Ordinary PeopleNei pressi della Torre di Grifondoro. Jayden.

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    La lezione era stata un qualche cosa di traumatico per lei. In meno di un’ora aveva vissuto esperienze che mai, in vita sua, avrebbe pensato di provare. Non ci aveva messo molto a riprendersi dal suo stato, una volta ingerita la pozione ma, da un certo lato, sentiva ancora una sensazione di disagio e ansia che attanagliava il suo delicato stomaco, provocandole una leggera nausea che, però, riusciva ancora ad ignorare abilmente. Niente infermeria, al momento. Nonostante le difficoltà incontrate, Halley, sentiva che la direzione che avrebbe preso la sua vita, sarebbe stata in linea con gli avvenimenti di quel giorno.
    Si alzò dal letto e andò a posizionarsi davanti allo specchio, osservando la sua persona riflessa. Provata. Sì, così si poteva definire ma le sue occhiaie avevano visto periodi peggiori Niente di irreparabile, quindi. Si diede una sistemata veloce e lasciò la sua stanza. Il pisolino ristoratore le aveva restituito, in parte, le forze per terminare quel lungo giorno. Mancava la cena. Una bella riempita di stomaco avrebbe risolto tutto. Si lanciò verso la Sala Comune, gremita, come sempre, di compagni che ancora si scambiavano opinioni sulla bizzarra scelta da parte dei professori nel metterli in difficoltà. Come se la vita fosse così semplice. Che si credevano? Prima o poi si sarebbero potuti scontrare con qualche cosa di ben più grave e difficile quindi, secondo il suo modesto parere, risultava inutile lamentarsi per una semplice esercitazione dove nessuno aveva mai, veramente, rischiato di morire. Pffff. Fece spallucce e uscì dalla stanza , senza guardarsi indietro. Finalmente il silenzio, rotto, di tanto in tanto, da fragorose risate provenienti dai corridoi, segnalando così la presenza di qualcuno di indesiderato. Cambiò strada ma giunse, comunque, a destinazione. Sedette al tavolo dei Grifondoro, consumando il suo pasto senza proferire parola alcuna, con nessuno. Aveva bisogno di riposo per prepararsi al giorno seguente. Osservò i volti stanchi ed, dopo aver sorseggiato il suo ultimo succo di zucca della serata, si alzò dalla sua postazione per dirigersi, con ampio anticipo, nuovamente verso il dormitorio, dove sarebbe caduta in una dormita profonda, senza troppi complimenti. Camminava facendo attenzione a non incrociare la strada di chiunque avrebbe potuto distoglierla dai suoi intenti. Era così, un po’ solitaria e un po’ sfuggente ma pur sempre sé stessa, nel bene e nel male. Tanti erano i difetti appartenenti al suo essere ma aveva imparato ad accettarli e a lavorarci sopra per migliorarsi.
    Si trovava ancora in fissa sul suo obiettivo quando, improvvisamente, a pochi passi da lei, percepì una presenza familiare. Si voltò e lì si imbatté nel compagno di casta. Jayden. Non aveva mai avuto modo di scambiarci due parole ma si sentiva in dovere di ringraziarlo per ciò che aveva fatto quella mattina per allontanare Oliver da lei e da Lys. Il Serpeverde, più stronzo del solito, a causa dei sintomi dati dalla sua pianta, aveva cercato di derubarli senza pietà e il Grifondoro si era messo in mezzo per difenderli. Un vero gesto cavalleresco e altruistico che aveva apprezzato. Si avvicinò e si piazzò davanti a lui, sperando di non infastidirlo. “Jayden. Hai un minuto?” Assunse l’aria da bambina indifesa, con gli occhioni verdi sgranati. Non era il tipo capace di mandarla a cagare senza passare dal via ma non aveva idea di come potesse stare la sua psiche anche a distanze di ore. Mantenere un profilo basso. “Come stai? Ti sei ripreso?” Essendo in due gruppi differenti, Halley, non sapeva esattamente come fossero andate le cose e la cortesia le era stata insegnata. “Volevo ringraziarti, anche da parte di Lys, per quello che hai fatto per noi.” Mettersi contro ad Oliver non era da tutti. Temevano il piantagrane e, forse, non avevano neanche tutti i torti. “Se non fossi intervento, probabilmente, sarebbe riuscito a rubarci gli ingredienti!” Poco ma sicuro. La mora non sarebbe stata in grado di fronteggiarlo. “Un soggetto davvero strano!” E pure figlio della professoressa ma, di certo, autodidatta per quanto riguardava l’educazione. Credere che la madre non fosse stata in grado di metterlo in riga, le riusciva davvero difficile ma era lì da vedere. Quegli atteggiamenti aggressivi non potevano essere accettati in quel contesto e qualcuno doveva farglielo capire. In un modo o nell’altro.
     
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    Jayden Falkhart – 15 – Grifondoro – III Anno



    Era stata una giornata, una di quelle a cui non sapevi nemmeno che aggettivo assegnare perché qualunque scelta sarebbe stata insufficiente a descriverne l’andazzo. Jayden era uscito dalle lezioni pomeridiane con un sacco di piani su cose da fare, tra lo studio, il recupero delle nozioni perse durante le lezioni, la ricerca da iniziare per astronomia, ma per le sette aveva combinato poco o niente. Lui e il suo gruppo di studio in biblioteca erano sì e no riusciti a passarsi gli appunti a vicenda, ma avevano finito per cazzeggiare per tutto il tempo. Dopo quello che era successo alle serre nessuno sembrava avere la voglia o la forza di fare alcunché. Uno dei suoi compagni si era praticamente addormentato sul tavolo, mentre a lui continuava a girare la testa, come se tutto fosse immerso in una fitta coltre nebbiosa che calava su un silenzioso paesaggio innevato. Stava molto meglio di quando aveva preso l’antidoto, ma ancora ne sentiva lo squallido sapore in bocca, e respirava la nausea per tutto ciò che aveva vomitato. Il consiglio della professoressa, che aveva recuperato tramite i compagni, di fare una cena leggera sembrava la cosa più sensata tra tutte le nozioni apprese. Maledette piante. C’era un buonissimo motivo per cui non solo non erano studiate a scuola, ma nemmeno erano presenti sui loro libri di erbologia. Che diavolo di idea era sottoporli ai loro letali veleni?!

    Prima ancora che fossero le sette il gruppo si era precipitato in Sala Grande per l’ultimo pasto della giornata, ognuno intenzionato ad archiviare quella giornata nella maniera più veloce possibile. Il Grifondoro aveva mandato giù le cose più leggere che aveva trovato sul tavolo, un pezzo di questo, un pezzo di quello, il tutto condito con ampie boccate di liquidi, come se il succo di zucca potesse lavare via quel saporaccio che ancora albergava sul palato. In compenso sembrava che la lezione odierna era un ottimo argomento di conversazione fra i tavoli imbanditi con insulti più o meno coloriti e ringraziamenti ai professori. Era di certo una lezione che, nel bene e nel male, sarebbe stata ricordata ad Hogwarts. Qualcuno ne parlava bene, altri male, gli era parso di udire dal tavolo delle serpi qualcuno che voleva far fare causa alla scuola. Era vero che qualcuno era finito in infermeria, ma nulla di veramente grave era successo. Il gruppo quindi si riunì, solo per dividersi subito dopo, ognuno diretto alla rispettiva sala comune segreta. Erano rimasti in due a salire le scalinate per le torri, Jayden e una compagna corvonero che sembrava mandata da dio, o qualunque angelo ci fosse a vegliare su di loro. Letteralmente manna dal cielo per gli appunti e gli aiuti vari nei compiti. – Bho, adesso vedo se riesco a leggicchiare qualcosa, altrimenti si rimanda a domani per forza. – Era il compito per astronomia il tema che li stava accompagnando su per le scale. Lei almeno era riuscita già a buttare giù qualche riga. – Mi preoccupa di più il test di cura a dire il vero. Quegli schiopodi sparacoda non…- Si interruppe quando un’altra grifondoro gli si parò davanti bloccando la strada al duo. Era Halley, una compagna di classe e di casata con la quale però non aveva mai parlato poi troppo, a parte forse qualche compito in coppia o simili. – S-sì, certo. – Rispose. Cosa poteva volere lei da lui? Cosa aveva fatto di male? “Vi lascio soli” li salutò invece la corvonero con un occhiata ammiccante, nemmeno volesse suggerire qualcosa all’altra ragazza, prima di dileguarsi verso le scale che portavano alla torre di corvonero. Jayden aprì le braccia e storse il viso, come lamentandosi silenziosamente di quel messaggio velato, spostò poi la sua attenzione completamente sulla compagna di classe. – Sto bene… credo… diciamo che mi sento ancora un po’ acciaccato o confuso. Tu invece? - Le chiese prima di scoprire il motivo per cui Halley fosse lì e, per fortuna, non era quello sospettato dalla corvonero. Halley e Lys erano le due studentesse che quella serpe di Oliver aveva tentato di derubare. – Ah per quello? Era solo mio dovere. Non mi piacciono i bulletti. Lui dovrebbe mettere la testa a posto e, se non lo fa da solo, la prossima volta il cazzotto gli arriva sul serio. – Già, il pugno di “avvertimento” che aveva scagliato contro il serpeverde, quello che non era inteso affatto come un avvertimento, ma come una lezione vera e propria. Gli era andata bene che quel cartone avesse semplicemente colpito l’aria; la serpe doveva ringraziare la sua buona stella, o le piante. Oliver era semplicemente fuori di testa, sembrava assurdo come fosse così indisciplinato pur avendo un prof come genitore. – Se ti dà fastidio vieni a dirmelo che ci parlo io, ok? – Cercò di assicurarsi che la ragazza stesse bene emotivamente, cercando con voce calma di mettere a suo agio quei suoi occhi da cerbiatto. – Credo di aver esagerato oggi in verità, ma tra il mal di testa, le grida e il fuoco, non ci ho visto più. – Concluse con una piccola risata. – E se rispondeva probabilmente ci avrebbero dovuto separare a forza… E’ andata bene che i prof non abbiano visto quel che succedeva davvero, altrimenti meritavo di perdere punti…. Anche se… beh… mi fa strano non siano intervenuti con l’incendio, è stato arduo da domare. –

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    Aveva ammiccato? Che insinuazione era mai quella? Sorrise alla ragazza che si allontanò velocemente, lasciandoli soli ed, Halley, la seguì con il suo sguardo smeraldino, chiedendosi il perché di quelle allusioni velate. Sembrava sorpreso dal suo tentativo di rivolgergli la parola, chissà per quale motivo. Che incutesse timore nel prossimo? Lei, con quel faccino angelico e carino. Non poteva essere, nella maniera più assoluta.
    Si avvicinò e piegò la testa di lato, cercando di intercettare il suo sguardo, così da comprendere anche il suo stato d’animo che non doveva essere dei migliori, dopo la giornatina che avevano passato tutti insieme appassionatamente. Lei stessa si sentiva stanca e desiderosa di sprofondare tra le candide lenzuola che ornavano il suo, comodo, letto. Sarebbe giunta l’ora anche per quello. Tempo al tempo.
    “Oh, scusa. Ho interrotto qualche cosa?” Sperava vivamente di non aver creato disagio in una possibile relazione tra i due. Già una volta era passata per la rovina famiglie e, doveva ammetterlo: le era bastato. Pur essendo stata etichettata, la cosa era scemata e gettata nel dimenticatoio, sovrastata da qualche altro scandalo, succoso, scolastico.
    Sembrava tutto a posto. La discussione continuò tranquillamente, senza possibili ragazze, dietro l’angolo, pronte a cavarle un occhio a causa della gelosia. “Credo di riuscire a capire cosa intendi!” Il concetto di panico, prima di quel giorno, era un qualche cosa di effimero, senza un vero significato. Quasi stentava a credere che ci si potesse sentire in quel modo e poi? Quella lezione. Un vero e proprio incubo. Un terrore incontrollabile e la voglia di fuggire lontano da quel posto. A gambe levate. “Posso dire che l’attacco di panico mi ha lasciato addosso una stanchezza immensa.” Ammise. Gestire quelle emozioni le era costato tanto, forse troppo. Vero che il risultato era stato più che accettabile ma ne era davvero valsa la pena? A repentaglio aveva messo la sua stessa salute mentale ma non aveva, neanche, avuto molta scelta. Per il suo curriculum, questo e altro, senza contare il fatto che la vita, forse, li avrebbe messi in condizioni peggiori di quelle che avevano subito.

    I bulli. Brutta razza davvero. Oliver, però, andava ben oltre il bullismo, per quel che la riguardava. Quel ragazzo era strano, particolare. L’atteggiamento che aveva tenuto durante tutto lo svolgimento del compito, era stato deplorevole e sotto gli occhi della madre professoressa. Quella donna doveva aver avuto parecchi problemi a gestire quel tipo di personalità. Trasudava cattiveria e le motivazioni sembravano essere sconosciute. “Credo sia un caso perso. Gli è andata bene…” Ammise. “… per un attimo ho avuto l’idea di schiantarlo ma, visto il mio stato mentale, avrei potuto ucciderlo.” Triste realtà. Si era addirittura rifiutata di raffreddare la pozione con qualche incantesimo adatto, per paura di mandare a puttane ogni sforzo compiuto da lei e da Axel. Non poteva rischiare e, soprattutto, non poteva permettersi di essere accusata di omicidio, vista la sua giovane età. “In ogni caso, ti devo molto. La riuscita della mia pozione la devo a te, così come la mia votazione!” Sorrise, apposta per mostrare tutta la sua gratitudine. “Posso fare qualche cosa per sdebitarmi?” Chiese. “Posso offrirti una burrobirra ai Tre Manici, il prossimo fine settimana, che ne dici?” La prima cosa che le veniva in mente. Jayden non aveva l’aria di colui che accettasse bevande alcoliche che provocassero una bella sbronza sicura, quindi, per questo motivo, rimase sul vago. “Hai più rivisto Oliver, finita la lezione?” Fortunatamente lei non aveva incrociato il suo cammino, fino a quel momento e, prima della lezione, si era tenuta bel alla larga dalla sua persona, essendo a conoscenza della reputazione che si portava appresso. “Non cadere nella sua trappola, comunque. Penso che sia alla ricerca di grane di ogni genere. Ti porterebbe a fondo con lui!” Questo era ciò che pensava a riguardo e, di certo, non l’avrebbe data vinta a quel problema ambulante.
    “In realtà, quello che è accaduto oggi è stato così…” Non riusciva a trovare la parola adatta: “… surreale. Ecco.” All’inizio non pensava che fossero in grado di gettarli nella fossa dei leoni, così, senza un minimo di scrupolo. “Sono la prima ad essere propensa al pericolo ma è stato davvero troppo!” La lamentela era rivolta più verso i professori che il resto. “La mia emotività degli ultimi giorni, mi è stata d’ostacolo.” Tutte le preoccupazioni accumulate nel tempo, avevano contribuito a quell’attacco di panico incontrollabile. “Sentivo il corpo bruciare. Come se mi si fosse acceso un fuoco dentro. Impossibile da spegnere.” Un incubo. Un qualche cosa che sperava di non dover rivivere. “Credi che, i professori, siano stati sconsiderati?” Bella domanda. Forse non lo erano stati, alla fine lì, a pochi passi dagli studenti, avevano esposto gli antidoti preparati da loro stessi, pronti ad essere utilizzati in caso di fallimento. Alzò lo sguardo al soffitto, sbuffando, sopraffatta dalla stanchezza totale. “Comunque penso che, in questo momento, le Serpi, stiano facendo passare un brutto quarto d’ora al loro compagno preferito!” Era ciò che sperava per davvero. Dovevano fargliela pagare, così da spronarlo a dare un taglio a quei comportamenti da perfetto idiota.

     
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    Jayden Falkhart – 15 – Grifondoro – III Anno



    “Ho interrotto qualcosa?” aveva chiesto lei, quasi a voler sottintendere di aver notato quell’occhiolino, o forse il fatto di sentirsi in colpa o… bho, in realtà Jayden non capiva così bene le ragazze. Per lui erano un mistero, dicevano una cosa, ma ne pensavano un’altra. – No… no, tutto ok. E’ solo che… Cioè… stavamo parlando di studio… Oggi non abbiamo combinato niente per via della lezione combinata di prima… ma non preoccuparti, dimmi pure. – Il tema della conversazione che ne seguì fu scontato, d'altronde quel giorno non si parlava di altro che della pazzia dei professori e di tutto ciò che quella bizzarra avventura aveva comportato. Halley sembrò doversi sfogare dopo quanto era avvenuto; il suo tono le sue parole, il viso, tutto sembrava far intendere quanto quella lezione aveva pesato su di lei, più che su ogni altro di loro. Jayden la ascoltò in silenzio, semplicemente annuendo visto che non voleva interrompere troppo lo sfogo di lei. – Non c’è bisogno di sdebitarsi, non mi devi niente. Lui stava facendo il prepotente, è scoppiato quell’incendio e sono intervenuto. Tra l’altro saranno state le nostre condizioni, ma quel fuoco non voleva proprio spegnersi… Poi quando finalmente l’ha fatto e Oliver mi è venuto addosso gridando... Ho avuto l’impressione che avrebbe attaccato per primo e ho reagito, forse preventivamente, non so non ricordo bene. Da una parte sono felice di averlo mancato e che lui sia scappato con la coda tra le gambe. A volte basta dimostrargli che non hai paura di loro e fuggono come cuccioli… O almeno così diceva sempre il mio vecchio istruttore. Non mi è mai capitato di dover reagire davvero ad una aggressione seria. – Ecco, aveva sproloquiato di nuovo. Una parola tirava l’altra, un pensiero si collegava al fratello, il tutto per perdere il filo del discorso da cui si era partiti che era… ah sì la burrobirra. – Non c’è bisogno, davvero, ma se ci tieni va bene, accetto volentieri. Può essere comodo svagarsi un po’ prima del rush finale, o almeno dimenticare quanto successo – Sorrise, anche se non era nelle sue intenzioni bere fino a dimenticare le cose, anzi un boccale piccolo bastava e avanzava per tutta la serata e poi passare la giornata dopo in pianta stabile vicino ai servizi della scuola. E a proposito di servizi: - Forse l’ho intravisto vicino ai bagni ad un certo punto. E’ però facile evitarlo visto che di certo non bazzichiamo gli stessi luoghi. – Ma era davvero Oliver quello che aveva visto? Bho, forse era solo qualcuno che gli somigliava, non sapeva dirlo con sicurezza. L’unica cosa veramente certa erano i continui falsi allarmi che il corpo continuava a mandargli, che lo facevano correre al gabinetto una mezz’ora sì e l’altra pure. Quel che invece era certo era l’atteggiamento preoccupato della ragazza. Non sapeva bene se fosse per se stessa, per lui o per entrambi, ma sembrava davvero scossa da quanto era successo. – Naaah, ce ne vuole a farmi passare al lato oscuro della Forza. E poi lui nemmeno offre i biscotti. – Scherzò ancora cercando di tirarla su di morale, ammesso che lei potesse capire quei riferimenti, forse troppo babbani. A ben pensarci, non sapeva nemmeno se Halley avesse contatti con il mondo nomag. – Non ti preoccupare, se arriverà il giorno che gli infilo questo – e mostrò il pugno - dove non batte il sole sarà solo legittima e inevitabile difesa. – Il tutto però non sembrava affatto calmare la ragazza, giustamente ancora scossa dall’avvenimento, come lo erano un po’ tutti coi nervi a fior di pelle che non intendevano quietarsi. – Non lo so. Se dovessi andare per logica, era una lezione, non possono deliberatamente farci del male fino a punti irreparabili, ma con l’incendio soprattutto mi sembra strano che non abbiano alzato un dito. O anche solo per l’invasione di campo di Oliver… e mia… ma quello è più comprensibile stavamo fatti come due macachi. Francamente non so come ho ritrovato la via per la serra. In compenso credo che i voti di pozioni dovevano essere più alti viste le nostre condizioni. E’ anche vero che per la ciofeca che ho fatto avrei meritato un Troll, altro che S. A proposito sei riuscita a prendere i dati sulle varie piante e pozioni? Se serve poi te li passo. – Si spostò di lato consentendo il passaggio ad un folto gruppo di studenti che stava camminando per i loro stessi corridoi, forse diretti a cena o a fumare, o forse marachelle varie. Si appoggiò con la schiena al muro con non poche lamentele dal quadro lì accanto di quello che forse era un filosofo magico? Non ne era sicuro, e non se la sentiva di controllare. – Se non l’hanno domato per tutti questi anni dubito possano farlo adesso. Perdere venti, trenta punti alla fin fine è quasi un niente se conti tutti gli studenti. Potrei scommettere 5 gelatine che domani tornerà alla carica come al solito. – E bravo Jayden, sii sincero e scandalizzala ancora di più perché è quello che serve ad una ragazza palesemente sulle spine come sembrava esserlo Halley. - Mi pare volesse solo i vostri ingredienti, no? Non credo verrà a tormentarvi ora che non gli servono più. - Al massimo si sarebbe aspettato che Oliver venisse a cercare lui se ne aveva il coraggio. Oh come lo avrebbe fatto volare per il campo da Quidditch senza scopa! Anzi magari lo avrebbe spedito in Madagascar a calci in culo così lo mandava in compagnia di quelle belle piantine appena studiate.

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    Sembrava imbarazzato. Che avesse per davvero interrotto qualche cosa tra i due? Mai avrebbe voluto una cosa del genere. Sorrise quel poco che bastava per cercare di riportare la situazione su un binario che non prevedesse il disagio tra i due. In fondo non era arrivata per rovinare i piani del giovane compagno anzi, al contrario, cercava solo di ringraziarlo per i servigi resi durante la traumatica lezione che avevano svolto poche ore prima. Le difficoltà erano state parecchie e i postumi si facevano sentire anche a distanza di tempo. Aveva ragione. Le forze erano state prosciugate e il resto delle attività erano andate a farsi fottere. “Mmmmm” Mugugnò, mettendo in dubbio l’affermazione del suo interlocutore. Anche se tra di loro ci fosse stato del tenero, di certo, vista la superficiale conoscenza, non lo avrebbe mai ammesso davanti a lei e, per questo, decise di glissare a riguardo, concentrandosi su ciò che davvero importava. “Dopo quello che abbiamo passato oggi, concentrarsi sullo studio, sarebbe stato impossibile!” Forse non per tutti. In fondo qualche pazzo esisteva in quel castello e avrebbe potuto fare anche nomi e cognomi ma non valeva la pena.
    Forse aveva ragione: non c’era bisogno di sdebitarsi ma, in fondo, perché no? Li aveva aiutati ad uscire da quella situazione scomoda provocata da quel serpeverde impertinente di Oliver che, alla fine, aveva convenuto che rinunciare ai suoi piani, sarebbe stata la cosa migliore per tutti. Neanche davanti alla madre era riuscito a mantenere un profilo basso. Assurdo. Nessun deterrente per quel tipo e la cosa, fosse stato per lei, avrebbe preoccupato i piani alti del castello. Una mina vagante tra quelle mura non poteva fare altro che provocare sventura. “Ho seguito la vicenda da lontano ma…” Di tutto ciò ricordava ben poco. La sua mente, nel preciso istante in cui era divampato quell’incendio, era offuscata da impulsi di morte che la vedevano soccombere da un momento all’altro. Una sensazione che, ancora, non riusciva ad allontanare dalla sua testa. Si trovava lì anche per quel motivo: per pensare ad altro. E cosa ci sarebbe stato di meglio di una bella bevuta ai Tre Manici in quel fine settimana? Non riusciva a comprendere se stesse rifiutando l’offerta o, semplicemente, stesse ammettendo di essere proprio in quel modo: il cavaliere senza macchia e senza paura, pronto a soccorrere una fanciulla in difficoltà. “… mi vergogno ad ammetterlo! Ricordo veramente poco della vicenda. Mi sentivo come se fossi sotto qualche incantesimo capace di scollegarmi con la realtà!” Quello era il modo migliore di spiegare come si era sentita. Nonostante sapesse che era tutto un inganno, la Wheeler, non riusciva a riacquistare la ragione per mediare tra istinto e razionalità. Odiava non avere la padronanza di sé ed era stata messa in condizioni di uscire di testa. Mai più. Forse aveva ragione sua madre: il mondo lì fuori non era esattamente quello dipinto da molti individui ma, nonostante questa consapevolezza, Halley, non avrebbe ceduto alle lusinghe di una vita agiata e al sicuro. No. Voleva guadagnarsele le cose, così come era stato per suo padre che si era ritagliato una piccola parte nel mondo.
    Alla fine cedette al suo invito. Meglio. “Sempre che la tua amica non nutra qualche forma di gelosia.” Non aveva alcuna intenzione di rovinare una possibile, futura, famiglia. Rise. Stava scherzando. Sarebbe stata un’uscita disinteressata. Una cosa tra amici. “Puoi anche invitarla se ti va.” Già una volta era stata dipinta per la facilotta di turno e non avrebbe più permesso a nessuno di mettere in dubbio la sua ferrea moralità. Le problematiche derivate dalla festa di San Valentino, l’avevano messa in cattiva luce e non le piaceva per niente fare la figura di quella che passava il tempo a limonare i primi che passavano. Che anche Jayden non fosse convinto di passare del tempo con lei per paura di finire sotto le sue grinfie? “So che la mia faccia è famosa, ma ti posso assicurare di non avere cattive intenzioni!” Mettere le cose in chiaro prima di tutto. Le faceva assai tristezza dover mettere le mani avanti ma trovava la cosa di dovere, prima di risultare molesta.
    Fortunatamente il discorso tornò sul problema iniziale: Oliver. Da un lato meglio che non si incrociassero più di tanto. “Non ti perdi nulla, immagino!” In fondo il biondo non vantava amicizie di chissà quale calibro anzi, forse, non lo aveva mai visto in compagnia di nessuno se non con qualche malcapitata donzella. “Che maleducato. Niente biscotti, ma come si permette?” Cantilenò, stando allo scherzo. Effettivamente aveva l’aria del bello e dannato, il suo rivale ma ad Halley, quel tipo di persone non le era mai andato a genio, soprattutto per la loro inclinazione a voler sovrastare gli altri, facendoli sentire delle nullità.
    Jayden mostrò il pugno, riferendole che non aveva nessuna intenzione di fare ricorso alla forza ma, poi, neanche valeva la pena di mettersi ai livelli di certi elementi. “Molto meglio fare ricorso a lei!” Accarezzò la sua bacchetta, posizionata nella manica della sua divisa, pronta all’uso. Aveva evitato di sfoderarla a lezione, dopo essere stata avvelenata per paura di arrecare qualche danno irreversibile a qualcuno.

    Era d’accordo, in parte. I professori non avrebbero mai permesso che qualcuno si facesse realmente male o che rischiasse la vita ma, per un attimo, l’aveva creduto possibile, dopo la notizia dell’avvelenamento volontario da parte loro.
    “In realtà, dopo la lezione sono corsa in dormitorio e devo aver lasciato da qualche parte i miei appunti. Immagino che dovrò tornare a cercarli.” Si era maledetta in tutte le lingue del mondo. Sperava di non dover far ritorno in quel luogo maledetto ma, a quanto pareva, il destino voleva il contrario. “Per i voti, beh, non mi posso lamentare, mi è andata abbastanza bene. Ma non ci credo che la tua pozione fosse così malaccio!” Ricordava il sapore della sua ed un brivido le percorse la schiena.
    “Pensi che Oliver non possa trovare, dal nulla, un modo per dare fastidio a qualcuno? Andiamo, stiamo parlando di colui che davanti a sua madre ha letteralmente sbarellato!” Forse tra loro non correva buon sangue, chissà, stava di fatto che tenere quel comportamento davanti a un genitore, era sintomo di un gran bel pelo sullo stomaco.

     
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    Jayden Falkhart – 15 – Grifondoro – III Anno



    – Non era propriamente un incantesimo… – Sottolineò l’ovvio, come se fosse necessario a qualcuno rivangare il dito nella piaga. O forse lo era viste le loro instabili condizioni. – ma gli effetti di una pianta del Madagascar che per pericolosità non si dovrebbe studiare a scuola. Però si, è esattamente quello che ho provato anche io. E’ stato come ricevere svariati pugni e schiantesimi addosso da avere la testa tanto annebbiata da non capire più nulla. Che poi erano tre le piante, come abbiamo fatto a non ingerire tutti e tre i veleni è un miracolo. O forse li abbiamo e ci ammazzeranno lentamente. – Si stiracchiò prima di passarsi una mano sulla fronte. Gli effetti della pianta che aveva scelto erano passati, ma chi poteva dire che la stanchezza che provava al momento fosse normale e non condizionata da quella escremento sogno qualcosa?

    –Ma lei è più topo da biblioteca, esce solo se costretta e un gelato o una birra non credo rientrino nelle cose indispensabili per vivere. – Spiegò alla compagna che aveva esteso l’invito, anche se, al contrario delle sue parole, suonava molto come una difesa dalle malelingue che giravano impellenti per la scuola. – Glielo posso chiedere domain, più si è più ci si diverte, non credi? – Le sorrise cercando di combattere con le unghie e con I denti il peso di quella giornata, fortuna che era quasi finita. – Tu invita pure chi vuoi… tipo.. bho.. coso, quello… dai, sai chi intendo… quello del quinto anno… il russo dico. – Axel Dragonov, quello che si vociferava avesse baciato Halley la stessa maledetta notte di San Valentino. Quello che qualcuno diceva stesse insieme a lei. O qualcosa del genere. Non ascoltava molto il gossip della scuola a meno che non glielo urlassero tutti in faccia.

    – Lei? – chiese prima di spostare lo sguardo ed incrociare il riflesso del legno della bacchetta di Halley. Ovvio, Lei! Non si era mai posto il problema, ma forse Halley era una purosangue o proveniente da una famiglia magica per pensare prima con la magia e poi con qualcosa di manuale. Non che cambiasse qualcosa, lo stato di sangue di ognuno non gli faceva né caldo né freddo, solo era una affermazione particolare quella di lei. – Che bacchetta è? – Chiese, giusto per sviare ancora di più l’argomento da Oliver e dall’amichevole uscita al bar. Secondo i fabbricanti legno e nucleo dicevano molto di una persona. Ecco quella sarebbe stata una materia estremamente affascinante da studiare, peccato che centrava con l’erbologia e quella materia era per lui ostica.

    – Per gli appunti non ti preoccupare, se serve ti passo una copia dei miei. Beh non miei… della corva di prima… i miei… beh, non ho preso molti appunti a lezione. Da un certo punto in po’ è stato tutto così surreale da non riuscire nemmeno a maneggiare la bacchetta. – Ecco, erano tornati all’argomento caldo del giorno. Mai un momento che se ne potesse liberare. – No, nononono– sorrise nel fare quella lunga negazione – La mia pozione era… qualcosa… quando ho avuto la lucidità di ricontrollare il calderone ho notato che l’intruglio fatto lo aveva pure bucato, quindi niente devo comprarne un altro. Fortuna che non ha danneggiato il tavolo, altrimenti i prof mi avrebbero ucciso, altro che punti persi per la faida con Oliver. – Lui e pozioni? Era la sua materia peggiore, altro che intruglio fatto bene. I segni della malattia mentale di Halley, quella provocata dalle piante, dovevano esserle ancora in circolo.

    – Oliver… bho, dai oggi era anche sotto l’effetto della sua pianta, era più… scusabile ecco. Credo che sia per questo che sua madre non è intervenuta. –

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    Prestava attenzione a cose stesse dicendo. La lezione era rimasta ben impressa nelle loro menti e, probabilmente, per molto tempo, si sarebbe parlato di quella strana esperienza. Proprio male non era andata a finire, fatta eccezione per qualche postumo ancora attivo nel loro sistema nervoso. Questione di qualche ora e tutto sarebbe tornato alla normalità o, almeno, lo sperava con tutta sé stessa. Piegò la testa di lato, sentendo l’ultima frase del compagno. Che allegria. Se così fosse stato, quelli erano gli ultimi minuti sulla faccia della terra. Che fine triste. Pfff. Poco male, avrebbe, così, evitato le ire della madre. Non male come alternativa. Sorrise. “Sei sempre così ottimista? O questa è un’occasione speciale?” Era quasi certa che la professoressa di Pozioni non li avrebbe uccisi, forse Blackwood, forse ma lei? Proprio no. Rise di gusto, sottolineando il fatto che stesse scherzando. Effettivamente, lei stessa, era portata per la negatività. Durante la lezione, aveva pensato di tirare le cuoia e il panico ne era stato il risultato. Dire che l’aveva vissuta male era qualche cosa di riduttivo ma, in fondo, ne erano usciti tutti con le loro gambe, segno che l’antidoto aveva fatto il suo dovere anche se con qualche minuto di ritardo. Al di fuori da lì, una situazione simile sarebbe stata gestita diversamente e, forse, qualcuno ci avrebbe anche lasciato le penne. Chi poteva dirlo? Fece spallucce. “Siamo qui. Ci è andata bene, no?” Non aveva intenzione di passare la giornata a parlare di quella tortura ma si stava divertendo, per un certo verso. Dopo qualche giorno, chissà, avrebbe addirittura avuto il coraggio di scherzarci sopra.

    Lo invitò, così, a bere qualche cosa. Certo, perché no? Da quando aveva messo piede lì dentro non era stata in grado di stringere amicizie solide. Se non fosse stato per Ryuu, probabilmente, si sarebbe sentita più sola che mai. “Anche i topi di biblioteca hanno bisogno fi una pausa.” Disse. Conosceva solo di vista la sua amica e non sapeva quale relazione intercorresse tra di loro e, di certo, non era sua intenzione tirarsi dietro l’odio di quella ragazza quindi, perché no? Invitarla sembrava la cosa più giusta e poi, più si è, meglio è. Da sempre. “Sono d’accordo. Spero accetti. Sembra simpatica!” Concluse, appoggiandosi al muro. Ma poi? Cosa sentirono le sue orecchie. Jayden optò per estendere l’invito anche ad Axel. No. Perché? Ovviamente. San Valentino. Che stupida anche solo a chiederselo. “Parli di Axel Dragonov? È bulgaro, comunque.” Puntualizzò, senza un vero e proprio motivo. “Tra me e Axel non c’è nulla.” Scosse la testa, dissentendo. Dal ballo, probabilmente, le voci erano giunte ad orecchie indiscrete che si erano, poi, prese la briga di diffondere la notizia anche a coloro che prendevano i pettegolezzi per oro colato. “Quello che è successo la sera della festa, non ha nulla a che vedere con la realtà dei fatti!” Nonostante trovasse Axel parecchio sexy e un gran baciatore, la cosa si era chiusa lì, gettandola anche nell’imbarazzo più totale. Per giorni aveva evitato sia lui che la Metis, per la paura che il discorso fosse ripreso ma, era consapevole del fatto che, prima o poi, avrebbe dovuto affrontarli. “Potrei chiedere a Ryuu. Sono certa che gli farebbe piacere unirsi a noi!” O forse l’avrebbe mandata direttamente a fanculo, senza passare dal via. Chissà.

    Accarezzava la sua bacchetta, come se fosse la sua migliore amica. “Diciamo che mi fido più di lei che delle persone!” Un retrogusto amaro in ciò che aveva appena proferito. Effettivamente si fidava davvero poco e non era un bene. “Legno di Corniolo. Corda di cuore di drago.” La fece girare tre le dita osservandola attentamente, fiera della sua bacchetta. Non se ne intendeva molto di bacchette ma, da quando la possedeva, sentiva una sorta di connessione con essa, tale da renderla davvero sicura di sé.

    Gli appunti, per lei, erano di vitale importanza. Tornare sul luogo del “delitto” non era una buona idea e, per questo, decise di cedere all’offerta. “Sempre che alla Corva non dispiaccia. Accetto volentieri. Ti ringrazio!” Sorrise con gentilezza. Sapeva di non essere molto popolare ma, in pochi avevano avuto a che fare con la vera lei e le bastava. Non aveva mai dato troppo peso al pensiero altrui ma che si parlasse male della sua persona, no. Sarebbe stato impossibile da accettare.

    “Dai, è andato tutto bene! Siamo vivi, no?” Cercò di sdrammatizzare. “Oliver con, o senza pozione, rimane un coglione!” Disse, lasciandosi sfuggire un ghigno. Sua madre avrebbe dovuto tenerlo al guinzaglio.

     
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    Jayden Falkhart – 15 – Grifondoro – III Anno


    – Ci si scherza per non piangere. – Ammise, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Aveva solo detto le cose come stavano o come poteva immaginarle lui studente che arrancava per una A sia in erbologia che in pozioni. Che poi sarebbe stato illegale e stupido per due professori provare ad uccidere in un incidente premeditato tutta la classe; sarebbero riusciti là dove colui-che-non-doveva-essere-nominato aveva fallito, un vero record per le istituzioni, generando una macchia che difficilmente sarebbe stata lavata via. Chi mai avrebbe mandato i figli in una scuola gestita da assassini? Era la realtà la loro, mica un anime/manga giapponese. O forse sarebbe uscito un bel film Horror per Hollywood se le case di produzione avessero osato. Certo, non potevano poi concludere con un “basato su una storia vera” però sarebbe stato comunque un filmetto carino.

    Ah ecco come si chiamava il tipo, Axel. Sì era proprio lui, il tipo citato nel giornalino. – Russo, bulgaro, siam lì no? – Certo Jayden, certo. Son solo paesi distanti mille mila chilometri e collocate in due parti ben distinte del mondo. Anche in geografia la A di accettabile era regalata. – Non lo conosco affatto a parte averlo visto qua e là. Sento solo voci… scritte e basta. Dal giornalino pensavo foste… beh… più che amici. – Quindi le voci erano false? Beh, meglio così, o forse peggio, chi poteva dirlo? – Comunque ho sparato uno a caso per dire di invitare chi vuoi. – Cercò di rimediare alla figura fatta, non che gli ledesse l’onore, ma forse aveva toccato corde che era meglio lasciare mute. –Ryuu… Ryuu… è quello con la faccia da pop star coreana? – Sì, lui e Halley avevano due cerchie di amicizie completamente opposte, era il momento di fare un’altra figura, così perché sì.

    – Legno di corniolo… sono le bacchette che fanno pop ad ogni incanto, no? – Gli pareva di ricordare una cosa simile da uno smistamento non troppo precedente al proprio quando ancora stava ad Ilvermorny. Quindi tirò fuori la propria bacchetta tenendola a metà lunghezza con due dita e mostrandola alla compagna. Era una bacchetta dal colore rossiccio molto chiaro e spoglia di qualunque fronzolo possibile se non un’impugnatura più spessa rispetto al resto del corpo. – Lei è cipresso con crine di unicorno.– La mosse fra le dita destreggiandosi con essa prima di riporla nella tasca dei pantaloni da cui l’aveva presa. – Immagino lei preferirebbe che la usassi di più, ma sono un tipo quasi più nomag io. –

    – A me piacerebbe sapere che gli passa per la testa– A Oliver ovviamente. Ci doveva essere qualcosa che lo rendeva cattivo, anche solo sapere che si drogava andava bene. – O la causa di questo… bho rancore, invidia o che ne so io. – Ed era una cosa abbastanza impossibile visto che non era facile avvicinarlo, figurarsi parlare con lui dei suoi problemi. Se non riusciva sua madre a domarlo come poteva una persona qualunque?

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    Non aveva tutti i torti. Quella situazione li aveva messi, realmente, in difficoltà ma, per lo meno, erano riusciti a mantenere quella lucidità per comprendere che fosse solo un lontano –per così dire- ricordo. Immaginare la professoressa di Pozioni, come una possibile serial killer, non riusciva così facile. No. Lo stesso non poteva dire pensando a Blackwood, molto poco paterno e incline a trascinarsi dietro delle palle al piede come alcuni di loro. Da lì a tentare di sbarazzarsi dei soggetti più fragili, però, ne passava. Volevano metterli solo nella merda e, con tanta gioia, ci erano riusciti, portandosi a casa un tassello in più di bagaglio culturale. Piegò le labbra, trasformando il suo ghigno in un sorriso sincero. Aveva ragione. Meglio prenderla sul ridere, altrimenti sarebbero stati guai, visti i suoi già accentuati problemi. Lamentarsi risultava inutile, visto il discreto risultato ottenuto.

    “Si più o meno!” Jayden sembrò, improvvisamente, ricordare il nome del Serpeverde ma, a prima vista, non sembrava nutrire stima nei suoi confronti. Avevano dato davvero quell’impressione? Eppure si era ben guardata di stargli alla larga dopo l’accaduto, visto il palese imbarazzo che si era portata appresso. “No. Non lo siamo.” Tagliò corto. “Quella sera, ero, come dire? Alterata.” Ammise, scrollando la testa. “C’era qualche cosa nei drink.” Sì. Nonostante reputasse Axel un gran bel ragazzo, Halley, non si sarebbe mai messa in ridicolo davanti a tutti, in condizioni normali. Sembrava alquanto interessato a quei pettegolezzi, che fosse anche lui come Ryuu? Attento al gossip? Impossibile, non ne aveva l’aria. Credere alle dicerie, rasentava la stupidità ed, in molti, avevano sollevato quella questione con lei, chiedendole del suo stato sentimentale. “Sono single. Libera come l’aria. Ti interesso, per caso?” Scherzò, dandogli una pacca amichevole sul braccio. Grazie a Merlino, non aveva la testa adatta per rinchiudersi in una relazione, non in quel frangente della sua esistenza.
    “Non sei molto ferrato in geografia!” Il suo puntiglio, veniva prima di tutto ed, inoltre, sapeva bene quanto desse fastidio all’amico che fosse scambiato per un coreano. “Ehm. È giapponese. Ma sì, sto proprio parlando di lui!” Pop star coreana? Alla prossima occasione utile, lo avrebbe definito in quel modo, giusto per farlo incazzare gratuitamente. “Vedremo. Mal che vada, dovrai sopportare la mia brutta faccia, da solo!” Perché no? Dai, proprio brutta non era. In ogni caso non aveva un’ampia lista di amici su cui contare, così come era stato per tutto il resto della vita. Un po’ sfigata e un po’ indisposta verso il prossimo. Una combo mica da ridere.

    La sua attenzione virò sulla bacchetta. Non ci capiva molto di legni, si era affidata completamente a colui che gliel’aveva venduta il quale, alla fine, ci aveva visto giusto. “Diciamo che è… dispettosa. Esattamente come me!” Dispettosa, per essere fini. Una coppia affiatata. Le erano state riferite le proprietà e doveva ammettere di ritrovarsi in tutto e per tutto nella spiegazione rifilatale, la prima volta che i loro destini si erano incrociati. “Mi sorprende. Posso chiederti per quale motivo?” Curioso. Aveva incontrato dei Grifondoro davvero inclini a sfoderare la loro arma, appena possibile ma lui? Lui no. Forse la sua esistenza l’aveva portato a fare ricorso ad altri metodi di difesa. Che ne poteva sapere.

    “O semplicemente è una grande testa di cazzo e noi cerchiamo una scusante, invano?”
    Si trattava pur sempre di una possibilità. Oliver era un gran pianta grane ma, a suo modesto parere, sarebbe bastato tenerlo alla larga, così da evitare scontri diretti che, poi, avrebbero messo in situazioni poco piacevoli. “Ho la vaga sensazione che faccia uso di qualche cosa che lo tenga così, su di giri. Non posso credere che possa esistere, al mondo, qualcuno di così stronzo. Di natura, poi…” Soprattutto, considerando la sua giovane età. Il futuro sarebbe potuto essere, largamente, peggiore del presente.

     
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    Jayden Falkhart – 15 – Grifondoro – III Anno


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    E poi la domanda così a bruciapelo, tagliante come una spade laser: “Ti interesso, per caso?” Jayden esitò a compiere il passo accanto alla ragazza rimanendo leggermente indietro e arrossendo vagamente. – Cos… io?- Il pugnetto amichevole lo raggiunse. Stava scherzando Halley, ma il danno era fatto e il dado tratto. -No, assolutamente… cioè... sei una bella ragazza eh… non dico che… è solo... che… beh… abbiamo parlato sì e no due volte… Non ci conosciamo ancora da… - Il discorso finì lì in un decrescendo di voce imbarazzata. Che si doveva dire ad una ragazza quando questa lanciava certe frecciatine? E se la suddetta era invece interessata a te e le spezzavi il cuore? E se questo? E se quello? Poi se già la suddetta faceva la corte ad altri chi era lui per mettersi in mezzo? Axel era più grosso ed esperto con la bacchetta, gli avrebbe di certo fatto un culo così a sapere che la sua ragazza era corteggiata da altri. Più bravo con la magia, non fraintendete.

    - Ovvio, sono americano! – Si difese all’accusa di ignoranza geografica – E’ già tanto che so che c’è qualcosa oltre gli Stati Uniti. – L’istruzione base americana poteva lasciar desiderare rispetto a quella degli altri paesi, ma l’osservazione del grifo era posta anche a difesa dell’idea di razzista che poteva aver dato ad Halley. Non incolpava Axel di essere un estraneo perché russo bulgaro, né gli orientali di assomigliarsi tutti. Se c’era qualcuno di non razzista in quella scuola era proprio lui che prendeva per il culo tutti allo stesso modo! – Però falla una ricerca in rete e dimmi se non assomiglia a uno dei BTS – Parlava di una delle band coreane più famose all’estero per quanto il K-pop non fosse propriamente nel suo genere musicale. – Oh dio, no. Poi le malelingue penseranno che stiamo assieme. Già al bagno dei maschi del quarto piano non fanno che sparlare di tutti. Immagino che gli elfi domestici siano stufi di vedere scritte ovunque. L’altro mese per esempio si parlava di quanto fosse grande… il nido… se capisci che intendo, di una qualche tassa del settimo anno mi pare. – Spiegò gesticolando il segno della vagina, come se fosse necessario spiegare quali assurdi discorsi filosofici potessero avvenire davanti alle turche. Una scuola d’Atene nei bagni proprio. – Perdonami ma vorrei evitare di finire preda dei loro discorsi aristotelici, solo perché ci vanno giù pensanti, non per altro. –

    E da una bacchetta vibrante metaforica si passò a parlare delle bacchette di legno vere dove i due maghetti si scambiarono la visione della propria ed Halley espose la sua curiosità riguardo alla propria affermazione – Beh, vengo da una famiglia di nomag, è più intuitivo per me pensare senza magia che con. Quello che posso fare senza di lei lo faccio tranquillamente. - Non era un segreto astruso. In classe prendeva appunti a mano, la valigia la rifaceva a mano, il letto pure. Dava più soddisfazione che sventolare una bacchetta e trovare tutto fatto.

    – Cornŭa cervi - proferì una volta arrivati davanti al ritratto della Signora Grassa. – Mah, non lo so. Più qualcosa che prende a me sembra qualcosa di cui è in astinenza, che sia qualche sostanza o altro. Però a lungo andare dovrebbe disintossicarsi, ma nulla. Non ti so dire. Comunque aspetta qua, faccio una copia degli appunti e torno. - La lasciò nella sala comune correndo su per le scale del dormitorio maschile, a cui teoricamente anche lei poteva accedere senza problemi. Recuperò gli appunti copiati dalla sua compagna e si lanciò di nuovo giù per ritrovare Halley. – Ecco questi sono gli appunti copiati in classe. Te li trascrivo io o preferisci farlo tu con la tua scrittura? Puoi tenerli finché vuoi, però prima me li rendi meglio è… sai per lo studio e tutto… Se non capisci qualcosa dimmelo che a volte la mia scrittura è po’ sbarazzina. – La sua bella copia era di solito pulita e ordinata rispetto agli appunti che prendeva di fretta, dove lui stesso a volte faticava a capire il messaggio. I prof dovevano spiegare più lentamente, o almeno considerare che non esistevano solo le piume prendi appunti. – Per Oliver non preoccuparti. Se ti dà fastidio vieni a dirmelo, ok?-


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    Sembrava in difficoltà. No. Lei mai avrebbe voluto una reazione tanto imbarazzata. Stava solo scherzando ma, il suo modo di fare, spesso, risultava incomprensibile. Stava per scusarsi a causa della sua tagliente eccentricità quando, improvvisamente, il compagno, tentò di mascherare il suo stato d’animo. Le aveva appena dato della “bella ragazza”. L’affermazione la fece sorridere. Doveva proprio essere un bravo ragazzo, quello che non si permetterebbe di osare oltre con il genere femminile. Un essere raro. Attese che cessasse il suo biasciare e, poi, con fare allegro: “Ti ringrazio per i complimenti!” Sarebbe stata fortunata colei che, un giorno, avrebbe fatto parte della vita del giovane. Lei, invece, era solo una scapestrata, votata ai tipi capaci di metterla in difficoltà. Stupida Halley. “In ogni caso, ci sarà modo per approfondire la nostra conoscenza. Ne sono certa!” Perché no? In fondo ne aveva bisogno e, soprattutto le sarebbe dispiaciuto non averlo nella cerchia delle sue amicizie. No. Solitamente, la Wheeler, non avrebbe propinato quel tipo di discorso ma, quel periodo, per lei, poteva considerarsi il peggiore degli ultimi anni e, per questo, circondarsi di persone l’aiutava a pensare il meno possibile alla sua condizione.

    Americano. Sì. Aveva notato qualche cosa di diverso in lui. Poco importava. Rise alla sua battuta. Non aveva mai avuto l’opportunità di visitare quella parte del mondo ma, di certo, ce ne sarebbe stata occasione, se il suo sogno fosse diventato realtà. “Hai trovato noi!” Piccola Inghilterra dalla pioggia facile. Adorava quel panorama mistico che donava la sua terra ma, per qualche giorno l’anno, non avrebbe disdegnato il caldo quello potente da scaldare la pelle e invitarla a fare un bagno in mare.
    Ryuu un membro dei BTS? Dovevano essere dei cantati dalle fattezze, a lei, sconosciute. Si sarebbe informata, così, poi, avrebbe potuto prendere in giro il suo amico da lì, all’eternità. Ce lo vedeva il Corvonero, dimenarsi su qualche palco, forse le stava nascondendo la verità. Maledetto giapponese e se fosse stato Coreano come quella strana ragazza Tassorosso, che aveva notato pochi giorni prima. “Ci sono abituata. Non mi spaventa!” Ma forse a lui, la cosa spaventava. Non poteva obbligarlo, certamente. Si limitò ad alzare le spalle. Il suo sopracciglio schizzò in alto, non potendo credere alle parole da lui proferite. “Ma che cosa deplorevole. Sono davvero senza parole!” Si poteva essere così cattivi? A quel punto immaginò tutte le cattiverie che, gli abitanti del castello, dopo San Valentino, avrebbero potuto riversare sulla sua persona. Le partì un brivido lungo la schiena. Sarebbe diventata lo zimbello di tutta la scuola di quel passo. “Poveri di spirito.” Terminò, tentando di allontanare la preoccupazione.

    La sua storia parve davvero interessante. Provenire da una famiglia di non maghi, doveva essere la normalità per coloro che non erano a conoscenza di quel mondo. Per questo non vedeva motivo di trovare il suo racconto triste. “Non sei abituato alle comodità. Sei cresciuto in fretta!” La magia era un qualche cosa in più ma, se proprio doveva fare i conti con ciò, no, non ci avrebbe rinunciato facilmente alla sua vita e alla sua discendenza. “Fai bene!” Un giorno, forse, si sarebbe rammaricata per il fatto di non poter fare a meno della sua fortuna. O forse no. Non importava, visto e considerato che le sue capacità sarebbero state con lei, fino alla fine.

    Proferita la parola d’ordine, la Signora Grassa li fece entrare in Sala Comune: “Grazie mille, Signora! La trovo proprio bene! A più tardi.” Aveva quella strana abitudine di parlare con i quadri, la facevano sentire meno sola nei momenti di sconforto e lei, ogni tanto, si fermava a fare conversazione gratuita. La lasciò lì e corse verso il dormitorio, doveva custodiva i suoi preziosi appunti, per tornare con i fogli in questione: “Non ti preoccupare, mi piace scrivere. Faccio da sola e te li riporto sani e salvi!” Aveva definito la sua scrittura sbarazzina. No. Si capiva molto bene, anzi, ne fu piacevolmente sorpresa.

    “Oliver? Oliver chi?” Scherzò, infine. No, se la sarebbe cavata benissimo anche da sola ma, era certa che il Serpverde non si sarebbe azzardato ad andare da lei ad importunarla. “Non ti preoccupare, non ce ne sarà bisogno ma terrò presente il tuo sostegno in caso di guai!” Stava per congedarsi. “Grazie per la chiacchierata! Ci si vede.” Lo salutò con la mano, dirigendosi verso il dormitorio femminile dove avrebbe ricopiato gli appunti e, solo in seguito, avrebbe posato il culo sul suo soffice materasso per tentare di lasciarsi alle spalle quella giornata così, dannatamente, merdosa.



    Conclusa.
     
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