Posts written by Xé.

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    Carrie Marshall

    casa
    16 anni - II anno
    mood: su di giri

    maya-hawke-do-revenge-maya-hawke

    Perché il mondo stava girando, tutto all’improvviso? Vedevo la gente in diagonale, cazzo, e non avevo ancora bevuto un bel niente. Le luci mi confondevano, sembravano triplicate. Okay, okay, dovevo decisamente trovare un posto dove sedermi.
    Dopo un breve momento di pausa, nel quale cercai di riprendere fiato, corsi rapidamente, verso la poltroncina più vicina, proprio quella a forma di culo… o forse doveva essere un cuore? Chissenefrega, tanto al momento non distinguo un bel niente!
    Ci piombo con la pesantezza di un sacco di patate ricolmo, e mi tolgo persino i tacchi, lanciandoli da qualche parte a caso, perché dopo tutta quella camminata avevo i piedi (per nulla abituati) già doloranti, e stava schizzando come un termometro la mia voglia di suicidio. Meglio evitare.
    Dovevo fare mente locale. Cos’è che era appena successo? Non ci capivo un cazzo. Probabilmente non lo avrei mai capito. L’unica cosa che sembravo comprendere era che… Alexis era decisamente facile ai baci. E non solo lei, a quanto pare. Forse era un modo moderno di dimostrare la propria amicizia…? O i baci, in generale, non avevano più quel significato profondo che avevo sempre creduto avessero…? Che altra spiegazione si poteva dare?
    Ciò che più mi feriva, di tutta quella storia, era che ora realizzavo che il bacio di Alexis non avesse significato… nulla di speciale. Assolutamente nulla di speciale. Le mie erano labbra come altre. E forse, dunque, il suo intento non era neppure farmi capire qualcosa: non le piacevo davvero. Forse era brilla, forse era un segno di amicizia, forse era… un semplice errore. Ma qualsiasi fosse stato il motivo, non c’entrava nulla l’amore. Era stata… un’illusione.
    Però c’era un lato positivo: voleva dire che tutte le seghe mentali che mi ero fatta, tutti gli scenari problematici che avevano assediato la mia mente, erano stati inutili. Ora non c’era più motivo di farsi domande… di provare tutto quel disagio che mi ero portata dietro per quasi due mesi. Eravamo ancora amiche. O, comunque, non di più. Potevo stare… serena sul quel frangente? E allora perché una parte di me era piombata nell’abisso della delusione più totale? Perché il mio cuore batteva così forte, facendomi quasi male? Mi accorsi solo in quel momento che mi ero portata la mano sul petto, presa dalle palpitazioni. Dal… dispiacere. Perché era dispiacere, no? Cos’altro se no? Mi dispiaceva che Alexis avesse baciato qualcun altra. Che fosse passata avanti. Che fossi stata solo una tra le tante. Che…
    «Carrie?»
    Mi voltai di scatto, spalancando gli occhi. Ed eccola di nuovo lì, di fronte a me: occhi-di-gatto. Con aria vagamente preoccupata. Ma no… probabilmente si vergognava solo di essere stata colta in un momento così intimo da esterni.
    Agitai subito le mani in aria, scuotendole come a volerla fermare subito in qualsiasi cosa stesse per dire, correndo ai ripari: – Non devi preoccuparti, Alexis, non ti giudico. Non sarei dovuta piombare così dal nulla dentro la cabina, rompendo la vostra privacy. È… una festa, vi state divertendo, no…? – stavo cercando di mettere una toppa al suo imbarazzo, di non darle neanche modo di darle una spiegazione… o forse… forse la volevo? Forse… ne avevo bisogno…?
    Mi morsi il labbro inferiore, ficcando con forza gli incisivi nella carne, soppesando la cosa. Dopo un breve momento di pausa, decisi di domandarglielo: – Voi… tu… c’è qualcosa fra di voi, comunque? Cosa diavolo mi sono persa? – era una domanda legittima, insomma, eravamo coinquiline e sarebbe stato bene d’ora in avanti avere la situazione in chiaro.
    – È… bellissima, Kynthia. E anche… quell’altra ragazza. Non devi… non devi sentirti a disagio, non devi giustificarti. Davvero. – mi rendevo conto di starla guardando, dal basso, con degli occhi da cucciolo bastonato. Ma non potevo farci niente. Speravo non ci facesse troppo caso in mezzo a quel caos di luci…
    – OH, SÌ… ne ho un bisogno maledetto! – afferrai un paio di bicchieri volanti dal vassoio di un tipo di passaggio, che neanche si accorse dello scippo. Buttai la testa all’indietro e trangugiai uno di seguito all'altro qualsiasi cosa ci fosse dentro, strizzando gli occhi, perché erano decisamente… forti, cazzo. Fortissimi. E mi sa che non avrei dovuto assolutamente mischiarli...

    Interagito con Alexis e trangugiato due drink a caso.



    Che drink a rubato – e ingerito – Carrie?: 9
    • 1d17
      9
    • Inviato il
      26/2/2023, 15:23
      Lesbikerrie.
    Che drink ha rubato – e ingerito – Carrie?: 16
    • 1d17
      16
    • Inviato il
      26/2/2023, 15:23
      Lesbikerrie.
  2. .

    Carrie Marshall

    casa
    16 anni - II anno
    mood: "sono veramente in stato di shock"

    Le ragazze se n’erano andate da un pezzo, o almeno così mi sembrava. Ero rimasta a contemplare il soffitto per un tempo che mi parve interminabile, prima di decidermi a risorgere dal mio torpore cognitivo e mettere a soqquadro il baule di Halley, perché si sa, in quella stanza lei aveva senza dubbio i vestiti migliori, dato il buongusto e la sua ormai appurata tendenza allo sbandieramento della uallera come allegra vocazione naturale, poiché quella sera certamente avrei dato maggiormente nell’occhio vestita com’ero solita fare, anziché in gonnella. Una festa anti-san Valentino sarebbe certamente stata all’insegna della troiaggine e dello sballo cosmico: cosce di qua, cosce di là, chiappe prominenti sotto succinti tubini dai lustrini vistosi… insomma, non sarei arrivata a quel livello, ma un minimo dovevo mimetizzarmi! E perché dovevo proprio mimetizzarmi? Forse perché l’idea di una festa del genere mi rendeva incredibilmente a disagio. Non mi sentivo fatta per quelle cose… non al momento, almeno. Avevo troppa poca esperienza in quel campo per provare la giusta sicurezza in situazioni del genere. Eppure dovevano esserci andati quasi tutti, a quella festa, e io infondo avevo un motivo preciso per presenziarvi… beh, forse due: il primo era senza dubbio svagarmi e, perché no, dare una seconda possibilità alle feste dei maghi, che di certo stupivano sempre, e a modo suo sapevo sarebbe stato memorabile. Il secondo… beh, Alexis. L’avevo evitata come la peste dalla sera della vigilia di Natale, partendo alle prime luci dell’alba della mattina dopo, col primo treno in partenza dalla stazione, rifugiandomi nel mio mondo babbano fatto di normalità assoluta… una normalità che sapeva di casa, di sicurezze, di…confortevole semplicità. Nel mondo “normale”, sapevi cosa aspettarti, ma il modo in cui accolsi Londra al mio ritorno mi stupì: non pensavo mi mancasse così tanto finché non ci ho rimesso piede. E, sinceramente, a una parte di me era pesato ripartire dopo le vacanze. Tutto, a Hogwarts, era poi ricominciato con la solita routine, e quello che nella mia testa chiamo “caos magico”. Ma, se possibile, mi sentivo un pesce fuor d’acqua ancora più che a Settembre. Un qualcosa che non sapevo spiegarmi. Sarà stato forse il disagio di ritrovarmi nuovamente a condurre una convivenza con Alexis dopo quello che era successo, insomma, lo sapete… il bacio. Quel bacio che la mia testa aveva ripassato al rallentatore per fino a metà Gennaio. No, che sciocchezze… la ripassavo al rallentatore tutt’ora, come un pensiero ovattato, come se fosse stato parte di un sogno; ma sapevo bene che non lo fosse stato. Ciò che aveva spinto Alexis a baciarmi era per me un totale mistero. Nonostante la trovassi la più bella ragazza di sempre, ero convinta fossimo solamente amiche. Avevo confuso tutti i segnali? Ormai non avevo più idea di come prendere le relazioni, non mi sentivo più sicura di niente. Sì: mi aveva mandata completamente nel pallone. Ormai lanciavo occhiate curiose a qualsiasi ragazza dalla sessualità dubbia (almeno per quanto ne potessi sapere) cercando di capire se anche con loro il rapporto fosse… dubbio, ecco. Ciò che era certo è che fossi una totale frana in amore. La più grande frana mai esistita.
    E quindi partii per Hogsmeade con quasi un’ora di ritardo, col mio vestitino attillato (forse un tantino troppo… credo di aver messo su qualche chilo da Natale, e poi Halley era decisamente più minuta di me) e tacchi vertiginosi, grazie ai quali rischiai di capitombolare più e più volte… mannaggia a me e alle mie idee del cazzo. Avrei dovuto mettere le solite Vans nere e fine della storia. – Ops… SCUSAMI! Scusa… scusa… hey ma ti vuoi togliere di mezzo?? GRAZIE – finii prima addosso a un tipo, per poi farmi spazio tra la folla di gente che, proprio come avevo preventivato, era vestita come alla sagra della passera libera. Beh, il bel vedere non mancava… quando mi resi conto di essere fissata da capo a piedi da gran parte dei portatori di pesce Findus presenti, però, rivalutai gli sguardi che io stessa avevo lanciato più o meno inconsapevolmente, e pensai più a guardarmi intorno per trovare la mie compagne, che di certo a quel punto non si aspettavano minimamente di trovarmi lì. Conciata a quel modo, poi…
    Cercai di evitare ad ogni costo ogni drink che mi veniva proposto da merluzzi random, ma senza individuare nessuno pensai di fare un giro per gli angoli della sala un po’ più nascosti. Arrivai, ad esempio, alla cabina delle foto, sentendo una voce decisamente familiare. Sì, quella era proprio Kynthia!
    Senza pensarci due volte, scostai la tenda per farle una sorpresona: – NON CI CREDERAI MA….. eccomi… – i miei tratti tramutarono lentamente ma inesorabilmente da uno acceso stato di euforia alla delusione più pura, mista a stupore e incredulità, mentre la curva delle sopracciglia svettanti si indeboliva, gli occhi perdevano luminosità e la riga delle labbra percorreva pericolosamente la curva opposta. – … qua. – l’ultima parola cadde nel vuoto come un piatto rotto, mentre realizzavo ciò che avevo visto: Kynthia, Alexis e un’altra ragazza con cui non avevo confidenza si stavano… baciando. E… strusciando. Sì, cioè, loro… COSA?! – Io… scusatemi, c-continuate pure – agitai una mano evasiva nella loro direzione prima di sfrecciare fuori da quella claustrofobia cabina, allontanandomi di qualche passo e prendendo a respirare più intensamente del dovuto. Nulla nella mia testa aveva un senso in quel momento. Assolutamente nulla.

    Non ve l’aspettavate eh? Incredibòl.
    Citata Halley (ti ha rubato il vestito e le scarpe probabilmente erano di Grace lol). È partita alla volta di Hogsmeade con quasi un’oretta di differenza, non ha ancora bevuto niente, ma in compenso è quasi caduta addosso a qualcuno (chi? boh) e, cercando le sue compagne, finisce alla cabina delle foto, entra e interagisce brevemente – alquanto scioccata – con Kynthia, Alexis e Kenzie in maniera generica. Esce dalla cabina e più o meno ansima.



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    Carrie Marshall

    casa
    16 anni - II anno
    mood: panico

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    Tutto quel dimenarsi di gruppo era stato estenuante. Mi ero messa in ginocchio come se volessi chiederle di sposarmi, effettivamente, quando nella mia testa pensavo più al presentatore di un circo. Perché poi è quello che era stato: un circo. Forse avevo esagerato, ma infondo era un modo significativo per mettere alla prova la sua amicizia nei miei confronti: “vuoi ballare o vuoi scappare?”. Se fosse stata la seconda, l’avrei perfettamente compresa; me la figuravo benissimo a rivolgermi un’aria truce, sopracciglio svettante, volendo convincere chiunque che neanche mi conoscesse. Non l’avrei biasimata. Tuttavia non me lo aspettavo davvero: in quei mesi mi aveva già dimostrato di non essere una che ama tirarsi indietro (e altrimenti che Grifondoro sarebbe, giusto?), e da parte mia ne aveva sopportate di ogni, lei come tutte le mie compagne di stanza. Ma, forse, quello era stato eccessivo: il mio sorriso andava pian piano spegnendosi, mentre i secondi passavano, un breve lasso di tempo riempito solo dal mio ansimare, il petto che andava visibilmente crescendo e svuotandosi. E pensare che mi ero messa tutta in tiro, per una volta, per colpirla: con quella stramba performance, invece, sembravo averla delusa. Ecco, stava scuotendo il capo… a dimostrazione di tutto il suo disgusto! Il peggior rifiuto di sempre… “Carrie Marshall, te lo ha mai detto nessuno che sei completamente matta?” – Cazzo, non sai quanto… – testa abbassata, feci per tirarmi su, avendo ormai capito l’antifona. Beh, non mi restava che darmene a gambe… o ributtarmi sul buffet, già che c’ero. I dolci erano sempre stati per me la migliore delle consolazioni. Stava anche ridendo di me, cazzo. Che gran figura di merda… a quel punto avrei solo voluto tornare indietro, e magari prenderla in giro soltanto un pochino, così, per divertimento personale… senza farle fare una brutta figura davanti a tutta la scuola! Avrei… “Sarei felice di ballare insieme a te.” – Tu…cosa?? – a quel punto non ci credevo più, e la mia mascella si aprì di stupore quando quella mi prese la mano per farmi girare su me stessa. – Solo tu avresti potuto accettare. – sorrisi con le labbra, con gli occhi, mentre ogni muscolo del mio viso si rilassava dalla gioia di avere accanto, al contrario suo, la migliore delle accompagnatrici. In quel momento realizzai che non avrei dovuto metterla alla prova, se non altro perché non ce ne fosse affatto bisogno. Sapevo già che Alexis fosse speciale, nonché la migliore amica che potessi desiderare, e quella che non mi sarei proprio immaginata di trovare a Hogwarts: provenivamo dalla stessa città, con gusti e un passato simili alle spalle; era come se fossimo destinate, infondo, a conoscerci e a diventare amiche. Proprio nell’ultimo dei posti possibili… quello dove regnava l’impossibile, nascosto allo sguardo del mondo. Un posto segreto, un posto che era nostro. Unico quanto lei.
    – Non farmi più il gioco dell’attesa, occhi-di-gatto. Stavo per liquefarmi dalla vergogna. – mi lasciai trascinare fino al centro della sala, sorridendo come una ebete.
    Ora, era “mondialmente" saputo che io non sapessi muovermi, sulla pista come da sola. Ballare era una cosa che non faceva proprio per me, che avevo una coordinazione pessima. Però mi piaceva la sensazione di shakerarmi, doveva rilasciare in circolo delle endorfine, o come si chiamavano… un po’ come il sesso. Non che di quello ne avessi la prova… comunque sia era un modo come un altro per ridere al suo fianco, mostrandole tutte le movenze del mio stupido repertorio di danza – sì, non le avevo ancora messe in atto tutte! – e ogni volta che riuscivo a strapparle un sorriso sincero, per me era una reale vittoria. Amavo vederla ridere, amavo farla sentire spensierata, amavo vedere i suoi bellissimi occhi illuminarsi. E a proposito di occhi…
    Le luci si fecero man mano più soffuse, e la musica mutò lentamente, ma perentoriamente, in un motivetto classico e rilassante; attorno a noi, vidimo metà delle coppie lasciare la pista, scontenti di quella scelta dall’impronta decisamente romantica. Stavo per fare la stessa cosa, quando la moretta mi porse una mano, e io alzai entrambe le sopracciglia, stranita ma emozionata.
    In silenzio, lasciai che avvolgesse le mani attorno alla mia nuca, mentre io, d’istinto, portai le mie braccia attorno alla sua vita. Quegli enormi occhi verdi mi fissavano, più intensamente del nostro primo incontro alla Stanberga. Più consapevoli, poiché rispetto ad allora conoscevamo bene l’altra persona. In quello sguardo ora c’era affetto, era più che evidente, e talmente intenso che per qualche momento mi ipnotizzò. Così elegante, ma senza per questo abbandonare l’originalità che la contraddistingueva, non potei fare a meno che riportare alla mente il mio primissimo pensiero su di lei, ossia che fosse la ragazza più bella che avessi mai visto. Oggi quell’impressione si era dimostrata, ormai, una solida realtà.
    – Come avrei potuto? Dopo un invito del genere sarei stata pazza a non accettare… era ovvio che ci tenessi moltissimo. Non potevo deluderti. Mi farei tagliare un braccio piuttosto che deluderti. Mi sono costretta anche a questo abito esagerato… non potevi meritarti nulla di meno – ammisi candidamente, seguendo il ritmo lento di quel movimento intimo e tranquillo. – Stai palesemente osservando la tua immagine attraverso lo specchio dei miei occhi. Poco carino da parte tua. – non potei che ironizzare, come ogni volta in cui mi sentivo in imbarazzo. E con lei succedeva spesso. Lei lo sapeva talmente bene che lo spezzò facendomi girare nuovamente su me stessa, questa volta in modo più dolce. Una cosa, però, non mi sarei mai aspettata: di incontrare le sue labbra sul gesto di ritorno. Le mie labbra si schiusero, spalmandosi praticamente sulle sue. Spalancai gli occhi, in un primo momento, sconvolta da quel gesto; poi, però, sentii le mie palpebre rilassarsi da sole, abbandonata a quel bacio. Le sue labbra vermiglie erano morbidissime, più di quanto avrei pensato E di baciarla, effettivamente, lo avevo immaginato parecchio. Era praticamente inevitabile.
    Dopo un tempo che mi parve interminabile le nostre labbra si separarono, lasciandomi visibile nel calore sul mio volto, che doveva essersi acceso come una miccia.
    Ora ero colta dal panico. Cosa significava quel bacio? Era stato intenzionale? Io le piacevo? E perché non lo avevo mai notato? – I-io… devo andare, adesso. Si è fatto tardi. La mia carrozza si ritrasformerà in zucca… – sì, davvero una bella scusa, Carrie, per abbandonarla al centro della pista e sfrecciare fuori dalla sala grande come se ti avesse punto una medusa nel culo. Non avevi detto che non volevi deluderla? Allora perché corri, e corri, fino alla Signora Grassa? Perché la spalanchi, sali la scala a chiocciola e ti fiondi in una camera che sai bene non essere la tua?
    – Carrie, che ci fai qui? – disse la grifondoro della stanza di fronte alla sua; Carrie sapeva bene che odiasse l’idea di quel ballo, e che per quella sera sarebbe rimasta in camera a leggere.
    – Nina, posso dormire qui, questa notte? –
    – Cos’è successo? –
    – Non fare domande, per favore –
    Nina annuì, e le fece spazio nel suo letto. Carrie si distese e alzò le coperte fino alla testa, nascondendosi dal mondo, senza neppure sapere bene il perché.




    Interagito con Alexis e poi corsa via dalla festa per infilarsi in una camera di dormitorio che non è la sua, impanicata, per non rivederla fino all'indomani.
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    Carrie Marshall

    casa
    16 anni - II anno


    La sala era pazzesca. Non ero mai stata a una festa così chic!
    Ciò che mi colpì maggiormente furono le pareti ricoperte di ghiaccio e la neve che scendeva magicamente dal soffitto, regalando un’aria glaciale a tutta la sala. I tre grandi abeti troneggiavano sfarzosissimi su tutta la sala, facendoci apparire tutti minuscoli. Ma la cosa che mi piacque maggiormente fu – manco a dirlo – l’attenzione ai vari tavoli circolari che avevano sostituito le lunghe tavolate delle casate per quella sera, che presentavano nel centro un’immagine in miniatura di ogni area degna di nota del castello. Le passai a rassegna proprio tutte, curiosa e golosa come non mai, arraffando piccole boccate di cibo ovunque passassi come una ladruncola, le molliche che iniziavano a riempirmi la barba, un elemento che rivalutai come veramente scomodo: ora non capivo davvero chi se la facesse crescere. Erano praticamente dei nidi di sporco e rimasugli di cibo! Però chi se ne frega, l’avrei buttata a fine serata… o forse prima.
    Quando scoprì il tavolo dedicato al quidditch rimasi talmente ammaliata che mi stabilì lì più tempo del dovuto, ingoiando dolcetti a forma di boccino uno dietro l’altro, in attesa dell’arrivo della mia dama. In realtà ero così presa dalle cibarie che non la notai nemmeno arrivare; ora era impegnata in chiacchiere con la nostra compagna di stanza Halley. Battei le mani una contro l’altra per liberarmi dalla pioggia di molliche e mi schiaffeggiai la barba finta per lo stesso motivo.
    – Babbo natale, babbo natale! Sei davvero tu? – mi sentì tirare dal basso: era un ragazzino del primo. – Non sono… – interruppi ciò che stavo per dire per schiarirmi la voce, così dissi: – Dimmi, mio caro! – non volevo certo rovinargli il grande sogno di incontrare babbo natale divenuto realtà!
    – Non posso crederci! Tutti i miei amici dicevano che tu non esistessi… e invece eccoti qua! Ragazzi, io ve lo avevo detto! – un gruppetto di compagni si fecero vicini per bisbigliare qualcosa fra di loro, ma a giudicare dallo sbrilluccichìo nei loro occhi sembravano averla bevuta, almeno per il momento.
    – Eccomi qua, invero –
    – Mi hai portato quella scopa che desideravo tanto? –
    – Lo scoprirai solo a mezzanotte! –
    – Dove hai lasciato le renne? Posso fare un giro sulla tua slitta? –
    D’un tratto venni colta da un lampo di genio, e mi abbassai sul bambino per bisbigliargli vicino: – Ma certo. Però, in cambio, tu e i tuoi amici dovrete farmi un piccolo favore… –

    Avevo sempre delle idee stupide, ma erano divertenti proprio perché stupide… quindi perché privarsene? Jaemin era già pronto pre prendere il posto del biondo cantante in vena romantica, in attesa che abbandonasse la postazione; quando quello finalmente scese, gli feci un cenno da lontano in modo che si preparasse a partire. Jaemin salì portando con sé un enorme stereo vecchio stampo che posizionò proprio davanti alle casse.
    I ragazzini si mostrarono particolarmente abili di memoria, forse grazie alla loro giovane età (parlo come una vecchia, lo so), e impararono solo dopo una breve esecuzione dietro una delle colonne quello che sarebbe stato il loro compito in cambio del volo sulla slitta. Non avevo idea di come li avrei ripagati successivamente, non possedendo veramente una slitta, ma ci avrei pensato più tardi.
    Quando la musica partì, io e la mia banda di lattanti ci posizionammo proprio sotto al palco, di spalle; contemporaneamente all'esplosione delle casse, ci voltammo di scatto all'unisono e il flash mob più stupido mai creato ebbe inizio.
    Con le movenze più assurde mai pensate ci facemmo largo tra la folla di studenti verso il centro della sala come una versione terribilmente imbarazzante del video musicale di Thriller, mentre un primino dietro l’altro si univa all’appello di sua spontanea volontà, divertito dalla scena; fui sorpresa dal vedere avanzare anche qualche altro studente più grande, strambo abbastanza da far parte di quel gruppo di idioti patentati.
    Tutto quello, ovviamente, era per Alexis; non sapendo che fossi io, sarebbe di certo rimasta sconvolta da quella scena, per poi realizzare di aver scelto la partner peggiore possibile per quella serata. Così avrebbe imparato a farmi vestire come una bomboniera.
    Passammo in mezzo a un gruppetto comprendente Grace (che salutai con un cenno e un occhiolino), spintonando con i nostri passi di danza alcuni di loro (erano loro a doversi togliere, mica noi, duh!), fin quando non giunsi davanti ad Alexis; al che ci fu il gran finale, che comprendeva una selvaggia twerkata di gruppo, la barba e la punta del cappello che sbatacchiavano incessantemente; non so se fosse più terribile vedere babbo natale ridotto in quelle condizioni (traumi ne abbiamo?) o quella squadra di bambini che un culo neanche ce l’aveva, ma che nella loro ingenuità lo agitava con grande consapevolezza.
    Quando la musica cessò, mi gettai su un ginocchio, ai suoi piedi, esclamando con il mio miglior vocione da babbo natale – OH OH OH… MEEEEERRY CHRISTMAS LADY! –. Fatto ciò rimossi in un sol colpo barba e cappello – che finirono per colpire in faccia uno dei bambini del flash mob – come un elmo da cavaliere e mi scippai di dosso la veste a strappo, rimanendo nel mio vestito fin troppo succinto e femminile per i miei gusti, ma che indubbiamente l’avrebbe colpita proprio per quel motivo; mi chiedevo se avrebbe notato il contrasto con me, o se l’unione di trucco e parrucco mi rendessero davvero così bella come Halley diceva, quella sera.
    Ancora in ginocchio, allungai una mano verso di lei e le chiesi: – Vuoi ballare o vuoi scappare? – con la migliore faccia da culo.
    Con la coda dell'occhio vidi la delusione negli occhi dei bambini, sconvolti da quel plot twist: alzai le spalle verso di loro e risi, scrollando il caschetto ondulatissimo per l'occasione; in qualche modo avrei dovuto farmi perdonare!

    Carrie si è già strafogata di mezzo banchetto, per poi fare un patto con una banda di primini che partecipassero al suo flash mob improvvisato; quando Marshall è sceso dal palco, Jaemin ha preso il suo posto ficcando un enorme stereo davanti alle casse e azionandolo; da lì Carrie, vestita da babbo natale, ha dato il peggio di sé radunando altri bambini (e studenti strambi) nella bizzarra danza (non sa ballare), facendosi strada attraverso al gruppetto di litiganti come nulla fosse (Mike, David, Marshall ecc...); fa un cenno di saluto a Grace per poi raggiungere Alexis, disfarsi del travestimento e chiederle se voglia ballare oppure scappare (io sceglierei la seconda).

    Musica per il flash mob:



  5. .

    Carrie Marshall

    casa
    16 anni - II anno

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    Dopo il disastro precedente, tutto mi aspettavo meno che vedere apparire un soldatino esattamente come lo avevo immaginato: baffi compresi! Mi sorressi il mento con le mani, rapita totalmente dalla scena difronte a me: avevo dato vita a un vero gentiluomo oltre che a un gran ballerino! Questo, infatti, si piegò prima per baciare la mano della ballerina per poi assecondare con gentilezza i suoi movimenti, sorreggendola delicatamente dalla vita e facendole fare dei piccoli casquette laterali… erano davvero romantici!
    Quando la professoressa si congratulò con me, non potei fare a meno di arrossire: non ero abituata a riuscire così bene a scuola, né quella babbana né quella magica.
    – Ho una brava insegnante – ammisi, per poi bisbigliare alla mia compagna di banco: – Anzi, due… hey, Ken, che succede? – notai nella biondina un colorito per nulla sano, quindi alzai io stessa la mano per richiamare l’attenzione della professoressa, asserendo che quella non sembrasse stare affatto bene. Sarà stato l’eccessivo dispendio di energie? Fatto sta che non era l’unica a sembrare in presa a un principio di trasformazione zombie: anche Alexander, un corvonero con cui non avevo mai interagito, fu chiamato ad accompagnare la mia compagna di banco in infermeria. Il che non sarebbe stato un problema, se solo l’esercizio successivo (beh, non proprio un esercizio… diciamo un compito) non comprendesse di essere in coppia con qualcuno.
    – Non mi morire! – esclamai a Kenya facendo labbruccio, abbandonata per la seconda volta dal mio compagno di banco. Fortuna volle che la sedia accanto alla mia venisse occupata nuovamente dalla bellissima Alexis, scelta di certo gradita!
    – Modestamente… il mio tocco si riconosce! – le feci una linguaccia scherzosa, seguita da una spallata offesa quando quella si finse dispiaciuta nel condividere l’arduo compito di una stesura con me. – Come se potessi fare a meno di me… comunque io non mi fiderei a mangiare della roba nata dalla magia, che magari prima era un oggetto… e se si ritrasformasse nello stomaco? E se avesse un brutto sapore? No, no… Ramsey non approverebbe un simile uso! – scossi la testa con decisione, scommettendo che anche quella volta non sapesse di cosa stessi parlando. Era così ignorante in quanto a citazioni! Fortuna che era bella… si salvava solo per quello!
    – Questi debiti dolciari stanno aumentando a dismisura… uno di questi giorni dobbiamo andare a sfondarci da Madama Piediburro… mi sembri a corto di zuccheri! – il modo in cui citasse spesso il cioccolato era davvero tenero… ma anche il modo in cui cercasse di farmi piacere con quelle proposte, come a voler riparare un torto inesistente. Sembravano quasi delle scuse…
    Non capivo bene il senso di scrivere una pergamena in due, soprattutto al momento che noi non eravamo in coppia sin dall’inizio… ma lasciai che la moretta prendesse l’iniziativa e iniziasse a stilare così il suo papiro, mentre io mi voltavo alla ricerca di Jaemin per passare il tempo: – Hey, Jae! Quella renna era una figata, pensi di saperla rifare? Potremmo cavalcarla nella neve…o potresti farne due così faremo a gara! Daje. Ho voglia di adrenalina – i discorsi stupidi con Jae si sprecavano, ma era il bello di avere un amico strano almeno quanto me.
    – Ma hai scritto l’incipit della nuova divina commedia? – ironizzai, osservando il foglio con un sopracciglio alzato: beh, almeno non avevo bisogno di scrivere tanto… il grosso era già fatto!
    Intinsi la mia piuma nell’inchiostro – però quanto mi mancavano le classiche stilo…! – per poi lanciare un’occhiata al soffitto in un attimo di incertezza; non ero mai stata brava con le parole, con i temi e tutta quella roba. Quando mi decisi, presi a tracciare la prima lettera:
    “L’argomento trattato in questa lezione mi è piaciuto moltissimo. Credo davvero di voler diventare un animagus coi fiocchi! Prima o poi ci riuscirò, ne sono sicura… magari grazie a lei!
    Dopo un totale fallimento nel primo esercizio, stavo per abbattermi, ma per fortuna ho avuto una compagna fantastica che ha saputo tirarmi su e aiutata a guardare l’esercizio sotto un’altra prospettiva, una prospettiva basata sull’attenzione ai dettagli: forse è questo il segreto della trasfigurazione. Ho capito male? Comunque sia, i miei sforzi sono stati ripagati… l’importante è funzioni! No??”

    Conclusi così, non sapendo che altro dire… e non avendo più spazio per scrivere!
    – Fammi ricordare di passarti i miei temi, Pierce. –




    Carrie Marshall, II, grifondoro.
    Interagito con Alexis e Jaemin e completato il foglio.
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    Yuna ~
  7. .


    Halley.
  8. .
    Usare
  9. .
    zozzerie
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    Carrie Marshall

    casa
    16 anni - II anno

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    Non importava quanto la Singh cercasse di condurla sulla retta via: quando Carrie si metteva in testa qualcosa, doveva essere quella.
    La fortuna nella sfortuna fu che, quando Carrie aprì gli occhi, l’espressione che si dipinse sul suo volto fu di assoluta delusione. Tutte le sue buone intenzioni andarono sprecate, lasciandola con in mano un pugno di mosche; o, insomma, un calamaio intatto. Poteva solo limitarsi a osservare il ballerino della compagna di banco con amarezza e forse un pizzico di invidia, desiderando che per lei fosse andata lo stesso. La Marshall si sentiva una totale inutilità, in quei momenti: una strega a metà, che non era in grado di riuscire in una cosa che per la giovane Singh sembrava così semplice. Al contrario suo, infatti, sembrava così a suo agio nel padroneggiare la sua energia, nel movimento sciolto della sua bacchetta, e il modo in cui mormorava quel motivetto a bocca chiusa rendeva il complesso di quell’immagine assolutamente incantevole. Guardando lei, le sembrava di vedere tutto ciò che lei non era. E che avrebbe voluto essere…
    – Sei stata eccezionale, K… – mormorò in un soffiò leggermente rattristato, poggiando la bacchetta sul tavolo in segno di resa, dopo le parole inutilmente incoraggianti della Huxley, che come le entrarono in un orecchio le uscirono dell’altro: era una materia complicata, sì, ma Kenya c’era riuscita. Altri c’erano riusciti. E lei no. Con le consolazioni non ci avrebbe fatto un bel nulla…

    Ma Kenya non era l'unica brillante della classe. Carrie si voltò infatti a osservare adorante il pinguino di Alexis, che aveva l'aspetto e le movenze di un pinguino a tutti gli effetti. Si piegò a scriverle perfino un bigliettino, che arrotolò attorno al manico di una scopa di liquirizia messaggera (una di quelle che vendevano al negozio di scherzi), e la direzionò alla compagna. Srotolando in pezzetto di pergamena, avrebbe letto "Il pinguino più bello di tutti" con tanto di cuoricino finale.

    Durante la successiva parte della lezione, avrebbero dovuto ripetere quello stesso esercizio, solo in maniera più complicata: le statuine, questa volta, avrebbero dovuto ballare insieme. A Carrie sembrava, a quel punto, una cosa impossibile. L’elemento positivo era che, questa volta, avrebbe dovuto unire le forze con quelle di Kenya. Magari il suo evidente talento avrebbe migliorato le prestazioni di entrambe.
    – Dài, Carrie, questa volta vedrai che ce la farai. Devi solo concentrarti – Kenya le sorrise, le guance naturalmente rosee che si gonfiavano come palloncini, e quasi si poteva percepire un calore emanare dal suo volto, luminoso come un piccolo sole.
    – Non so come fare… – Carrie ammise, abbattuta, tenendosi il capo con una mano, mezza distesa sul banco.
    – La tua mente dove va, quando provi a fare l’incantesimo? – incalzò la biondina, visibilmente decisa ad aiutarla nella realizzazione dei suoi intenti.
    – Io… credo… nel risultato finale. Pensavo a quanto sarebbe stato divertente vederlo ballare e fare il beatboxing – si limitò a dire, scrollando le spalle.
    Kenya spalancò gli occhi, accompagnando il movimento di una mano all’esclamazione: – Ecco! Vedi? È inutile pensare al solo risultato, quando c’è tutto un passaggio nel mezzo. –
    Carrie si limitò ad osservarla, confusa.
    – Devi far capire alla tua bacchetta cosa fare, passando mentalmente a rassegna i diversi passaggi: ti concentri sull’oggetto e sul processo di visualizzazione, non solo del risultato, cioè dell’immagine finale che vorresti, ma dell’intero processo di trasformazione: devi volere che l’oggetto cambi, con tutta te stessa. Io immagino come se le sue particelle ribollissero dall’interno… forse è una cosa stupida, ma mi aiuta –
    Carrie la guardava senza parole, pensando che per una ragazza della sua età sembrava davvero intelligente. – Wow, K, potresti fare la professoressa – rise, e Kenya si unì alla risata.
    – Ok, allora… credo di aver capito. Visualizzare il processo, immaginare che ribollisca… non sembra poi così difficile! –
    – Assolutamente no! – cercò di convincerla, ed entrambe presero in mano il catalizzatore, concentrandosi sui rispettivi calamai difronte a sé.
    Carrie fissò il calamaio, pensando che non avesse proprio niente in comune con l’oggetto finale. Inoltre, esso conteneva un liquido, mentre la statuina conteneva…plastica? Forse doveva concentrarsi sul cambio di sostanza: da vetro-inchiostro a plastica colorata, per non parlare del tessuto che la statuina doveva indossare. Ok, ora sembrava soltanto più complicato. Però se gli altri riuscivano, poteva farcela anche lei.
    Doveva “ribollire”, sì: il liquido sarebbe diventato plastica dalla forma umana, con un capo dal volto dettagliato, con neri occhi e lunghi baffi (i baffi ce li aveva aggiunti lei, a sentimento), un torso e lunghi arti; il vetro attorno, invece, sarebbe diventato il tessuto che la statuina avrebbe indossato: dritti pantaloni bianchi, alti stivali scuri al ginocchio, e un elemento superiore da soldato, concentrandosi perfino sulla tonalità precisa, che avrebbe dovuto essere cremisi, con dettagli e spalline dorati; sul capo non avrebbe avuto nient’altro che dipinti capelli castani, messi in piega come da un gel. Ma non solo: doveva concentrarsi anche sul movimento che lo avrebbe ravvivato, un movimento leggiadro ed elegante, che si sarebbe poi unito a quello della statuina femminile, come due pezzi di puzzle, come l’incontro di due anime gemelle…
    Annuii verso sé stessa, stringendo la bacchetta fra le dita: ce l’aveva. Poteva farcela.
    Mantenendo tutto quel procedimento in testa, lo fece srotolare un nastro cinematografico del suo film mentale, rilasciato mentre pronunciava le parole: – Argenti salti! –
    Dopodiché, avrebbe mosso la bacchetta spingendo il soldatino danzante verso quello della compagna, sorridendo allegramente se il risultato fosse stato positivo.




    Interagito con Kenya png e mandato un messaggio volante ad Alexis
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    CITAZIONE (Justapoint @ 18/12/2022, 20:08) 
    CITAZIONE (Lesbikerrie. @ 18/12/2022, 19:59) 
    Ciao nocciolina (mi è uscito a caso, boh), io sono Xe e ti dò il benvenuto in questo covo di gente simpatichina (ti diranno che sono dei cattivoni e problematici, ma in realtà siamo solo problematici IN SENSO BUONO, precisiamo, e per il resto delle piccole polpette amorevoli. Cos?), quindi se cercavi un posto dove fare amicizia questo è il posto giusto, se avrai voglia di darci una chance e sopportarci il tempo minimo per iniziare ad amarci 💛 qui abbiamo una cuoca provetta (Anna fai un saluto alla telecamera) con cui potrai condividere la sua passione, ma ci sono anche amanti di videogiochi e, insomma, di tutto e di più (?). Arrivi giusto in tempo per il ballo scolastico, qualora tu voglia fare uno studente o studentessa! Le bevande sono già state manomesse da un poco di buono 👀

    Curiosa di leggere la tua scheda e ci si legge on!
    Ah, si, entra su telegram, visto che parliamo principalmente lì💛

    Mi hanno detto di fare la brava quindi spero di aver fatto il mio dovere senza spaventarti in alcun modo

    Wow, che accoglienza delicata! Ti sei davvero impegnata 😁

    Vero? Inutilmente. Che amarezza. La copio-incollerò
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    Allora io non sprecherò nuovamente digitamenti (?) per convincere ad amarci gente che deve amarci a prescindere perché altrimenti potrebbero non svegliarsi da un giorno a un altro, per cui vieni su telegram e non ci scassare la minghia


    Ah sono Xe e sono la scema del villaggio


    Benvenuto


    Corri



    🔪
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    Ciao nocciolina (mi è uscito a caso, boh), io sono Xe e ti dò il benvenuto in questo covo di gente simpatichina (ti diranno che sono dei cattivoni e problematici, ma in realtà siamo solo problematici IN SENSO BUONO, precisiamo, e per il resto delle piccole polpette amorevoli. Cos?), quindi se cercavi un posto dove fare amicizia questo è il posto giusto, se avrai voglia di darci una chance e sopportarci il tempo minimo per iniziare ad amarci 💛 qui abbiamo una cuoca provetta (Anna fai un saluto alla telecamera) con cui potrai condividere la sua passione, ma ci sono anche amanti di videogiochi e, insomma, di tutto e di più (?). Arrivi giusto in tempo per il ballo scolastico, qualora tu voglia fare uno studente o studentessa! Le bevande sono già state manomesse da un poco di buono 👀

    Curiosa di leggere la tua scheda e ci si legge on!
    Ah, si, entra su telegram, visto che parliamo principalmente lì💛

    Mi hanno detto di fare la brava quindi spero di aver fatto il mio dovere senza spaventarti in alcun modo
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    Carrie Marshall

    casa
    16 anni - II anno
    mood: allegra

    Feci una piccola smorfia quando la Huxley tolse addirittura trenta punti per un’interrogazione di Jaemin andata abbastanza male; per quanto fosse off topic, comunque, credevo nella sua ingenuità (tra ingenui, d’altronde, ci si capisce) e buone intenzioni, dunque inutile dire che a me parve alquanto esagerato. Amavo il modo in cui quel ragazzo portasse brio nella scuola, il modo in cui ravvivasse le lezioni che, per quanto interessanti, talvolta avevano comunque dei momenti noiosi, per forza di cose; se non altro per la mia capacità d’attenzione sempre tendenzialmente sotto le scarpe.
    M’illuminai, comunque, alla possibilità che la Huxley mi insegnasse come essere una formidabile animagus in tempi record (almeno nelle mie più fervide fantasie), tanto che le indirizzai uno sguardo intensissimo, carico di una silenziosa promessa: sarei piombata nel suo ufficio il prima possibile. Poi, però, fui costretta ad abbassare tristemente le mie orecchiette metaforiche da San Bernardo quando, più avanti, precisò i vari step che mi dividevano da quella che sarebbe diventata la mia nuova ossessione: trasformarmi in un animale quando mi pareva, magari un bel furetto che poteva infiltrarsi ovunque come una scheggia senza essere troppo notato! Che pizza, io avrei voluto fare tutto subito! Certo che, più conoscevo la magia, più realizzavo che non era come avevo sempre immaginato: la vita diventava ben più complicata di quanto non venisse semplificata.
    Incrociai dunque le braccia sul banco, mezza delusa e mezza irritata, proprio come una bambina capricciosa offesa per non aver ottenuto la caramella di troppo, senza dare troppo ascolto alla spiegazione successiva (quella che avrebbe dovuto servirmi maggiormente), anche perché, a un certo punto, la mia attenzione fu rapita totalmente da Mercoledì, una meravigliosa cincillà super vaporosa. La fissavo con occhi adoranti, i palmi a reggere il mento, fino a quando con la coda dell’occhio non vidi delle statuine danzanti, che mi ricordarono terribilmente Barbie e lo Schiaccianoci, uno dei milioni cartoni della mia infanzia. Non che andassi poi pazza per le Barbie, né per gli schiaccianoci o i tutù, ma il modo in cui danzavano aveva fatto attivare il mio neurone pazzerello, costringendomi ad improvvisare un balletto che vedeva una notevole coordinazione di capo e busto, facendomi partire una musichetta rap nel cervello, non chiedetemi perché… ma era sempre uno sfondo musicale più interessante della letargica quanto irritante melodia da carillon, o del nulla completo. Dobbiamo colorare la vita mettendoci del nostro; così dice sempre la mia progenitrice.
    Diedi una pacca incoraggiante a Jae quando tornò al proprio posto, solo per abbandonarlo tristemente, dandomi una strisciata con l’indice sotto all’occhio destro, ad imitazione di una lacrima, con tanto di broncio (– Mi mancherai ogni minuto! –) e braccino proteso verso il suddetto, raggiungendo il banco della mia concasata Kenya Singh, con cui condividevo anche l’anno di frequenza; mi scocciava vedermi divisa dagli studenti dell’anno successivo, ai quali era toccato un compito di gran lunga più interessante: trasfigurare una sfera in uno stupenderrimo pinguino! Cioè, io amavo i pinguini. Era una vera ingiustizia!
    – BOO! – misi di colpo due mani sulle spalle della bionda, dandole una vociata nell'orecchio sinistro tale che non poteva non farla saltare in aria per il mio goliardico divertimento. – Singh, so che sei una canterina: potremo coronare la nostra coppia di ballerini gay con un bel sottofondo impegnato da parte tua, così, magari, faremo qualche punto per impegno e originalità! – Sì, perché io, in ogni caso, mi presi la libertà di andar contro le indicazioni della Huxley, perché sappiamo tutti che sono una ribelle: avrei trasfigurato il calamaio in un soldatino, in quanto l’alternativa era fin troppo da femminuccia per i miei standard.
    Estrassi la bacchetta tutta convinta, realizzando solo un istante prima del movimento di polso un problema essenziale: non ricordavo per nulla i passi di danza. Uno dei motivi per cui non avevo mai studiato danza.
    – Uhm, riccioli d’oro..? Tu te li ricordi i passi? Eh?? Eh??? – mi sporsi invasiva verso il suo spazio di lavoro, in attesa di vedere una soldatino da imitare (“la sua memoria sarà certo migliore della mia”, mi dicevo). Tuttavia, presa dall’ispirazione del momento, che mi portava una curiosa sicurezza al centro del petto, agitai la bacchetta con un unico obiettivo: creare un soldatino che balla la breakdance.
    Perché sì.
    Mi concentrai, facendo un gran respiro, ed esclamai — Argenti Salti! — con una certa allegria.
    Strinsi gli occhi all’ultimo, i tratti spremuti come un limone, riaprendoli uno alla volta dopo qualche secondo, incerta ma, infondo, impaziente di vedere la mia creazione.
    Se fosse riuscito a dovere, mi sarei portata le mani davanti alla bocca e mi sarei messa a rumoreggiare con la bocca un accattivante motivetto beatbox.
    Con la coda dell’occhio, a un certo punto, avrei anche cercato lo sguardo di Alexis – di cui ricambiai il saluto poco prima – per vedere se ero riuscita a farla ridere.

    Carrie Marshall, II anno, Grifondoro.
    Cito la prof (ma dai?), Jae&Kenya (coi quali interagisce) e infine Alexis, nell’ultima parte, in caso l’incantesimo fosse riuscito.





    Edited by Lesbikerrie. - 16/12/2022, 00:37
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    Carrie Marshall

    casa
    16 anni - II anno

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    – Io e la seduzione siamo due mondi a parte – ritenevo a dir poco esilarante quella possibilità. Non avrei saputo neanche da dove cominciare, io che avevo dato solo un bacetto a fior di labbra a una bambina al campeggio estivo. E non era finita bene.
    – Brava, brava, prenditi gioco di me. Niente sconto roomate per te… te lo sei giocata! – ribattei perentoria di fronte a una risata, la quale offesa stava nella durata e nei decibel. Però era così bella da sentire che non potevo prendermela davvero. – Facciamo una cosa: vediamo come ci stai tu – feci sfilandomelo e ficcandoglielo in testa, scombinandole tutti i capelli – un perfetto omino Michelin – le feci anche una linguaccia, perché dimostrare sedici anni, quello mai.

    – Certo: la teca si è rovesciata da sola. Che birichina! – scuote la testa, pensando che avrei trovato un modo di fargliela pagare. Ero piuttosto vendicativa, quando volevo, per motivi anche del tutto futili – no che non mi fido. Non raccoglierò anche i tuoi frammenti di cuore! Ora il minimo che puoi fare è farti perdonare: inizia dandoti da fare! – le porsi una scopa, non chiedetemi per quale motivo; probabilmente nella mia testa poteva essere usata per direzionare i topi-canguro a convenienza.
    Fortuna che la mora, con la bacchetta, sembrava ben più abile di me.
    – E cosa siamo? Momo alla conquista del tempo? Ma poi non ci rallenteremmo anche noi? – non avevo idea di come funzionasse, né se esistessero incantesimi del genere; comunque dubitavo che potessero essere nel programma del secondo anno. – Non so te, ma io preferisco fare alla maniera babbana, onde evitare fare altri da-… CAZZO FAI!!? esclamai sconvolta, quando quella pietrificò il primo topo-canguro che ebbe a tiro. – Tu sei pazza. Ora è una bella statuina! La gente li vuole perché saltellino, non fissino il vuoto come stupidi giocattoli con occhi di vetro… – ma era tutto inutile: parlavo a vuoto! Alexis era partita in quarta come un gallo da combattimento, immobilizzando un topo dopo l’altro. Quello che avevo tra le tette fu l’unico superstite alla fine di quei minuti di fuoco. Lo feci scivolare dentro la teca e la chiusi, sospirando. – Spero per te che tornino mobili a breve… altrimenti dovrò… moltiplicare l’unico che si muove? Ma non lo so fare… non so fare un tubo – mi morsi il labbro inferiore, fissando la teca con aria affranta, prima che la mora mi facesse notare che eravamo circondate da – … un disastro. Di dimensioni bibliche… ben fatto, Lex. Ora sì che ti uccido. – feci per fare un passo verso di lei, ma fu un movimento così repentino che diedi una gomitata a una Polaroid, facendola cadere: quando la colpii con il gomito, però, quella ci accecò per un attimo con un fascio di luce, scattando un paio di foto – contemporaneamente a un “SEMBRI LA VERRUCA GIGANTE DI MIA NONNA!” che andai a recuperare da terra.
    – Ah, però… sei venuta bene – le mostrai il risultato: la ritraeva di profilo i grandi occhi posati su di me, mentre io la guardavo incazzosamente. – Guarda il modo in cui mi guardi. Come se avessi visto la Madonna – risi, sbeffeggiandola del modo in cui sembrasse così persa, come in un mondo tutto suo. La seconda foto, invece, era appena mossa, e ci vedeva entrambe con gli occhi sbarrati, in preda allo spavento e alla sorpresa. – Questa… è… meravigliosa dovetti poggiarmi sulle ginocchia, per il dolore intercostale dato dal rilascio di una risata fragorosa. – Beh, direi una per uno. Tu quale vuoi? “La Madonna” o “cervi in autostrada”? –
    Un bussare frenetico alla porta d'ingresso mi fece trasalire nuovamente, accorgendomi di una banda di bambini prepotenti e incazzati. – "Gratta e netta" – alzai le spalle – è l'unico che conosco. Nel dubbio vado a prendere la scopa. Questo posto deve tornare impeccabile nel giro di mezz'ora al massimo: se arriva il capo sono fottuta.
    Mi feci strada nel mare di gingilli, ringraziando che non fossero comprese robe commestibili che sarebbero andate perse per sempre. – Giuro su Dio, sei la cosa peggiore che mi sia capitata da quando sono a Hogwarts – il tempo di finire la frase, che un trenino "sbuffa-idiozie" mi passò in mezzo alle gambe, esclamando: "INCORRETTO! INCORRETTO! INCORRETTO!"




    CONCLUSA.


    Edited by Lesbikerrie. - 11/12/2022, 22:17
205 replies since 14/6/2022
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