Work outCortile esterno - mattino presto (Jayden)

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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (III)

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    Sono le sei di un mattino ormai estivo e dal meteo incerto. Impera infatti la tipica pioggerellina scozzese, quella leggera e che si vede a malapena ma che finisce per ricoprire ogni superficie con un sottile strato di umidità, ma al contempo, un pallido sole sta lentamente sorgendo da dietro le montagne che circondano il Lago Nero. Il suono appena percepibile dell’acquerugiola contribuisce alla sensazione di quiete, in quel silenzio naturale spezzato solo dal canto timido di qualche pennuto, probabilmente stanziato fra i primi alberi della Foresta Proibita. Questo è lo sfondo bucolico su cui si trova il nostro nanetto Serpeverde, che incurante del fatto che sia ormai completamente bagnato da capo a piedi, se ne sta su uno dei pratoni del cortile esterno, più o meno ad equa distanza fra la capanna del Guardacaccia e le sponde del lago. A giudicare dalle occhiaie scure, la sua insonnia deve essere peggiorata negli ultimi giorni, ma questo è un motivo in più per approfittare dell’energia residua, sfogando tutti i nervosismi tramite l’attività fisica. E poi deve tenersi allenato. Quale migliore momento della giornata se non, dunque, le ore più fresche e in cui tutti (o quasi) sono impegnati ad affrontare i loro incubi fra le comode lenzuola delle loro stanze? Quindi sgocciolando dalla punta dei capelli è impegnato in una serie di flessioni che interromperà solo quando avrà finito il fiato o le braccia cederanno sotto al suo peso, unito a quello dei vestiti zuppi. Per una volta, tra l’altro, non ha addosso la divisa. Attenzione, siore e siori, evento più unico che raro da quando è entrato all’accademia. Forse ha pensato che la sua dignità fosse già scesa a sufficienza da potersi permettere il lusso di lasciare in dormitorio le vesti da studente modello, sostituendole con una semplicissima maglietta a maniche corte, nera, e pantaloni lunghi della tuta dello stesso colore. I piedi invece sono fasciati da degli anfibi che stonano col resto della mise comoda, ma d’altro canto i suoi pochi averi non gli danno ampia scelta sugli outfit. Né su tutto il resto, ma questo al momento non ci interessa. Naturalmente ha con sé anche la bacchetta, infilata nell’apposita fondina di cuoio, legata come sempre alla gamba dominante, la destra. I pantaloni, inoltre, pur essendo un capo di vestiario quasi mai utilizzato, sono stati modificati col taschino sul retro per contenere l’immancabile coltellino a scatto da cui ormai non si separa nemmeno per dormire.
     
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    Jayden Falkhart – 15 – Grifondoro – III Anno



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    La pioggia ticchettava sulla superficie invisibile del pluvis che aleggiava sulla sua testa riparandolo almeno in parte dall’umidità di una tipica giornata scozzese. Non era così allettante fare ginnastica sotto la pioggia, però dopo un anno dal trasferimento Jayden aveva capito che l’andazzo era quello per la regione della Gran Bretagna dove si collocava Hogwarts. Se non pioveva era nuvoloso e se non era nuvoloso, c’era il vento e se non c’era il vento forse e solo allora faceva capolino un timido sole. Il tempo era un’ottima scusa per saltare un giorno di allenamento o due, ma non un anno intero. Era quindi indispensabile prendere ciò che veniva e approfittare anche della pioggia leggera che era sempre meglio di una tempesta di grandine o un acquazzone da stagione delle piogge. L’unico momento per muoversi poi era in momenti di non lezione che molto spesso si riducevano a prima di cena o prima di colazione e non molti avevano l’ardire di lasciare il comodo giaciglio tanto facilmente. Se poi a questo ci si aggiungeva la calura estiva, bhè, ecco spiegato perché ci fosse un grifondoro solitario a fare jogging sotto la pioggia alle sei del mattino.

    Fare movimento prima dell’alba era sì stancante, ma dava la carica giusta per iniziare al meglio la giornata risvegliando gradatamente tutto il corpo. Ad esso si univa poi il diletto di vedere l’alba riflettersi sul lago nero, o il tramonto tra gli alberi della foresta proibita, o vedere in anticipo il guardiacaccia o il professore di cura che preparavano la lezione sugli animali del giorno, o anche il lento sbocciare di fiori della serra sebbene da quelli Jayden aveva preso a distanziarsi dopo la pericolosa lezione doppia avuta mesi prima. Erano tutti spettacoli che non molti occhi potevano vedere.
    Non aveva un percorso prestabilito, di solito andava dove lo portava il cuore, che su e giù per i colli o lungo le mura del castello, ma quel giorno decise di andare ad osservare le invisibili frecce d’acqua pungere la superficie del lago nero. Chissà com’era vederlo da sotto, dal punto di vista dei maridi. O ancora quanto sarebbe stato bello poter nuotare nel lago nero senza venir attaccati dagli avvincini o da chissà chi altro.

    Aveva quasi terminato il giro quando, allungando lo sguardo dalla parte opposta, intravide qualcuno disteso sul prato. Oddio, qualcuno che stava male? No, faceva su e giù tipo… tipo flessioni. Era un altro pazzoide come lui quindi. Provò ad avvicinarsi notando solo allora che il pazzoide altri non era che Loki. Lo aveva intravisto già altre volte fare quel tipo di attività, ma non gli era mai capitato così sottomano. Decise di avvicinarglisi. – Ehy – Lo salutò continuando una corsetta sul posto – Anche tu in giro a quest’ora? Ti va di allenarci assieme? – Non sembrava avere una bella cera, ma almeno se fosse stato male o altro aveva una spalla che potesse aiutarlo o dargli la carica. – Hai dormito stanotte? Hai una faccia! E’ per il caldo, vero? – Oddio, faceva caldo per le sale comuni serpeverde? Non era certo di dove fossero, anche se immaginava non fossero vicine alle torri dove il caldo sarebbe stato insopportabile se non fosse stato per qualche utile incantesimo protettivo. I corvi salivano con loro, ma non aveva mai visto le serpi farlo dopo le lezioni, quindi la loro casa doveva essere altrove.


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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (III)

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    Nonostante lo sforzo fisico la sua mente non smette di lavorare, macinando pensieri che spaziano gli argomenti più disparati fino a confluire su un ricordo che rischiava di finire nel dimenticatoio. Sono passati ormai alcuni mesi dall’aggressione ai Thestral e da allora non ha più avuto, fortunatamente, la sventura di ritrovarsi faccia a faccia con uno straniero fra le mura di Hogwarts. Meno male. Eppure quella storia non smette di fargli storcere il naso ogni volta che gli sovviene alla memoria. Perché è ancora convinto che ci fosse un mandante, e che fosse qualcuno che al castello ci abita. Forse è davvero un complottista, in fin dei conti. Oppure non vuole rischiare di restare sorpreso da eventi analoghi, preferendo mantenere alta la guardia. Cosa che, perso nei suoi ragionamenti, si dimentica di fare esattamente in quel momento, venendo in questo modo sorpreso dal sopraggiungere di Jayden. La testa fa uno scatto laterale per poterlo inquadrare che a momenti gli spezza il collo. Ma una volta messo a fuoco l’obiettivo, le labbra si stendono appena in quello che dovrebbe avere la parvenza di un sorriso, ma che può passare al massimo per una smorfia. [Oi] saluta a sua volta. E’ contento di vederlo, comunque, difatti smette quasi subito di flettere i gomiti appoggiando il petto a terra per poi rotolare sulla schiena, prendendo fiato. [Sì. Anche tu sei mattiniero] constatazione dell’ovvio, perché inabile nelle conversazioni ma è volenteroso nel portarle avanti. Questo ormai il Grifondoro dovrebbe saperlo piuttosto bene. […] vorrebbe anche accettare l’invito ad allenarsi, ma viene preceduto dall’osservazione sul proprio aspetto indecente, e quindi finisce per rabbuiarsi un po’, lasciando passare qualche secondo di silenzio. Non vuole caricare l’altro dei propri problemi, lo ha già fatto troppe volte per i suoi stessi gusti, ma d’altro canto non vorrebbe nemmeno mentirgli. [No beh, è la mia solita faccia. Soffro d’insonnia, non è così strano] taglia corto allora, fingendo nonchalance, per poi tornare abilmente al discorso precedente. [Mi farebbe piacere imparare qualche nuova tecnica] propone, tirandosi ora su con il busto. Le mani vanno a sistemarsi appena dietro ai propri fianchi per dare un sostegno e maggiore stabilità alla propria seduta. [Se non ricordo male ti avevo visto fare degli esercizi, tipo coreografia, qualche tempo fa…] presumibilmente si riferisce a qualche kata, di cui chiaramente non conosce il significato, tantomeno la provenienza. O meglio, conosce l’esistenza di alcuni tipi di combattimento, ma quello con cui è stato formato lui non ha a che vedere con la preparazione puramente formale delle posizioni. [Forse però non eri tu…] aggiunge però titubante. Non sia mai che passi per stalker. E poi davvero non è sicuro che fosse proprio il biondino, sebbene gli avventori del parco al mattino presto non siano poi così tanti, è facile che possa comunque aver sostituito le immagini traendo conclusioni fallaci. Riempie i polmoni del tutto un’ultima volta, spostando l’attenzione sull’orizzonte, prima di decidersi anche a intraprendere un dialogo un po’ più spinoso. Potrebbe essere una pessima idea, eppure si fida dell’intuito del ragazzo che ha di fianco, e la sua opinione in merito magari finirebbe per sbloccare qualche connessione finora mai vagliata. [Jayden. Tu cosa pensi dei professori?] la prende un po’ larga, che è preferibile, è può fingere che sia un tema qualsiasi per riempire un momento di imbarazzo.
     
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    Jayden Falkhart – 15 – Grifondoro – III Anno


    – Mi dispiace – Ora che Loki glielo faceva notare la faccia del ragazzo non aveva mai avuto una bellissima cera e di solito con l’andare della giornata migliorava. Non avendoci mai interagito così presto al mattino inoltre non aveva mai notato quanto lui potesse essere giù a quell’ora del giorno. – Hai provato con delle gocce per dormire?– Chiese correggendo subito il tiro visto il luogo magico in cui si trovavano – O una pozione? –. Non soffrendone, e non avendo conosciuto nessuno che ne soffrisse assiduamente prima d’ora non sapeva bene che fare o dire per aiutare l’amico. Certo, tutti prima o poi passavano una notte o due in bianco per un motivo o per l’altro, ma come si agiva quando quella notte in bianco si estendeva all’infinito?

    Si fermò, non troppo distante da lui, ma lasciando abbastanza spazio per fare un po’ di stretching mentre si chiacchierava. – Quanti altri pazzoidi come noi conosci che si alzano alle 5 del mattino? – Sorrise come risposta all’incertezza del serpeverde. –Con questo tempo poi. – Aggiunse indicando il cielo che a tratti iniziava a schiarirsi fortunatamente mentre qualche raggio di sole perforava le nubi come una lancia. – Prima di scoprire di essere un mago ho praticato alcune arti marziali, forse mi hai visto mentre praticavo il Kata. E’ un combattimento contro uno o più avversari immaginari che permette di mettere in pratica parate e colpi preparando al contempo il mindset corretto da adottare. Posso mostrarti qualcosa se vuoi. Non sono un maestro, ma credo di cavarmela. –

    La domanda che seguì l’incertezza di Loki però colpì più rapida e precisa di un serpente, un attacco degno di un ninja. Sbuffò incerto su cosa rispondere. – Domanda di riserva non c’è, vero? – Chiese prima di abbassarsi al suo livello continuando con qualche movimento di riscaldamento da terra. – Mhmhm. Sono di certo diversi da quelli di Ilvermorny. Forse più… reali, più… non saprei bene come dirlo. Forse è a causa del passato dell’Inghilterra, ma è come se si prendesse molto più sul serio le minacce passate e purtroppo presenti. A Ilvermorny erano quasi più incubi lontani. Si insegna ad attaccare e difendersi uguale, ma non sembra una cosa che si dovrà usare.
    E’ un bene eh, ma anche un male. Si fa bene ad essere realisti, ma forse si alimenta un'aura di terrore ingiustificato... Non saprei. Se invece ti riferisci a cose come la lezione doppia di un paio di mesi fa… quella è stata… surreale a dir poco. Lì potrebbero essersi spinti troppo in là. –


    Sollevò esalando un fiotto d’aria calda e concentrandosi sul viso della serpe. – Tu che ne pensi? E soprattutto perché questa domanda a tradimento? E’ successo qualcosa? –

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    Gli fa scuotere la testa il fatto che Jayden voglia sempre trovare la soluzione più efficace per ogni problema. E’ un problem-solver nato, e questo aspetto della sua personalità deve ammettere che glielo rende piuttosto simpatico. L’espressione, mentre ciondola il capo da una parte all’altra è più distesa di quanto non lo fosse in precedenza, quindi nonostante il diniego dovrebbe essere intuibile che non sia contrariato da quell’intromissione sulle sue abitudini nella gestione del sonno. [No, preferirei non dormire affatto] risponde invece, tornando a puntare il naso davanti a sé. Il punto è che lui non si lascia cadere facilmente fra le braccia di Morfeo perché quando lo fa viene soffocato dagli incubi. Non è un’attività molto rilassante, al contrario, una sorta di girone dell’inferno in cui anziché riposarti ti risvegli più teso di prima. Purtroppo per lui, però, il suo corpo richiede quelle due o tre ore di ristoro. Non può farci molto, se non approfittare della prima veglia per alzarsi dal letto definitivamente. Intanto il suo vicino di prato ha cominciato a stendere il muscoli, lo avverte con la coda dell’occhio e di conseguenza viene invogliato a fare altrettanto. Fosse anche perché appunto, magari è propedeutico agli esercizi che decideranno di compiere. Quindi copia le posizioni altrui, cogliendo l’allusione alla pioggia verso cui indirizza le iridi prima di curvare gli angoli della bocca verso l’alto. Sorride per davvero, questa volta. [A me piace. Non molto sentirsi i vestiti appiccicati, però rinfresca e poi è un po’ come se mi lavasse via alcuni pensieri… non so se ha senso] condivide fra una stretta di spalle, prima di tornare a scrutare il collega. Cambia posizione solo per dedicarsi all’altra gamba, mentre cerca di schiarirsi le idee su quanto gli viene raccontato dal Grifondoro. Bisogna dire che dal modo in cui arriccia le labbra durante la sua spiegazione, non deve essere molto convinto. [Kata…] ripete quella parola, pizzicandosi il mento con la mancina, mentre raccoglie le sue perplessità. [Ho capito il concetto, ma mi sfugge come mai non facciate la stessa cosa con degli avversari reali…] tenta di esporle, incerto. Sicuramente gli manca qualche pezzo. E d’altra parte è quanto di più diverso possibile dallo stile di combattimento che gli è stato impartito, più simile al Krav Maga, molto sporco, diretto e sicuramente tarato sulla presenza costante di qualcuno che deve cercare di uccidere. Meglio lo fa e meglio la tecnica verrà appresa. Ah, non funziona sempre così? [Voglio dire… se tu mi attaccassi avresti una concatenazione di colpi precisa? Funziona? Perché dalla mia esperienza di solito la gente fa un po’ a caso e rischia di rompere la combo sul nascere...] confuso a dir poco. Però ruota il busto in direzione di Jayden, incoraggiandolo con una spinta in avanti del mento a proseguire. [Dai, fa’ vedere] è comunque incuriosito dalla novità, e poi è sempre stato un tipo molto più improntato sulla pratica che sulla teoria, quindi potrebbe entrare nell’ottica del Karate semplicemente facendolo. Anche se poi, fra un piegamento e uno stiramento, gli passa per la mente di domandargli le impressioni sui docenti. Così, senza un apparente motivo. Lo vede vacillare un po’ e quindi distoglie gli occhi dal suo interlocutore, quasi a volergli lasciare la privacy per quegli istanti di sbandamento. [Se ti dà fastidio puoi anche non rispondere] gli fa anche, ora un po’ preoccupato di aver oltrepassato il limite del consentito. Infondo, non conosce così bene il compagno. Potrebbe avere i suoi buonissimi motivi per sentirsi a disagio in un contesto come quello, fra il timore di venire giudicato, o che Loki possa riferire le sue parole a chi non dovrebbe, o anche semplicemente eventi legati alle ore passate in classe che avrebbe preferito rimuovere ma che tornano a galla. Gli lascia allora i suoi spazi, smettendo di fare alcunché e raccogliendo le gambe al petto, in silenzio. Ma poi pian piano sembra che la tensione si sciolga, o almeno questa è il punto di vista del Serpeverde, che ascolta serio le argomentazioni dell’altro ragazzo, annuendo di tanto in tanto con qualche mugugno di comprensione. [Ci vanno pesante…] prova a tirare le somme di quanto detto, e non può far altro che concordare con lui. [Non si preoccupano di essere politici] magari non è nemmeno un male, da questa prospettiva. Palleggia distrattamente con il sottomento sulle proprie stesse ginocchia. [Mh… diciamo che visto il clima teso, vorrei capire se sia il caso di guardarsi le spalle anche da loro, e volevo capire se tu avevi avuto vibrazioni negative su qualcuno in particolare] spiega brevemente. Ok, avrebbe delle ragioni in più, ma sta valutando i pro e i contro del parlargliene apertamente. Valuta che metterlo in allerta sia una giusta via di mezzo, senza aggiungerci la componente del panico, o, che sarebbe anche peggio, la possibilità che si lanciasse in azioni spericolate. Questo pensa di averlo capito, sul Grifondoro. E’ una di quelle persone che senza doverlo dichiarare al mondo, finirebbe ammazzato per il benessere altrui.
     
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    Jayden Falkhart – 15 – Grifondoro – III Anno


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    – Ma dormire è necessario! Moriresti se non dormissi. – Sottolineò con una punta di vera preoccupazione nella voce che cercava di mascherarsi dietro il sorriso. Perché uno dovrebbe voler non dormire? Aveva forse paura del buio? O magari era una fobia più rara ed altrimenti inconcepibile legata a traumi nascosti che nessuno psicologo sapeva decifrare? Non esisteva essere vivente che non dormisse, era troppo fuori dalla concezione del grifo il non dormire. Magari per una o due notti che fosse per uno studio matto e disperatissimo o per qualcosa di più bello tipo una festa, ma non dormire per sempre? Non era contemplabile ne concepibile nella sua ottica. – Cosa succede durante la notte che ti turba tanto? – Si azzardò a chiedere, immaginandosi chissà quale storia strappalacrime di padri che tornano a casa ubriachi e mogli che piangono, o forse di un membro della famiglia perso proprio mentre lui dormiva quando se fosse stato sveglio avrebbe potuto salvarlo. O qualcosa del genere. Non potevano esserci altre soluzioni, no?

    Alzò lo sguardo al cielo come il compagno virò l’argomento verso le lacrime del cielo. “E’ come se lavasse via alcuni pensieri” aveva detto. Certo, lui stesso si era soffermato a guardare la pioggia e ad ascoltarne il ritmico suono escludendo ogni altra cosa, così come si soffermava a tifare l’una o l’altra goccia nel gran derby di formula uno che si svolgeva regolarmente sul finestrino, ma non aveva mai realmente pensato alla pioggia come propedeutica. – Castati un… come si chiama… sì, dai lo sai, quello che rende le cose impermeabili.– Forse aveva ragione sul lavare via i pensieri visto come il nome e la formula dell’incanto stessero scivolando via dalla lingua driblando ogni suo tentativo di recuperarli.

    Ciò che invece la pioggia non aveva lavato via era la scoperta. Loki sembrava veramente interessato a quella danza che gli aveva visto fare inondandolo di domande. – Con avversari reali è un combattimento, non è più Kata. E’ come se… come quando ci fanno ripetere i gesti di un determinato incantesimo senza lanciarlo. Ci metti l’intenzione, la posa e tutto il resto, ma non vai fino in fondo da scagliarlo davvero. – Non era il paragone più azzeccato che si potesse creare, ma Loki come mago doveva forse capirlo meglio. Che altro paragone poteva fare sennò, anche solo rimanendo in tema nomag? Cosa si avvicinava abbastanza al concetto da esprimere? Magari lo studiare una canzone senza suonarla su quel maledetto flauto dolce?
    – Poi le arti che pratico io sono sempre insegnate a puro scopo difensivo. Ci insegnano a tirare pugni, sì, ma ci inculcano anche di non usarli a caso. La violenza deve essere sempre l’ultima risorsa. Ci sono esami che chiedono di combattere, ma in quel caso non è più una sequenza codificata di mosse, lì si va a istinto e memoria muscolare. Se io adesso facessi questo – e si esibì in un calcio, se Loki era a terra, o in un pugno, se era invece in piedi, che si sarebbe fermato comunque prima di colpire il ragazzo. Accompagnò il gesto improvviso con un suono vocale che facesse sia da allarme che da accompagnamento alla potenza trattenuta del colpo. – Tu non pensi a “secondo il Katà devo fare una parata così cosà” lo fai e basta. – Ritirò l’arto esteso scusandosi per l’improvvisazione. – Potrei dirti che esiste il Bunkai, che è una sorta di evoluzione del Kata. Dove il primo è teorico il Bunkai è più la comprensione vera del motivo per cui si fanno certe mosse, o di quello a cui esse possono portare. Per esempio nell’attacco di prima nel katà è solo quello, un colpo al vento, nel bunkai è il sapere che puoi evolvere quel colpo in una presa o una sottomissione, o in un qualsiasi cosa atta a sottomettere il nemico. In duello si fa sul serio e basta. Cercando di fermare l’avversario senza danni permanenti se possibile. Nelle scuole non si arriva mai a tanto, ovviamente. – Quindi si allontanò di qualche passo ulteriore dal ragazzo, per non colpirlo davvero accidentalmente e perché serviva più spazio per eseguire la sequenza completa. Cominciò quindi mostrando la prima forma del Pinan anticipandola con l’inchino rituale, per poi passare a combattere nemici immaginari tutto attorno a lui, ora sferrando pugni e colpi a mano aperta, ora alzando parate contro attacchi illusori, il tutto muovendosi in maniera precisa con posizioni ben studiate per tutto il corpo e con velocità controllata. –E’ il Bunkai quello che si mostra con avversari reali, ma anche lì è sempre una sequenza preparata. – Faceva stranissimo fare la parte del sensei e spiegare quelle cose a qualcun altro. Non si era mai immaginato in quella posizione prima d’ora ed era una sensazione stranamente divertente. Gli piaceva poter aiutare gli altri, a difendersi in questo caso, quindi perché no? Un futuro come insegnante nella propria scuola era da mettere nella lista delle cose fattibili.

    Guardarsi le spalle dai prof, perché avrebbero dovuto? Ok che insegnavano in maniera molto sopra le righe, ma addirittura additarli come possibili nemici non era esagerato? Che guadagno avevano i prof nell’uccidere qualcuno di loro oltre a dei soldi in meno nelle loro tasche? Era più comprensibili il venir reclutati per l’una o l’altra causa, auror da una parte o mangiamorte dall’altra, anche se si poteva sperare che questi nuovi maghi oscuri non avessero infettato la scuola. – Nah, sono cattivi, ma non fino a quel punto– Sorrise. Probabilmente Loki era solo nervoso, il non dormire faceva anche quell’effetto. – Al massimo ci ammazzano di studio. –

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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (III)

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    L’enfasi messa dal Grifondoro sulla necessità di un sonno ristoratore lo fa sorridere per un momento, piegandogli un solo angolo della bocca. Riesce a percepire la passione del collega in ogni singola cosa che fa o che dice, e trova sinceramente ammirevoli questi slanci di cui lui non è affatto capace. Al contrario non è sa neanche sollevare entrambe le labbra, lasciando che sia un movimento della testa, che cede un po’ in avanti, a caricare la smorfia del giusto stato di grazia. Sarà magari merito all’esercizio fisico, ma gli sta tornando il buon umore, o quantomeno la depressione sta pian piano sciogliendosi per lasciare il posto alla sua classica forma mentis, fatta di noia e calma piatta interiore. [Rivedo un po’ di fantasmi del passato] non si scompone a dirglielo, né ha problemi a parlare della propria insonnia. Non vi dà molto peso, è una parte di sé e come tale la prende, senza doverci ricamare sopra. A proposito di ricami, però, non dà molte altre informazioni riguardo questi “fantasmi”. Le motivazioni sottostanti questa scelta sono molteplici, a cominciare dal suo essere naturalmente poco loquace, specialmente quando si parla di lui e del suo passato, passando per la volontà di non guastare il clima rilassato che sta venendosi a creare e concludendosi con la chiusura totale, almeno durante la veglia, rispetto alle esperienze negative vissute. Lo stato di ansia costante in cui vive dovrà pur derivare da qualcosa, no? Ecco, si tratta del controllo chirurgico sulle proprie emozioni e i propri pensieri che avviene ormai in maniera automatizzata e che sfocia in tutte le manie per l’ordine, la pulizia e i tic nervosi.
    Comunque non aveva pensato all’ [Impervius] , quella mattina, ed è evidente da come rialza il capo, colpito da quell’illuminante suggerimento, ma ormai è zuppo come un pulcino e gli va pure bene così, per una volta. Aiuta a tenersi svegli e a concentrarsi sulle nozioni di Karate che l’altro gli va ad illustrare di lì a poco, catturando il suo interesse. [Ah, è per studiare il movimento…] si sta sforzando di capire la logica del kata, annuendo assorto e provando anche ad allungare un destro verso il Lago, lentissimamente. Perché sta visualizzando il proprio braccio, le dita serrate, i tendini tesi e la muscolatura visibile. Non trova l’utilità nel compimento del gesto, ma è un modo come un altro per entrare nella modalità di esecuzione che gli è appena stata insegnata. [Come nei duelli, impari la tecnica e poi la usi quando serve] lui l’esempio con la magia lo trova calzante. Come anche l’attacco “a sorpresa” che ne segue, che trovandosi ancora con il sedere incollato all’erba consta in un calcio diretto al suo petto. I riflessi allenati si mettono immediatamente in moto a contrastare il colpo, rispondendo subito all’allarme piegandosi su di un fianco. Contestualmente, le mani si uniscono, come in preghiera o a simulazione della pinna di uno squalo, e spingono nella direzione opposta rispetto allo spostamento del busto. La difesa messa in atto tiene conto della probabilità che non siano le mani a toccare il piede o la gamba dell’altro, ma potenzialmente l’intero braccio più esterno, anche se più l’impatto avverrà vicino al polso, e più la schivata imprimerebbe la forza utile a destabilizzare l’equilibrio del Grifondoro. Tra l’altro a questo punto, è proprio la mano che colpisce a poter ruotare per agganciare il calcio, potendolo idealmente portare in condizione di vantaggio, ma la presa non viene eseguita. Non vuole farlo cadere. A dire la verità, non avrebbe nemmeno voluto proteggersi, consapevole della dimostrazione prettamente teorica, ma l’abitudine lo ha fatto reagire prima ancora di poter ordinare al proprio cervello di spegnersi per un po’. [E’ un sistema strutturato su più livelli, quella diciamo teorica e poi la messa in pratica. Immagino sia per questo che le arti marziali le chiamano discipline…] richiama alla memoria le sue scarse nozioni sui combattimenti da ring (o tatami), mentre batte le mani per liberarle da un po’ di umidità prima di alzarsi in piedi pronto a mettersi all’opera in maniera un po’ più fruttifera. Dalle narici esce dell’aria condensata che nasconde un accenno di risata. [A me hanno insegnato proprio l’opposto. Difendersi per attaccare. E i punti nevralgici sono gli obiettivi primari. Sai no? Per mettere fuori gioco gli aggressori senza girarci troppo attorno. Facevamo solo la parte... Bunkai? per dirla nei termini del tuo stile. Anche se per la verità era più un provare a ucciderci a vicenda per poi imparare come intervenire in quei casi] gli rivela, incassando la testa fra le spalle. [Una ginocchiata alle palle risolve un sacco di problemi] ancora addosso a Jayden uno sguardo complice a cui aggiunge un’alzata di sopracciglio, ammiccante, per poi osservarlo allontanarsi ed eseguire la “coreografia”. Talvolta cerca di copiarne la postura, soprattutto nelle sferzate a completamento di una combo - quelle che hanno poi la pausa utile a coglierne meglio l’intera figura - visibilmente incerto sulla correttezza di quanto messo in atto, tant’è che ritorna sull’altro a controllare per poi sistemare eventuali errori di cui possa avvedersi autonomamente in attesa di un riscontro dal Maestro.
    Il discorso sui professori invece viene lasciato temporaneamente da parte. Si può intuire che lui non sia proprio sulla stessa linea di pensiero. A suo modo di vedere le cose ce ne sono di persone che, più che “cattive”, definirebbe “problematiche” nel senso stretto del termine. Ma preferisce non insistere eccessivamente sulla questione. [Quello sicuro] ammazzarli di studio è certamente una priorità della scuola stessa. E lui ultimamente ha pure un rendimento al ribasso.
     
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    Jayden Falkhart – 15 – Grifondoro – III Anno


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    Loki dava la colpa della sua insomnia a dei cosiddetti fantasmi del passato, quindi c’era davvero un trauma dietro la sua incapacità a dormire. – Si risolve facile allora, basta chiamare I ghostbusters e sperare che non incrocino i flussi addosso a te. – La buttò sul ridere immaginando il quartetto originale armato di tuta e zaino mentre aspirava via i problemi di Loki. Chissà che colore sarebbero stati i fantasmi del ragazzo. Verdi e grassottelli? Blu e magri come quelli di Luigi’s Mansion? Ecco, anche Luigi non era male per quella pazza avventura alla ricerca dei problemi dell’amico. Poi Luigi e serpeverde, il colore calzava a pennello. – Si scherza, si scherza!– Alzò le mani prima di ricevere un, forse meritatissimo, schiaffo per la pessima battuta fatta, almeno quello lo avrebbe riportato sulla Terra dove le malattie mentali erano roba seria.

    Non si scherzava invece sul combattimento. Lo aveva inteso come un calcio fasullo, ma si stupì quando Loki reagì tempestivamente con una parata molto diversa da quelle a cui era abituato, ma non meno efficace. Si rese subito conto di quanto fosse esposto in quella posizione, ma Loki decide di non infierire o forse non si era reso conto della grande potenzialità che aveva, difficile a dirsi. Il modo in cui aveva reagito però era molto più che istintivo, sembrava avesse una base di qualcosa a sostenere le sue azioni. – Che arte pratichi? – Chiese curioso dopo l’ulteriore spiegazione del ragazzo. Non era una arte marziale conosciuta da lui se andava così di violenza, però era interessante scoprire altri punti di vista, sebbene da quelle poche parole, non sembrava un’ideologia che sarebbe stato disposto a seguire. Menomare per vincere non era una bella vittoria. – Che poi mi pare di ricordare che con un calcio abbastanza forte lì sotto puoi direttamente ammazzare qualcuno. – Morire per un colpo ai gioielli di famiglia non era proprio una bella morte. – Non sapevo fossi un combattente anche tu però. Perché adesso non mi mostri tu qualcosa? Così siamo pari. Ti faccio anche da sacco da boxe se prometti di non esagerare. – Lo invitò accompagnando il tutto con un cenno della mano, un "viecce" poco sicuro di volerle prendere selvaggiamente da chi non faceva prigionieri.

    Il tema professori invece parve aver silenziato il serpeverde. Aveva introdotto lui l’argomento, come se avesse qualcosa da dire, ma dopo l’ultima affermazione pareva essersi ritirato. Aveva detto qualcosa di male? – Io credo dovrò mettermi sotto in pozioni se voglio passare l’anno e i prossimi. Comunque come mai questa domanda? C’è qualche prof che ti puzza? –


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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (III)

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    Le sopracciglia si aggrottano tanto da formargli una cunetta sulla fronte alla soluzione per l’insonnia suggerita dal Grifondoro. [Mh?] confuso come mai prima d’ora, non riesce proprio a figurare nella mente qualcosa di sensato che lo aiuti nella comprensione di quelle parole. Cosa si può pretendere da che ha vissuto il mondo Babbano unicamente come zona di pesca per i furti o altri tornaconti familiari? Povero Jayden che non verrà apprezzato per la sua brillante battuta, assecondata solo dal distendersi delle rughe attorno agli occhi quando viene riferito trattarsi di uno scherzo. Boh. Nella mente del nanetto potrebbe tranquillamente esserci una scimmia col cappellino che batte i piatti. Vuoto assoluto. Lo vede mettere le mani alzate a difesa di una possibile ritorsione, e forse questa cosa lo farebbe più ridere dell’umorismo verbale, ma siccome è ancora lì che si arrovella, finisce per lanciargli solo un’occhiata spaesata. Che tristezza di ragazzo.
    Va beh, almeno hanno qualcosa in comune, ovvero la passione per il combattimento (che nel caso di Loki più che una passione è una necessità), quindi è su quello che concentrano le loro energie, chi a dimostrazione della propria arte e chi, in difesa delle proprie costole. [Mh, non saprei darle un nome. Non ce l’ha, credo. Me l’hanno insegnato da piccolo, per sopravvivenza] risponde mentre si stringe fra le spalle. [E’ più un insieme di tecniche, prendendo le più efficaci per un combattimento da strada. Ti direi, maggiormente, il Krav Maga] se non ricorda male, questo era il nome più ricorrente. Infondo, non gli è mai troppo interessata l’ispirazione del proprio stile, gli importava che funzionasse per non soccombere prima del dovuto, che gli facesse portare a casa la pellaccia tutte le sere, o che gli permettesse di passare la notte a bighellonare in porti che normalmente gli sarebbero stati preclusi. [Sì?] non lo sapeva. Chissà, potrebbe aver rischiato di uccidere molta più gente di quanto pensasse, a furia di ginocchiate sulle parti intime. [Non mi è mai capitato di veder morire qualcuno così, però ti credo] deve sempre prendere tutto estremamente sul serio. E infatti anche la richiesta di fare da istruttore nella propria disciplina, viene accolta con uno scurirsi del viso, pensierosissimo. Non perché sia contrario, anzi, è alle prese con la selezione di qualcosa di significativo da insegnargli, e ciondola il capo chinato verso il basso mentre si pizzica il labbro inferiore con pollice e indice della mancina. [Mh…] <b> accompagna anche i gesti con quel mugugno sommesso, prima di rialzare il viso assieme alle iridi. Queste ultime si soffermano in cielo per un momento, ancora perse nei meandri di quella testolina laboriosa, prima di fissarsi sugli occhi altrui. <b> [La cosa più immediata sarebbe la difesa ai pugni più comuni… ma magari è più interessante lo strangolamento?] gli chiede, incerto. [Oppure la ginocchiata sulle palle] non sa decidersi, ma è l’altro a farlo per lui, intimandolo di fare la prima mossa, già pronto a ricevere. Tentenna. Non ha mai attaccato per primo, dovendo fornire sempre un alibi più che valido per le aggressioni di cui si macchiava. La difesa personale vale, no? Se costretto avrebbe sicuramente optato un attacco a sorpresa o per l’estrazione del coltellino, ma non è il caso di andare così sul brutale in un contesto didattico come questo, perciò, niente, si avvicina tranquillo e pacifico, ponendosi alla giusta distanza. Poco meno di mezzo metro. Fa un passetto indietro con la gamba destra, cercando stabilità sul terreno e flettendo un po’ le ginocchia, prima di stringere la mano corrispondente in un pugno che dal fianco sale, verso il mento di Jayden, verticale. Il cosiddetto sucker punch che dovrebbe avvenire quando meno ce lo si aspetta, ma che lui rende assolutamente cristallino non solo per la preparazione che lo precede, ma anche per la pochissima convinzione che mette nel compierlo. E’ più curioso di vedere come reagirà l’altro che di andare a buon fine, insomma.
    Ad ogni modo deve concordare con lui sull’applicazione a Pozioni. Così come su tutte le materie che a causa della perdita del senno per l’innamoramento in corso, ha finito per collezionare voti rasenti il ridicolo. Quanti problemi. [A me non sembra normale che sia loro permesso di avvelenarci. La Stojnov mi ha un po’ stupito] commenta con indifferenza. Sta ancora pensando a quanto sbilanciarsi sull’argomento, ma poi inizia a pensare di essere davvero solo il solito paranoico.
     
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    Jayden Falkhart – 15 – Grifondoro – III Anno


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    Loki cominciò a venire avanti, apparentemente senza alcuna intenzione ostile. Semplicemente camminava davanti a sé come faceva chiunque in quella scuola, o nel mondo intero, badando ai fatti propri. Appena fu a portata di pugno il serpeverde fece immediatamente scattare il suo braccio destro in attacco, in un movimento veramente fulmineo per quello che aveva sempre visto Loki fare. La sua intenzione sembrava semplicemente di scagliare un pugno dal basso verso l’alto diretto al mento, un‘altra zona molto delicata del corpo umano. Certo che faceva davvero sul serio; non poteva permetterglielo. Reagì tempestivamente prima che il colpo potesse giungergli facendo un mezzo passo all’indietro con il piede destro, allontanando così l’obiettivo dalla traiettoria e al contempo sollevando il braccio sinistro in modo che ruotando potesse andare ad intercettare il pugno in arrivo cercando di afferrarlo per il polso o il braccio per poi tirarlo, o spingerlo a seconda di come l’avesse intercettato, verso destra cercando di costringere il corpo del ragazzo a piegarsi da quel lato in risposta al movimento. In aggiunta avrebbe portato un colpo con la mano destra aperta contro lo sterno di Loki, in modo da accompagnare il suo corpo nella direzione già impressa. L’idea sarebbe stata di sbilanciarlo all’indietro causandone una caduta per poi seguirlo a terra ruotando sulle proprie gambe e finire l’aggressore con un nuovo rapido pugno diretto alla bocca dello stomaco. Avrebbe accompagnato la rapida risposta con un sonoro – Ah! –

    Jayden incrociò le braccia e sbuffò riflettendo sulle parole dell’amico. Ovvio che non era legale avvelenarli ed era anche molto pericoloso farlo. – Ti dirò anche a me è sembrata una cosa molto poco legale, ma se il preside, o chi per lui, ha dato il permesso è fattibile. Poi ovvio, non ho apprezzato l’idea di morire da un momento all’altro, ma era scontato che avessero gli antidoti pronti in caso di bisogno. Io potrei quasi dire di averla trovata una sfida divertente se mi ricordassi cosa è successo per bene. A Ilvermorny una cosa del genere sarebbe stata impensabile. – Se poi tutto il corpo docenti pianificava di ucciderli bastava anche solo far esplodere la scuola e incolpare un terremoto o un incidente con Pix. Ma poi cosa ci avrebbero guadagnato dal non avere più studenti?

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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (III)

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    Lo vede compiere quel passo indietro immediato e sa già che il proprio colpo non andrà a segno, eppure ne sembra soddisfatto. La velocità di reazione altrui lo colpisce sufficientemente da innalzare la sua curiosità sulle capacità di combattimento effettive del collega, che vincono sulla volontà di segnare qualche punto contro di lui. Viene dunque sospinto dal braccio che para, e questo è sicuramente calcolato, ma non si aspetta affatto la presa che ne viene subito dopo, che lo destabilizza sia fisicamente che mentalmente. Era convinto che il suo stile di lotta fosse dedicato principalmente allo scontro frontale e in piedi, invece ora si trova a spinto verso il basso anche dalla mano libera che preme contro il suo petto. Sorpreso, viene condotto a terra, ma è questa l’occasione per la sua contromossa. Trattiene la mano che lo ha spinto, cercando di agganciarne il polso con la propria mano destra e facendo pressione contro il proprio stesso corpo così da mantenerla nella stessa posizione scelta dal proprio avversario e impedendogliene quindi l’uso per un po’, oltre che trascinarlo a sua volta su di lui. I piedi intanto, si sono già messi in posizione attiva, premendo le piante sul terreno mentre le ginocchia alte hanno la funzione di fare da schermo ad eventuali colpi al bassoventre. Tuttavia, se gli riuscisse di portalo disteso sopra di lui, queste ultime si aprirebbero per accogliere il corpo dell’altro che subito dopo vorrebbe sospingere via con un brusco movimento pelvico accompagnato dalla rotazione di tutto il corpo che fa perno sulla spalla destra. Dunque la situazione sarebbe più o meno questa: lo trattiene all’altezza del busto con una mano agganciata al suo polso, mentre l’altra incastra e spinge il braccio libero nella direzione imposta dalla rotazione di tutto sé stesso; il bacino è il fulcro di maggiore forza, e spingerebbe verso l’alto capovolgendosi al contempo con il resto della sua figura. Se tutto andasse secondo i piani, sarebbe a quel punto Loki a finire a cavalcioni sopra a Jayden, invertendo il ruolo da vittima a potenziale carnefice. Qui potrebbe cominciare a prenderlo a pugni, ma – ammesso che Jayden non trovi il modo per reagire – preferisce approfittare della posizione di vantaggio per scattare nuovamente in piedi.
    Frattanto, fra una scazzottata e l’altra hanno anche il tempo per scambiarsi un po’ di opinioni sul corpo docenti, e di certo non si stupisce che in altre scuole situazioni al limite della morte dei propri studenti non siano contemplate. [Mh…] commenta infatti, a conferma del proprio punto di vista sulla faccenda. [Immagino che tu abbia ragione, però. Forse vogliono solo preparaci a probabili tempi buii, anche se non sono molto d’accordo sul metodo. Ma se funziona…] non è nessuno per giudicare, e soprattutto non ne ha le competenze. [Solo che mi ricorda la modalità con cui sono stato istruito sul combattimento. Rivedo molti atteggiamenti che credevo che in un ambiente come quello di una scuola prestigiosa fossero fuori luogo. Evidentemente mi sbagliavo] conclude con un’alzatina di spalle. D’altro canto, se è così che vanno le cose, se tutto il mondo è paese, non può fare altro che adeguarsi, come ha sempre fatto.
     
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    Jayden Falkhart – 15 – Grifondoro – III Anno


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    Si aspettava che Loki scalzasse la sua mano o lo afferrasse per evitare di cadere, ma il serpeverde si lasciò buttare a terra, forse troppo sorpreso per reagire o forse volontariamente, non sapeva dirlo. Al contrario non si aspettava affatto la catena di eventi seguente, avvenuta in maniera così rapida che portò lui a terra con la serpe in posizione dominante. In un attimo, quasi senza rendersene conto era schiacciato tra l’erba bagnata e Loki ancora più fradicio rendendo completamente vano lo scudo antipioggia che girava sulla propria testa. Voltò la testa pur di non assaggiare l’odore della terra umida e al contempo poter tenere un occhio sul suo avversario. Loki avrebbe potuto approfittarne in molti modi, ma semplicemente si allontanò, nemmeno stesse rispettando le regole per uno scontro ufficiale di una disciplina che nemmeno conosceva; onorevole da parte sua. – Veramente bella questa. Bravo. – Si sarebbe alzato, controllando che Loki non avesse agito per impedirglielo, al fine di rimettersi in piedi di nuovo guardingo di fronte all’altro. – Punto tuo. E io che non volevo bagnarmi… – Asserì a voce sempre più bassa, quasi il secondo fosse un pensiero pensato troppo forte.

    Piede destro in avanti, così come il braccio destro all’altezza del petto. Piede sinistro arretrato e parallelo al fratello mentre il braccio sinistro aspettava più in alto a difesa del viso. Girato di tre quarti rispetto a Loki stava studiandone la posizione o le mosse cercando di capire l’errore commesso prima e come porvi rimedio. Cominciò a saltellare sul posto con brevi movimenti atti più a confondere l’altro che effettivamente a muoversi. Avrebbe poi balzato in avanti portando un rapido pugno con il destro, una finta in verità atta a distrarre il serpeverde per poi scattare sul lato sinistro e caricare un gancio con la mancina, diretto ai reni dell’avversario.

    – Beh… funziona… Dipende da qual era il loro obiettivo. – Completò il discorso dell’altro. – Se prima ero certo di scappare in Madagascar assieme ai re lemuri per qualsiasi pandemia ora non sono poi così sicuro sia una valida scelta. – Due reference in una, bravo Jay, ma sei sicuro che Loki ti stia seguendo? – Nel senso ora ho ancora più paura di ogni pianta sconosciuta. Se fosse successo davvero non avrei avuto la minima idea di come fare l’antidoto… non che con la ricetta e gli ingredienti esatti sia andata meglio eh…– In effetti, qual era il loro obiettivo? Cosa dovevano imparare davvero con quella lezione? A resistere agli effetti nocivi? A collaborare? All’essere pronti al peggio in ogni momento della loro vita?

    Ma soprattutto cosa intendeva davvero Loki? – Nel senso che ti hanno insegnato a combattere dandotele di santa ragione e basta? Ci credo che non vuoi chiudere occhio la notte. – Forse aveva mal interpretato tutto, ma la sua mente aveva preso a immaginare un five nights at freddy’s dove invece degli animatronics c’erano tipi pronti a massacrare Loki di botte o al posto di Golden Freddy uscivano piante velenose del Madagascar. Esattamente come in quel gioco non c’era una guida nella vita. Potevi solo sbagliare, prenderti lo spavento di turno e riprovare, ma fallisci una volta fallisci due, l’incubo di peluche animati con bambini morti dentro non te lo toglie nessuno. – Nah forse ho frainteso. – di nuovo era più un pensiero a volume troppo alto che un’affermazione per Loki. Anzi era utile per tornare alla realtà lasciando quella stramaledetta pizzeria. – Spiegati meglio. Quali sono questi comportamenti no? –

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    FEao
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    Va detto a onor del vero, che oltre alla volontà di ristabilire un maggiore equilibrio, c’è un altro motivo preciso che lo ha spinto a rialzarsi in piedi piuttosto che accanirsi su un Jayden potenzialmente alla sua mercé da terra. Ovvero… il “piccolo e insignificante” particolare che il Grifondoro sia a conoscenza della sua debolezza più grande: i sentimenti verso un compagno di classe, di sesso maschile. La posizione di dominanza succitata gli sembra insomma troppo ambigua per proseguire a mantenerla, lo imbarazza più di quanto riesca ad ammettere, ancora legato ad un retaggio culturale che gli fa sembrare la sua stessa emotività sbagliata e possibilmente da dimenticare nel più breve tempo fattibile. Visti gli sviluppi, poi, a maggior ragione. Insomma passi per Ryuu, ma adesso la priorità è evitare qualsivoglia incomprensione sul tema, che non sarebbe sicuramente pronto ad affrontare. Già non sta accettando nulla di quanto accaduto, figuriamoci aggiungerci il carico. E quindi si ritrae alla velocità della luce, e torna a scrutare Jayden, in attesa che si rialzi a sua volta. [Grazie… anche la tua non era male. Penso tu abbia segnato il primo, io il secondo] . A ben guardarlo in faccia, qualche traccia di tensione sarà pure visibile, come anche lo sguardo che sfugge a quello dell’altro fingendo di doverlo fare per una migliore guardia, dato che si assesta dalle parti del busto e delle mani del collega. Anche lui comunque pone le proprie nei pressi del viso, preparandosi a parare soprattutto quando lo vede saltellare sul posto a mo’ di boxer sul ring. Loki, però, al contrario suo non si muove, mette semplicemente una gamba un po’ più avanti dell’altra e piega appena le ginocchia per una maggiore stabilità, senza sprecare energie aggiuntive. O magari è ancora troppo preoccupato di altre questioni e non si sta applicando abbastanza. Alla fine comunque vede partire il pugno destro e reagisce immantinente a quello, chiudendosi la testa fra le braccia: la sinistra copre l’orecchio con la mano, allungando il gomito a prolungamento del naso, fungendo dunque sia come protezione che come potenziale arma offensiva; la destra passa invece sulla fronte, mentre il capo si abbassa incassandosi fra le spalle, ma è libera di muoversi e di spostare l’asse del pugno che gli sta venendo addosso. Anche questa mossa in potenza potrebbe concludersi con un agguantare il braccio dell’altro, e il passo in avanti compiuto in contemporanea con la parata, faciliterebbe lo sbilanciamento della posizione altrui. Peccato che non fa a tempo ad afferrare alcunché, tantomeno a sbilanciarlo, perché proprio non si avvede del vero colpo inferto a tradimento, che quindi si becca in pieno. La botta lo fa tossire istintivamente, oltre a piegarlo ulteriormente in avanti, facendolo finire con il capo a contatto con lo sterno avversario. Non è una buona situazione per lui, senza contare i pensieri che lo turbano, ma tenta lo stesso di agganciarlo a questo punto. Non sul braccio, però, quanto direttamente al collo, quasi abbracciandolo. Perfetto. Così è ancora peggio. Non aveva mai considerato il combattimento sotto l’aspetto di atti e contatti travisabili in altri aspetti delle relazioni umane, e la cosa lo sta preoccupando non poco. Però quello di gettargli le braccia al collo è l’unico modo per avere un contrattacco, che consisterebbe nel tenerlo fermo addosso a sé per condurlo a portata di ginocchiata. Ginocchiata che tenterebbe di portare a segno senza esercitare la forza adeguata alla causa. Dubita infatti che il compagno sia munito di conchiglia, e non ha intenzione di renderlo sterile in questa circostanza. Quindi niente, è più un atto dimostrativo che un vero punto da segnare, slacciando poi la presa per lasciarlo libero di allontanarsi. E sperando con tutto sé stesso che lo faccia, per Merlino. Chiaramente tutto questo solo se l’altro nel frattempo non approfittasse di questo cedimento per continuare l’offensiva. Dunque ci mette un po’ a farsi passare il dolore del gancio, e assieme ad esso ci mette un po’ a rispondere alle domande sollevate dall’amico. Essendo infatti concentrato a non farsi ammaccare come un sacco da boxe aspetta di avere il momento propizio per fornire delle risposte più articolate delle precedenti. I riferimenti a Madagascar chiaramente non li coglie, infatti l’espressione è tipo un misto fra la confusione più totale e il sospetto di essersi perso parti del discorso assieme alla dignità. Mette assieme i pezzi, ma neanche tutti, solo quando vengono nominati gli ingredienti per l’antidoto, e si ritrova a dover concordare con lui. [Ammetto di ricordare solo vagamente come si sia svolta la preparazione della pozione. Ho momenti di buio, e credo che alla fine quella corretta me l’abbia rifilata direttamente la professoressa] è abbastanza sicuro sia andata così, ma non ci metterebbe la mano sul fuoco. [Quindi non saprei riprodurla una seconda volta. E probabilmente nemmeno la prima] ecco. Gli viene invece da alzare un sopracciglio con l’accenno di un sorriso amaro alle parole successive del Grifondoro, che ha colto appieno come si sia svolta la sua istruzione prima dell’arrivo a Hogwarts. Come anche parte dei motivi che hanno contribuito a regalargli il set di manie psico-fisiche che si porta dietro da allora, quali disturbi ossessivo compulsivi, depressione e insonnia. Non sa bene come dirglielo, soprattutto dopo che l’altro sembra voler ritrattare il presentimento avuto con quel “forse ho frainteso”, neanche dovesse proteggerlo dagli orrori di un passato che appartiene a lui, al Serpeverde, e non al ragazzo che gli sta davanti. [Beh…] comincia esitante. [E’ come hai detto tu, più o meno…] non c’è un modo carino per dirlo, e quindi tanto vale sputare il rospo così come viene. [Questo fatto di buttarti nella merda e aspettare di vedere come ne esci] ecco cosa gli fa associare le due situazioni. [Ci vedo il gusto nel guardarci andare a pezzi prima di decidere di pararsi il culo. Anche il mio Maestro faceva così. Si divertiva di più se non riuscivo a tornare a casa sulle mie gambe] scuote le spalle. Un gesto che vorrebbe alleggerire di molto il senso di oppressione che potrebbe seguitare la pronuncia di quelle parole. A lui comunque non tange più, fa parte di un passato lontano e che lo ha forgiato. Almeno per quanto ne possa avere consapevolezza. [Comunque non sono tutti così. Tutto sommato mi piace questo posto] ma sì, mettiamoci una pezza sopra e vediamo la parte migliore delle cose. [Com’era Ilvermorny? Voglio dire, a parte le lezioni. Com’era fatta?]

    - [Parlato] - Pensato -“Parlato altrui”-
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    Credits: Eltanin17


    Edited by Justapoint - 16/8/2022, 22:55
     
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    Jayden Falkhart – 15 – Grifondoro – III Anno


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    Il diversivo aveva funzionato egregiamente e anche il vero colpo era andato a segno. Non si era trattenuto, anche se forse avrebbe dovuto andarci più piano esattamente come aveva fatto il compagno che ora era ripiegato in avanti per il dolore. O forse no? Le sue braccia si unirono dietro al suo collo bloccandolo nelle sue grinfie e spingendolo verso il basso, quasi a mostrargli il colpo che aveva in serbo per lui, colpo che decise solo di mimare invece che portare davvero a compimento. Una, anzi più ginocchiate sulle palle, una mossa semplice ed efficace, veramente base, ma che poteva salvare da molte situazioni scomode essendo i gioielli di famiglia uno dei punti più deboli del corpo umano. Loki però non era intenzionato a fargli del male serio, lo aveva intuito prima e lo aveva confermato con quel gesto. Per il serpeverde stavano solo giocando, mostrandosi tecniche e capacità diverse a vicenda, mentre proprio lui aveva preso la cosa quasi più seriamente, come se Loki fosse un effettivo avversario da abbattere. Forse però aveva ragione il serpeverde. Non doveva essere un bello spettacolo vedere due ragazzi scazzottarsi sotto la pioggia alla no-mag maniera e uno spettatore esterno poteva fraintendere molte cose vedendoli.

    Loki si ritrasse dopo quello che sarebbe stato un colpo, se non decisivo, piuttosto menomante, ma c’era dell’altro sul suo volto. Non ci aveva fatto troppo caso prima, quasi punto nell’orgoglio per il modo veramente stupido in cui Loki l’aveva sopraffatto, ma l’altro sembrava a disagio. Aveva forse paura di mostrargli le sue tecniche? Magari aveva il terrore di usarle effettivamente e per quello si stava contenendo? O forse c’era qualcosa di più, una scintilla che non riusciva a cogliere. – Per quanto mi riguarda lo conterei come punto tuo e forse è meglio chiuderla qui. Ti senti bene? Mi sembri… bho… giù? – Non aveva senso fare ipotesi a caso con il rischio di capire fischi per fiaschi, quindi sarebbe andato dritto al sodo: – E’ qualcosa che ho fatto? E’ per il combattimento in se’? –

    La risposta a quella domanda sarebbe arrivata poco più tardi quando Loki sembrò aprirsi di più a riguardo. Era strano però. Nella spiegazione sembrava esserci una punta di rammarico, o di dispiacere, ma non era solo quello. C’era di più sul suo volto, come se lui si rifiutasse di far male intenzionalmente, anche per gioco, ad un'altra persona; un sentimento nobile a dire il vero, quasi più da grifondoro che da serpeverde. Da come raccontava il suo passato però non sembrava avere recalcitranze, quindi cosa lo fermava in quel momento? Era perché stavano giocando? Era perché non gli serviva effettivamente abbattere Jayden per rubargli qualcosa e sopravvivere?

    Si sedette non troppo distante da lui sull’erba bagnata, tanto ormai farlo o non farlo sempre gocciolante era. Aveva bisogno di sedersi, non per la fatica, ma per il peso che le parole dell’altro suscitavano in lui. Era come se un meteorite fosse piovuto dal cielo centrandolo in pieno e facendolo sprofondare fin giù agli inferi. – Mi dispiace. – Non sapeva bene cosa dire, come dirlo. La vita di Loki doveva essere stata una barbarie, come era possibile che succedessero ancora cose così? Erano maghi dannazione, non potevano risolvere tutto con un colpo di bacchetta? – Io… mi dispiace… non… non so che dire. Deve essere stato tremendo. Mi... Non dovevo chiederlo, scusa.– E cosa si faceva in questi casi? Si cambiava discorso:
    – Capisco che sia tremendo rivangare certi ricordi, quindi basta, torniamo a come cercano di ammazzarci i prof. Per la pozione lì, se vuoi ho degli appunti dettagliati su tutte e tre, su come farle e tutto quello che è stato detto in classe. Se vuoi te ne faccio una copia e te la porto più tardi… dammi giusto il tempo di cambiarmi. – Tra il sudore, la lotta e la pioggia aveva proprio bisogno di farsi una bella doccia ricostituente. Per quanto riguarda i vestiti invece un lavatus e andava a posto tutto, non dovevano nemmeno scomodare quei poveri esseri invisibili chiamati elfi domestici che si diceva fossero i veri artefici di tutte le prelibatezze del castello.

    Quindi fu Loki a cambiare discorso di nuovo visto che I due sembravano avere opinioni simili a riguardo dell’argomento precedente sebbene quelle di Loki fossero più aspre e influenzate dal suo tragico passato. Jayden sospirò lanciando un occhiata al castello di Hogwarts, ma vedendo al suo posto l’ex scuola, immaginando di essere ancora lì. – A dire la verità non è troppo diversa da Hogwarts. Nel senso è sempre un grande castello con torri e il parco. Ilvermorny è posizionata sul monte Greylock e c’è una nebbia magica che la nasconde ai no-mag; una cosa assurda se pensi che uno dei fondatori era proprio un no-mag, ma sai statuto di segretezza e cavilli simili. Un’altra dei fondatori Isolt Sayre era una irlandese che non ha potuto studiare a Hogwarts, ma la sognava grazie ai racconti fattigli e dopo mille vicissitudini che non ti sto qui a raccontare perché sennò divento noioso quanto il prof di storia, decise di aprire una scuola per maghi e streghe come lei. All’inizio era qualcosa di piccolo, immaginati tipo una scuola no-mag qualsiasi e gli studenti non dormivano lì, ma tornavano alle proprie case. Poi la reputazione iniziò a salire e servì un posto più grande, da qui Ilvermorny.

    La vera differenza con Hogwarts è lo smistamento. Ci sono sempre quattro case Serpecorno, Wampus, Magicospino e Tuono Alato, ma non c’è un cappello parlante. Sono le case stesse a scegliere che studente va da loro. In pratica c’è una sala apposita dove per terra c’è l’equivalente dello stemma della scuola. A turno uno studente si posiziona sopra di esso e le creature simbolo si animano se ti vogliono con loro. Uno studente può essere voluto da più simboli contemporaneamente e in quel caso tocca allo studente scegliere dove andare. Inoltre le case sono quasi più nominali che altro. Nel senso c’è sempre una gara, però le divise non sono tematiche, così come i dormitori. Altra grande differenza è che solo dopo lo smistamento ricevi la tua bacchetta. Non c’è un negozio specifico dove comprarle e quella nemmeno ti appartiene fino ai 17 anni. Quando lasci la scuola per le vacanze e simili la devi lasciare lì. Quella che uso adesso l’ho comprata da Ollivander quando mi son trasferito, non mi hanno permesso di tenere quella che mi aveva scelto a scuola. –
    Ok forse un po’ il tono da prof di storia della magia ce l’aveva, ma aveva risparmiato un sacco di dettagli all’amico e di certo non pretendeva che prendesse appunti e ricordasse a memoria ogni cosa. Soprattutto le date, quelle era un casino.
    Parlando della vecchia scuola gli sembrò quasi di fare un balzo all’indietro e di riviverne i momenti davanti ai suoi occhi con il Wampus e il Tuono Alato che entrambi lo volevano con se’ o la prima volta che aveva visto il muro di nebbia magica che si dissolveva davanti ai suoi occhi mostrando il castello, o ancora il primo giro sulla scopa in volo proprio fra le torri del maniero. Ah Ilvermorny. Bei tempi.


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    Può tirare un sospiro di sollievo quando riesce a riprendere le distanze dal collega, notando come l’altro sia del tutto intenzionato a deporre le armi. Sì, è decisamente meglio chiuderla lì. Infatti annuisce, assecondando la volontà del Grifondoro, ma anche la propria. Massaggia con la mancina il punto in cui è stato colpito, ancora un po’ indolenzito dalla botta, mentre lo osserva spostarsi un po’ più in là. [Io direi pari. Mi hai proprio fregato con quel cartone] commenta, enfatizzando il movimento circolare della mano nel posto in cui con ogni probabilità gli si formerà un ematoma nei prossimi giorni. Però il gesto si interrompe in fretta, rallentando dapprima, e poi fermandosi del tutto, per lasciare il braccio libero di ricadere a peso morto lungo il fianco. Nello stesso momento lo sguardo saetta sul volto di Jayden, dandovi una rapida scorsa ai lineamenti, prima di abbassarsi sul terriccio bagnato ai suoi piedi. Se n’è accorto. Si è reso conto del suo disagio, e questo non fa che accentuarglielo ulteriormente. [No…] è la risposta più spontanea che riesca a fornire alle sue domande. Però come glielo spiega, adesso, qual è esattamente il problema? Se ne vergogna, anzi, prima ancora di questo, fatica a formulare il pensiero lui stesso. Perché ogni volta che arriva a darsi una spiegazione del proprio imbarazzo, la sua mente ci mette un muro, gli blocca il flusso di pensieri e glieli sposta altrove. Quindi non è solo difficile trovare le parole corrette da utilizzare, ma deve anche visualizzare le proprie preoccupazioni nella sua stessa testa. [E’ che non mi piace il contatto fisico. Mi disturba toccare o essere toccato dalle persone] si giustifica, tenendolo sotto controllo attraverso la visione periferica. E’ chiaro come il sole che non sia tutto lì, ma per il momento spera che possa bastare a dare a Jayden un’idea della sua recalcitranza a mettersi le mani addosso a vicenda. Ma poi, glielo aveva chiesto lui di combattere, quindi questa scusa non regge neanche un po’, la sta internamente rifiutando, invalidandola almeno per quel che lo riguarda. Tra l’altro, ultimamente gli capita davvero spesso di entrare nello spazio personale della gente, o viceversa, finendo per accettare la vicinanza degli altri con una scioltezza che tempo addietro non sarebbe mai riuscito ad avere. E quindi… Già solo questa elucubrazione lo porta a rivivere dei ricordi piuttosto limpidi della punta massima d’invasione subita nel recente passato, e da lì al passo successivo il percorso si fa sempre più breve. La punta delle orecchie si accende, mentre sente l’esigenza di voltarsi dall’altra parte e prendere posto sull’erba a sua volta. Anche le guance si colorano un poco. Forse è arrivato al cogliere nocciolo del problema, lo ha più o meno messo a fuoco per l'ennesima volta (che sia la volta buona che ci rimane senza censurarlo?), e ora si sente ancora più nervoso. Infatti più che sedersi, piomba a terra come un sacco di patate, allungando poi le gambe davanti a sé. Fortunatamente il discorso si sposta alla lezione congiunta di Erbologia e Pozioni, e poi vira ancora sui metodi poco ortodossi a cui è stato abituato sin da bambino. Può tornare a respirare a pieni polmoni, dunque, al contrario di Jayden che sembra venire colpito da un fulmine, accusando molto più del previsto il peso di quanto svelatogli. Il Serpeverde allora torna a depositare le iridi su di lui, scrollando le spalle. [Oi…] lo richiama all’ordine, pizzicato nell’orgoglio. [Sono ancora vivo e vegeto e posso prendere a calci chi mi sta sul culo] gli ricorda, banalizzando il tutto. Dal suo punto di vista, gli è sicuramente servito a crescere e maturare; che poi questo metodo educativo discutibile abbia lasciato i suoi segni indelebili è qualcosa che francamente non gli interessa più, è già accaduto, rimuginarci sopra non cambierà le cose e chissenefrega. Di sicuro non è intenzionato a farsi compatire dal Grifondoro, tanto meno preoccuparlo. Alza anche il mento, fiero, con lo sguardo serio che si assottiglia appena, per poi sciogliere un po’ di tensione quando gli viene offerta tutta la documentazione sulle pozioni affrontate a lezione. [Oh, sicuro…] quegli appunti potrebbero salvarlo non solo da un futuro avvelenamento ma anche dalla certissima T della prossima interrogazione sul tema. [Ti ringrazio, mi sarebbe davvero utile. Ma tu come fai ad averli? Eri riuscito a scriverti tutto prima di perdere lucidità?] domanda sorpreso. Lui, da quel che si ricorda, al momento del rientro in classe non era già più in possesso della gran parte delle capacità cognitive, sicché tanto di cappello al collega se questo si fosse addirittura preso la briga di informarsi sugli antidoti che non gli servivano. Sosta con le pupille sull’amico, ammirato, e continua a farlo quando inizia a parlare di Ilvermorny. Anzi, a quel punto si fa decisamente incuriosito, tanto da scordarsi di starlo fissando con insistenza. Si mette pure più comodo, con le mani che si portano indietro a sostenere il peso del busto e le caviglie che si incrociano davanti, dondolando i piedi. [No-mag?] ripete interrogativo. Mai sentito quel termine, che se solo si degnasse di non interrompere il racconto potrebbe assumere significato in autonomia. Invece no, gli scappa proprio dalla bocca. Ha un debole per questo genere di storie. Scoprire luoghi a cui non ha mai avuto accesso gli stimola l’immaginazione, facendogli inoltre nascere il desiderio di esplorare un mondo così vasto per chi, come lui, ha vissuto sempre e solo fra le stesse quattro strade. [Ma quanto tempo fa è stata fondata? Come ha fatto un babbano a fondare una scuola di Magia?] è un dettaglio importante sul quale soffermarsi. [Non lo hanno Obliviato? In America è normale che i babbani sappiano di noi?] per quel che ne sa potrebbero essere usi e costumi diversi da quelli a cui è abituato. Se così fosse ne sarebbe estremamente affascinato, così come da tutto il resto a giudicare da come persiste con quello sguardo ostinato. [E tu da quale Casa eri stato scelto? E perché?] potrebbe dare l’impressione di non riuscire a stare al passo con tutte le informazioni, perdendosi qua e là a elaborarle, strofinandosi la fronte con il dorso di una mano dal palmo infangato. Invece presta attenzione a tutti i passaggi, partecipando attivamente a suon di quesiti. [Perciò le bacchette passano di mano in mano ogni volta che uno studente lascia la scuola?] che cosa singolare, ma sotto questo aspetto sente di non condividere troppo la gestione americana della scuola. Non sarebbe molto felice se dovesse abbandonare la propria compagna di avventure. [La tua a chi apparteneva prima di te?]

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    Credits: Eltanin17


    Edited by Justapoint - 22/8/2022, 23:23
     
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