Posts written by mackenzie.

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    Mackenzie mentire? Per chi l'aveva presa? «Hei! Cosí mi offendi.» La Rosier si aggrappava da sempre a sani e saldi principi, venirne meno non rientrava tra le sue corde. Era stata educata fin troppo bene ad essere una ragazza perfetta: ligia al dovere, puntuale in tutte le manzioni che doveva svolgere, gentile, educata e soprattutto sincera. Ecco, a quest'ultimo principio era molto legata specialmente dopo essere venuta a conoscenza della vera storia di suo padre. Quando aveva saputo chi era realmente quell'uomo, si era promessa di non ricadere negli stessi suoi errori. Si appoggió con le spalle allo schienale della sedia e scrutava Alexis. «Non ho bisogno di ricorrere alle menzogne, dovresti averlo capito.» Se aveva osservato per bene la corvonero, Alexis avrebbe capito che era decisamente fuori questione che lei mentisse. Mackenzie era questo: la schiettezza fatta a persona. «Alexis ci stai provando, per caso?» Alzó un sopracciglio mentre cercava di apparire seria, poi scoppió in una fragorosa risata. «Sto scherzando, sono contenta che apprezzi. Tu si che sei un'ottima intenditrice.» Non tutti apprezzavano la sua scelta di stile, nemmeno sua madre che spesso la rimproverava dicendo di indossare indumenti piú classici e meno provocatori. Chiaramente la corvonero, faceva orecchie da mercante. A lei non interessava il parere comune; lei quel modo di vestirsi ed esporsi al mondo, lo riteneva una forma d'arte. Amava la moda, i vestiti e con essi puntava a colpire gli altri, a lasciare un segno, voleva che chi la guardava la ricordasse anche dopo svariati giorni. Poi, la cosa piú importante, era distinguersi dalla massa. Pensate ad un contesto come Hogwarts dove gli studenti, durante i giorni di lezione, con quella divisa risultavano tutti uguali: come potevano distinguersi? Mackenzie anche in quell'occasione, doveva essere unica perció personalizzava ogni capo che entrava a far parte del suo guardaroba. «Mi piace stupire, tutto qui.» Le sorrise prima che il peso della sua situazione familiare le piombasse addosso. Era la prima volta che ne parlava apertamente con qualcuno e non sapeva bene come comportarsi in quelle terre inesplorate. Certo, il carattere accomodante di Alexis le aveva dato modo di aprirsi piú facilmente ma ció non bastava. Quel genere di argomento creava svariati mutamenti all'umore della corvonero che era capace di essere seria e preoccupata in un primo momento, per poi passare ad essere sicura che le scelte che aveva preso erano giuste. Da una persona razionale come lei, non ci si aspetterebbe un comportamento del genere. «Forse hai ragione.» Prima di fare ulteriori passi, doveva prima fare pace con il suo passato. E per fare ció, ci sarebbe voluto davvero tanto tempo perché il suo passato era stato costellato da diverse persone e situazioni che la Rosier, ormai, aveva perso il conto. «Magari potrei trovarmi anche io qualche lavoretto e alloggiare in qualche posto qui vicino.» La situazione economica di Mackenzie, le aveva permesso di non preoccuparsi dell'aspetto monetario, permettendo di togliersi qualsiasi sfizio che le veniva in mente. Quell'estate avrebbe dovuto fare a meno dei soldi dei suoi genitori e iniziare a contare solo sulle sue forze. Non era spaventata all'idea, anzi era sicura che quella nuova sfida l'avrebbe fatta crescere e maturare. «Nei prossimi giorni, ci parleró.» Era una promessa. Il pegno che pagó la grifondoro per aver sbagliato risposta, rimise la questione su di un lato piú comico. Alla sua domanda, vide il dito medio di Alexis alzarsi e la cosa la fece sorridere di gusto. «Touché. Sí, é stato discretamente divertente.» Le rispose, atteggiandosi con finta supponenza e delusione. In realtá le era piaciuto molto ció che aveva fatto la grifondoro con quel ragazzo e per poco la rimandó al bacio che si erano date a quella festa. Uscendo dal locale e stringendosi nella sua giacca, si rese conto di quanto in fretta fosse passato il tempo. Quella serata era stata davvero piacevole e le avevano fatto ben sperare sul loro rapporto. Alexis si era rivelata un'ottima compagnia, una buona ascoltatrice e anche una che sapeva apprezzare il suo modo di scherzare. Dieci punti a grifondoro. «Non mi importa infatti.» O almeno non relativamemte. Semplicemente ci teneva a farle una buona impressione e come si era comportata, magari, non avrebbe sortito l'effetto desiderato. «Si, si é fatto tardi.» E tutti sapevano quanto Mackenzie fosse pignola sulla puntualitá e sul rispetto delle regole. Durante il tragitto mentre percorrevano la via per il castello, la corvonero guardava Alexis sorridente e in lei accresceva il desiderio di voler approfondire quella conoscenza.

    Conclusa. :ovazione:
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    Mackenzie si sentì ancora più in colpa quando la grifondoro disse di sentirai un pesce fuor d'acqua in quel mondo che a volte, sentiva estraneo. Non deve essere stato facile, scoprire di appartenere ad un nuovo mondo e dover imparare a convivere con nuove regole, nuovi modi di fare e di pensare. Se ci pensava bene, la Rosier aveva sempre avuto sotto i suoi occhi -fin da quando era bambina- la magia e tutto ciò ad essa connessa. Ad esempio: la sua domestica si aiutava nelle faccende domestiche con alcuni incantesimi di base che le permettevano di fare più cose nello stesso istante. Oppure, sua madre era solita riordinare le sue scartoffie con l'aiuto della magia ma anche il suo fratellastro Seth, per uscire di nascosto ne faceva uso. Insomma, fin da quando ne aveva memoria era sempre venuta a conoscenza del mondo magico e di tutte le sue regole, usi e costumi. «Non devi sentirti così, per essere una che ha scoperto tardi l'esistenza del mondo, sei una strega in gamba.» Avevano frequentato insieme tutte le lezioni e quindi aveva visto e constatato con i suoi occhi, più volte le abilità magiche della grifondoro perciò era sincera mentre si permetteva di esprimere quel complimento. Mackenzie non era una di quelle ragazze che mentiva pur di far stare meglio l'altra persona, i suoi pensieri o commenti erano sempre guidati dalla parte razionale e oggettiva della sua mente. Era convinta che non bisognava mai mentire alle persone alle quali si voleva bene, altrimenti non le si aiutava a crescere e migliorare. «E se ti può far star meglio, nemmeno io conosco tutto quello che riguarda il mondo della magia.» Per quanto la Rosier avesse letto, studiato e analizzato tutti i libri che parlavano della storia della magia - e anche vissuto sulla sua pelle alcune cose -, era convinta che ci fosse ancora qualcosa che sfuggiva al suo bagaglio culturale. «La cosa che ho apprezzato di più, è l'essere apprezzata anche per il mio modo di vestire. Di solito mi becco certe occhiatacce quando passo accanto ad alcune persone.» Ci rise su, mostrando quanto in realtà non le importasse di quello che gli altri potevano pensare sul suo modo di esporsi al mondo. La giovane corvonero era la reincarnazione della spontaneità nuda e creda che non si vergognava di essere mostrata al mondo esterno, così com'era spontanea nei suoi modi di fare lo era anche nel suo modo di vestirsi e quindi apparire al mondo. Lei amava vestirsi così e lo adorava per molteplici ragioni: sicuramente la prima fra tutte era che vestendosi così, riusciva a distinguersi dalla massa; un'altra ragione per cui impazziva per quel modo di esporsi al mondo, era il fatto di non passare mai inosservata bensì di colpire il passante ed essere così difficile da dimenticare. Mackenzie puntava sempre a questo: colpire e attirare l'attenzione su di sé. Il tono della conversazione diventò un po' più aspro, malinconico a causa dell'argomento "genitori". «Lo so, è che mi domando come sarebbero andate a finire le cose se avessi affrontato tutto di pancia, invece di scappare.»Sicuramente quello non le avrebbe ridato indietro la sua vita o non le avrebbe di certo negato, cancellato il rapporto che intercorreva tra lei e i suoi genitori. «Seth, in fin dei conti, mi aveva avvisato su mio padre ma io non gli avevo dato retta e invece era l'unico sincero in quel caos che era la mia famiglia.» Dopo tutto, anche se non sempre con toni docili e pacati, il suo fratellastro non le aveva mai tenuto nascosto la vera natura di suo padre. Purtroppo la corvonero, accecata dall'ammirazione che provava nei confronti del padre e per lo sdegno che invece riservava a Seth, aveva preferito non credergli. «Devo parlargli prima che finisca la scuola, anche perché...non ho un posto in cui andare a dormire, una volta chiusa la scuola.» Parlargli solo per chiedere un riparo? Non sembrava una mossa saggia per adescare il fratello ma era anche l'ultima spiaggia nella quale poteva rifugiarsi perciò doveva almeno provarci. «Secondo te come potrei riavvicinarmi a mio fratello senza che lui mi sbatta la porta in faccia?» Magari Seth in quegli anni era cambiato, probabilmente era diventato più aperto al dialogo e meno aggressivo ma nella mente della Rosier era ancora dipinta l'immagine del fratello che finge che Mackenzie non esiste e che sia solo frutto della sua immaginazione. Fu la penitenza della Pierce a depistarla da quei pensieri negativi e gliene fu immensamente grata. Non amava parlare della sua famiglia e dei problemi che intercorrevano tra di loro, farlo significava riaprire una ferita che non si era ancora rimarginata del tutto. La vide tornare al tavolo, afferrare la birra che nel frattempo le era stata servita e, una volta seduta, prese un lungo sorso direttamente dalla bottiglia. «Ti è piaciuto?» La prese in giro, conoscendo la risposta. «No, i mezzi termini non fanno proprio per me. Spero che questa cosa non ti dia fastidio.» Mackenzie era solita non tergiversare quando si trattava di lanciare in faccia qualsiasi tipo di verità, bella o brutta che fosse. Chiaramente sapeva che davanti a lei c'erano degli essere umani perciò cercava di non essere mai troppo violenta o aggressiva quando doveva mettere i puntini sulle i. Ad alcuni questo suo atteggiamento non piaceva ma lei sperava che la grifondoro non rientrasse in quella fetta di persone, altrimenti avrebbero avuto un bel problema. Uscirono fuori dal locale e la temperatura che le accolse era nettamente differente da quella che c'era nel locale: il freddo era pungente e visto il tessuto leggero della sua maglietta, la corvonero fu costretta ad indossare la sua giacca. «Come dici? Non mi sto bullizzando...» Ci pensano già le mie pessime idee, a farlo, si disse mentre continuava a guardare davanti a sé per evitare di creare un contatto visivo con la grifondoro. «Che ne so! Dovresti essere tu a dirmi se hai un opinione diversa di me, dopo quello che ti ho detto.» Cercò di buttare la domanda con un tono meno serio e più ironico, nascondendo il suo reale interesse verso la risposta di Alexis. «Se a me non piacciono i mezzi termini, vedo che non piacciono neanche a te.» La prese in girò dopo aver ascoltato la sua domanda. Aveva qualche dubbio ancora? «No, non ho più alcun dubbio.» Rispose, girandosi di colpo verso Alexis e sorridendole in maniera cauta. Quella era la prima volta che faceva coming out e la sensazione che provò dopo aver pronunciato quelle parole, fu di totale liberazione.
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    «Oh, scusami...non volevo ferirti o offenderti in alcun modo.» Fare una gaffe al primo appuntamento, non era una cosa molto gradita e Mackenzie si pentì immediatamente di averle posto quella domanda. Solo che era stata mossa dalla curiosità di sapere come doveva essere vivere con dei babbani e non aveva resistito nel domandarglielo. Avrebbe sicuramente potuto utilizzare altre parole ma la sostanza restava pressocché la stessa. «Se mi è piaciuta? L'ho adorata!» Camden Town aveva attirato l'attenzione della corvonero. E come non poteva, del resto Mackenzie si era sempre distinta dalle altre ragazze per il suo modo di vestirsi eccentrico e per l'originalità che emanava in ogni campo che incontrava, così come Camden veniva apprezzata per essere così alternativa. Quel luogo sembrava capirla e la Rosier si era sentita fin da subito a casa, lasciandole un briciolo di malinconia quando dovette abbandonare il suo motel alla volta di Hogwarts. «Magari, la prossima volta, potresti farmi da cicerone e mostrarmi qualcosa che non è noto agli occhi dei turisti.» Alla fine la corvonero si era comportata come una vera e propria turista, visitando e girando per i luoghi più conosciuti e frequentati da chi si ritrovava in quel quartiere per passare del tempo in maniera diversa dal solito. «Cosa?! Vuoi dire che...» esclamò esterrefatta la grifondoro quando la Rosier confutò la sua tesi mettendola davanti ad uno scenario che mai si sarebbe immaginata. La cosa aveva lasciato lei medesima senza parole perciò figurarsi un estraneo come ci sarebbe rimasto nel venire a scoprire che lei era figlia di un criminale. «E già...mio padre è un fottuto criminale.»Si potette notare un leggero vibrare nella voce della corvonero mentre pronunciava quelle parole ad alta voce, segno che l'argomento la rendeva parecchio inquieta. Decise di non aggiungere altro sull'argomento perché la feriva ancora sapere di essere stata tradita dall'uomo di cui si fidava di più. «Mi dispiace per il profess...per Seth.» «Non dispiacerti, lui non lo farebbe.» Commentò stizzita e prendendo un altro sorso dal suo bicchiere, pentendosi di non aver optato per qualcosa di più forte. «Non sono ancora riuscita a trovare il coraggio di parlargli.» Chinò la testa, guardando il fondo del bicchiere e pensando a cosa accadrebbe se decidesse di punto in bianco di irrompere nell'ufficio del fratello. Cosa farebbe? La manderebbe a quel paese intimandole di sparire dalla sua vista o l'affronterebbe in un faccia a faccia senza precedenti? Si nascondeva dietro la scusa dell'occasione giusta che, puntualmente, non arrivava mai e lasciava che il tempo facesse il suo decorso. Sapeva di star sbagliando e che la situazione andrebbe affrontata di petto ma proprio non se la sentiva di ricevere l'ennesima delusione da un altro familiare. «Come vedi nascere in una famiglia di babbani, non è poi così male. No?» Cercò di sdrammatizzare e questa volta non si preoccupò se le sue parole avrebbero ferito la grifondoro. «Scusa è che l'argomento "famiglia" non è proprio il mio preferito. Un giorno pensi che tuo padre sia l'eroe per eccellenza della tua storia e quello dopo ti ritrovi a fare i conti con la dura realtà. Scopri della doppia identità di tuo padre, scopri che in realtà nelle tue vene scorre sangue marcio e cosa puoi fare? Nulla.» A quel punto diventò un fiume in piena, non riuscendo a controllare il flusso di coscienza che sembro svuotarsi tutto su di Alexis che era rimasta ferma ad ascoltare quel monologo drammatico e assai patetico. «Inoltre scopri che persino tua madre è coinvolta in tutta questa storia e invece di affrontarla, decidi di rifugiarti in questo castello tagliando i ponti con tutti comportandoti da codarda. Alla fine è questo quello che sono, una codarda.» Un mezzo sorriso si allargò sul suo volto. «Del rum liscio per favore. Mi diverto a far finta di essere diversa dagli altri, un'anticonformista e invece sono soltanto patetica. Non riesco nemmeno ad affrontare mio fratello...» Si bloccò, quello non era né il luogo né il momento adatto per farsi prendere dallo sconforto. «Scusami, non volevo annoiarti. Allora cosa dicevamo? Ah, sì! La tua penitenza.» Come se non fosse successo nulla, Mackenzie rilassò i muscoli del suo viso come se così facendo potesse sparire tutta la tensione che la caratterizzava poco fa. Le spiegò quello che avrebbe dovuto fare, indicando un tavolino in fondo a locale e lasciando a lei la scelta del ragazzo che avrebbe dovuto trascinare in quella penitenza. Si stupì quando vide la grifondoro alzarsi, accettando così il guanto di sfida che le aveva lanciato. La vide raggiungere i ragazzi e senza aspettare molto, buttò le braccia al collo ad uno dei ragazzi girato di spalle e lo baciò. Mackenzie guardò la ragazza e immaginando di trovarsi lei al posto di quel ragazzo, sentì le guance andare a fuoco. Quando fu di ritorno, si schiari la voce e nascose il volto bevendo un sorso del rum che le era appena stato servito. Si limitò ad annuire quando Alexis le chiese se era rimasta contenta di ciò che aveva appena fatto. Più che contenta ne era rimasta affascinata. Si ritrovò a restare di stucco quando la mora le disse che aveva dormito per strada diverse volte. La corvonero, in quel momento, si rese conto di quanto fosse stata fortunata a nascere nella sua famiglia che seppur avendo degli scheletri nell'armadio era riuscita a darle tutto ciò di cui aveva bisogno. «Alexis Pierce! Hai picchiato un ragazzo? E lui come l'ha presa?» Sapeva che i ragazzi cercavano sempre di mantenere alto l'orgoglio, alcune volte nei modi peggiori, perciò voleva sapere se il ragazzo avesse risposto al fuoco con il fuoco oppure se l'aveva lasciata fare. Mackenzie, comunque, non riusciva a vedere la grifondoro come una persona rissosa. «Spara.» Le disse con una certa tranquillità, sottovalutando il calibro di ciò che avrebbe potuto chiederle. «Non perdi tempo, noto.» Sorrise e la scrutò con fare decisa. «No, vi ho baciate perché mi andava di farlo e...» Doveva dirglielo? «...avevo ancora dei dubbi sul mio orientamento sessuale perciò ho approfittato dell'occasione.» Ammetterlo ad alta voce la fece sentire in colpa come se fosse stata una specie di criminale perciò sentendosi mancare improvvisamente l'aria accetto l'invito ad uscire di Alexis. Quando furono fuori, Mackenzie cercò di rimediare al danno fatto. «Io...spero tu non ti dispiaccia e che non ti senta usata ma...ero confusa e poi i drink mi hanno fatta sentire su di giri, così non ho pensato molto alle conseguenze delle mie azioni e vi ho baciate.» Quando si sentiva agitata, la Rosier tendeva a straparlare e a non connettere il cervello prima di sputare fuori tutte quelle frasi. «Io spero che adesso non ti farai un'altra idea di me e che non mi odierai...insomma scusa.» Abbassò la testa non avendo il coraggio di rispondere all'altra domanda della grifondoro.
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    Solitamente Mackenzie apprezzava la compagnia altrui e, al contrario, odiava la solitudine però quel pomeriggio avrebbe tanto voluto restare da sola e premeditare sul da farsi. Essere messa alle strette, non era di certo una cosa che amava e chi amava una cosa del genere, per questo aveva bisogno di tempo per mettere chiarezza nei suoi pensieri e trovare un modo per affrontare la sua genitrice. Era da quando si era trasferita ad Hogwarts che non le parlava e che cercava di non farsi trovare ma la sua traccia magica l'aveva tradita, portando la madre a scovare il suo nascondiglio. La Rosier sapeva che sarebbe stata trovata e che la madre avrebbe trovato il modo di rintracciarla ma sperava e credeva di avere più tempo. Mai sottovalutare quella donna. Mai. Osservando il gufo della scuola lasciare la torre, si era dimenticata della presenza della serpeverde e quando la nominò si voltò verso di lei come se fosse stata sorpresa a fare qualcosa di sbagliato. «Mh?» Chiese distrattamente. «Ah...si, si.» E con altrettanto disinteresse, cercò di rammentare il loro incontro. La biblioteca pullulava di studenti e l'unico spazio libero, era un tavolino circolare con due poltrone poste una all'opposto dell'altra. su di una vi era seduta la serpeverde mentre l'altra era libera, la corvonero si era avvicinata e le aveva chiesto se poteva occupare quel posto. Dopo la risposta affermativa di Megan, aveva tirato fuori i suoi pesanti tomi di pozioni e aveva iniziato a darsi da fare con lo studio. La stupida caccia al tesoro alla quale aveva costretto a partecipare anche Jaemin, non aveva portato a nulla perciòmsi era ridotta a dover recuperare tutti i suoi appunti. Non aveva mai scoperto chi le aveva tirato quel brutto gioco ed era rimasta con l'amaro in bocca per aver ritrovato i suoi appunti ridotti a brandelli. L'unica cosa che fece fu riportare l'accaduto a Skylee sperando che lei avrebbe risolto quel mistero. La speranza non era ancora morta ma andava pian piano ad infievolirsi man mano che i giorni passavano. «Ehm...sì, adesso.» Accigliò le sopracciglia, guardandola con un'espressione confusa. La Lynch non sembrava in sé quel pomeriggio, anzi sembrava come se il suo corpo fosse presente mentre la sua mente fosse addirittura su di un altro pianeta. Decise, per il momento, di non domandarle nulla riguardo il suo stato magari lo avrebbe fatto più tardi nel caso in cui avrebbe continuato a vederla in quel modo. «Cosa farai nella vita, non oso domandartelo perché ho le idee troppo confuse in questo momento per poter affrontare l'argomento.» Sorrise, cercando di sdrammatizzare. Voleva ancora diventare un Auror ma in quei giorni non riusciva ad aggrapparsi nemmeno a quella certezza perché aveva paura che potesse svanire anche lei. A quel punto la serpeverde le domandò se andasse tutto bene e la Rosier si rese conto che non era molto brava a mascherare le sue emozioni. Per quanto si fosse sforzata quel giorno di non mostrare ciò che stava provando, il suo modo di comportarsi non le aveva retto il gioco. «Non sono brava a nascondere le mie emozioni, vero?» Una domanda ovvia che avrebbe attirato una risposta altrettanto ovvia. «Di bene, sto bene...sono solo preoccupata e sovrappensiero.» Non le avrebbe rivelato il motivo delle sue ansie e preoccupazioni, a meno che non glielo avesse chiesto. «Grazie.» Prese il cioccolato dalla mano della ragazza e a quel punto, le sembrò di scorgere tra le righe delle sue parole che qualcosa turbava Megan. «C'è qualcosa che non va?» A quel punto non potette più evitare di domandarglielo e se la ragazza avesse accettato di confidarsi con lei, lo avrebbe fatto anche la Rosier. «Il mio malessere è legato a quel gufo che ho appena fatto volare via.» Fece il primo passo, mostrando di essere disponibile all'ascolto.
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    Erano giorni che sua madre cercava di mettersi in contatto con lei e tutte le volte Mackenzie l'aveva ignorata, ancora troppo provata da ciò che era successo per poterla affrontare. Da quando era scappata di casa, rifugiandosi in un motel, sua madre non si era mai preoccupata di andare a cercarla perciò Mackenzie temeva potesse trattarsi di qualche stupido compromesso. La giovane Rosier aveva sempre fatto finta di nulla, continuando a vivere tra le mura di Hogwarts consapevole di non avere più nulla da spartirsi con la sua famiglia. La madre, a quel punto, aveva uscito l'artiglieria pesante costringendo Mackenzie a farsi viva ad Hogsmeade il prossimo fine settimana. Le aveva recapitato la pagina di un giornalino che presto sarebbe approdata ad Hogwarts rivelando così il segreto più grande della mora, distruggendo la sua nomina. Si era davvero impegnata molto per crearsi una buona reputazione, per far vedere a tutti che brava persona fosse e non poteva permettere alla madre di rovinare tutto il suo lavoro di quegli ultimi mesi. Come moglie di un criminale, sua madre aveva ancora il potere di mettere a tacere la stampa e la Rosier si era resa conto di averne bisogno per mantenere buoni i vari studenti di Hogwarts. Non voleva nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto accadere se si fosse venuto a sapere cosa aveva combinato a due studentesse di Ilvermony. Cercò di mettere da parte la sua frustrazione e prese in mano la penna, cercando di ordinare i suoi pensieri per riuscire a scrivere un messaggio chiaro: D'accordo, vediamoci ad Hogsmeade ma non ti aspettare che io creda a tutto ciò che mi dirai dopo che mi hai mentito su mio padre. Perciò se fossi in te, penserei bene a cosa dirmi. Troppo cattiva? In fin dei conti restava sempre sua madre ma ciò non la metteva in buona luce circa alle menzogne che le aveva raccontato. Perché aveva coperto suo padre? Perché si era messa d'accordo con lui, invece di prendere tutto e scappare? Lei avrebbe fatto così se fosse stata nella sua posizione, sarebbe scappata alla ricerca di una vita migliore e soprattutto lontana dai crimini del marito. Forse l'aveva minacciata? Ecco perché non voleva andare da sua madre. Aveva paura che i suoi sentimenti, l'avrebbero tradita fino a farle abbassare la guardia facendola abboccare a tutto ciò che la madre le avrebbe detto. Raccolse il foglio e lo ripose in una busta da lettera, poi andò dritta alla guferia senza dire nulla alle sue compagne di stanza. In realtà, era troppo impegnata a pensare per poter rendersi conto di chi incrociava sul suo cammino. Era preoccupata e in un evidente stato di confusione che forse sarebbe aumentato ancora di più, dopo aver lasciato la lettera al suo gufo. Salì in cima alla torre ovest del castello e si ritrovò nella grande stanza circolare che ospitava svariati gufi. Una volta entrata, vide di non essere sola. Dannazione. Non sapeva perché il fatto di fare questa cosa davanti agli occhi di un'altra persona, la metteva così tanto in agitazione. Alla fine stava semplicemente spedendo una lettera a sua madre, non c'era nulla di cui preoccuparsi. «Ciao. Sei Megan, giusto?» Disse, riconoscendo il volto e ricollegandolo al nome che la ragazza le aveva dato quando si erano ritrovate a studiare allo stesso tavolo nella biblioteca. A quel punto, decise di affidare la sua lettera ad un gufo che non fosse il suo. Non voleva che la madre venisse a conoscenza di Prince, magari avrebbe potuto lanciargli un qualche tipo di incantesimo per sapere tutti i movimenti di Mackenzie. Forse stava esagerando ma prevenire era sempre meglio che curare. Si avvicinò dunque ad uno dei gufi messi a disposizione dalla scuola per tutti gli studenti che non ne possedevano uno e legò alla sua zampa la letterina. «Fowey, Cornovaglia.» Vide il gufo librarsi in volo, è fatta. A quel punto non restava che aspettare il giorno in cui avrebbe rivisto sua madre. «Come è andato il compito di erbologia?» Le domandò, facendo riferimento ai tomi che stava consultando in biblioteca in vista di quel famoso test che il professore aveva programmato per loro. «I tuoi consigli su pozioni, sono stati davvero utili. Ho preso una O e il professore si è complimentato con me per l'ottima ricerca che avevo scritto.» Ringraziare la serpeverde, le sembrò il minimo con cui ripagarla. «Cosa farai adesso?» Quando era nervosa per qualcosa finiva sempre per straparlare e rifugiarsi nella compagnia altrui per evitare di continuare a pensare alle sue preoccupazioni.
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    «Una semplice birra anche se il rum di ribes rosso, mi strizza l'occhio da un po'.» Sperò vivamente di non dare l'impressione di una dipendente dall'alcol. Come ogni ragazza della sua età, Mackenzie era curiosa di sperimentare nuove cose, nuovi sapori e le bevande alcoliche non erano da meno. Solo che per quella serata magari non era il caso di esagerare con l'alcol, c'era bisogno di rimanere lucide per evitare di parlare a sproposito. Alexis e lei già venivano da una prima conoscenza d'impatto perciò la sobrietà era ciò di cui avevano bisogno per evitare di sfociare in nuovi imbarazzi. «Come?» Aggrottò la fronte, dispiaciuta di ricevere quella domanda. «Compagna migliore per questa serata, non potevo desiderare.» Le disse scherzosamente cercando di eliminare quel senso di disagio che sembrava aver invaso la loro conversazione. Non voleva che Alexis pensasse di avere qualcosa che non andava perché secondo Mackenzie, la grifondoro era perfetta così com'era. Doveva ammettere di essere rimasta colpita da lei alla festa e anche il giorno seguente, dopo aver eliminato tutti i residui degli effetti della bevanda che aveva ingerito, aveva pensato molto ad Alexis. Avrebbe voluto frequentarla e conoscerla meglio ma l'immagine di lei e Carrie, l'aveva frenata per paura di rovinare o aggravare quello che c'era tra le due. Non era quel genere di persona, o meglio, stava cercando di non ritornare alle sue vecchie abitudini. La Rosier, prima di Hogwarts, non era una bella persona e le ragazze che avevano intralciato il suo cammino ad Ilvermony, lo sapevano bene. Sopprimere quel lato del suo carattere, era davvero difficile ma ci stava provando. «Alexis resta!» Allungò un braccio sulla mano della grifondoro come a voler frenare una sua possibile fuga. «E' maleducazione abbandonare una ragazza nel bel mezzo di una serata.» Ironizzò, allargando le sue labbra in un sorriso rassicurante. Non voleva che andasse via, finalmente avevano l'occasione per conoscersi meglio e andare oltre ciò che era successo alla festa. Lei puntava a riscattarsi dopo aver dato una cattiva immagine di sé che era solita non baciare le ragazze appena conosciute. Parlarne con la diretta interessata e raccontarle di come lei non fosse così, le diede un senso di liberazione. Fu contenta di sentirsi dire da Alexis che non l'avrebbe mai giudicata anche se fosse stato il contrario, era raro che trovasse persone così. La corvonero era abituata ad essere al centro di pregiudizi, visto il suo modo estroso di vestirsi o truccarsi. Non tutti erano d'accordo con il suo stile e ci tenevano a farglielo presente, ovviamente a Mackenzie importava poco. Anzi, quei giudizi gratuiti non richiesti, era come se la spingessero ad esagerare ancora di più con il suo modo di presentarsi al mondo. «Non sarò clemente, sappilo.» Scherzò, prima di poggiare le labbra al bordo del bicchiere e prendere un sorso della bevanda che aveva ordinato Alexis. Era contenta di aver seguito la sua stessa scia, almeno per il momento sentiva di non avere bisogno di rifugiarsi nell'alcol. Alzò lo sguardo sulla grifondoro quando iniziò il gioco cercando di captare qualche segnale che potesse indurla a pensare che quello che stava dicendo non era veritiero. «Davvero? Com'è nascere in una famiglia normale?» Mackenzie era sempre stata una ragazza curiosa e il mondo babbano l'aveva sempre affascinata, dal momento che conosceva tutti i nomi dei più grandi precursori della moda come Coco Chanel e che dir si voglia. Sorrise quando vide Alexis assumere un'espressione che doveva puntare a farla sembrare una strega oscura. «Direi proprio di no.» Guardandola non riusciva ad immaginare la mora diversa da come si stava presentando a lei. «Sì, ho avuto modo di vederla da vicino.» Prima di trasferirsi ad Hogwarts, aveva dormito nella stanza di un motel a Camden Town per non essere costretta a parlare con sua madre. Frequentare i mercatini e i locali punk, erano diventate le sue attività preferite. Quell'estate non aveva fatto niet'altro se non quello per evitare di ritrovarsi a pensare a suo padre e a tutte le stronzate che le aveva raccontato durante quegli anni. Le aveva insegnato che la verità era importante e che era un valore morale su cui basare tutto, quindi la Rosier era cresciuta senza riuscire a mentire perché aveva paura che i sensi di colpa per aver deluso suo padre, l'avrebbero mangiata. Che stupida che sono stata. «Prima dì la tua scelta, poi risponderò a tutti i tuoi dubbi.» Non pensava che ci fosse ancora qualcuno che non conosceva il legame che c'era tra lei e Seth. Le sembrò di aver detto qualcosa di scontato e invece dovette ricredersi, forse a raccontare balle era davvero imbattibile. «Mi spiace ma hai sbagliato.» In quel momento si rese conto di essere uscita un po' troppo allo scoperto, quel dettaglio su suo padre era qualcosa che solitamente cercava di tenere accuratamente nascosto. «Non ne vado fiera ma mio padre è in carcere per essere un trafficante di pozioni e veleni illegali.» Disse brevemente prima di passare ad un altro argomento. «Mio fratello, invece, è Seth. Siamo nati dalla stessa madre mentre i nostri padri sono diversi, per questo lui è Lennox mentre io sono Rosier.» In realtà era Flores di cognome ma poteva mai spiegarle in una sola serata il groviglio della sua famiglia? «Non siamo mai andati d'accordo, lui non ha mai accettato la mia nascita e mi ha sempre evitata. Per lui era come se non esistessi e ciò mi ha sempre fatto soffrire, fino a quando non mi sono arresa e ho seguito la sua scia. Vista la nostra differenza di età, era facile fingere di non avere fratelli, praticamente ci vedevamo solo alle feste come Natale.» Fingere di essere figlia unica era facile, dal momento che tra i due c'era un enorme differenza di età che portava Seth ad allontanarsi da casa ogni volta che ne aveva l'occasione. «Sono qui perché, nonostante tutto, Seth è sempre stato sincero con me a differenza dei miei perciò vorrei provare ad andarci d'accordo. E' l'unico familiare che ho e su cui posso contare, al momento.» Cacciò la tristezza dal suo volto, nascondendolo dietro al bicchiere che alzò per bere. Forse qualcosa di forte, mi aiuterebbe. «Giungiamo alla tua penitenza.» Guardò il locale per cercare qualcosa che potesse mettere la grifondoro in difficoltà. «Ti ho detto che non sarò stata clemente perciò...vedi quel gruppo di ragazzi la giù?» Indicò un tavolo in fondo al locale, dove si trovavano i ragazzi in questione che sembravano stessero passando una bella serata. «Scegline uno e bacialo.» Gli occhi della corvonero si illuminarono di una strana luce, consapevole di aver messo Alexis a dura prova. L'avrebbe fatto o si sarebbe tirata indietro? Attese che la mora scegliesse o meno di compiere la sua penitenza, poi ascoltò nuovamente le sue parole. Si sporse in avanti sul tavolino, poggiando il mento sul palmo della mano e osservò Alexis per cercare di far chiarezza nei suoi pensieri. Non le aveva dato l'impressione di essere una ragazza possessiva però chi poteva dirlo? Magari in passato lo era stata e dopo quell'episodio aveva cercato di migliorarsi. «Ammetto che mi hai messo in difficoltà e non me ne volere se dico che hai mentito sul dormire in strada. Sappi che non penso che arriveresti a picchiare un ragazzo e non riesco a dipingerti come una ragazza possessiva che va in giro a picchiare i ragazzi.» Voleva mettere le mani in avanti e dirle che le sue opinioni erano tutte positive. Toccò nuovamente a lei e questa volta, decise di puntare a rendere le cose più interessanti. Era pur sempre un appuntamento quello perciò doveva cercare di mostrarsi accattivante per suscitare interesse nell'altra. «Avevo un ragazzo con cui stavo insieme da diversi anni e successivamente ho deciso di lasciarlo perché avevo dei dubbi sul mio orientamento sessuale.» Accavallò le gambe e guardò negli occhi Alexis prima di dire l'ultima affermazione. «Alla festa ti ho baciata nonostante non avessi più quei dubbi perché sono rimasta colpita da te.» Aveva esagerato?
  7. .
    La figura di Alexis avanzava sicura e decisa nella sua direzione perciò doveva trattarsi proprio di lei. Era la grifondoro il suo appuntamento al buio. Non è possibile! Si ripeteva mentre i polpastrelli della sua mano destra picchiettavano in maniera meccanica e svelta sul tessuto dei suoi pantaloni. Come doveva comportarsi? Fare finta di nulla e immaginare di non essere lì per un appuntamento bensì per un incontro casuale tra due amiche? Oppure svolgere il tutto per quello che era? «Alexis! Ciao!» L'accolse con un grosso sorriso sulle labbra cercando di mascherare il suo disagio. «Prego, fai pure. Come vedi io mi sono già portata avanti.» Rise leggermente mentre alzava il bicchiere, ormai vuoto, agitandolo davanti ai suoi occhi. Era talmente nervosa per quell'appuntamento che non si era resa nemmeno conto di aver finito tutto il liquido contenuto nel bicchiere. Solitamente non si comportava come una di quelle ragazze che beveva per rilassarsi o per iniziare con il piede giusto una serata, non ne aveva mai avuto il bisogno. In altre occasioni, si sarebbe divertita e lasciata andare senza ricorrere all'alcol. Forse i suoi principi morali erano così saldi che non le permettevano di sgarrare qualche volta, eppure era successo. La sua prima sbronza l'aveva avuta in compagnia di Halley che aveva dovuto accompagnarla nella torre di corvonero perché non riusciva a reggersi in piedi senza cadere o inciampare in ostacoli pressoché inesistenti. Dopo essersi svegliata con un mal di testa clamoroso, si era detta che non avrebbe mai più bevuto fino a stare male. «Cosa prendi?» Le domandò pensando poi, di seguirla nella scelta che avrebbe preso. Ordinò un semplice té freddo e lei avrebbe preso lo stesso se la grifondoro non avesse tirata in ballo la famosa festa di San Valentino. «Quale festa?» Finse di non ricordare nulla nella speranza che la grifondoro capisse che per lei era acqua passata, in un certo senso. Accompagnò le sue parole con un sorriso rassicurante. «Sappi che solitamente non mi comporto così con una persona appena conosciuta.» Le bevande l'avevano spinta a comportarsi come se fosse uscita direttamente dalla fabbrica dei cioccolatini Perugina che ti propinavano quei bigliettini con frasi a dir poco imbarazzanti e leggermente strambe. Lasciò perdere il vero motivo che l'aveva spinta a baciarla, era ancora presto per confidarle i suoi pensieri più intimi e profondi. «Mh?» La sua espressione doveva risultare strana, preoccupata e per niente rilassata. Insomma doveva sembrare totalmente differente da come voleva presentarsi. «Oh sì, sto bene. Sarà solo la stanchezza accumulata in questi giorni.» Le sorrise, spostando una ciocca di capelli dietro le spalle e prendendo le bevande dalla cameriera che in quel momento fece il suo ingresso, interrompendo quel momento. La ringraziò mentalmente e poi si concentrò su quello che Alexis le stava dicendo. Sorrise divertita quando le propose il gioco due verità e una bugia, le sembrava un'ottima idea per rompere il ghiaccio. «Ci sto! E quale sarebbe la penitenza se una sbaglia o indovina?» Accettò di buon grado la sua proposta, iniziando a pensare quale potesse essere una verità da dirle. Poi ascoltò la sua storia cercando di restare seria e quando fu il momento di scegliere quale era la bugia tra le tre cose che le aveva appena raccontato, ci pensò su per qualche istante. «Secondo me...» Puntò il suo sguardo su di lei, osservandola attentamente poi decise di sparare la prima cosa che le sembrò stonare con il resto della storia. «...i tuoi genitori non sono maghi oscuri.» Se il detto "la mela marcia non cade mai lontano dall'albero" allora la sua ipotesi doveva essere corretta. Dal loro primo incontro, la corvonero aveva avuto una buona impressione sulla grifondoro e non le era sembrata una ragazza che apparteneva ad una famiglia di maghi oscuri. Attese il verdetto da parte della mora e poi iniziò a pensare a cosa dire sul suo conto, evitando di toccare tasti dolenti. «Ho abbandonato Ilvermony perché dopo che mio padre è stato arrestato, avevo paura di ciò che si sarebbe detto di me a scuola e ho scelto Hogwarts nella speranza di ricucire i rapporti con mio fratello Seth. Le cose tra di noi sembrano andare meglio, adesso.» Scelse di andare sul banale, se vogliamo definire così la sua scelta, per sondare il terreno e vedere se poteva spingersi oltre.
  8. .
    L'aveva fatto. Sì, l'aveva fatto. Aveva chiesto un appuntamento ad una ragazza, affidandosi ad uno stupido giornalino che presentava un annuncio dedicato agli appuntamenti al buio. Cosa l'aveva spinta a credere che quella fosse una buona idea? Lei ancora non lo sapeva ma probabilmente era tutto legato al fatto che doveva darsi una possibilità ed esplorare finalmente quel suo lato che era rimasto assopito per troppo tempo. Fin troppo. A proposito di tempo, quel giorno, pareva che avesse deciso di scorrere più lentamente del solito aumentando così l'ansia e l'agitazione della corvonero. La stanza cominciava a starle stretta e l'aria le mancava nei polmoni, doveva provare a distrarsi o sarebbe morta prima ancora di riuscire a vedere questa fantomatica ragazza misteriosa. Decise così di uscire a fare una passeggiata per i dintorni del castello, ammirare la radura circostante poteva aiutarla in qualche modo. Certo che se il rapporto tra lei e Seth fosse stato più sereno, sarebbe andata a chiedere conforto a lui nella speranza che avesse qualche prezioso consiglio da darle. Era incredibile come fosse in quel castello da diversi mesi e non avesse ancora trovato il coraggio di affrontarlo: un problema alla volta, Mackenzie! Si disse mentre costeggiava il campo di quidditch, fermandosi a debita distanza ad osservarlo nella speranza di sentire la voce del fratello. Chiaramente non accadde nulla di tutto ciò, anzi, quel giorno il campo sembrava letteralmente vuoto. «Tanto è inutile, mi odia!» Era chiaro a tutti che tra di loro non scorreva buon sangue e lei aveva capito che il fratello non voleva saperne niente di lei, altrimenti anche lui avrebbe espresso il desiderio di ricucire il loro rapporto. Ma perché non c'era una cosa nella sua vita che procedesse senza nessun intoppo in corso d'opera? Il rapporto con suo fratello era ridotto ai ferri corti, con sua madre non parlava più da mesi ormai e in più aveva smesso di cercare il padre. A quel punto iniziò a pensare a cosa sarebbe potuto accadere durante l'appuntamento al buio e tutti gli scenari non prevedevano nulla di buono. Decise di correre immediatamente in camera per iniziare a prepararsi così avrebbe occupato la mente per non farla cadere in assurdi pensieri. Doveva smetterla di pensare così assiduamente al peggio o non si sarebbe vissuta quell'appuntamento nel modo più corretto possibile. Il trucco era non farsi aspettative ma godersi il momento e apprezzare tutto ciò che sarebbe accaduto, brutto o buono che fosse. «Come sto?» Domandò a Thomas dopo aver scartato cinque outfit per scegliere qualcosa di decisamente più sobrio. Era andata sul classico e aveva scelto: un top a bretelline, un pantalone nero leggermente trasparente e un tailleur anch'esso nero da tenere sopra le spalle. Le scarpe invece, oltre ad essere esageratamente vertiginose, presentavano qualche dettaglio rosso nella parte dove si trovava la suola. Persino i suoi accessori erano più minimal e meno appariscenti di quelli che indossava di solito, poi i capelli davano quel tocco di classe che non si aspettava minimamente di ottenere. Era la prima volta che non li bloccava in assurde acconciature bensì aveva deciso di lasciarli sciolti, dandogli semplicemente una forma ondulata, mossa. Qui qualcuno vuole proprio fare colpo! Thomas, con le braccia completamente distese sullo schienale del divano, guardava Mackenzie affascinato. Era vero, la Rosier voleva fare una buona impressione, per questo aveva abbandonato il suo stile eccentrico e aveva optato per qualcosa di più 'fine' e femminile. Prima di scendere nella sala comune, aveva passato una buona manciata di minuti ad osservarsi allo specchio perché non riusciva a credere che quella ragazza riflessa nello specchio fosse lei. «Allora vado.» Si avvicinò al concasato per stampargli un bacio sulla guancia. «Augurami buona fortuna!» E sparì, chiudendosi il quadro della dama grigia alle spalle.

    Davanti ai tre manici di scopa, attese qualche istante prima di fare il suo ingresso. Era tesa. Aveva una paura fottuta di sentirsi inadatta, di non riuscire a tenere una conversazione, di non piacere, di fare un enorme buco dell'acqua e di fare qualche figuraccia. Perché non aveva aspettato qualche altro giorno? Perché non si era presa del tempo per analizzare la situazione invece di buttarsi a capofitto in quel territorio inesplorato? Poteva chiedere consiglio a qualcuno, magari a Skyle o a Kynthia o ad Halley, insomma poteva prima confrontarsi con qualcuno di cui si fidava e poi decidere. Invece no, aveva reagito secondo il suo istinto e in quel momento stava soffrendo per essere stata così frettolosa. Prese un respiro profondo, aprendo e chiudendo le mani per costringersi a rilassarsi. Poi entrò. Il locale era già pieno ma riuscì comunque a trovare un angolo libero dove prendere posto e attendere l'arrivo della ragazza misteriosa. Ordinò da bere e nel mentre sorseggiava la sua bevanda, continuava a guardarsi intorno. All'improvviso vide una figura femminile avvicinarsi a lei. «Non può essere lei...» Esclamò sorpresa quando riconobbe a chi apparteneva quel profilo.


    Edited by mackenzie. - 6/4/2023, 08:37
  9. .
    Inavvertitamente chiuse gli occhi nel momento in cui vide la figura della donna avvicinarsi pericolosamente verso di loro, sembrava parecchio minacciosa e anche spietata. Pronunciare l'incanto le dava comunque la certezza che non sarebbe successo loro nulla di così grave, poi al suo fianco aveva anche la grifondoro che le era sembrata preparata e coraggiosa. Riaprì gli occhi solo quando sentì le risate dei suoi compagni e vedendo la figura di una danzatrice del ventre, scoppiò a ridere anche lei. Portò le mani al cielo nella speranza che Kynthia le battesse il dieci in segno di vittoria. «Siamo state grandi e poi.....una danzatrice del ventre? Da dove l'hai tirata fuori questa idea?» Ancora non riusciva a credere di ciò che aveva visto con i propri occhi ma era contenta di aver svolto un buon lavoro, a confermarlo furono le parole del professore. «Ma hai visto come ti ha sorriso il professore?» Sussurrò estasiata verso la sua compagna di squadra che si era beccata un bel segno di approvazione dal professore, era davvero felice per lei. Dopo le lezioni del professor White, solitamente, si sentiva demotivata e non riusciva a smettere di pensare che era un'incapace ma quella volta sarebbe stato diverso. Uscendo dalla stanza di sicuro nessuno sarebbe riuscito a toglierle dalla faccia quel sorriso soddisfatto e colmo di fierezza per aver fatto un buon lavoro, quella lezione le sarebbe rimasta impressa per sempre e l'avrebbe aggiunta alla lista dei suoi ricordi felici, quelli a cui si aggrappava quando tutto le sembrava buio, sfocato. Vide con attenzione il lavoro di Alexis che era finita in coppia con un serpeverde e sperò che anche con loro la sorte fosse benevola perché sentiva che quella ragazza aveva delle enormi capacità. Purtroppo non fu così. Notò che la visione della paura del serpeverde, lo aveva destabilizzato fino a non riuscire più a focalizzarsi su quello che dovevano fare. Poi fu un crescendo e l'umore teso e agitato dei due, li portò a recitare incantesimi che avevano un potere troppo debole per poter sconfiggere il molliccio. La Rosier si dispiacque per la ragazza e quando la vide tornare la suo posto, non seppe esattamente cosa fare così si limitò a sorriderle sperando di poterle infondere un po' di fiducia. «Questa lezione, è quasi finita. Che avete dopo?» Domandò alle due prima di porre la sua attenzione sull'ultima parola pronunciata dal professore: duello. «Pure?» Esclamò sorpresa per quello che era una ciliegina sulla torta con i controfiocchi. Di certo la corvonero, non si aspettava di concludere in quel modo la lezione. «Il professor White ne sa una in più del diavolo.» Commentò prima di recuperare la sua concentrazione per cercare di svolgere al meglio il duello. Non riusciva ancora a capire se era portata per i duelli oppure no, quindi quella era l'occasione per vedere di che pasta era realmente fatta. Sicuramente non si spaventava davanti alle sfide e non era nemmeno da lei tirarsi indietro, la Rosier infatti era una ragazza dotata di quel pizzico di competitività che bastava per far accendere in lei la voglia di prevalere sull'altra. Si posizionò davanti alla grifondoro e alzò la sua bacchetta davanti al viso, poi l'abbassò verso il basso con un movimento deciso del braccio. Scambiò uno sguardo d'intesa con la sua compagna e quando entrambe diedero il via al duello, la Rosier scagliò subito il primo incantesimo: «STUPEFICIUM!» Quello era uno degli incantesimi preferiti di Mackenzie e lo scelse non solo perché era sicura di saperlo padroneggiare abbastanza bene ma anche perché, se sarebbe andato a buon fine, avrebbe schiantato l'avversaria a diversi metri di distanza. Il suo intento non era quello di farle del male e si sarebbe scusata una volta terminato il duello ma, quello a cui puntava erano: rallentare la sua avversaria, portarsi a casa il rispetto del professore e perché no, anche la vittoria. Doveva pensare velocemente al da farsi e a non permettere alla grifondoro di colpirla, così dopo aver studiato la situazione puntò la bacchetta contro di lei e gridò: «FALSABUCA!» Sperò di essere riuscita a far inciampare Kynthia o almeno, nel peggiore dei casi, di farle perdere l'equilibrio. Non aveva dubbi che la ragazza con cui si trovava a doversi confrontare, fosse una tosta e perciò doveva puntare tutto sull'attacco. Come si dice: la miglior difesa è l'attacco? E fu proprio quello che fece, sfoderando l'incantesimo di disarmo: «EXPELLIARMUS!» I giochi erano fatti e alle due non restare che vedere chi tra le due, avrebbe avuto la meglio. Chiaramente la corvonero sperava che fosse lei ma alla fine, ciò che più le importava era riuscire a dare la prova di saperci fare con i duelli. Terminato l'esercizio, si avvicinò alla grifondoro porgendole la mano. «Sei stata una degna avversaria.» Commentò, rivolgendole un sorriso sincero. La lezione, a quel punto, poteva definirsi finalmente conclusa.

    Mackenzie Rosier, III anno, corvonero.

    In coppia con: Kynthia Lloyd.

    – Mackenzie ha interagito sia con Kynthia complimentandosi per essere riuscite nello svolgere un buon lavoro e dopo essere tornata al suo posto, ha cercato di confortare Alexis;
    – Poi ha seguito le istruzioni del professore e ha sfidato la grifondoro nel duello, gli incantesimi da lei utilizzati sono:

    1. Stupeficium;
    2. Falsabuca;
    3. Expelliarmus


    Edited by mackenzie. - 28/3/2023, 16:16
  10. .
    Affrontare le proprie paure non era qualcosa che la giovane Rosier aveva pensato di fare quel giorno entrando in classe. E specialmente non davanti a tutti. La paura è qualcosa di intimo che merita di essere conservata, custodita dentro al proprio essere fino a quando non sarebbe diventata così ingestibile che affrontarla restava l'unica cosa da fare. La paura lavorava in silenzio, ti mangiava dall'interno non lasciando trasparire nulla all'esterno. Era così che ti fregava, era così che ti manteneva legata a lei. La sua paura avrebbe davvero voluto mantenerla per sè, non condividerla con nessuno ma il professor White aveva piani diversi per quel giorno. Restando in fila, la tensione cresceva e guardare gli altri affrontare le proprie paure non aiutava per niente. Iniziò Kynthia e la corvonero non riuscì a comprendere bene cosa stava accadendo lì davanti ma era convinta dovesse trattarsi di una paura profonda, di quelle importanti. «Tutto bene?» Le chiese mentre la ragazza tornava al suo posto. La guardò con un mezzo sorriso, messo lì sul suo volto quasi a voler rassicurare la compagna. Fu poi il turno di Alexis e la sua paura sembrava essere molto più definir rispetto a quella di Kynthia, quella di Alexis aveva le sembianze di un uomo. Alla giovane Rosier le venne in mente suo padre e il suo volto consumato dalle notti insonni che probabilmente stava passando dentro il carcere. Ricordò il giorno dell'arresto e di come la guardava supplicandola di fare qualcosa, di dire alla polizia di non allontanarlo. Mackenzie non fece niente per impedire l'arresto perchè lo shock fu così forte che i piedi le si incollarono al pavimento, l'aria le si bloccò in gola e dalle sue labbra non usciva alcun di tipo di suono. Quando Alexis tornò al posto, le prese la mano e la guardò sperando che fosse tutto ok. Più la guardava e più si convinceva che quell'esercizio l'aveva scossa come aveva fatto con altri studenti. Il contatto durò pochi secondi, la fila continuava ad avanzare e la corvonero stava per affrontare la propria paura. Non voleva e specialmente non cosí, non davanti a persone con cui non aveva mai avuto a che fare. Ma cosa poteva fare? Scappare e lasciare la classe nel bel mezzo della lezione? No. Anche se appariva una ragazza libertina, frivola non aveva mai lasciato una lezione a metà e mai sarebbe successo perchè ci teneva alla sua media scolastica. Il problema così restava comunque ma, poco prima di fronteggiare il molliccio, le venne in mente che poteva concentrarsi su una paura più piccola, più insignificante come la paura dei serpenti. Valeva lo stesso, no? Lei pensava che poteva andare bene ma non ebbe abbastanza tempo per stamparsela bene in mente così, quando il professore, liberò il molliccio esso si trasformò nella sua paura piú grande: l'abbandono, la solitudine. Si presentò sotto forma di un velo bianco e anche se l'immagine non era spaventosa, la giovane Rosier si sentì ugualmente sopraffatta dall'emozione al tal punto di bloccarsi dimenticandosi completamente di star svolgendo un esercizio. C'erano solo lei e il velo bianco. Il tutto durò una manciata di minuti, poi trasformò il suo molliccio nelle tende fiorate di sua nonna e tornò al suo posto. Avrebbe voluto dire qualcosa alle sue compagne ma le mancavano le parole e ironizzare non le sembrava la cosa migliore da fare. Il professor White però non sembrava contento di quello che aveva visto perciò decise di dividere gli studenti in coppie e far affrontare loro una nuova paura. «Buona fortuna.» Disse ad Alexis mentre rimase con Kynthia con la quale avrebbe affrontato l'esercizio. Era felice e da una parte rassicurata nel poter fare l'esercizio con una persona che bene o male, aveva già conosciuto. Il come si erano conosciute non era certo dei migliori ma almeno non doveva fare l'esercizio con una completa estranea. «Facciamo in fretta.» Annunciò alla grifondoro, ancora abbastanza provata per l'esercizio di poco fa. «Prima lo facciamo e prima possiamo tornare al nostro posto. Pronta?» Doveva essere una cosa rapida ed indolore, così si alzò e insieme all'altra ragazza andò vicino al baule. Cosa ne sarebbe uscito? Scambiò uno sguardo di intesa con la ragazza e poi sentì il click degli ingranaggi del baule: il molliccio stava per uscire fuori e attaccarle. Ingoiò la saliva, la gola stava diventando già terribilmente secca e le mani presero a sudare. Proprio quello che ci voleva, pensò mentre cercava di mantenere la respirazione regolare. Ed eccolo lì: il mollicciò uscì dal baule e si avvicinò a loro fiutando le loro paure più nascoste pronte ad utilizzarle contro di loro. Prese la forma di un velo, lo stesso velo bianco di prima che continuava a galleggiare inesorabile verso il basso. Questa volta, peró, invece di posarsi sul fondo di un ipotetico fondale marino sembró posarsi su una figura invisibile. Dopo pochi istanti il velo prese le sembianze di una donna che minacciosa avanzava verso di loro e a quel punto, Mackenzie, prese saldamente la sua bacchetta e la puntò contro di lei. La mano le tremava leggermente ma non smise di puntare la donna: «Riddikulus!» Pronunciò l'incantesimo al momento opportuno e speró che questo funzionasse davvero.

    Mackenzie Rosier, III anno, corvonero.

    In coppia con: Kynthia Lloyd.

    – Mackenzie ha interagito sia con Kynthia che con Alexis;
    – Poi si è unita a Kynthia per fronteggiare il proprio molliccio che all'inizio sembra prendere la forma di un velo bianco, dando l'impressione che la paura di Mackenzie avesse prevalso su quella della grifondoro ma poi il velo si trasforma in una donna che prende fuoco e minacciosa avanza verso di loro. Mackenzie recita l'incantesimo cercando di sembrare ferma e decisa.
    esito: 4
    • 1d5
      4
    • Inviato il
      22/3/2023, 08:07
      mackenzie.


    Edited by mackenzie. - 27/3/2023, 17:04
  11. .
    Sì, una ragazza. Come se la cosa fosse così ovvia, Jaemin ripetette al volo le ultime parole professate da Mackenzie. Una ragazza, la Rosier non sapeva perchè queste parole la mettevano così a disagio visto che in fin dei conti non era nuova alle avance di qualche possibile pretendente. Quando frequentava Ilvermony aveva avuto a che fare con alcuni ragazzi tra proposte varie e diversi primi appuntamenti perciò si chiedeva perché le creava così tanto scalpore questa probabilità? Forse si stava rendendo conto di ciò che era davvero? Magari era arrivato il giorno in cui si sarebbe resa conto da che parte pendeva l'ago della bilancia e lei aveva paura di scoprire una nuova parte di se che fino ad allora non le era mai stata rivelata. «Vedi Jaemin...» Si stava davvero per confidare con il ragazzo? «...è la prima volta che ne parlo con qualcuno.» Iniziò il discorso non sapendo bene quali parole utilizzare per spiegare quali erano i suoi drammi in quell'ultimo periodo. «Prima di trasferirmi ad Hogwarts ero fidanzata con un ragazzo meraviglioso, dolce, premuroso che però nell'ultimo periodo non riusciva più a suscitare in me le stesse sensazioni che provavo all'inizio.» Pensare a lui, le creava ancora un certo effetto e la voce tremolante con cui stava spiegando al serpeverde quello che era successo ne era la prova. La Mackenzie di un tempo stravedeva per quel ragazzo che si era fatto strada nel suo cuore con la sua gentilezza e i suoi modi di fare così sicuri, era così invaghita di quel ragazzo che per lui avrebbe fatto di tutto. Letteralmente. Purtroppo le cose erano cambiate nell'esatto momento in cui la giovane Rosier aveva incrociato gli occhi della ragazza più bella che avesse mai visto. Da qualche tempo si era unita al suo gruppo di amiche e Mackenzie si era trovata subito in sintonia con lei, a tal punto da diventare uno dei suoi punti di riferimento. Non l'aveva mai vista diversamente da un'amica, fino a quando una sera non uscirono da sole perchè le altre ragazze avevano altro da fare. La ragazza in questione aveva discusso con il suo fidanzato e cercava disperatamente qualcosa da fare per distrarsi così la corvonero le aveva proposto di fare una passeggiata nei dintorni del castello. Quanto avevano parlato quella sera e quanto avevano camminato! Avevano toccato diversi argomenti, partendo da quelli più leggeri per scacciare via l'alone di tristezza che si era impossessato della ragazza fino a parlare di argomenti ben più seri e profondi. Mai aveva parlato così apertamente e in maniera così profonda con una ragazza. Poi, prima di rientrare nelle rispettive stanze, si erano fermate per guardare il tramonto che ad Ilvermony era un qualcosa di magico. La giovane Rosier si voltò nel momento esatto in cui anche l'altra fece lo stesso movimento e i loro occhi si scontrarono. Mackenzie non riuscì mai a capire se l'aveva guardata in maniera diversa dal solito per colpa del tramonto o delle parole che si erano scambiate durante lungo tutto il tragitto o magari perché in lei c'era qualcosa di diverso che finalmente stava uscendo fuori. Sta di fatto che da quel preciso istante, la corvonero non riuscì più a capire da che parte stare. «Vedi...la verità è che...» Titubante sul fatto se condividere o meno quello che erano i suoi dubbi più segreti, continuava a camminare spedita verso il luogo in cui si trovavano i suoi appunti che il ragazzo o, a quel punto, la ragazza aveva indicato loro. «...ho lasciato quel ragazzo perché ho dei dubbi su chi sono realmente.» Finalmente sputò fuori quelle parole che fino ad allora non era mai riuscita a condividere con nessuno per paura di non essere capita o di essere allontanata. Dopo di ciò, rimase in rigoroso silenzio per far sì che anche l'altro ragazzo potesse dire qualcosa in merito o magari accogliere il segreto senza aggiungere altro. Camminava a testa china, sommersa dai suoi pensieri senza dare più molta importanza a quello che stavano facendo e senza rendersene conto erano finiti dentro ad un labirinto. I due si erano giurati fedeltà eterna e che nessuno avrebbe lasciato indietro l'altro, poi un nuovo indovinello giunse nelle loro mani. Si trattava di una sottospecie di filastrocca - un po' banale dal punto di vista di Mackenzie - che al suo interno conteneva la chiave per arrivare alla soluzione. Entrambi provarono a dire al bigliettino la soluzione e, alle parole della giovane Rosier, le lettere presero a muoversi. «Guarda! Ci siamo!» L'entusiasmo però durò poco perché l'ideatore o l'ideatrice di tutto quel marchingegno era più astuto/astuta di quanto pensasse. «Un oggetto ma che sia anche un verbo...» Strappò il bigliettino dalle mani del ragazzo dai lineamenti asiatici e prese a leggere. «Mmh...fango... specchio nasc...tiri la vita...e la stringa fin nella soglia. Spero che di questa fatica tu non me voglia.» Rimase in silenzio per qualche istante prima di capire a quale oggetto poteva far riferimento. «Ci sono!» Esclamò entusiasta. «L'oggetto è la stringa, quindi il verbo è stringere!» Mackenzie ne era convinta al cento per cento è sperò di non doversi ricredere o la reputazione dei corvonero sarebbe stata infangata dalla sua stupidità momentanea.
  12. .
    Il silenzio tombale che regnava durante il compito in classe, metteva anche i più bravi in soggezione. Sebbene durante i compiti in classe delle altre materie il clima era leggermente diverso, con il professor White nessuno osava proferire parola anzi sembrava che tutti fossero interessati al proprio foglio. Lei odiava quel genere di approccio con gli studenti perché non sopportava le persone che volevano farsi temere per esercitare il proprio potere. Mackenzie credeva fermamente che un buon leader dovesse studiare di farsi amare e rispettare dai rispettivi collaboratori, lei a quello ambiva. Sognava di dirigere una squadra di Auror o di diventare capo redattrice di una rivista tutta sua ma nei suoi piani c'era il desiderio di essere una leader eccellente, comprensiva e di tutto rispetto. Voleva creare un ambiente di lavoro sereno, dove tutti potessero sentirsi a proprio agio, in cui era rispettata senza essere temuta. Insomma le andava bene tutto, tranne i modi di fare del professor White. Lei non voleva diventare quel tipo di adulto. Chissà se suo padre era così con i suoi scagnozzi, una domanda che non si era mai posta prima di allora ma che in quel momento le sembrò logico pensare. Dopo l'arresto di suo padre, aveva cercato di dirigere i suoi pensieri altrove ma non sempre ci riusciva. La giovane Rosier amava suo padre e vederlo finire dietro le sbarre per essere a capo di un'attività illegale, l'aveva sconvolta e delusa allo stesso tempo. La persona che più ammirava al mondo, era in realtà una vera e propria carogna. Sospirò sonoramente e quando alzò la testa, il suo compito era già sparito. Fortunatamente aveva completato il tutto e stava semplicemente rileggendo le risposte per vedere se avesse fatto qualche errore che, ovviamente, non avrebbe mai individuato perché non aveva gli stessi occhi e conoscenze del professor White. Era sicura che quell'uomo avrebbe trovato qualsiasi errore, anche il più insignificante, pur di abbassarle il voto. «Penso bene ma con il professor White non puoi essere mai così sicura di aver fatto un buon lavoro.» Sussurrò ad Alexis, poi tornò con lo sguardo fisso sul professore che le sembrò molto volenteroso di andare avanti con la lezione. Qui gatta ci cova, pensò Mackenzie. Quando finalmente il professore svelò l'argomento di quel giorno e il successivo esercizio, la corvonero capì perché il professore voleva andare avanti con la lezione. «Io non voglio fare l'esercizio.» Commentò alle due ragazze prima di vedere Kynthia prendere posto per affrontare il molliccio, sotto volere del professore che sembrava avercela con lei. Mackenzie aveva molte paure ma quella più grande andava ben oltre gli oggetti materiali, era qualcosa di più profondo, intimo e non poteva essere concretizzata in nessun modo. Lei non sapeva come si sarebbe mostrata a lei nè tanto meno in cosa avrebbe potuto trasformarla per renderla meno "spaventosa". La giovane Rosier temeva la solitudine, l'essere abbandonata, una paura nata dai diversi problemi che avevano costellato la sua vita. In primis aveva perso sua nonna quando sentiva ancora la necessità di averla accanto in quegli anni così difficili per lei. Dopo sua nonna, aveva avuto dei problemi con suo fratello Seth che non l'aveva mai accettata o accolta nella sua vita così era cresciuta senza un fratello, senza una persona a lei vicina che fosse più intima di un'amica. E poi suo padre. Già, il signor Rosier era stata la delusione più grande della sua vita che l'aveva portata a credere che prima o poi tutti si sarebbero rivelati per ciò che erano e avrebbero lasciato la povera Mackenzie da sola. Per questo la corvonero non voleva legarsi a nessuno perché era fermamente convinta che nessuno sarebbe stato al suo fianco per tutta la vita. Vide gli altri esercizi e quando fu finalmente il suo turno, si bloccò. Non voleva che gli altri studenti vedessero la sua paura più grande, non voleva essere ridicolizzata in quel modo dal professore davanti a tutti e soprattutto non voleva che la sua parte più intima venisse rivelata. «Io...io ho bisogno di un attimo, professore.» E non fu sicura di essere stata ascoltata perché il tempo le sembrò infinitamente ridotto per riuscire a focalizzarsi su una nuova paura. Così si ritrovò a doverla affrontare davanti a tutti senza sapere la sua forma. Quando il professor White liberò il molliccio, la giovane Rosier vide che forma aveva la sua paura: era un fazzoletto bianco. Una specie di velo bianco, per la precisione, che sembrava nuotare in una superficie liquida. Dalle sinuose forme che assumeva, probabilmente stava lentamente affondando e avrebbe toccato il fondo in poco tempo dove poi avrebbe potuto giacere nella solitudine più totale dimenticato da tutti. Quindi la solitudine era quella? Un lento scivolare verso il basso senza nessuno che ti afferrasse per cercare di recuperarti. Mackenzie fu pervasa da un brivido che si librò per tutta la sua schiena poi, ricordandosi che era lì per eseguire un esercizio, afferrò saldamente la sua bacchetta e la puntò contro quel velo bianco: «Riddikulus!» Esclamò con voce ferma come se fosse realmente convinta di riuscire a cambiare quell'esito, poi il velo si trasformò nelle adorate tende fiorate di sua nonna che l'avevano segnata profondamente. Vide quel risultato e sorrise, prima di ritornare al suo posto nella speranza di aver fatto un buon lavoro. Nel tornare al suo posto, però, abbassò la testa per evitare di incrociare gli sguardi dei suoi compagni convinta di non essere stata compresa fino in fondo.

    Mackenzie Rosier, III anno, corvonero.

    Mackenzie ha interagito con Alexis e con Kyhntia.

    Successivamente ha svolto il suo esercizio: prima di iniziare ha chiesto al professore di darle qualche minuto in più per poter pensare ad una paura che non fosse la sua paura reale. Le è sembrato di non aver avuto abbastanza tempo così ha affrontato la sua paura più grande, la solitudine. Si presenta alla sua vista e alla classe sotto forma di un grande velo bianco che sembra galleggiare nell'acqua (x). Non agisce subito, infatti sembra come bloccata, poi agita la bacchetta e pronuncia l'incantesimo. Dopo aver svolto il suo esercizio, torna al posto in rigoroso silenzio e con la testa china.


    Edited by mackenzie. - 27/3/2023, 17:01
  13. .
    Il ritorno alla routine era quello che serviva a Mackenzie, dopo l’ultima festa tenutasi ad Hogsmeade era pronta a tuffarsi più che volentieri nella normalità. Una normalità che un pò le stava stretta ma che decise ugualmente di accogliere benevolmente. Come ogni mattina, si era svegliata presto per ripassare i vari argomenti delle lezioni. Anche se, quella mattina, dedicò tutte le sue attenzioni a difesa delle arti oscure: una materia che la metteva parecchio in soggezione visto l’insegnante che la teneva. Il professor White era l’incarnazione del terrore puro e gratuito, più volte la giovane Rosier si era domandata come faceva un uomo ad essere così austero. Dopo essere sicura di aver memorizzato tutte le nozioni utili al superamento di quella lezione, andò nella sala grande per fare colazione. Prese l’ultimo sorso di succo di zucca e si indirizzò verso l’aula della lezione. Mentre camminava persa nei suoi pensieri – che erano nozioni più che pensieri –, vabbè urtata da qualcuno. Un qualcuno che non avrebbe voluto più vedere per almeno qualche mese. «Alexis, t-tranquilla.» Le sorrise cercando di restare serena, anche nel momento in cui gli scenari della festa di San Valentino si facevano spazio nella sua testa. «Hai ricambiato il favore, ora siamo parì.» Disse riferendosi al fatto che l’aveva urtata alla festa. Quello fu l’unico commento che riservò alla grifondoro sulla festa passata, poi non proferí parola sull’argomento. «Certo! Mi farebbe davvero tanto piacere.» Avere un’alleata le sembrò un’ottima idea, specie quando si trattava di una materia insidiosa come quella. Entrando nell’aula, presero posto una accanto all’altra per consolidare quella nuova alleanza. Prima di sedersi, però, sembrava che un’altra persona aveva adocchiato quel posto e contro ogni previsione la persona in questione era niente di meno che…Kynthia! Ottimo, pensò. «Ciao…Kynthia, giusto?» Le domandò mentre si sedeva tra le due grifondoro e invitava l’ultima a prendere posto con loro: il fantastico trio di quella sera era nuovamente formato. Che imbarazzo! Il compito di difesa contro le arti oscure non era certamente la cosa migliore che poteva capitarle quella mattina, eppure cercò di scrivere tutte le nozioni che sapeva. Stava scrivendo così tanto che temeva di avere un crampo improvviso alla mano ma prima che ciò accadesse, voleva terminare il suo compito. Si fermò e alzò il foglio per vedere se aveva dimenticato qualcosa: in alcune risposte era stata fin troppo completa mentre in altre era rimasta al minimo indispensabile. Terminato il compito, consegnò il proprio foglio all’insegnante e attese l’inizio della lezione. «Temo che per noi corvonero non sarà una passeggiata questa lezione.» I corvonero avevano vinto la partita contro i serpeverde e poteva percepire l’addio del professore nei loro confronti. Quello fu il motivo che spinse la giovane Rosier a non rispondere al primo quesito posto dal professore.

    Mackenzie Rosier, III anno, corvonero.

    Mackenzie ha interagito con Alexis, è entrata con lei a lezione e si è scontrata con Kyhntia. Si è seduta tra Alexis e Kynthia, poi ha interagito con entrambe.

    Non ha risposto al quesito perché teme il professore e preferisce testare prima il terreno.


    Edited by mackenzie. - 27/3/2023, 16:58
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    Quello che aveva in mente Mackenzie per quella serata, si allontanava parecchio da quello che era appena successo. Inizialmente aveva accettato di seguire le due grifondoro in una cabina per farsi una foto con loro due, con la sola intenzione di fare amicizia e di allargare le sue conoscenze. Peró mai si sarebbe aspettata di avere il coraggio di buttarsi in una situazione del genere. La cabina in cui si erano ritrovate bloccate, era una specie di imitazione del gioco "sette minuti in Paradiso", il che comportava che per uscire di lí dovevano per forza baciarsi. La giovane Rosier, in altre occasioni avrebbe conservato la sua integritá morale e il suo autocontrollo impedendo al suo istinto di spingerla cosí oltre. Solo che quella sera in gioco c'erano state davvero tante cose che avevano intaccato la sua personalitá. La prima e forse l'emozione piú importante che aveva dato vita ai suoi gesti, era stata la curiositá. Erano anni che si interrogava sul suo orientamento sessuale e si domandava se fosse stato giusto lasciare il suo ragazzo storico per qualcosa che ancora non aveva la certezza di sapere. Forse aveva preso quella come scusa per fuggire da una relazione che non la soddisfaceva piú di tanto e si era convinta che ci fosse altro sotto. Non aveva mai avuto il coraggio di esplorare e conoscere quella parte di sé cosí intima e a tratti irraggiungibile e quella le era sembrata l'occasione giusta per darle voce. In un primo momento non aveva nemmeno pensato a cosa avrebbero pensato le altre due, se erano d'accordo di quell'incontro ravvicinato o se avevano qualcosa in contrario. Aveva semplicemente scelto di seguire i suoi sentimenti e le sue sensazioni perché conoscendosi, sapeva che se avesse iniziato a rifletterci troppo non avrebbe concluso molto. Si avvicinó prima ad Alexis che era la ragazza piú vicina a lei, lo fece con qualche esitazione che terminó nel momento in cui le loro labbra si sfiorarono in un bacio lento e dolce. Non sapeva a quale emozione associare quel gesto, se le stava piacendo o meno perció chiuse gli occhi cercando di godersi il momento. Il bacio duró qualche breve istante, poi la corvonero decise di riservare lo stesso trattamento anche all'altra ragazza. Forse per avere una conferma? O perché in preda all'effetto della bevanda si sentiva in dovere di baciare anche l'altra per non mancarle di rispetto? Non sapeva nemmeno quello ma non permise ai suoi dubbi di rovinarle quel momento. Anche il bacio con Kynthia fu dolce e sotto alcuni aspetti, inaspettato. Le due ragazze avevano rappresentato per lei il suo primo bacio dato ad una ragazza, in questo caso due. Non lo aveva mai fatto prima d'ora ma dopo essersi allontanata anche dall'altra ragazza, ebbe la conferma che quel contatto non era poi cosímale. Aveva ancora il cuore che scalpitava nel suo petto mentre passava in rassegna tutte le emozioni che aveva provato durante quei baci. Poi, un'altra voce femminile la riportó alla realtá. Si sistemó al suo posto sentendosi irrimediabilmente in imbarazzo e vide uscire di corsa Alexis. Diventó rossa in volto mentre anche i sensi di colpa fecero capolino nella sua testa. «So che non sono affari miei o forse sí, arrivate a questo punto a questo punto. Non lo so...» Pronunció queste parole in uno stato confusionale evidente. «...tra loro c'é qualcosa? Perché mi dispiacerebbe se litigassero per colpa mia.» Abbassó la testa per evitare volutamente di guardare l'altra ragazza che era rimasta con lei. «Mmh...sí, diciamo che non tifo molto per le cose ordinarie. Abbozzó un sorriso, cercando di ironizzare su quanto appena successo. Continuó a maledirsi mentalmente per come si era comportata, non sapendo bene come agire e cosa dire. Le situazioni imbarazzanti non le facevano tanto effetto ma quella volta, non poteva non sentirsi trascinata dentro quell'abisso di disagio. «Certo, affare fatto.» Strinse delicatamente la mano della grifondoro per poi ritrarla e seguirla verso il vivo della festa. Voleva cercare Alexis e l'altra ragazza per cercare di spiegare il malinteso. «Tu le riesci a vedere?» Domandó alla grifondoro, sperando in una sua risposta affermativa.

    Interagito interamente con Kynthia e citate Alexis e Carrie.


    Edited by mackenzie. - 27/3/2023, 16:54
  15. .
    Allungò l'indice e il medio di entrambe le mani alle sue tempie, cercando di non perdere la pazienza con Jaemin e la sua assurda teoria che quello era lo scherzo di una persona che stava cercando attirare l'attenzione della giovane Rosier. Impossibile. «Jaemin, ascoltami è davvero impossibile che io piaccia a qualcuno e che questo presunto qualcuno abbia organizzato questa stupida caccia al tesoro per dichiararsi alla sottoscritta.» Non ce l'aveva con il ragazzo e sperò vivamente che questo il serpeverde lo capisse, era semplicemente irritata di dover perdere del tempo in quelle assurde ricerche piuttosto che impiegrlo per studiare. «U-una ragazza?.» Domandò incerta. A Mackenzie balzò in mente il ricordo di quando aveva lasciato il suo ragazzo storico perché aveva dei dubbi sul suo orientamento sessuale. Voleva davvero tanto bene a Aiden ma non poteva continuare a fingere di amarlo all'infinito, proprio per questo e per non volerlo ferire ulteriormente, decise di porre fine alla loro relazione. Il ragazzo non l'aveva presa molto bene ma lei aveva bisogno di avere la testa sgombra per cercare delle risposte. Risposte che non era ancora riuscita a trovare. Si era guardata intorno per cercare di capire se il gentil sesso potesse interessarle davvero ma limitarsi a guardare le ragazze, ad osservarle -cercando di non sembrare creepy- non stava funzionando e la corvonero credeva che era giunto il momento di scendere in campo. Quante volte aveva pensato di entrare in uno di quei luoghi per la comunità LGBTQ+, nella speranza di trovare una ragazza con cui levarsi tutti i suoi dubbi. Ci aveva pensato più e più volte ma non aveva mai avuto il coraggio di andarci né tanto meno di sfruttare una ragazza per quel suo scopo. Sfruttare le persone non era qualcosa che rientrava nelle sue corde, di certo non avrebbe iniziato in quel momento con quella pratica. Lei era certa che prima o poi sarebbe arrivato il momento giusto per scrollarsi di dosso tutte le paure, le preoccupazioni e soprattutto tutti i suoi dubbi. E chiaramente, quello, non era ancora il momento adatto perciò doveva portare pazienza e aspettare. La pazienza, la calma e la razionalità di cui era armata, quel pomeriggio l'avevano abbandonata completamente abbandonata e Jaemin era la povera vittima che stava subendo la sua irrascibilità. «Tu avresti mai organizzato qualcosa del genere per il ragazzo che ti piace?» Chiese un po' su di giri mentre continuava a scervellarsi su quell'enigma che il serpeverde le aveva portato. «D I D C S C R O E V R I I O I I N O T A O V E V L I N N, mi spieghi che cosa vuol dire?» Agitò il foglietto davanti la faccia del ragazzo con un po' troppa enfasi. «Scusami ma questi giochetti mi fanno innervosire.» Poggiò nuovamente il foglietto sul tavolo, scrutandolo per cercare di capire l'enigma. Le mischiò tra di loro, provando tutte le possibili soluzioni ma nulla. Doveva mancare qualcosa, così provò a mettere il foglio controluce nel caso in cui, il suo carnefice, avesse pensato di nascondere delle lettere con qualche inchiostro speciale. «Che stupida, guarda.» Fece segno al ragazzo di avvicinare il volto al suo per leggere insieme a lei le lettere che erano state nascoste. «Il genio del male ha pensato bene di nascondere altre lettere, come se queste non erano già abbastanza.» E per di più, ne aveva aggiunte altre per trarla in inganno. Aggiungendo le lettere che si potevano leggere solo mettendo il pezzo di carta in controluce ed eliminando quelle inutili, si leggeva la soluzione a quell'enigma: il labririnto. Un luogo che aveva sempre voluto visitare perché pullulava di creaturine magiche e della più grande varietà di piante magiche, ovviamente avrebbe voluto visitarlo con calma e non di certo per giocare alla caccia al tesoro. «Per di qua.» Si fece strada tra i vari cespugli e piante che sembravano gli stessero guidando proprio verso il prossimo indizio. Camminando a testa in su e godendo della bellezza della natura incontaminata, iniziò a fantasticare su cosa sarebbe potuto accadere se l'ipotesi di Jaemin si fosse realizzata. E se c'era davvero qualcuno interessato a lei e quello era un invito ad un appuntamento? Come si sarebbe dovuta comportare? Poi venne riportata alla realtà dalle paranoie del serpeverde. «Ma smettila.» Gli diede un buffetto scherzoso sul braccio prima di dargli un bacino sulla guancia. «Non posso proprio lasciare il tuo bel faccino qui tutto solo, non me lo perdonerei mai.» Disse con un tono scherzoso, non lo avrebbe mai fatto e poi la loro collaborazione le stava piacendo parecchio. «Mh?» Seguì con lo sguardo il dito del serpeverde, puntandolo poi sulla bustina che Jaemin prese delicatamente con sé.
    Prima che potessero aggiungere altro, la busta iniziò a recitare:
    "Nato dal fango giace sul piano
    Uno specchio nasconde in fondo al suo vano
    Tiri la vita col ferro e la stringa fin nella soglia
    Spero che di questa fatica tu non me voglia"

    «Ne ho abbastanza di questi indovinelli!» Esausta recuperò tra le mani la busta e la lesse attentamente, scovando anche un ulteriore indizio. «Forse vuole il verbo all'infinito.» Era così nervosa e sovrastata dalle emozioni negative che non riusciva a concentrarsi. «Nascere.» Funzionerà? E soprattutto: giungeranno mai ad una conclusione?
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