Lezione di Astronomia A.S. 2022/2023

ammessi studenti FINO AL 3° ANNO.

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    Avrebbe voluto dare la colpa alla fialetta per il suo carattere di merda ma, ahimè, Marte o non Marte, le cose non sarebbero cambiate di molto. Si voltò verso la sua compare quando, una Grifondoro schiaffò un bacio al Parker. Ma che caz? Coraggiosa. “Cazzo, non ho tempo per i funerali.” Protestò, attendendo la reazione del Serpeverde e temendo un po’ per la vita della malcapitata. Stronzate, era lì per altro non per quelle pateticherie. Così riuscì, stranamente, a concentrarsi sulle obiezioni poste dai compagni e alle conseguenti spiegazioni della professoressa. Tutto chiaro o, per lo meno, così sembrava ai suoi occhi attenti. Sollevò il tappo marrone e bevve il contenuto di quel piccolo contenitore, pregando di non essere vittima di qualche attacco allergico, con la sfiga che –ultimamente- non la perdeva di vista. Morire così? Senza gloria, insomma, un po’ triste. Ok. Niente panico, doveva dare credito ai prof e pensare al suo obiettivo. Non sentì nulla cambiare in lei. Si sentiva bene e, per qualche ragione, la sua mente lavorava solo in modo da portarla a terminare quel compito, senza troppe cazzate, alla veloce. Via il dente, via il dolore. La sua natura da leader la mosse, senza dare modo troppo modo di ordinare le idee, un po’ a caso. Stese la cartina galattica, messa a disposizione, sul tavolo e, con delicatezza, afferrò la squadra e il righello i quali, a detta dell’insegnante, risultavano suscettibili al tipo di trattamento quindi, le parve il minimo non farli incazzare (anche se l’avrebbe divertita vedere le reazioni di quei cosi, in preda a un attacco d’ira). “Ecco. Fai attenzione quando li tocchi.” Li posizionò sulla mappa e raggiunse, ancora una volta il telescopio utilizzato per osservare il Pianeta Rosso, pochi istanti prima.
    Guardò al suo interno e poi si scostò, tornando ad osservare lo stupido schemino. “Ha detto Aldebaran? Mi pare appartenga alla Costellazione del Toro.” E la costellazione del Toro dove stava? Ahhhh che casino. Avrebbe preferito cavalcare un Ungaro Spinato, piuttosto che capire come funzionava il sistema solare con vari cazzi annessi. Certo, non palesò cotanta ignoranza, mascherandola dietro al suo modo di comportarsi risoluto e privo di dubbi. “Ok. Dammi qui!” Entrò in possesso della matita e iniziò a tracciare, approssimativamente, delle linee, prendendo come punto di riferimento proprio il Sole. “Marte, come già detto, è il quarto pianeta in ordine di distanza dal sole. Quindi…” Puntellò con la matita contando e tenendo premuto il righello, per non perdere il filo: “Uno. Due. Tre, ciao Terra ed… eccolo qui!” Cioè doveva essere per forza quello. Aveva sentito dire che Aldebaran vantava una luce simile a quella del pianeta che avevano appena preso in esame e che, oltretutto, non doveva essere così lontana. “Prova a controllare!” Si consultò con le misure, mentre la compagna osservava e fece qualche prova. Con la squadra, dopo una carezzina, cercò di scovare quella dannata stellina tanto famosa, ci avevano fatto anche una canzone, doveva essere famosa. “L’hai trovata? Non può essere lontana!” Credeva di averla intercettata in qualche modo ma aspettò la conferma da parte della compagna, così da portare a termine quella collaborazione. “Si trova qui, vero?” Domanda di circostanza perché, sì, si trovava lì, senza dubbio alcuno. Si spostò leggermente per lasciarle una visuale nitida del punto che aveva segnato. Ci stava provando a non fare tutto di testa sua ma riusciva difficile fermarsi, forse per paura che dall’altra parte ci fosse una totale idiota neanche in grado di capire che cazzo stessero facendo. Non conosceva abbastanza Amelie per fidarsi e, quindi, qualunque cosa avesse detto, Rain, non avrebbe creduto ad una sola parola. Semplice, no? Lei dirigeva e gli altri la seguivano ma l’appunto della professoressa, l’aveva portata a sforzarsi un pochino in più, costringendosi a reprimere la voglia di prenderla a parolacce e fingendo di non aver fatto di testa sua in ogni istante del lavoro. “Sono… ehm… siamo state davvero brave!” Un lapsus, ops. Passò la pergamena finale (?) alla compagna, lì, dove avrebbero dovuto scrivere le impressioni che avevano avuto dopo essersi scolate la fialetta. Non sapeva se ridere o se piangere. Che cazzo avrebbe mai dovuto scrivere? Si era sentita esattamente stronza come sempre ma, come sempre, si era dovuta trattenere per non finire fuori dalla stanza con un Troll inciso sul suo curriculum. No, non doveva aver ricevuto la pozione influenzata da Marte, altrimenti non sarebbe stata ancora lì. Due più due, faceva quattro. Ottima osservazione. Prese la piuma e iniziò il suo monologo:

    ”Rain Scamander.
    Non credo che la pozione abbia, poi, così tanto influenzato i miei comportamenti. Mi sono sentita come sempre. Forse ho sentito accentuato il desiderio profondo di avere il controllo, una leadership ma, nello stesso tempo, sono riuscita a mantenere un equilibrio (o forse una maschera) per riuscire a portare a termine il compito, rifacendomi anche alla richiesta di collaborazione da parte sua, prof! Faticando, forse ma niente di impossibile. Per questo, credo di poter affermare di non essere stata sottoposta alla grande forza del Pianeta Rosso. Per quanto riguarda la mia compagna, spero che fosse sotto l’effetto della pozione fortemente influenzata da Marte, non conosco nessuno di così positivo, al limite dell’ insopportabile ma è stata collaborativa e non posso che esserne grata. Grazie per l'esperienza.”


    Chissà. Si rese conto, inoltre, di aver raggiunto un livello di sopportazione molto alto. Un bene dal punto di vista delle relazioni umane. Quella lezione, nonostante non rientrasse, propriamente, nelle sue corde, le aveva regalato nuove consapevolezze, con sua grande sorpresa. Si voltò, per l’ultima volta, verso colei che l’aveva aiutata, un po’ preoccupata perchè, ad esclusione, lei si era cuccata la pozione incriminata. Le scappò un risolino, per una volta non era stata vittima di una sorte avversa. Miracolo.


    Diamond Rain Scamander; Terzo anno, Serverde.

    GRUPPO A, TAPPO MARRONE.

    Osservato il tentato bacio di Giuggis nei confronti di Kai e temuto per la sua vita.
    Interagito con Amelie e cercato di collaborare, fingendo di ascoltarla. TVB.


    Edited by black diamond. - 22/9/2022, 09:35
     
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    Sembrava ormai prassi comune, in quella strana scuola occidentale, somministrare strane sostanze direttamente agli studenti. L'anno prima aveva sentito che un gruppo di studenti era stato addirittura avvelenato e poi obbligato a prepararsi da soli il proprio antidoto. Insomma, era logico che la fiducia riposta nel personale scolastico potesse vacillare, come minimo. Ascoltò la spiegazione della professoressa e, sollevando la mano dominante a mezz'aria, afferrò la boccetta dal tappo nero che la giovane donna aveva fatto fluttuare fino a lui. Osservò il contenuto aranciato dubbioso per poi spostare lo sguardo sulla compagna per constatare che avesse l'altro tipo di pozione, uno dei due sarebbe stato suscettibile nei prossimi cinque minuti.
    -Alla salute- rispose ad Amanda stappando delicatamente il tappo, ben attento a non versarne il contenuto in giro e, soprattutto, sulle sue scarpe. Si portò la boccetta al naso per assicurarsi che sul serio non avesse alcun odore -Oh beh, se muoio pressate le mie ceneri e create un diamante- enunciò le sue ultime volontà a mezza voce, senza rivolgersi a nessuno in particolare, prima di avvicinare le labbra alla bottiglietta e a calarsi il contenuto alla goccia. Non gli sembrava di avere nulla di diverso, si limitò a mettere via la boccetta ormai vuota e a prestare attenzione alla ragazza che sembrava aver preso l'iniziativa
    -Benissimo- si limitò a dire mentre la ragazza posizionava la mappa tra di loro. Osservò indispettito la mappa mentre la riccia andava a recuperare le squadre e, senza attendere il suo ritorno, si portò avanti con il lavoro segnando il pianeta rosso sulla mappa
    -Ho segnato Marte nel frattempo- quando tornò le indicò il quarto pianeta dal Sole per renderla partecipe del suo incredibile operato. Osservò poi la riga usata per indicare quella che, a detta di Amanda, sarebbe dovuta essere la stella che avrebbero dovuto segnare
    -Non ne sono sicuro, posso?- afferrò le squadre e le sbatté con fare agitato sul banco, gli sembrava di aver preso qualche caffè di troppo. Sentiva che tutta la pratica fatta, a resistere agli impulsi e agli sbalzi d'umore, non fosse abbastanza per gestire il nervosismo che stava montando
    “Gaman” si ripeté tra se, nel tentativo di ricordare come sopportare ed essere paziente, ma non era facile.
    -Dunque, proviamo a controllare- Aldebaran era una stella piuttosto grande e facile da individuare se uno sapeva dove guardare. Trovata la cintura di Orione sarebbe bastato tracciare una linea che passasse tra le stelle che la formavano, Aldebaran sarebbe stata la prima stella luminosa ad intersecare quella riga. Quindi ci provò, ma vuoi per i modi poco carini, vuoi per essere appena stata sbattuta malamente sul banco, la squadra cominciò a muoversi per la mappa
    -Ma che..- eccerto, perché non bastavano le scale a fare danni, pure un righello doveva prenderlo per i fondelli -Ma vuoi stare ferma?!- tentava di riportare la squadra nello stesso punto ma questa continuava a muoversi fino al punto in cui, inavvertitamente, cadde dal tavolo su cui stava scrivendo
    -Presto!- enunciò puntando il dito verso l'attrezzo fuggito -Inseguite quel righello!- una vena sulla tempia stava cominciando a pulsare, era troppo vecchio per questa cavolate. Abbandonò per il momento la squadretta, prendendo la riga riportata anch'essa da Amanda e, cercando di essere più delicato mentre un tic all'occhio cominciava a dargli un filo fastidio, tracciò la maledetta linea da sinistra verso destra, incrociando quella che, in effetti, era proprio la stella indicata da Amanda. Però almeno ora poteva dirsi sicuro della risposta
    -Avevi ragione!- le disse segnando quindi il punto sulla mappa -Abbiamo finito, no?- certo che no, ora dovevano scrivere il diario segreto dei sentimenti. Recuperò piuma e pergamena e, dopo aver intinto la penna nell'inchiostro, si apprestò ad appuntare le sensazioni del momento:

    “Dopo aver assunto la pozione con il tappo nero posso affermare che fosse la pozione preparata sotto l'influsso di Marte. Il nervosismo è stato più difficile da gestire e contenere e, non essendo avvezzo alle dimostrazioni pubbliche di questo tipo, questo si è manifestato in un senso più fisico. Battito accelerato e un tic all'occhio che tutt'ora mi fa compagnia mi fanno capire che forse non è tutta colpa del righello se si è arrabbiato con me, temo di dovergli chiedere scusa. La mia compagna, Amanda, ha assunto la pozione con tappo differente, presumo quella preparata una decina di giorni fa, ed è rimasta tranquilla, non mi è sembrato avesse effetti particolarmente evidenti. Magari mi prenderò una camomilla prima di andare a letto. XOXO”

    Finì di scrivere facendosi prendere un po' la mano dell'entusiasmo di aver quasi terminato la lezione, aveva proprio bisogno di farsi una dormita. Posò la piuma e andò a recuperare la squadra fuggita, con più calma, per poi riportarla al suo posto.


    Ryuu Sora Watanabe, Corvonero, III anno
    Gruppo C, pozione con tappo nero.
    Interagito con Amanda, preso la pozione arrabbiosa, si sente più nervoso del solito e non ne è abituato ma, tenendo tutto dentro perché comunque è giappone, ceh! Ha però un tic all'occhio e un po' di battiti accelerati. Litiga con il righello, ma segna comunque Marte e la stellina sulla mappa prima di scrivere come si sente, facendosi prendere un po' la man sul finale.
     
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    Quella lezione stava mettendo a dura prova la sua pazienza già pressoché inesistente. Nonostante astronomia fosse la sua materia preferita per eccellenza c'erano due presenze che non gli stavano facendo vivere bene quell'ora: Marcel e Giuggis. Il primo, il suo compagno di squadra o qualsiasi cosa fossero in quel momento, aveva un carattere che si avvicinava molto a quello del serpeverde e in quanto tale lo stava mandando davvero fuori di testa. Si era ripromesso più e più volte che quell'anno avrebbe cercato di comportarsi in maniera migliore ma era davvero difficile riuscirci in certe condizioni e soprattutto con certi personaggi. Ringrazia il cielo che ci troviamo in classe. Fu l'unica frase che decise di riservare al ragazzo in risposta al suo 'bambi'. Per i suoi standard quello era il comportamento migliore che aveva avuto negli ultimi anni in risposta ad una provocazione e poteva ritenersi più che fiero. Kai era sì stronzo, a volte freddo, altre volte irruento ma sapeva darsi una regolata quando si trovava in determinati contesti come una lezione. Se si fossero trovati in un bar o al di fuori delle lezioni scolastiche, probabilmente avrebbe preso quella piccola provocazione come un pretesto per prendersela con il malcapitato senza pensarci su due volte. Purtroppo, però, quella sera sembrava che gli astri si fossero allineati tutti contro di lui e che volessero sfidarlo in qualsiasi modo possibile ed immaginabile. Ad aggravare il suo umore già tendenzialmente poco stabile si aggiunse Giuggis, una ragazza alla quale non aveva mai fatto caso fino a quella lezione. Mentre era alle prese con il compito che gli aveva dato la professoressa, intravide la ragazza entrare nel suo raggio d'azione e prima che lui potesse dire qualsiasi cosa sentì le labbra della ragazza posarsi sulle sue. La sua prima reazione fu quella di allontanarla bruscamente. Ma che cazzo fai? Imprecò leggermente assottigliando lo sguardo e osservando la ragazza tornare al suo posto. Rimase perplesso per qualche istante incapace di realizzare quello che era appena successo. Almeno i clown sanno stare al loro posto. Si ritrovò a concordare con Marcel che si era appena guadagnato un posto speciale nella sua lista personale di persone che poteva tollerare. Ma si è resa conto che ci troviamo in classe e non ad una festa? Ancora non riusciva a capacitarsi di come poteva essere successa una roba del genere, sotto gli occhi di una professoressa poi. Questo posto peggiora giorno dopo giorno. Disse più a se stesso che ad altri. Non aveva ancora bevuto la sua fialetta e ci pensò su due volte prima di ingoiare il liquido della boccetta dal tappo nero. Facciamo presto, ne ho le palle piene di questa lezione. Ammise al suo compagno mentre prendeva tutto il materiale che serviva per svolgere l'esercizio. L'effetto della boccetta non sembrava star facendo un gran lavoro su di lui forse perché molti dei segni di marte erano già vivi nel serpeverde tranne che per uno. Kai si atteggiava sempre da leader nato ma in un contesto scolastico non riusciva mai a tirar fuori questa sua dote perché non era molto familiare con quell'ambiente che lo faceva sentire sempre come un pesce fuor d'acqua. Cerchiamo di collaborare anche se so che non è il punto forte di nessuno dei due. Disse con diplomazia. La parola diplomazia Kai non sapeva nemmeno che esistesse e questo non poteva che essere l'effetto della pozione a lasciarlo parlare in quel modo. Mentre io mi occupo della parte più pratica, tu potresti aiutarmi con il telescopio? Indicò lo strumento e nel mentre iniziò a sistemare le squadre e righelli con non poca difficoltà.E andiamo. Sbuffò rumorosamente mentre pensava a duemila modi per sbarazzarsi di quegli aggeggi del demonio. Grazie all'aiuto di Marcel riuscì a trovare la posizione di Marte e successivamente riuscì anche a segnare la posizione di Aldebaran. Osservò la sua mappa stellare e per la prima volta in vita sua si ritenne soddisfatto del lavoro che aveva svolto ed era sicuro di aver fatto bene. Ripose gli strumenti sul tavolo e prese poi il foglio, scrivendo: Il mio compagno di squadra dice che non sente particolari differenze dopo aver bevuto il liquido all'interno della boccetta dal tappo marrone, quindi deduco che la pozione che è stata preparata sotto l'influenza di Marte sia la mia. Posso dirlo quasi con certezza perché oltre alla rabbia che già risiede in me dall'alba dei tempi e che quindi non è stata accentuata, mi sono sentito proprio come un leader nato. Di solito questo non è un lato che emerge quando mi trovo in contesti del tipo scolastico ma questa volta mi sono sentito come se sapessi cosa fare, ero sicuro delle mie azioni e delle mie intuizioni e in più sono riuscito a collaborare con il mio compagno di squadra cosa che, nella normalità, non accadrebbe con così tanta facilità.


    Kai Parker
    III anno, Serpeverde
    Gruppo D

    Interagito con: Marcel e Giuggis.
    Ha bevuto la fiala dal tappo nero e si è sentito in dovere di essere il leader del gruppo. Ha portato a termine il compito collaborando con Marcel.
     
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    Wilder Ezra Will Singh | III anno | Tassorosso

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    Questa volta, Will ricevette un segno di assenso da parte della professoressa Garcia, e ne fu rincuorato. Forse aveva in qualche modo rimediato alla gaffe precedente, ricomponendosi subito e cercando di dare una risposta quanto più inerente tenendo conto delle sue conoscenze limitate. Circondato da corvonero so-tutto-io, che sembravano aver ingoiato libri interi di astronomia e non solo, si sentiva quasi in difetto, avendo sempre avuto la tendenza a memorizzare informazioni più pratiche che teoriche, scordando, spesso e volentieri, queste ultime.
    La lezione, però, si stava facendo sempre più interessante e pratica, e Will comprese presto il perché della domanda sui effetti di Marte: avrebbero tutti dovuto ingoiare il contenuto di alcune provette, distribuite a casaccio, comprovando e descrivendo gli effetti che avrebbero avuto su di loro. Una svolta inaspettata, senza dubbio.
    Will prese la propria provetta, dal tappo nero; svitò quest’ultimo e fece muovere leggermente il contenuto della stessa, con movimenti circolari. Poi alzò la testa e fece scorrere il liquido lungo la lingua, in un unico sorso, cercando di far sostare la pozione il minimo sindacabile sulle proprie papille gustative. Di pozioni ne aveva bevute molte, e spesso e volentieri avevano un gusto terribile, ma fu lieto di constatare che la professoressa avesse ragione, a quel giro: il liquido era sia inodore che insapore. Ottimo. Venne scosso solo da un leggero brivido lungo la linea posteriore del collo, fino a spegnersi scendendo per la colonna vertebrale. In quanto tempo avrebbe mostrato i suoi effetti, mettendo che ce ne sarebbero stati?
    Non ci fece molto caso, ma effettivamente la pozione ci mise poco a mandargli degli impulsi di una sicurezza che certamente non provava fino a un attimo prima, facendogli prendere l’iniziativa di schiaffare la propria mappa sul tavolo, distendendola con i larghi palmi delle mani, precedendo la richiesta del corvonero Alex, in coppia con lui, prima ancora che quello finisse di parlare.
    Terra e Luna furono semplicissime da indicare, una volta che la posizione del Sole fu chiara. Mentre il compagno era occupato a prendere le squadre, allora, Will prese la matita e segnò con curiosa rapidità non solo quei due, ma anche il resto dei pianeti presenti nella cartina: normalmente, non avrebbe ricordato con tanta facilità la posizione di ogni singolo pianeta, ma dopo l’assorbimento di quella posizione percepiva i propri sensi più decisi, e la memoria più rapida; galoppante, quasi.
    Quando Alex tornò con gli attrezzi del mestiere, tracciò come prima cosa un punto di riferimento sulla cartina, e Will annuì. – Buona idea, amico – non che lo fossero, chiaramente, ma Will aveva quel modo di fare con tutti. Zero rancore, per l’appunto. Ora erano una squadra.
    – Certo. Vado. – il biondo si diresse verso i telescopi, per raccogliere i dati che il compagno gli aveva chiesto. Quando tolse l’occhio dal vetrino, si rese conto di trovarsi proprio vicino al tavolo di Rain, così decise, tutto d'un colpo, di passarle accanto nella via del ritorno; con un movimento della bacchetta, semi nascosta sotto le vesti, fece scivolare il righello dalle sue mani, che finì per terra. Ne approfittò per chinarsi a raccoglierlo, e così porgerglielo, senza mancare di avvicinare le labbra vicino al suo orecchio, contro i capelli fulvi, e sussurrarle: – Sei più bella di come ricordassi. – Fatto ciò, le scoccò un occhiolino eloquente, dirigendosi nuovamente verso il proprio tavolo, andando a riferire il dato al proprio compagno, che lo usò per avviarsi verso il completamento di quel compito. – Ti vedo preso bene. Anch’io. Dovrebbero servire questa roba durante la colazione. Allora sì che si inizierebbe ogni giornata col botto. – ridacchiò, riprendendo a tenere la cartina distesa, in modo che i segni fossero il più precisi possibile. Alex era stato bravo a trattare quelle squadre, che non diedero particolari problemi.
    – Certamente. Dai qua – il compito era quasi concluso: non restava che segnare un punto indefinito lungo la rotta ormai palesata, che stesse ad indicare Aldebaran; Will fece una x nel punto che ritenne più opportuno, segnando con la sua calligrafia non elegantissima il rispettivo nome della stella.
    – Hai detto bene. Ci meritiamo il massimo del punteggio – ammiccò al moro con un cenno della testa, piegandosi sul proprio foglio di pergamena per descrivere brevemente gli effetti che aveva riscontrato:
    “Credo che la mia pozione, quella col tappo nero, fosse quella ad aver subito l’influsso di Marte. Ho percepito più sicurezza del solito, la mente più sveglia e la memoria più efficiente; ho sentito l’impulso a prendere l’iniziativa, come se fossi certo di non poter sbagliare. Sul mio compagno, Reid, credo abbia ottenuto un effetto altrettanto positivo, mettendogli… allegria? Sì, potremmo dire così.” Concluse, mettendo un punto d'inchiostro e attendendo le prossime direttive, intrecciando una mano contro l'altra e scoccando un'occhiata al tavolo di Rain.




    Wilder Ezra Singh
    III anno, Tassorosso
    Interagito con Alex e Rain
    Bevendo dalla provetta col tappo nero, si è sentito curiosamente sicuro, di mente veloce e ne ha approfittato per prendere l'iniziativa sia nel compito che nei confronti di Rain
     
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    Ok, i prossimi minuti avrebbero decretato se Alex Reid fosse un idiota, o meno. Aveva messo nelle sue mani ogni speranza di mancata punizione, per quella sera: "Missione Gatto Grasso”, si sarebbe potuta chiamare. Amelie vide la sua micia rossa, dalle forme eccessivamente tondeggianti, gironzolare fra le gambe del moro, strusciandocisi contro senza ritegno. Non era una gatta dai gusti particolarmente difficili: bastava che le dessi dei grattini, o dei cibo. Amélie sperò che ne avesse con sé: in quel caso non sarebbe stato particolarmente difficile farla uscire di scena, ma era una possibilità altamente improbabile.
    Ma quello sembrava ignorarla… maledizione. Almeno fino a quando non trangugiò il contenuto della provetta, alla goccia, prima di infilarci qualcosa e farla levitare nel semi-buio in cui erano immersi dritta verso la sua cartella; la rossa si piegò di soppiatto per tenerla aperta il tempo che la gatta vi entrasse, prima di richiuderla – meglio di come aveva fatto precedentemente – e alzare un pollice grato in direzione del corvonero, che la aveva inaspettatamente aiutata, nonostante fosse sembrato abbastanza antipatico a inizio lezione. Con le labbra formò le parole “ti devo un favore”, a mani giunte; dopodiché torno a dedicarsi alla lezione.
    La Scamander aveva già deglutito la sua fialetta, quindi fu il suo turno: insapore, effettivamente.
    In pochi secondi, si sentì subito entusiasta: di essere lì, a quella meravigliosa lezione, di far coppia con Rain, di avere un bellissimo gattone grasso sano e salvo nella cartella e il fratello nella sua stessa aula: tutto era al suo posto, tutto andava bene. Perciò, tutto era bellissimo.
    – Dai qua, ci penso io! – esclamò allegramente (e non con spocchiosaggine), dopo che Rain stese la mappa di fronte a loro e mettendo le mani sulle squadre con un tocco leggero, delicato, quasi amorevole: volevano essere trattate bene, quindi erano in vita, in un certo senso; Amélie le avrebbe maneggiate con la cura e il rispetto che si meritavano.
    Successivamente, il ruolo di Amélie fu essenzialmente quello di seguire con allegra propositività le azioni della compagna Serpeverde, cercando di rendersi utile come poteva: le teneva le squadre nelle posizione giuste, le stirava la cartina, la aiutava a contare i centimetri, a prendere per bene i punti. In parole povere, cercava di facilitarla, mentre quella aveva già preso il timone di tutto; però ad Amélie faceva piacere: si trovava molto a suo agio in quel ruolo, e poi non aveva ansia di sbagliare, perché percepiva in Rain una sicurezza tale che era impossibile da voler contestare.
    – Sì, questo così…bravissima! – la incitava, controllando a sua volta che quello che stava facendo fosse corretto. Beh, non era poi molto complicato, neanche per chi non era così pratico in geometria. Un attimo di incertezza, al momento di trovare Aldebaran. – Sì, dovrebbe essere all’incircaaaa… direi che possiamo segnare…QUI, che dici? – ma quella segnò già un punto lì vicino. – Mh sì…dai, va bene lo stesso! – si portò indietro per ammirare la visione d’insieme. – Non è carino, tutto compilato? – piegò il mento sulle mani giunte poste sotto di esso. Subito dopo si sentì spinta dalla forza incontenibile di un sentito abbraccio, così le avvolse le braccia attorno alla vita, saltellando sul posto, come una bambina piccola. – Batti cinque! – prese delicatamente il polso della Scamander e spinse la sua mano contro la propria, per schiaffarla, scherzosa ma soprattutto vittoriosa. – Ora segniamo gli effetti… mhh. – si poggiò la parte basse della matita contro le labbra a cuore, gli occhi socchiusi nello studiare la compagna. A chi era andata la pozione affetta da Marte? A lei o a Rain? Difficile dirlo.
    “Non conosco bene la mia compagna; non ancora, almeno… quindi non posso dire se abbia avuto grossi effetti per quanto riguarda la presa di posizione, ma credo ne abbia sicuramente avuti. Io, dal mio canto, mi sono sentita incredibilmente allegra e positiva, con una gran voglia di fare. Poco prima mi sentivo all’opposto: incerta e nervosa, dunque penso che la pozione affetta da Marte sia stata la mia: quella col tappo nero. Non mi spiegherei, altrimenti, un cambiamento così netto. È stata una bella lezione.” Aggiunse quelle ultime parole, presa ancora dal buonumore.
    – Sono contenta di essere stata divisa con te! Sembri una molto brava, a scuola – fece un sorriso a trentadue denti a Rain. – Siamo una bella coppia. Spero che ricapiteremo insieme! –

    Amélie Von Nassau
    II anno, Tassorosso.
    Interagito da vicino con Rain, a distanza con Alex.
    Il gatto è tornato sano e salvo nella sua cartella d’origine (?), in cui è richiuso.
    La pozione ha avuto un’effetto quasi spumeggiante in Amélie, presa da un buonumore addirittura maggiore di quello che ha solitamente (incredibile), arrivando addirittura ad abbracciare la compagna (Rain). È un ca**o di miele.


    – parlato –Pensato"Citazione parlato altro PG"
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    Susan Garcia | Professoressa di Astronomia

    Osservare i miei ragazzi sotto l’effetto delle pozioni era qualcosa che quasi mi lasciava senza parole. Interessante e poteva fondamentalmente considerarsi come un esperimento in piena regola, del tutto innocuo chiaramente ma che avrei sicuramente utilizzato inserendolo in uno degli articoli che stavo preparando per le riviste di settore. La questione in sé poi, mi affascinava anche per il semplice aspetto dell’esito dell’effetto, assolutamente personale e soggettivo, che ognuno dei ragazzi avrebbe provato e sperimentato. Continuai a girovagare tra di loro osservandoli e, ogni tanto, sporgendomi verso un gruppo o l’altro per rispondere a qualche domanda specifica senza smettere di tenere monitorato il corretto andamento dell’esercizio. Per quanto fosse innocuo l’esperimento erano comunque sotto l’effetto di una pozione ed ero dell’idea – oltre all’averlo promesso alla direzione – che non si dovesse mai sottovalutare una situazione per quanto semplice essa potesse apparire. Mi fermai alle spalle di un ragazzo e mi chinai leggermente in avanti. Il mio sopracciglio si corrucciò quando notai la compilazione sbagliata del nome di un pianeta: tossii. Questi sembrò aver compreso e immediatamente, scattando sul posto, cancellò il nome appena scritto per continuare l’interpretazione sulla mappa. «Magari a sinistra», sussurrai prima di accorgermi con la coda dell’occhio di un movimento al limitare del mio campo visivo: la signorina Maffei procedeva di gran carriera verso il signor Parker e con sicurezza posava le labbra sulle sue. Questi ragazzi avevano dell’incredibile! Sollevai la bacchetta e con un movimento delicato quanto l’effetto dell’incanto, allontanai i due ragazzi. Sollevai quindi il palmo facendo cenno loro di frenarsi.
    «State calmi! Vi ricordo che qui siamo a lezione e nello specifico che siete sotto l’influsso di “Marte”. Non lasciatevi prendere dal “fuoco interiore” e usate la testa Precisai con tono calmo ma serio poi aggiunsi in direzione dei due ragazzi colpevoli: «ritornate ognuno al proprio posto e continuate con l’esercizio.» Era chiaro che la Grifondoro fosse sotto l’effetto della pozione con il tappo nero per questo non presi provvedimenti più severi.«Molto bene ragazzi» esordii quindi con tono pacato e calmo ma orgoglioso di loro anche per come alcuni si erano destreggiati con gli strumenti incantati. «Come avete ben potuto notare su voi e sui vostri compagni la pozione ha accentuato diversi aspetti. Per alcuni è stato facile gestire anche un semplice compito come trovare Marte sulla mappa, per altri è stato più complesso. Ora riportate tutto questo nella vita. Pensiamo alle persone e a come esse possano e vengano influenzate da Marte, come in questo caso, oppure dal resto dei corpi celesti...» Mi fermai per qualche istante prendendomi il tempo di tornare al tavolo delle fiale dove notai, aggrottando di poco l’espressione, che una delle provette era sparita. Feci finta di nulla continuando il discorso. «Qui siamo a scuola e la situazione in cui versate ha la durata di una manciata di minuti ma nella vita reale non è così che vanno le cose. Alcune persone devono capire ed osservare questi movimenti per non trovarsi in situazioni scomode. Perché come potete ben notare non tutte le attività sotto questi influssi possono essere svolte. L’universo, l’astronomia e tutto quello che ruota intorno e con essa influisce sulla nostra vita.
    Adesso avete avuto un piccolo assaggio di quello che si potrebbe provare, la pozione vi ha portato allo stremo di alcune sensazioni che siano esse positive oppure negative. Bene»
    , mi fermai un secondo per osservarli uno ad uno. «Già in questo momento in cui vi sto parlando sentirete l’effetto della pozione scemare. Vorrei che vi interrogaste sul come voi vi sentiate. Spiegatemi, forza. Cosa avete provato dopo questo pieno di energie?» Il mio intento era chiaro: volevo che comprendessero a pieno – e soprattutto non sottovalutassero – i principi dei miei insegnamenti come in molti, soprattutto nel mondo babbano, facevano tendendo a prendere sottogamba questioni come gli influssi ed il loro effetto sulla natura e i viventi. Avere un picco di energia, che fosse essa positiva o negativa, successivamente portava delle conseguenze. In questo caso non gravi o a lungo termine ma portava a qualcosa che l’organismo doveva equilibrare nuovamente e non a caso il tono che stavo utilizzando era basso, lento e pacato. Fungeva da “tranquillante”, un cullante verso lo smaltimento dei residui di pozione. Presi quindi a passeggiare tra loro e nel farlo raccolsi manualmente i fogli da loro compilati. Non avevo scelto casualmente quella meccanica che invece avrei potuto risolvere con un colpo di bacchetta. Era mio intento, così facendo, assicurarmi che ognuno di loro stesse bene e che gli effetti della pozione si fossero effettivamente esauriti perché se ciò non si fosse rivelato tale avrei dovuto prendere dei provvedimenti. «Qualcuno ha bisogno di un bicchiere d’acqua o lamenta qualche sensazione strana?» Domandai per assicurarmi di non dover accompagnare qualcuno in infermeria. Anche se la pozione non aveva controindicazioni ma l’ansia a volte, era in grado di compiere brutti scherzi. Tenevo ai ragazzi, per me erano tutti preziosi e non avrei lasciato nessuno di loro solo e in qualche difficoltà. «Ritornate ai vostri posti iniziali adesso e prendetevi qualche attimo di ristoro», conclusi mentre andavo a posare i fogli nella mia cartella. Osservai l’orologio alla parete e annuii, ancora pochi minuti e la lezione si sarebbe conclusa.


    ULTIMO GIRO!


    Prossima data di scadenza il 29/9 entro le 10. Riceverete il mio post di chiusura il 30/9, successivamente i voti finali.

    Vi ricordo, come sempre, di scrivere nello Spoiler:
    Nome, Cognome, la casa di appartenenza e l’anno frequentato. In più, una breve descrizione delle vostre azioni nominando i pg con cui avete interagito o solamente citato e il gruppo di appartenenza.
    Attenzione! n#1: in merito a questo punto, per incentivarvi e movimentare le cose, potremmo decidere di inserire dei malus per ogni spoiler dimenticato o scritto in maniera errata. A buon intenditor... 👀

    Gruppi:
    Gruppo A: Diamond Rain Scamander (tappo marrone); Amelie Von Nassau (tappo nero)
    Gruppo B: Alexander Reid (tappo marrone); Wilder Singh (tappo nero)
    Gruppo C: Ryuu Watanabe (tappo nero); Amanda Mcmillan (tappo marrone)
    Gruppo D: Marcel Anhalt-Dessau Pozione (tappo marrone); Malachai Parker (tappo nero)
    Gruppo E: Seán Hardice e Giuggis Maffei (tappo nero); Arya Blanchard (tappo marrone)

    Promemoria! n#2: come da regolamento in caso di giri saltati e/o recuperati o meno, si applicheranno le riduzioni di punteggio.


    Edited by Dragonov - 29/9/2022, 00:09
     
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    ”Usate la testa”. Certo, come se per qualcuno fosse facile. Tra limoni vari, Rain, iniziava a sentirsi a disagio. Scosse il capo e cercò di levarsi da davanti agli occhi quella teatrino da quattro soldi che avevano messo su la Grifondoro e il Parker. A quanto pareva, Marte, aveva smosso non solo i tratti caratteristici di coloro che erano sotto il loro influsso ma, al contrario, ne erano stati influenzati anche gli ormoni. Povere anime senza pace. Trasformare quella lezione in una specie di bordello, così da poter dare la colpa alla fiala. Ottima mossa. Perché non ci aveva pensato prima? Forse perché la pozione aveva fatto in modo che si concentrasse, prettamente, sul compito così da poterlo a termine nel migliore dei modi, senza interferenze di quel tipo, così dannatamente banali.
    Mentre gli studenti si apprestavano a definire gli ultimi particolari direttamente sulla mappa, la rossa, vide Will avvicinarsi pericolosamente alla sua persona, lasciando scivolare a terra uno dei righelli che teneva, di certo, nella manica della divisa. Uno stratagemma semplice ma funzionante. Si abbassò e gli occhi castani della ragazza seguirono il suo percorso, attentamente fino a convincersi che quell’espediente messo in atto, sarebbe stata la scusa per instaurare un contatto con lei. E così fu. Sentì, per un istante, le sue labbra, accanto al suo orecchio, sussurrarle quello per cui non era per niente preparata. Durò tutto troppo poco, doveva ammetterlo. Avrebbe goduto dei suoi complimenti per ore e ore, senza mai stancarsi ma si limitò a sorridergli, nella speranza che a farlo parlare non fosse, solamente, quel liquido miracoloso. La loro relazione era rimasta su u piano ambigua ma, da quando le loro strade si erano incrociate, Rain era rimasta colpita piacevolmente dai suoi modi di fare pacati e rassicuranti. Insomma, una sorta di opposto che l’attraeva ma che, d’altra parte, non avrebbe ammesso così facilmente. Altra distrazione ma, senza dubbio, più interessante della prima.

    La collaborazione con Amelie non era andata, poi, così male. Insieme erano riuscite a tracciare, secondo i loro calcoli –più o meno accurati- la posizione di Marte e della stella Aldebaran, senza troppi intoppi. Si era rivelata una persona meno fastidiosa di quel che si era immaginata. O, almeno, fino a quando il suo entusiasmo non la portò a regalare un abbraccio gratuito, lasciandola letteralmente basita. Troppo tutto. Emozioni su emozioni. Quella ragazzina aveva l’argento vivo addosso ma no. “Ok, ok. Tesoro, sfoga la tua gioia un po’ più in là.” La invitò con gentilezza, per non risultare così volgere e inavvicinabile. Non era abituata a quel tipo di approccio e, nonostante sapesse che molti erano portati a scambiarsi quel tipo di effusioni, Rain riusciva sempre a stupirsi per la facilità con la quale si potessero esternare le proprie emozioni.
    “Brava? Diciamo che quando voglio mi applico!” L’ultimo anno non era stato per niente proficuo per quel che riguardava il suo rendimento scolastico. Spesso si era rifiutata di presenziare alle lezioni private, organizzate appositamente per lei da parte dei genitori babbani. Che se ne sarebbe fatta di quel tipo di cultura quando era consapevole che la sua esistenza sarebbe stata vissuta in tutt’altro modo, lontana da quei sempliciotti, inclini ad accontentarsi di un niente. “Anche io ho le mie problematiche!” Come chiunque. “Certo, certo. Prima o poi risuccederà!” Sforzò un sorriso e si voltò verso la Professoressa Garcia, apprendendo che, oramai, l’effetto della pozione sarebbe dovuto scemare. Sentiva la gola secca e una leggera stanchezza ma, probabilmente, data dall’ora tarda. Di lì a poco, sarebbe potuta sprofondare nel suo soffice letto, cadendo tra le braccia di Morfeo che l’avrebbe cullata fino all’alba. Alzò la mano, coscienziosamente, e prese la parola quando le fu dato modo: “Sempre Rain Scamander. Non vorrei che fosse andato male qualche cosa ma, da quel che posso percepire, non credo di aver subito particolari cambiamenti.” Stronza ero e stronza rimango, certo, ma non lo spifferò ai quattro venti, così, come se non fosse un problema suo. “Mi sento, esattamente, come prima di iniziare l’esercizio. Forse leggermente più stanca ma non credo per via della pozione.” "Ma per il fatto che a quest'ora dormo già da un'ora, da anziana donna che sono!" Shhhh. Che poteva dire? Le era capitata la fiala giusta, per una volta nella vita la fortuna era stata dalla sua parte. Aveva affrontato il tutto con calma, senza farsi prendere dal panico. ”Ritornate ai vostri posti iniziali…”. Finalmente. “Ciao, rossa! Ci vediamo in giro!” Le strizzò l’occhio e si avviò verso il Prefetto di Corvonero, Watanabe. Chissà se gli era mancata. Sicuramente, come poteva essere altrimenti? “Ehi!” Richiamò elegantemente la sua attenzione: “Hai visto un fantasma? Sei sempre così pallido? Chiamo la professoressa? Vuoi un bicchiere d’acqua?” Lo inondò di domande, così per rallegrargli un po’ quella serata. “Come ti è andata? Marte è stato clemente con te?” Non aveva avuto modo di osservare il suo operato ma, era sicura, che quel ragazzo fosse promettente e che non avesse avuto problemi a portare a termine il lavoro assegnato.


    Diamond Rain Scamander; Terzo anno, Serverde.

    GRUPPO A, TAPPO MARRONE.

    Interagito con Will, sorridedo alla sua galanteria <3
    Interagito con Amelie, cercando di trattarla il meglio possibile dopo l'abbraccio a tradimento u_u
    Risposto alla professoressa ed, infine, tornata al posto giusto in tempo per molestare un po' Ryuu.
     
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    Status: Spossato

    La collaborazione con Singh s'era rivelata sorprendentemente fruttuosa: il tasso, in fine dei conti, si rivelò affidabile...e non solo per l'effetto della pozione che andò a bere. Il ragazzo, impersonava infatti lo stereotipo della propria casa di appartenenza in quanto, una volta indirizzato (dal sottoscritto) verso il corretto ordine di idee nonché di cose da fare, si mise a lavorare sodo e fianco a fianco col sottoscritto, senza ribattere o contestare le mie direttive. Mi andò molto bene, insomma, al punto da farmi cambiare l'opinione che avevo finora avuto nei suoi riguardi. Si atteggiò anche da amico e la cosa non mi dispiacque nemmeno troppo, considerato cosa rivelò di lui l'intruglio influenzato da Marte. Medesima fu l'opinione che ebbi della rossa padroncina della gatta paffutella, la quale non solo approvò la mia azione, ma – dal labiale – parve dirmi che era mia debitrice. Mi limitai ad annuire con il capo, restandomene taciturno pressoché con tutti a causa di una via via sempre più crescente sonnolenza che provai (inutilmente) a mascherare con una mano ad ogni sbadiglio insorto sul mio volto.
    Restai ad ogni modo ad ascoltare la professoressa, cercando di non perdermi una sola parola del suo discorso, mentre con la mia mente iniziai già a riflettere su come farmi restituire dalla tassa il fantomatico favore. Non preoccuparti, fiammetta, non ti chiederò nulla di volgare; anche perché non sono mai stato un sempliciotto che pensa a robe sconce o simili. Mi sarei accontentato di qualcosa di più semplice, qualcosa che mi avrebbe restituito la medesima solidarietà che ti avevo concesso. È vero che per quella graziosa gatta lo avrei fatto senza ricevere nulla in cambio, ma era stata Amelie ad addebitarsi il favore e...per quale motivo non avrei dovuto accettare? Per bontà divina? Si, come no.
    Malgrado i miei pensieri si alternassero vicendevolmente tra i tre soggetti sopracitati, la mia attenzione diede (ovviamente) priorità all'insegnante di Astronomia, la quale ci tenne a ricordarci di non prendere in alcun modo sottogamba le influenze che i pianeti potevano avere non solo su di noi, ma anche sulle persone stanti attorno a noi, finendo per chiederci di riflettere sulla nostra attuale condizione psicofisica. La prima a prendere parola fu Rain, una ragazza che dovevo ancora inquadrar bene, in quanto non avevo ancora ben delineato il suo profilo psicologico. Non appena la serpeverde concluse la sua risposta, alzai la mano in modo da ottenere successivamente la parola.
    Alex Reid, prof.
    I miei occhi (decisamente meno vispi rispetto al solito), trasparirono un indebolimento della palpebra il quale non fece che aggravare la mia espressione, smorta al punto da usare il minimo indispensabile anche da un punto di vista oratorio-lessicale.
    È stato come giocare una partita di Quidditch in cinque minuti: l'adrenalina mi ha spinto oltre i miei limiti ma, concluso l'effetto mi son-...mi sto sentendo spossato.
    Non aggiunsi altro, come se mi fossi messo (senza nemmeno rendermene conto) in risparmio energetico, evitando così di aggiungere altri dettagli nella consapevolezza che le parole appena enunciate sarebbero state più che sufficienti. Lasciai poi parlare i miei compagni, continuando a sbadigliare di tanto in tanto, mascherando il tutto alla bell'e meglio con la mano. Negai col capo quando ci chiese se avevamo bisogno di qualcosa, ad esempio un bicchiere d'acqua, limitandomi così a dirigermi verso il mio posto non appena ci venne dato tale direttiva. Prima di farlo, tuttavia, passai accanto alla padrona della gattona, per un intervallo di tempo sufficientemente lungo da sussurrarle un pensiero che soltanto lei sarebbe stata in grado di udire, considerata la vicinanza delle mie labbra al suo orecchio più vicino.
    Se ti va, puoi sdebitarti venendo a sostenermi durante la prima partita di campionato.
    Qualora le sue iridi cerulee si fossero mosse sul verde delle mie, avrei mantenuto il contatto visivo per alcuni secondi, alla ricerca di una conferma da parte sua.
    E ricorda di sistemare la fialetta nella tua borsa: la Garcia credo sappia far bene i conti.
    Una rapida occhiata verso il tavolo, le avrebbe implicitamente indicato il luogo ove sarebbe dovuta andare a riportare l'oggetto.
    Ci vediamo.
    Mi allontanai infine dalla ragazza più giovane, gettando un ultimo sguardo verso la sua borsa (come alla ricerca della gatta), per poi tornare infine al mio posto, pronto ad ascoltare le ultime parole della docente al termine, considerato l'ormai prossimo termine della lezione.


    Parlato Pensato
    scheda | mailbox | memo

    Credits: Eltanin17


    Alexander Reid
    III anno, Corvonero
    (Gruppo B)
    Risponde alla Prof e interagisce con Amelie, troppo stanco per fare/dire altro :guitar2:
     
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    Giuggis Maffei | II anno | Grifondoro


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    Ero ritornata in me e ci volle poco a capire quello che avevo fatto.
    Non rivolsi la parola a nessuno e men che meno continuai a guardare Kai.
    Ero imbarazzatissima, tant'è che rimasi con la testa sul compito fornito dalla Professoressa che tanto lo finì Sèan al posto mio e di Arya. Capivo benissimo ora quanto un pianeta potesse cambiare umoralmente e umanamente una persona, soprattutto noi maghi. Non mi sentivo ancora una strega, per di più in questo preciso istante non mi sentivo nulla di vivo. Mi sentivo morta dentro, passavo dal terrore all'imbarazzo e nemmeno io sapevo come fare. Arya mi disse che avevo avuto coraggio ma solo ora pensai che non era coraggio ma solo un atto di debolezza. Io non potevo risultare debole! Tutti se ne sarebbero approfittati. Credo che da oggi, non solo l'anno è iniziato male ma per di più mi sono mostrata debole e nessuno mi prenderà sul serio. Ero davvero abbattuta. Vidi Arya che provava ad interagire con Sèan per l'esercizio ma non gli diede molto spazio, ma alla fine riuscimmo a finire il compito.
    «Già in questo momento in cui vi sto parlando sentirete l’effetto della pozione scemare. Vorrei che vi interrogaste sul come voi vi sentiate. Spiegatemi, forza. Cosa avete provato dopo questo pieno di energie?» dovevo dire la verità? Dovevo ammettere davanti a tutti la mia debolezza? Stavolta non risposi. Avevo già espresso come stavo prima, ma ora non mi sembrava il caso. Se mi fossi esposta ancora mi avrebbero massacrato.
    La Professoressa si preoccupò per la classe e chiese se avevamo bisogno di aiuto ma l'unica cosa che mi veniva era il senso di nausea. Provai a non darlo a vedere e continuai a prendere appunti ritornando a sedere al mionposto di fianco ad Arya, perché la lezione non era ancora finita.

    "Pensato«Parlato» «Citazione parlato altro PG»
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    Giuggis Maffei, II anno Grifondoro, Gruppo E.Pozione con il tappo nero.
    Non parla con nessuno, anzi si chiude in sé stessa.
     
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    taeyong-lee
    Pazienza, tolleranza e perseveranza, tutti modi di reagire che erano compresi nell'arte del Gaman con cui era cresciuto, da buon nipponico. Cresciuto con una gran quantità di regole ad imporgli la strada, una delle tante era quella di mantenere sempre il controllo e non esplodere mai con reazioni esagerate. Gli avevano insegnato che non sarebbe servito a nulla sfogarsi in modo tanto evidente, che sarebbe stato come perdere la dignità. Gli avevano inculcato che se gli fosse mai successo qualcosa di brutto sarebbe stata colpa sua perché non era stato abbastanza attento, non si era guardato intorno nel modo giusto. Autocontrollo e disciplina, mantra della sua esistenza. Tuttavia le sensazioni che aveva provato poco prima non erano affatto naturali, non aveva motivo di sentirsi in colpa per qualcosa, eppure non era riuscito ad esprimerle appieno comunque. Ma quella rabbia così innaturale non poteva essere placata con un respiro profondo e un po' di sana meditazione, quella collera e quel fastidio che aveva provato dovevano essere sfogati in qualche modo e, essendo lui piuttosto stoico e testardo, e avendo fatto del suo meglio stringendo i denti e andando avanti a svolgere il suo compito come nulla fosse, si era ritrovato con più tic di un negozio di orologi. Si stropicciò l'occhio ballerino che andava calmandosi mentre la professoressa tornava a parlare agli studenti dopo che ebbero completato lo scritto sulle sensazioni del momento. Era evidente, ormai, quanto fossero importanti gli astri per la preparazione delle pozioni, poteva solo immaginare cosa accadesse all'interno delle persone stesse senza che queste se ne rendessero nemmeno conto. Aveva sempre attribuito i suoi sbalzi d'umore alla troppa soia che ingeriva, insieme a tutti i suoi estrogeni naturali che gli facevano credere di essere un uomo con il ciclo, chissà invece che non fossero i pianeti e tutti gli altri astri a renderlo così lunatico.
    Ascoltò la domanda della Garcia, come si sentiva? Aveva in mente diverse risposte, nessuna appropriata per la lezione. Alzò quindi la mano attendendo il suo turno insieme agli altri suoi compagni
    -Stanco, soprattutto- iniziò mentre faceva ricadere il braccio lungo il fianco -Ma non riesco a capire se è una stanchezza fisica o mentale, non ho voglia di fare altro, in un certo senso, a parte una lunga dormita. Un po' depresso forse- si limitò a dire. Non aveva voglia nemmeno di parlare. Stupido, si sentiva anche così, ma questo non lo disse perché sapeva bene che non aveva a che fare con la pozione o i pianeti. Su quella sensazione di stupidità dovuta alla sua incapacità di esternare emozioni nel modo giusto c'era la firma dei suoi genitori scritta a caratteri cubitali.
    -È stato bello lavorare insieme- sorrise ad Amanda con cui aveva condiviso gli ultimi munti -E scusa se non sono stato troppo di aiuto- in fin dei conti Astronomia non era una di quelle materie che accendevano in lui la scintilla della passione, non un motivo sufficiente per prenderla sotto gamba comunque.
    Seguendo le direttive della professoressa tornò al posto che stava occupando inizialmente, ricordandosi solo quando vide quella testa rossa avvicinarsi che l'incubo non era ancora finito. Cercò di ignorare la spaventosa ragazza, sperando che presto o tardi decidesse di unirsi ad un circo, ma non sembrava sarebbe successo in fretta anzi, aveva una gran coglia di chiacchierare
    -Nessun fantasma, nessuna professoressa, nessun bicchiere d'acqua, ti ringrazio- con un leggero sforzo posò gli occhi su di lei fingendo indifferenza al suo look e sorridendo fiero -Il mio, teosoro, è un regal pallore- ma che ne voleva sapere. Ne avrebbero riparlato quando le macchie solari avrebbero invaso la sua pelle ormai grinzosa e cadente, mentre quella di Sora sarebbe rimasta tirata e perfetta. Occidentali, che ne potevano capire.
    -Devo ammettere che poteva andare meglio, spero di rifarmi la prossima volta- ascoltò le ultime parole della professoressa e, finalmente, fu pronto ad andare.


    Ryuu Sora Watanabe, Corvonero, III anno.
    Gruppo C
    Si è fatto un monologo interiore sul suo essere un giappominchione, ha risposto alla prof in modo un po' vago. Salutata Amanda ed infine tornato al posto con quel clown di Rain con cui ha, aimè, interagito
     
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  11. seán
     
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    III anno

    Astronomia

    Con la stessa velocità con cui era arrivato, l'effetto della pozione iniziò a scemare man mano che la mia grafia si espandeva sul foglio di pergamena. Ogni parola sembrava svuotarmi un po' della forza che avevo sentito di avere e che non era reale, era fittizia, una spinta in più data da una pozione realizzata sotto l'influenza di marte. Improvvisamente mi sentii meno deciso, e forse sentii questo particolare con un po' più di enfasi rispetto a quanto lo sentissi di solito: in genere non ero così tanto sicuro di me, tanto da fregarmene del tutto dell'opinione altrui. Non ero mai stato un tipo indeciso, al contrario, ma in quel momento, privato dell'effetto di quella pozione che mi aveva reso inarrestabile e mi aveva fatto sentire invincibile, mi sentivo quasi vulnerabile. Quando mi ripresi, passato l'effetto, mi resi conto di aver completato quel compito quasi in solitaria, non ricercando davvero collaborazione da parte delle mie compagne ed anzi dando per scontato che a loro andasse bene così. No. Specificai ad Arya, quasi mettendo le mani avanti alla sua domanda. Non sono così, in genere fingo di essere un po' più collaborativo, giuro. Sorrisi. Fingevo perchè, senza l'effetto della pozione, ero in grado di camuffare il mio comportamento per renderlo socialmente più accettabile, ma in verità dentro di me si celava la volontà di svolgere i compiti da solo. Quella pozione aveva reso più spigolosi alcuni tratti in particolare del mio carattere, e credere di saper fare le cose meglio degli altri era uno di questi. Il tono di voce della professoressa quasi mi cullava quella notte insonne, era tranquillo, pacato e non capivo se fosse solo una mia impressione, ma sentivo un improvviso calo di vitalità - non che io fossi mai stato l'esuberanza fatta persona anzi! in particolare a quell'ora della notte - dopo il pieno di energie fatto con la pozione influenzata da marte, mi sentivo svuotato di ogni forza. Alzai la mano, rendendomi conto che il braccio doleva, quasi al punto da vibrare, quasi come se avessi compiuto uno sforzo che era anche fisico. Prof, io mi sento stanco. E non era una richiesta di andare a nanna, eh, okay che era tardi ma cioè, intendo dire più stanco rispetto a prima di bere la pozione. Mi sento proprio fiacco, intorpidito anche fisicamente. E lanciai uno sguardo a Giuggis, rendendomi conto che forse lei fosse messa anche peggio rispetto a quanto lo fossi io. Intrecciai le mani intorpidite sulle ginocchia, ed attesi la fine della lezione. Alla fine non era andata così male, nonostante l'orario, ma mi sentivo stanco e volevo proprio sdraiarmi.




    -Parlato-Pensato-Parlato altrui-
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    Credits: Eltanin17



    Seán Hardice, III anno, Serpeverde, Gruppo E.
    Citati: Amelie, Alex, Giuggis, Kai
    Interagito con: Marcel, Giuggis, Arya.

    Risponde alla domanda della prof sugli effetti postumi della pozione.
     
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    Wilder Ezra Will Singh | III anno | Tassorosso

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    Si era limitata a sorridergli, Rain. Non era molto, ma era abbastanza. Poteva sicuramente considerarsi un buon segno, e fu lieto che quella pozione gli avesse dato tanta sicurezza da andarla ad approcciare. Il primo vero approccio, dopo quell’estate.
    Avrebbe voluto spingersi oltre… come, non sapeva. Se fossero stati da soli, sarebbe stata tutta un’altra cosa… ma l’aveva sempre beccata in buona compagnia, e infondo voleva un po’ sondare le acque. Durante le lezioni, poi… bisognava stare attenti, Will non voleva essere richiamato, e poi non gli sembrava esattamente il luogo giusto per prendere determinati argomenti… tipo “siamo stati un capitolo passeggero?”. Will non sapeva neanche se volesse dirgliela, una cosa simile. Però lo pensava. E un po’, il non sapere come fare quel primo passetto, era ciò che lo tratteneva.
    Ma quel sorriso lo ipnotizzò nuovamente, come due mesi prima, tanto che rischiò di scivolare sulla tracolla di una cartella, che in quel semi-buio non aveva visto, ruzzolando quasi per terra; si riprese appena in tempo, però, alzando una mano con un sorrisetto impacciato verso Rain, come segno che fosse tutto apposto. La pozione, a quel punto, stava già per scemare, e Will riuscì a concludere il compito insieme al Corvonero Alex e a mettere per iscritto i dettagli di quell’esperienza appena in tempo, poiché un gran sonno assalì un po’ tutta la classe da quel momento in poi, rendendo difficile il solo tenersi in piedi.
    Fu con tutte le sue forze che cercò di reprimere uno sbadiglio dietro l’altro, sperando che la professoressa li congedasse di lì a subito.
    Quando fu il momento di tornare alle proprie postazioni, si trovò nuovamente di fronte a Rain, e non poté che passare il resto del tempo ad osservarla, facendosi meno problemi nel tenerle gli occhi addosso. Voleva che quel sorriso si ripetesse… che le desse una prova che non lo aveva immaginato, che non si trattasse solamente di quella pozione.
    E poi era così bella, in mezzo alle quelle sfere di luci che illuminavano casualmente una ciocca di capelli ramati, un occhio scuro o quel rossetto rosso che tanto amava portare… e che le stava così bene…
    Si morse le labbra istintivamente, destandosi solamente per rispondere alla professoressa.
    – L’effetto è stato molto intenso, almeno per me. Lo riproverei, ad essere sincero… se solo durasse di più. Penso che, per gli effetti che ho sperimentato e che ho metto per iscritto poco fa, potrebbe essere utile in molti casi. Mi ha fatto pensare alla Felix Felicis. Ma ad altri avrà fatto tutto’altro effetto. Comunque io gradirei un bicchiere d’acqua, professoressa… se posso. Mi ha messo molta sete. – si schiarì la gola, percependola effettivamente secca, tutto d’un colpo.
    – A te com’è andata, amico? Che effetti ha avuto su di te? – si rivolse a Parker, sinceramente curioso di conoscere quel dettaglio che gli avrebbe, sicuramente, detto qualcosa di essenziale su di lui… ed essendo un conoscente di Rain, dal ruolo ancora dubbio, lo interessava sapere con chi avrebbe a che fare, anche per il prossimo futuro. – Che le hai detto? – indicò poi la Grifondoro Maffei, quella da cui poco prima era stato baciato. “Tutto okay”? Le mimò con le labbra, da lontano, non sicuro che lo notasse.

    Wilder Ezra Singh, III anno, Tassorosso.
    Citati Rain, Alex e Giuggis, risposto alla professoressa e interagito con Parker e Giuggis.



     
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    Finalmente quella lezione stava giungendo al termine. Gli effetti della pozione erano ormai svaniti, così come l’eccessiva allegria che aveva portato con sé, smuovendole una sana dose benessere che le aveva fatto dimenticare il sonno che altrimenti avrebbe provato per tutta la lezione. Lei era una che si svegliava prestissimo, di sicuro prima di tutti gli altri, andando a dormire prima del tempo. Il sonno per lei era sacro, e quando le pile le si consumavano, si portavano dietro tutto il buonumore e la positività che la caratterizzavano; per fortuna, a quel giro, c’era stato Marte, e poteva ritenersi fiera del lavoro che avevano fatto… o che, beh, aveva – quantomeno – aiutato a fare.
    Salutò la Scamander, mostrando ancora sincera stima per l’autorità che aveva dimostrato, che era così lontana dal proprio carattere da sembrare la dote più meravigliosa del mondo.
    Tornata al proprio posto, ebbe appena il tempo di sistemarsi sulla sedia, che il compagno Reid, il suo “salvatore”, le passò vicino sussurrandole qualcosa vicino all’orecchio.
    La rossa lo guardò, sbattendo le palpebre, non aspettandosi per nulla una richiesta del genere, in cambio del favore che le aveva fatto. Insomma… non era nulla di speciale, o difficile. Era persino comodo.
    Una Amélie più grande, navigata o semplicemente meno ingenua avrebbe potuto vedere il marcio nelle sue intenzioni… o quantomeno un palese tentativo di approccio atto al rimorchio. Suo fratello, sicuramente, l’avrebbe pensata così. Chissà se aveva sentito…
    Annuì come segno di aver compreso la dritta sulla fialetta, che effettivamente si trovava ancora all’interno della sua cartella, e bisbigliò con un filo di voce un semplice – Vedremo –, guardandoselo filare davanti per tornare al proprio posto. Dopodiché si piego sulla cartella, attenta ad agire solamente quando la professoressa fosse intenta a guardare in tutt’altra direzione; sfibbiò la cartella il minimo indispensabile per infilarvi una mano sottile all’interno, tirar fuori la fialetta e richiuderla di nuovo. Poi se la mise dietro le spalle, aspettando nuovamente che la Garcia guardasse altrove, per lanciare in Wingardium Leviosa sulla fialetta e farla avanzare rapidamente nel buio per trovare posto accanto alle altre.
    Ecco fatto… per quella sera, forse, era finita.
    Le membra, a quel punto, si erano fatte più pesanti che mai. Iniziò ad avvertire anche un leggero mal di testa, che la portò a cingersi entrambi le meningi con le mani. Questo non la mise in condizione di rispondere alla professoressa, né di voler parlare in generale. Una volta che Marcel le fu nuovamente affianco, si abbandonò debolmente con testa sul suo braccio, emettendo un leggerissimo lamento senza farci neanche caso.

    Amelie Von Nassau, II anno Tassorosso.
    Interagito con Alex, rimesso la fialetta apposto con un Wingardium Leviosa, abbandonatasi sul braccio di Marcel poiché avverte un leggero mal di testa, dato forse dal sonno, forse dalla pozione… non è dato sapere.


    – parlato –Pensato"Citazione parlato altro PG"
    ––––––
     
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    Marcel Anhalt-Dessau | III | Ravenclaw

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    Marcel era un coglione. Si trattava di un dato di fatto assolutamente incontestabile, e un coglione privo persino del senso di autoconservazione. Per tanto, di fronte alla poco velate minacce di Kai, Marcel si limitò a sorridere allegramente, la sua assoluta strafottenza palese in volto.
    Anzi, per la prima volta nel corso della lezione, sembrava persino divertito.
    A dover essere onesto, lezione in sé a parte, era stato un’oretta quasi piacevole quella appena passata.
    Quasi, certo, perché era dovuto restare chiuso in una stanza con quei quattro mammalucchi a sentire le loro stronzate e bere le loro pozionucole del cazzo, ma anche quasi perché quantomeno aveva potuto sfruttare un po’ di quel tempo per divertirsi un po’ alle spalle dei suoi compagni, in particolare di due poveri serpeverde.
    Infastidire i serpeverde avrebbe potuto facilmente diventare il suo nuovo hobby preferito, se quegli stronzetti reagivano tutti come quei due sarebbe stato quantomeno un quarto d’ora divertente. O almeno per lui, per gli sventurati in questione forse non così tanto in effetti.
    Agli ordini, Bambi.” Aveva risposto al compagno con il consueto sorrisetto, mentre rapidamente terminavano il compito assegnato loro dall’occhialuta insegnante di Astronomia.
    Cosa che del resto non era stata davvero difficile, l’esercizio era una barzelletta ed erano stati in grado di concludere relativamente in fretta, per fortuna.
    Terminato l’esercizio l’insegnante li sommerse ancora con una fitta ondata di parole sull’importanza della sua materia, parole che però Marcel ignorò allegramente, più interessato a una pellicina sul suo anulare destro e al fatto che avrebbe dovuto risalire in quella stupida piccionaia che era la torre di corvonero per togliersela che non a qualsiasi cosa l’insegnante avesse da dire.
    L’unica cosa che colse, con suo enorme sollievo e soddisfazione, fu che potevano tornare ai loro posti.
    Rivolto un cenno di saluto al suo “Bambi” dai grandi occhioni con il capo, tornò compiaciuto al suo posto vicino alla sorella.
    Amelie gli parve però un po’ spenta, stanca, cosa che immediatamente preoccupò il giovane mago.
    Poco prima l’aveva vista ben vispa e allegra, sicuramente lo era stata all’inizio della lezione, mentre ora sembrava come aver corso una maratona. Che fosse l’effetto della pozione della loro stupida insegnante?
    Quella cogliona, come diavolo poteva pensare che fosse una buona idea far star male i suoi studenti? Solo una celebrolesa avrebbe potuto anche solo pensare una simile stronzata.
    Che non fosse esattamente il coltello più affilato del cassetto, cassetto che già in partenza era piena di cucchiai, Marcel l’aveva intuito, ma non pensava fosse così deficiente.
    Piegò il capo verso la sorella, sorridendole con tenerezza, come fosse stata una bambina, stando ben attento a non muoversi troppo per non disturbarla.
    Sidd dir gutt, klengen?” le disse piano nel loro dialetto, chiedendole se stava bene con un tono gentile, completamente privo dell’arroganza e della falsità che aveva invece riservato ai loro compagni.
    Vuoi una caramella?” aggiunse poi, pensando che magari un po’ di zucchero l’avrebbe aiutata a tirarsi un po’ su.



    Marcel Anhalt-Dessau
    III anno, corvonero, Gruppo D
    Interagito con Kai molto brevemente e con Amelie.
     
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    Amanda guardava Ryu in azione e la divertì vederlo alle prese con gli strumenti.
    Poco dopo la professoressa fece inizio a spiegre e lei si mise ad ascoltare prestando la massima attenzione e quando disse che anche gli altri compagni avevano avuto reazioni di ogni tipo si guardò in giro, era rimasta presa da Ryu e dai strumenti che aveva quasi perso la cognizione del tempo e dei compagni intorno.
    Si sentì imbarazzata per qualche secondo, non era abbituta ad un comprtamento del genere, era chiaro che la pozione marrone aveva leggermente accentuato il suo modo di essere.
    Quando la professoressa chiese come si sentivano ora alzò la mano e quando ebbe la parola disse in tonto educato
    < Io mi sono sentita più energica e propositiva, ma ora mi sento molto ma molto più tranquilla e con un gran bisogno di fare una dormita.>
    Guardò Ryu e lo ascoltò così rispose
    < é stato un piacere collaborare con te, alla prossima e grazie di tutto!
    Tranquillo, sei stato utile anche tu!.>

    Fece un cenno di saluto e tornò al banco con Ivory sorridendogli.
    Si sedette rilassandosi un attimo ma tenendo comunque l'attenzione alta in modo tale se la professoressa diceva altro avrebbe potuto segnare il restante sulla pergamena.


    -Parlato-Pensato-Parlato altrui-
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    Credits: Eltanin17



    Amanda Mcmillan , Tassorosso , II Anno

    Gruppo C
    Amanda ascolta, prende appunti,Risponde alla prof e saluta Ryu e torna a sedersi con Ivory
     
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