I will follow you into the dark

Nathan.

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  1. -Nox-
     
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    Nathan Knox | III | Grifondoro


    Come chiedere, se chiedere, era qualcosa che Nathan non riusciva a figurarsi. Nonostante l'ansia di sapere se lo mangiasse vivo, aveva paura che persino una domanda di troppo avrebbe potuto incrinare quel rapporto a cui non sapeva dare una connotazione precisa, rischiando di perdere qualcosa che, finalmente, lo facesse stare bene. Non si trattava solo di curiosità, era diventato qualcosa che sentiva di aver bisogno di sapere per stare sereno o, al più, per mettersi l'anima in pace, nonostante ci fosse ancora una parte di lui che avrebbe preferito rimanere nell'ignoranza. Temeva che, a domandare a Rain come stessero le cose tra loro, non avrebbe fatto altro che aggiungere ulteriore pressione al carico che la ragazza si portava sulle spalle, appesantendo quel periodo già così difficile per lei che, era possibile, cercasse solo leggerezza. Eppure voleva scoprirlo. Sapere se era solo quello ciò che rappresentava, una parentesi del momento, attimi di spensieratezza che le servivano per distrarsi e, magari, non era neppure l'unico. Nulla di sbagliato, niente che gli avrebbe fatto puntare il dito con chissà quale giudizio verso la ragazza che aveva tutto il diritto di fare ciò che voleva senza dover rendere conto a lui di come e a chi dedicasse il suo tempo, il Grifondoro non era mai stato il tipo che avrebbe fatto pensieri maligni o che valutassero le persone da quello, il suo interesse era più che altro per salvaguardare se stesso. Si era affezionato a quella ragazza bizzarra dai modi strani, mai scontati, mai banali, di certo non prevedibili e, farsi male, era qualcosa che avrebbe voluto evitare. Tuttavia non era sicuro di essere pronto per una risposta. Che fare se le affermazioni di Grace avessero trovato un riscontro nella replica della bella Serpeverde? Un passo in dietro sarebbe stato obbligatorio, evitare di farsi male era ciò che la logica gli imponeva di fare ma, al tempo stesso, non avrebbe voluto farlo. Ed eccola li, quella parte di lui che, al contrario, voleva rimanere nell'ignoranza per continuare a viversi quel rapporto a cui, oramai, aveva capito di tenere.
    Un vigliacco, ecco cos'era. Nemmeno sapeva cosa passasse per la testa di Rain e già programmava la ritirata strategica solo per non ferirsi. Lo sguardo si indurì e le sopracciglia si corrucciarono mentre osservava la figura di spalle della ragazza che lo trascinava per i corridoi senza metterlo a parte della meta a cui stavano puntando. Di nuovo, stava dimostrando di come, alla fine, scegliesse sempre la strada più facile e di come si defilasse dalle situazioni pur di non lasciare che lo scalfissero. Forse a ragionare in quel modo si sarebbe mantenuto al sicuro, protetto da quegli agenti esterni che avrebbero scombussolato i suoi equilibri ma, vivere così, che vita era? Strinse la presa sulla mano della Scamander realizzando, ora più di prima, che no, non avrebbe voluta lasciarla andare. E magari si sarebbe fatto male, poteva anche darsi che sarebbe tornato dalla Johnson con il cuore infranto a sentirsi dire un classico “te lo avevo detto”, sperando di poter trovare nell'amica un conforto se mai fosse stato il caso, ma mollare prima ancora di provarci sarebbe stato un tale spreco. Prima o poi le avrebbe chiesto come stavano le cose, tra loro come tra lei e altri, e pure se la risposta non fosse stata quella da lui sperata, allora le avrebbe dato un motivo per scegliere lui. Certo, questo voleva dire che avrebbe dovuto anche trovarlo un motivo per permetterle di fare quella scelta, ma un passo alla volta, ci stava lavorando.
    Sjkna
    -Voglio fidarmi di te- ammise con un mezzo sorriso, racchiudendo in quella breve frase tutto il turbinio emotivo che da giorni lo stava rendendo più pensieroso del solito ma, questo, la ragazza non poteva saperlo. Osservò meglio la stanza per cercare di capirne l'attrattiva, cercando nell'arredamento e nella sua disposizione un motivo per cui si trovavano proprio li e proprio in quel momento ma, i suoi occhi indagatori, non riuscirono a cogliere nulla per cui fosse valso il tragitto all'infuori della compagnia della verde-argento “Questa stanza, come dire, mi somiglia!” sollevò le sopracciglia, concedendo all'aula una seconda occhiata di studio per capirne il paragone
    -Incasinata?- arrischiò una battuta -Misteriosa?- questa volta più serio, ma sempre con un sorriso ad incurvargli le labbra. Non sapeva cosa intendesse la ragazza e cosa ci vedesse di simile a lei. Spoglia, fredda e polverosa, nulla su cui posasse lo sguardo gli avrebbe mai fatto pensare a Rain. Un'aula come tante, quasi banale, senza particolari meriti e che, per motivi di cui non era a conoscenza, era stata messa da parte. Come lui, in effetti. La strinse a sé, annullando le distanze e beandosi di quel contatto che gli fece scordare quest'ultimo pensiero. Si, forse era stato messo da parte e aveva lasciato che la polvere si depositasse su di lui, sui suoi pensieri e sulle sue sensazioni, rimanendo ancorato per un tempo interminabile su ricordi dolorosi che gli appesantivano l'anima, ma non era più così, ed era ora di smettere di vedersi in quel modo. Nonostante il senso di colpa che rimaneva a farsi sentire, era sempre più flebile, quasi una reminiscenza lontana. Si sentiva felice da giorni, forse da mesi, ed era successo tutto in modo così graduale e spontaneo che, per assurdo, cominciava a realizzarlo solo in quel momento
    -Che importa dove?- ridacchiò fissandosi sugli occhi scuri e profondi di lei -Non mi starai diventando romantica?- la prese bonariamente in giro, nonostante le gote rosse denotassero il suo apprezzamento per quella frase che, come tante altre pronunciate dalla stessa ragazza prima di questa, aveva lo strano effetto di farlo sentire speciale. Si chinò di nuovo su di lei, rubandole l'ennesimo bacio e rafforzando la presa sui suoi fianchi. Le mani presero a scorrere sulla schiena della ragazza sfiorando i lunghi capelli rossi e, una volta separati di nuovo per la carenza di ossigeno, poggiò la fronte contro quella della ragazza -Che importa dove?- ripeté, questa volta convinto della veridicità di quelle stesse parole. Lui? Non seppe mai cosa Rain avrebbe voluto dire, ma l'assecondò trovando in un armadio una nuova fonte di interesse. O almeno così sarebbe dovuto essere. Ai suoi occhi rimaneva un semplice mobile, nemmeno troppo grande, certo non degno di nota, non gli avrebbe dedicato una seconda occhiata se non fosse stato per la ragazza che, in un certo senso, lo obbligava a prestargli attenzione -É magico?- scherzò ancora ma, subito dopo, lo sguardo si fece serio percependo il cambio di tono della sua accompagnatrice, nonché guida, che come se gli avesse letto nel pensiero si perse in discorsi ben più seri di quanto si sarebbe aspettato. Ascoltò le sue parole in religioso silenzio, arrossendo come suo solito sul finale ma senza celare il sollievo che provò per quell'ammissione che lo fece sentire da subito più leggero
    -Rain, non mi devi alcuna scusa, è stato solo un malinteso- la reazione che aveva avuto per il solo averla vista con qualcun altro era stata esagerata, lui per primo aveva sbagliato, come se la Serpeverde non potesse parlare o avere rapporti con altre persone. Era spigliata, estroversa, non aveva fatto nulla che uscisse da ciò che aveva sempre saputo di lei -E mi piaci anche tu, nel caso non si fosse capito- il rossore sul suo viso stava toccando nuove vette. Lo stomaco, dentro di lui, stava facendo le capriole nel sentirla parlare ma, non poteva negarlo, non quanto avrebbe potuto se non avesse avuto quei pensieri intrusivi che lo costringevano ad immaginarla con qualcun altro. Nella sua mente, le parole di Grace risuonavano come un campanello di allarme che gli imponevano di rimanere con i piedi per terra. Come chiedere, se chiedere. Di nuovo quei dubbi amletici che gli smorzavano ogni entusiasmo
    -Mi piaci- lo ripeté di nuovo a sottolineare la rilevanza che dava a quelle parole -E sto sempre bene quando sono con te o quando penso a te, e per la cronaca, succede più spesso di quanto vorrei ammettere- sorrise imbarazzato portandosi una mano alla nuca prima che il sorriso cominciasse a spegnersi attimo dopo attimo -Solo che..- distolse lo sguardo incerto se farlo davvero. Le scostò i capelli dalla spalla solo per non doverla guardare negli occhi -Voglio dire.. Quindi tu e Dragonov..- che razza di idiota. Alla fine non era riuscito a trattenersi
    -Merlino, non voglio farti il terzo grado- si passò una mano sugli occhi prima di trovare il coraggio di portarli di nuovo su quelli di lei -Vorrei solo capire in cosa mi sto infilando- bon. Dubbi mollati, più o meno. Non poteva certo definirsi fiero del risultato zoppicante, ma era libera di rivelargli solo ciò che voleva sulla questione.
    Nonostante i dubbi, le paure che poteva avere, gli avvertimenti e tutto ciò che avrebbero comportato, non esitò un secondo ad afferrare la mano che gli veniva offerta -Andiamo- le sorrise, mettendosi al suo fianco, ritrovandosi ancora una volta davanti al misterioso armadio che gli suscitava solo confusione -Ma, Rain, dov'è che dovremmo andare, esattamente?-

     
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