Lezione di Trasfigurazione A.S. 2023/2024

Studenti ammessi dal V anno in su

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  1. Daphne.
     
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    Serpeverde
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    Lasciò che Hunter le accarezzasse i capelli per lenire la sua preoccupazione, ma Daphne era decisa a portarlo in infermeria dopo la fine della lezione. Non si fidava di quella stanchezza improvvisa e anche se l'infermiera non avesse trovato nulla di preoccupante, la serpeverde era determinata ad andare in fondo alla questione. Era davvero una coincidenza che entrambi avessero dimenticato un periodo della loro vita? Oppure le due cose erano, in qualche modo, collegate? Erano sempre di più le domande a cui avrebbe dovuto rispondere. Tutto questo era a causa della sua disfunzionale famiglia che l' aveva imprigionata in una rete di menzogne e di inganni che soffocava ogni barlume di normalità e di quella del suo ragazzo che, a quanto pareva, aveva fatto lo stesso. Prima di entrare in classe lo guardò. Era il suo confidente, la sua anima gemella, lo amava al punto tale da esserne quasi ossessionata. Ma stare con lei non l'avrebbe condotto verso una fine certa? Sua madre era una donna pericolosa. Una strega potente e senza scrupoli, che non esitava a sacrificare chiunque per ottenere ciò che voleva. E Daphne sapeva che il corvonero sarebbe stato tra i primi. Perché voleva la sua sottomissione. Odio quella donna tanto quanto amo Hunter. Chiuse gli occhi e strinse le labbra in una linea sottile. Un giorno avrebbe dovuto fare una scelta.
    «Sì, solo un leggero giramento di testa per la trasfigurazione.» Sorrise cordialmente al grifondoro e dopo aver bevuto un sorso d'acqua fresca che le rinfrescò la gola, si accinse a svolgere l'esercizio con rinnovata determinazione. Si concentrò intensamente, pronunciando poi l'incantesimo con voce decisa. Un bagliore avvolse Roy e, quando la luce si dissipò, l'esito della trasfigurazione fu svelato: il grifondoro giaceva a pancia in giù, con delle zampe nere e pelose al posto dei suoi arti umani. In un primo momento, il disgusto per quelle zampe la fece indietreggiare di un passo. Un brivido di repulsione le percorse la schiena, facendole arricciare il naso. Odiava gli insetti, con il loro corpo viscido e le zampe pelose. L'idea di averne uno così vicino a sé le provocava un senso di nausea. Era una fobia che la tormentava fin da bambina. E ora, questa stessa fobia stava ostacolando il suo percorso da strega. Si rese conto, infatti, che non era riuscita a castare perfettamente l'incantesimo e per questo si risentì. Sapeva che la trasfigurazione umana era un campo difficile, pieno di insidie e imprevisti. Ma la sua ambizione di voler essere perfetta in tutto, in particolare nell'ambito scolastico, la rendeva intollerante al fallimento. Eppure sul suo volto nessun segno di turbamento era visibile. Non era da Daphne cedere alle emozioni in pubblico, a meno che una pianta velenosa non avesse offuscato il suo giudizio. «Meglio un membro dei Beatles, meno responsabilità.» Conosceva quel famoso gruppo babbano grazie a sua nonna che, di tanto in tanto, metteva la loro musica. La donna, che possedeva un gusto musicale raffinato, amava far ascoltare alla nipote le loro canzoni durante i pomeriggi trascorsi insieme. Le melodie accattivanti e i testi profondi avevano subito conquistato il cuore di Ginvera, che da allora aveva sviluppato una vera e propria passione per la musica. Forse era proprio per questo che possedeva una cultura musicale così ampia. Aveva ascoltato di tutto, dai classici ai moderni, dai generi più disparati, nutrendo il suo animo con le vibrazioni di ogni nota. E proprio questa passione, sua nonna gliel'aveva trasmessa. Era stata lei a farle scoprire la bellezza del pianoforte e del violino, due strumenti che Daphne ora suonava con maestria. Le venne quasi da ridere. Era davvero un paradosso: sua nonna, che aveva contribuito alla caccia ai babbani, ascoltava con passione la loro musica. Patetica.
    La professoressa si avvicinò, rivolgendole il suo solito sorriso rassicurante. Daphne rispose con un sorriso di circostanza, trattenendo a stento la frustrazione che le serrava il petto. Stringere i pugni sarebbe stato un tradimento del suo impeccabile contegno. Uno sguardo fugace attorno alla sala le confermò che la sua disavventura non era un caso isolato: la maggior parte delle trasfigurazioni era andata a buon fine. Con la seconda prova, però, Daphne avrebbe avuto la certezza di non fallire. Ascoltò attentamente la spiegazione della Lynch prima di prendere tra le mani il coniglietto bianco quest'ultima le porse. Lo posò delicatamente sulla sedia dove si era seduta e lo osservò con attenzione: al posto delle delicate zampette, due chele di granchio sporgevano goffamente, con le loro pinze arrugginite che si aprivano e chiudevano nervosamente. Era un po' buffo, su questo non vi era alcun dubbio. Con rinnovata fiducia, Daphne si concentrò a fondo, chiudendo gli occhi per meglio visualizzare l'obiettivo. Al posto delle chele di granchio che deturpavano le delicate zampe del coniglietto, immaginò due morbide zampette ricoperte di un folto pelo bianco. Ripercorse mentalmente il movimento che avrebbe dovuto fare per scagliare l'incantesimo Reparifarge: un gesto fluido e preciso, dalla spalla al polso, accompagnato dalla giusta concentrazione e dalla pronuncia impeccabile delle parole magiche. Tutto doveva essere perfetto, non c'era spazio per errori. Inspirò profondamente e aprì gli occhi. Il coniglietto la fissava con i suoi occhi rosa, quasi implorando il suo aiuto. A quel punto, Daphne allungò il braccio davanti a sé, la bacchetta stretta saldamente nella mano. Con un movimento fluido, tracciò un semicerchio nell'aria, una U morbida e con voce ferma e decisa, pronunciò il controincantesimo: «Reparifarge!» La luce avvolse il coniglietto come un mantello caldo e rassicurante, illuminando la stanza di un bagliore soffuso. Un sorriso di soddisfazione illuminò il viso di Daphne quando la luce si dissolse. Le zampette del coniglietto erano tornate alla loro naturale bellezza, e lei si sentiva finalmente orgogliosa di sé. Con un pizzico di ambizione negli occhi, Daphne pensò agli incantesimi appresi a lezione. Sapeva che con un po' di esercizio sarebbe riuscita a controllarli alla perfezione.



    Daphne Andersen, V anno, serpeverde

    Citato Hunter e interagito con Roy.
    Si rende conto che l'incanto non è andato a buon fine e se ne risente. Non lo mostra e passa avanti, mostrandosi serena. Prede tra le mani il coniglietto, lo poggia su una sedia e dopo essersi concetrata scaglia l'incatesimo. Questa volta riesce.
    Il nasto che avevo era viola e.e


    Edited by Daphne. - 28/2/2024, 21:27
     
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25 replies since 1/2/2024, 03:02   910 views
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