalmente ho sempre visto l'oriente come una terra caratterizzata dall'ordine, dalle regole, dalle punizione severe per chi non le segue, ciò che di più lontano possa esistere dalla semplicità. Sarà stato davvero così? Domandargli se a Mahoutokoro le cose fossero diverse mi sembra stupido, non posso dare per scontato che abbia frequentato la scuola asiatica. Sarei anche curioso di saperne di più, è piuttosto interessante come scambio di informazioni, eppure metto da parte la mia curiosità... come sono solito fare quando incontro persone nuove e voglio evitare di impicciarmi troppo, nulla di nuovo insomma.
    Un po' forse si nota, quell'esitazione nell'aggiungere altro. Forse si nota ancora di più subito dopo, quando il nome della serpeverde funge da trigger per la mi attenzione: infatti mi volto, annuisco lentamente, registro l'informazione ma resto sulle mie. Non so perchè questa frase mi sia suonata così strana, come se il fatto che Daphne abbia altre conoscenze mi prendesse alla sprovvista. Procedo nel mettermi più rilassato con le braccia intrecciate dietro la testa, più rilassato ma anche più attento, esamino la cosa. Per la mia esperienza la bionda figlia di Salazar si è sempre mostrata gentile, mediamente socievole, pacata, nulla nel suo modo di apparire suggerisce che si tratti di una persona con difficoltà nell'approcciarsi al mondo e infatti non è così. Solo io sembro sorpreso della confidenza che ha con il mio compagno di stanza... è qualcosa che fatico ad immaginare e non so neanche il motivo.
    Le riflessioni si accavallano in uno strano turbinio di cui a fatica riesco a distinguere le parole e mi sforzo quindi di lasciare la cosa da parte, per un momento - parliamo di Daphne serpeverde, no? - non so se ne esistano altre e sinceramente, anche se la domanda sembra posta per confermare l'identità della ragazza, è solo fatta capire se mi da degli elementi per intuire quanto siano in confidenza. Così, per sport e semplice curiosità - in realtà lei sta al quarto, io sono del quinto - preciso, una precisazione superflua, pure un po' stupida - ma non cambia molto comunque... sì, eravamo a lezione insieme - quindi l'aveva vista e le aveva parlato dopo la lezione, era quel tipo di conoscenza, quella in cui ti dai appuntamento con la gente per vederti e scambiare quattro chiacchiere? Non lo so, i miei incontri con la ragazza erano sempre stati figli del caso, inaspettati.
    Decido di tornare a farmi i fatti miei distogliendomi per un po' dal ragazzo e concentrandomi invece sui bottoni della camicia, giusto per mandarne giù un altro paio e respirare meglio. In questa impresa mi è complice l'aria che entra dalla finestra e che credo stia alleggerendo l'odore che grava nella stanza. La mia mente resta altrove per molto poco in verità, perchè la voce del mio concasato mi richiama tornando all'argomento ronde: aggrotto le sopracciglia perchè in un primo momento non so dove voglia andare a parare ma mi basta poco per capirlo e, così, lasciarmi andare in una risata - buona trovata - mi ritrovo ad annuire pensando in effetti che quella sia davvero una buona trovata, voglio dire, a tutti piace la privacy - ad oggi non credo che porterei un ragazzo in stanza, ma la vita è imprevedibile - le mie spalle si alzano accompagnando il tono ironico della risposta - per quanto riguarda la ragazza...beh per adesso non è necessario lasciarmi la stanza libera, ma chissà, magari in futuro - vale lo stesso discorso, la vita è imprevedibile e nonostante io non abbia in mente di iniziare una relazione con nessuno, non posso essere certo che non mi venga voglia di "condividere il mio tempo" con qualcuno. I mesi passati mi hanno confermato che il sesso a volte è un ottimo palliativo ai mali della vita, se così vogliamo chiamarli, un'ottima distrazione per evitare di crogiolarsi nel dolore e nei pensieri. Non è mai stato diversamente per me: il sesso, così come quelle sottospecie di relazioni che ho avuto hanno sempre rappresentato una distrazione da mettere da parte quando cominciava a diventare un impegno su cui avrei dovuto riporre delle energie. Vedere qualcuno significa alleggerirsi dei pensieri di merda che mi tappano il cervello, ho già abbastanza problemi per i fatti miei e non me la senti di accollarmi anche quelli degli altri.
    Quindi sì, il messaggio è che in questo periodo storico non ho neanche una compagnia da portarmi in camera ma non escludo che possa accadere.
    - Contento di starti simpatico, ma io intendevo comunque farmi la doccia da solo.
    Ma se a te un giorno venisse voglia di "lavare la schiena a qualcuno", lascia un calzino appeso alla maniglia della porta perfavore-
    e penso che visti i precedenti discorsi, ci siamo anche capiti senza che debba aggiungere altro.


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    Scopriva solo in quel momento che il sexy topo proveniva da un'altra scuola magica, proprio come Ryuu. Gli venne da chiedersi se anche lui fosse stato vittima di qualche shock culturale dopo il suo arrivo, ma era anche consapevole del fatto che i Paesi occidentali si assomigliassero un po' tutti
    -Da dove vengo io, Mahoutokoro, le regole di solito servono a semplificarci la vita. Da queste parti sembra si divertano a complicarla- osservazioni importanti e dove trovarle. Quindi era francese? Aveva un sacco di domande a cui avrebbe voluto trovare risposta, come: ma è vero che mangiate le lumache? Girate sul serio con il pane sotto le ascelle sudate? Ma in che senso avete inventato il bidet e poi non lo usate? Tuttavia la sua educazione gli proibiva di fare domande che potessero mettere gli altri a disagio, e Merlino ce ne scampi se avesse mai dovuto fare una domanda sulle abitudini in bagno di qualcuno. Quindi rimasero li, a fare capolino tra i pensieri, come dei misteri a cui non avrebbe mai trovato risposte. In fin dei conti non era nemmeno detto che fosse francese, almeno in parte, poteva anche solo aver frequentato la scuola di Magia del posto, perché indagare? Perché era un impiccione per natura, ma un impiccione educato e, talvolta, abbastanza subdolo da potersi considerare una serpe mancata, ma solo per questo. Nonostante stesse cercando di capire le differenze tra le Case, e nonostante fosse convinto che ci fossero qualità di ognuna di esse in ogni individuo, era ben consapevole di essere un Corvonero in tutto e per tutto e, come tale, portato per lo studio. Anche delle persone. Notò una titubanza nel moro, e se dapprima non fu sicuro su cosa lo facesse esitare, quando venne nominata la biondina dalla faccia angelica il tentennamento fu più evidente. Watanabe usa confusione, è superefficace!
    Parlando con la Anderesen, per quanto lei negasse, l'interesse o quanto meno la curiosità che provava verso Hunter era palese agli occhi del giapponese, e trovarselo come compagno di stanza era un chiaro segno del destino del fatto che dovesse scoprire cosa pensasse di lei, scoperchiare quel vaso di Pandora, come la stessa Daphne lo aveva definito. Ghignò mentalmente quando lo vide rizzare le antenne al solo nominarla ma, da bravo orientale, mantenne la sua espressione da statua di cera
    -Ma si, lei! Biondissima, molto carina- iniziò lui con fare disinvolto, sollevando una mano per indicare a mezz'aria la sua bassa statura, almeno paragonata ai due ragazzi -Un po' distaccata finché non prende confidenza- Ryuu e Daphne erano in confidenza? Non troppo, non ancora, ci stava lavorando. Anche lei come il morettino era un bel mistero da scoprire che non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire, era troppo divertente, risvegliava in lui la passione per le investigazioni -Daphne!- finì scrollando le spalle come se fosse sempre stato ovvio. Avrebbero potuto esserci altre con lo stesso nome, ma era abbastanza sicuro che così non fosse. Purtroppo non avevano avuto modo di parlare molto quei primi giorni, di certo non quella sera mentre davano loro disposizioni per i loro compiti, ma avrebbe dovuto aggiornarla molto presto e, soprattutto, aveva l'intenzione di fornirle qualche altra chicchetta sul ragazzo, anche se lei avrebbe negato di nuovo l'interesse. Povera stella, ormai doveva arrendersi all'essere stata beccata.
    -Bhe se puzza di cavallo anche lei sono proprio contento di non essere in turno con lei stasera, ho il naso sensibile e non reggerei delle ore- in realtà non aveva idea quanto sarebbe durato il turno, non avendone ancora mai fatti. Supponeva che, semplicemente, una volta fatto il giro del castello e controllato tutti i luoghi, potessero tornarsene a dormire senza dover timbrare un cartellino o cronometrarsi. Anche perché il tempo sarebbe variato anche sulla base della quantità di studenti incontrati e puniti. Tutto da stabilire, quindi.
    Doveva dare atto a Daphne che aveva buoni gusti, il suo personale mistero era carino, tranquillo, probabilmente single e soprattutto di mentalità aperta, quest'ultimo dettagli gli faceva guadagnare non pochi punti agli occhi dell'asiatico, non per un suo interesse personale ma apprezzava quel tipo di menti.
    “Nessuna ragazza” si appuntò mentalmente tra le cose che avrebbe avuto modo di lasciarsi sfuggire con la serpe
    -Buono a sapersi, comunque per sicurezza lo lascio a portata di mano- disse indicando il foglio con un cenno del mento -Non vorrei mai beccarti in dolce compagnia rientrando dalla cena- era già successo in Giappone, situazione imbarazzante. Soprattutto perché aveva beccato il compagno di stanza con uno degli inservienti. Avrebbe dovuto andare in terapia? Probabilmente si. Ma da quelle parti non credevano alla terapia, imparò solo a convivere con quelle immagini stampate a fuoco nella mente
    -Tranquillo, non porterò nessuno in camera- sorrise mentre ci tenne a rassicurare Hunter -Tanto a noi Prefetti hanno concesso un bagno tutto per noi, e a me non dispiace fare la doccia in compagnia- aveva dato una rapida occhiata a quella stanza e, di fatto, sembrava proprio uno spreco usarla per una persona sola -Devo solo capire se possiamo usarla solo tra noi o possiamo portarci altri- si grattò il mento ragionando ad alta voce. Fosse stata ad uso esclusivo il suo parco giochi si sarebbe ridotto a quelli che come lui possedevano la spilla, non un'ampia scelta
    -Cos'è la storia del calzino invece?- questa era proprio nuova, mai sentita -A cosa ti serve un mio calzino? Sei un feticista?-
     
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    Mahoutokoro, appunto - come è giusto che sia - trovo illogico che delle regole debbano complicarti la vita, un ossimoro, un vero e proprio controsenso che non riesco a giustificare. Quindi in sostanza, mi trovo in accordo con il mio compagno di stanza a cui dedico un cenno della testa. Senza chiedere ho anche trovato risposta a qualcuna delle mie curiosità, e me ne sorge spontanea qualcun' altra: che piano di studi comprende la scuola asiatica? Ti forma particolarmente? Come sono le persone da quella parte del mondo? Tutte domande degne di me, tutte domande a cui comunque avrei facilmente trovator imposta leggendo qualche libro o, in generale, facendo qualche ricerca. Adesso c'era altro che mi intrigava, altre curiosità e altre domande che si guadagnano la priorità insomma. Sempre per qualche ragione non troppo chiara ma a cui arriverò, prima o poi.
    La daphne della nostra conversazione, quella a cui ha pensato lui, è la stessa a cui ho pensato io, bionda, serpeverde, molto carina e schiva, dettagli che Ryuu ci tiene a rimarcare. In qualche modo mi esce un sorriso di assenso accompagnato da una domanda utile a studiare la situazione - già, l'hai notato anche tu? - Daphne sembra essersi fatta una fama grazie alla sua natura distaccata - mi consola, almeno non è niente di personale - e lo so già che non è niente di personale, o almeno, ho una sicurezza del settanta per cento sulla cosa: che ragioni avrebbe avuto? Non mi sembra di averle mai mosso uno sgarbo, mi sorprenderei se fosse stato un trattamento unica riservato a me. Già, è inutile tenere anche quella minima percentuale di dubbio, non ha molto senso. Inoltre non ricordo che non ci sia stato almeno un minimo contatto in ognuno dei nostri incontri. Uno strano minimo contatto. Ripenso ad esempio a quello della lezione di oggi in cui ho decisamente oltrepassato la soglia limite sfiorandole le labbra, un gesto tanto automatico quanto apparentemente decontestualizzato. È dalla fine della lezione che ci penso, non capendo se effettivamente quel contatto fosse più voluto che casuale.
    - Di solito, in quanti siete a fare le ronde? - il ruolo di prefetto ha qualche punto buio e fare un poi di luce è sempre comodo per mettere in tasca informazioni in più, cultura generale, più si sa meglio è. Continuo ad ascoltare le parole del giapponese dal naso sensibile che si dice contento di non dover dividere lo spazio do vitale con Daphne che, a meno che non abbia avuto modo fdi farsi una doccia, si porterà dietro l'odore di stalla esattamente come me - saresti capitato con qualcuno che conosci però - faccio spallucce portando alla luce quel dettaglio di cui passo in seguito a spiegare l'utilità - il che ti avrebbe permesso di ingannare il tempo chiacchierando magari - la serpeverde non soffre di mutismo selettivo, è sulle sue ma allo stesso tempo capacissima di intavolare conversazioni interessanti. Ma questo Ryuu dovrebbe già saperlo bene, suppongo.
    Il foglio resta lì, sul comodino che separa i nostri letti: mi ci cade l'occhio che quasi per istinto vaga un po' per o fatti suoi alla ricerca delle informazioni che ritiene più utili. Ed è proprio questo che mi stranizza, la velocità con cui individuo nome e cognome della serpeverde fra i nomi degli altri prefetti... "Daphne Andersen"... sembra che domani sia libera, mentre dopodomani no. È una strana, stranissima coincidenza che il suo nome sia segnato proprio accanto a quello di Ryuu. Quando si dice il caso - nemmeno a me piacerebbe essere beccato, quindi... - la mia mano va a raddrizzare il foglio prima di concludere con un - grazie - perchè a prescindere dal fatto che io abbia o meno qualcuno da portarmi in camera... troverò un utilizzo a questo foglio.
    Sentendo nominare il bagno dei prefetti, mi appare subito in mente l'immagine chiara e definita che avevo visto sul libro Storia di Hogwarts, un'enorme e comodo bagno lussuoso, stile idromassaggio barocco, con tanto di vetrate colorate e rubinetti dorati. Un perfetto sfondo per le fantasie di molti, non solo le mie - giusto, a meno che non ti interessi portarci qualcuno con la spilla, sarebbe limitante come cosa - rispondo alla sua riflessione a voce alta e potrei forse star insinuando, in maniera del tutto velata e impercettibile, che abbia un interesse nel gruppo dei prefetti. O forse no, lascerò a lui qualsiasi tipo di deduzione a riguardo e mi limiterò ad osservare il suo sguardo mentre risponde.
    - Davvero?! - non mi impegno a celare il mio stupore nel coglierlo impreparato per quanto riguarda la "storia del calzino", andiamo, è una vecchissima tradizione tramandata di dormitorio in dormitorio. Mi sorge il dubbio che si tratti di qualcosa di famoso solo in occidente. Quindi dopo averlo fissato per un po' con il sopracciglio alzato ad esprimere perplessità, passo a spiegargli di che si tratta - non è che lo voglio, non me lo tengo mica - perchè tutta questa voglia di scoprire le mie preferenze in ambito sessuale?- è un segnale. Si lascia un calzino appeso alla maniglia della porta, serve agli altri per capire che sei... impegnato. Immagino che dalle tue parti non si usi farlo - nulla di trascendentale insomma, nulla che abbia a che vedere con starni fetish... certo che gli estremi di questa chiacchierata sono proprio particolari.
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    Quei due si erano proprio trovati, il signore e la signora Mistero. Adorava fare il finto stupido per scoprire le cose che gli interessavano, ma questo particolare topolino era davvero difficile da stanare. Fino quel momento gli aveva dato ben poche soddisfazioni sul fronte bionda. Certo, non che si aspettasse scene plateali e che si strappasse i capelli, ma comunque troppo poco, signor Moore, la comare asiatica aveva bisogno di più ciccia sul fuoco per poter spifferare tutto alla sua amichetta. O forse no, e si sarebbe solo divertito ad osservarli da lontano facendo il tifo per loro e maledicendoli per la loro lentezza ad aprirsi l'un l'altra. Che stavano aspettando? Presto sarebbero diventati vecchi e rugosi e insomma ewww, poi si che avrebbero avuto un buon motivo per non voler scoprire più niente.
    Nemmeno un'occhiataccia quando aveva definito Daphne carina, nemmeno un sopracciglio alzato quando si era lasciato sfuggire tra le righe una loro possibile confidenza. Ma insomma! Così stoico questo ragazzo. Ma Ryuu non mollava, testardo, voleva continuare a sondare il terreno e provare a capire che stava succedendo tra i due. Sempre se stava succedendo qualcosa. Valli a capire questi giovani.
    -Difficile non notarlo- ridacchiò in risposta al moro. Già dal primo fugace incontro al ballo di fine anno aveva percepito tutta la chiusura di Daphne, una sfida interessante -Però mi ha detto che le sto simpatico!- certo prima gli aveva lanciato una fattura, ma questo ad Hunter non lo disse -Quindi non è poi così inaccessibile, magari è solo apparenza- come no, in realtà Daphne era una tenera coccola con il desiderio di abbracciare tutti ed aprirsi al mondo, era solo timida. Certo.
    -Oppure devo aver fatto qualcosa di buono- sorrise al compagno, contento come un pulcino in mezzo al mais. Ryuu non era uno che aveva mai avuto difficoltà a parlare o instaurare rapporti, non era timido e, ultimamente, si era anche scoperto poco riservato. Però era cresciuto in mezzo a persone che erano il suo opposto, dove dire meno era già troppo e l'idea di relazione personale era quello che, almeno per quello che aveva visto da quando era arrivato, qui era considerata mera conoscenza di base. Insomma persone come Daphne o lo stesso Hunter erano, per lui, la normalità. Per questo rimase piacevolmente sorpreso quando fu il compagno di stanza ad interessarsi al suo ruolo da Prefetto anche se, doveva ammettere, dubitava fosse interessato al suo nello specifico
    -Saremo in due e, da quello che ho capito, sempre di Case diverse. Immagino per evitare che si facciano favoritismi per la propria Casa- trovava l'idea di lasciare a dei ragazzini il compito di controllare il castello molto strana. Alla sua vecchia scuola vi erano custodi e professori che svolgevano il compito di controllare che gli studenti rispettassero le regole e che fossero al sicuro, in più togliere ore di sonno o di studio a giovani studenti era qualcosa di impensabile. Tuttavia, in un certo senso, non gli dispiaceva questa dose di responsabilità. Pur non essendo sicuro di esserne all'altezza, era consapevole che fosse un'esperienza formante per il futuro. Merlino, ora sembrava suo padre. Scosse la testa per rimuovere l'idea di paragone dalla testa, quasi a volere che il pensiero gli volasse via dalle orecchie e tornò a posare gli occhi sul ragazzo
    -Si in effetti l'idea di girare per i corridoi deserti, nella penombra, con qualcuno che conosco suona molto meno assurdo. Avrei anche parecchie cose da raccontarle- sollevò gli occhi verso il soffitto pensando a tutto quello che aveva da dirle, non troppe cose in realtà, ma molto succose -Poi è come dici tu, sapremo ingannare il tempo- la frase forse era un po' ambigua, ma il tono e il sorriso che gli rivolse erano del tutto innocui, almeno in apparenza. Che fosse voluta questa ambivalenza? Tutto è possibile in questo vasto e folle mondo, chi può dirlo.
    Lo guardò osservare il foglio e raddrizzarlo, prima di ringraziarlo -Figurati- fu tutto quello che rispose scrollando le spalle. Che avesse davvero intenzione di portarsi qualcuno in camera? Fosse stato qualcun altro gli avrebbe chiesto gentilmente di stare lontano dal suo letto, ma Hunter non sembrava uno di quelli pazzerelli a cui certe cose vanno dette, sembrava uno in grado di arrivarci da solo diciamo.
    “E fu così che una sera, tornando in camera prima, lo ritrovai appeso al lampadario con chissà chi” di nuovo un'altra immagine da scacciare dalla testa. Proprio no. Molto meglio lasciargli l'elenco dei turni a disposizione perché non sarebbe più riuscito a guardarlo in faccia altrimenti.
    La spilla da Prefetto comportava diversi obblighi, ma aveva anche qualche vantaggio, uno tra tutti il bagno messo a loro disposizione. Lo aveva visto solo di sfuggita, ma gli era bastato. Quella vasca era palese che fosse stata fatta per poter essere condivisa, tra l'altro cooperazione e condivisione aveva notato già dalle lezioni che fossero un tema importante per quella scuola, e chi era lui per andare contro a tale insegnamento? No, avrebbe trovato qualcuno con cui far scoppiare tutte quelle belle bolle di sapone profumato che sapeva ci sarebbero state
    -Molto limitante- concordò con il moro -Però come dicevi tu poco fa, il tempo si ingannerebbe se passato con chi si conosce, e immagino che finirò per conoscere gli altri Prefetti molto bene- comunque molto limitante, ma meglio di niente -A stare a tu per tu con qualcuno, soli soletti, sicuro mi prenderò una cotta per una persona tra loro entro la fine dell'anno- ridacchiò. Non era da escludere, in effetti. Di certo ci sarebbero state persone che gli sarebbero state più simpatiche ed altre meno, ma alla fine avrebbe imparato a conoscerli tutti. Così come, entro la fine dell'anno, si era ripromesso di imparare più usanze e modi di fare occidentali possibili. Tra i primi imparati, a quanto pareva, vi era l'usanza del calzino appeso alla porta. Scelta interessante, poco elegante ma interessante
    -Certo che siete strani- cominciò corrucciando le sopracciglia -Spero almeno si usi un calzino pulito! Noi usiamo la cravatta, o al massimo un cappello, ora che ci penso- molto più elegante.
    -Comunque ho capito il senso! Non so tu, ma ho l'impressione sarà una convivenza piuttosto collaborativa- certo, se avesse trattato bene la sua amichetta, o gli avrebbe tagliato i capelli nel sonno. Comunque un taglio elegante.
     
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    - O forse ti sei mostrato particolarmente simpatico - riconosco una punta di fastidio nella mia voce, lo ammetto mi è sfuggita una sfumatura che ho dovuto recuperare in corner. Non sarei capace di spiegarlo, se l'asiatico dovesse fare lo stronzo chiedendomi cosa fosse quel tono, forse risponderei con "niente di personale", che in effetti corrisponde a verità. Lo conosco troppo poco, per poter prendere posizione contro di lui, eppure qualcosa nel modo in cui mi ha fatto intendere che la natura di Daphne è, secondo lui, palese... non lo so, è una semplificazione che mi è andata di traverso, ha fatto il giro ed è riemersa sotto forma di tono scocciato. Ormai è andata. Adesso sta a me il compito di concludere la chiacchierata senza ulteriori scivoloni, neanche se piccoli, non voglio rischiare scocciature nè fraintendimenti.
    Le ronde, il sistema che ci sta dietro, mi focalizzo sulle informazioni annuendo alle parole del mio concasato - ha senso - quindi in coppia. Forse per evitare di fare casino, magari anche perchè due paia di occhi bastano e avanzano per assicurarsi che sia tutto in ordine dopo il coprifuoco. Che poi perchè debbano occuparsene degli studenti resta, per me, un mistero: un mio coetaneo ai miei occhi non ricopre un ruolo autoritario quanto quello di un professore, diciamo che me ne frego anche se un atteggiamento non sta bene ad un compagno di scuola. Forse se un giorno mi troverò nella situazione, capirò il senso che si nasconde dietro a questa scelta.
    - Parecchie cose da raccontarle, mh? - come ho fatto ad essere così deficiente, non ho fissato la mia attenzione su quella che potrebbe essere la cosa più importante. O quantomeno, sulla cosa che potrebbe fare la differenza: Ryuu. Ho fatto domande, varie, vaghe anche, sull'attività da prefetto, sui suoi rapporti interpersonali, ma non su di lui. Cose del genere che tipo è, cosa fa, chi è in sostanza. Non che una semplice chiacchierata di una sera possa restituirmi un quadro completo, però insomma, mi accontenterei di un'infarinatura generale. Anche qua non sono sicuro di capirne il motivo, o meglio, non sono sicuro di sapere perchè proprio lui; ho incontrato tanta gente nella mia vita, con alcune le parole che ho scambiato si contano sulle dita di una mano, con altre non ho scambiato neanche quelle, per disinteresse alla fine oppure per non volermi impicciare. Sono curioso, vero, ma la maggior parte delle domande le tengo per me - sei uno "da chiacchierata" - un po' in maniera inconscia mi sono staccato dalla spalliera del letto per avvicinarmi un po' al mio interlocutore/oggetto di studio - parlare è il tuo modo preferito per ingannare il tempo? - la domanda è tanto stranamente personale, quanto ambigua, quanto ironica e la mia espressione lo conferma molto bene, un sorriso fatto apposta per buttarlo sull'ironia.
    Insomma, sono arrivato alla conclusione che mi interessa capirne quanto basta per inquadrarlo, è diventata una sorta di necessità Se non altro uno che ti mette a disposizione i turni delle sue ronde per evitare di fare figuracce, non può essere una persona poco predisposta alla collaborazione. Alla collaborazione o forse anche alla provocazione, perchè questa mi suona come una provocazione. Però poi mi soffermo un attimo sulla mia stessa riflessione e concludo dicendomi che Ryuu non avrebbe nessun motivo di provocarmi. Inoltre, a me non interessa cosa intende o non intende fare con gli altri prefetti - prendersi una cotta, mh - rido anche io, mettendo da parte quegli strani pensieri e tornando piuttosto presente nella conversazione - se bastasse stare da soli con qualcuno per prendersi una cotta, avrei una buona lista alle spalle - non per vantarmi insomma, l'interesse non c'è, in realtà non sto neanche parlando di chissà quali numeri. Ma più o meno a chiunque sarà capitato di stare in solitudine con qualcun altro, più che con un paio di persone. Che poi biosgna sempre stare attenti su cosa si pone l'accento, io parlo di stare, non di condividere, che è invece per me un evento più unico che raro. Ne sto riscoprendo il piacere ultimamente, di tanto in tanto. Mi mette ancora un po' a disagio, ma è finito per essere un disagio piacevole.
    - Che schifo... certo! - sennò sarei morto per l'effetto serra causato dalla puzza dei piedi - per mia fortuna ho sempre avuto compagni che hanno usato calzini puliti... aspetta anche se forse uno...- sto ricordando dei dettagli che preferirei dimenticare - comunque sia non ci penserei nemmeno per sbaglio ad usarne uno sporco. - ti pare? - per quanto mi riguarda possiamo farne una regola di convivenza, solo calzini puliti -.



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    Fermi tutti, era forse un tono scocciato quello appena usato da Moore? Le drag queen che che popolavano il suo cervello si misero a fare la ola per essere riuscito ad estorcere al moro una reazione, seppur minima, che gli facesse capire di stare andando nella direzione giusta. In un altro contesto la frase di Hunter gli avrebbe dato ben più fastidio e si sarebbe persino offeso, ma vista la situazione si limitò a ghignare. Era un sorrisetto furbo quello che rimase sul suo viso per diversi secondi prima che rispondesse, e non si preoccupò nemmeno di nasconderlo al topolino scivolato. "Scacco" pensò gongolando internamente come un pavone
    -Mi mostro solo come sono- scrollò le spalle e sorrise, questa volta in modo più normale e pacifico, il ragazzo gli aveva fatto quasi tenerezza. Gli venne da chiedersi se gli fosse mai successo qualcosa che lo avesse fatto diventare tanto ermetico o se fosse semplicemente il suo carattere. Si chiedeva se fosse timidezza, chiusura verso gli estranei, o chissà, magari si sentiva solo superiore agli altri tanto da non ritenere gli altri alla sua altezza ma, onestamente, non sembrava il tipo.
    -Questa cosa delle ronde comunque non mi convince, questo sistema ha delle falle- già si immaginava cosa mai avrebbe potuto fare davanti ad un energumeno dell'ultimo anno largo quattro volte lui.
    "Ehi tu, lasciati punire!", certo. Credibile. L'insetto stecco contro il gorilla, chissà chi mai avrebbe la meglio!
    -Penso mi limiterò a considerarli "appuntamenti" informali con mezzi estranei- mimò il gesto delle virgolette con le dita, sperando che venisse colto che non stesse parlando di appuntamenti romantici. Ryuu e le cose romantiche stavano su due pianeti diversi. Che poi con il romanticismo si fraintende sempre, magari l'altra persona si fa film in cui già si immagina sposata, mentre il solo pensiero faceva venire la dermatite al giapponese. Una sveltina dietro una colonna, una notte di passione in un grande letto a baldacchino, un incontro occasionale in un'ampia vasca privata. Questa era la sua zona di comfort.
    “Parecchie cose da raccontarle, mh?” la domanda del compagno lo riportò alla realtà, distraendosi sulle varie fantasie che avevano cominciato a danzargli per la mente. Di nuovo, gli sarebbe venuto da ridere della spontaneità con cui se ne era uscito, ma non lo fece, facendo il vago mentre toglieva un pelucchio dal pigiama unicornoso
    -Si, sai, aggiornarci su quest'estate, cosa abbiamo fatto, chi abbiamo incontrato, dove siamo stati, i nostri amori estivi- vago, sempre sul vago. Chissà se sarebbero state informazioni che al moro sarebbero interessate -E poi sto ancora cercando di convincerla a fare una vacanza con me per Capodanno, vorrei sapere se si è finalmente convinta- si grattò il mento lasciando vagare lo sguardo oltre la finestra chiedendosi se Hunter fosse infastidito, ma si trattenne dal controllare con i suoi stessi occhi. Gli lasciò il suo spazio di reazione privato, tanto con la reazione di poco prima aveva già risposto alla sua curiosità. Per Ryuu fu abbastanza palese l'interesse di Moore per la biondissima serpe, certo non poteva esserne certo al cento per cento, però insomma. Giusto un cieco non lo avrebbe notato. Magari solo Moore.
    -Chiacchierare è sicuramente uno dei modi che apprezzo. Con una semplice chiacchierata a volte si scopre molto più di quanto si dica- sorrise tra se e se -Ma non è il modo che preferisco, immagino dipenda con chi sono- di nuovo, si trovò a scrollare le spalle. Nonostante fosse un tipo alla mano e con la lingua sciolta, capitava anche di trovarsi con persone che non lo invogliassero affatto ad interagire. Anche lui aveva antipatie! In più il tipo di conversazione dipendeva anche dalla persona con cui si trovava. Gli era capitato di trovarsi con persone che gli facessero problemi anche solo per un sorriso, dei pesi che non avrebbe voluto portarsi dietro. Quindi si, dire che era uno da chiacchierata era un po' riduttivo.
    -Mi piace parlare, ecco, ma preferisco non parlare- if you know what I mean. Ricambiò il sorrisetto ironico cogliendo la sfaccettatura maliziosa della domanda. Se c'era qualcosa di ambiguo lui ci si buttava a pesce.
    -Tu non chiacchieri per ingannare il tempo?- oddio, Hunter con la parlantina non ce lo vedeva, ma era davvero uno dai lunghi silenzi? Non appariva come un disadattato che fissa le persone senza proferir parola, nemmeno fosse stato un tossico con la mente scollegata dalla realtà.
    Ryuu non era proprio un tipo da cotte, non da cotte reali almeno. Era solito innamorarsi e disinnamorarsi con la stessa velocità con cui si cambiava le mutande, erano solo cose platoniche o carnali, di solito piccoli colpi di fulmine che gli annebbiavano il cervello. Proprio per questo motivo non sarebbe stato da escludere che si potesse prendere una cotta per qualcuno pur stando solo con quella persona per poco tempo. Sempre di cotte platoniche parliamo. Avrebbe provato a portarsi questa fantomatica persona a letto, ecco.
    -Sei un tipo molto selettivo allora- constatò cominciando a curiosare su che tipo di ragazzo fosse Hunter -La tua lista di cotte è così breve?- coraggio, piccolo topolino, di qualche nome allo zio Ryuu così che capisca qual è il tuo tipo!
    -Eppure sembri uno per cui le ragazze farebbero la fila, no?- carino era carino, era un Corvonero, quindi faceva parte della Casa migliore, era intelligente e sembrava uno alla mano anche se silenzioso. In più quel velo di mistero che lo circondava era già un'attrattiva di per se. Chissà quante spasimanti aveva sparse per il castello!!!
    -Mi sembra una regola accettabile, solo calzini puliti, ma se è giorno di bucato?- oltre a prendersela con quei poveri elfi domestici avrebbe dovuto trovare una soluzione -Trovato! Userò le mie mutande con le papere- aprì un cassetto e ne estrasse un paio boxer con tante facce di paperelle con dei simpatici riccolini sulla testa, su sfondo blu, e facendole roteare su un dito
    -Guarda che carine. Portano fortuna. Ovviamente le metterei pulite, tranquillo!-
     
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    La mia aveva tutto il tono di essere una provocazione, ma lui non sembra essersene accorto. O forse è ciò che preferisce farmi credere. Che poi perchè mi sia lasciato andare in una provocazione proprio ora, proprio in questo modo stupido, resta ancora un mistero - mi sembra molto onesto - e anche raro. Quasi fantascientifico, sarei pronto a scommettere che la maggior parte delle persone - me compreso - non ama mostrarsi esattamente per com'è. Poi il criterio con cui si sceglie cosa far vedere cambia in base alle esigenze. Ogni tanto mi sembra un concetto naturale quasi quanto respirare, altre volte è in grado di fottermi il cervello portandomi a farmi domande tipo se non sia una persona falsa, costruita, chi sono davvero... quel genere di domande che mi non mi permettono di riconoscermi quando mi guardo allo specchio. Oppure anche quando mi guardo le mani come se fossero quelle di uno sconosciuto, come sto facendo adesso.
    Questi pensieri sono decisamente troppo.
    Dall'esterno non è praticamente possibile scorgere lo sforzo che faccio per obbligarmi a ritornare sul "qui e adesso" - infatti è un mistero come sia rimasto invariato nel corso degli anni. Davvero non trovano una soluzione migliore? - altra conferma del fatto che Hogwarts può essere tanto figa quanto stupidamente arretrata su certe cose. Beh, non tutti sono perfetti, neanche le scuole.
    Comunque il punto di vista che ha il mio concasato sul concetto di ronde, mi fa tirare internamente un sospiro di sollievo: li vede alla stregua da incontri non seri - si evince dalle virgolette - con mezzi estranei. Tuttavia stando al nostro discorso fino a questo punto - mi ero convinto che li vedessi più come delle occasioni - scuoto la testa con una certa leggerezza sottolineando, anche un po' ironicamente, quella contraddizione che mi sembrava di aver colto - ma potrei non aver capito un cazzo io - e riprendo a rilassare le spalle posizionandomi meglio sul materasso. Sì, quelle virgolette mi hanno rassicurato sul fatto che non sia una persona con chissà quale scopo. Mi scoccia ammetterlo, ma potrei aver esagerato.
    Però cazzo, è come se non potessi mai davvero rilassarmi del tutto. Il fatto di non conoscerlo abbastanza bene da non capire se faccia l'ambigua o se lo sia per natura, mi urta i nervi. Dal suo punto di vista starà anche raccontando i fatti suoi senza darci troppa importanza, dal mio sta tirando continuamente fuori strani argomenti che mi provocano strane reazioni. Faccio spallucce un po' in risposta delle sue parole, un po' per scacciare quella sensazione come se fosse polvere - già pensi a distribuire inviti per Capodanno? - forse è il giusto modus operandi per fare le cose, ma l'unica cosa che riesco a pensare io è che ansia - per andare dove? - quindi sono amici amici, non mezzi estranei. Andiamo, non si invitano i mezzi estranei a fare una vacanza insieme. E Daphne cosa farebbe? Accetterebbe? Il silenzio. Non so darmi una risposta. E poi anche se mi dessi una risposta, non servirebbe a nulla.
    - Dipende sempre dal contesto alla fine - sembra che stiamo riuscendo a toccarne diversi di argomenti, questa sera. E se è vero che chiacchierando si può scoprire molto di più di quanto non si dica, come dice l'asiatico, immagino che uscirò da questa conversazione con molte più informazioni. Io sono più della scuola di chi osserva, lo sto facendo anche adesso evitando magari di fargli sentire troppo il peso del mio sguardo, manco fossi un avvoltoio in volo sulla preda - alcuni non ti permettono di capire granchè, nonostante parlino molto -i falsi estroversi insomma, quelli che ti investono con le parole ma che a conti fatti non dicono niente di se. Troppo filosofico? Mi sto allargando? Probabilmente sì.
    - Mmmh - sono indeciso sulla risposta da dare - sì e no. Mi piace parlare di quello che mi piace, se ha senso - mai stato un tipo da condivisione. Eppure allo stesso tempo, non sono privo del dono della dialettica: quando un argomento mi stimola è probabile che mi dilunghi più del solito, talvolta anche in monologhi alquanto inaspettati. Ma succede di rado.
    Selettivo, vero. Lo confermo annuendo con un ampio movimento della testa. Alla parole cotta invece, mi faccio scappare un primo sorriso espirando dal naso. Il secondo sorriso, che in realtà è più una risata, viene fuori quando Ryuu mi definisce uno per cui farebbero la fila - sì? Non lo so sinceramente - scuoto la testa, non me lo aspettavo, per qualche strana ragione l'osservazione del ragazzo mi ha divertito forse più del dovuto. Mi schiarisco la voce in seguito a quella risata-sfogo per tornare sull'argomento - non ho chissà quanti nomi e comunque non credo che molte di loro possano definirsi cotte - ci penso su un attimo. Di ragazze ne ho incontrate molte, con qualcuna mi sono avvicinato più che con altre e comunque soprattutto in maniera fisica. Mi viene in mente Chanel, con lei c'è sempre stato uno strano rapporto non meglio definito, ambiguo ma mai concretizzato, non definibile cotta. Continuo a rifletterci su e sorrido a appena ad un ricordo che mi riaffiora in mente - lei non conta - c'è stata una volta, diversi anni fa ormai, in cui avrei pensato di avere una cotta per lei. Tutto questo prima di realizzare che in realtà si trattava di un affetto che non ero stato capace di riconoscere condito di una certa quantità di attrazione fisica. Ma ad oggi sono molto consapevole del rapporto che c'è fra di noi: lei c'è sempre stata per me, soprattutto nei periodi più neri. E stranamente i suoi tentativi di darmi conforto non mi infastidivano, anzi, direi quasi che me potrei anche essermene approfittato. No, ma lei non conta, è una categoria a parte.
    Poi vengo preso alla sprovvista dal gesto repentino del mio compagno di stanza, in un attimo mi ritrovo davanti ad un paio di mutande - pulite per fortuna - con annesse papere su sfondo blu. Se non sapessi di non aver fumato, direi che questo sia uno dei miei svarioni. Invece no, se allungassi la mano quelle mutande potrei toccarle davvero - ...adorabili - dico, perplesso - hai per caso una collezione di mutande strane lì dentro? - è una battuta, ma mi sale un brividino su per la schiena se penso che potrebbe essere vero.



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    Il bello di non essere personaggi inventati, di libri, film o cartoni, era proprio quello di essere persona a 360°, con varie sfaccettature, varie sfumature, nei modi e nel carattere, in grado di adeguarsi alle situazioni e alle persone con cui si interagiva. Difficile essere sempre uguali con tutti, molto dipendeva dal grado di confidenza, altre volte dalla situazione più o meno formale. Tanti aspetti venivano fuori in circostanze diverse, non per questo ci si poteva considerare persone false. Ryuu era una persona piuttosto trasparente quando voleva esserlo, non si faceva problemi ad essere eccentrico e appariscente, come al ballo di fine anno quando si era auto-proclamato reginetta per rubare la scena ad Axel, e scampare la strage che il moro avrebbe fatto altrimenti, così come non aveva problemi ad essere ambiguo e, a tratti, enigmatico come in quell'esatto momento con Hunter. Entrambi erano due modi di essere tanto diversi quanto veri e facenti parte di lui, e si divertiva ad essere l'uno o l'altro in base all'umore del momento. Osservò il moro con un sorrisetto divertito, sembrava stessero giocando a scacchi senza sapere cosa avrebbero vinto una volta arrivati alla fine. Si vinceva qualcosa?
    -Vero?- domandò in modo retorico, rincuorato di aver trovato qualcuno che la pensasse come lui sul ruolo dei Prefetti -Sembra solo l'ennesima trovata per soppesarci e metterci alla prova- studiarli, valutarli, ogni situazione e ogni carica sembrava studiata apposta per vedere chi fosse affidabile, responsabile, serio, qualcuno che avrebbe combinato qualcosa una volta superati i M.A.G.O. Insomma, e la cosa lo metteva a disagio. Non bastava la pressione che gli mettevano addosso i suoi genitori a casa, ora anche i professori gli davano compiti che alzavano le sue stesse aspettative. Si metteva pressione da solo, per Merlino.
    -Diciamo che ogni estraneo che incontri oggi è una possibile occasione di domani, chi lo sa che cosa succederà nel silenzio delle sere passate da soli- ridacchiò. In realtà, da quello che aveva potuto vedere, nessuno degli altri Prefetti aveva attirato la sua attenzione. Si, Daphne era sicuro quella che ai suoi occhi spiccava di più, ma la biondina era già presa, o almeno la sua testa era già occupata da altri. Magari in futuro, chissà.
    -Preferisco non fare progetti e prenderla con calma, se capita bene, se non capita bene comunque- scrollò le spalle, non si faceva mai troppi progetti. L'unica costante era che non volesse una relazione, quindi tutto quello che veniva era un qualcosa in più.
    Era divertente vedere Moore che cercava di capire le sue intenzioni con gli altri proprietari di spille, anche perché dubitava fosse veramente interessato alle sue interazioni sociali. Doveva quindi esserci altro che lo incuriosiva e, il giappo-corvo, se la rideva sotto i baffi felice come un picchio. Quei due potevano pure essere misteriosi, ma il loro modo di nascondere le cose le rendeva, a volte, palesi
    -In realtà ho invitato solo lei, parlavamo di Las Vegas e ho pensato sarebbe stato carino andarci insieme! Chissà che non porti fortuna e vinciamo in qualche casinò- il colmo sarebbe stato se si fossero ubriacati e sposati in una di quelle cappelle con un finto Elvis babbano, li si che avrebbe riso una volta svegliato il giorno dopo. E poi si sarebbe messo a piangere ma questo è un altro discorso e, per fortuna, non poteva accadere -E poi mi piace organizzarmi in anticipo, in queste cose sono un po' maniacale. Tu non hai strane manie?- chiese curioso di scoprire quali bizzarrie potesse avere un ragazzo tranquillo come Hunter. Si diceva sempre che erano quelli tranquilli quelli da cui guardarsi, quindi magari gli avrebbe rivelato strane cose come una passione per la tassidermia, o una collezione di unghie spezzate chiuse in una scatolina, o ancora intagliava barrette di sapone
    -Ehi!- tutto ad un tratto l'illuminazione -Tu e Daphne siete amici, no? Potresti convincerla tu a venire in vacanza con me!- se gli avesse tirato un pugno in faccia lo avrebbe comunque accettato senza discutere ne vendicarsi, contava come ammissione spontanea di interesse verso la Prefetto di Serpeverde. Quasi ci sperava in una reazione violenta, solo per poter alzare il pugno al cielo contento per essere riuscito a smuovere il corvo compagno di stanza. Eppure non sembrava il tipo da arrivare a tanto, e dubitava gli avrebbe dato apertamente una tale soddisfazione. Gli sarebbe bastato anche uno strano luccichio negli occhi, Ryuu era uno che sapeva accontentarsi.
    “Alcuni non ti permettono di capire granchè, nonostante parlino molto” sorrise, un sorriso aperto che mostrava una fila di denti perfettamente dritti
    -Vero, sono i miei preferiti- annuì mentre rispondeva al moro -È molto più divertente scoprire quello che ci interessa leggendo tra le righe, secondo me. Ma, a volte, ho notato che si fanno solo le domande sbagliate- finì con un'alzata veloce di sopracciglia. Quella serata si era dimostrata più divertente del previsto! Avrebbe adorato restare in camera con Moore se quelle erano le aspettative.
    -Direi che ha senso, a tutti piace parlare dei propri interessi- nello specifico, quella sera avevano parlato di Prefetti e di Daphne, interessante -In effetti non mi sembri uno di tante parole, scusa se ti inondo di chiacchiere inutili. Anzi, per il futuro, se parlo troppo dimmelo che a volte non me ne rendo conto- ennesimo momento di sincerità, non voleva che quella convivenza diventasse pesante per il topolino, se no magari sarebbe scappato e lui con chi si divertiva?
    Hunter sorrideva, e Ryuu si chiedeva se avesse detto qualcosa di stupido, tanto era abituato a vederlo con un'espressione seria in volto. Non gli stava male quel sorriso, doveva dirlo alla Andersen, ma era sicuro lei lo sapesse già. Quello che invece dubitava che Daphne sapesse, è che Hunter avesse una “lei” per la testa, qualcuna a cui pensava appena si sfiorava l'argomento. La cosa era molto interessante, era sicuro che la bionda avrebbe fatto carte false per scoprirlo, ma Ryuu non le avrebbe rivelato mezza parola sulla questione. C'erano fin troppe poche informazioni, avrebbe finito solo per incasinare la situazione già abbastanza contorta tra i due
    -Allora c'è una lei- ghignò in direzione del ragazzo, dissimulando il suo interesse per l'argomento nonostante dentro stesse morendo dalla curiosità -Lei mi è un playboy, signor Moore- scherzò quindi -E deve essere stata anche una importante se nemmeno riesci a dire il suo nome- ”Dillo. Ora. Che aspetti? Devo sapere!” fu il pensiero dell'orientale, mentre fuori appariva tranquillo e rilassato come il suo interlocutore. Doveva lasciare che fosse l'altro a rivelare, ma la curiosità se lo stava mangiando vivo
    -Spero almeno non sia della scuola o sarà pesante incontrarla tutti i giorni- si era sbilanciato? Forse si. Sperò che da questo non trasparisse il suo desiderio di scoprire altri dettagli. Per fortuna la conversazione si alleggerì e iniziarono a parlare di calzini e mutande. Strano argomento eh, ma tanto tra coinquilini avrebbero finito per vedere cose più strane di mutande con le papere
    -Le trovi strane?- chiese con il faccino triste di un bambino -Sono le mutande fortunate per le grandi occasioni. Queste e quelle con gli omini di pan di zenzero!- meglio di non parlare della sua collezione di calzini natalizi. Ogni cosa a suo tempo.
     
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    - Un po' come la vita insomma - ed espiro rumorosamente, forse anche un po' pensieroso perchè quel paragone era tanto calzante quanto - a tratti - inquietante. In sostanza non si era al sicuro da nessuna parte, nessun posto poteva dirsi un nido sicuro perchè persino a scuola dovevi dare continua prova del tuo valore. Frustrante, stressante. Sicuramente non per tutti, quello era un modo singolare di vedere la cosa, ma io facevo fatica a vederla diversamente. La forma mentis di un pessimista, mi ricordo che mia madre me lo diceva, ci teneva molto a farmelo notare.
    Non pensavo che sarei stato sveglio per così tanto tempo a chiacchierare con un compagno di stanza, una di quelle scene che mia sorella pagherebbe per vedere. Poi il fatto che io lo stia in realtà studiando è un altro paio di maniche, quello lo definirei come il mio approccio alla vita. Studio lui e studio le sue parole con cui, nonostante l'ambiguità che sembrano celare, non posso non concordare - mh - quel verso di assenso è comunque l'unico suono che mi esce di bocca, nessun altro commento. Tengo per me eventuali pensieri che sfogo sul mento grattandolo, stringendolo, pizzicandolo come se fosse il mio personalissimo fidget. L'asiatico ha ragione: ogni estraneo che incontri oggi è davvero una possibile occasione di domani. E magari non te ne accorgi neanche subito, magari emerge con il tempo o magari sei solo tu ad essere particolarmente lento nel realizzare le cose. La bravura dovrebbe stare nel non farsi scappare la suddetta occasione quando realizzi di avercela, o comunque qualcosa del genere...
    - Giusto - mi piace come linea di pensiero - in questo modo eviti a priori di rimanere deluso - i per una mente analitica come la mia non sempre era facile attuare quel metodo, considerare possibilità ed alternative è sempre stato il mio modo di approcciarmi alla vita. Non sarebbe male se riuscissi per una volta a provare qualcosa di diverso invece, andare un po' più a polso. Ogni tanto mi riesce; sono eventi casuali, scaturiti di solito da emozioni particolari o forte curiosità. Alcune delle domande di questa sera sono nate proprio da questa maledetta bestia, la curiosità, da cui ogni tanto mi faccio mangiare lentamente pur di non esternare i quesiti che mi pongo. Eppure qualche curiosità me la voglio levare, me la effettivamente togliendo e alcune di queste mi lasciano alquanto interdetto, stranito, forse pure perplesso o con più curiosità rispetto a quelle che ho già soddisfatto - un viaggio fra intimi quindi - e qui preferisco alzarmi e tenermi impegnato con cose inutili, ad esempio: ho dei libri impilati in maniera un po' troppo disordinata, così come quei vinili che stanno abbandonati da troppi giorni sul comodino - certo - una delle mie strane manie gliela stavo mostrando proprio in quel momento, ordinare compulsivamente cose anche se non ce ne sarebbe apparentemente bisogno - non si vede? - con un maglione in una mano ed un disco nell'atro, mi mostro a Ryuu nel pieno di una delle mie manie - le mie cose hanno lo stesso posto da sempre - una delle mie tante manie, si intende. Poi per un attimo è come se mi fossi scordato il posto giusto della cravatta - vuoi che convinca Daphne - a venire in vacanza con te. Che cazzo? Mi suona come una cosa terribilmente sbagliata da chiedermi e per un attimo sono indeciso su come controbattere. Poi opto per la risposta più logica e scontata, non so nemmeno perchè abbia dovuto rifletterci - posso farlo, ma non ti garantisco la riuscita. Non credo che il mio intervento cambierebbe il risultato, non mi sembra una che si fa molto convincere - e finalmente trovo posto alla cravatta, ordinatamente riposta del terzo cassetto del comodino.
    - Beh sbagliare è facile. Quale definiresti una "domanda giusta"? Io non saprei rispondere - decisamente troppo sul filosofico, però quantomeno Ryuu si stava dimostrando più stimolante del previsto. Si, è vero, parlava parecchio e talvolta inseriva dettagli di cui avrei fatto a meno tipo la fantasia delle sue mutande porta fortuna. Ma quelle sembravano restare delle parentesi comiche che facevano da intramezzo fra una riflessione e l'altra. Chissà se in un'altra circostanza avrei scoperto questo aspetto del corvonero - tranquillo - non parlerai mai di più di quanto parla mia sorella- sono più bravo ad ascoltare - e talvolta a fingere di farlo, ma non era quello il caso, questa volta avevo davvero l'orecchio partecipe. Orecchio partecipe e mente attenta, rilassata solo a tratti ed è proprio uno di questi attimi di rilassatezza a fregarmi. Mi pento di qualsiasi dettaglio in più mi esca di bocca, subito dopo mi sento come se avessi fatto qualcosa di terribilmente sbagliato a cui non posso porre rimedio. Anche ora, ad essermi fatto sfuggire il dettaglio su Emma, mi sento un maledetto idiota. A volte sembra davvero che la testa mi si stacchi dal collo per andare chissà dove - non è che non ci riesco. Il suo nome è Emma - chiarisco dopo aver fatto un mezzo sorriso, prima che il ragazzo possa fraintendere qualsiasi cosa. Sistemo il cuscino sul letto - stavo soltanto riflettendo a voce alta - mi fermo solo quando sono soddisfatto - è importante perchè è un'amica d'infanzia, ma non c'è mai stato altro. E non frequenta la scuola - ed è vero che il nostro rapporto ha subito una strana inclinazione, eppure mi è sempre sembrato un modo per consolarsi a vicenda per qualche ora, per una notte magari. Egoisticamente, mi fa bene e spero che sia lo stesso per lei.
    - Sinceramente sì - il tono ironico è palese come anche la sua espressione, andiamo, non si metterà davvero a piangere perchè trovo strane le sue mutande - credi davvero che funzionino? - sono terribilmente ancorato alla realtà per poter credere in qualcosa come le mutande porta fortuna. Sarebbe come dirmi che esiste Babbo Natale.




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    Osservò Hunter abbandonare la comodità del grande baldacchino dai tendaggi blu e cominciare a riordinare, come una formichina laboriosa, e la cosa gli strappò un sorriso. Aveva sempre pensato che le persone si fissassero sull'ordine e sul sistemare le proprie cose per esercitare il proprio “potere” su qualcosa che potessero effettivamente controllare. C'era chi, come lui, era ordinato per abitudine, praticità e natura, e chi lo usava come sfogo per decomprimere. Riordinare la sera tardi, dopo una giornata di lezioni, sapendo che comunque gli elfi la mattina seguente avrebbero sistemato la camera, era forse un modo per Hunter di sfogarsi per qualcosa?
    -Sentiti libero di riordinare anche le mie se proprio non sai cosa fare- scherzò il giapponese, anche se sarebbe stato difficile che ce ne fosse bisogno. Ormai gli veniva automatico, magari anche grazie alle bacchettate sulle mani che si beccava ogni volta sbagliava a piegare un maglione o lo metteva nel posto sbagliato. Avevano avuto dei domestici in casa, ma i suoi genitori non volevano che sistemassero la sua stanza, quella era sua responsabilità e ogni sera controllavano che fosse impeccabile. Quando si dice crescere senza stress. Certo queste e molte altre lezioni gli avevano insegnato disciplina e organizzazione, ma ne avrebbe fatto anche volentieri a meno.
    -Tu dici?- chiese quando il discorso virò sul viaggio che avrebbe voluto fare con la Andersen -Immagino tu la conosca molto bene- constatò quindi massaggiandosi il collo e sorridendo. Che fosse la verità o un modo di Moore per sottrarsi a quella strana richiesta, l'interesse del moro per la giovane serpe era ormai accertato nella mente di Ryuu. Ci avrebbe messo la mano sul fuoco? A logica aveva pochi elementi per potervi scommettere, ma a sensazione si. Ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Ne avrebbe parlato a Daphne? Nemmeno per sbaglio.
    Ryuu avrebbe voluto essere un abile conoscitore dell'animo umano, qualcuno a cui bastasse uno sguardo per decifrare, capire, o anche solo inquadrare le persone, ma ovviamente così non era. Forse aveva fatto il passo più lungo della gamba con Hunter, parlando di fantomatiche domande giuste o sbagliate, come se ci fosse davvero un'equazione che potesse risolvere i misteri che erano le persone. Non aveva idea di come avrebbe potuto definire delle “domande giuste”, era anche abbastanza soggettivo e forse Hunter era più saggio di lui ammettendo di non saper rispondere
    -Mh- si lasciò sfuggire uno sbuffo di derisione verso se stesso per essere stato colto in fallo -Immagino dipenda da cosa uno voglia sapere- che voleva dire tutto e niente -E anche da quanto sia importante per noi saperlo, con qualcuno si fa prima ad essere diretti- mai nel suo caso. Non avrebbe mai chiesto qualcosa direttamente senza prima essersi destreggiato tra mille sottintesi e informazioni non dette. Ad ognuno i propri hobby.
    Per esempio, quando Hunter cominciò a parlare di questa fantomatica ragazza di cui non era cotto, andò letteralmente in brodo di giuggiole. C'era chi amava la poesia, chi la musica, chi l'attività fisica, Ryuu, d'altro canto, si nutriva di questo. In una frazione di secondo la sua mente vagliò ogni possibilità, da chi fosse la ragazza, dove fosse, quando la incontrasse, se il giapponese la conoscesse, se Daphne la conoscesse, cosa ci fosse tra i due o se si frequentassero ancora. Eppure rimase calmo e tranquillo, fingendo non proprio indifferenza ma un'accettabile e leggera curiosità che il moro soddisfò senza rendersene conto, forse. Quindi c'era un'amica di infanzia di nome Emma con cui non aveva mai avuto una relazione e che non frequentava Hogwarts, ma importante abbastanza da essere il primo e l'unico nome a cui Hunter avesse pensato. Facile supporre che, comunque, qualcosa ci doveva essere stato, ma il moro non sembrava dargli così tanta importanza. Almeno a parole.
    -Peccato che non frequenti la scuola! Dovrebbe essere bello avere qualcuno che ci conosce così bene e a cui possiamo confidare.. bo, cose!- la scuola magica giapponese iniziava ben prima rispetto ad Hogwarts. Li maghi e streghe iniziavano a frequentarla già da bambini, crescendo insieme e ritrovandosi ad essere tutti, chi più che meno, amici d'infanzia. Ritrovarsi in un posto nuovo, con una lingua diversa, senza nessuna faccia che potesse riconoscere era stato traumatico e, talvolta, era ancora difficile. Era come se avesse dovuto ricominciare tutto daccapo. E la differenza culturale non sempre aiutava a fare nuove amicizie
    -E poi sarebbe un po' come avere un pezzo di casa- sorrise, ma era un sorriso triste che sapeva di nostalgia. Non voleva essere ripetitivo o dimostrarsi patetico, un poppante a cui mancava casa, ma era un tasto che ancora faceva male toccare. Passare ad argomenti più leggeri, per quanto sciocchi, lo aiutò a far passare il velo di tristezza che, altrimenti, lo avrebbe di nuovo inghiottito
    -Chi lo sa!- ridacchiò osservando le papere sulle mutande che teneva ancora in mano. Mai avrebbe pensato, ad inizio conversazione, che sarebbe arrivato a parlare delle sue mutande -Magari è solo una sciocca superstizione, ma perché sfidare la sorte?- alla fine, crederci era una sorta di effetto placebo. Magari, anche il solo fatto di credere che qualcosa sarebbe andata bene grazie ad una sciocca superstizione, gli avrebbe dato la fiducia necessaria per fare del suo meglio e ottenere un risultato migliore. La mente funziona in modo strano.


    Conclusa :hihi:
     
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