Lezione di Astronomia A.S. 2022/2023

ammessi studenti FINO AL 3° ANNO.

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    Susan Garcia | Professoressa di Astronomia

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    9 Settembre 2022, ore 21.30

    I primi di settembre erano giunti e con sé avevano portato la riapertura della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Ad un nuovo anno scolastico era appena stato dato il via e nuovi studenti, dalle età più disparate, avevano attraversato la porta principale della Sala Grande per essere smistati e non erano i soli. Anch’io potevo annoverarmi tra i nuovi benché Hogwarts non fosse davvero una novità per me, ma era la veste in cui varcavo questa soglia ad esserlo. Non più la timida, impacciata ragazzina testurbante verso cui il Cappello aveva avuto un po' di difficolta nello smistarmi facendo prevalere tra Tassorosso e Corvonero quest'ultimo. Quest’anno mi presentavo come Susan Garcia, professoressa d’Astronomia! Non ero l’unica new entry, anche altri colleghi lo erano e questo mi faceva pensare, rispetto ai miei anni di studio li, che la direzione avesse deciso in una botta d’aria fresca. Avevo avuto un incontro di recente con il vicepreside, il professore White, per delineare quelle che sarebbero state le linee guida per quanto riguardasse la mia materia. Non era una materia convenzionalmente mattutina, anzi, per la maggior parte delle volte sarebbe stato necessario spostare la lezione in serata, in alcune occasioni aveva persino bisogno di orari particolari per poter studiare alcuni eventi unici e particolari che accadevano nella volta celeste. Avevo meno ore rispetto alle altre materie, così, proprio per questo motivo, avevamo raggiunto l’accordo stabilendo che le lezioni sarebbero state inserite al venerdì così che il sabato i ragazzi avrebbero avuto modo di riposarsi.
    Il venerdì sera era quindi giunto e dopo una cena veloce presso il banchetto ed essere tornata nella mia stanza per darmi una sistemata, ero salita alla mia aula nella torre di Astronomia per organizzare gli strumenti che sarebbero serviti per la lezione ormai imminente. Telescopi, diversi sgabelli e non solo, anche altri oggetti. Il cielo di Scozia per questa serata aveva deciso di graziarci! Era limpido e senza nuvole, quindi perfetto per far apprendere gli studenti direttamente dal libro migliore che potessero avere: la volta celeste e l’universo. I libri cartacei erano fondamentali ma meglio della “pratica osservativa” non vi era niente. Ero emozionata come in tutte le prime volte e dopo aver dato un ulteriore sistemata alle diverse attrezzature decisi di creare delle piccole bolle luminose, ma di una luce fioca che non avrebbe infastidito la visione del cielo notturno e mi posizionai al centro dell'aula esattamente di fronte alla porticina d'ingresso attendendo, con una leggera morsa d'ansia alla bocca dello stomaco, gli studenti che da lì a poco sarebbero arrivati. Quando i primi cominciarono a giungere un largo sorriso si allargò naturalmente sul mio viso mentre con un cenno della mano indicavo loro di raggrupparsi in piedi lì di fronte a me. «Buona sera! Benvenuti!» Salutavo tutti man mano che arrivavano e riempivano l'aula. Attesi ancora qualche minuto e dopo aver consultato un piccolo orologio da polso e aver costatato l’ora, esattamente qualche minuto dopo la mezza, mi schiarii la voce ed iniziai a parlare: «benissimo! Buona sera a tutti e benvenuti alla prima lezione di Astronomia di questo nuovo anno scolastico! Mi presento, sono la Professoressa Garcia e prima di iniziare la lezione vorrei darvi delle indicazioni.» Iniziai a passeggiare osservando attentamente ogni singolo presente. «Come prima cosa vi anticipo che non amo i ritardatari. Il tempo è indispensabile in astronomia se si vuole osservare alcuni avvenimenti in diretta. Secondo punto, non siete qui per una gita fuori dai dormitori. In futuro potremmo avere delle lezioni che termineranno allo scoccare del coprifuoco, altre persino oltre, ma questo non vi giustifica poi dal deviare il vostro tragitto in una passeggiata notturna o altro.» Mi fermai in una pausa ad hoc dando il tempo ai ragazzi di assimilare mentre osservavo le loro reazioni, poi continuai. «Punto terzo, essere al buio non vi renderà invisibili a me... Sono stata chiara?» Conclusi fissandoli nuovamente con severità. Patti chiari, amicizia lunga. Non intendevo urlare durante le mie ore. «Bene! Possiamo iniziare!» Mi spostai di lato per mostrare loro i telescopi sistemati vicino al muro della torre, tutti puntati verso il cielo. «Come già dovreste sapere essendo voi di secondo e terzo anno queste strumentazioni sono costose, non giocateci. Ed ora, per iniziare, vorrei porvi una domanda di cui dovreste conoscere la risposta se avete studiato, in caso contrario, provate comunque a dire la vostra, siamo qui per imparare.» Ripresi a camminare lentamente, «allora, qualcuno di voi sa dirmi qualcosa sul Sistema Solare? Cos’è o da cosa è composto?» Una domanda semplice e generica, una delle prime cose che si facevano studiare ai ragazzi, poiché riguardava tutti noi. Attesi le loro risposte osservandoli con dolcezza e non con severità. «Non abbiate paura... su!» Incoraggiai l’intera classe. Nel mentre con un leggero colpo di bacchetta feci volteggiare sui ragazzi un foglio di pergamena. Sopra vi era disegnata la mappa del sistema solare, ma senza nomi o indicazioni varie, semplicemente le immagini. «Prendete il foglio e non perdetelo, vi servirà in futuro.» Conclusi abbassando la bacchetta e con essa i fogli avvicinandoli alle loro mani.


    Salve! Benvenuti nella prima lezione di Astronomia di questo nuovo anno scolastico.
    Ricordiamo a tutti le regole basilari di una role multipla: LO SPOILER.

    In questo caso sotto spoiler siete tenuti a scrivere: Nome, Cognome, la casa di appartenenza e l’anno frequentato. In più una breve descrizione delle vostre azioni nominando i pg con cui avete interagito o solamente citato. Esempio:
    Tizio Caio
    III anno, Dittorosa
    entrato in classe e risposto ad una delle domande, interagito con Pinco Pallo


    La role è ambientata al 9 Settembre ma parte ufficialmente OFF GDR da oggi: 2/9.
    Scadenza giovedì 8 incluso, posterò il seguito venerdì 9!
    Eventuali ritardatari verranno accettati con conseguenze... forse 👀
     
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    Astronomia. Ok. Un male inevitabile. Che poteva fare? Darsi malata? Si era ripromessa che quello sarebbe stato l’anno della svolta e, per questo motivo, non avrebbe propinato scuse malsane per saltare lezioni a tradimento. Un bel respiro e via, quella serata sarebbe, presto, stata gettata nel dimenticatoio prima di subito. La cena era giunta al termine e, Rain, prima di dirigersi verso l’aula messa a disposizione per la materia, decise di tornare in dormitorio a darsi una sistemata e lì trovò Reina, beatamente spaparanzata sulla poltrona. Svanì per pochi istanti e quando riemerse dal suo antro tetro, mostrò il terzo dito alla sua amichetta di merende, segno della più palese invidia e, senza aggiungere parola alcuna, abbandonò la sua comfort zone, per immergersi nella semi oscurità dei sotterranei. Si sentiva a casa. Dopo tre, lunghi, mesi, la rossa poteva dirsi completa. Il suo lato magico le era mancato e, quando Will le aveva fatto riassaporare quella nostalgia, aveva accettato il suo ritorno in quella galera, con più entusiasmo e voglia di riuscire nel suo, tanto agognato, intento. Ci aveva pensato e ripensato. Le lezioni private che le erano state impartite, dopo la sua prima esperienza a Hogwarts, erano state un totale fiasco e, dopo un’attenta valutazione, aveva preso la decisione di fare ritorno tra i comuni mortali per cercare una sorta di redenzione. Cosa buona e giusta, per lei e per la sua, eventuale, futura carriera, se avesse vissuto abbastanza per goderne dei benefici. Sì, c’era anche il funesto rovescio della medaglia: sarebbe bastata l’evasione del padre dal suo stato di detenuto per cancellare, definitivamente, la parola futuro dal suo dizionario. Una fine davvero infausta per la giovane Scamander che, ogni notte, pregava Merlino che vegliasse sulla sua giovane vita.
    Aveva camminato senza accorgersi di aver raggiunto, praticamente, il luogo dove si sarebbe tenuta la lezione ma, prima di entrare, si fermò ad osservare il buio che sovrastava il castello, tuffandosi nel passato, ancora una volta. Il fatalismo non era nelle sue corde e, per questo, viveva un’ansia lancinante, ogni volta che sentiva riaffacciarsi l’ombra di quelli che l’avevano messa al mondo. Appoggiò la candida mano sul vetro e si diede una spinta, motivandosi ad entrare nell’anno scolastico nel miglior modo possibile e così fece.
    In perfetto orario, la rossa, scoprì il volto della professoressa di Astronomia, salutandola educatamente: “Buonasera, Professoressa.” Le regalò un mezzo sorriso ed oltrepassò alcuni volti noti, portando il suo regalo sedere, accanto al ragazzo giapponese sul cui conto sapeva ben poco. Sul petto portava la spilla da prefetto, così fiero. Pfffff. “Che bella serata! Non trovi, prefetto dei musi lunghi?” Non ce l’aveva con i Corvonero ma era, senza dubbio, il modo più semplice per dare fastidio a quel bel faccino, così palliduccio. Pochi istanti e la giovane donna davanti a loro, prese la parola per dare inizio a quella potenziale tortura serale. Ciò che disse le parve, assolutamente, sensato e poi, chi amava i ritardatari? Solo gli sciocchi. Per quanto riguardava il secondo punto, beh, stava in una botte di ferro, lei che, ogni giorno, non vedeva l’ora di tornare in dormitorio a riposare le sue stanche membra e la sua mente sovraccaricata da nozioni inutili. Iniziava a pensare che fosse una specie di generale e, per questo, guadagnava punti ai suoi occhi. Forse non sarebbe stata una lezione sotto tono, come si aspettava.
    Alzò la mano, con tutta l’intenzione di rispondere a quella domanda, in base a ciò che sapeva di default: “Rain Scamander. Terzo anno, Serpeverde! Da quel che so, il Sistema Solare, è composto da pianeti, satelliti ed innumerevoli corpi celesti. Asteroidi, comete…” Li contò con le mani, da brava bambina diligente. Eeee, basta. Non che sapesse molto altro, visto il suo ripudio verso quel campo. Aveva intravisto qualche cosa nei vecchi libri della sorella babbana e non aveva mai approfondito l’argomento, per via del suo, marcato, disinteresse. Sicuro, il compagno secchione, avrebbe saputo dire di più e, quindi si ammutolì, sperando di non aver sparato le sue solite cazzate. Abbassò lo sguardo ed afferrò la sua piuma, pronta a lasciarla scorrere sulla pergamena in caso ci fosse stato bisogno di appuntare qualche cosa di importante. Doveva prendere tutto seriamente e, nonostante la sua avversione, Rain non poteva dirsi così stupida lasciarsi scappare l’opportunità di raggiungere un livello decente anche per quel che riguardava Astronomia. Meritava un futuro, dopo tutta quella sofferenza e, con impegno, avrebbe lottato per andare oltre i suoi limiti, dando una possibilità anche ad argomenti che mai e poi mai avrebbe considerato affini. Precludersi qualche cosa? No. Da quel momento non l’avrebbe più fatto. Si voltò verso Ryuu e sfoggiò uno dei suoi sorrisi migliori. Farselo amico? Perché no? In fondo dava l’impressione di essere una persona affidabile, con quell’aria simpatica e desiderosa di sapere. Esattamente come lei. Certo, senza alcun dubbio.


    Diamond Rain Scamander, Terzo anno, Serpeverde.
    Interagito con Ryuu e risposto alla domanda :3
     
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    Will non sapeva ci sarebbero state lezioni serali… una bella sorpresa! Il mondo celeste lo aveva sempre affascinato, e vi aveva posto attenzione soprattutto negli ultimi anni, per forza di cose, usando spesso e volentieri il cielo per cercare di stabilire l’orario o la loro posizione (sua e di suo padre), in presenza di orologi rotti o altri oggetti utili. Dunque Astronomia non era una materia che gli desse particolare ansia da prestazione, anzi, si sentiva perfettamente a suo agio all’idea di quella prima lezione - almeno per quanto riguardava quella materia. In realtà era lì già da poco più di una settimana, e doveva dire che quella nuova routine, per quanto restrittiva, si stava rivelando piacevole quanto interessante; apprendere a Will piaceva, soprattutto se poteva conoscere risposta alle sue infinite curiosità riguardo ad argomenti che non si era mai ritrovato ad approfondire più di tanto, tipo Difesa Contro le Arti Oscure. Quella sì che era una materia affascinante e utile, che secondo Will era il “dettaglio” più importante.

    Concluso il banchetto serale, i ragazzi fino al terzo anno seguirono, più o meno in file sparse, la stessa strada che li portasse ad Astronomia; alcuni persero tempo, altri sembrarono volare, tanto da riuscire a lasciarsi indietro senza difficoltà le sue falcate da spilungone in un battito di ciglia. Però… ne avevano di voglia di studiare. Forse non era l’unico ad apprezzare così tanto l’idea di una lezione serale.
    Era la prima volta che saliva sulla torre di Astronomia, e rimase piacevolmente colpito da quello spettacolo di sfere di luci fluttuanti disperse nell’ambiente; non si vedeva benissimo, difatti dovette far scorrere lo sguardo a occhi mezzi serrati per cercare di mettere a fuoco i presenti.
    – Buonasera, professoressa. Un ambiente romantico – ironizzò come suo solito, – Molto bello. Wilder Singh, III anno, di Tassorosso – sorrise cortesemente alla donna al centro dell’aula, facendole un leggerissimo inchino con il capo, in segno di riverenza, e prese posto su uno sgabello a caso. Le sue lunghe gambe, ovviamente, facevano sempre uno strano effetto da mezzo gigante su quei cosi; delle semplicissime sedie no, eh…?
    Fu con quel pensiero che notò una specie di fiamma sfiorata da una piccola sfera di luce, proprio di fronte a lui. Guardò meglio, e si rese conto che si trattasse… di Rain. Avrebbe dovuto vederla chiacchierare tutto il tempo col vicino di sgabello… molto bene.
    Ingoiò un po’ di saliva, girandosi fra le mani il foglio con una mappa solare disegnata.
    Sorrise quando fu Rain a prendere la parola, prima di far seguire la propria voce.
    – Esatto. Conoscere il sistema solare non è solo affascinante ma anche utile, visto che la posizione dei corpi celesti può darci indicazioni utili ad orientarci; era infatti l’unico metodo utilizzabile prima di bussole, orologi e tecnologie affini. Imparando le varie costellazioni, puoi stabilire facilmente i punti cardinali. Per esempio, si potrebbe iniziare cercando la stella più luminosa dell’Orsa Minore: la famosa Stella Polare. È una costellazione che sembra… un piccolo carro. Eccola lì, credo – indicò un punto preciso del cielo, aiutandosi con un telescopio, un occhio strizzato, – Anche notare da dove sorge o tramonta il sole può aiutarti in tal senso. Così come vedere in che posizione si trova – concluse con un’alzatina di spalle e si rimise a sedere; non voleva togliere spazio agli altri studenti. Non aveva pensato neanche lontanamente di nominare le costellazioni dei vari segni zodiacali, perché per quanto ne fosse un appassionato, sapeva che molti avrebbero riso al nominare quel genere di cose. In quel momento vide che Rain lo stesse guardando, e fece un sorriso impacciato, abbassando velocemente lo sguardo.


    -Parlato-Pensato-Parlato altrui-
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    Wilder Ezra Singh – III anno – Tassorosso
    Risposto alla domanda della prof e sorriso impacciatamente a Rain
     
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    Ricordo ancora le notti in cui – in preda agli incubi – mi svegliavo, grondante di madore, nel bel mezzo della notte; nonostante questo, mia nonna c'era sempre. Mi raggiungeva in camera, col suo passo lento quanto rassicurante, si sedeva proprio accanto a me e, col tepore della sua mano ruvida e avvolgente, riusciva sempre a tranquillizzarmi. Questo, fino a quando non venne a mancare. Il silenzio del mio primo risveglio senza di lei, in seguito ad un incubo, fu un trauma per il sottoscritto: iniziai a chiamarla, agitandomi nel letto manco ci fossero dei carboni ardenti al posto del materasso. Ricordo ancora la mia voce, così come quella di mia madre; le carezze sul volto ed il sapore delle mie lacrime. Avrò avuto una decina d'anni, ma non dimenticherò mai le parole che i miei genitori usarono per addolcire il dolore che provavo all'epoca per la sua perdita: “Alex, ora la nonna è in cielo e ti osserva da lassù assieme a tutte le stelle”. Ma per quanto affascinante e d'effetto potesse essere una frase del genere, ero sempre stato un bambino sveglio e certe storielle non me le bevevo così facilmente. Smisi di piangere, smisi di gridare; raggiunsi – in parole povere – la consapevolezza che la persona a cui tanto volevo bene e che tanto mi aveva insegnato...non sarebbe mai più tornata. Fu in quel giorno che iniziai a chiudermi in me stesso ma, nonostante ciò, non smisi mai di osservare le stelle.
    Conclusa la cena, misi le posate sul piatto e mi diressi verso la Torre della mia casa e da lì verso i dormitori maschili, ove mi sarei fatto una doccia in modo da rendermi (quantomeno) presentabile per la lezione di Astronomia. Inutile dire che iniziai a fantasticare sugli argomenti della lezione ben prima di quel giorno, chiedendomi cosa ci avrebbe insegnato o mostrato la professoressa (Garcia? Si, doveva chiamarsi proprio così!) una volta ritrovatici sotto alla volta celeste. Avevo letto quasi tutti i libri di Asimov, visti tutti i film di Star Wars, Star Trek ed avevo a dir poco adorato Interstellar. Insomma, parlatemi di fantascienza e vi assicuro che tra quanti, stringhe, wormhole e via dicendo, non me ne resterò zitto un secondo. Comunque, una volta uscito dalla doccia mi vestii, dirigendomi con tutto il necessario verso l'aula ove si sarebbe svolta la lezione, ubicata in cima alla torre che l'era stata riservata.
    Chissà se esistono dei telescopi magici e, in caso affermativo, fino a quanti anni luce sono in grado di farci scrutare tra le galassie.
    Mi domandai, rischiando quasi di prendere contro ad una mia compagna di classe – a causa della mia sbadataggine. Beh, forse per il momento era meglio tornarsene con i piedi per terra, fino a quando l'insegnante non ci avrebbe detto di fare il contrario. Raggiunsi dunque la Torre di Astronomia, entrando in aula appena dopo una studentessa dai lunghi capelli color carminio. Doveva essere lei, Rain Scamander, la ragazza che avevo avuto modo di conoscere al banchetto d'inizio anno, nonché detentrice di un gatto dal pelo bianco. Non era la studentessa più affabile di Hogwarts, tuttavia il fatto che volesse bene ad un gatto l'evitò di collocarsi tra gli ultimi posti della mia personale classifica di gradimento.
    Buonasera Professoressa!
    Un sorriso si tese con serenità sul mio volto mentre – attendendo che non ci fosse nessuno di passaggio – mi avvicinai a lei con fare ruffiano e occhietti dolci.
    Spoilerino sull'argomento di questa sera?
    Restai lì appena un paio di secondi, conscio del fatto che mi avrebbe probabilmente detto di raggiungere gli altri studenti e di pazientare qualche minuto. Non volendo insistere, mi riunii agli altri, salutando (con un cenno del capo) tutti coloro con cui avevo avuto modo di relazionarmi dal ritorno ad Hogwarts, fino a raggiungere la rossa ed il prefetto.
    Konbanwa, Watanabe-san.
    Leggero inchino col capo nel voler mostrare rispetto non solo al ragazzo più grande, ma anche verso la carica della quale era stato insignito.
    E buonasera anche a te, Rain.
    Chinai il capo, seppur in modo meno esplicito, affiancandomi a loro in attesa dell'inizio della lezione. Giunta la mezza (o poco più), l'insegnante iniziò quindi a parlarci, iniziando fin da subito con delle raccomandazioni che ci andarono a spiegare come il tempo fosse un parametro fondamentale in una materia come la sua. Nella mia testa, gli ingranaggi iniziarono ad attivarsi e ad elaborare tutte quelle nozioni sulla correlazione fra gravità e dilatazione del tempo. Un sorriso emozionato sorse sul mio volto, eccitato da quello che saremmo andati a vedere, a scoprire, ad osservare grazie a tutto quel ben di dio (la strumentazione, intendiamoci) lì presente, al solo scopo di essere sfruttata per saziare la nostra conoscenza.
    Che figata.
    Pensai, cercando di mantenere l'aria impassibile che mi contraddistingueva, fino a quando la docente non formulò il suo primo quesito.
    Sistema Solare? Partiamo proprio dalle basi, eh?
    Non feci in tempo ad alzare la mano – così da poter prendere parola – che la rossa mi anticipò, dando una risposta a dir poco...vaga; subito dopo fu la volta di Wilder Singh che divagò. Mi schiarii la voce, portando le mani dietro la schiena nel dar vita ad una postura da saccente.
    Alexander Reid, III Anno, Corvonero. Will, la Prof. ci ha chiesto del Sistema Solare e per tua informazione, mio caro Tassorosso, Polaris dista anni luce da noi!
    Puntualizzai, correggendo il ragazzo che pur di brillare come una delle stelle dell'Orsa Minore, l'aveva fatta fuori dal cosiddetto "Vaso Solare".
    Detto ciò, il Sistema Solare, intanto, è un sistema planetario composto da otto pianeti; in ordine di distanza dal Sole (la stella che li mantiene in orbita, grazie alla sua forza gravitazionale), i pianeti sono Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Assieme a questi otto, ve n'era anche un nono (Plutone), ma nel 2006 venne declassato a pianeta nano. Ogni pianete può avere dei satelliti, le cosiddette Lune; noi ne abbiamo solo una, ma Saturno -ad esempio – ne conta ben ottantadue!
    Spiegai con un certo entusiasmo, accorgendomi solo in un secondo momento d'essermi lasciato prendere un po' troppo la mano. Così, nel tentativo di non passare per il secchione di turno (a quello ci pensava già la casa nella quale ero stato smistato), portai la mano mancina chiusa a pugno dinnanzi alla bocca, tossendo un paio di volte con fare imbarazzato.
    O...almeno così credo...coff -coff.
    Iniziai poi a guardarmi attorno, desiderando tantissimo di scomparire per l'imbarazzo che iniziai a provare.


    Parlato Pensato
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    Alexander Reid
    III anno, Corvonero
    Chiede uno spoiler sulla lezione alla prof, saluta Rain e Ryuu, quindi risponde correggendo Will ed aggiungendo maggiori dettagli alla risposta data dalla serpeverde, passando forse per puntiglioso quando in realtà lui n-...in realtà vuole esserlo eccome! :insane: :hihi:
     
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    Settembre senza nessun preavviso era arrivato ed aveva portato con sé l'inizio delle lezioni. Kai, nei giorni precedenti alla partenza per Hogwarts, aveva fatto i pari e dispari sul tornare o meno in quella scuola. I motivi per non tornare e abbandonare definitivamente lo studio erano vari e dispendiosi: la bocciatura, il suo pessimo rapporto con lo studio, il suo stato di salute mentale, il rapporto con Halley mentre i motivi per tornare faticavano a venir a galla. Kai mai come in quel momento della sua vita, si sentiva così inferiore rispetto agli altri e la sua paura di essere continuamente messo a paragone con gli altri lo terrorizzava. Continuava a guardarsi intorno e non faceva altro che vedere come gli altri riuscissero ad avanzare nella loro vita mentre lui sembrava essere rimasto indietro, fermo in un limbo senza via d'uscita. Si sentiva una causa persa e che non aveva speranza di modificare il suo stato attuale nemmeno se ci avesse provato. Odiava sentirsi in quel modo e odiava dover costantemente dimostrare il contrario perché non sopportava nemmeno l'idea di dover ammettere di avere bisogno d'aiuto. Chi mai avrebbe potuto aiutarlo? Probabilmente nessuno. Sta di fatto che nonostante i numerosi motivi che aveva trovato per non tornare ad Hogwarts, era di nuovo lì. Forse voleva cercare di riscattarsi o forse voleva smettere di sentirsi non gradito a casa di suo zio che non aveva fatto altro che lasciarlo da solo per tutta l'estate. Ovunque andasse non riusciva a sentirsi a casa, continuava a vedersi come un peso per tutte le persone che lo circondavano. Non valeva niente, ecco qual era la mera e cruda verità. Ma Kai difficilmente si dava per vinto e anche se quello era il periodo più brutto che stava vivendo, decise che quell'anno si sarebbe imposto come obiettivo quello di arrivare alla fine dell'anno scolastico con dei voti che favorissero la sua promozione all'anno successivo. Beh quello era il piano, bisognava vedere fino a quando sarebbe durato. Kai conosceva fin troppo bene il suo umore mutevole e sapeva che alla minima difficoltà, avrebbe avuto un mental breakdown che avrebbe mandato all'aria tutti i suoi buoni propositi. Però era fiducioso in una cosa: ovvero la sua passione per l'astronomia. Nonostante le difficoltà che aveva nello studio, astronomia era una materia che riusciva a memorizzare senza alcuna difficoltà. Da piccolo gli avevano regalato tanti di quei libri sull'astronomia che ne era diventato subito un grandissimo fan e non aveva perso tempo nel memorizzare tutte le informazioni che contenevano quei libri. A grandi passi si diresse verso la torre di astronomia che fin dall'anno precedente aveva riscosso un grande successo in lui ed era diventato il secondo luogo in cui dirigersi quando il mondo intero era troppo rumoroso per poter essere tollerato dalla sua mente contorta. 'Sera. Entrò in classe e senza troppo entusiasmo salutò la professoressa mantenendo comunque un tono pacato e sereno. La classe era ancora abbastanza vuota ma per lo meno c'era già qualche volto che conosceva. Hei rossa! Salutò Rain con uno dei suoi soliti sorrisetti e quando intravide la figura che alleggiava accanto alla ragazza, storse il naso. Era Ryuu, uno dei tanti moventi che aveva movimento il loro incontro di quell'estate. Dopo avergli regalato un'occhiataccia, ritornò con il suo sguardo su Rain. Quell'anno avrebbe cercato di non finire nei guai o almeno così sperava. Con te sarà un vero piacere assistere alle lezioni. Il solito cazzone. Dai, scherzavo. Non guardarmi così. Alzò le mani in segno di difesa e andò a sedersi ad uno sgabello poco più in là di quello della ragazza, proprio accanto ad un ragazzo biondino. Se non ti dispiace, mi siedo qui. Disse e senza aspettare il consenso del ragazzo, prese posto e attese che la lezione iniziasse. L'argomento di quella sera era il sistema solare, non che una delle prime cose che aveva letto nei suoi libri sull'astronomia. Tanto ne era rimasto affascinato che aveva anche iniziato a dipingere una mappa del sistema solare semplicemente osservando il cielo, proprio come quella che aveva consegnato loro la professoressa. Kai poteva sembrare tutto, tranne che un appassionato di astronomia eppure era l'unica cosa in cui il deficit di attenzione sembrava non intaccarlo. Ascoltò attentamente la domanda che la professoressa rivolse alla classe e fece un ghigno, come a voler sottolineare quanto ne sapesse in materia. Rimase in silenzio e attese che Rain e Will dessero le loro risposte e poi prese parola, cercando di dimostrare quanto valesse. Kai Parker, terzo anno. Per quanto ne so il sistema solare è convenzionalmente diviso in due zone. Il sistema solare interno include i quattro pianeti rocciosi e la cintura di asteroidi mentre il resto del sistema viene considerato sistema solare esterno. Stava per aggiungere altro ma si bloccò di colpo come se improvvisamente avesse perso la voce. Per la prima volta poteva dimostrare quanto valeva ma la paura che qualcun altro potesse saperne di più e metterlo in difetto davanti a tutti, lo bloccò. Asserì e iniziò a scarabocchiare il quaderno con dei disegni illustranti le varie costellazioni. Anche tu sei un appassionato di questa materia? Domandò al ragazzo vicino al quale si era seduto. Se doveva dimenticare il suo blocco improvviso, che almeno conoscesse qualcuno di nuovo.


    Kai Parker
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    Entrato in classe, salutata Rain e rivolto un'occhiataccia a Ryuu ( <3 ). E' seduto accanto a Will, a cui ha rivolto la parola.
    Poi ha provato a rispondere alla domanda.


    Edited by dickhead - 3/9/2022, 16:03
     
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    Quel pomeriggio era appena uscita dalle lezione ed era stanca morta.
    Per sua fortuna aveva qualche ora libera.
    Così scappò nella sala di ritrovo e andò a rilassarsi sul letto.
    Mentre si rilassava estrasse il suo orario scolastico e proprio quella sera avevano la lezione di Astronomia e pensò
    < Argh mi ero dimenticata della lezione di Astronomia!!.
    Devo assolutamente fare un mini pisolino se no questa sera in classe mi addormento, e non voglio iniziare così.>

    Così se ne approffitò per farsi un bel pisolino di 30 minuti.
    Dopo di che preparò la sua borsa diligentemente, inserendo inchiostro , calamaio rotoli di pergamena vuoti e il libro di testo di Astronomia.
    Uscì dalla sala di ritrovo raggiante e pronta per la lezione anche se prima sarebbe andata a cena.
    Una volta arrivata in sala grande decise di optare per una cena leggera giusto per non aver l'abbiocco pesante, poi andò al tavolo dei Serpeverde aspettando la sua amica Ivory e quando la vide disse
    < Ivory sei pronta per la lezione di Astronomia?
    Ti va se ci andiamo insieme?.>

    Quando ricevette la conferma gli elargì uno dei suoi sorrisi gentili per poi fargli strada verso la torre.
    Mentre salivano iniziarono a perdersi in chiacchere semplici parlando di come stavano andando quei giorni .
    Quando arrivarono in classe videro che già alcuni studenti erano già arrivati e che al centro della stanza vi erano la professoressa che le asepttava.
    Amanda entrò in classe e sorrise alla professoressa dicendo
    < Buona sera Professoressa!.>
    Poi si mise vicino alla sua amica Ivory preparandosi per quella lezione.
    Da li a poco iniziò e subito la professoressa a spiegare le regole e a fare una domanda sul sistema solare.
    Subito studenti del III anno iniziarono a rispondere e alcuni di loro dissero quel poco che sapeva anche lei e quando ebbero finito alzò la mano anche lei e quando ebbe il consenso disse
    < Amanda Mcmillan Tassorosso II anno
    Inizio con il dire che i miei compagni sono stati molto esaustivi con la risposta e concordo con loro.
    Aggiungo anche che il nostro sistema solare Ha un stella , ossia il sole e tutti i pianeti le girano intorno, alcuni pianeti impiegano poco tempo per far un giro completo intorno al sole, altri invece ce ne impiegano molti di più.
    E il sole è il nostro fulcro del nostro sistema solare.>

    Non aveva detto molto, ma sperava che la professoressa accettasse comunque la sua risposta come giusta.


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    Amanda Mcmillan Tassorosso II anno
    Amanda entra in classe ascoltando con molto interesse l'intervento dei compagni del III Anno concordando con loro
     
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    L'estate era stata piuttosto complicata, vuoi per i suoi genitori ossessivi che gli stavano con il fiato sul collo, vuoi perché ancora non si era fatto un giro di amici con cui passare il suo tempo, aveva contato i minuti che lo avrebbero riportato in quella strana scuola a cui, ancora, non si era abituato del tutto. Aveva passato il suo tempo a leggere, cosa che già faceva, alternando questo suo consolidato hobby a qualche passeggiata tra le strade di Londra che, doveva ammettere, non riusciva a far scattare in lui quella scintilla che invece era nata con Tokyo e che si accendeva ogni volta si trovava in qualche suo vicolo. La nostalgia era qualcosa con cui stava ancora combattendo, ma ormai aveva imparato a sopprimere quel sentimento, concentrandosi su altro che potesse intrattenerlo. L'inizio della scuola, per esempio, era un ottimo modo per nascondere quel pensiero sotto altre diecimila preoccupazioni, perché ovviamente solo perché si trovava in un altro Paese non voleva dire che la pressione psicologica sotto cui i genitori lo tenevano sarebbe diminuita, niente affatto. Ad aggravare la situazione, poi, fu la lettera ricevuta dal Vicepreside con quella dannata spilla. Proprio prima di tornarsene a casa ne stava giusto parlando con Daphne, non si sentiva all'altezza per quel compito, troppe cose da imparare e metabolizzare in un posto così diverso a quello a cui era abituato. E se poi avesse fatto casini? Ma come poteva rifiutare? I suoi genitori erano così esaltati, così fieri. Erano convinti che in poco tempo avesse saputo spiccare sugli altri e farsi riconoscere i suoi meriti, la realtà era che, probabilmente, non avessero trovato di meglio. O almeno era convinto di quello. Sentiva il peso delle aspettative sulle sue minute spalle anche ora, mentre camminava spedito verso la torre di Astronomia dove si sarebbe tenuta la ultima lezione della settimana. Se non altro, il fatto di finire tardi lo sollevava dalla fastidiosa scocciatura di trovare una scusa per non avere nulla da fare il venerdì sera. Che poi, erano comunque dentro una scuola, non è che avessero molto da fare in generale, però insomma! Non avrebbe dovuto trovare scuse per non avere qualcuno con cui passare il venerdì sera, ecco. Il tragitto fu breve, dopo cena era ritornato alla Sala comune a recuperare i libri che sarebbero serviti e anche a riposare le sue stanche membra su una delle poltrone davanti al camino ancora spento, quella stanza gli piaceva così tanto che ogni scusa era buona per tornarci. Così, dopo soli pochi minuti raggiunse l'aula e, ovviamente, poté constatare di essere uno dei primi arrivati. Così imparava a muoversi con troppo anticipo, una stupida abitudine che dubitava avrebbe mai perso. Lui e le sue ansie per le cose stupide che gli facevano fare cose ancora più stupide come partire con venti minuti di anticipo per un percorso che ne richiedeva cinque.
    -Buonasera, professoressa- piegò il busto in un inchino appena accennato verso la giovane donna che già li stava aspettando e, dopo pochissimi secondi si risollevò mettendo fine a quella pratica incisa nei suoi geni e andò a prendere posto su uno degli sgabelli, il primo contro cui si scontrò. Passò il tempo ad osservare la stanza e a studiare minuziosamente gli attrezzi del mestiere mentre, piano piano, la stanza cominciava ad affollarsi. Nemmeno si accorse della rossa seduta al suo fianco fino a quando questa non gli rivolse la parola.
    -Cos..?- aveva davvero il muso lungo? Magari si stava facendo troppe paranoie per quella spilletta che gli pesava sul petto come un macigno. Era una carica come un'altra, alla fine. Si, ma se l'avesse persa? Se non si fosse dimostrato capace? Meglio non pensarci per il momento
    -Bella serata davvero- sorrise per cercare di dissimulare le sue preoccupazioni del momento. Osservò la ragazza cercando di capire se si fossero già incontrati, ma non la ricordava dall'anno scorso e, insomma, una così se la sarebbe di certo ricordata! Non aveva mai avuto un debole per le persone dai capelli rossi. Quei capelli così accesi, quella pelle così bianca, tutte cose che gli facevano tornare alla mente la sua paura dei clown. Si trattenne dal guardare se avesse pure dei piedi giganti perché non avrebbe saputo come giustificarsi.
    -Sono Ryuu, comunque, e tu sei..?- magari avrebbe potuto approfittare dell'occasione per superare la sua fobia, ma vennero presto interrotti da un ragazzo della sua stessa Casa “Menomale” pensò il Giapponese tirando un sospiro di sollievo interno per poter distogliere l'attenzione dalla ragazza che lo avrebbe perseguitato negli incubi da ora in avanti. Il concasato lo salutò, in un modo così familiare per lui. E usò addirittura il saluto corretto. Questa era una novità, non capitava quasi mai
    -Konbanwa, Reid- chinò a sua volta il capo, almeno il suo nome lo conosceva, ci aveva messo un po' ma si era deciso ad imparare i nomi di tutti quelli di Corvonero, nel caso gli fosse servito. Alcuni ancora li confondeva, ma ci stava lavorando. Si stava ancora auto complimentando con se stesso e per la sua memoria quando un altro individuo entrò nel suo campo visivo e si avvicinò alla rossa spaventosa. Gli bastò giusto uno sguardo per riconoscere quella spocchia, e un ghigno divertito gli comparve in viso quando quel Malaqualcosa lo guardò male. Poverino. Gli strizzò l'occhio e gli mandò un bacio volante, con tanto di schiocco, approfittando del chiacchiericcio a sovrastarlo per non attirare troppo l'attenzione della prof. Sarebbe stato un anno interessante.
    Finalmente la lezione iniziò ufficialmente e fu felice di sapere di non essere il solo a non apprezzare i ritardi. Seguì con interesse lo scambio di informazioni che si scambiarono gli studenti e attese paziente il suo turno con la manina alzata
    -Ryuu Watanabe, III anno, Corvonero. Vorrei aggiungere a quanto detto dalla signorina Mcmillan che il sistema secondo cui è il Sole ad essere al centro del sistema e che tutti i pianeti gli girino intorno è chiamato sistema eliocentrico, una scoperta relativamente recente visto che prima si pensava che fosse la Terra al centro del Sistema Solare- era un bel passo avanti, peccato che ci fossero persone che, ancora, erano convinte che la Terra fosse piatta -Si potrebbe anche dire che il Sistema Solare si trovi, a sua volta, nella galassia chiamata Via Lattea- quanti tecnicismi. Non gli dispiacevano le lezioni specifiche. Avrebbe voluto aggiungere anche che, oltre a tutto quello già detto, quei simpatici puntini luminosi facevano anche una grande atmosfera, ma qualcosa gli diceva che non era affatto il caso.


    Ryuu Sora Watanabe, Corvonero, III anno.
    Arrivato in classe bello depresso, ha interagito con Rain che lo spaventa per il suo aspetto ( ❤️ ), ha salutato Raid e riso di Kai a cui ha mandato anche un bacio ( ❤️ ). Ha risposto alla domanda della Proffe aggiungendo un appunto su quanto detto da Amanda e si è perso in fantasie sull'atmosfera romantica perché è un fanciullo semplice.


    Edited by .Cielo. - 3/9/2022, 10:44
     
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    serpe
    18 anni
    III anno

    Astronomia

    Le lezioni notturne non erano il mio forte, per quanto comunque trovassi suggestivo rimanere seduto ad osservare un cielo stellato e limpido del quale conoscevo poco e del quale avrei voluto conoscere di più.
    Come molti altri non rimanevo immune al fascino del mistero, e per me non esisteva mistero più grande dell’Universo (quasi al pari di Reina Scott).
    Il problema era che sebbene trovassi interessante l’astronomia, possedevo un ciclo sonno-veglia parecchio reattivo, e questo significava che dopo una certa ora il mio cervello andava a distruggersi da solo, le palpebre si facevano pesanti e dovevo concentrarmi parecchio per rimanere attivo. Erano giornate difficili, segnate dai primi rientri in campo per la gestione degli allenamenti di quidditch che, proprio in virtù del fatto che fossero i primi dell’anno scolastico, erano i più duri.
    Certo non mi sarei messo a dormire a lezione, non avevo questa poca capacità di autocontrollo, ma diciamocela tutta: il rischio era reale.
    A cena mangiai leggero, come spesso capitava, perché ero solito tenere un regime alimentare piuttosto rigido, e dopo essere passato in dormitorio per sistemarmi e recuperare la borsa tracolla con dentro penne, fogli e libro, mi trascinai verso la torre di astronomia. Incrociai altri studenti lungo la via, ma non mi soffermai a chiacchierare con nessuno. Oltre ad essere una persona non proprio portata agli scambi sociali, dopo le ventidue mi si annodava la lingua, per poi sciogliersi a fatica alle dieci del giorno dopo, dopo due caffè. Arrivato sulla torre, mi fermai sul posto per dare un’occhiata all’ambiente circostante e alle persone che già si trovavano al suo interno, un po’ come un felino che studia un posto nuovo per adattarcisi. Passai velocemente lo sguardo sui presenti, prima di salutare con un buonasera. E prendere posto in uno degli sgabelli liberi. Ero uno che si faceva i fatti propri, e non ero solito chiacchierare per spezzare le attese, anzi.
    Come il resto degli studenti rimasi in attesa dell’arrivo di tutta la classe, ed appoggiai la borsa ai miei piedi, osservando incuriosito la professoressa che non conoscevo. Sollevai lo sguardo verso il cielo, constatando che non vi fosse una nuvola a macchiarlo, e che era perfetto per la lezione. Una notte perfetta per usare i telescopi che si trovavano a ridosso del muro in pietra. Riportai lo sguardo sulla professoressa quando prese parola, presentandosi, e l’idea che mi feci di lei, ad un primo approccio, fu che fosse molto severa e precisa, ed anche molto giovane. Alla domanda sul sistema solare, ascoltai le risposte dei miei compagni, alcune più approfondite di altre. Avevano già detto le cose principali, ma sul sistema solare esistevano davvero una miriade di informazioni da dare, alcune fondamentali, altre che erano e rimanevano curiosità molto interessanti. Io avevo sempre trovato affascinante la scelta dei nomi per i pianeti ed i relativi satelliti del nostro sistema solare, dunque alzai la mano per dire la mia, sciogliendo la lingua per un po’. Seán Hardice, III anno, serpeverde. E riabbassai la mano. Ho sempre trovato interessante l'unione perfetta tra mitologia ed astronomia. Non sono solo le costellazioni ad essere legate a personaggi della mitologia antica, ma anche i nostri pianeti. La scelta dei loro nomi ovviamente non è casuale: per esempio Marte, il pianeta dal colore rosso sangue, è stato chiamato così per Ares, Dio della guerra e degli aspetti più violenti di quest’ultima. Venere, il pianeta più luminoso, in onore di Afrodite, Dea della bellezza, Mercurio, il pianeta che si muove più velocemente, in onore di Hermes, il messaggero degli Dei, Giove il più grande di tutto il sistema planetario, per Zeus il padre degli Dei e Saturno, che impiega un tempo lunghissimo per fare un giro dell’orbita, per Cronos, Dio del tempo. Feci una breve pausa, per poi riprendere. Ma questo discorso non si applica si solo pianeti, ma anche ai satelliti. Per esempio è interessante sapere che i due satelliti, o lune, di Marte si chiamino Fobos e Deimos, rispettivamente Paura e Terrore, i due figli ed attendenti del Dio Ares. Oppure che il satellite maggiore di Giove si chiami Ganimede, giovane amato da Zeus. Lo trovo affascinante. Detto questo, avrei ripreso il mio silenzio, ascoltando il resto degli studenti ed andando a recuperare ed osservare il foglio che la professoressa aveva fatto svolazzare, con sopra disegnata la mappa del sistema solare.


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    Seán Hardice, III anno, Serpeverde.
    Saluta la classe appena arriva, non interagisce con nessuno.
    Argomento: mitologia riguardo i nomi di pianeti e satelliti del sistema solare
     
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    Giuggis Maffei | II anno | Grifondoro


    L'agitazione che avevo in corpo era palpabile al tatto ma non esternamente, anzi direi assolutamente non si notava perchè sono molto brava a nascondere i miei sentimenti dietro ai sorrisi. Certo alcuni mi decretavano ancora una bambina ma non potevano sapere quello che avevo passato per poter crescere più in fretta degli altri. Sembrano frasi stupide, ma non quando sei costretta a non poterti sfogare con nessuno.
    Oggi iniziava la prima lezione di Astronomia ed ero felice, nulla poteva andare storto, così presi i miei libri di testo e mi diressi verso l'Aula senza dar conto a nessuno, semmai le avessi incontrati nella mia strada. E' difficile aprirsi con persone che non conosci e poi il dolore di conoscere persone che possono ferirti è più forte di ogni situazione che si potrebbe creare.
    La lezione di Astronomia si cimentava nella torre più alta del castello e salire quelle scale era davvero bellissime, anzi erano stupende! Io amavo quelle scale fatte a chiocciola, ti facevano proprio venire voglia di andare a frequentare la lezione anche se non ce n'era bisogno perchè mi piaceva Astronomia, anche se non ci credevo fino in fondo, ma studiarla ha il suo fascino.
    Arrivai in cima e vidi la porta aperta con dentro la Professoressa che ci avrebbe fatto lezione, così presi coraggio ed entrai.

    «Buonasera Professoressa Garcia» dissi facendo uno dei miei più grandi sorrisi.

    Ci indicò di metterci in piedi lì di fronte a lei, ma intanto osservai un pò l'Aula e vidi che aveva dei piccoli tavolini in semi ombra con delle sfere "magiche" se così si può dire e sembrava davvero molto tetro ma affascinante e poi c'erano dei telescopi molto carini, ma poi tornai in me quando sentì la Professoressa parlare.
    «Come prima cosa vi anticipo che non amo i ritardatari. Il tempo è indispensabile in astronomia se si vuole osservare alcuni avvenimenti in diretta. Secondo punto, non siete qui per una gita fuori dai dormitori. In futuro potremmo avere delle lezioni che termineranno allo scoccare del coprifuoco, altre persino oltre, ma questo non vi giustifica poi dal deviare il vostro tragitto in una passeggiata notturna o altro.» ed io cercai un contatto con un suo sguardo per poter farle capire che ero d'accordo con lei su come si stava presentando ed anche io non amavo arrivare in ritardo ma poi riprese il discorso.
    Avevo davvero l'impressione che la Professoressa voleva far credere di essere dura per poter far capire che gli atteggiamenti da "bambini di un anno" non le avrebbe tollerati "ma se l'ho capito io non potevano capirlo anche gli altri?”. Oltre ad osservare la Professoressa iniziai ad osservare anche i miei compagni di classe e l'unico che mi colpì fu Kai Parker. Devo ammettere che in un aula così risaltava il suo fascino e non solo. Scossa da tale turbamento la Professoressa si diresse verso i Telescopi e continuò il discorso facendomi trasalire poichè mi stavo concentrando in altro.
    «allora, qualcuno di voi sa dirmi qualcosa sul Sistema Solare? Cos’è o da cosa è composto?» così alzai la mano e attesi che mi diede parola.
    Kai aveva espresso in maniera magnifica quello che si poteva rispondere e così appena fu il mio turno dissi:

    «Ppp-professoressa Garcia sono Giuggis Maffei, II anno Grifondoro.» dissi con voce un pò tremolante ignara se mi avessero osservato o meno, ma mi ripresi dopo poco

    «Come hanno detto i miei compagni di classe il sistema solare è un sistema planetario costituito da una varietà di corpi celesti mantenuti in orbita dalla forza gravitazionale del Sole, cui appartiene anche la Terra. È costituito dal Sole, da otto pianeti e cinque pianeti nani. Ci sono anche dei satelliti naturali e da moltissimi corpi minori.» presi una pausa e sorrisi molto nervosamente sapendo che erano cose già dette

    «Potrei aggiungere semplicemente che ebbene molti dei maggiori corpi celesti del sistema solare fossero già conosciuti sin dai tempi dell'antichità, il concetto stesso era ignorato in quanto vigeva per lo più un'idea di sistema geocentrico con la Terra al centro dell'universo. Uno dei primi a immaginare un sistema eliocentrico fu Aristarco di Samo, ma le sue idee non presero piede nella comunità dei filosofi e pensatori di allora.» e finì il discorso osservando Kai.

    Il mioo nervosismo era sopra ad ogni situazione imbarazzante che poteva esserci, ma provai a continuare la lezione senza nessun timore.

    "Pensato«Parlato» «Citazione parlato altro PG»
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    Giuggis Maffei
    II Anno
    Grifondoro.

    Giuggis è molto presa dalla bellezza di Kai ma potete darle torto? :D
    Giuggis ama studiare e prova a spiegare a modo suo quello che sa e che aveva già iniziato a leggere e studiare.
    Per ora fa fatica ad approcciarsi con le altre persone.


    Edited by Giuggis Maffei - 16/9/2022, 19:50
     
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    Marcel Anhalt-Dessau | III | Ravenclaw

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    Marcel aveva passato la giornata, come tutte le giornate da che era arrivato ad Hogwarts in Scozia, trascinandosi annoiato tra una lezione e l’altra.
    Alcune delle sue prime impressioni si erano rivelate corrette: il castello era piccolo, il cibo unticcio e schifoso, i suoi compagni non particolarmente simpatici. Anche se, ad onor del vero, non aveva avuto voglia di mettersi a conoscere i suoi compagni di stanza, limitandosi a cenni del capo quando gli capitava di incontrarli. Non avrebbe neanche ricordato i loro nomi se non fosse stato per le lezioni.
    Altre invece, fortunatamente, si erano rivelate sbagliate: i professori non erano dei completi imbecilli, solo noiosi, e in fondo era meglio stare lì che stare in riformatorio. Anche se scopava di meno, cosa alquanto negativa.
    La cosa migliore però era il fatto che, essendo adesso nella stessa classe, lui e Amelie potevano passare di nuovo del tempo insieme come quando erano bambini.
    Non le stava sempre addosso, un po’ perché i loro impegni non sempre si allineavano e un po’ perché voleva lasciarle dello spazio per farsi delle amiche della sua età in modo che potesse divertirsi e godersi la sua adolescenza in modo spensierato, senza il peso di un musone a pesarle addosso.
    Quel giorno, però, sarebbero andati a lezione insieme perciò dopo aver saltato per l’ennesima volta la cena ed essersi goduto al suo posto una sigaretta in solitudine, era andato ad aspettare la sorella fuori dalla Sala Grande.
    L’aveva rapidamente individuata nel mucchio di studenti che uscivano, chi solo chi in gruppetti, e le si era affiancato.
    Ohi, pulce.” L’aveva salutata, rivolgendole un sorriso luminoso, il tipo di sorriso che non rivolgeva a nessun’altro tra quelle mura o al di fuori di esse.
    Non era sempre stato un cinico musone, Marcel, ma lo era diventato, bloccato da un dolore e da un tradimento che non aveva mai potuto rivelare a nessuno.
    Era schiacciato, stretto tra i suoi doveri e le sue bugie, la sua anima in una morsa che aveva spremuto via da lui anche il sorriso e ogni gioia di vivere, come un fiore messo a seccare tra le pagine di un libro.
    Marcel era ormai l’ombra del ragazzo che era stato.
    Dammi la tua borsa.” Ma nel dirlo le aveva già praticamente fregato la borsa di mano, mettendosela sulle spalle assieme alla propria.
    Ma che ci metti qua dentro, i sassi? Pesa più di te tra un po’.” La rimbeccò con un sorrisetto, affiancandosi a lei per raggiungere l’aula di Astronomia.

    Una volta che ebbero raggiunto l’aula la coppia di fratelli prese posto assieme agli altri studenti, Marcel che non si sforzava neanche di salutare l’insegnante, limitandosi a indagare con lo sguardo i presenti per trovare ovviamente sempre le solite facce di tutti gli altri giorni. Che palle.
    La professoressa iniziò a chiacchierare, ma il giovane corvonero la ignorò malamente, sbadigliando discretamente nel bel mezzo delle indicazioni dell’insegnante.
    Non gliene frega un cazzo del sole e dei pianeti, davvero un cazzo.
    Alcune materie potevano quantomeno avere un minimo di utilità, ma astronomia? Utile quanto il buco del culo di una vongola.
    I suoi compagni si affrettarono però a dare una serie di risposte alle domande della donna, mentre Marcel era impegnato a calcolare quante erano le sue possibilità di venir scoperto se avesse deciso di usare quell’ora per farsi un pisolino.
    In una lucetta soffusa l’idea di un pisolino, con quel branco di lecchini diligenti a far da rumore bianco, era decisamente una tentazione non da poco.
    Socchiuse gli occhi, deciso a testare l’attenzione dell’insegnante nei suoi confronti, il volto posato sul palmo della mano destra, il gomito posato poco elegantemente posato sul piano del tavolo.
    Tutto nella posizione stravaccata trasmetteva la sua noia. Senza contare che tutte quelle belle rispostine a modino cominciavano ad annoiarlo, così banali.
    Che risposte antropocentriche.” Si ritrovò però, quasi suo malgrado, a borbottare rumorosamente, ritirandosi su appena un po’, un luccichio di divertita malizia negli occhi azzurri.
    Se proprio non poteva dormire, tanto valeva rompere un po’ le palle, no?
    Soprattutto la tirata sulla mitologia, senza offesa ovviamente, eh.” Lo sguardo che lanciò al serpeverde, Sean, era colmo di sarcasmo. L’offesa gratuita era dannatamente voluta.
    L’unico vero punto saliente del sistema solare è la sua presenza della razza umana, che è un po’ come darsi una medaglia da soli, però, non trovate?” continuò tranquillamente.
    Il sole, nonostante il valore per la vita umana, è una stella minuscola, una nana gialla, cosa che lo rende praticamente invisibile se comparato anche solo alle altre stelle della Via lattea.
    La stella Stephenson 2-18, ad esempio, se posta al posto del sole occuperebbe da sola praticamente tutto il sistema, espandendosi fino a inglobare Saturno. E parlo solo di sola fotosfera, beninteso, non per nulla possiede circa 10 miliardi di volte il volume del sole.
    ” Mantenne un’espressione annoiata nel dirlo, osservandosi persino le unghie ad un certo punto.
    Posto che il sole è minuscolo, praticamente uno sputo di fuoco, non è neanche il solo astro noto in grado di alimentare pianeti estremamente simili alla terra.
    Nella nostra sola galassia, moltissime altre stelle di dimensioni analoghe, almeno una su cinque, probabilmente possiedono almeno un pianeta nella zona abitabile. Dieci di questi li abbiamo persino individuati.
    Insomma, il sistema solare è solo uno dei molti sistemi di formazioni planetarie, rocciose o gassose, in rotazione stabile attorno ad un astro di piccole dimensioni che li mantiene a sé tramite la propria forza gravitazionale, inondali in quantità variabili con le proprie radiazioni, sistema che a sua volta è in un moto rotatorio attorno al centro della galassia che lo ospita.
    Nel caso di quello solare il sistema è piccolo e niente di speciale o originale, il resto è antropocentrismo e vecchie velleità di divino.
    ” Concluse, prima di tornare a stravaccarsi malamente al suo posto.



    Marcel Anhalt-Dessau
    III anno, corvonero

    Arriva con la sorella e si stravacca sulla sedia, dopo che gli altri compagni rispondono dà a sua volta una risposta polemica circa gli altri astri e pianeti, in particolare è polemico con Sean.
     
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    Amelie Von Nassau | II anno | Tassorosso


    Quei giorni Amelie sorrideva più del solito. Il che potrebbe essere poco credibile a dirsi, ma quella nuova vita a Hogwarts la eccitava; al contrario di Beauxbatons, sembrava molto meno restrittiva; il che sembrava quasi un controsenso, viste le dimensioni ridotte del castello. Ed era anche molto più antico; l’accademia, al contrario, assomigliava molto più a un gigantesco palazzo, dall’aria pulita a scintillante… però l’aria antiquata di Hogwarts attirava molto di più Amelie, che accomunava l’antico a un numero più considerevole di “segreti” da scoprire; andiamo, dovevano essercene! Magari dei passaggi segreti… e chissà quante storie avevano da raccontare quei fantasmi. Il Frate Grasso era senza dubbio il suo preferito: la faceva sbellicare dalle risate senza sforzo: bastavano praticamente le sue espressioni, o quando si faceva ballare la pancia come un budino shakerato.
    Non sapeva dire se il fratello fosse d’accordo o meno sull’apprezzamento di quella nuova scuola; non mostrava certamente il suo entusiasmo, ma già solo il fatto di uscire da quella gattabuia doveva essere un enorme passo in avanti per lui, una boccata d’aria fresca, di libertà; e finalmente potevano recuperare tutto il tempo perso.
    Tuttavia Amelie era preoccupata per questo suo essere così taciturno, chiuso… avrebbe voluto che si buttasse un po’ di più nel fare nuove conoscenze, nel non mantenere quel quasi costante muso lungo che ormai sembrava appartenergli profondamente.
    Solo con lei si illuminava un pochino, per fortuna.
    Cercò la sua figura durante tutta la cena, buttando lo sguardo sul tavolo di Corvonero più o meno ogni dieci minuti… ma non si era presentato neanche questa volta. Amelie non sapeva cosa facesse, ma non le piaceva questo suo essere così riservato e misterioso.
    Lo trovò poi all’uscita della Sala Grande, balzando con fatica sulle sue alte spalle, alzandosi per un attimo per poi tornare a toccare il pavimento lucido.
    – Hai saltato anche questa cena. Cos’hai da dire a tua discolpa? – guardò male la sigaretta che teneva in mano, senza però dirgli nulla; gli aveva già ripetuto un sacco di volte che il fumo faceva male ai polmoni, ma non voleva ascoltarla; dunque aveva finito per accettare a malincuore la cosa. Ora si trovava davanti un Marcel più maturo… immaginò facesse semplicemente parte del diventare “grandi”.
    – Pezzi di gente morta – disse sarcasticamente, dando un’alzata di spalle con fare talmente serio che, se solo uno non la conoscesse, avrebbe potuto pensare avesse dichiarato il vero. In effetti la cartella era più pesante del solito… ma non sapeva dire come mai. Non ci fece molto caso, lì per lì.
    Trotterellò accanto alla figura alta del fratello per tutto il percorso, tenendolo a braccetto.
    Una volta arrivati, Amelie alzò sorridente una braccio e salutò la professoressa Garcia, di cui aveva già un’ottima opinione. – Buonasera professoressa Garcia! Amelie Von Nassau, II anno Tassorosso – strattonò la manica del fratello, che però non fece cenno di animarsi – …e lui è Marcel Anhalt-Dessau, III anno, Corvonero – disse al posto suo, prendendo posto con lui senza risparmiargli una leggera corrugata di fronte come rimprovero. Ma quello non sembrava molto connesso.
    Gli prese una mano e la sfregò tra le sue, quasi un gesto compulsivo, mentre ascoltava i vari compagni dare man mano la propria risposta. Ciò che lei avrebbe voluto aggiungere fu già praticamente detto, quindi non credeva che unirsi al coro avrebbe avuto senso, a quel punto.
    E credeva che neanche Marcel lo avrebbe fatto, fino a che non esordì con un: “Che risposte antropocentriche”. Amelie alzò un sopracciglio, un sorrisetto sorpreso che le si distendeva in volto mentre il fratello si rivolgeva alla classe.
    Dovette riportare l’attenzione sulla propria mandibola, per mandarle l’ordine di chiudersi, quando quello finì di argomentare. Amelie non conosceva almeno metà delle nozioni che erano state menzionate, e si sentì incredibilmente ignorante.
    – Sei proprio un sapientone – gli sussurrò all’orecchio, ridacchiando, ma mostrando un certo orgoglio nella voce e nello sguardo che fece cadere sul resto della classe. “This is my brother, bitches”.
    Poi, improvvisamente, avvertì un movimento davanti alla sua caviglia sinistra. Quando abbassò la testa, notò che qualcosa fuoriusciva dall’interno della sua cartella. Strinse un attimo gli occhi, prima di rendersi conto che… fosse la zampa della sua gatta, Coco, che si agitava per acchiappare una delle lucine volanti.
    Impanicata, non sapendo se fossero previste punizioni per chi portasse animali a lezione, cerco di richiudere la cartella al meglio, senza ovviamente dimenticare di lasciare uno spiraglio per far respirare l’animale. Doveva essersi infilata dentro la cartella quando Amelie non prestava attenzione. Per un attimo si rasserenò… prima che la cartella iniziasse ad agitarsi e a muoversi da sola. Fortunatamente, al buio, il movimento non era molto visibile.
    Deglutì, non sapendo bene cosa fare.


    Amelie Von Nassau, II anno, Tassorosso
    Arriva in classe con Marcel e si siede accanto a lui.
    Non dà nessuna risposta alla professoressa, perché non saprebbe più cosa aggiungere.
    La zampa del suo gatto fa capolino dalla sua cartella per acchiappare una delle lucine volanti; Amelie richiude la cartella, ma quella a un certo punto inizia ad agitarsi e a muoversi da sola (un movimento comunque non troppo percepibile, al buio). E ora è mezza impanicata. Fine.
     
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    La scuola era ormai iniziata da nove giorni. Arya aveva trascorso gran parte dell'estate in compagnia di Heidi, in Germania. Era tornata in Francia appena arrivate le vacanze estive. Esasperata, però, dalle continue pressioni di sua madre nel convincerla a non tornare più ad Hogwarts, o dalle insistenti domande su Christian e la sua famiglia, decise di raggiungere l'amica nel suo paese natale, così da poter permettersi di vedere un posto nuovo.
    Dalle vacanze però Arya c'era tornata da sola al castello. Heidi aveva deciso di prendersi ancora qualche altro giorno, mentre Arya di iniziare il suo anno scolastico come tutti gli altri. Si sentiva stranamente sola senza Heidi e Sun, dato che la piccola puffola era rimasta con l'amica.
    Ad Arya parve di non aver neanche più visto in giro Christian, il che non sapeva se la spaventasse o la sollevasse.
    Quella sera la Grifondoro aveva lezione di Astronomia. Non era molto esperta in quella materia e si poteva anche dire che non ne aveva una vera e propria passione per essa, ma guardare il cielo di notte la rilassava, inoltre non era del tutto indifferente al fascino della materia. L'universo stesso l'aveva sempre incuriosita.
    Finito di cenare, si recò in dormitorio per darsi una sistemata. Ripose i libri di astronomia nella sua borsa e si incamminò verso la torre.
    Ad aspettarla in aula c'erano già la professoressa Garcia e buona parte dei suoi compagni. Buonasera. Disse sorridendo alla donna mentre cercava un posto per potersi sedere con lo sguardo. L'aula era già piena, di solito Arya o sedeva vicino ad Heidi o da sola. Ma stavolta Heidi non c'era e i banchi erano tutti occupati. Non le restava che sedersi accanto a qualcuno a caso. Si sedette al primo banco che le capitò a tiro, dove vi era seduta una Grifondoro del suo anno che oltre a lezione l'aveva intravista spesso in sala comune. Ciao, ti dispiace se mi siedo? Disse indicandole il posto libero accanto ad essa. Posizionò l'occorrente che le serviva per quella lezione sul banco, in modo da tenersi occupata per evitare l'imbarazzo di un mancato tentativo di conversazione con la sua vicina di banco da parte sua.
    L'atmosfera ricreata dalla giovane professoressa era a dir poco stupenda, anche se Arya non era una ragazza particolarmente romantica, apprezzava comunque certe idee. Ascoltò tutto il suo discorso riguardo la puntualità e regole varie per poi concentrarsi sulla domanda posta.
    Stavolta Arya avrebbe potuto esprimersi chiaramente rispetto alle precedenti lezioni. Il sistema solare è un argomento trattato anche dai babbani. Era ovvio tra l'altro, dato che vivevano tutti sullo stesso pianeta. Ciò che però Arya avrebbe potuto dire l'avevano già esposto i suoi compagni. Lei sapeva dei pianeti che lo costituivano, delle varie lune dei pianeti, anche il riferimento alla mitologia. Perfino la sua compagna di banco rispose alla domanda. Arya notò che guardava insistentemente uno dei loro compagni, un Serpeverde.
    Spostò lo sguardo cercando di concentrarsi sulla lezione guardando la mappa distribuita dalla professoressa e ascoltando le risposte dei suoi compagni. Non erano affari suoi dopotutto.



    Arya Blanchard, secondo anno, Grifondoro.
    Interagito con Giuggis.
    Citato Kai.
    Entrata in aula si è seduta accanto a Giuggis (scusala, non è molto socievole >..<) ascoltato solamente le risposte dei compagni.
     
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    Susan Garcia | Professoressa di Astronomia

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    Non dovetti aspettare molto, anzi, non dovetti aspettare proprio poiché i primi studenti, a volte riuniti a piccoli gruppi, cominciarono a varcare l'ingresso dell'aula. Con un cenno del capo salutavo ognuno di loro e, dopo aver dato una controllata all'orologio da polso, a cinque minuti dall'orario di inizio della lezione chiusi la porta: la lezione poteva ufficialmente cominciare. Presi un respiro, rizzando le spalle e con voce cristallina decantai le prime domande alla platea che si era riunita. Le mani cominciarono a scattare presto verso l’alto inducendo il mio viso a piegarsi in un placido sorriso d’approvazione. Avrei dato parola a tutti, quindi, non c’era nessuna fretta, nessuna battaglia da vincere. L’unica cosa a vincere nella mia aula era l’apprendimento.
    «Esatto, signorina Scamander, ma con riserva», annuii alla ragazza schiacciandole un occhiolino. La sua risposta non era completa, certo, ma era esatta. «Signor Singh, grazie per la sua risposta leggermente fuori tema, ma la invito a darsi una calmata. Non è al parco giochi, siamo a una lezione. Si allontani dai telescopi non le ho dato il permesso di avvicinarsi o di muoversi in libertà.» Il sorriso che fino a qualche momento aveva abitato il mio viso svanì mentre il piglio serio, intransigente fulminava sul posto il Tassorosso. Non amavo la maleducazione ed ero un insegnante, non la loro compagna di avventure. «Quale parte nell’introduzione alla lezione non è stata chiara?» Conclusi spostando lo sguardo anche verso gli altri studenti, fissandoli uno ad uno. Ero buona, sì, ma allo stesso modo sapevo diventare severa e rigida al bisogno. «Benissimo Signor Rider e anche a lei Signor Parker. Molto bene Signorina Mcmillan!» Presi nuovamente del buonumore dopo gli ottimi interventi dei ragazzi a cui manifestai tutto il mio assenso. Mi stavano dando soddisfazione soprattutto dimostrandomi quanto ci stessero provando con le loro risposte. Per me era importante. Ulteriori cenni d’assenso e d’approvazione li elargii ai signori Watanabe e Hardice per poi annuire con vigore alle parole della Maffei. «Molto bene!» Mi piaceva invogliare e stimolare in positivo i miei studenti. «Oh... sì, certamente Signor Dessau!» Mi fermai solo un istante aggrottando le sopracciglia scure, «è corretto così?» Chiesi brevemente prima di riprendere la risposta alla sua osservazione che avevo ascoltato per la sua particolarità. «Per semplificare e spiegare a tutti il concetto potrei usare lei come stesso esempio. Se noi fossimo le tante suddivisioni che ci sono nell’universo, lei, rappresentando il sistema solare, sarebbe un minuscolo elemento che in mezzo a noi potrebbe anche scomparire da solo, ma se non ci fosse, a tutti noi mancherebbe quel qualcosa che servirebbe a mantenere un equilibrio stabile. Questo equilibrio ora si è creato con il passare di molteplici anni e che se rotto, potrebbe creare danni catastrofici a tutti... Ora se lei si vede nel mezzo del mondo può constatare questa similitudine con esattezza.» Lo fissai con intenzione per qualche attimo. «Lei e i compagni che seguono il suo esempio, si siedano composti grazie. O deduco che siate stanchi e quindi dovrete poi ripassare questa lezione, ad esempio, domani pomeriggio perché quest’orario non vi è abbastanza consono?» Altro avvertimento questa volta inserendo una minaccia ben più consistente: obbligarli ad un’interrogazione nel pomeriggio seguente. Fissai nuovamente ognuno di loro cercando di imprimere la serietà delle mie azioni. Non stavo scherzando e se avessero continuato in questa direzione sarei passata ai fatti. Mi voltai e continuai a spiegare ma con la coda dell’occhio ebbi come la sensazione di avvertire qualcosa di strano serpeggiare tra i ragazzi, ma non ne fui abbastanza convinta e sicura perciò continuai passando oltre la Von Nassau e la Blanchard.
    «Benissimo ragazzi! Sono contenta che sapevate la risposta o ci abbiate provato. È importate provarci, ascoltare ed osservare, sono regole fondamentali soprattutto e non solo per studiare astronomia. Le vostre risposte erano esatte chi più, chi leggermente fuori tema ma va benissimo. Sintetizzando il tutto: il sistema solare è un sistema planetario costituito da una varietà di corpi celesti, essi vengono mantenuti in orbita grazie alla forza gravitazionale che deriva dal Sole. Essi sono...» passeggiando tra i tavolini presi ad elencare lentamente permettendo loro di prendere appunti manualmente o, attraverso delle penne prendi appunti incantate. «Il Sole è la stella attorno cui ruotano i corpi celesti del nostro sistema, dunque è un vero e proprio centro gravitazionale oltre che un'enorme fonte di energia termica. I pianeti e gli altri corpi orbitano attorno ad esso grazie alla sua massa, che costituisce la quasi totalità della materia presente in tutto il sistema solare. Quindi, per quanto possa sembrare piccolo visto lassù in cielo questa è solo un’illusione data dalla distanza poiché rispetto a noi è decisamente grande.» Passai successivamente ad illustrare i pianeti componenti il sistema solare e, visto che gli stessi ragazzi avevano tirato fuori l’argomento decisi per un affondo su Plutone. «Come avete riferito anche voi, nel 2006, la Comunità Scientifica Babbana, CSB, ha escluso Plutone classificandolo come pianeta nano e non più come pianeta a tutti gli effetti, quindi, dando quando ci riferiamo alla dicitura babbana il sistema solare sarà formato da otto pianeti. Questo perché la nostra comunità magica non si è espressa su questo fronte, pertanto, per noi maghi e streghe, considereremo canonici i nove includendo Plutone stesso.» Mi fermai per dare loro il tempo di assimilare e scrivere poi, ripresi nuovamente a camminare illustrando quello che sarebbe stato il compito per quella sera. «Come noterete mi sto soffermando su i pianeti proprio perché oggi andremo a scoprire e studiare uno di essi. Precisamente il pianeta Marte.» Con l’indice puntai verso il cielo indicando un punticino appena visibile, lievemente rossastro se guardato con i dovuti strumenti. «Adesso vi dividerò in gruppi e ci avvicineremo ai telescopi per poter osservare la volta celeste e Marte. Non giocate con gli strumenti e badate, non lo ripeterò una seconda volta, sono stata chiara?» Sentenziai severa prima di cominciare a dividere la classe nei famosi gruppi. «Bene! Mentre a turno osserverete Marte vi do delle indicazioni su questo spettacolare pianeta.» Un colpo di bacchetta e i telescopi si mossero sollevandosi e puntando nella posizione precisa. «Prendete come posizione la luna, successivamente spostatevi leggerissimamente a sinistra. Lì noterete un punticino di una luminosità particolare, colorata. Sapete dirmi di quale colore?» Mi riferivo ad Aldebaran, la stella dal colorito aranciato. «In questo momento abbiamo l’allineamento della stella con il pianeta Marte, osservando meglio noterete i contorni che definiscono il pianeta Marte. Continuate ad osservare alternandovi adesso, grazie.» Cominciai a passeggiare dietro di loro controllandoli affinché eseguissero il compito e soprattutto non giocassero con quella preziosa attrezzatura, nel mentre, cominciai a snocciolare le informazioni riguardanti “il pianeta rosso” non mancando di elargire un cenno d’apprezzamento verso uno studente Serpeverde, Hardice, per le nozioni corrette che aveva elencato poco prima. Lasciai i ragazzi osservare a turno e con la bacchetta comandai il gesso affinché disegnasse il simbolo del pianeta sulla lavagna posta a lato. «Bene! Come alcuni di voi dovrebbero sapere questi elementi nello spazio hanno il “potere” d’influenzare con la loro energia, l’energia di altri corpi, quindi, anche della terra e non solo! Anche di noi streghe e maghi. In alcuni periodi ben precisi hanno la capacità d’influire su alcuni poteri o su alcuni incanti per fare un esempio tra questi ci sono sicuramente gli incanti riguardanti la sfera dei sentimenti e delle intenzioni. Inoltre possono influire sull’esito delle pozioni. Riuscite a farmi un esempio di pozioni influenzate dagli astri?» Mi spostai quindi verso il primo gruppo di ragazzi e mettendomi lato a loro con un colpo di bacchetta feci apparire l’ologramma di Marte in miniatura affinché ogni gruppo potesse apprezzarne i dettagli.
    «Come vi dicevo l’avvicinamento di Marte alla terra per noi maghi e streghe ha delle conseguenze che a volte non cogliamo subito. Vorrei porvi due quesiti prima di passare a un piccolo esercizio pratico che vi darà una dimostrazione di quello che stiamo studiando adesso. Secondo voi, quali aspetti che sia azioni, sentimenti o altro potrebbe aumentare, diminuire o modificare in noi? Qualcuno di voi ha mai notato dei cambiamenti in sé stesso o in altri riguardo alcune circostanze della volta celeste?» Mi fermai attendendo le loro e nel mentre andai verso un tavolino dove al di sopra erano poste delle piccole fialette, alcune con un tappo marroncino, alcune con un tappo nero.


    Prossima data di scadenza 15/9. Riceverete il mio post il 16.
    Vi ricordo, come sempre, di scrivere nello Spoiler: Nome, Cognome, la casa di appartenenza e l’anno frequentato. In più, una breve descrizione delle vostre azioni nominando i pg con cui avete interagito o solamente citato.
    Da questo giro in poi aggiungete anche il gruppo a cui apparterrete, esempio: "Gruppo A".


    Gruppi dei ragazzi:

    Gruppo A: Diamond Rain Scamander e Amelie Von Nassau
    Gruppo B: Alexander Reid e Wilder Singh
    Gruppo C: Ryuu Watanabe e Amanda Mcmillan
    Gruppo D: Marcel Anhalt-Dessau e Malachai Parker
    Gruppo E: Seán Hardice, Giuggis Maffei e Arya Blanchard
     
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    Giuggis Maffei | II anno | Grifondoro


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    La bellezza di Kai era da togliere il fiato. Per quanto provassi a distogliere lo sguardo da lui feci davvero fatica fino a quando risposi alla Professoressa e ci fece poi sedere nei nostri banchi. Ero davvero molto imbarazzata e decisi di non fissarlo e soprattutto di non guardarlo almeno fino alla fine della lezione.
    «Ciao, ti dispiace se mi siedo? » Non mi accorsi che una ragazza mi chiese di sedermi accanto.
    «Certo siediti pure» dissi allungando uno dei miei soliti sorrisi. "Speriamo che non si accorga di quanto sia rossa in faccia...ma proprio in classe con me doveva capitare?” pensai. "forse è meglio se mi metto a fare amicizia, sennò finisce come nell'altra scuola..”.
    «Piacere io sono Giuggis e tu? Mi sembra di averti già visto giusto?» dissi sottovoce con l'intento di conoscere almeno una persona, anche se da quando sono entrata ho girato a testa bassa. Forse sono proprio io che non ho voglia di conoscere nessuno, o forse la mia fiducia è sotto le scarpe. Mi girai verso la Professoressa e decisi di concentrarmi sulla lezione, che forse sarebbe stato meglio.
    Dopo aver ascoltato tutte le risposte ed aver spiegato effettivamente che cos'è un Sistema Solare, iniziai a prendere il mio quaderno e a segnarmi tutto quello che la Professoressa ci stava spiegando. Nel mentre con un leggero colpo di bacchetta ci fece volteggiare sui nostri banchi un foglio di pergamena di cui sopra vi era disegnata la mappa del sistema solare, ma senza nomi o indicazioni varie, semplicemente le immagini. Così guardai Arya e le chiesi, sempre sottovoce:

    «Beh sicuramente dovremmo scriverci dei nomi a fianco a questi pianeti? Tu che dici? Per me che sono una Nata Babbana è molto semplice! Mio padre quando ero piccola mi ha insegnato tutto sui pianeti e costellazioni» feci con un sorriso. Non mi dilungai troppo e ripresi a riscrivere gli appunti appena la Professoressa continuò a spiegare.
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    "Questa sì che mi piace come Professoressa! Da i tempi giusti a tutti! Credo che mi appassionerò ancora di più ad Astronomia..”. «Come noterete mi sto soffermando su i pianeti proprio perché oggi andremo a scoprire e studiare uno di essi. Precisamente il pianeta Marte.»."Marte! Il mio pianeta preferito!! ” pensai molto estasiata mentre girandomi verso Arya le dissi:

    «Tu hai un Pianeta preferito? Semmai fossi appassionata di Pianeti» allungando sempre con uno dei suoi sorrisi. Ci divise in gruppi e non ne ero molto entusiasta, anzi ero molto agitata che potessi finire con Kai, ma fortunatamente rimasi nel gruppo con Arya e un certo Seán del terzo anno Serpeverde. Insomma mi andava bene, ma prima di dirlo definitivamente era bene capire con che persone mi trovavo davanti. Così ci dirigemmo verso i telescopi e la Professoressa con un colpo di bacchetta le mise in linea con quello che avremmo dovuto osservare, così disse. Presi un poco di coraggio e dissi ad Arya e a Seán che potevano guardare prima loro senza nessun problema e così le feci passare avanti. Appena toccava a me, mi porsi di fronte al telescopio e lo presi con delicatezza per poi osservarci dentro e da lì iniziai a capire quanto meraviglioso erano i Pianeti e tutti gli astri intorno. "Anche la Luna non scherza eh...è tutto meraviglioso
    «Prendete come posizione la luna, successivamente spostatevi leggerissimamente a sinistra. Lì noterete un punticino di una luminosità particolare, colorata. Sapete dirmi di quale colore?» Alzai la mano e risposi.

    «Dovrebbe essere di colore rosso se non erro. E' la stella riferita alla costellazione del Toro..» allungando con il mio solito sorriso. "Beh i segni zodiacali sono il mio forte”. Così la Professoressa continuò. Diedi il tempo anche ai miei due compagni di osservare nel caso avesserò voluto controllare altro o quello che effettivamente la Professoressa stava spiegando. Avrei voluto avvicinarmi a loro due e fare un pò di conversazione ma non sapevo cosa dire in effetti. «[...] Riuscite a farmi un esempio di pozioni influenzate dagli astri?» Questa volta non seppi cosa rispondere, anche perchè Pozioni non era una materia che decisi di imparare o leggermi durante le vacanze, anzi proprio non mi piaceva. Che senso c'è nel creare una Pozione? Ascoltai i miei compagni nel rispondere alla Professoressa e poi continuai a prendere appunti sulla spiegazione.La mia faccia era esterrefatta quando l'insegnante fece comparire l'ologramma di Marte. Provai ad avvicinarmi meglio per guardare ogni dettaglio.
    CITAZIONE
    «[...] Vorrei porvi due quesiti prima di passare a un piccolo esercizio pratico che vi darà una dimostrazione di quello che stiamo studiando adesso. Secondo voi, quali aspetti che sia azioni, sentimenti o altro potrebbe aumentare, diminuire o modificare in noi? Qualcuno di voi ha mai notato dei cambiamenti in sé stesso o in altri riguardo alcune circostanze della volta celeste?»

    Con questa domanda potevo fare un figurone, perchè il mio umore gira in base alle costellazioni e nessuno più di me poteva saperlo, ma aveva paura di fare una figuraccia, proprio perchè facevo fatica ad esprimermi ma ci provai lo stesso.
    Alzai la mano e mi accorsi che prima non avevo mai nominato come mi chiamo e di che anno sono così lo feci ora.

    «Giuggis Maffei, II anno Grifondoro, Gruppo E» imbarazzata «A livello di segni zodiacali, Marte, porta nuova energia influenzando tutti i segni. Ad esempio i maschi si descrivono emotivamente stabili, più dominanti, più legati alle regole e meno fiduciosi, invece le femmine si descrivono emotivamente calde, meno sicure di sè e più sensibili. Io credo di variare molto insieme alle costellazioni. Mi sento molto "lunatica" se così si può dire. Rispetto alla magia non saprei cosa rispondere essendo che non ho ancora vissuto tale cambiamento.» pensai di aver dato una risposta sensata ma non sapevo se fosse stato effettivamente così.

    "Pensato«Parlato» «Citazione parlato altro PG»
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    Giuggis Maffei, II anno Grifondoro, Gruppo E.
    Giuggis prende molti appunti.
    Prova a chiaccherare con Arya e quando è in gruppo vorrebbe provare a parlare anche con Sèan ma non sa cosa dire.
    Ha sembre la bava alla bocca per Kai..sperando che non la noti.
     
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    Wilder Ezra Will Singh | III anno | Tassorosso

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    Will osservava gli studenti entrare a uno a uno e prendersi posto: erano praticamente tutte facce nuove, a parte Rain, che gli stava di fronte, alla quale non aveva rivolto parola.
    Quando un ragazzo dai capelli scuri fece la sua entrata, rivolgendosi proprio alla rossa, Will corrugò violentemente la fronte quando lo sentì prendersi un’assai evidente libertà di parola con ella, dichiarando che fosse un piacere assistere alle lezioni insieme a lei. Cosa?
    Will si sentì rimbambito. Forse c’era stato qualcosa fra di loro. Forse era un ex. O una fiamma presente, a giudicare dal modo in cui quello parlava. Non avrebbe saputo giudicare, invece, le espressioni della rossa… non con quel semi-buio, sicuramente.
    Il biondo fu ancora più sorpreso quando quello decise di sedersi di fianco a lui.
    – Certo che no: fai pure – si limitò ad un’alzata di spalle; non era il tipo da mostrare il proprio disappunto, tanto meno di farlo pesare a un perfetto sconosciuto. Tuttavia dovette chiederglielo, bisbigliando: – Tu e Rain… vi conoscete? – prima che la professoressa iniziasse a prendere parola.

    Will non si aspettava di venire ripreso così dalla professoressa per aver semplicemente usato il telescopio… dopotutto erano lì per quello, no?
    Calò la testa mestamente, una volta tornato al suo posto. – Mi perdoni, professoressa. –
    Fare la parte dello studente iperattivo e maleducato non era affatto la sua intenzione, impressione che credette di aver dato; lui non era, comunque, abituato a frequentare una scuola… non lo aveva mai fatto prima d’ora. Quindi per lui era tutto nuovo, così come le meccaniche insegnante-studente, che portavano questi ultimi a dover stare molto attenti a quello che dicevano e ai comportamenti che tenevano, onde evitare di fare una brutta impressione o sfociare nella mancanza di rispetto, che poteva portare a una semplice strigliata, come in quel caso, a una perdita di punti per la casa e, addirittura, punizioni.
    Quelle tante regole mettevano Will un attimo in difficoltà, perché lui trattava tutti come suoi pari, era abituato a pensare che andasse fatto così; ma lì doveva mettersi in testa che i professori stessero di molti gradini sopra la sua persona, e che non doveva prendersi libertà che non gli erano state concesse. Un bello sbalzo di prospettive, senza dubbio.
    “Anche tu sei un appassionato di questa materia?”, gli domandò Kai.
    – Sì, beh… sono più interessato alla sfera “utile”, o astrologica – ridacchiò del controsenso che quella frase poteva assumere a un orecchio comune; l’astrologia, per molti, era tutto fuorché “utile”. Eppure lui, nell’astrologia, ci credeva fin troppo.
    Non pensava che avrebbero toccato quel tasto a lezione, ma fu piacevolmente sorpreso dal sentir domandare alla professoressa Garcia informazioni in merito all’influenza del pianeta Marte, oggetto di studio di quella sera, non solo sulla Terra, ma su maghi e streghe.
    Lanciò un’occhiata di sbieco al compagno Corvonero, quel saputello che qualche minuto prima si era fatto largo la bocca su nozioni su nozioni scientifiche, sottolineando quanto l’argomentazione di Will potesse essere fuori tema. Inutile dire che non aveva apprezzato la sua intromissione; avrebbe potuto limitarsi a dire a sua. Tuttavia Will non era un tipo che serbava rancore, soprattutto per così poco… quindi gli diede anche la precedenza per guardare attraverso il telescopio che ora condividevano.
    Mentre quello era intento ad osservare il cielo, Will intanto si rivolse alla professoressa.
    – Questo ci porta all’astrologia. L’astrologia è stata la prima forma di psicologia messa in pratica dall’uomo, e ci dice che la posizione di Marte regola il modo in cui gestiamo la rabbia, il nostro spirito reattivo agli eventi, il livello energetico e come gestiamo la nostra sessualità. – si schiarì un attimo la voce per poi continuare, – Marte mi ricorda un po’ la casa dei Grifondoro, il quale richiamo del colore non mi pare poi così casuale: Marte parla al coraggio e all’onore, ci stimola ad essere competitivi e ambiziosi; possiede un’energia maschile, focosa e potente, talmente tanto che potrebbe sfociare nella distruttività. – poi fece una breve pausa, pensando a quali incanti e pozioni potessero essere influenzati da tale segno; rifletté quindi sull’uso che sua madre faceva di alcune erbe.
    – Ci sono alcune erbe influenzate da Marte, come l’aglio, la galanga e altri ingredienti che vengono spesso usati per pozioni o amuleti protettivi e afrodisiaci, come i filtri d’amore – si interruppe; le pozioni, al contrario della madre, non erano il suo forte, quindi faticava ad essere più specifico. — Quindi immagino che anche alcuni incanti di tipo protettivo possano ricevere tale influenza – concluse, prima di prendere il proprio turno al telescopio.



    Interagito con Kai, citati Rain e Alex
    Risposto al quesito della prof
     
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