Posts written by -mars

  1. .

    Mars Carter-Johnson

    ec7ccd01b0994f1767a24dada3bb98e283298ca7

    Dopo un anno di compiti in classe, relazioni da consegnare e lezioni potenzialmente mortali, non c'era niente che il Carter-Johnson desiderasse più di rituffarsi nel suo mondo fatto di amplificatori, musica, microfoni, urla, ma anche calli alle dita, sudore, notti insonni e viaggi infiniti (che poco avevano a che fare con l'erba di cui lui e i suoi amici facevano uso). In particolare, il Glastonbury Festival faceva parte di quei palchi su cui Mars amava salire. Esisteva qualcosa di meglio dell'esibirsi al tramonto, in un palco completamente all'aperto, in mezzo ad artisti di fama internazionale e davanti ad un pubblico fattissimo e pronto ad assecondare ogni sua richiesta? Per il biondo, non c'era divertimento migliore che aizzare la folla, cantare insieme al pubblico e, perché no, condividere qualche joint con i suoi fan. Generalmente, quella del Festival rappresentava un'occasione d'oro per vivere la vita da rockstar che Grace tanto gli vedeva cucita addosso. In fondo, la ragazza ci aveva visto giusto. Tutti i festival estivi, e la vita del musicista in generale, gli permettevano sì di suonare, cantare e far conoscere ad un bacino sempre più ampio di persone la propria arte, ma soprattutto Mars poteva - in quelle occasioni - dare sfogo alla parte più ribelle del suo carattere. Il fatto di non avere mai avuto relazioni stabili, o durature, poi, lo aveva incoraggiato a divertirsi come meglio credeva, spesso abusando di droghe e di alcol, per trovarsi in situazioni che finiva per raccontare nelle sue canzoni. Da quando la Johnson faceva parte della sua vita, però, i piani di Mars per quel Festival cambiati rispetto al solito. La voleva con sé su quel palco, dietro le quinte a fare il tifo per lui; voleva passare del tempo con lei in un contesto in cui si sentiva completamente a suo agio, con le spalle coperte dai membri della sua band, e difronte a sé una folla di gente pronta ad urlare a memoria i testi delle sue canzoni. Per qualche ragione, ci teneva a farle vedere che dietro alla fama del cazzone, c'era un ragazzo che si era tirato su da solo e ce l'aveva fatta, aveva costruito la sua strada verso il successo - sebbene la sua carriera si discostasse parecchio da quello che un qualunque genitore mago avrebbe voluto per il figlio. Ma d'altronde non ci sarebbe stato nessun padre da deludere ad aspettarlo a casa, non c'era stato in passato, né ci sarebbe stato in futuro. «Pensi potrei mentirti?» ribatté il biondo, senza riuscire a nascondere un sorriso davanti al sincero entusiasmo che stava dimostrando la Grifondoro, ancora incredula davanti alla notizia. Procurarle tutti quei pass non era stato semplice, ma gli era sembrato di capire che lei e le sue compagne di stanza erano piuttosto legate, quindi... Per sollevare la rosso-oro da qualsiasi dubbio, Mars si infilò la mano in tasca e ne estrasse cinque tesserini plastificati di colore rosa acceso riportanti le scritte nere "VIP GUEST" e altrettanti cinturini di cinque colori diversi. «Adesso mi credi?» le domandò, mentre l'angolo sinistro delle labbra scattava vertiginosamente verso l'alto. Il biondo amava sorprendere Grace, vedere il suo volto illuminarsi di gioia era qualcosa che lo spingeva a cercare sempre l'occasione giusta per stupirla, che fosse con una canzone o qualcosa di meno plateale, Mars non avrebbe smesso di fare tutto ciò che poteva per vederla sorridere. «Ma certo che voglio venirci! Cacchio Mars è la cosa più bella del mondo! Non sono mai stata ad un concerto vero!» «Aspetta, c-coooosa?!» esclamò, sconvolto, incredulo davanti a quell'informazione. Quando Grace glielo aveva confidato, mesi prima, aveva pensato che si trattasse di un'esagerazione, una frase fatta, un riferimento al fatto che magari la Grifa non fosse mai stata a quel tipo di concerti, di dimensioni così estese o con una tale risonanza, ma nemmeno per un istante aveva creduto che per "mai" intendesse...mai. «Cazzo, no. Grace, non sarà un voto a farle cambiare idea.» esclamò, scuotendo debolmente il capo, pensieroso. Poi, improvvisamente il genio. «Potrei...convincerla io.» buttò lì il Tassorosso, sorprendendosi delle sue stesse parole. Dai racconti di Grace, la madre era una sorta di diavolo senza i vestiti di Prada. Sì, insomma, una donna ostile persino con la sua prole, o almeno con la minore di casa...e magari lo era diventata a seguito della perdita di sua figlia maggiore. O almeno, così si ritrovò a pensare Mars quando la ragazza gli raccontò di Elisabeth, sua sorella maggiore, una ferita ancora aperta sul cuore dei suoi parenti più stretti. «Su-succedono cose quando mi agito» gli confessò Grace, con un filo di voce. Immediatamente, negli occhi di Mars apparvero le fiamme che avevano rischiato di inghiottire la sua bambina. Scosse il capo, cercando di scacciare quelle immagini dalla mente. «Che tipo di...cose le chiese lui, dopo essersi assicurato che nessun altro li stesse ascoltando.
    L'immagine che Grace gli donò della sorella era di una persona buona, altruista, solare come lei e sicuramente intraprendente, ma non strega. Elisabeth era una babbana. Mars la ascoltò senza interromperla e la osservò alzare gli occhi al cielo, nel vano tentativo di trattenere le lacrime. Non c'era niente che Mars potesse dirle per lenire il suo dolore, ma una cosa voleva che lei la sapesse. «Se è vero che le sarei piaciuto, allora avrebbe concordato con me sul fatto che tu sia magnifica e il minimo che tu possa fare per lei è non smettere di brillare.» Più facile a dirsi che a farsi, certo, ma se Elisabeth era davvero la persona che pensava, allora non avrebbe voluto che il meglio per sua sorella. Solo Grace non riusciva a vedere quanto fosse straordinaria e magari se avesse smesso di colpevolizzarsi per qualcosa di cui né lei né nessun altro avrebbe mai avuto il controllo - la morte - sarebbe finalmente riuscita a riconoscere il suo valore.
    Ci fu una lunga pausa durante la quale Grace si asciugò le lacrime prima che queste le rigassero le guance e quello che accadde dopo fu del tutto inaspettato. «Voglio dirtela io prima che quel dannato giornalino ci ricami sopra o ti arrivino voci strane.» cominciò, mentre il Carter-Johnson aggrottava la fronte, confuso. «... e lui mi ha baciata. L’ho respinto.» Un’altra pausa. «Volevo lo sapessi da me» Mars allungò le braccia sullo schienale della panchina e rimase immobile per degli interminabili secondi durante i quali scosse il capo, incredulo che stesse succedendo ancora. Quei cazzo di Harris non sapevano proprio farsi da parte. Sorrise amaramente tra sé e sé, mentre gli si attorcigliava lo stomaco, e cercò lo sguardo di Grace per un istante. Aveva detto di averlo respinto, ma com'erano passati dal discutere a...quello? Lasciò il suo posto sulla panchina per mettersi in piedi, nella speranza di riuscire così ad ignorare il fastidio che l'idea dello stronzo Serpeverde che metteva le mani addosso a Grace gli stava provocando. Prese un profondo respiro e le diede le spalle mentre cercava di tenere a bada la rabbia. Mars non era un tipo geloso tendenzialmente, ma non sopportava l'insistenza dell'Harris, né l'idea che avesse forzato Grace a fare qualcosa che non voleva. Ma era davvero così? «C'è ancora qualcosa tra voi?» le domandò il biondo, tornando a guardarla. Non aveva mai saputo cosa fosse successo tra lei e Michael dopo la notte della Vigilia, né gli interessava davvero, ma nemmeno voleva trovarsi in un fottuto triangolo. Serrò la mascella e attese che la ragazza rispondesse a quella semplice domanda. No, non avrebbe tollerato nessun triangolo.
  2. .

    ‹E Coraline piange/Coraline ha l'ansia/Coraline vuole il mare ma ha paura dell'acqua/E forse il mare è dentro di lei›


  3. .

    Mars Carter-Johnson

    machine-gun-kelly-mgk

    Quando le braccia di Grace lo avvolsero da dietro, Mars non esitò un istante prima di posare la sua chitarra. Lasciò che la ragazza si sistemasse sulle sue gambe, si sollevò abbastanza da sedersi civilmente - per una volta - sulla panchina e serrò la stetta intorno al corpo minuto della rosso-oro quando le labbra di lei gli sfiorarono il collo in un bacio delicato. Da quando i due avevano deciso di portare la loro relazione ad un altro livello, non c'era giorno in cui non li si scorgesse insieme, da qualche parte nel castello. E no, Mars e Grace non erano i classici tipi che pomiciavano tutto il tempo nei corridoi (sebbene Mars non avrebbe scartato quella possibilità, se mai avesse potuto dire la sua), né si perdevano in stupide smancerie (non quando si incontravano in mezzo alla gente, almeno); ciò che più caratterizzava il loro rapporto riguardava la presenza, il fatto di esserci l'uno per l'altra. Un principio banale, forse, ma non per il Carter-Johnson. Malgrado la loro differenza di età, Grace era la prima ragazza con la quale il biondo riusciva a parlare di tutto, senza mai ricevere risposte banali. «Qualche festival estivo, in giro per l'Inghilterra.» le disse, cercando di studiare il suo volto prima di continuare. «E...potrei avere qualche pass in più per il Glastonbury Festival di quest'anno. Puoi portarci le tue amiche se ti va, almeno non ti annoierai mentre sarò sul palco.» le svelò, dopo aver improvvisato un breve intro di percussioni sulla coscia della ragazza. «A meno che tu non abbia di meglio da fare...» aggiunse, mettendosi in piedi e costringendo Grace nelle sue braccia, quando scorse dell'esitazione da parte sua. In realtà, lei non lo sapeva, ma Mars non avrebbe mai permesso che lei si perdesse quell'esperienza imperdibile. Il Glastonebury Festival era l'evento musicale più importante dell'Inghilterra, suonavano tanti artisti importanti, era una tappa d'obbligo per gli artisti inglesi come Marshall, ma anche per tutti quegli artisti internazionali che desideravano "farsi un nome" nella patria del punk (e del té, per alcuni). Insomma, nessun impedimento avrebbe scoraggiato il biondo dal far vivere a Grace una delle più belle esperienze che potessero esserci nel Regno Unito, a livello musicale.
    «“Nessuno ha detto che potevi andartene”» protestò la Grifa, increspando la fronte in quel suo cipiglio che mal celava il broncio che spuntava ogniqualvolta il biondo le si allontanava prima dei tempi (i quali erano generalmente scanditi dai serratissimi orari delle lezioni che si susseguivano freneticamente, specialmente in quelle ultime settimane). Mars, davanti a quell'espressione buffa e imbronciata, non sapeva resistere. Così, accompagnò le mani di lei sul proprio petto, coperto dalla camicia bianca e la cravatta color senape perennemente slacciata, e lasciò scivolare le sue lungo la schiena della rosso-oro, poi piegò il capo di lato, sorridendole. Così, in quella nuova posizione, dopo averle sfiorato la fronte con le labbra, le fece un cenno che voleva essere un invito a "svuotare il sacco". «Avevo Difesa all’ultima ora.» iniziò lei, mentre Mars lasciava scivolare il capo all'indietro, ben consapevole di quello che "fare lezione con il professor White" volesse dire. Non c'era studente nel Castello che - dopo una o più ore passate nell'aula del professore di Difesa contro le arti oscure - poteva dire di stare "bene". Chiaramente, i suoi metodi medievali tendevano a mettere in difficoltà alcuni più di altri e sfortunatamente Grace era una di quelle che - come Mars, talvolta - ne usciva devastata. Quel giorno però - a differenza di quanto accadeva di solito - la lezione in sé non costituiva la parte peggiore del racconto. Il tema della lezione era stato l'Incanto Patronus, Grace aveva dovuto affrontare un molliccio e così la sua paura più grande. Mars osservò il suo volto farsi improvvisamente più buio, le sue iridi cambiarono colore diventando di un azzurro più intenso. «Sai, pensavo a quelle solite stupidaggini. Tipo boh... Che prendesse la forma di un ragno o di una schifosa cavalletta» continuò la rosso-oro, cominciando ad evitare lo sguardo del ragazzo, presagio di quanto fosse pesante il carico che invece si portava dentro. «invece... Ha preso la forma di Elisabeth!» esclamò turbata ad un Mars che continuava a fissarla con fare interrogativo. Avrebbe forse dovuto sapere di chi si trattava? Risposta breve? Sì. «Mi accusava, mi diceva che era stata colpa mia ma... Dio scusami. Non starai capendo. Elisabeth è... era, mia sorella.» aggiunse subito, mentre il biondo cercava di elaborare quel tempo verbale coniugato al passato che tanto strideva con l'immagine della ragazza solare e piena di vitalità che lui conosceva. Sul serio, la sua Grace aveva perso qualcuno di così vicino a lei? Rendersi conto di quanto poco si conoscessero in realtà lo lasciò quasi senza fiato. Se non altro, non ebbe neanche il tempo di farsi ulteriori domande, che lei gli confidò tutto. Gli raccontò dell'incidente, del tragico epilogo che aveva segnato inevitabilmente la sua famiglia e si aprì al punto tale da parlargli del senso di colpa che da quel giorno non l'aveva mai abbandonata. Un sentimento, quello, che li accumunava più di quanto non potessero immaginare. «Credo sia stata colpa mia. Della mia magia. Stavamo litigando ed io ho...» «Grace...» sussurrò il biondo, prendendole il viso tra le mani nel tentativo di interromperla. «...ho desiderato che lei morisse.» sottolineò, calcando quella parola come fosse una condanna, un marchio che si portava dentro da chissà quanto tempo. «Sono una persona orribile, Mars?» gli domandò infine, senza nemmeno avere il coraggio di guardare il biondo negli occhi. Il Tassorosso non ebbe bisogno nemmeno di pochi istanti per riflettere, ma sollevò il volto della ragazza prendendo il mento di lei tra indice e pollice. Voleva che lo guardasse, ma soprattutto che si rendesse conto delle assurdità che aveva appena detto. «Grace, qualunque cosa sia successa prima, tra voi, non sei tu il motivo per cui lei non è più qui.» cercò di rassicurarla, accarezzandole una guancia col pollice, mentre le carezze che cercava di farle erano quelle di cui lei più aveva bisogno. Carezze al cuore. «Non potevi prevedere quello che è successo e sono certo, sono pronto a scommetterci la testa, che se avessi saputo che un pensiero del genere potesse concretizzarsi, non lo avresti mai concepito.» Colpevolizzarsi, convincersi di essere parte del motivo per cui non potremo mai riabbracciare qualcuno che si è amato così visceralmente come un fratello, una sorella, un padre - Mars lo sapeva - è uno dei tanti modi in cui chi è sopravvissuto cerca di alleggerire il carico emotivo dovuto al lutto. "Se la colpa è mia, posso smetterla di cercare altrove i motivi per cui quella persona è andata via". Quello che Grace stava facendo era il flebile tentativo di ridurre il senso di impotenza che aveva provato davanti alla morte di una delle persone per lei più care. «Dimmi qualcosa di lei.» la incitò dopo una breve pausa, cercando di spostare l'attenzione della ragazza altrove, in cerca di qualcosa che potesse dargli il giusto gancio per dimostrarle che si sbagliava, che i suoi pensieri erano solo il frutto di quei fottutissimi sensi di colpa. «Raccontami qualcosa del vostro rapporto.» disse nuovamente, nella speranza di non essersi spinto troppo oltre.
  4. .

    Mars Carter-Johnson

    7575446453ea2dce8834b22ede2fcf65465458bb
    Collaborare con Kaeris si rivelò più semplice del previsto per il Carter-Johnson. La ragazza dall'aspetto spettrale era piuttosto silenziosa, ma il ché non era per forza un difetto, anzi. Al contrario di Mars, la ragazza tendeva a parlare solo quando aveva qualcosa di intelligente da dire: un suggerimento, un'osservazione, qualunque cosa li aiutasse a proseguire lungo il percorso che - almeno teoricamente - avrebbe dovuto condurli verso l'uscita di quella sorta di labirinto che si era rivelato essere il tempio.
    Convenuto sul significato intrinseco al primo fuoco che avevano incrociato sul loro cammino, insieme - Mars e Kaeris - decisero di avventurarsi oltre l'ennesima porta. «Pensi che sia tutto qui l'esercizio?» domandò alla ragazza, controllando con sguardo attento l'ambiente circostante. «O magari ci vedremo sbucare...cani a tre teste e troll?» chiese nuovamente alla mora, nel vano tentativo di strapparle un sorriso. Mars era fatto così, gli piaceva scherzare, ridere, divertirsi e nelle situazioni noiose come quella, in cui erano costretti a ciondolare di qua e di là attraverso stanze vuote e umide, quando non c'era poi tanto di cui ridere, beh trovava ugualmente motivi per farlo. Quella volta, però, prima che l'altra potesse reagire alle sue assurde supposizioni, un grosso tonfo li costrinse a voltarsi di scatto.
    Contrariamente a quanto i due avrebbero potuto pensare, nessuna creatura aveva fatto irruzione nel tempio, ma una Skylee era appena precipitata dal nulla contro freddo pavimento di pietra. «Hey...» fu l'unica cosa che disse, mentre si rimetteva in piedi, spolverandosi rumorosamente i vestiti dalla polvere che l'aveva sotterrata. «Fortuna che sei tutta intera, Metis.» le fece notare Mars sorridendo, prima di studiare il soffitto in cerca di un qualche suggerimento che però non apparve. Probabilmente l'apparizione della ragazza era davvero solo un caso. Comunque, doveva essere il giorno fortunato del Tassorosso che improvvisamente si ritrovò a condividere quel viaggio verso l'ignoto insieme a BEN DUE! Corvonero. Quando finalmente, dopo essersi consultati, convennero su quale doveva essere la direzione da prendere, il biondo precedette le due e si assicurò che non vi fosse nulla di pericoloso ad attenderli oltre. «Dopo di voi.» fece Mars, allargando le braccia e lasciando che le ragazze lo precedessero.
    Lo strano trio perlustrò più di una stanza, avanzando con attenzione di stanza in stanza. Il Tassorosso, in mezzo alle due Corve, si rendeva utile tenendo alta la bacchetta illuminata a mò di torcia per via del Lumos che si era visto costretto a castare quando si erano trovati ad attraversare delle stanze più buie di altre. Quando raggiunsero l'ennesima stanza buia, ebbero il tempo di intravedere giusto qualche scintillio che qualcosa gli strappò la bacchetta dalle mani. «Cazzo, ma questo è un furto!» si lamentò il biondo, guardandosi intorno come se quello potesse aiutarlo ad orientarsi o almeno a comprendere da cosa fossero stati "attaccati". Nella penombra era piuttosto complesso capire in cosa si fossero cacciati, ma Mars - al contrario delle ragazze - decise di inginocchiarsi e tastare la pavimentazione con le mani. Cercò di non farsi distrarre dai lamenti delle Corve che lamentavano di essere come toccate da qualcosa che non riuscivano a riconoscere. «Resistete... ancora un attimo...» bisbigliò, mentre avanzava a tentoni in direzione di quella che gli era sembrata una delle pareti laterali, ma prima di raggiungerla urtò qualcosa che oscillando rovesciò un cesto pieno di oggetti che produssero un rumorosissimo tintinnio. Erano galeoni, quelli? «Monete, oggetti preziosi, piccoli ladri pelosi... Sono snasi!» esclamò il biondo ad alta voce, palesando ciò che era sulla punta della lingua di tutti e tre. Era seriamente quella la creatura mostruosa che avrebbero dovuto affrontare? «Chi diamine è Kuro? Avete idea di come convincerli a ridarci la bacchetta?» domandò a nessuno in particolare, mentre uno dei mostriciattoli gli si arrampicava sulla schiena e la percorreva in direzione della collana d'oro che il biondo portava al collo. «Cosa caz-ashiuhsaiha-brutt-ohohoasfh» Il Tassorosso scattò in piedi e si dimenò quando lo snaso maledetto tentò di tirargli la collana dal collo, rischiando di strozzarlo. «Fottutissimo...» borbottò, cercando di guardarsi prima in direzione della spalla destra e poi della sinistra, finché non si inchinò in avanti, vincendo quel primo round con la creatura, che sguittì con aria di sfida poi si lanciò in una montagna di monete sonanti. «Barattare dici?» domandò un Mars stremato dalla lotta. «Ok, ci sto.» si arrese praticamente subito. Il biondo si grattò nervosamente una tempia e fece scivolare lo sguardo tutto intorno a lui: stoviglie d'argento, monete d'oro, collane di perle...ma in che diamine di posto erano finiti? «Cazzo, ce l'ho!» esclamò improvvisamente, posando lo sguardo su un medaglione di modeste dimensioni con un enorme zaffiro nel mezzo. Ma le ragazze non furono le sole a notare il suo entusiasmo. Infatti, nello stesso momento in cui Mars scorse il medaglione, lo fece pure uno degli snasi lì presenti che - dall'alto di un consistente cumulo di galeoni - partì alla volta del nuovo tesoro. Allo stesso modo, il biondo si tuffò in mezzo ad altra robaccia con l'unico obiettivo di ottenere la sua moneta di scambio. Fu una vera e propria gara quella che ne seguì, una gara senza esclusione di colpi: lo snaso, infatti, notando il vantaggio dello spilungone sul tesoro, gli si appiccicò addosso, tirandogli persino i capelli pur di distrarlo dal comune obiettivo. Ma i tentativi del piccoletto erano destinati a fallire e - prima che potesse impedirglielo - Mars riuscì ad afferrare l'oggetto del desiderio della furbissima creatura. «Ce l'ho, stronzo.» esclamò, riverso in un mare di galeoni ed oggetti luccicanti. Le trattative potevano avere finalmente inizio.
    Marshall Carter-Johnson, IV anno, Tassorosso.

    - Interagito con Skylee e Kaeris;
    - Mars le ha seguite ovunque, facendo luce con la propria bacchetta, finché gli snasi non li hanno sorpresi;
    - Ha combattuto con uno snaso che ha cercato di fottergli la collana;
    - Seguendo il consiglio di Skylee, ha intercettato un medaglione di valore e ha lottato con un altro snaso prima di riuscire a prenderlo.
  5. .

    Mars Carter-Johnson

    7575446453ea2dce8834b22ede2fcf65465458bb
    «Mi stai dando della acida?» domandò Ruby al concasato, mettendo su quell'espressione da cane bastonato che - Mars ci avrebbe scommesso le palle - avrebbe convinto chiunque di qualsiasi cosa. I capelli biondi, le iridi chiare, quell'aria falsamente sorpresa: la Dunvall sapeva giocare le sue carte, non c'era che dire. Il Tassorosso non ebbe il tempo di darle una vera e propria risposta, ma si limitò a farle un occhiolino, prendendosi così una mezza vittoria.
    Che Barnes fosse uno sfigato come tutti i suoi compari, non c'era bisogno di dirlo, ma fu ugualmente soddisfacente notare come più elementi della classe reagirono alle frecciatine che aveva tentato di indirizzare al biondo. Fosse stato per lui, si sarebbe limitato a mandarlo silenziosamente a fanculo, ma Aaron ed Hestia gli diedero man forte. E se la reazione del suo migliore amico non lo sorprese, quella della piccola Tassa attirò l'attenzione del Carter-Johnson che applaudì un paio di volte, facendo così il tifo per la compagna. Quella ragazzina era un concentrato di audacia, aveva sempre la risposta pronta, quasi la invidiava. Fu così che, prima dell'intervento della professoressa, Mars alzò le spalle in modo quasi teatrale, a rimarcare al Serpeverde quanto i suoi tentativi di fare il bulletto fossero dei patetici buchi nell'acqua. «Riprovaci Barnes, l'ironia non è il tuo forte.» gli fece notare il biondo, canzonatorio, prendendo posto davanti a quella che sarebbe stata la sua compagna d'esercizio.
    Si narrava che Serpeverde e Tassorosso fossero casate dai valori diametralmente opposti, voci di corridoio dicevano che nessun Serpeverde avrebbe preso un Tassorosso sul serio, ma niente di tutto ciò aveva dissuaso il Carter-Johnson dal suo obiettivo: far sorridere la mora grazie al suo personalissimo modo di predirle il futuro. Come la lunga lingua di fuoco che quasi aveva travolto i due voleva preannunciare, Mars non fu particolarmente abile con tutta quella storia della lettura del fuoco. In pochi sapevano che lui e le fiamme non andavano molto d'accordo. Ciò che proprio la professoressa non poteva dire era che non si fosse impegnato, certo magari lo aveva fatto per un fine che andava al di là della lezione e della materia, ma quello era un altro discorso. D'altronde, pur essendosi legato sentimentalmente a Grace, Mars era pur sempre un giovane in erba letteralmente.
    Solo quando la professoressa Lovecraft si fu assicurata che tutti avessero portato a compimento l'esercizio, decretò quella parte della lezione terminata. Si disse soddisfatta dell'interesse dimostratole da tutti gli studenti, ma Mars a quel punto cercò divertito lo sguardo di Aaron che - lo sapeva, non c'era nemmeno il bisogno di dirlo - era perplesso almeno quanto lui. Si, insomma, non che la materia non fosse interessante, era proprio la curiosità che aveva spinto i più ad iscriversi a quel corso, il fatto era che c'era anche parecchio scetticismo nell'aria e la professoressa avrebbe dovuto notare anche quello no? E' senz'altro una tipa ottimista, pensò Mars.
    Ciò che accadde di lì a breve fu inaspettato: con una scusa piuttosto banale, la professoressa invitò tutti ad alzarsi e a raggiungere una botola, oltrepassata la quale tutti - tranne la signorina Dorothea - si ritrovarono all'interno di una sorta di tempio dedicato al fuoco, elemento scolpito ovunque, oltre che presente nella sua maestosità proprio al centro dello spazio in cui si trovavano. Assieme al fuoco, impossibile non notarlo, si ergeva un obelisco sul quale pareva scolpito un messaggio da parte della Lovecraft. A quanto pareva, tutta quella messa in scena non aveva fatto che da anteprima al vero e proprio esercizio: un labirinto da affrontare in coppia. Fin qui niente di male, se non si considera il fatto che le coppie erano state decise dal caso. Così Mars disse addio alla sua compagna, ma anche ai suoi amici coi quali scambiò uno sguardo confuso, mentre cercava quello della sua nuova alleat-AH! Il biondo si portò una mano aperta sul petto, cercando di riprendersi dal grave spavento che la piccola gotica gli aveva causato. «Kaeris, ero distratto.» si giustificò, cercando di sembrare sincero. La realtà era che quella ragazza assomigliava pericolosamente a quelle bambole di porcellana che nei film dell'orrore finiscono sempre per uccidere qualcuno. Un dettaglio inquietante, sicuramente, ma mai quanto la prospettiva di infiltrarsi insieme in labirinto potenzialmente mortale. Mars cercò di scacciare via quei pensieri idioti e ricchi di pregiudizi e si guardò intorno, prima di rivolgersi nuovamente alla mora (che niente aveva a che vedere con la Lynch). «Credo, si dovremmo proprio superare la nostra porta.» Quello stupido plurale maiestatis gli fece venire la pelle d'oca, ma decise di condannare fermamente il suo stesso comportamento e di dare alla ragazza il beneficio del dubbio. Era pur sempre una Corvonero e, se la statistica non lo tradiva, quello costituiva un buon +50% di possibilità di arrivare alla fine di quella lezione quantomeno sano e salvo.
    Superata la porta la cui targhetta portava il loro nome, i due sventurati si ritrovarono davanti ad una nuova fiamma scoppiettante che continuava a ripetere, nel suo movimento costante, una sorta di immagine, uno schema, un disegno. «Sembra anche a te che continui a dividersi in due? Hai idea di cosa significhi?» domandò alla Corva, avvicinandosi abbastanza da sentire il calore delle fiamme. Mars camminò in tondo, cercando di studiarne meglio i movimenti, ma l'analisi frettolosa che mise in atto lo portò alla conclusione che sì, sembrava proprio che la fiamma si dividesse in due. Ma a Kaeris spettava pur sempre l'ultima parola, così - dall'alto dei suoi 190 centimetri - il Carter-Johnson attese il verdetto.
    Marshall Carter-Johnson, IV anno, Tassorosso.

    - Dopo aver interagito brevemente con Ruby e aver zittito Harry, Mars si dedica alla lettura della fiamma insieme a Megan;
    - Segue le istruzioni della prof e si prende un colpo quando Kaeris gli si avvicina senza farsi notare;
    - Tenta di collaborare con la piccola gotica e spera che almeno lei possa dargli una mano.
    Lancio dado: 4
    • 1d10
      4
    • Inviato il
      24/4/2023, 22:40
      -mars
  6. .

    Mars Carter-Johnson

    machine-gun-kelly-mgk
    Tra lezioni, prove, allenamenti e la passione per gli scherzi che condivideva con Aaron, Mars aveva finito per riempire ogni buco del suo tempo libero. Il terzo trimestre era cominciato ormai da qualche settimana e il ché significava solo una cosa: libri, libri e ancora libri. Gli ultimi mesi di scuola erano sempre i peggiori: tra recuperi, test e tutto quello che i professori davano da studiare, sarebbe bastato dedicarsi a quello per non avere nemmeno il tempo di respirare, ma al Tassorosso piaceva strafare e quindi aveva deciso di darsi una possibilità con il quidditch. Niente di serio, non lo aveva nemmeno detto a Grace, ma ogni tanto partecipava a qualche allenamento, voleva capire se era portato per il ruolo a cui aspirava: battitore. Oltre a quella faccenda, poi, c'era Aaron e la loro piccola "attività" illecita. Passare del tempo insieme nella Stanza delle Necessità alla ricerca delle prioprietà magiche di questa o quella pianta, mischiare ingredienti ed unguenti e testare i risultati sui primini aveva riavvicinato i due ragazzi che ultimamente avevano avuto qualche piccola diatriba per via dell'assenteismo del tasso che - da quando lui e Grace avevano deciso di stare insieme - aveva passato interi mesi appiccicato alla sua ragazza. E le cose non sarebbero cambiate, se solo Grace non avesse avuto quasi meno tempo di quanto ne restasse a lui. In quel periodo infatti l'intensità delle lezioni e degli allenamenti mettevano a dura prova anche la Grifondoro, motivo per cui riusciva a dedicarsi maggiormente ai suoi amici e a tutti i suoi impegni. Quello che ultimamente faticava ad incastrare tra una cosa e l'altra era - ironia della sorte - la musica, la sua passione più grande, il suo calmante naturale, una delle poche cose grazie alle quali riusciva a tenersi fuori dai guai.
    Il cortile interno, tra tutti i luoghi presenti nel Castello, era quello che Mars preferiva per comporre. Da quando Grace gli aveva regalato quel taccuino personalizzato, il biondo se lo portava ovunque e non smetteva di appuntarci bozze di versi e brevi giochi di parole che lo aiutavano a scegliere quelle giuste per i suoi testi. Quel giorno, la primavera sembrava finalmente sbocciata persino lì, in Inghilterra. Faceva caldo, la luce del sole illuminava il giardino rendendo i colori della vegetazione ancora più sgargianti del solito. In un angolo del cortile, seduto per terra con la schiena poggiata alla solita panchina e la chitarra acustica sotto braccio, Mars arpeggiava la stessa melodia da almeno un'ora, cercando di migliorarla e di trovare le giuste parole da associare alle vibes del giro di accordi che aveva scelto. «Watch me, take a good thing and fuck it all up in one night...» provò a canticchiare nell'indifferenza generale dovuta al fatto che la sua sosta nel giardino coincidesse con la fine di gran parte delle lezioni, almeno per quella giornata. Fiumi di studenti si riversavano nel porticato di pietra, alcuni si dirigevano finalmente in Sala Comune, altri - specialmente i più grandi - chiacchieravano con gli amici cercando di organizzare il finesettimana ad Hogsmeade, altri ancora si sfidavano in una partita di Gobbiglie, insomma nessuno faceva caso a lui, o almeno così credeva mentre appuntava l'ennesima modifica del testo sul suo taccuino giallo. «I think that something's fucking wrong with me...» cantò, finché un paio di braccia che ben conosceva lo costrinsero a ricambiare quella stretta. Grace aveva un profumo inconfondibile, dolce, ma non eccessivamente, estivo, ma non agrumato: Mars non era un esperto, ma se c'era una cosa che sapeva era che quell'odore di buono apparteneva a lei e lei soltanto. Le avvolse la vita con un braccio e appoggiò la chitarra sulla panchina alle sue spalle, tirandosi su abbastanza per sedervisi sopra. «Cosa? Oh, naah, stavo solo provando a mettere insieme qualcosa per un amico londinese, niente di serio.» la rassicurò, piegando naturalmente le labbra in un sorriso. Nonostante gli impegni avessero provato a tenerli distanti, non c'era giorno che non si concedessero del tempo insieme, sempre al solito posto, la solita panchina. Il biondo cercò una mano della ragazza e la tirò a sé, tra le sue gambe, mentre alzava il mento per incontrare i suoi occhi. C'era qualcosa di diverso nel volto della Grifondoro, quel giorno. Nonostante cercasse di nasconderlo, Mars non riuscì ad ignorare come il tono di voce di Grace fosse più basso e cupo del normale, ed i suoi occhi velati da un ombra che generalmente non le apparteneva. Per questo, e perché - il Tasso lo sapeva - Grace tendeva a brillare, ad illuminare tutto ciò che la circondava quando stava bene, Mars ignorò la domanda di lei. «Stai bene? Puoi dirmelo se qualcosa non va.» disse semplicemente, mettendosi in piedi, senza mollare la presa sulla sua mano. Dalla sua altezza, fu costretto ad abbassare lo sguardo per incrociare quello di lei. Non c'era niente che insieme non potessero affrontare, ma avrebbe lasciato che fosse Grace a decidere se condividere o meno ciò che - evidentemente - la tormentava. Nel frattempo, cercò di pensare ad un'attività che l'avrebbe tirata su di morale, se avesse deciso di non confidargli cosa le passasse per la testa.
  7. .

    Mars Carter-Johnson

    7575446453ea2dce8834b22ede2fcf65465458bb

    «Oh ecco che Romeo ci degna della sua presenza. Dove hai lasciato la tua coda?» «Che c'è, manca anche a te?» rispose canzonatorio il biondo, mentre prendeva posto tra Aaron e Ruby, la sua concasata. «Non ve la siete ancora spassata, vero? Siete ancora troppo tesi.» mormorò alla Tassorosso, sporgendosi in sua direzione per osservare l'amico con aria falsamente preoccupata. Lo Schneider era palesemente in astinenza e una scopata avrebbe fatto bene ad entrambi, in ogni caso.
    Fortunatamente la bellezza ammaliante della professoressa distrasse praticamente ogni partecipante di sesso maschile da qualunque questione non riguardasse la sua materia e in un attimo, tutti gli occhi andarono a lei. Come una calamita, Dorothea Lovecraft attirò su di sé gli sguardi del 95% dei suoi alunni. Un risultato praticamente straordinario, contando che si trattava di Divinazione, una delle materie meno apprezzate e più criticate di sempre. Anche Mars, come tutti i suoi compagni, fu rapito dall'aura emanata dalla luminosissima professoressa e solo il precisissimo intervento di Aaron lo distolse da quella figura angelica (?) che stava tenendo la lezione. «Visto, ha persino delle doti nascoste.» ammiccò alla Dunvall, spezzando l'ennesima lancia in favore dell'amico. Scherzi a parte, Mars ascoltò passivamente la spiegazione della prof e gli interventi dei suoi compagni. Infatti, a differenza di tutte le altre materie, dove - bene o male - riusciva a cavarsela, Mars non avanzava la pretesa di indovinare il futuro servendosi di segni, simboli o manifestazioni varie, o almeno non faceva parte delle sue aspirazioni. Sapeva davvero poco di tutta quella roba e aveva scelto di frequentare il corso per puro caso, nella convinzione che - rispetto ad altre materie - quella potesse risultare meno pesante, interessante, o addirittura affascinante. Una speranza che aveva traballato quando - durante la spiegazione - era stato introdotto l'elemento del fuoco. «Sono disposto a mettere in atto tale processo utilizzando un tassorosso a caso.» la voce irritante del Barnes spinse il Tassorosso a mostrargli un bel dito meglio accompagnato dal sorriso più breve e falso della storia. Simpatico come lo spigolo affilato del comodino, quell'angolino che - senza sapere come - appare dal nulla e ti fa rimpiangere di essere nato.
    «Digressioni a parte, oggi care stelline imparerete a divinare usando il fuoco.» Un'informazione, quella, che spinse il biondo ad abbandonarsi sulla poltroncina con un'espressione preoccupata sul volto. Cazzo. Era logico e piuttosto scontato che sarebbe stato lui il vero protagonista della lezione, per dedurlo erano bastati i primi secondi della lezioni, quelli durante i quali Marshall aveva intravisto il falò, eppure aveva sperato si trattasse di un fraintendimento. Il Tassorosso sbuffò silenziosamente e cercò di ripetersi che - al contrario del passato - non avrebbe dovuto cercare di controllarlo, ma semplicemente leggervi attraverso. Cosa sarebbe potuto andare storto?
    «Nella lezione di oggi, userete la Piromanzia per fare una divinazione al vostro compagno di banco... Ehm, signor Carter-Johnson potrebbe gentilmente raggiungere la signorina Lynch che poverina è tutta sola?» Mars cercò con lo sguardo la povera fanciulla indifesa e, individuata, diede qualche pacca sulla spalla allo Schneider. Le figlie di Salazar trasmettevano tutte una certa attitudine, un misto di fascino e mistero che era impossibile non notare. «Il dovere chiama.» sussurrò maliziosamente all'amico nello stesso istante in cui si alzò dal proprio posto per raggiungere la nuova postazione. «Ogni suo desiderio, un ordine prof.» scherzò il biondo, attraversando la classe per sedersi pesantemente al fianco della giovane Serpeverde. Fece un cenno alla sua nuova compagna di banco e, saltati i convenevoli, la ragazza passò subito all'azione. «A lei l'onore, signorina Lynch.» acconsentì il Tassorosso, accarezzandosi la nuca con una mano. D'altronde, osservare la verde-argento all'opera gli avrebbe dato un'idea più concreta di quello che - successivamente - avrebbe dovuto fare lui. «Avrei preferito iniziare la nostra conoscenza con qualcosa di meno macabro, ma il futuro chiama.» «Chi siamo noi per non rispondere? Vai, sono pronto.» annuì lui, facendo scrocchiare le articolazioni di entrambe le mani. La osservò fissare il suo sguardo nelle fiamme e, subito dopo, cercare informazioni tra gli appunti che si era premurata di prendere. Nel frattempo, Mars allungò il collo nel tentativo di sbirciare l'esito dell'analisi. «Sono...in pericolo?» le domandò, piegando i gomiti sulla proprie ginocchia, in attesa della sua condanna a morte. «Potrebbe trattarsi di un'infezione. Hai talmente tanti tatuaggi che non sarebbe improbabile.» Mars alzò le sopracciglia, quasi divertito da quella strana lettura. Sorridendo, stette ad ascoltare cos'altro aveva da dirgli la mora. Stava palesemente inventandosi tutto, o magari cercava persino di impegnarsi, in ogni caso il Tasso non riuscì a non notare il pizzico di ironia che accompagnava le sue parole ogniqualvolta cercava di dare la giusta interpretazioni a ciò che aveva visto. «Un brutto voto in questa esercitazione è un cattivo auspicio solo per alcuni, per cui potremmo pensare alla caduta dei capelli.» terminò così la ragazza, provocando una sincera risata nel biondo. «Oh, sarebbe sicuramente terribile.» commentò lui, annuendo grave, prima di alzare lo sguardo in quello di lei. «Cos'hai contro i miei capelli?» le domandò, scuotendo la chioma bionda per metterla in (dis)ordine.
    Mars attese quindi che la professoressa Lovecraft chiarisse i dubbi della compagna, poi si sistemò composto difronte alla ragazza, tra loro il fuocherello. «Vediamo quali orrori ti attendono.» scherzò, prima di appoggiare entrambe la mani - dalle unghie laccate e dagli anelli ingombranti - ai bordi del tavolo. Cercando di non farsi distrarre dallo sguardo della ragazza, Marshall si concentrò sul colore cangiante delle fiamme. Lui ed il fuoco non erano mai andati d'accordo, per qualche motivo che non riusciva a spiegarsi, era come se quell'elemento fosse completamente al di fuori del suo controllo. Persino quel giorno, davanti agli occhi di tutti, la fiammella sembrò percepire la presenza del Tassorosso e - proprio mentre il biondo si era convinto di aver visto qualcosa di importante - una lunga lingua di fuoco esplose verso l'alto, costringendo i due a strisciare le poltrone e arretrare dal tavolo che per pochi istanti aveva rischiato di prendere fuoco. Solo l'intervento della professoressa avrebbe potuto riportare il fuocherello allo stato iniziale.
    Quando tutto fu tornato alla normalità, le fiamme vibrarono di un colore violaceo ed emisero un crepitio quasi sinistro. «Mmh, credo...» mormorò, avvicinandosi gli appunti della mora senza permesso e scorrendo il dito sulla superfice ruvida e di colore avorio della pergamena. «Purtroppo ho davvero delle pessime notizie per te.» cominciò il biondo, fingendosi serio. «Mi spiace dover essere io a dirlo, ma... avrai una vita molto dura.» continuò, distogliendo lo sguardo dalla fiammella, mentre quella continuava a crepitare, per cercare lo sguardo della Serpeverde. «Probabilmente...sposerai il ragazzo della tua migliore amica, attirandoti così un pessimo karma e non piacerai alla sua famiglia che cercherà di avvelenarti ad ogni occasione. Avrai un mucchio di bambini biondi e spettinati e...» le raccontò, cercando di non ridere, poi prese un profondo respiro, mentre la fiammella decise di spegnersi, lasciando una scia di fumo nero che si disperse verso l'alto. Un chiaro presagio. «...morirai.» disse infine, alzando le spalle. «Scommetto che avresti preferito perdere i capelli....» ironizzò, ammiccando divertito. Prevedeva un pessimo voto da parte della Lovecraft, ma almeno non poteva dire di non essersi divertito, no?
    Marshall Carter-Johnson, IV anno, Tassorosso.

    - Ha interagito con Ruby e Aaron;
    - Ha alzato il dito medio contro Harry :yes:
    - Preso porto difronte a Megan Lynch, si è lasciato predire il futuro dalla compagna;
    - Quando è stata la sua volta di concentrarsi sulle fiamme, il fuoco ha dato di matto (Mars è elementarista, ma non ha ancora sbloccato l'abilità :3) - necessitando l'intervento della Prof per domarle prima di combinare un disastro;
    - Infine ha provato a dare la sua lettura delle fiamme alla malcapitata :flow:
  8. .
    CITAZIONE (Megan T. Lynch @ 11/4/2023, 14:16) 
    Poche e brevi info sulla sottoscritta: sono vecchia (sia di età che di anni di gioco), mi diletto a creare disagio unicamente su gdr pbf potteriani, chi mi conosce o mi odia o mi ama (spoiler: sono più quelli che mi odiano) e ho tanta, tantissima voglia di fermarmi in un posto per giocare nella condizione di Hakuna Matata.

    Benvenuta Fra, piacere di conoscerti :3 Come ti hanno accennato le altre, sono certa che ti troverai bene tra noi :yes:

    Io sono Ele, sono vecchina anche io e ho 3 bambini (ti basterà cliccare sull'immagine per leggere le schede):



    (Se te lo starai chiedendo sì, ho una sorta di ossessione inconsapevole per i pv biondi...)

    Spero di beccarti presto on game ;)
  9. .

    Mars Carter-Johnson

    «Ti ho dedicato un’intera canzone e piuttosto esplicita anche» Davanti a quella risposta così spontanea, Mars non poté non sorridere e se in un primo momento aveva pensato di replicare che anche lui era salito su un palco e la canzone gliel'aveva persino cantata, però...c'era un però che andava a favore della Grifondoro. Infatti, mentre il Tassorosso era praticamente cresciuto sul palco ed era abituato ad esibirsi davanti ad un pubblico, Grace aveva fatto qualcosa di estremamente coraggioso e significativo per lui. Aveva vinto l'imbarazzo e si era esposta solo per lui, per dirgli in modo praticamente inequivocabile - era impossibile interpretare in modo diverso il testo di Always - che lo voleva al suo fianco. Un desiderio condiviso palesemente da entrambi, ma che la Grifondoro voleva lui lo esplicitasse in parole, più di quanto non lo avesse fatto fino a quel momento. Nel corso di tutta la sua vita, si intende.
    «Tu non sei mai...» sbottò il Carter-Johnson, incredulo, spalancando gli occhi per la sorpresa di quell'affermazione. «Rimedierò e tu non potrai rifiutare. Niente scuse.» decise sul momento, senza riflettere. Per Mars era inconcepibile che una sedicenne come Grace non avesse mai preso parte ad un concerto. Eppure, a giudicare dalla scelta della canzone che gli aveva dedicato, la Grifa doveva essere una che di musica ne capiva qualcosa. Di sicuro, pensò, aveva buon gusto, cosa che non guastava. Mars non sapeva se avrebbe apprezzato la sua, di musica... I suoi testi erano spesso espliciti, gli argomenti trattati potevano disturbare la sensibilità del suo pubblico e Grace ne aveva avuta la prova, a Capodanno... Ok, una persona saggia avrebbe agito d'astuzia, evitando una pazzia simile, ma ormai la parola era data e poi - malgrado tutto ciò che la ragazza avrebbe potuto pensare di lui - Mars era anche i suoi testi e non si sarebbe scusato con nessuno per essere sempre ed esclusivamente sé stesso, nel bene e nel male.
    Approfittando di un momento di distrazione, Mars riuscì a sollevare la sua interlocutrice, costringendola ad avvolgere le gambe intorno ai suoi fianchi. Da quella nuova posizione, gli occhi di Grace sembravano ancora più grandi e di un azzurro cristallino, limpido. Ne rimase così affascinato che fece una pausa prima di chiederle quello che, vista la risposta di lei, si rivelò essere più di una formalità. Prima che il Tasso potesse dire altro, le labbra di Grace si premettero sulle sue in un bacio che cancellò ogni dubbio riguardante quale potesse essere la sua risposta in merito al futuro della loro relazione. Il biondo strinse la presa sui fianchi della ragazza, ricambiando quel bacio il più a lungo possibile finché le labbra di lei non si schiusero un'ultima volta tra le sue. Quando Mars riaprì gli occhi, la Grifondoro difronte a lui era raggiante, così luminosa che - di riflesso - il Tasso si lasciò sfuggire l'ennesimo sorriso della serata. Si sentiva così incredibilmente leggero, che quasi trovava incredibile non fosse per merito delle droghe. Se in quel momento gli avessero chiesto che nome avrebbe dato a quella sensazione, senza esitazione avrebbe detto "Grace". «Mmh?» mormorò confuso, prima di ridestarsi dai suoi pensieri e riportare il corpo della ragazza con i piedi per terra, chiaramente controvoglia. C'erano voluti mesi per arrivare a quello. Mesi, in cui la distanza era stata una costante e non c'era niente che avrebbe voluto fare quella sera più di quello: tenerla tra le braccia, cercare le sue labbra, assicurarsi che tutto ciò che stava vivendo quella sera fosse reale. «Ehm... vuoi... mh... tornare alla festa?» chiese la Grifondoro, facendo un cenno in direzione del locale e, sebbene l'istinto gridava due lettere ben precise, il biondo annuì, lasciandosi accarezzare una tempia dai polpastrelli di lei che scostarono una ciocca di capelli lontano dai suoi occhi. «Andiamo.» affermò subito dopo, avvolgendole le spalle con un braccio e tenendola ancora stretta a sé. E, almeno per quella sera, Grace avrebbe dovuto accettare il fatto che non avrebbe allentato la presa sul suo corpo di un millimetro, profondamente convinto che - se solo lo avesse fatto - tutto ciò che aveva vissuto in quell'ultimo folle periodo si sarebbe rivelato un sogno ad occhi aperti e non la pura realtà. «Che ne dici di quel toro meccanico?» le propose, tenendo aperta la porta del locale per lasciarla passare, per poi mischiarsi nella folla mano nella mano con la ragazza per la quale - ancora non ne era pienamente consapevole - aveva perso completamente la testa.


    CITAZIONE
    CONCLUSA.


    Edited by Dragonov - 8/4/2023, 16:55
  10. .

    Mars Carter-Johnson

    7575446453ea2dce8834b22ede2fcf65465458bb
    Sdraiato sul muretto del cortile interno, con la testa poggiata sulle gambe di Grace, Mars si godeva un raro momento di quiete prima dell'ennesima lezione della giornata. Le ultime settimane erano state un incubo e tutta quella storia del minore degli Harris che non riusciva a tenere le mani a posto era riuscita a mettere alla prova l'equilibrio già abbastanza precario su cui si ergeva l'intera vita del Tassorosso. «Mmh?» chiese confuso, piegando il capo in cerca dello sguardo della Grifondoro. Quando la ragazza gli accarezzava il viso, finiva sempre per perdersi nei suoi pensieri, era matematico. «Divinazione, credo...» le rispose, aggrottando brevemente la fronte mentre cercava di ricordare il suo orario e, ancor prima, il motivo che l'aveva spinto a frequentare quel corso. Insomma, prevedere il futuro? Davvero? Probabilmente era fatto, o ubriaco, o entrambe le cose, altrimenti non se lo spiegava. «Cosa? Non so proprio di cosa tu stia parlando.» affermò scuotendo il capo, mentre cercava di convincere Grace del fatto che la giovane età della professoressa ed il suo aspetto non fossero stati fattori degni di attenzione durante la scelta delle materie da studiare per quell'anno. E insomma, sarebbe anche riuscito a convicerla se non fosse stato per quel sorriso furbo che spuntava puntualmente sulle labbra del tasso ogni qualvolta tentava di mentirle. «Cazzo, ma che ora è? Devo scappare. Ci vediamo dopo!.» borbottò, schizzando in piedi non appena vide un paio di compagni correre in direzione dell'aula. Così, raccattò malvolentieri la sua tracolla e, dopo essersela appoggiata distrattamente in spalla, accennò ad andare, ma fece subito dietro-front. Accumulare qualche minuto di ritardo gli sembrava secondario, davanti all'idea di abbandonare Grace senza nemmeno salutarla decentemente. Il biondo si piegò in avanti, poggiò entrambi i polsi ai lati delle cosce di Grace e le posò un bacio a stampo sulle labbra, poi subito un altro questa volta meno innocente. «A più tardi.» le sussurrò sulle labbra, allontanandosi controvoglia dal viso della ragazza.

    «Ti sembro una persona caritatevole?» sussurrò canzonatorio il biondo all'orecchio della Dunvall, una volta preso posto sulla poltroncina di velluto rosso proprio alle spalle della coppia che mai si sarebbe immaginato di vedere insieme. Seduti uno accanto all'altra, Aaron e Ruby parevano proprio "in confidenza". A differenza dello Schneider che ancora non vedeva di buon occhio Grace, Mars era felice di constatare che tra i due ci fosse feeling. Alla fine, spingere l'amico a importunare la sua concasata non era stata una così pessima idea. Il biondo comunque ebbe a malapena il tempo di recuperare la tracolla che aveva abbandonato in terra non appena si era seduto insieme ai suoi amici, ché la lezione cominciò. «Buon pomeriggio miei cari studenti, siamo tutti pronti per immergerci ancora una volta nell'oscuro abisso del futuro?» Avere come insegnante una ragazza appena trentenne di così bell'aspetto era una distrazione che Mars non poteva permettersi, eppure... quando si rese conto di averla fissata per tutto quel tempo, deglutì a vuoto e cercò di ricomporsi. «Pronto ad immergerti?» sussurrò allusorio in direzione del Grifondoro, prima di lasciarsi andare in una risata silenziosa che cercò di spegnere sul nascere per non attirare troppo l'attenzione della professoressa. I suoi voti ultimamente non erano stati dei migliori, non poteva mandare in fumo anche quell'occasione di rimediare un voto che fosse diverso da Accettabile. «[...] E quale modo migliore per farlo se non tramite il fuoco? Elemento ancestrale, purificatorio e, in tempi remoti, venerato come una divinità.» Il Carter-Johnson osservò rapito e pensieroso il falò che la professoressa aveva posizionato al centro della stanza. Aveva sempre avuto un rapporto complicato con quell'elemento. Sebbene fossero trascorsi molti anni e nel frattempo fossero accadute tante cose, Mars non dimenticava che era stato proprio a causa della sua incapacità nel gestire il fuoco che il padre lo aveva abbandonato, ed era stato per lo stesso motivo che lui stesso aveva deciso di vivere lontano dalla sua bambina. Casey era molto più al sicuro senza lui nei paraggi che perdeva il controllo dei suoi poteri e finiva per incendiare tutto. «Mmh? Sì, sì, tutto bene.» annuì, quando Aaron gli diede un colpo sul braccio. Poi, come se niente fosse, tornò a sorridere, ma sperò con tutto sé stesso che il fuoco avrebbe fatto solo da contorno alla lezione e non ne sarebbe stato il protagonista, o avrebbe dovuto trovare una scusa abbastanza credibile per uscire da quella stanza.
    Marshall Carter-Johnson, IV anno, Tassorosso.

    - Interagito con Grace per tutta la prima parte del post;
    - Entrato in classe, ha interagito con Ruby e Aaron;
    - Preso posto sulla poltroncina dietro alla loro, ha condiviso una battuta sulla prof. col suo bff.
    - Ha espresso qualche dubbio sulla presenza del fuoco in classe (Mars è elementarista, ma non ha ancora sbloccato l'abilità :3)
  11. .

    Mars Carter-Johnson

    «Hei! Non rovinarti la sorpresa!» protestò Grace arrossendo visibilmente, mentre Mars studiava avidamente ogni pagina del suo nuovo taccuino nella speranza di scoprire cos'altro la ragazza avesse nascosto tra le sue pagine. Rimostranze, quelle della grifondoro, che non impedirono al biondo di continuare imperterrito nella sua missione. Fu così che riuscì a trovare la bozza di un biscotto seduto su una panchina al di sotto di un albero. Un rimando piuttosto esplicito al modo in cui si erano conosciuti, un ricordo che seppur non ancora tatuato sulla pelle, avrebbe portato sempre con sé. Letteralmente, dal momento che non si sarebbe separato facilmente dalla sua nuova agendina. «Non puoi farlo, ricordi? Me lo hai regalato.» replicò raggiante, dandole temporaneamente le spalle per evitare che la grifondoro gli sottraesse il suo dono e così da riuscire a sbirciare tra le pagine ancora per un po'. E nonostante si fosse voltato per tre quarti, Mars non poté non notare il finto broncio messo su dalla ragazza, che immediatamente incrociò le braccia al petto, assumendo un'espressione esageratamente sbalordita davanti a quel suo comportamento leggero che poco combaciava con l'aspetto del ragazzone. Così, incapace di ignorare quella tacita richiesta di attenzioni, il biondo decise finì per conservare la sua nuova moleskine e cedette al desiderio di tenere Grace più vicina a sé. Desiderio evidentemente condiviso, perché Mars non dovette insistere poi molto per convicerla a farsi più vicina. Gli bastò tendere la mano perché lei la afferrasse e si lasciasse stringere dalla sua presa salda del biondo. Con le mani sui fianchi minuti di Grace e lo sguardo perso nei suoi occhi chiari, il Carter-Johnson non riuscì a trattenersi dal farle notare che aveva letto più di quanto lei - probabilmente - non si aspettasse. «È il mio posto preferito» ammise, il viso nascosto contro il petto del biondo. Mars, davanti a tutto quel candore, sorrise e nell'attesa che lei gli rispondesse, sfiorò la fronte della ragazza col mento, cercando poi il suo sguardo. La frase che gli aveva dedicato lasciava poco spazio a interpretazioni, ma se davvero avevano deciso di giocare a carte scoperte, voleva che le conferme arrivassero direttamente dalla bocca di lei. La strinse ancor più a sé nell'istante in cui lei mormorò esattamente ciò che Mars aveva desiderato sentirle pronunciare mesi prima e fu preso un po' alla sprovvista, quando Grace contrattaccò, spostando la conversazione su di lui. «Oppure potremmo parlare di te. Tu che hai da dichiarare, mh?» «Vuole una dichiarazione ufficiale, signorina Johnson le domandò ironico, piegando lentamente le labbra sottili in sorriso compiaciuto e inclinando leggermente la testa indietro. Esisteva una formula magica da esplicitare, forse? Mars trovava inspiegabilmente più semplice organizzare dichiarazioni plateali, rispetto a...quello. Insomma, in passato non aveva mai sentito il desiderio di tracciare confini netti come con Grace, ma per niente al mondo si sarebbe lasciato sfuggire la Johnson, non ora che erano così fottutamente vicini. «Tra l’altro credo che i nostri compagni siano stufi del modo in cui monopolizziamo gli eventi, al prossimo minimo ci bandiscono...» la voce della grifondoro lo riportò al presente. Il Carter-Johnson non riuscì a trattenere una risata, quando si rese conto che effettivamente gli studenti erano piuttosto contrariati a causa di quel continuo scambio di versi tra i due. «Dici? Eppure mi sembravi così a tuo agio su quel palco. Stavo quasi pensando di chiederti di seguirmi durante il prossimo tour.» ironizzò lui, divertito dalla timidezza che sembrava assalirla nelle occasioni pubbliche, per così dire. Al contrario, Mars sembrava dare il meglio di sé quando si trovava davanti ad una platea. «E il tuo? Qual è il tuo posto preferito?» gli domandò Grace, dopo qualche istante di esitazione, ed immediatamente Mars visualizzò un'immagine precisa che non era - probabilmente - quella che la ragazza si sarebbe aspettata. «Il mio posto preferito, mh?» ripeté la domanda, fingendo di pensarci un po' su. Lì per lì, avrebbe risposto "il palco": non c'era altro luogo in cui si sentisse sé stesso; davanti ad un microfono e a una chitarra, davanti alla folla che urlava il suo nome, Mars si sentiva imbattibile. La musica era letteralmente la sua vita, il suo modo di vedere il mondo, di esprimere i propri sentimenti, di curare le ferite. In mezzo alla sua gente, Mars si sentiva il re. La musica cancellava ogni sua cicatrice e non immaginava futuro senza di essa, ma quando pensava al suo posto preferito, la musica scivolava inesorabilmente al secondo posto.
    Il biondo si umettò le labbra, guardandosi intorno per qualche breve istante, poi senza preavviso decise di prendere in braccio la ragazza, incrociando poi le braccia all'altezza delle sue natiche. «E' l'abbraccio delle persone che amo, il mio posto preferito.» le confidò, serrando la mascella a seguito di quella vera e propria confessione. Nuovamente ad un soffio dal viso della ragazza, Mars allentò la stretta della mandibola e piegò l'angolo delle labbra in un lieve sorriso. Gli sarebbe piaciuto parlarle di Casey, di quanto fosse straordinaria malgrado la sua tenera età, ma decise che fosse meglio rimandare la conversazione: quello era il loro momento. «E vorrei ufficilamente che tu ne facessi parte.» continuò, sottileando la formalizzazione della richiesta. «Ti va di darmi una possibilità, Grace Johnson le sussurrò, immensamente vicino alle sue labbra, tanto da non riuscire ad impedire al suo sguardo di cadere su di esse ancora una volta, prima trovare nuovamente le sue iridi chiare. So here I am, are you ready?


    Edited by -mars - 1/4/2023, 16:02
  12. .

    Mars Carter-Johnson

    Fu proprio quando il Carter-Johnson si convinse di aver superato il peggio che scoprì di essere solo all'inizio dell'ennesimo incubo cui veniva ciclicamente sottoposto, lezione dopo lezione. L'ingestione dell'Algabranchia - apprese poco più tardi - era solo un primo step da superare perché la trasformazione avvenisse con successo. Infatti, fu solo dopo che si fu immerso che qualcosa nel suo corpo cominciò a cambiare. Preso alla sprovvista, ormai sott'acqua, si dimenò esageratamente quando un bruciore allucinante lo colpì all'altezza dei lati del collo, dove quelle che sembravano delle vere e proprie branchie gli resero possibile respirare più a lungo nel mare africano. La consapevolezza di non doversi più tappare il naso per riuscire a respirare sott'acqua lo indusse a smettere di agitarsi, ma non furono solo le branchie a cambiare il suo aspetto. Il biondo si osservò mani e piedi cambiare di forma e dimensione, fino a diventare palmati. Sorpreso, ma anche divertito, ora che il dolore acuto era praticamente sparito, studiò con attenzione le sue mani, tra le cui dita sembrava spuntata una sorta di strana cartilagine che le faceva somigliare a delle...pinne. Meravigliato dall'effetto di quella pianta, cercò istintivamente lo sguardo di Aaron - che doveva essersi immerso da qualche parte lì vicino - per mostrargli quella strana magia che lo rendeva più simile ad un animale marino, piuttosto che ad un essere umano. Cercò l'amico, ma l'unica cosa che trovò fu Rose, la concasata insieme alla quale avrebbe svolto il suo esercizio, la quale lo riportò alla realtà: il tempo stava scorrendo e loro dovevano cominciare a darsi una mossa. Così, senza ulteriori indugi, Mars annuì alla ragazza e con delle ampie bracciate raggiunse il gruppo di alghe indicatogli proprio dalla compagna. Reduce dalla conversazione con lo Schneider, il Tassorosso non si limitò a cercare quello che sarebbe dovuto essere l'obiettivo della missione, ma cercò di studiare il fondale nella speranza di individuare qualche altra pianta almeno apparentemente utile per i loro esperimenti extracurriculari. Impegnato com'era a nuotare al fianco di Rose e ad analizzare il fondale, non si rese conto degli avvicini finché quelli - forse infastiditi dall'improvvisa invasione di campo - non attaccarono entrambi. «Ma prcputtna.» sfiatò il Carter-Johnson, alle prese con un paio di quelle creature che avevano attorcigliato i propri...tentacoli? (non potevano veramente essere definite zampe) intorno alle sue caviglie. Avvantaggiati dal semplice fatto di combattere nel proprio habitat naturali, i mostriciattoli sembravano poco propensi ad arrendersi. «Rose! Resisti!.» cercò di urlare il biondo, mentre riuscì a liberarsi dalla presa di un avvincino facendo parecchia pressione sulle dita del demone finché quello indolenzito non si allontanò così velocemente che sembrò quasi dissolversi in un miliardo di piccole bollicine. Una vittoria che Mars non poté veramente godersi, perché l'altro Avvincino sembrava meno incline ad arrendersi e cercò di trascinarlo verso il fondo. «Vkkl pcclo strnzo.» sbottò il Tassorosso, dimenando le gambe nel tentativo di riuscire a colpirlo, un piano che non sembrava volersi rivelare poi così vittorioso. Per questo, e perché il tempo continuava a trascorrere inesorabilmente, Mars decise di provare ad afferrare la bacchetta che aveva legata al polpaccio. La sfilò velocemente dal portabacchetta che aveva comprato per l'occasione e la puntò in direzione della creatura che si era illusa di aver catturato la cena. «Relascio!» urlò, nel tentativo di liberarsi dalla presa del demone acquatico. Un tentativo, quello, che si rivelò una vera e propria sorpresa: invece di scaturire le giuste scintille, la bacchetta emanò una sorta di getto di acqua bollente che ustionò il manto della creatura, allontanandola immediatamente. Ma per ogni Avvincino sconfitto, nuovi ne apparivano. Così, convinto di non poterla avere vinta a lungo e che bastasse superare quella sorta di colonia di Avvincini, Mars cercò di nuotare più velocemente possibile. Scagliò lo stesso incantesimo contro ogni creatura provasse ad avvicinarsi, finché non riuscì a raggiungere Rose, la quale scagliò una fattura contro un Avvincino che altrimenti avrebbe preso Mars alla sprovvista. «Gr..zi..e R..se..» provò a dire il tasso, emettendo suoni confusi a causa dell'acqua che impediva di fare altrimenti. Cercando di ovviare alla difficoltà di comunicare sott'acqua, il biondo alzò il pollice e fece segno a Rose di proseguire. Se quella che avevano dovuto affrontare era una prova organizzata dal professore, e Mars era sicuro che lo fosse, visto che gli Avvincini - come gli aveva ripetuto quella che una volta era stata la signora Sophie Johnson (in arte "sua madre"), erano creature di acqua dolce - beh, l'avevano decisamente superata.

    Lasciatesi alle spalle gli Avvincini, fu un sollievo per il Tassorosso ritrovare il volto amico di Aaron con il quale si scambiò una stretta di mano persino sott'acqua. Una volta che furono tutti abbastanza certi di stare bene, decisero di proseguire in gruppo. Certo, il professore era stato chiaro: si trattava di una competizione, tra di loro erano avversari, ma a fronte dei pericoli che si erano ritrovati ad affrontare e in vista di altri possibili trabocchetti disseminati qua e là tra le acque cristalline del mediterraneo, collaborare almeno temporaneamente sembrava l'idea più sensata. «Io direi che sarebbe meglio scappare da qui.» fece Aaron, cercando di dare istruzioni che arrivavano alle orecchie degli altri in modo piuttosto ovattato ma abbastanza chiare da essere recepite. Così, nuotando in gruppo, avanzarono insieme in cerca del loro lasciapassare per un buon voto. Mars cercò di setacciare il fondale, sicuro che sarebbe stato più facile riuscire ad intravedere l'algrabranchia da quella vicinanza, ma per quelli che gli parvero quindici minuti buoni non vide niente di utile all'orizzonte. Cercò di farsi spazio tra alcune varietà di alghe agitando la bacchetta prima a destra e poi a sinistra e continuò ad avanzare insieme agli altri per un tempo indefinito finché - un po' deluso - decise di risalire per raggiungere i compagni. «Trov..to qlc..osa?» sbuffò, lasciando scivolare fuori dalla bocca enormi bolle d'aria. Quanto altro tempo gli sarebbe stato concesso dall'algabranchia, prima di lasciarli morire sott'acqua? I minuti, lì sotto, sembravano dilatarsi e passare più lenti, ma il formicolio che sentiva all'altezza delle dita di mani e piedi era la prova evidente che non mancava poi molto allo scadere di quell'ora di tempo che l'alga magica gli aveva concesso. Per fortuna, prima che potesse mollare la spugna, il movimento improvviso di uno degli altri gli suggerì che forse erano arrivati a destinazione. Sollevato, fece un cenno a Rose e la seguì fino a raggiungere un bel cespuglio di algabranchia. Ci girò attorno e - preso alla provvista - cercò di pensare in fretta ad un modo per raccoglierne la giusta quantità per rientrare nelle grazie del professore e per aggiudicarsi il podio, insieme a Rose. Alternò lo sguardo tra la ragazza e l'algabranchia, poi alzò le spalle e decise di fare a modo suo. Provò a strapparne un ciuffo, ma quando si rese conto di quanto fosse viscida fece una smorfia schifato e decise di riprendere in mano la bacchetta. Un'azione che gli permise di notare quanto le sue mani sembrassero spaventosamente normali. Deglutii a vuoto, mostrandole anche a Rose e le fece segno di sbrigarsi: il tempo stava per terminare. A quel punto non c'era alcun gruppo, Mars e Rose dovevano fare squadra come coppia. Per questo, chiese alla ragazza di immobilizzare in qualche modo le viscide code che componevano l'alga mentre lui si sarebbe occupato di tagliarla all'altezza delle radici. «Diffindo!» esclamò più volte il biondo, cercando di fare un lavoro preciso, un lavoro che decise di interrompere quando sentì il collo bruciargli e il respiro mozzarsi: dovevano assolutamente risalire. Fece un cenno frettoloso a Rose e un gestaccio ad Aaron e - insieme alla propria compagna - nuotò in direzione della riva proprio mentre le branchie scomparvero dai lati del suo collo.
    Marshall Carter-Johnson, IV anno, Tassorosso.

    - primo paragrafo: ho cercato di recuperare il post precedente, narrando che Mars si ritrova in mezzo agli Avvincini quando ormai è troppo tardi. Cerca di liberarsi della loro presa facendo abilmente pressione sulle loro dita aguzze (consigli della mamma magizoologa), cercando di castare un Relascio che si rivela utile dal momento che - come succede a molti incantesimi - sott'acqua finisce per lanciare un getto di acqua calda contro ai mostriciattoli e, infine, viene salvato dall'ennesimo Avvincino grazie a Rose.

    - secondo paragrafo: Mars decide di proseguire insieme a Rose (obv), Aaron e Valentine almeno finché qualcuno di loro (decidete voi di chi si tratta) non riesce a scorgere il cespuglio di Algabranchia. Così, dopo aver provato a strappare inutilmente l'alga, decide di provare con un Diffindo contro le radici, in modo da reciderle per permettere a Rose di prenderne quanta più possibile. Smette di raccogliere l'alga quando si rende conto che l'effetto dell'Algabranchia sta terminando e insieme alla compagna cerca di raggiungere velocemente la riva.
  13. .

    Mars Carter-Johnson

    «Non è un'idea così assurda... Ogni tanto quei due neuroni che ti sono rimasti funzionano. Sono sorpreso.» ironizzò il Carter-Johnson, canzonando l'amico che - in effetti - non aveva avuto una cattiva pensata. Se alcune delle erbe babbane avevano il potere di agire sul cervello fino ad influenzarne il funzionamento, chissà cosa potevano fare le giuste piante magiche... «Sarà divertente provare.» ammiccò con un sorrisino furbo sul volto. Se i due andavano così d'accordo era anche per la totale assenza di senso di responsabilità che caratterizzava entrambi nel momento in cui c'era qualcosa di potenzialmente divertente da scoprire o progettare, in base che si dedicassero all'esperienza empirica o alla creazione di scherzi da spacciare in giro per la scuola. Non ricavavano granché né dalla prima attività, né dalla seconda, ma senza dubbio si divertivano come dei matti. «Un numero che si trasformerebbe in anni di Azkaban, se solo qualcuno ti sentisse parlare così di una primina.» Non che il biondo non avesse mai guardato ragazze più giovani di lui, ma quella Willow... no, era decisamente troppo piccola. «Se te lo dicessi, non mi crederesti. Quindi, fottiti, muori dalla curiosità.» gli disse, alzando il dito medio contro Aaron per il solo gusto di vederlo protestare. La realtà era che si era pentito di aver tirato fuori quell'argomento, visto che la Caposcuola - nella stessa occasione in cui l'aveva beccata rilassarsi nel bagno dei prefetti - era stata parecchio comprensiva con lui. E certo, tra i ragazzi riuscire a scorgere una ragazza così pudica, come la White, in intimo era scoop da condividere, ma quel giorno ne avrebbe fatto a meno, sebbene - ne era consapevole - sarebbe stato l'argomento perfetto per distoglierlo dal malumore che si portava dietro dalla festa di San Valentino. «Come vuoi amico.» si arrese subito Mars alla richiesta dell'altro di non nominare più Daphne. Alla fine, per quanto la Andersen gli piacesse, sembrava troppo presa da quel Moore per dar retta anche ad Aaron. L'amico avrebbe dovuto farsene una ragione.

    «Mi hai chiesto di non parlarti di tu-sai-chi, quindi ti direi di buttarti sulla Dunvall.» ammiccò il biondo, prima di spogliarsi di fretta, scoprendo il suo corpo quasi interamente tantuato. Rise, vedendo l'amico uscire di corsa per piazzarsi affianco alla Corvonero che gli aveva indicato e, prima dell'inizio della lezione, li raggiunse. «Dai Ruby, dagli una possibilità, ha dei problemi.» scherzò quando passò loro accanto, accennando all'amico. In fondo, una come la Dunvall non avrebbe potuto che raddrizzare un tipo come Aaron e di sicuro lui avrebbe potuto aiutarla ad abbandonare quella rigidità che la caratterizzava: quella che si dice "accoppiata vincente".
    Una volta che tutti ebbero preso posto sugli asciugamani, il professore rivelò agli studenti il motivo di quella gita fuori porta. Fu una vera sorpresa per Marshall scoprire che l'argomento trattato non gli era completamente sconosciuto, ma quando condivise le sue limitate conoscenze con la classe venne quasi ripreso dal professore che - apparentemente - si aspettava una ricerca maggiore, approfondimenti che il biondo si era sempre ben guardato dal fare. Se fosse stato uno "da libri" sarebbe stato smistato in un'altra casata, no? Ad ogni modo, la lezione continuò tra gli interventi degli studenti e le spiegazioni del professore che approfondiva l'argomento con ulteriori nozioni rispetto a quelle esplicitate dai ragazzi. «Quella che il vostro compagno/valletto vi sta consegnando è Algabranchia, come avrete intuito il resto della lezione si svolgerà in acqua e vi vedrà impegnati a cercare altri esemplari della medesima pianta nelle profondità del mare.» disse l'uomo, mentre il Corvonero lasciò cadere un sacchetto sull'asciugamano del biondo. Curioso, Mars afferrò la pianta magica e ne studiò la consistenza, aggrottando la fronte quando apprese quanto fosse viscida e spessa. L'idea di ingerirla non era propriamente invitante, ma la notizia che avrebbero trascorso una notte fuori dal castello, in campeggio, rese il tutto molto più sopportabile. Si scambiò un cinque con l'amico, ed eccitato all'idea di trascorrere una notte diversa rispetto agli ultimi due mesi, raggiunse quella che sarebbe stata la sua compagna per quell'esercizio. «Rose White, questa volta non sei l'unica ad indossare un costume.» le fece notare, ironico, indicandosi i pantaloncini arancioni intervallati da minuscole ananas bianche che indossava. «Pronta a far mangiare sabbia a tutti questi sfigati?!» domandò alla Caposcuola, alzando la voce perché Aaron lo sentisse. Mars adorava le sfide e soprattutto gli piaceva vincere, cosa che era sicuro di fare con l'aiuto della compagna di casata. Dopo una breve occhiata complice all'amico, prese la rincorsa.«Al tre! ....pronto?» fece ad alta voce, come se nemmeno stessero partecipando ad una lezione. «Tre!» urlò il biondo, partendo in una corsa che si concluse con un tuffo a bomba nell'acqua fredda che finì per bagnare più di qualche studente ancora fermo sul bagnasciuga. Riemerso in superficie, fece cenno a Rose. «Andiamo White, buttati.» la esortò, avvicinandosi alla riva per porgerle la mano e aiutarla ad immergersi senza patire una violenta escursione termica, come invece avevano fatto lui e lo Schneider. «Pronta? Cin cin!» disse, alzando l'algabranchia a mò di brindisi, prima di ingerirla in un boccone rischiando di soffocarsi nel momento in cui la sentì scivolargli a fatica in gola. Tossì corposamente più volte e dovette battersi dei pugni sul petto per riuscire ad inghiottire quell'ammasso di viscidume di cui era fatta quella strana pianta. «Cazzo che schifo.» borbottò schifato e senza fiato, tossendo ancora una volta con una mano ancora stretta sul collo. «Credo...credo che sia andata. Ti seguo, dove credi dovremmo andare?» disse alla compagna, ignaro di non aver ancora cominciato la metamorfosi. Quella sì che sarebbe stata fastidiosa.
    Marshall Carter-Johnson, IV anno, Tassorosso.

    - Interagito con Aaron per tutta la prima parte del post;
    - Incita Aaron a buttarsi su Ruby (tvb) e interagito con entrambi + Rose, quando è ora di prepararsi per l'esercizio;
    - Non ho specificato da che parte se ne vanno, lascio che sia Rose a farlo!
  14. .

    Mars Carter-Johnson

    Non c'era sentimento più lontano del disagio che descrivesse le emozioni di Mars nel preciso istante in cui aveva sentito la voce della Grifondoro amplificata nel locale. Sapeva che l'avrebbe finalmente rivista quella sera, Halley glielo aveva praticamente assicurato, ma una parte di lui aveva preferito comunque prepararsi al peggio: considerare tutte le possibili eventualità lo facevano sentire al sicuro, protetto da una possibile delusione. Insomma, l'ultima cosa che si aspettava era di vederla attirare l'attenzione di tutti i presenti a quella festa per potergli recapitare un messaggio attraverso una canzone. Esporsi così platealmente non era da lei, lo aveva notato da come gesticolava in imbarazzo, dal rossore che le aveva colorato le gote per tutta la durata del suo breve discorso, dal modo in cui aveva sussurrato il suo nome, alla fine... Lo aveva sorpreso e sicuramente non era abituato a trovarsi al centro dell'attenzione per via della sua vita sentimentale, ma nonostante tutto non si era sentito a disagio nemmeno per un momento. «Non devi scusarti, Johnson.» scosse il capo Mars, avanzando abbastanza da riuscire a cingerle la vita con le braccia. «Sono tutti troppo su di giri, non se ne ricorderanno nemmeno.» la rassicurò, osservandola arrossire e mettersi una mano davanti alla bocca, imbarazzata. Quel misto di timidezza e audacia era uno dei motivi per cui la Grifondoro gli piaceva così tanto. «A te il quidditch, a me la musica.» aggiunse distrattamente, mentre l'indice della ragazza gli puntellava il petto lasciato scoperto dalla canotta nera che il biondo aveva sotto alla giacca di pelle. Un breve contatto innocente, quello della mano di lei sulla pelle tatuata di lui, che segnava il superamento di una qualche sorta di limite che fino a quella sera entrambi avevano faticato ad oltrepassare, ma che in quel momento pareva la cosa più naturare e ovvia del mondo. E ancora più facile fu, per Mars, trovare le labbra della Grifondoro. A differenza del loro primo bacio, questa volta non fu lui a doverle rincorrere, no. Dopo quel primo bacio lento e dolce che si scambiarono, Grace si aggrappò alla sua maglietta, tesa sulle punte dei piedi per riuscire a raggiungerlo e gli sorrise sulle labbra. Un sorriso che il biondo ricambiò quando lei soffiò sulle sue labbra una frase che le aveva già sentito pronunciare, ma che in quel momento assumeva tutt'altro significato. Non ebbe il tempo di replicare, ché si ritrovò a rispondere ad un nuovo bacio. Le accarezzò le labbra con le sue, lo fece per un tempo indefinito e la tenne - se possibile - ancor più stretta a sé, mentre la sentiva scivolare verso il basso, lontana dalla sua bocca. La lasciò fare, anche se la realtà era che desiderava non staccarsene per niente, non ancora, non così presto. Da quanto erano lì? «Potrei abituarmici, in realtà.» fece lui, che di smetterla di baciarla non avrebbe voluto nemmeno sentirne parlare. «Cos-oh, ok!» esclamò, preso alla sprovvista, ma afferrando la borsa per lasciare che l'altra potesse frugarvi all'interno. Dopo pochi istanti, la vide estrarre dalla borsa un pacchetto rettangolare che aveva tutta l'aria di essere un regalo e stava per chiedersi di cosa si trattasse esattamente, quando la vista della piccola mandragora gli fece quasi strabuzzare gli occhi. Riuscì a contenere la sua sorpresa giusto in tempo per non essere visto dalla Grifondoro che - come lui - non aveva idea di essere vittima del libero arbitrio goduto dal gufo tutto rincoglionito (e anche un po' pazzo) di Marshall, il quale - prima che il tassorosso potesse evidentemente fermarlo - si era preso la libertà di consegnare un regalo che altrimenti, dopo i pessimi risvolti della vigilia di Natale, avrebbe fatto tutt'altra fine. Quando aveva visto sparire i pacchetti dalla sua camera aveva pensato in qualche furto tattico da parte dei suoi compagni di dormitorio, magari sprovvisti di regalo per i loro cari, così aveva deciso di non indagare più di tanto, ma...mai avrebbe pensato che fossero stati consegnati dritti nelle mani di Grace. A posteriori, però, doveva ammettere che quel gufo ci aveva visto lungo... Mars osservò per qualche istante di troppo la piccola madragora palesemente scocciata dalla sua presenza (sapeva forse tutta la verità? e se era così, avrebbe potuto tradirlo?) e poi alzò le spalle, cercando di sembrare naturale ed assumendo un'espressione alla "non è niente, davvero". «Fortuna che non nascondi biscotti, nella borsa, o avremmo un bel problema.» ironizzò il biondo, col sorriso sulle labbra, mentre le riconsegnava la tracolla. Aveva la faccia paralizzata in quel sorriso idiota da quando si erano separati e sapeva di doverla smettere, ma gli sembrava tutto così assurdamente bello, lì insieme a Grace, che proprio non riusciva a farla finita. Aaron lo avrebbe ridicolizzato se solo fosse stato nei paraggi, ma fortunatamente non era lì. «Buon Natale Mars!» esclamò la rosso-oro, porgendogli il pacchettino che aveva estratto dalla tracolla poco prima. Mars si rigirò il rettangolino tra le mani, sorpreso ma felice e soprattutto curioso di scoprire di che si trattasse e cercò lo sguardo dell'altra. «Lo apro.» decretò, dopo averlo studiato brevemente. Così, preso dalla curiosità, strappò la carta rivelandone il contenuto: un taccuino di ottima qualità dai colori in tema con la sua casata, tassorosso. «Ma è bellissimo!» esclamò, liberandolo dall'elastico che lo teneva chiuso e sfogliandolo davanti a Grace che con la coda dell'occhio vide arrossire di nuovo. «Ti vedo sempre scrivere su cose, questo dovrebbe riordinare l’ispirazione per le tue canzoni! Mi sono presa la libertà di lasciarti qualche disegnino... come vedi» ammise, mentre lui osservava lo sketch di un tasso fatto niente poco di meno che dalla ragazza. Sorrise, divertito e, speranzoso di scoprire cos'altro gli avesse disegnato, continuò a sfogliare il taccuino, ignorando le proteste dell'altra. «Solo qualche pagina. Dai, voglio vedere cos'altro sai disegnare. Solo qualche altro. Giuro!» si giustificò lui, ridendo e cercando di darle le spalle perché lei non potesse sfilargli l'agendina dalle mani. Stava giusto sfogliando il suo nuovo oggetto preferito, quando si imbatté - quasi per caso - nelle prime pagine della moleskine. Sei come un’autostrada che porta al mare. lesse quella frase tra sé e sé, smettendo di agitarsi, ma allargando un sorriso che lei non avrebbe visto. Chiuse così il taccuino, se lo infilò nella tasca posteriore dei pantaloni e alzò le mani, in segno di resa. «E va bene, mi arrendo. Scoprirò col tempo cos'altro mi hai scarabocchiato.» ammise, voltandosi in direzione della ragazza, cercando di farle una sorta di promessa che aveva tutte le intenzioni di mantenere (ma che avrebbe sicuramente infranto alla prima occasione a causa della sua implacabile curiosità). Senza smettere di sorridere, allungò una mano affinché l'altra la afferrasse e la tirò nuovamente a sé, avvolgendola nuovamente nella sua stretta, e abbassò lo sguardo per incontrare quello di lei. «E così ti piace il mare, mh?» le domandò, alzando un sopracciglio per poi sorriderle inevitabilmente. Avrebbe mai smesso di farlo, in sua presenza?
  15. .

    Mars Carter-Johnson

    «Lascia quella cazzo di erba dove l'hai presa. Le piante le dobbiamo raccogliere, non fumare. Non oggi almeno.» esclamò Mars divertito, agitando un braccio in modo minaccioso in direzione di Aaron, che aveva avuto la bella idea di portarsi qualche grammo "nel caso in cui ce ne fosse stata l'occasione". Una possibilità che difficilmente avrebbe sorpreso i ragazzi, vista la gita fuori porta organizzata dal professor Blackwood. Erbologia era una materia che non aveva mai troppo appassionato il Carter-Johnson, ma a seguito dell'invito a portare un costume con sé per partecipare alla lezione del giorno, Marshall aveva pensato che forse - e dico forse - avrebbe potuto rivalutarla parecchio, come materia.
    «E se ti dicessi che ne ho già vista una in costume? Non indovineresti mai chi.» ammiccò il biondo all'amico, sfidandolo con lo sguardo ad indovinare. Chiaramente, non c'era argomento più caldo di quello, nei dormitori maschili, quel giorno. D'altronde, cosa ci si poteva aspettare da un branco di ragazzi con gli ormoni a palla al quale viene comunicato che una lezione si terrà, appunto, in costume?! «Chi?! Che cazzo Schneider, no! Quella è del primo anno. Ti sembro un pedofilo?» si lamentò il biondo cercando lo sguardo dell'amico per incenerirlo, mentre recuperava la sua razione di cibo da un tavolo della Sala Grande. «Non so se ti sei fatto qualche tiro di troppo oggi, ma vedi di non fare nuovamente il coglione con la Andersen, o mi toccherà accopparti.» gli suggerì, scoppiando a ridere e trascinandoselo fino alla passaporta. Nonostante alla festa di San Valentino Mars fosse troppo impegnato per godersi la scena dell'amico che si metteva in ridicolo con la bella Serpeverde, aveva sentito voci piuttosto dettagliate sulla fine che lei gli aveva fatto fare, indispettita dalle attenzioni di troppo del Grifondoro. Assurdo quanto potessero essere opposti gli appartenenti a quelle due casate.

    Raggiunti i confini del Castello, Marshall si guardò intorno e sospirò silenziosamente, pensando a quanto sarebbe potuta essere ancora più bella quella giornata, se solo avesse potuto condividerla con Grace. Certo, forse la storia del costume e di tutta quella pelle scoperta, e...«Al mio tre si parte. Uno, due eee....» «Cazzo!» borbottò tra sè e sè, afferrando la passaporta giusto in tempo per non essere lasciato a terra. «Tre!» Fu tutto estremamente veloce per essere registrato dalla testa di Tassorosso che - non essendosi mai smaterializzato - si ritrovò faccia a terra nella sabbia del Nordafrica, come apprese poco più tardi. Il tempo di rimettersi in piedi e si unì agli altri ragazzi, seguendoli nella capanna colorata dove si cambiò frettolosamente. Ne uscì saltellando allegro solo qualche minuto più tardi, scalzo perché odiava pantofole e ciabatte di ogni tipo. Imitò poi i suoi compagni e occupò un asciugamano a caso, sistemandosi a gambe incrociate e osservandosi intorno nel frattempo che tutti prendessero posto. Era una situazione piuttosto bizzarra quella in cui si trovavano, ma Mars era divertito e non vedeva l'ora di capire quale fosse l'argomento del giorno. Argomento che fu spoilerato poco dopo dal professore, che pareva più eccitato di tutti loro messi insieme. Il Carter-Johnson ascoltò l'intervento della compagna e, per una volta, si sentì di intervenire, incurante del fatto che quella fosse una materia in cui spesso si ritrovava ad essere carente. D'altronde, pensava il tasso, raggiunto il fondo non si può che risalire, no? «La strega che scoprì le proprietà magiche dell'algabranchia si chiama Elladora Ketteridge. Mangiò la pianta e quasi soffocò, finché non immerse la testa in un secchio d'acqua.» affermò con sicurezza, compiaciuto. Con tutte le cioccorane che aveva mangiato durante i suoi tour, era stato facile memorizzare le poche informazioni a descrizione del mago o, in quel caso, della strega che - di volta in volta - aveva trovato all'interno delle confezioni. Fece un cenno a Rose in segno di saluto e ammiccò in direzione di Aaron, cercando di darsi delle arie che - in quella materia - proprio non poteva permettersi di darsi. Non generalmente, almeno.
    Marshall Carter-Johnson, IV anno, Tassorosso.

    - Gasato per la lezione, ne parla con Aaron (citando anche Daphne) mentre raggiungono insieme i confini del castello;
    - Quasi rischia di perdere la passaporta distratto dal pensiero di Grace, finendo faccia a terra nella sabbia una volta raggiunta la destinazione;
    - Prova a rispondere alla domanda, citando la didascalia delle cioccorane, e saluta brevemente Rose.
49 replies since 2/12/2022
.
Top
Top