Posts written by Eltanin17

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    15 Anni
    IV Anno

    C’era qualcosa di sbagliato in Skylee o in come si era porto con lei. Si era forse offesa? Che aveva detto di male? Ah certo! Non puoi dire ad una ragazza di sputarsi addosso; per quanto salutare fosse era una cosa da maschiacci cresciuti nella natura selvaggia quella. Tornò quasi imbarazzato al suo ippogrifo. Aveva fatto la cosa giusta, ne era certo, solo il modo in cui lei l’aveva presa l’aveva lasciato interdetto o quantomeno più triste. L’ippogrifo gli diede una spintarella col muso, quasi innocente, ma con il chiaro intento di non pensare a lei, che stava bene ed invece di saltargli in groppa come diceva il professore. E a proposito: – Emh Grazie…? – Non era molto sicuro dei complimenti appena ricevuti. Non aveva fatto niente di che in fondo, aveva senso prendersi quei complimenti per un nonnulla? Bah forse era solo uno stimolo per il professore che tutto sommato non sembrava passarsela poi troppo bene mentre cercava di mantenere l’ordine tra tre recinti diversi passando rapido da uno all’altro. Il gruppo threstral sembrava quello più mansueto, quasi come le bestiole che erano loro capitate. Faceva così strano allungare lo sguardo nella loro direzione e vederli salire su cose invisibili, o anche solo vederli seduti sul nulla mentre si sollevavano in aria.
    Si fece rosso, quando, per puro caso, il suo occhio si sollevò sopra un threstral in volo con una studentessa con la gonna. Si fece subito rosso in viso, tanto quanto il logo che portava al petto, e spostò lo sguardo verso il suo ippogrifo che lo guardava da oltre le spalle quasi con tono di sfida. – Che vuoi fareeeeeeeee – L’ippogrifo partì in quarta passando da fermo ad un rapido troppo quindi un galoppo. Le ali di lui, o forse lei, non aveva capito bene il sesso di quella creatura, si aprirono, le piume tese nel percepire le correnti ventose. Un balzo ed erano in aria. Jayden strinse di più le gambe addosso al ventre dell’animale mentre le mani correvano al collo della bestia, quasi ad abbracciarlo per aggrapparvicisi. Il Rainbow Dash senza arcobaleni lo portò in alto, sempre più in alto. Il terreno si allontanava, tutti diventavano sempre più piccoli, le nuvole invece si ingrandivano e si avvicinavano, tanto che allungando il braccio si poteva quasi toccare la loro superficie pannosa. L’ippogrifo salì ancora dando al suo passeggero un assaggio di umidità prima di riportarlo in una leggera picchiata verso il basso, appena sopra le cime degli alberi. Almeno da lì la caduta non doveva essere così rovinosa. L’animale, senza che gli si desse alcun comando zigzagò fra le cime più alte scavalcando ostacoli immaginari. Il tutto mentre il suo cavaliere si teneva strettamente attaccato a lui. Come si guidava quel coso?! – Puoi andare più piano? – Cercò di patteggiare, ma per tutta risposta l’animale sbuffò, quasi infastidito da tale richiesta e lo trascinò in una giravolta aerea che lo lasciò a testa in giù per qualche interminabile attimo. Usciti dal loop però sembrò ascoltare il suo cavaliere effettivamente rallentando e lasciando che Jayden potesse godersi lo spaventoso panorama. Le sue zampe trotterellavano in aria, quasi stesse camminando su un marciapiede che solo lui percepiva. Battè le ali sollevandosi oltre la fine della radura, solo per iniziare una vorticante, ma dolce, discesa fino a terra dove con una normale camminata al passo tornò esattamente nel punto da cui si era partiti.
    Senza aspettare alcun cenno del professore o di altri scese rapido dall’animale. Le gambe, no tutto il corpo, tremava facendo Aldo Giovanni e Giacomo-Giacomo. Terra. Jayden non l’aveva mai apprezzata più di quel momento. L’ippogrifo lo steva già ignorando adocchiando volenteroso lo studente successivo, quasi sperando che il prossimo fosse più avventuroso di quello che gli era appena capitato. Jayden si spostò appoggiandosi al tronco di un albero con la mano, lo sguardo a terra. Non stava così male da vomitare, ma quel contatto con la terra e con la natura era fondamentale. In groppa ad un ippogrifo, mai più. O almeno non uno così selvaggio!

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    Jayden Falkhart – IV Anno – Grifondoro
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    Inizialmente citata skylee, poi è tutto un “Where noone goes” fatto male. Jay non ha polso con l’animale che lo sballottola in aria facendo il giro scelto da lui prima di riportarlo a terra.
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    Jayden Falkhart – 15 – Grifondoro – III Anno


    – Oooookeeeeeeeeeey – pronunciò trascindando la parola all’inverosimile. Loki era una brava persona, ma complice il fatto della cultura, casa, nascita diverse a volte non lo capiva. Quindi la cosa del fare pulizie era una cazzata… Peccato era un’immagine divertente quella di lui che canticchiava la canzoncina di Mary Poppins mentre a colpi di bacchetta riordinava tutto. “Basta un poco di zucchero e la pillola va giù, la pillola va giùùùù” Il suo cervello inziò a riprodurre quella canzoncina che, da buon no-mag, lo aiutava sempre a fare le pulizie della sua cameretta. Quella era vera magia. –I No-mag mettono polvere ovunque per fare ambiente ad Halloween e ragnatele e fantasmi… secondo me c’è la quantità giusta di polvere invece. Non ho mai visto uno allergico starnutire per il castello. – O forse i maghi avevano sconfitto il concetto di allergia alla polvere, un segreto che avrebbe fatto comodo anche ai non maghi. O ai peli di gatto. O alle punture di insetti. O magari era proprio la magia l’antidoto a tutti quei problemi un po’ come l’essere no-mag ti proteggeva da molti veleni magici.

    Fece spallucce alla domanda del Serpeverde. Cosa ne pensava lui della questione? Avrebbe avuto molto da dire, ma era saggio farlo lì? Si fidava di Loki, sebbene non sapesse quale fosse la sua origine con sicurezza, ma chi poteva ascoltarli sotto la pioggia alle cinque e mezza del mattino? Solo un animagus lombrico forse. – Pensa solo al primo mago mai esistito, che sia un sacerdote sumero o altro. Non avevano il concetto di magia, né di ereditarietà, non possiamo sapere se il mondo sia stato effettivamente diviso tra maghi e no-mag in partenza o se fossimo tutti no-mag. Le famiglie purosangue potrebbero anche discendere da persone comuni, cosa che distruggerebbe la società moderna. Agli albori i maghi non sapevano di esserlo, quindi non erano differenti dagli altri. Se proprio proprio volessimo vederla in chiave razzista dovrebbe essere la magia che nasce dal nulla quella più pura in assoluto, il che renderebbe i nati no-mag le persone con la magia più pura e potente. – Quindi nella scala gerarchica dovevano esserci maghi nati da no-mag, purosangue, mezzosangue ed infine no-mag però – Sono solo stronzate per quanto mi riguarda. – Parole grosse che mettevano un chiaro segno sulla sua posizione. – C’è ci è più portato chi meno e basta indipendentemente dal sangue. – Lo sguardo tornò su Loki per leggere nel suo volto come lui avesse preso tutto quel discorso. Aveva senso? Era contrario? Lo aveva offeso?

    Quando il compagno gli restituì la bacchetta fece un rapido gesto con essa e alla parola – Finite – i rimasugli dei pulcini sparirono. – Nah, secondo me è il nostro inconscio. In qualche modo ci aspettiamo di vederli agire in un modo e questi lo fanno.– Un tuono all’orizzonte scosse i loro pensieri. Il tempo stava peggiorando. –Concordo, andiamo. Se fossimo ad Ilvermormy questo potrebbe essere solo un tuono alato. Fai conto che potrebbero creare una tempesta in un luogo ristrettissimo come se… come se piovesse solo sulla capanna del guardiacaccia. E’ stranissimo a vedersi. Comunque senti qua: ci vediamo in Sala Grande a colazione, ti raggiungo io al tavolo delle serpi o altro, e ti porto la copia degli appunti di pozioni. Fatta con la magia che se la scrivo io di fretta non la capisco io la mia scrittura figurati te. Poi bho. Potremmo chiedere alla prof se ha cinque minuti prima della partenza da Hogwarts. –


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    Post molto breve e meh. Grazie per la ruolata Loki e scusa per la pessima chiusura. Vedi te se fare un post finale o no.
    Per Jay: [CONCLUSA]
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    Fece spallucce quando Loki commentò riguardo agli ippogrifi. Da quello che aveva studiato durante le vacanze estive le parole di loki erano vere però: – E’ comunque più facile badare ad una creatura che vedi piuttosto che una che non si sa dov’è. – Si riferiva ai threstral ovviamente, gruppo nel quale era capitato il serpeverde. Avrebbe proprio voluto vedere com’era toccare, e poi avrebbe scoperto anche cavalcare, il nulla.

    Quindi tornò su David che non sembrava aver preso bene le sue parole, anzi. – Solo perché loro non hanno acqua corrente e deodorante. – Era una frecciata rivolta in genere ad ogni umano che sapeva puzzare anche più degli animali tanto odiati dal corvo e poi gli umani stando sempre insieme ad altri umani erano assuefatti dall’odore l’uno dell’altro per questo non risultava così pungente. Pff, forse erano solo parole rivolte ad un muro, ma almeno era un muro divertente: nessuno lo aveva mai chiamato fantaghirò. Magari se cambiava qualcosina poteva renderlo un soprannome simpatico, tipo il “fantagrifò”. Suonava bene. Avrebbe dovuto segnarselo più tardi.

    Quindi un tuono, e non era colpa del Thunderbird. Jayden quasi sobbalzò quando il professore si avvicinò di buona lena al recinto degli ippogrifi solo per riprendere Hunter e Daphne per l’idea che la seconda aveva avuto. Che non era nemmeno cattiva come cosa, solo il professore pareva non averla apprezzata affatto visto che li costrinse a fare a cambio di animali e ricominciare l tutto.

    Accarezzò la sua mansuetissima creatura, davvero un piccolo, per modo di dire, curiosone quando nuovamente un mezzo urlo molto vicino strappò nuovamente la sua attenzione dall’ippogrifo. Era Skylee, nel suo stesso gruppo e anch’0ella alle prese con una bestiola. Sanguinava da un orecchio, segno che la sua cavalcatura non aveva preso troppo bene il suo intervento. Scavò nelle tasche dei pantaloni e sul retro trovò un fazzolettino di stoffa pulito che teneva sempre a portata di mano per le emergenze, di solito salutari.

    Cercò di avvicinarsi a Skylee, così come stava già facendo il professore, ripetendo l’inchino verso la creatura di lei pur di non farsi attaccare a sua volta. Non aveva intenzione di avvicinarsi troppo all’animale, ma era anche vero che questi era ancora vicino a Skylee e quindi un potenziale pericolo. Dopo aver spiegato a gesti a quell’ippogrifo che non voleva fargli del male si diresse verso Skylee per porgerle il fazzoletto. – Sputaci e tieni premuta la ferita per un po’. La saliva cicatrizza e fermerai il sangue. –

    Che lo avesse preso o meno sarebbe poi tornato dal suo ippogrifo avvicinandolo per cercare di salirgli in groppa. Sapeva come fare coi cavalli no-mag visto che aveva fatto una o due lezioni di equitazione, ma era la stessa cosa con gli animali magici? Ed era possibile cavalcarli senza sella? Soprattutto come si saliva senza sella? Se ci fosse stata bastava mettere un piede in una staffa e issarsi su con un po’ di forza, ma senza? Una scaletta magari? Ma non c’era nemmeno quella. Magari gli ippogrifi erano come i dromedari e potevi dargli un comando per farli scendere? Eh ok, ma quel era il comando? Si guardò intorno e cosciente del fatto che non c’era nulla da poter usare tirò fuori la bacchetta magica disegnando rapido nell’aria per creare una piccola scaletta eterea accanto al fianco dell’ippogrifo. Salendola sarebbe stato molto più facile portare la gamba sul fianco opposto, quasi come salire in bicicletta e poi, se ben ricordava le lezioni di equitazione bastava stringere le gambe per non cadere e tirare giù i talloni il più possibile e…. o forse quello era solo per le staffe? Come si cavalcava senza sella? Soprattutto… quelli erano cavalli alati. Quei cosi volavano. Volare significava stare lontano dal terreno. Una caduta era… poteva essere fatale. Come ci si teneva a quel coso? Come si faceva a farlo partire? Due gambate come per i cavalli? – Fai il bravo per favore– chiese sommessamente alla sua creatura che si muoveva già non troppo tranquilla quasi come stesse per spiccare il volo alla massima velocità. Ecco, gli era capitato l’ippogrifo Rainbow Dash.


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    Jayden Falkhart – IV Anno – Grifondoro
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    Risponde a Loki e David. Quindi nota che Skylee si è fatta male e si avvicina per darle un fazzolettino di stoffa per asciugarsi e tamponare la ferita.
    Sale sulla sua creatura non molto attratto dall’idea di spiccare davvero il volo.

    NDS: se il gruppo ippogrifi vuole Jay vi dà una mano a salire sulla vostra creatura o creando una scalal magica come ha fatto da solo o semplicemente venendo lì a farvi da gradino con le mani e pronto a darvi una spinta. In caso aggiungetelo pure al post.

    EDIT: Visto che mi hanno segnalato che ho mischiato David e Hunter li ho reinvertiti :asd:


    Edited by Eltanin17 - 21/9/2022, 14:15
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    – Ma… occhio e croce quelli sono I suoi primi cinque secondi …– Corresse il compagno. – Poi dipende anche da carattere a carattere. Non troppo distante da Ilvermorny per esempio ne abitava uno molto timido che evocava un temporale in cui nascondersi una volta si e l’altra pure. Ma in genere con il potere elettrico che liberano in cinque minuti possono friggerti manco fossi tu il pollo. – Non era per spaventare Loki, voleva solo essere il più sincero e schietto possibile. Era un pensiero terrificante, ma non per questo era saggio nascondergli il vero potenziale di quelle creature. Anzi tutte e tre le creature presenti quel giorno davanti a loro potevano massacrarli come niente. Due, per i suoi occhi che non avendo mai visto qualcuno morire non potevano percepire la presenza dei Threstral. Per lui c’era solo uno spazio vuoto alle spalle del prof con uno stand di carne essiccata come segnaposto.

    Il suo occhio cercò Reina e David all’affermazione di questi ultimi sull’odore delle bestie. Capiva l’antipatia che alcune persone potessero provare per gli animali, ma anche gli umani non erano messi tanto meglio se ci si pensava. Il sudore non era un gusto molto apprezzato e avrebbe voluto vedere loro vivere senza la comodità di una doccia in casa o anche solo della carta igienica. Alzò un sopracciglio alla loro uscita, uno che stava per “ma che davvero?” ma non servì aggiungere altro visto il modo in cui proprio il professore lì riportò in riga.

    Solo allora seguì lo sguardo in cagnesco di Loki puntato verso Halley. La guerra sembrava ancora una ferita aperta, profonda e forse pure piena di pus. Ecco quella era una roba schifosa che faceva passare in secondo piano l’odore degli animali. – Che culo – Si limitò sussurrare a Loki tagliando il discorso prima di dover intervenire a sedare una rissa magica. – Non avrei saputo come fare a toccare una creatura che non vedo. – Commentò virando completamente il discorso sui gruppi che il professore stava annunciando. Non sapeva nemmeno se Loki potesse vederli, ma viste le parole del professore un mezzo sospetto che il serpeverde avesse già visto morire qualcuno gli sovvenne. Che fosse proprio una delle vittime che lui stesso aveva dovuto prima derubare e poi uccidere?

    Fortuna nella sfiga perché lui dovette spostarsi nel gruppo ippogrifi, quello più lontano dai tuoni alati. Nel gruppo tra altri studenti inquadrò David, il bellimbusto che non riusciva a sostenere l’odore del letame, la caposcuola corvonero, Daphne e Hunter, questi ultimi che conosceva quasi solo di vista. – Non dovresti sottovalutare il letame David, è quello che fa crescere meglio il frumento per la burrobirra. Per non parlare che molte caramelle sono fatte di grasso di scarto di vari animali. – lo redarguì, più per cercare di fargli cambiare approccio alla materia che per punzecchiarlo come invece faceva il 90% degli studenti. Si approcciò a lui con quell’uscita solo perché era successo di averlo vicino mentre entrambi si approcciavano al proprio cavallo piumato.

    Quello davanti a Jayden sembrava un esemplare giovane con due grandi occhi curiosi che scrutavano tutti i ragazzi in fila, forse chiedendosi che strani animali fossero, o se sapeva cosa erano gli umani, chi sarebbe stato il suo nuovo padrone o cavaliere. Non poteva dirlo con certezza, ne era sicuro che fosse davvero un esemplare così giovane, ma il modo in cui girava la testa e la grandezza, quasi più assimilabile a quella di un pony che di un cavallo, portava a certe supposizioni.

    Si avvicinò a lui distaccandosi dagli studenti alle sue spalle, ma lasciando dieci buoni piedi di distanza dall’animale. Qui portò la gamba sinistra in avanti rispetto alla sorella e quindi stabilizzato scese in un inchino con tutto il petto, tranne per lo sguardo che cercava di essere puntato verso l’animale per accertarsi delle sue intenzioni. Questi sembrò scodinzolare allegro, quasi come un cane e subito replicò l’inchino alla sua maniera, quasi eccitato di avere qualcuno che gli si avvicinasse.
    Jayden sciolse l’inchino, così come l’animale e fece un altro passo verso la creatura, quindi un altro e un altro ancora allungando lentamente la mano destra verso il becco dell’animale cosicché il piccolo, era solo 1,70 m al garrese, potesse annusarlo. Il becco grigiastro sembrò freddo contro il palmo della mano, duro e liscio come una pietra, mentre le sue piume erano così morbide al tatto! Portò la mano più su passando per la guancia dell’animale quindi, evitando gli occhi, sulla fronte. – Professore mi scusi, ma quanto è coriacea la loro pelle? Nel senso se faccio così lo sente o va proprio battuto come per i cavalli no-mag? –

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    Jayden Falkhart – IV Anno – Grifondoro
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    Risponde a Loki, quindi si avventura nel gruppo assegnatogli. Qui trovandosi vicino a David interagisce con lui sperando di correggere la sua visione del mondo. Interagisce con il suo ippogrifo ponendo infine una domanda al prof.
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    Anno nuovo vita nuova diceva il detto e per Jayden era proprio così. Si, era solo un altro anno di scuola con nuovi libri, nuovi compiti, nuove lezioni e soprattutto nuovi esami, nulla che era davvero cambiato su quel frangente a parte forse la difficoltà delle lezioni, ma era il suo vestiario ad essere cambiato. Lo aveva già adocchiato la sera prima in treno, ma ora con la luce del giorno e un vero specchio sembrava ancora più bello. Aveva comprato una nuova divisa nera e vederla ricamata di rosso e oro la faceva rispendere molto più di quanto si ricordasse. Il leone rampante sembrava più vivo che mai, pronto a balzare addosso ai nemici e divorarli, ma ora la sua criniera sembrava più folta e il suo ruggito più regale perché ora sopra di esso capeggiava una lucente spilla da prefetto, una P che simboleggiava il suo stato di primo fra pari, di guida e consigliere per i nuovi, di guardia per quegli scalmanati dei suoi compagni. Un piccolo oggetto che dava un grande potere e con esso lo caricava di grandi responsabilità. Perché proprio lui, un americano trasferitosi, un estraneo, per certi versi, a Hogwarts, un mezzosangue, era degno di tutto quell’onore? Non lo sapeva. Se lo domandava fin da quando il gufo del vicepreside era entrato nella sua camera recando la notizia. Aveva provato a buttare giù due righe per domandare alla scuola il perché di quella scelta, ma nessuna pergamena era mai stata indirizzata a loro. Tutte erano finite accartocciate a terra, sporche di inchiostro e correzioni varie. Certe cose era forse meglio chiederle faccia a faccia, indagare su quale professore potesse aver consigliato la sua candidatura, o quale altro prefetto o capocasa della vecchia guardia.
    Era il primo vero giorno di scuola, erano arrivati la notte prima con le carrozze trainate dal nulla e già allora era stato chiamato ad assolvere il suo compito, uno per cui avrebbe voluto essere più preparato. Chissà quante brutte figure aveva fatto.
    Finito di sistemarsi raccolse spazzolino e dentifricio e scese a colazione con l’idea di sedere tranquillo al tavolo rosso oro, ma si trovò circondato da nuovi studenti che gli chiedevano dove fosse questa o l’altra aula, se ci fosse un passaggio rapido, se c’erano cibi da evitare. Addirittura uno, forse allergico a qualcosa che aveva mangiato ebbe subito bisogno di sapere dove trovare l’infermeria. Insomma, la giornata era cominciata nuovamente con grandi responsabilità a cui adempiere. Si intrattenne fino all’ultimo con chiunque avesse bisogno, compresi i ritardatari dormiglioni o che si erano persi tempo zero. Le prime settimane sarebbero state le più dure, ma in un mese, un mese e mezzo al massimo sarebbe stato tutto molto più tranquillo.

    Lavò i denti al bagno più vicino, quindi via di corsa alla sua prima lezione, cura delle creature magiche. Non era una delle materie preferite, ma non era nemmeno qualcosa di atroce, peccato solo che fosse super distante dal castello. Giunse con il fiatone, non era più abituato alle mille mila scale, quando il prof aveva appena salutato tutti gli altri studenti. Bella figura per il neo eletto prefetto. – Mi scusi… prof… stavo… aiutando… dei primini… – Rimase tra le ultime file cercando di calmare il respiro affannato mentre con gli altri ascoltava l’argomento proposto. Ippogrifi e threstral per il suo anno contro, ommiodio non ci poteva credere, un tuono alato per il sesto e settimo. L’invidia crebbe a mille. Cercò Loki fra la folla di studenti, trovandolo non troppo distante tutto sommato. Gli si avvicinò tranquillo spalleggiandolo e toccandolo sul braccio per avere la sua attenzione per poi dirigerla verso il thunderbird. – Ricordi l’anno scorso che parlavamo di Ilvermorny? Ecco, immaginati quella creatura che ti vuole nella sua casa. – sussurrò in modo tale che solo lui, o gli altri studenti immediatamente vicini potessero sentirlo. – Potessi farlo mi fingerei uno del sesto anno. –

    Quindi alzò la mano, attendendo che il professore gli desse la possibilità di parlare. – E’ originario degli stati uniti, più precisamente dell’Arizona, dove è simbolo di diverse scuole, tra cui dell’omonima casa di Ilvermorny. Si dice sia imparentato con le fenici perché entrambi sono volatili che maneggiano un elemento naturale, fuoco e fulmine, e con gli ippogrifi per via della forma della testa. – Era il simbolo della sua casa di Ilvermorny, certo che era preparato sull’argomento. Non ne aveva mai visto uno vero da vicino però e l’idea di infrangere le regole e avvicinarglisi era sempre più insidiosa. Insomma dai, aveva l’età per essere del quinto anno, si poteva ben nascondere tra quelli dell’ultimo ciclo di studi, no?
    Con tutto il rispetto per ippogrifi e Threstral, ma le altre due creature equine, una delle quali non vedeva, era nullo se affianco a loro c’era l’aquila di tuono!


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    Jayden Falkhart – IV Anno – Grifondoro
    Arriva appena dopo il suono della campanella subito giustificandosi al prof e alla classe con lo svolgere del suo lavoro da prefetto. Dopo aver capito su cosa verte la lezione si muove tra gli studenti a caccia di Loki (mossa accordata con il player) e gli indica il tuono alato che purtroppo non è di loro competenza. Quindi risponde alla domanda del professore elargendo le proprie conoscenze proprio su quest’ultima creatura.
    Ippogrifo o Threstral?: 1
    • 1d2
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    • Inviato il
      3/9/2022, 17:29
      Eltanin17
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    Jayden Falkhart – 15 – Grifondoro – III Anno


    Dare una ripulita? Perché Loki doveva dare una ripulita? Lo guardò confuso all’affermazione. Perché doveva chiamare proprio lui a pulire? I quadri poi? Perché avrebbe dovuto sporcare i… ah il sangue. Loki doveva star immaginando fiumi di sangue imbrattare i mille mila quadri disgustati sparsi per il castello. Ecco i vari abitanti dei dipinti non avrebbero preso troppo bene la ricolorazione e sarebbero probabilmente scappati ad avvisare prefetti, caposcuola, capocasa, insegnanti, presidi, auror, tutti per fermare la rissa che si sarebbe svolta tra loro due. Ecco, ci mancavano proprio i magi poliziotti a fare un incantesimo della pastoia per togliergli Oliver dalle mani. E con la forza della volontà avrebbe resistito anche a quella, nemmeno avesse la pelle coriacea dei giganti, pur di continuare a dargliele al bastardo. Sarebbe stata una scena divertente se non si consideravano le implicazioni, ma la domanda rimaneva: – Perchè vuoi pulire il castello? – Non c’erano già i magicospino inglesi a tenere pulita tutta Hogwarts? Perché avrebbe dovuto scomodare Loki?
    Sorrise invece all’idea di lui allettato dopo lo scontro. Se fosse caduto si sarebbe premurato per quanto possibile di portarsi Oliver dietro. Avrebbero dovuto ingessarlo per evitare che lo attaccasse ancora. – Preferisci venirmi a trovare al San Fungo? – L’ospedale più famoso del regno unito, il San Mungo. Aveva letto il suo nome nel giornalino una volta o due, peccato non ricordarlo esattamente. Ecco ci sarebbe andato giù pesante per dover richiedere un trasferimento all’ospedale piuttosto che i tranquilli letti dell’infermeria scolastica, o Oliver sarebbe andato giù pesante se era lui a trovarsi nella clinica magica. – E’ un po’ distante da qui. Però portami due cioccorane in caso. Puoi tenerti le figurine eh. – Non gli interessavano troppo le streghe e I maghi famosi. Era interessante leggerne le gesta certo, ma era così assurdo avere un album vuoto perché le immagini dei vari maghi e streghe apparivano e sparivano come pareva a loro. Non aveva mai iniziato la collezione e trovava poco senso nel partire adesso.

    – Non credo che Sir Grifondoro e Sir Serpeverde fossero proprio nemici – Sirs visto che non ricordava esattamente i nomi dei fondatori della scuola di magia inglese. – Insomma d’accordo dovevano pur andare per fare una scuola assieme. Avevano solo idee diverse su chi ammetterci mi pare. Per il tuo fondatore io non sarei qui. – e non solo il fondatore. Diversi maghi oscuri passati e presenti ancora condividevano l’idea di purosanguismo, di come solo i discendenti di maghi dovessero essere degni di portare avanti la magia. Non era però propriamente esatto. Salazar era contro i nati no-mag che avevano la magia seppur i genitori erano no-mag puri e quelli come lui, un figlio di un mago o strega con un no-mag. La cosa bella era che non era nemmeno colpa del nascituro se sua madre strega o padre mago se la faceva con gente non magica. Insomma cornuti e mazziati come si soleva dire. Erano tutte balle ovviamente. L’amore era l’amore con o senza magia di mezzo e la storia aveva dimostrato come mezzosangue e nati-no-mag potessero essere ben più bravi e forti dei purosangue.
    Nonostante tutto però l’osservazione di Loki era interessante. – Non l’avevo mai vista così. – Per lui la battaglia delle case era solo un gioco per far divertire i ragazzini, però le parole del serpeverde avevano senso. Possibile che i quattro fondatori avessero già intenzione di tenere i futuri studenti sotto controllo a quel modo? Era magari un gioco per vedere chi dei quattro era il migliore di anno in anno? O il tutto era un’idea postuma? C’era da indagare, ma in ogni caso non avrebbe più potuto non vedere.

    Altra cosa che non avrebbe mai potuto non vedere fu come Loki maneggiava la sua bacchetta, tranquillo. Sembrava portarle il giusto rispetto, ma allo stesso tempo lo faceva con una naturalità che nemmeno il respirare. Con altrettanta naturalezza la usò e il ramoscello di cipresso si piegò almeno parzialmente al suo volere. Non credeva fosse possibile. O meglio, era possibile usare le bacchette di altri, ma non si sarebbe mai aspettato che Loki lo facesse con così tanta facilità. L’incantesimo era riuscito parzialmente. Non c’erano uccelli pronti a saltare addosso al nemico, solo poco più che pulcini malmessi, ma il solo fatto che c’era qualcosa doveva considerarsi impressionante. Poteva dire di aver già perso la lealtà di quella bacchetta? E come poi? Con una scazzottata amichevole?
    – Sai com’è, quando una mamma e papa pennuti si vogliono taaaaaanto bene… – Ricambiò lo scherzo che l’altro aveva fatto in precedenza, più per smorzare lo stupore che altro. – No, secondo me non hai rubato dei pulcini a nessuno. Semplicemente è la magia che invece di formare un lampo di luce si manifesta vagamente come uccello al tuo comando. E’ energia pura, solo che a seconda dell’incanto ha forme e colori diversi. Questo spiega anche perché non puoi creare cibo… cioè creeresti qualcosa che ci assomiglia, ma sarebbe come mangiare il fuoco. – Certo che trovare una ragione pseudo scientifica alla magia era assurdo e ancora più assurdo era che fosse uno che aveva sempre vissuto coi no-mag a spiegarla ad un purosangue. Non doveva essere il contrario? Gocce di pioggia bagnarono i cadaveri dei pulcini che andavano dissolvendosi, come se il cielo piangesse la loro morte. Forse era effettivamente così, da qualche parte erano stati strappati a qualche mamma uccello che ora avrebbe volato per tutta Hogwarts con il solo scopo di vendicarsi e scagazzare in testa a Loki. Poi un rombo di tuono, o qualcosa che sembrava tale. Si, la natura doveva avercela proprio con lui.


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    Jayden Falkhart – 15 – Grifondoro – III Anno


    – Certo che l’ho quasi menato e con buoni motivi!– Alzò di più la voce a quella frase, non per gridare, ma per mettere in chiaro che sì era giunto a tanto, o quasi. Era quasi per difendersi da un’inesistente accusa incredula del serpeverde, un mettere in chiaro che con lui non si scherzava. – Oliver è semplicemente uno stronzo prepotente che lo meriterebbe. Ma l’ho solo QUASI menato. Ricordo di avergli tirato un pugno, ma non so se l’ho volutamente mancato o se lo schivò lui, credo la prima. – Il ricordo era offuscato, come tutta quella lezione del resto, ma ricordava chiaramente il gancio destro che mancava il bersaglio seguito da un Oliver che in un modo o nell’altro mollava la presa sul suo tentativo di estorsione. Meglio che si era ritirato, altrimenti dopo quell’incendio e la quasi scazzottata no-mag sarebbero intervenute le belle statuine che erano i professori quel giorno e non sarebbe stato bello. Sarebbe stato comico andare dal preside sotto botta a spiegargli la situazione. Prese una boccata d’aria cercando di calmare i nervi. Oliver era un argomento scottante, tutti i bullettini a dire il vero. Era semplicemente insopportabile e per lui era impossibile non fare nulla vedendo uno stronzo che se la fa coi più deboli a quel modo. Alzò gli occhi al cielo, le nuvole grigie oscuravano la vista del sole piangendo fitte e sottili lacrime, frecce indolori sui loro corpi. – Lui deve sperare che non lo becco fare una cosa del genere lontano dai prefetti altrimenti non ci sarà pozione che gli rinsalda le ossa.– Aveva abbassato la voce, ma era maledettamente serio nel dirlo. Non c’era esitazione nelle parole e lo sguardo passò in rassegna il prato come se sperasse di trovare quel cerca grane lì intorno. Non c’era ovviamente. Non c’era nessuno a parte due sportivi sotto la pioggia alle cinque e mezza di mattina. Si era scaldato, e non era solo per il jogging o la finta rissa con Loki, doveva dissipare quell’aggressività che montava nel petto al solo pensiero del serpeverde bastardo. Un altro respiro. Lamentarsi non serviva a nulla e forse era arrogante pensare di poterlo sistemare con un cazzotto quando sua madre, una prof, non era riuscita a rimetterlo in riga.

    – Non credo tu la conosca. Si chiama Jennifer, è del quarto anno, corvonero. Capelli lunghi neri, di solito con un cerchietto in testa che tiene la frangia, alta, naso a patatina. – Cercò di dargli una descrizione sommaria della donna angelo di cui doveva parlare Dante nelle sue opere. Una vera manna dal cielo per studiare in compagnia e capire gli argomenti al volo. E una grande amica. – Bazzica spesso in biblioteca o nel chiostro. Comunque glielo dirò o posso presentartela più tardi se vuoi. –

    Il tema Ilvermorny aveva catturato fin troppo l’attenzione del serpeverde invece. Insomma era solo un’altra scuola di magia, una delle più famose al mondo certo, ma una semplice scuola. Poteva essere d’accordo fosse inusuale che un no-mag avesse contribuito a fondarla, ma per il resto era solo un altro castello con dormitori e aule. Cosa c’era di così interessante? – Mount Greylock ha diverse cime e Ilvermorny alloggia sulla più alta, a circa 3.500 piedi… tipo 1000 metri. Non è altissimo, ma da lì puoi vedere cinque stati diversi tutto attorno. Sulle altre cime c’è qualche struttura no-mag come un memoriale dei caduti di guerra, ma a parte questi è disabitato. – La vista da lì però era grandiosa, molto più di quella ammirabile dalla torre grifondoro o quella di astronomia. Nelle giornate più terse poi avrebbe sfidato chiunque a dire che la terra non fosse tonda. – Se non ricordo male i due bambini ci tenevano ad avere quattro case per la sola competizione tra di esse, perché altrimenti tutti dormono assieme e hanno la stessa divisa, rossa e blu. Hogwarts è più coerente in quel senso, sembra proprio una battaglia di amici nemici fra i quattro fondatori. Lo trovo più… bho… coerente?–

    La bacchetta, un topic importante per i maghi, ma non per lui che nemmeno ricordava dove l’aveva messa. Non era legata al polso, né a mo’ di collana al collo. Dove era finita? Si tastò il petto all’altezza delle varie tasche ritrovandola poi in una interna dei pantaloni dove premeva così tanto contro il suo corpo che ormai si era abituato a non sentirla. La tirò fuori prendendola per la base e la punta con entrambe le mani e facendola girare lentamente. – Non lo so sai? Forse… forse mi trovavo meglio prima... credo. Questa è eccellente come bacchetta, non lo metto in dubbio, però… non so… manca qualcosa? O forse sono io che non mi sono ancora abituato? La sento bene in mano, forse meglio di quella di prima, ma c’è… qualcosa che non va appieno. Non saprei come spiegarlo. –
    La roteò un'altra volta, quindi tenendola per la punta la porse al compagno, cedendogliela se questi l’avesse afferrata. Era una bacchetta super semplice, senza fronzoli. Un pezzo di legno rossiccio, dritto e liscio, tranne per la presa che era più ruvidino per evitare che questa potesse scappare via con troppa facilità. – Come legno quello di prima era più… selvaggio, storto per certi versi, ma l’anima era più reattiva, non so spiegarlo, la sentivo più mia. Questa è semplicemente… qui. Non so se ha senso. –


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    Jayden Falkhart – 15 – Grifondoro – III Anno


    A Loki non piaceva il contatto fisico. Come dargli torto dopo quello che aveva passato? Se fosse stato nei suoi panni probabilmente anche Jayden avrebbe aberrato l’idea di mettere le mani su un’altra persona. Non poteva sapere tutto esattamente, ma poteva immaginarsi di sentirsi sudicio a rubare, sentirsi devastato dal picchiare la gente che metteva i bastoni fra le ruote ai suoi furti per poi tornare a casa, parola grossa, e vedere pesci ancora più grandi dartele ancora più forti. Non osava immaginare com’era tornare a casa senza nulla, anzi era quasi meglio se le vittime non si opponevano.
    Diamine ma che pensiero era?! Lui ripudiava anche solo la necessità di rubare. In un mondo avanzato come il loro non aveva senso che esistesse ancora gente che era costretta ad atti miserevoli pur di sopravvivere. Per non parlare della gente che abusava del proprio potere per sottomettere gli altri. Bulli, più grandi, ma sempre bulli rimanevano.
    Se le cose fossero andate diversamente e avesse conosciuto il Loki costretto a rubare lo avrebbe preso a sprangate definendola la persona peggiore del mondo. Lo avrebbe cacciato a vista come un falco sulla preda. Altro che prenderlo a pugni in amicizia!
    – Potevi dirmelo prima, non avremmo nemmeno iniziato a menarci.– Si sentiva in colpa, di nuovo. Lui gli aveva proposto di venirgli addosso per mostrargli questa arte violenta da strada. Era anche vero che Loki aveva accettato senza battere ciglio iniziando lo scontro come se nulla fosse, proprio come, immaginava Jayden, avrebbe iniziato un approccio anni prima.

    – No, non li ho presi io direttamente. La mia lucidità l’ho persa quasi menando Oliver che è andato da quelli dell’altra squadra per rubare loro gli ingredienti e poi ha solo appiccato un incendio. Ecco quello me lo ricordo bene, pioveva ma non voleva spegnersi. – Era forse l’unico momento di vera lucidità di tutta quella strana avventura. Si ricordava di aver cercato qualcosa, anche se non ricordava per niente cosa o se l’avesse dato via. Ricordava di aver fatto un obbrobrio di intruglio insieme a una serpe… o forse era proprio Loki? Nah non poteva essere, no? – Li ha presi una mia compagna di studio, tutti e tre. Non so come avrei fatto senza di lei. Ha avuto una fermezza mentale per il copis ratio davvero eccezionale, una vera corva. –

    – no-mag è… com’è che dite voi… quelli senza poteri magici… I babbà. – Si chiamavano come il dolce? Si, no, forse? Era qualcosa di simile però. Nonostante fosse una parola comune per gli inglesi suonava così strana diversa e semplicemente meno intuitiva di un semplice no-mag, no magia. –Immagino che qualche libro in biblioteca lo possa spiegare molto meglio di me comunque non è che è stato proprio un fondatore. Nel senso non ha posato una pietra ecco. La farò semplice e breve. Siamo intorno agli inizi del 1600. Isotta, quella di prima, è scappata in America dove si è rifatta una vita. Ha trovato un compagno James, un no-mag, e insieme hanno adottato due bambini. Questi sognavano di tornare in Irlanda a loro volta e frequentare Hogwarts, ma Isotta che non voleva tornare ai soprusi da cui era scappata, promise loro che avrebbero avuto una loro scuola in America e così successe. Furono i due bambini a suggerire che si mantenessero le quattro casate ed ognuno della famiglia scelse un animale simbolo, compreso il no-mag che scelse il Magicospino per via di racconti che lei aveva fatto a lui e per il fatto che proprio un magicospino li avrebbe salvato la vita ad un certo punto. Prima ancora che i due bambini avessero undici anni, le voci della futura scuola si erano già diffuse attirando altri maghi adulti e meno e da lì la reputazione crebbe soltanto fino a trasformare la loro casa in un castello verso la metà del secolo. Vivendo in una famiglia di maghi era ovvio che James sapesse della magia, un po’ come ne sono al corrente i miei che sono no-mag. Per il resto no, le leggi a riguardo sono le stesse che qua. –
    Loki ci stava veramente dando dentro con le domande, come se l’argomento Hogwarts solo su un altro continente l’avesse preso come non mai. Stargli dietro diventava quasi difficile, era come un bambino che voleva sapere tutto, era incredibile. Non ricordava di averlo visto altrettanto attivo alle lezioni.
    – Io ero conteso tra due, wampus e Tuono Alato e scelsi quest’ultimo, mi ispirava di più. Non ne sapevo niente allora, fu una cosa molto istintiva. Su come si viene scelti non saprei dirlo bene, ci sono diverse tesi. Qualcuno dice che si va in base alle parti che compongono l’essere umano quindi la mente è il Serpecorno, il corpo è il Wampus, il cuore è il Magicospino e l’anima è il Tuono Alato, quindi magari cercavano una grande anima e l’attività fisica. Altri invece sostengono che Serpecorno preferisca gli studiosi, Wampus i guerrieri, Magicospino i guaritori e Tuono Alato gli avventurieri. Altri ancora associano le quattro case alle stesse virtù di Hogwarts quindi sarebbe tipo Serpecorno i corvonero, Wampus grifondoro, magicospino tassorosso e tuono alato serpeverde. Se usiamo quest’ottica eravamo nella stessa casa. In ogni caso non c’è nulla di certo, i quattro fondatori non hanno lasciato nulla di scritto per spiegare le loro motivazioni, o meglio non è mai stato trovato nulla. –
    Era così sentirsi un professore? Era terribile. Spaventoso sapere che da un momento all’altro un qualche studente poteva rifilarti una domanda trabocchetto o chiedere qualcosa che non si sapeva. Al contrario sembrava emozionante poter condividere le proprie esperienze ad altri.
    – Dopo i diciassette anni la bacchetta diventa tua-tua e puoi portarla sempre con te anche al di fuori della scuola. Quindi a parte rari casi come il mio credo che alla lunga siano sempre nuove le bacchette che vengono mostrate ai nuovi arrivi. Più che altro mi chiedo se la mia ex bacchetta ora stia ancora aspettando il mio ritorno o sia già passata di mano. Mi pare fosse sorbo con cuore di radice di mandragora. Non ricordo bene a dire il vero, era tutto nuovo quel giorno, troppi stimoli, troppo tutto. Non ero pronto a questo mondo magico. – A dire la verità non si sentiva di appartenerne appieno tuttora, ma questo rimase un pensiero ben nascosto nella sua mente, mascherato dalla punta delle scarpe il cui fango era diventato straordinariamente interessante in quel momento.

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    Jayden Falkhart – 15 – Grifondoro – III Anno


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    Il diversivo aveva funzionato egregiamente e anche il vero colpo era andato a segno. Non si era trattenuto, anche se forse avrebbe dovuto andarci più piano esattamente come aveva fatto il compagno che ora era ripiegato in avanti per il dolore. O forse no? Le sue braccia si unirono dietro al suo collo bloccandolo nelle sue grinfie e spingendolo verso il basso, quasi a mostrargli il colpo che aveva in serbo per lui, colpo che decise solo di mimare invece che portare davvero a compimento. Una, anzi più ginocchiate sulle palle, una mossa semplice ed efficace, veramente base, ma che poteva salvare da molte situazioni scomode essendo i gioielli di famiglia uno dei punti più deboli del corpo umano. Loki però non era intenzionato a fargli del male serio, lo aveva intuito prima e lo aveva confermato con quel gesto. Per il serpeverde stavano solo giocando, mostrandosi tecniche e capacità diverse a vicenda, mentre proprio lui aveva preso la cosa quasi più seriamente, come se Loki fosse un effettivo avversario da abbattere. Forse però aveva ragione il serpeverde. Non doveva essere un bello spettacolo vedere due ragazzi scazzottarsi sotto la pioggia alla no-mag maniera e uno spettatore esterno poteva fraintendere molte cose vedendoli.

    Loki si ritrasse dopo quello che sarebbe stato un colpo, se non decisivo, piuttosto menomante, ma c’era dell’altro sul suo volto. Non ci aveva fatto troppo caso prima, quasi punto nell’orgoglio per il modo veramente stupido in cui Loki l’aveva sopraffatto, ma l’altro sembrava a disagio. Aveva forse paura di mostrargli le sue tecniche? Magari aveva il terrore di usarle effettivamente e per quello si stava contenendo? O forse c’era qualcosa di più, una scintilla che non riusciva a cogliere. – Per quanto mi riguarda lo conterei come punto tuo e forse è meglio chiuderla qui. Ti senti bene? Mi sembri… bho… giù? – Non aveva senso fare ipotesi a caso con il rischio di capire fischi per fiaschi, quindi sarebbe andato dritto al sodo: – E’ qualcosa che ho fatto? E’ per il combattimento in se’? –

    La risposta a quella domanda sarebbe arrivata poco più tardi quando Loki sembrò aprirsi di più a riguardo. Era strano però. Nella spiegazione sembrava esserci una punta di rammarico, o di dispiacere, ma non era solo quello. C’era di più sul suo volto, come se lui si rifiutasse di far male intenzionalmente, anche per gioco, ad un'altra persona; un sentimento nobile a dire il vero, quasi più da grifondoro che da serpeverde. Da come raccontava il suo passato però non sembrava avere recalcitranze, quindi cosa lo fermava in quel momento? Era perché stavano giocando? Era perché non gli serviva effettivamente abbattere Jayden per rubargli qualcosa e sopravvivere?

    Si sedette non troppo distante da lui sull’erba bagnata, tanto ormai farlo o non farlo sempre gocciolante era. Aveva bisogno di sedersi, non per la fatica, ma per il peso che le parole dell’altro suscitavano in lui. Era come se un meteorite fosse piovuto dal cielo centrandolo in pieno e facendolo sprofondare fin giù agli inferi. – Mi dispiace. – Non sapeva bene cosa dire, come dirlo. La vita di Loki doveva essere stata una barbarie, come era possibile che succedessero ancora cose così? Erano maghi dannazione, non potevano risolvere tutto con un colpo di bacchetta? – Io… mi dispiace… non… non so che dire. Deve essere stato tremendo. Mi... Non dovevo chiederlo, scusa.– E cosa si faceva in questi casi? Si cambiava discorso:
    – Capisco che sia tremendo rivangare certi ricordi, quindi basta, torniamo a come cercano di ammazzarci i prof. Per la pozione lì, se vuoi ho degli appunti dettagliati su tutte e tre, su come farle e tutto quello che è stato detto in classe. Se vuoi te ne faccio una copia e te la porto più tardi… dammi giusto il tempo di cambiarmi. – Tra il sudore, la lotta e la pioggia aveva proprio bisogno di farsi una bella doccia ricostituente. Per quanto riguarda i vestiti invece un lavatus e andava a posto tutto, non dovevano nemmeno scomodare quei poveri esseri invisibili chiamati elfi domestici che si diceva fossero i veri artefici di tutte le prelibatezze del castello.

    Quindi fu Loki a cambiare discorso di nuovo visto che I due sembravano avere opinioni simili a riguardo dell’argomento precedente sebbene quelle di Loki fossero più aspre e influenzate dal suo tragico passato. Jayden sospirò lanciando un occhiata al castello di Hogwarts, ma vedendo al suo posto l’ex scuola, immaginando di essere ancora lì. – A dire la verità non è troppo diversa da Hogwarts. Nel senso è sempre un grande castello con torri e il parco. Ilvermorny è posizionata sul monte Greylock e c’è una nebbia magica che la nasconde ai no-mag; una cosa assurda se pensi che uno dei fondatori era proprio un no-mag, ma sai statuto di segretezza e cavilli simili. Un’altra dei fondatori Isolt Sayre era una irlandese che non ha potuto studiare a Hogwarts, ma la sognava grazie ai racconti fattigli e dopo mille vicissitudini che non ti sto qui a raccontare perché sennò divento noioso quanto il prof di storia, decise di aprire una scuola per maghi e streghe come lei. All’inizio era qualcosa di piccolo, immaginati tipo una scuola no-mag qualsiasi e gli studenti non dormivano lì, ma tornavano alle proprie case. Poi la reputazione iniziò a salire e servì un posto più grande, da qui Ilvermorny.

    La vera differenza con Hogwarts è lo smistamento. Ci sono sempre quattro case Serpecorno, Wampus, Magicospino e Tuono Alato, ma non c’è un cappello parlante. Sono le case stesse a scegliere che studente va da loro. In pratica c’è una sala apposita dove per terra c’è l’equivalente dello stemma della scuola. A turno uno studente si posiziona sopra di esso e le creature simbolo si animano se ti vogliono con loro. Uno studente può essere voluto da più simboli contemporaneamente e in quel caso tocca allo studente scegliere dove andare. Inoltre le case sono quasi più nominali che altro. Nel senso c’è sempre una gara, però le divise non sono tematiche, così come i dormitori. Altra grande differenza è che solo dopo lo smistamento ricevi la tua bacchetta. Non c’è un negozio specifico dove comprarle e quella nemmeno ti appartiene fino ai 17 anni. Quando lasci la scuola per le vacanze e simili la devi lasciare lì. Quella che uso adesso l’ho comprata da Ollivander quando mi son trasferito, non mi hanno permesso di tenere quella che mi aveva scelto a scuola. –
    Ok forse un po’ il tono da prof di storia della magia ce l’aveva, ma aveva risparmiato un sacco di dettagli all’amico e di certo non pretendeva che prendesse appunti e ricordasse a memoria ogni cosa. Soprattutto le date, quelle era un casino.
    Parlando della vecchia scuola gli sembrò quasi di fare un balzo all’indietro e di riviverne i momenti davanti ai suoi occhi con il Wampus e il Tuono Alato che entrambi lo volevano con se’ o la prima volta che aveva visto il muro di nebbia magica che si dissolveva davanti ai suoi occhi mostrando il castello, o ancora il primo giro sulla scopa in volo proprio fra le torri del maniero. Ah Ilvermorny. Bei tempi.


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    Si aspettava che Loki scalzasse la sua mano o lo afferrasse per evitare di cadere, ma il serpeverde si lasciò buttare a terra, forse troppo sorpreso per reagire o forse volontariamente, non sapeva dirlo. Al contrario non si aspettava affatto la catena di eventi seguente, avvenuta in maniera così rapida che portò lui a terra con la serpe in posizione dominante. In un attimo, quasi senza rendersene conto era schiacciato tra l’erba bagnata e Loki ancora più fradicio rendendo completamente vano lo scudo antipioggia che girava sulla propria testa. Voltò la testa pur di non assaggiare l’odore della terra umida e al contempo poter tenere un occhio sul suo avversario. Loki avrebbe potuto approfittarne in molti modi, ma semplicemente si allontanò, nemmeno stesse rispettando le regole per uno scontro ufficiale di una disciplina che nemmeno conosceva; onorevole da parte sua. – Veramente bella questa. Bravo. – Si sarebbe alzato, controllando che Loki non avesse agito per impedirglielo, al fine di rimettersi in piedi di nuovo guardingo di fronte all’altro. – Punto tuo. E io che non volevo bagnarmi… – Asserì a voce sempre più bassa, quasi il secondo fosse un pensiero pensato troppo forte.

    Piede destro in avanti, così come il braccio destro all’altezza del petto. Piede sinistro arretrato e parallelo al fratello mentre il braccio sinistro aspettava più in alto a difesa del viso. Girato di tre quarti rispetto a Loki stava studiandone la posizione o le mosse cercando di capire l’errore commesso prima e come porvi rimedio. Cominciò a saltellare sul posto con brevi movimenti atti più a confondere l’altro che effettivamente a muoversi. Avrebbe poi balzato in avanti portando un rapido pugno con il destro, una finta in verità atta a distrarre il serpeverde per poi scattare sul lato sinistro e caricare un gancio con la mancina, diretto ai reni dell’avversario.

    – Beh… funziona… Dipende da qual era il loro obiettivo. – Completò il discorso dell’altro. – Se prima ero certo di scappare in Madagascar assieme ai re lemuri per qualsiasi pandemia ora non sono poi così sicuro sia una valida scelta. – Due reference in una, bravo Jay, ma sei sicuro che Loki ti stia seguendo? – Nel senso ora ho ancora più paura di ogni pianta sconosciuta. Se fosse successo davvero non avrei avuto la minima idea di come fare l’antidoto… non che con la ricetta e gli ingredienti esatti sia andata meglio eh…– In effetti, qual era il loro obiettivo? Cosa dovevano imparare davvero con quella lezione? A resistere agli effetti nocivi? A collaborare? All’essere pronti al peggio in ogni momento della loro vita?

    Ma soprattutto cosa intendeva davvero Loki? – Nel senso che ti hanno insegnato a combattere dandotele di santa ragione e basta? Ci credo che non vuoi chiudere occhio la notte. – Forse aveva mal interpretato tutto, ma la sua mente aveva preso a immaginare un five nights at freddy’s dove invece degli animatronics c’erano tipi pronti a massacrare Loki di botte o al posto di Golden Freddy uscivano piante velenose del Madagascar. Esattamente come in quel gioco non c’era una guida nella vita. Potevi solo sbagliare, prenderti lo spavento di turno e riprovare, ma fallisci una volta fallisci due, l’incubo di peluche animati con bambini morti dentro non te lo toglie nessuno. – Nah forse ho frainteso. – di nuovo era più un pensiero a volume troppo alto che un’affermazione per Loki. Anzi era utile per tornare alla realtà lasciando quella stramaledetta pizzeria. – Spiegati meglio. Quali sono questi comportamenti no? –

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    Loki cominciò a venire avanti, apparentemente senza alcuna intenzione ostile. Semplicemente camminava davanti a sé come faceva chiunque in quella scuola, o nel mondo intero, badando ai fatti propri. Appena fu a portata di pugno il serpeverde fece immediatamente scattare il suo braccio destro in attacco, in un movimento veramente fulmineo per quello che aveva sempre visto Loki fare. La sua intenzione sembrava semplicemente di scagliare un pugno dal basso verso l’alto diretto al mento, un‘altra zona molto delicata del corpo umano. Certo che faceva davvero sul serio; non poteva permetterglielo. Reagì tempestivamente prima che il colpo potesse giungergli facendo un mezzo passo all’indietro con il piede destro, allontanando così l’obiettivo dalla traiettoria e al contempo sollevando il braccio sinistro in modo che ruotando potesse andare ad intercettare il pugno in arrivo cercando di afferrarlo per il polso o il braccio per poi tirarlo, o spingerlo a seconda di come l’avesse intercettato, verso destra cercando di costringere il corpo del ragazzo a piegarsi da quel lato in risposta al movimento. In aggiunta avrebbe portato un colpo con la mano destra aperta contro lo sterno di Loki, in modo da accompagnare il suo corpo nella direzione già impressa. L’idea sarebbe stata di sbilanciarlo all’indietro causandone una caduta per poi seguirlo a terra ruotando sulle proprie gambe e finire l’aggressore con un nuovo rapido pugno diretto alla bocca dello stomaco. Avrebbe accompagnato la rapida risposta con un sonoro – Ah! –

    Jayden incrociò le braccia e sbuffò riflettendo sulle parole dell’amico. Ovvio che non era legale avvelenarli ed era anche molto pericoloso farlo. – Ti dirò anche a me è sembrata una cosa molto poco legale, ma se il preside, o chi per lui, ha dato il permesso è fattibile. Poi ovvio, non ho apprezzato l’idea di morire da un momento all’altro, ma era scontato che avessero gli antidoti pronti in caso di bisogno. Io potrei quasi dire di averla trovata una sfida divertente se mi ricordassi cosa è successo per bene. A Ilvermorny una cosa del genere sarebbe stata impensabile. – Se poi tutto il corpo docenti pianificava di ucciderli bastava anche solo far esplodere la scuola e incolpare un terremoto o un incidente con Pix. Ma poi cosa ci avrebbero guadagnato dal non avere più studenti?

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