jailbreak.with Chloe.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Mago adulto
    Posts
    170

    Status
    spymode
    24 dicembre, ore 20.

    Le onde del Mare Nord si infrangevano violente contro gli enormi massi sui quali, imponente, si ergeva la fortezza di Azkaban, la prigione per la comunità magica della Gran Bretagna. A differenza di qualche anno fa, per volere del ministro Kingsley Shacklebolt, i Dissenatori erano stati rimpiazzati dagli auror a causa della loro pericolosità. Una scelta che, sicuramente, sarebbe andata a vantaggio di molti. Era lì che, la sera della Vigilia di Natale, Ellen Blackwood, in tutta la sua eterea bellezza, varcava la soglia di quel luogo dimenticato da Dio. La pelle diafana e i capelli biondi erano un pugno nell'occhio in quel posto privo di colori: sembrava un angelo mentre, con il suo tailleur rosso, si dirigeva al banco della sicurezza per consegnare la bacchetta. Come di consueto, ogni uomo lì presente, si voltò per ammirarla. Tuttavia, sul viso di alcuni, era presente una palese espressione di sdegno: "cosa ci fa qui, questa donna?", "Chi si crede di essere?", " Perché è venuta qui vestita in quel modo?" Quelli dovevano essere i pensieri che aleggiavano nelle loro stupide e ritardate menti. Ellen non aveva neanche bisogno di usare il suo potere per capirlo, e nemmeno si sarebbe scomodata, visto che, dell'opinione di quegli auror, non gliene importava niente. Li guardò con indifferenza, alzando impercettibilmente il sopracciglio sinistro di fronte alle divise vecchie e sgualcite che avevano indosso. Le davano una sensazione di sporco, come i topi. Stavano gradualmente assumendo l'aspetto dei detenuti rinchiusi in quel carcere di massima sicurezza, il quale, tuttavia, aveva perso il suo primato dopo le evasioni di massa dei Mangiamorte del '96 e del '97. Tra l'altro, fra i tanti estimati auror che lavoravano lì, ce n'erano di corrotti e di facilmente manipolabili, ed Ellen si era servita proprio di quelli per mettere in atto il suo piano.
    Quando si trovò davanti una spessa porta nera, la aprì senza indugio ed entrò. Dietro il banco della sicurezza, era seduto un uomo di sessant'anni con una profonda cicatrice sul viso che la squadrò dalla testa ai piedi; non le chiese chi fosse, lo sapeva già, la esortò invece, con tono perentorio, a consegnargli la bacchetta. Non le era piaciuto affatto il modo in cui le aveva parlato: la maleducazione che aveva dimostrato nei confronti di una donna come lei non sarebbe rimasta impunita. Socchiuse gli occhi, sorridendo falsamente, e poggiò il catalizzatore sul banco, il quale venne preso e riposto all'interno di un cassetto. Solitamente, i visitatori sarebbero stati sottoposti ad ulteriori controlli ma, grazie alla sue conoscenze e alla reputazione della sua famiglia, ciò non avvenne; le fu, invece, concesso di recarsi direttamente nel luogo in cui avrebbe incontrato il detenuto da lei richiesto. Si accomodò comodamente su una sedia in legno, accavallò con eleganza le gambe e attese in silenzio la sua visita. Dopo qualche minuto, una donna dai lunghi capelli corvini, la pelle chiara e gli occhi verdi segnati da profonde occhiaie si sedette di fronte a lei. Con estrema calma, poggiò i gomiti incatenati sul tavolo e la fissò. Non era cambiata molto in quegli anni: i suoi modi, così come il suo portamento, erano regali, tra l'altro, era riuscita a mantenere anche una certa dignità all'interno di quel carcere. Non si era lasciata spezzare. Sorrise, lei e Chloe Laincourt avevano molte cose in comune, più di quante pensasse. «Chloe, mi fa piacere rivederti. Come stai?» Domande di circostanza, necessarie per sviare l'attenzione della guardia che le stava sorvegliando. Di lui si sarebbe sbarazzata a breve. Prima di recarsi in quel posto, aveva preso tutte le dovute precauzioni per far sì che il suo piano andasse a buon fine. «Abbiamo tante cose da darci, tu ed io.» Era certa che la donna avrebbe appreso il significato che si celava dietro quelle parole. Un tempo, avevano lottato insieme per una causa comune, e avrebbero continuato a farlo se suo marito avesse tenuto la bocca chiusa. Chloe era una subdola, avrebbe potuto usare molti modi per mettere a tacere quell'uomo, proprio come aveva fatto lei con Aleksander, eppure, persino quando aveva capito che era stato proprio lui, il capoauror - suo marito - a dare l'ordine di arrestare i soggetti coinvolti nell'attacco al Ministero, aveva scelto altrimenti. Per fortuna la sua debolezza era morta. Adesso nessuno avrebbe potuto intralciare i loro piani e, per questo, avrebbe dovuto ringraziare anche sua figlia che, ignara, le aveva fornito l'occasione perfetta per controllarla. Era già da tempo, ormai, che Ellen era a conoscenza dell'amore che Daphne provava nei confronti del suo ragazzo. Glielo aveva letto nella mente durante i loro incontri e, se le aveva permesso di continuare quella relazione, era perché lo riteneva degno di entrare a far parte della sua famiglia. Hunter Moore era un ottimo partito: era un ragazzo a modo con una media eccellente, prefetto, purosangue da generazioni e Chloe, sua madre, era un'ottima alleata. Il pacchetto era quasi completo, tuttavia, per decidere se proseguire, aveva bisogno di scoprire qualcosa sul suo conto. «Ad esempio» Si sporse in avanti, parlando a bassa voce in modo che solo lei potesse sentirla. «come si sono conosciuti i nostri figli.» Sorrise sorniona, andando diritta al punto. Le visite, in quel posto, erano piuttosto brevi ed il tempo scorreva veloce. Osservò la donna davanti a lei la quale, non appena si parlò di suo figlio, assunse un'espressione che Ellen conosceva molto bene. Proprio ciò che voglio.

     
    .
  2.  
    .
    Avatar


    ★★★

    Group
    Corvonero
    Posts
    215

    Status
    spymode

    Chloe Laincourt

    evagreen
    Nove anni, nove mesi, quattro giorni, venti ore e sette... anzi, otto minuti. Chloe ricordava perfettamente quanto tempo era trascorso dal giorno in cui era stata arrestata e portata ad Azkaban, così come ricordava perfettamente i nomi e i volti dei codardi che ce l'avevano mandata. Nella lista era incluso anche suo marito, l'unico capace di far scaturire in lei sentimenti contrastanti, l'unico per cui non aveva previsto alcuna vendetta. Il piano era quello di spingerlo il più vicino possibile alla follia senza però toccarla davvero, renderlo inaffidabile in modo da difendere la causa ed evitare così che altri mangiamorte e simpatizzanti venissero catturati grazie alla sua perspicacia. Cristopher era bravo nel suo lavoro e nonostante svolgerlo all'inizio fosse più un'aspettativa della famiglia che un desiderio personale, alla fine si era dimostrato essere molto bravo come auror e in lui era nata la fiammella della passione. Sconveniente, forse ironico che una donna come me abbia sposato un uomo come lui, non è vero? Chloe lo sapeva bene e lo trovava quasi... divertente. Aveva studiato la cosa, ne aveva esaminato pro e contro ma nonostante il suo meticoloso lavoro di riflessione, alla fine aveva seguito il suo istinto, come spesso le capitava di fare. Lo amava, davvero, ma amava di più i suoi ideali. Nonostante ciò Cristopher non doveva morire, non erano questi i patti, non rientrava nel piano e le persone con cui aveva deciso di collaborare lo sapevano bene. Eppure era stato commesso un errore, qualcuno si era spinto troppo lontano e mossa dal desiderio di vendetta, era proprio a loro che Chloe dedicava il primo pensiero la mattina e l'ultimo la sera. Silenziosa, tranquilla, se ad Azkaban fosse esistita la possibilità di uno sconto di pena per buona condotta di certo la donna dal marcato accento francese l'avrebbe ottenuto. La verità è che le conversazioni avvenivano tutte nella sua testa: poteva pensare ininterrottamente per ore mantenendo una posizione composta, dall'esterno l'unico movimento visibile sarebbe il tamburellare dell'indice della mano sinistra poggiata sulla destra, era quello l'unico indizio che poteva suggerire che nella sua mente stesse accadendo qualcosa. Cosa però, non era dato saperlo. Leggerla era un'impresa ardua, il che rendeva le sue azioni difficilmente imprevedibili. Il suo volto era sempre rilassato, ogni tanto le sue labbra si incurvavano in un sorriso stranamente dolce. Era quella la sua maschera, la sua arma, il mezzo grazie a cui per anni aveva ingannato sia il marito che i suoi figli. E lei li amava, a modo suo non avrebbe voluto coinvolgerli eppure sembra impossibile non farlo.
    Ad Azkaban poi, tempo per riflettere ce n'era tantissimo. L'aveva sfruttato per pianificare almeno cinque modi di diversi di riprendersi quello che era suo una volta uscita da quel posto. Perchè Chloe sarebbe uscita di lì, e si sarebbe ripresa tutto: la sua casa, i suoi figli, la sua missione, la sua vendetta. E l'incontro di quella sera, sarebbe stata la chiave. L'aveva ottenuto grazie all'influenza che Ellen aveva sulle personalità del mondo magico, un'influenza apprezzabile e soprattutto, un'influenza utile. La pesante porta di metallo si aprì e come di consueto, Chloe stava seduta composta in fondo alla stanza in attesa che le guardie la scortassero fino alla sala dell'incontro. «C'è un visitatore per lei» Ci avevano provato in principio ad essere scortesi ma poi, turbati dallo sguardo sinistramente rilassato della donna, avevano deciso di riservarle un trattamento più educato. Codardi. Camminò lungo il freddo corridoio, reso tale dalla presenza di alcuni dissenatori in volo proprio sopra la sua testa. Il silenzio della prigione era rotto solo dal rumore delle catene che le legavano i polsi e che si trascinava dietro, il rumore delle scarpe sul suolo invece era appena udibile quasi come se fossero fatte di gomma. Un grosso portone nero si aprì, e la luce che ne uscì illuminò parte del grigio corridoio fino a quando non illuminò la longilinea figura di Chloe stessa. Entrò con il suo solito passo rilassato ma a testa alta, senza fretta, prendendosi del tempo per sorridere sia alle guardie che in fine a lei, ad Ellen. Certo, gli anni di prigionia avevano reso il suo volto più scavato e i suoi lineamenti meno morbidi, ma Chloe continua a conservare quella dignità che la contraddistingueva. Le sorrise per tutto il tempo che ci volle a prendere posto sulla sedia di fronte poi poggio i gomiti sulla superficie di legno assicurandosi di non superare con le mani la barriera magica che le separava e poi, come di consueto, mise la sinistra sopra la destra. La prima frase della donna le causò una leggera risata, aveva un che di ironico viste le circostanze «Ellen, per quanto mi faccia piacere rivederti, non credo che questa domanda meriti davvero una risposta» in fondo, non mi viene neanche posta per sapere davvero come sto, questo lo sappiamo entrambe. Però è alquanto divertente recitare la parte della donna frustrata per via della reclusione, è quasi emozionante, ad Azkaban in fondo ci annoia un po' troppo «sono d'accordo. Sarebbe piacevole avere una tazza di tè ma... capiscimi» quella moderata ironia l'aveva appresa fin da giovane, faceva parte del manuale l'arte di far conversazione che i suoi genitori la costringevano a leggere e rileggere come se fosse una sacra scrittura. Con il sennò di poi, Chloe comprese quanto potere potevano avere le parole e quanto fosse importante saperle usare, una conoscenza questa che si assicurò di trasmettere ai figli. Emilie l'aveva sfruttata prendendo la strada del giornalismo, Hunter invece aveva un modo di usare le parole affine al suo. Aveva un debole per il modo in cui parlava suo figlio, ma si assicurò di risultare sempre imparziale nel modo in cui vedeva i suoi figli, almeno per quel breve periodo che gli era stata accanto.
    Probabilmente è proprio per via di quella debolezza che Chloe cambiò espressione: alzò lievemente il mento, il sorriso da gioconda sbiadì e l'indice della mano sinistra prese a tamburellare lentamente sulla destra «Daphne e mio figlio Hunter quindi» essere richiusa ad Azkaban non significava essere isolata dal mondo, almeno non per lei «è una coincidenza incredibile» irrealizzabile per alcuni versi, almeno in teoria. E invece era accaduto per via delle decisioni prese da sua figlio, per la sua scelta di lasciare la Francia e proseguire gli studi in Inghilterra. Anche se non personalmente, aveva avuto modo di tenerlo d'occhio e sapeva come si era mosso durante quegli anni. Ma incontrare la figlia di Ellen? Intrattenere con lei una relazione, addirittura... era davvero una coincidenza incredibile. Però, fino a che punto era seria questa relazione? O era soltanto una cosa passeggera? Cosa avevano condiviso? Chloe questi dettagli non li conosceva, e l'idea che un'altra persona potesse essere più informata di lei sulla vita di suo figlio, era un boccone amaro da mandare giù. Tuttavia fece in modo di non darlo a vedere, nonostante sapeva che la sua interlocutrice potesse supporlo visti gli anni di conoscenza «ritieni che possa essere qualcosa da poter sfruttare, quindi» quando Chloe poneva questo genere di domande indirette era perchè poteva già figurarsi quale sarebbe stata la risposta che avrebbe ottenuto, quidni generalmente le ragioni erano due: ricevere approfondimenti sull'argomento e capire se il pensiero dell'altro fossero allineati con i suoi. Quando approfondiva, Chloe aveva già qualcosa in mente, sempre. Quindi tornò ad indossare il suo sorriso pragmatico aspettando di poter sentire qualcosa di... interessante, come si aspettava da Ellen.


     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Mago adulto
    Posts
    170

    Status
    spymode
    La donna che stava osservando e, con la quale, se le condizioni lo avessero permesso, avrebbe stipulato un accordo, era stata tradita dai suoi stessi compagni. Dopo la caduta del Signore Oscuro, i mangiamorte, liberi dal dominio di un dispotico mezzosangue, avevano iniziato ad agire singolarmente, ricercando un potere che li rendesse superiori agli altri in termini di magia, soldi e influenza. Alcuni si alleavano per il raggiungimento di uno scopo comune, ma i tradimenti erano all'ordine del giorno e, di solito, era il più debole - o il meno furbo - a pagarne il prezzo. Chloe non rientrava in nessuna di queste due categorie: era stata, infatti, volutamente sacrificata poiché, il reale obiettivo dei suoi "alleati", era sempre stato quello di sbarazzarsi del capoauror allora in carica - suo marito - insieme a tutte le informazioni che aveva raccolto su di loro. Avevano, quindi, incastrato sua moglie, colpendolo dove faceva più male. Ellen, quelle persone, le conosceva e sapeva anche dov'erano situate. Per quanto riguardava, invece, la sua singolare amicizia con la donna in questione, era tutto da attribuirsi al suo ex marito,il quale, grazie al ruolo che ricopriva, le aveva permesso di ampliare la sua rete di conoscenze e, tra queste, c'erano le mogli di diversi auror. Aleksander aveva molti contatti con quel mondo dato che, prima di intraprendere la carriera politica, aveva frequentato l'accademia per gli auror. Era lì , infatti, che aveva incontrato Cristopher. I due erano amici di vecchia data. A sua volta, lei aveva conosciuto Chloe e adesso, per uno scherzo del destino, Daphne si era innamorata proprio dell'erede dei Moore. Tutto questo giocava a suo favore e se Hunter si fosse rivelato un mentalista come credeva, avrebbe fatto scacco matto. «Stavo cercando di essere gentile in nome dell'amicizia che ci lega, Chloe.» Sorrise falsamente. Se aveva passato nove anni in carcere era, in parte, anche colpa sua per essersi fidata delle persone sbagliate. Tra l'altro, non aveva elaborato neanche un piano di riserva, ma ciò non era altri che la conseguenza di una fiducia malriposta. Lei, però, stava per offrile qualcosa a cui non avrebbe potuto rinunciare: la libertà. «Potresti averla prima di quanto pensi.» La osservò e, quando capì il peso di ciò che le aveva appena detto, si sporse leggermente in avanti e annuì con la testa, come a volerle confermare che sì, aveva una proposta da farle. Una proposta nella quale, i soggetti principali, erano proprio i loro due figli.
    Non appena si riferì al suo, l'espressione che aveva sul viso cambiò gradualmente. Chloe era una donna piuttosto possessiva, se n'era accorta col tempo e, in particolare, lo era nei confronti del suo secondogenito. Solitamente, i figli maschi erano i preferiti delle mamme. E pensare che il suo l'aveva ucciso. Pace all'anima sua. Così facendo, Daphne aveva ottenuto il potere che le spettava di diritto eppure, nonostante il regalo che le aveva fatto, la sua dolce bambina voleva ucciderla. Sei proprio come me, piccola mia. Per farsi ubbidire, l' aveva torturata e le aveva svelato la vera natura di sua nonna, ma come ogni Blackwood che si rispetti, si era rifiutata di chinare il capo. Meglio così, una vittoria facile l'avrebbe annoiata. « La fortuna è dalla nostra parte.» Tra tutti gli studenti di quella scuola, Daphne si era innamorata proprio del figlio di Chloe e, conoscendola, era certa che, il suo, fosse un amore che sfiorava l'ossessione. Era quasi impossibile, per la sua bambina, legarsi davvero a qualcuno, ma quando succedeva, come nel caso di sua nonna, diventava ossessionata da quel legame. Ora che si era concessa, in tutti i sensi, ad un ragazzo, a che livelli sarebbe potuta arrivare? Non vedeva l'ora di scoprirlo. « A parte che mia figlia ha sempre avuto buon occhio. L'ho educata personalmente, quindi la cosa non mi sorprende.» Non avrebbe mai potuto mettersi con un sanguesporco o con un mezzosangue, di quello se n'era assicurata anche Ginevra. Sua madre, infatti, pur essendo una mangiamorte pentita, non avrebbe mai potuto accettare che sua nipote mettesse fine alla purezza secolare dei Blackwood, per questo, sin da piccola, le aveva detto di concedersi solo ad un purosangue come lei. Ed era ciò che aveva fatto. «Questo legame che c'è tra loro potrebbe esserci molto utile.» Prima di organizzare quell'incontro, si era assicurata che, tra di loro, le cose fossero serie. Daphne non avrebbe mai intrapreso una relazione se, alla base, non ci fosse stato un sentimento talmente forte da farla cedere. Tuttavia, non aveva voluto dare nulla per scontato; la generazione di oggi era diversa dalla loro, molte cose erano cambiate, i maghi si erano evoluti, eppure la tradizione dei contratti matrimoniali tra famiglie purosangue restava assoluta. Ed era proprio a quello che Ellen puntava. « Da quel che so stanno insieme da un anno, sono molto innamorati e anche Emilie sembra approvare. Fidati delle parole di una Legilimes.» Chloe sapeva sia del suo dono, sia della maestria con il quale lo usava. Non a caso, quelle informazioni le aveva ricavate direttamente dalla mente della diretta interessata senza che quest'ultima se ne accorgesse. «Prima di dirti altro c'è una cosa che devo sapere.» Poggiò i gomiti sul tavolo e la guardò seria. Se volevano negoziare, suo figlio avrebbe dovuto essere in possesso di un talento ben preciso, in caso contrario, non sarebbe stato utile alla causa. «E' possibile Hunter sia un mentalista?» La maledizione dei Blackwood, lei, non era stato in grado di spezzarla perché l'uomo che aveva scelto si era sposato con una sudicia sanguesporco. Ellen, però, aveva tutta l'intenzione di liberarsene per dimostrare quanto fosse potente e, perché no, anche di avere dei piccoli nipotini mentalisti da plasmare e sfruttare per vendicarsi dell'insolenza di sua figlia. Il suo scopo principale, tuttavia, era avere accesso non solo ai segreti custoditi dagli Andersen, ma anche a quelli dei Moore. Il suo ex marito, una volta recuperata la memoria, avrebbe fatto di tutto per recuperare il rapporto con sua figlia. Di tutto. E il prefetto di corvonero, per amore, cosa sarebbe disposto a fare? Erano queste le cose su cui avrebbe fatto leva per ottenere ciò che voleva.



    Edited by Ellen. - 23/12/2023, 00:22
     
    .
  4.  
    .
    Avatar


    ★★★

    Group
    Corvonero
    Posts
    215

    Status
    spymode

    Chloe Laincourt

    dg1wfbr-7b61ab50-74b3-4271-9f96-09a2d08faed1
    «Un'amicizia di cui avrei avuto molto bisogno, nove anni fa» Chloe rispettato la donna davanti a sè, ne apprezzava le doti e in fondo ne apprezzava anche i difetti: superbia, saccenza e sadismo erano appellativi che spesso accompagnavano la donna insieme ad un'altra sfilza di aggettivi che contribuivano a creare un quadro quantomeno disturbante. La francese lo sapeva, ne era a conoscenza e tuttavia riteneva non solo che tali caratteristiche fossero perfettamente allineate alla sua persona, ma anche che potessero rappresentare un punto di forte della bionda. Tuttavia, Chloe era anche da sempre stata molto brava a serbare rancore, a covarlo ed alimentarlo e nella sua lista di persone da andare a trovare una volta uscita da quel posto, c'era anche Ellen. In onore della loro presunta amicizia, s'intende. In realtà un sentimento puro come quello non si addiceva alle due donne, che piuttosto avevano trovato un equilibrio mel reciproco rispetto e nella collaborazione. Tutto era filato liscio tranne fino a quel giorno di primavera di nove anni prima. E adesso Ellen era seduta proprio davanti a lei, libera, disposta ad una chiacchierata e ad offrirle forse molto più di questo. Le dita di Chloe si fermarono non appena la sua vecchia conoscenza non pronunciò una frase che alludeva a molto altro rispetto a quanto non esprimesse a parole e questo era palese, almeno agli occhi della francese che ormai ne conosceva a memoria movimenti e modi di fare. Quel suo avvicinarsi, quel farsi penetrante dello sguardo infatti, suggerivano che Ellen fosse lì per ragioni molto più interessanti che una semplice una chiacchierata. Questo, adesso, era decisamente interessante. La mora si mise quindi in ascolto e in attesa del momento giusto per parlare, perché credeva fortemente che fosse meglio dire poche parole ma al posto giusto piuttosto che troppe e a vanvera.
    Non ci volle molto perchè venisse fuori il nome di Hunter, il suo ragazzo, quello che da lei aveva ereditato il modo di pensare ma non il punto di vista sul mondo. Era un peccato, davvero un peccato che fosse tanto delicato. Ma non è ancora troppo tardi per recuperare il tempo perso.
    Chloe allora sorrise al pensiero di suo figlio e della figlia di Ellen insieme, a questa coincidenza fortunata, come Ellen stessa l'aveva definita «puoi fidarti se ti dico che Hunter è un buon partito. Credo che diverse sue qualità potrebbero piacerti, a partire dalla sua linea di sangue » il pedigree, qualcosa a cui la bionda teneva particolarmente, un requisito necessario per entrare quantomeno fra le sue simpatie. La mora non era da meno e in maniera perfettamente coerente con i principi che ha difeso per tanto tempo, era da sempre stata amante di una linea di sangue che fosse pura perché solo così sarebbero potuti nascere maghi forti e davvero capaci. Per questa ragione era un bene che Hunter avesse scelto di unirsi ad una famiglia che conosceva personalmente, perché questo le avrebbe consentito di tenere d'occhio la relazione in maniera ravvicinata. Chi in questo momento aveva però l'onore di poter osservare davvero la cosa, era proprio Ellen. Merito della sua libertà e della sua abilità mentale «mi fido del giudizio di mia figlia. È molto brava a giudicare le persone, quasi quanto un Legilimens» ed era un peccato che Emilie non avrebbe mai permesso a sua madre di sfruttare questo suo sviluppato sesto senso, si sarebbero potute evitare molte situazioni spiacevoli.
    Chloe cercava sempre di prevedere le parole e le azioni dei suoi interlocutori e solitamente aveva anche una buona abilità nel farlo; in questo caso lo schema seguito da Ellen era molto facile da seguire, se si conosceva la donna. E lei la conosceva, non aveva certo dimenticato la pasta di cui era fatta. Chloe infatti sorrise, soddisfatta, quando la sua previsione si rivelò effettivamente vera: era il sangue l'interesse di Ellen «vedo che hai sviluppato un certo interesse per mio figlio. So quanto tieni a tramandare il tuo potere» il dito indice della mano sinistra, batte di nuovo un paio di volte sopra la destra «suo padre lo era, un mentalista. Di cancellazione per essere precisi» e Hunter aveva mostrato qualche sintomo che faceva dedurre che avesse ereditato proprio lo stesso potere, ma questo Chloe si curò di non precisarlo «io sono tanti anni che non lo vedo, come ben sai. Se potessi prendere quella famosa tazza di tè fuori da qui, sarebbe un'ottima occasione per... coniscerlo meglio» un modo in codice per chiedere ad Ellen cosa avesse in mente, a cosa aveva alluso fino a quel momento e cosa ci facesse davvero in quel posto la vigilia di Natale. Chloe chiaramente l'aveva già intuito, si poteva intravedere da uno strano luccichio luminoso nei suoi occhi, lo sguardo di chi stava intravedendo la via di fuga e attendeva soltanto che le venisse porsa la chiave.


     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Mago adulto
    Posts
    170

    Status
    spymode
    «Nove anni fa non potevo aiutarti, avevo delle cose importanti di cui occuparmi e ostacoli da eliminare.» Sorrise sorniona e non si scompose più di tanto nell'udire quella precisazione intrisa di un leggero sarcasmo femminile. A quei tempi, era ancora sposata con Aleksander e sua madre controllava ogni sua mossa. Tra l'altro, il fatto che fosse una mentalista di chiusura, non le permetteva di anticipare le sue mosse. Era una delle poche in grado di tenerle testa in una battaglia mentale, e disfarsi di lei non era stato affatto semplice; per fortuna il cancro l'aveva indebolita ed Ellen, da brava figlia, per non farla più soffrire, le aveva regalato una morte priva di dolore con l'Anatema che uccide. Daphne, non volendo, aveva assistito a quella scena che, ovviamente, non aveva esitato a farle dimenticare. Sua figlia, però, come aveva previsto, aveva ereditato il dono dei Blackwood, rivelandosi una mentalista e, come tale, stava lentamente recuperando i ricordi. Non sapeva se avesse ricordato anche la morte di quell'essere che aveva messo al mondo per volere di Ginerva. Com'è che si chiamava? Ah sì, Ludde. Per la seconda volta, il suo bellissimo corpo era stato deformato, quei mesi erano stati un inferno per lei. Aveva bisogno solo di un erede, non di due. La sua bambina era quasi perfetta: fredda, distaccata, cinica e priva di sentimenti - o almeno quello era l'obiettivo - peccato che quella spina nel fianco di sua madre le avesse rovinato i piani. Per cosa poi? Redimersi. Patetico. Per questo le aveva insegnato ad amare. Eppure, al loro primo incontro, aveva scorto in lei l'oscurità che tanto cercava. Daphne era la sua copia sputata e, per quanto lo negasse, lo sapeva anche lei. In fondo, stava pensando di ucciderla, e questo la diceva lunga sul suo conto.
    Ellen aveva già programmato la vita della sua bambina, tra cui il tipo di uomo che avrebbe dovuto sposare. Per uno scherzo del destino, si era innamorata del figlio di Chloe, il quale aveva tutte le carte in regole per poter essere approvato dalla matriarca dei Blackwood. «Puro da generazioni, come dev'essere.» Aveva fatto pagare caro a sua figlia il bacio con quel mezzosangue, anche se ci era andata leggera perché aveva scorto, in lei, il pentimento. Tradire gli ideali che sua nonna le aveva insegnato era stato un duro colpo. Con Hunter, invece, molti problemi non se li era fatti. Era stata anche brava ad arruffianarsi la sorella. «Sono molto innamorati e mia figlia è alquanto, come dire» Si passò un dito sotto il mento con fare pensante. «legata alle cose che ama, la definirei persino possessiva. Non lascerà andare tuo figlio molto facilmente, e noi sfrutteremo proprio questa cosa se le condizioni sono favorevoli.» Le due si scambiarono uno sguardo di intesa. Daphne credeva che non la conoscesse, quanto si sbagliava. Era pur sempre sua madre, nonché Legilimens. Sapeva dei suoi sentimenti più profondi, dei suoi desideri e delle sue pulsioni. Perché era come lei. Ragionava come lei. L'unica cosa della quale era all'oscuro riguardava il tipo di potere che aveva ereditato. Se era quello di Ginvera, sarebbe stato un problema in futuro ma, per adesso, non era nemmeno in grado di proteggere la sua mente da lievi pressioni esterne. Ne aveva ancora di strada da fare. Attualmente, il suo mentore era Christopher e, ovviamente, con un mago del suo calibro di progressi ne avrebbe fatti, però lei avrebbe potuto insegnarle cose che a scuola erano proibite, se solo avesse smesso di essere così testarda. Doveva spezzarla, con le buone o con le cattive anche perché, per ora, le serviva e non poteva ucciderla. «Ci tengo particolarmente. Perché, ormai, do per scontato che mia figlia resterà molto a lungo con il tuo viste le premesse.» Poteva anche avere qualche amante, se lo avesse voluto, ma questo dopo un figlio. Prima doveva assicurarsi di produrre un erede. «Un mentalista di cancellazione, interessante.» Nella sua famiglia mancavano, era ora di rimediare. Le brillarono gli occhi dall'eccitazione, era tutto così facile, così perfettamente in linea con i suoi piani. «La berrai molto presto.» Era ora di passare alle trattative. «Pensavo di ufficializzare il legame dei nostri figli. Sono così innamorati che una futura promessa di matrimonio e un contratto da firmare farebbe proprio al caso loro, non trovi, Chloe?» Così, le loro famiglie sarebbero state legate e quell'inetto del suo ex marito non avrebbe potuto fare niente: Daphne non avrebbe mai rinunciato ad Hunter per il figlio del Primo Ministro. Era chiaro. Tra l'altro, sarebbe stato un problema se una famiglia così potente e con tutte quelle conoscenze si fosse messa in mezzo per difendere la futura nuora. Gli accordi tra i purosangue, infatti, garantivano - anche se in certa misura- la fedeltà e la collaborazione di un alleato perché, per il suo mantenimento, c'erano delle condizioni da rispettare. Quello che i loro figli e la donna davanti a lei avrebbero firmato, sarebbe stato, però, un po' diverso dagli altri perché, su di esso, sarebbe stato lanciato un incantesimo vincolante di magia nera.


    Edited by Ellen. - 5/1/2024, 00:42
     
    .
  6.  
    .
    Avatar


    ★★★

    Group
    Corvonero
    Posts
    215

    Status
    spymode

    Chloe Laincourt

    722af2faf9275f93d84fe5136c17b995

    Chloe conosceva bene la sua interlocutrice. Non sapeva dire se fosse cambiata nel corso di quegli anni in cui non l'aveva frequentata, ma questo stava cercando di capirlo attraverso le sue risposte. Per il momento, da quel poco tempo che stavano condividendo, era emerso che Ellen era rimasta sempre la stessa, forse i suoi occhi si erano fatti ancora più gelidi per via di quella oscurità che come un parassita la consumava dall'interno. Era sempre stata una donna che aveva in mente una lista di priorità ben definita, una lista non soggetta a modifiche di alcun tipo se non dettate dalla volontà della donna stessa. Niente e nessuno - e questo Chloe poteva darlo per certo - avrebbe scombinato le priorità della sua lista. Quindi la mora non si aspettava davvero che nove anni prima, quando le furono messe le catene ai polsi, qualcuno sarebbe arrivato a salvarla. Soprattutto non Ellen. Un sorriso pragmatico, come quelli di sempre, precedette le sue parole
    «immagino che adesso la tua lista di priorità sia cambiata» ed è per questo che ti trovi qui. Chloe sapeva bene che la bionda avrebbe potuto chiederle qualsiasi cosa in quel momento, perché lei aveva qualcosa che le mancava: la libertà di scelta. Quei fili luminosi che le circondavano i polsi, l'avevano privata della libertà che adesso bravata quasi con disperazione. Ma mai, mai per nessun motivo al mondo, avrebbe lasciato che un barlume di quel sentimenti si potesse intravedere dall'espressione fiera che la caratterizzava. Sapeva di essere in svantaggio, di non essere lei quella a poter cambiare le sue stesse sorti, e questo la feriva forse più di non poter vedere i suoi stessi figli. Eppure, l'ironia della sorte vuole che siano proprio loro a trasformarsi nella chiave per la libertà, nella sua via di fuga dal quel posto lercio in cui era stata rinchiusa. Le orecchie della donna erano ben concentrate sulle parole dell'altra, chiare, inequivocabili. Si limitò a farsi sfuggire una risata sommossa quando Ellen fece allusione alla possessività della figlia, questo perché era consapevole di quanto Hunter dal canto suo fosse legato alle sue cose. Questo però non lo avrebbe detto, non avrebbe aggiunto altro così da lasciare ad Ellen il divertimento di scoprirlo da sola. Tornò poi a concentrarsi, le dita tamburellano sulla superficie seguendo i ritmi dei suoi pensieri, più veloci di qualsiasi parola potesse pronunciare «sono così buone, queste premesse?» fece poi ad interrompere il monologo della bionda «vorrei accertarmene di persona prima di giungere a qualsiasi conclusione, se non ti spiace» che le spiacesse o meno, non aveva davvero importanza: Chloe non amava non osservare le cose da vicino, non amava nemmeno delegare agli altri lavori che invece avrebbe preferiti seguire in prima persona. Potendo scegliere un dono da ricevere avrebbe optato per l'obiquità, così da essere in ogni luogo in ogni momento e avere tutto sotto controllo. Ahimè il mondo dei maghi era si grande e sbalorditivo, ma anch'esso aveva degli stupidi limiti che ogni tanto stavano stretti a Chloe, così ossessionata dal superare se stessa «tuttavia...» la mora prese a valutare le sue possibilità «la posizione in cui mi trovo attualmente non mi permette di avere grandi pretese» era la prima volta che durante quel colloquio Chloe aveva allentato la corda, fatto un passo indietro e sfruttato la logica che tanto le era cara per ottenere il massimo da quella situazione. Prese a guardarsi intorno, come se fosse alla ricerca di qualcosa. Fantasticare già di vedere il mondo fuori da quelle parete grigie e sporche, e considerando la proposta avanzata da Ellen, il prezzo da pagare non sembrava neanche così caro. Era normale per persone come lei, persone come loro, cercare sempre la fregatura in un accordo a primo acchito troppo conveniente. Così posò nuovamente lo sguardo sulla sua interloquotrice, mentre dalla sua bocca usciva un suono basso pronunciato a labbra strette, un mormorio che poteva dirsi essere il suono dei suoi pensieri «pensa a preparare un contratto adatto. La mia prima condizione, è che mio figlio non sarà mai un membro della tua famiglia, mai. Ciò che è mio, resta mio. Sono io ad avere la prima e l'ultima parola su quello che lo riguarda» la chiarezza e la freddezza nella voce della mora non lasciavano dubbi su quanto su quel punto fosse irremovibile. Si fermò solo per un breve momento prima di procedere con le sue richieste «la mia seconda condizione, è che prima mi fai uscire da qui. Non pensare ad un probabile tradimento Ellen, andiamo, non sono così stupida: sapresti dove trovarmi e io ho troppo da perdere per venire meno al nostro patto» Lione, il suo luogo di origine, sarebbe stato il primo posto in cui guardare. Poi bastava indagare fra le fila dei suoi collaboratori, e la fuggitiva francese sarebbe presto tornata nella cella di una lurida prigione. A quel punto, si sporse leggermente in avanti e, nonostante il movimento improvviso mise in allarme la guardia, a Chloe bastò freddarla con lo sguardo perché ritornasse al suo posto. Sembrava che l'intelligenza non rientrasse fra i requisiti di accesso per entrare a lavorare ad Azkaban «in fondo Ellen, creso che tu abbia altre ragioni per farmi evadere. Un accordo matrimoniale così facile? Davvero?» un contatto matrimoniale fra due ragazzi che, a quanto sembra, già si amano «sta succedendo qualcosa... non è così?» i gomiti si poggiano al legno, le mani si incrociano sotto il mento per sostenerlo e sul volto di Chloe torna l'ombra di un sorriso che a questo punto sembra quasi la naturale curvatura delle sue labbra. Restò in ascolto chiedendosi se Ellen avrebbe davvero risposto alle sue domande. Nel caso in cui le sue ulteriori morivazioni fossero legate a qualcosa di personale, non era così convinta che la donna avrebbe sputato il rospo così in fretta. Infatti non si aspettava altri dettagli, ma prima di uscire di lì avrebbe cercato di ottenere più informazioni possibile.


     
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Mago adulto
    Posts
    170

    Status
    spymode
    Sorrise crudele di fronte alle parole della donna mostrando, per un attimo, la sua vera natura. Le sue priororità erano decisamente cambiate e la sua vita, in seguito alla morte di sua madre e di quell'abominio che aveva messo al mondo, era notevolmente migliorata. Ora mancavano solo due cose per raggiungere la perfezione: la disfatta definitiva degli Andersen e la sottomissione di sua figlia. Questi due obiettivi erano inestricabilmente legati perché il suo caro ex marito sarebbe crollato sotto il peso del dolore e del rimpianto per il trattamento che, in tutti quegli anni, aveva riservato al sangue del suo sangue. Aleksander, grazie all'aiuto di Daphne, avrebbe gradualmente recuperato la memoria. La sua dolce bambina avrebbe insinuato il dubbio nella mente di suo padre, portandolo ad interrogarsi su molte delle scelte che aveva fatto in quegli anni. Era solo questione di tempo prima che tutto ciò accadesse. Ellen, infatti, era consapevole del fatto che sua figlia avesse già riacquistato parte dei ricordi che le aveva cancellato e sapeva anche che la sua prima mossa sarebbe stata quella di mettersi in contatto con quell'uomo. Uniti dall'odio comune che nutrivano per lei, avrebbero cercato di eliminarla. Peccato che lei fosse sempre un passo avanti agli altri. Daphne era troppo innamorata del figlio di Chloe per scegliere di rompere con lui e legarsi al figlio del Primo Ministro, richiesta che il suo ex marito avrebbe quasi sicuramente avanzato. Povero ingenuo. Vista la situazione, Daphne avrebbe firmato il contratto che lei le avrebbe presentato, cadendo volontariamente nella sua trappola. Ah, com'era facile manipolare le persone facendo leva sulle loro debolezze. L'amore, poi, era la più potente di tutte. Certo, non era da escludere che Daphne, invece, la soprendesse decidendo di allontanarsi da Hunter per il suo benestare. Dubitava, però, che ciò potesse accade4re perché sua figlia era come lei: quando decideva che qualcosa o qualcuno le apparteneva, lo considerava suo per sempre. Inoltre, in casi estremi, le donne della famiglia Blackwood rischiavano di sviluppare una pericolosa ossessione per la persona amata. Ad Ellen non era successo, ma a Ginevra sì. E sarebbe successo anche a Daphne viste le premesse. Per realizzare il suo piano, però, necessitava della collaborazione di Chloe. Socchiuse impercettibilmente gli occhi quando affermò di volersi arcettare di ciò che le stava dicendo. Poggiò i gomiti sul tavolo e la osserverò con un falso sorriso dipinto sulle labbra. «Molto buone. Ma per accertartene di persona prima devi venire a bere un té con me. » Altrimenti sarebbe anche potuta restare in carcere per il resto della sua vita. Tra le due, chi aveva bisogno di aiuto non era di certo lei. Per fortuna, la sua vecchia amica non era una sprovveduta. Aveva sempre avuto una mente acuta e una capacità di osservazione fuori dal comune. Non le ci volle molto per capire la situazione in cui si trovava: era in trappola, con le mani legate e la libertà negata, per questo le sue richieste erano limitate. «Neanche Daphne sarà un membro della tua famiglia o, per meglio dire, di quella dei Moore. Portano entrambi un cognome che non gli si addice affatto, non credi?» Dopo aver ottenuto ciò che voleva dagli Andersen, sua figlia sarebbe tornata ad essere una Blackwood a tutti gli effetti. Una vittoria su tutti i fronti, che avrebbe sancito la sua supremazia. «Hunter sarà disposto a essere tuo? Credi davvero ti ascolterà senza battere ciglio? I ragazzi di oggi sono molto testardi, con mia figlia ho dovuto usare le maniere forti per farmi ascoltare e comunque si continua a sbattere i piedi per terra.» Si comporta così anche perché sa che mi serve e non posso ucciderla. E poi mi dispiacerebbe mettere fine alla linea dei Blackwood dopo tutta la fatica che ho fatto per metterla al mondo. Le parole che pronunciò ad alta voce risuonarono nella stanza fredda e silenziosa. Se Ellen era egocentrica e sicura di sé, era anche una donna realista. Sapeva che se non voleva uccidere Daphne, doveva trovare un modo per sottometterla, per piegarla al suo volere. E l'unico modo che aveva per farlo era quello sfruttare il legame che aveva con il corvonero. Al contrario, la mangiamorte davanti a lei emanava un'inquietante sicurezza. Sembrava quasi certa di poter manipolare suo figlio come un burattino, convinta che il contratto che le aveva proposto non fosse altro che un lasciapassare per la libertà. Se le sue convinzioni fossero giuste o meno, lo avrebbe scoperto una volta evasa. «Comunque sono d'accordo sulla prima codizione. Per quanto riguarda la seconda» Con un'eleganza innata, si sporse in avanti e fissò lo sguardo in quello della sua interlocutrice. Ellen era sempre stata diffidente, abituata a navigare le acque infide del potere e a non fidarsi mai completamente di qualcuno. Le parole, da sole, non sarebbero bastate a convincerla. «non tanto. Mi capisci, non è vero?» Inclinò la testa di lato, assumendo un'espressione di falso rammarico. «Sono venuta qui per farti evadere, e lo farò, ma prima il mio collaboratore ti fornirà un foglio che dovrai firmare. Sai, fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.» Soprattutto se si teneva conto della particolare abilità di cui era dotata Chloe. Volendo, avrebbe anche potuto non farsi trovare mai. «Non preoccuparti, è solo una formalità. Detto questo, si c'è dell'altro, ma lo saprai a tempo debito.» La cosa più importante adesso era farla evadere, dopodiché avrebbero potuto discutere i termini del contratto e stabilire i reciproci vantaggi. «Accetti?» Quelle erano le condizioni, chiare e ineluttabili. Ellen le aveva offerto un biglietto di sola andata per la libertà, ma per averlo, doveva sottostare alle sue regole.
     
    .
  8.  
    .
    Avatar


    ★★★

    Group
    Corvonero
    Posts
    215

    Status
    spymode

    Chloe Laincourt


    Chloe aveva sempre pianificato tutti i suoi movimenti: cosa dire, come muoversi, come e quando sorridere, con chi farlo. Di sorrisi, d'altronde, ne esistevano tantissimi tipi e la bravura stava nell'utilizzare quello giusto al momento giusto. In quanto ottima attrice, Chloe riconosceva chi aveva lo stesso talento, ed Ellen lo aveva. Era probabilmente una dote base di tutte le persone come loro, abituate a far girare il mondo nella direzione che più gli conveniva. I sorrisi, in effetti, erano ottimi per addolcire la pillola e la donna dai capelli di un intenso nero, quasi innaturale così a contrasto con il viso pallido e scarno, aveva imparato ad usarli trovandoli piuttosto utili in molteplici occasioni e riuscendo a fare di essi un tratto distintivo. Nessuno vedendola e sentendola parlare adesso, avrebbe potuto dire che fosse capace dei sorrisi che tanto l'avevano resa famosa perchè adesso di quella immagine che si era costruita e che le veniva stranamente naturale, non vi era più l'ombra. Chloe si era smascherata, questo perchè sarebbe stato un inutile dispendio di energie mostrarsi diversamente davanti ad Ellen. Non era il momento per quel genere di cose, anzi, il contesto adesso richiedeva piuttosto di giocare a carte scoperte. Quello che però riusciva davvero a dare sui nervi alla strega, era la posizione di svantaggio in cui si trovava rispetto alla sua amica di vecchia data: si trovavano entrambe al di là di una barriera magica, con la sostanziale differenza che mentre Chloe era costretta in quel posto sudicio Ellen era libera di andarsene in qualsiasi momento. Ma mostrare palesemente quel fastidio? Mai, ciò non sarebbe mai potuto avvenire «scegli la data e l'orario che ti sono più congeniali allora» c'era piuttosto nella voce della francese uno spiccato sarcasmo, a tratti pungente. Ancora una volta a dimostrazione del fatto che non sono necessarie le maniere dolci in questo momento.
    La cosa conveniente era però che comunque, nonostante la posizione opposto in cui si trovavano le due streghe, esse riuscivano a trovare un punto di contatto nelle loro più strane fissazioni: la famiglia, il cognome, il sangue di appartenenza «per nulla» concordò rapidamente Chloe «ma possiamo consolarci con la consapevolezza che i nostri figli siano in realtà il perfetto riflesso di noi. Chissà, magari prima o poi non dovranno afr altro che ammetterlo» la donna sorrise, consapevole, sicura della sua affermazione. Se suo figlio avesse potuto esprimersi a riguardo, avrebbe negato. Molte cose di Hunter le ricordavano Cristopher, è vero, ma la sua essenza... per quanto madre e figlio non avevano vissuto uno accanto all'altro, soltanto osservandolo da lontano Chloe poteva vedere quanto il figlio lottasse contro quella parte di sè che altro non era che l'eredità di sua madre. Peccato, davvero un peccato, chissà dove potrebbe arrivare se solo si rassegnasse a questa verità. Probabilmente non l'avrebbe mai fatto. Così come non sarebbe stato per nulla disponibile a seguire le istruzioni della madre, una madre sbattuta in galera quando era solo un bambino e che l'ha riempito di quei sorrisi così dolci da non fargli aprire gli occhi sulla realtà «certo che no» Chloe rispose senza esitazione e, anzi, alzando un sopracciglio come se la domanda posta dalla bionda suonasse stupida alle sue orecchie «ma mio figlio è incredibilmente onesto su ciò a cui tiene...» la vera essenza di Hunter, un qualcosa che era difficile da scorgere ma che una volta notata era impossibile non vedere. Daphne era evidentemente riuscita questa impresa, strano, inaspettato, ma in realtà Chloe era certa che questa cosa sarebbe tornata a suo favore. Era quello il tasto su cui premere.
    Ancora una volta, Ellen ricordò alla mora la posizione si svantaggio in cui si trovava. Intendeva, evidentemente, sfruttare appieno la sua libertà e mettere Chloe all'angolo così che non potesse far altro che accettare. La donna ricambiò lo sguardo della su interlocutrice soppesando ogni possibilità a sua disposizione. La scelta era veramente ridotta e, per quanto Chloe fosse tendenzialmente sempre ricca di risorse, sapeva perfettamente che evadere da quel posto contando solo sulle sue possibilità sarebbe stato praticamente impossibile. Avrebbe potuto magari riuscire a lasciare l'area in cui era rinchiusa, ma oltre quello? No, non avrebbe potuto fare tutto da sola, questo lo sapeva bene. Si sporse in avanti a sua volta ascoltando ogni parola e, infine, facendo schioccare la lingua contro il palato. Le era bastato qualche attimo per ragionare, per immaginare un piano alternativo, ma nessuno di questi portava la libertà. Chloe aveva bisogno solo di quello, della libertà, di lasciare Azkaban, e muoversi finalmente secondo la sua volontà. Ma quella libertà, da sola, non avrebbe potuto raggiungerla «ci sono troppi misteri in questa storia Ellen, non mi piace questa poca chiarezza» non esitò a dire con espressione seria, mentre le dita prendeva a tamburellale l'une sulle altre in maniera più veloce. Fra una parola e l'altra, il silenzio in quella stanza era tale da far quasi percepire il leggerissimo suono dei polpastrelli della donna «non te ne approfittare» non sarebbe stato un buon inizio per nessuna delle due d'altra parte. Poi, improvvisamente, come se l'espressione sul volto della donna non fosse mai diventato più serio, tornò a curvarle le labbra il solito, leggero sorriso «mi rifarò quando sarò uscita da qui» Chloe quindi gettò una fugace occhiata alla guardia nell'angolo e così prese a scrutare la parete alle sue spalle, il pavimento e quindi a tornare con gli occhi su Ellen «allora, dove devo firmare?» tutto ciò che contava in quel momento era uscire e se per farlo Chloe avesse dovuto recuperare un po' di quella vecchia "fiducia fra colleghe" che c'era un tempo... beh, l'avrebbe fattp. D'altronde la strega sapeva sempre come muoversi, cosa dire e, soprattutto, quando sorridere.


     
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Mago adulto
    Posts
    170

    Status
    spymode
    «Te lo farò sapere al più presto. » Percisamente non appena sarebbe evasa dal carcere. Avevano molto di cui parlare e c'erano dei dettagli da definire circa il contratto che stava per proporle. Ellen non aveva alcun dubbio sul fatto che avrebbe accettato non solo la sua proposta, ma anche gran parte delle sue condizioni. Era ovvio che chiunque si sarebbe comportato allo stesso modo. Chi mai vorrebbe marcire in prigione? E poi, per due persone come loro, assetate di vendetta, la reclusione era una tortura insopportabile. Chloe fremeva per farla pagare a chi l'aveva tradita, e Ellen non poteva che comprenderla appieno. Anche lei desiderava annientare i suoi nemici, proprio come aveva già fatto con sua madre e suo figlio. Sebbene le loro storie fossero diverse, il fuoco della vendetta bruciava con la stessa intensità in entrambe. «A tempo debito lo faranno.»Sorrise sorniona. Pregustava già l'attimo in cui Daphne, con gli occhi carichi di disperazione, avrebbe ammesso di essere come lei. E se il ragazzo di cui si era innamorata era come la donna che aveva davanti, beh, era un' ulteriore prova a sostegno della sua tesi. Perché sua figlia era naturalmente attratta dalle tenebre. Non conosceva personalmente il figlio di Chloe, ma dai frammenti di ricordi di Daphne e dalle voci che circolavano, si delineava la figura di un ragazzo enigmatico, avvolto da un'aura di oscurità. D' altronde, sua madre era una Mangiamorte, e come dice il proverbio, la mela non cade mai troppo lontana dall'albero. Certo, era plausibile che l'erede dei Moore non avesse subito le stesse atrocità di Daphne, né fosse stato testimone di efferati omicidi per mano della madre. Di conseguenza, non covava dentro di sé lo stesso odio di sua figlia, sentimento necessario per cedere al male. C'era d'aspettarselo; d'altronde, Ellen era sempre stata più incline a gesti estremi rispetto a Chloe. E poi, quelle morti erano state necessarie, non certo frutto di un capriccio. «Onesto, dici? Intressante. Mia figlia è il contrario, non mi racconta mai niente.» Finse rammatico. In realtà non le importava minimamente se Daphne continuava a tergiversare. Avrebbe comunque scoperto tutto leggendole la mente. L'unica vera complicazione sarebbe stata se sua figlia avesse ereditato il potere di Ginevra. Quello era un mistero che ancora doveva svelare, non solo perché Christopher non si era lasciato sfuggire una parola a riguardo, ma anche perché nella mente di Daphne non aveva trovato alcun accenno alle lezioni private con il vicepreside. Era come se la sua mente inconsciamente si barricasse contro le sue intrusioni. Se già partiva così, era quasi certo che sarebbe diventata una mentalista di alto livello come lei. Non c'era da stupirsi, dopotutto le donne dei Blackwood possedevano un talento mentale fuori dal comune, sebbene spesso ottenuto a caro prezzo a causa della maledizione che da generazioni gravava su di loro: sacrificare i secondogeniti per preservare il talento magico della famiglia. Se ciò non accadeva, era semplicemente perché questi ultimi non erano mai nati. Non che questo fosse un probiema; del resto, Ellen aveva ucciso tante persone nel corso della sua vita per accrescere il suo potere.
    «Di certo converrai con me che questo non sia il luogo più adatto per avere dei chiarimenti. Per quello c'è il té. » Rispose con un sorriso enigmatico, imitando quello di Chloe. Cosa si aspettava, che le raccontasse ogni dettaglio in quei pochi minuti a disposizione? L'impazienza, in simili circostanze, era nemica del buon senso. E poi, prima di svelare il suo piano, Ellen doveva essere certa della lealtà di Chloe. Non se ne faceva niente della sua gratitudine o delle sue promesse vane. Per questo aveva preparato un documento speciale da farle firmare. Come previsto, accettò. Ellen si voltò poi verso l'Auror corrotto, un uomo dal volto cinico e dagli occhi spenti, ormai completamente asservito al suo volere. Con un semplice cenno del capo, gli trasmise le istruzioni. L'Auror annuì con obbedienza, comprendendo perfettamente il compito che gli era stato affidato. «Ti verrà dato poco prima di tornare in cella e, dopo averlo firmato, avrai una bacchetta.» Le spiegò brevemente quello che sarebbe successo da lì a poco. Per il resto doveva cavarsela da sola, non che questo fosse un problema: con il talento che aveva, una volta evasa difficilmente l'avrebbero ritrovata. «Tra poche ore» concluse Ellen, fissando Chloe con i suoi occhi glaciali «ci rivedremo. E a quel punto, tutto avrà inizio.» In un silenzio carico di tensione, le due donne si guardarono negli occhi, siglando un patto silenzioso di lealtà e determinazione. Non aggiunse altro, si erano giò dette tutto. E poi il tempo che avevano a disposizione era finito. A quel punto, Ellen si alzò elegantemente dalla sedia su cui era seduta e, con passo deciso, si diresse verso l'uscita. Dopo aver raccolto con cura i suoi pochi effetti personali, rivolse un sorriso dolce alla vecchia guardia che l'aveva accolta ad Azkaban. In fondo, era una delle poche persone che avrebbe visto prima di morire, essere educati era il minimo, no?



    Edited by Ellen. - 7/5/2024, 00:00
     
    .
  10.  
    .
    Avatar


    ★★★

    Group
    Corvonero
    Posts
    215

    Status
    spymode

    Chloe Laincourt


    «Oh, non è con le parole che è onesto» Chloe rise di quella caratteristica che possedeva il figlio, quello strano sistema per cui spesso e sue parole e le sue espressioni non coincidevano: Hunter poteva mostrare un volto assolutamente inespressivo indipendentemente da quale fosse l'argomento trattato. Questo accadeva perchè difficilmente qualcosa poteva attirare la sua attenzione ad un punto tale da farlo scomporre. Era un evento raro, certo, ma non impossibile. Quando infatti qualcosa, qualsiasi cosa, era finalmente in grado di destare la sua curiosità, i suoi occhi verdi si illuminavano della luce della passione. Quel ragazzo, che persona terribilmente interessante che era. Chloe avrebbe adorato vederlo in difficoltà, fare fatica per nascondere l'interesse che evidentemente provava per la sua amica di vecchia data. L'idea che presto avrebbe potuto farlo, le dava una motivazione in più per uscire da quella sudicia prigione e tornare al luogo a cui davvero apparteneva.
    «Sono sicura che questo tè saprà essere...soddisfacente» quello era il minimo per tutta l'attesa che Ellen stava creando intorno al motivo della sua visita. L'altro motivo, la ragione per cui davvero lei - o forse qualcun altro - la volevano fuori da lì. La strega avrebbe dovuto pazientare ancora un po'; se tutto ciò fosse avvenuto prima, forse Chloe sarebbe stata in grado di sopportare meglio quell'alone di mistero che Ellen le stava imponendo. Ma Azkaban l'aveva resa irrequieta, vogliosa di libertà come una mosca intrappolata dentro ad un barattolo. Quella posizione svantaggiosa però, sarebbe durata ancora poco. Alla mora dunque non restava altro da fare se non raddrizzare la schiena e mostrarsi tutta d'un pezzo. Perchè mai a nessuno avrebbe permesso di veder sgretolare la sua interezza. Non lo aveva fatto quando era stata arrestata, ormai dieci anni prima. Non lo aveva fatto quando aveva scoperto della morte di suo marito. Non avrebbe di certo iniziato adesso. La donna dunque ascoltava le parole dell'altra tamburellando ritmatamente le dita della destra sul dorso della sinistra, raccoglieva informazioni e nel mentre le componeva e scomponeva solo per capire in quale ordine avrebbero funzionato meglio. Era difficile per chiunque capire il modo in cui Chloe rifletteva sul da farsi e la maggior parte delle volte, infatti, si limitava a riferire le sue conclusioni che poi qualcuno avrebbe dovuto seguire alla lettera. E funzionava, aveva sempre funzionato, fino all'incidente con Christopher. Uscita da lì si sarebbe tolta anche quel sassolino dalla scarpa, aveva solo bisogno di firmare quel pezzo di carta e ottenere la bacchetta che "l'amica" le aveva promesso «a presto» fu la risposta che diede, le uniche parole necessarie per concludere quella particolare trattativa. Allora Ellen si alzò, il tempo a loro disposizione era terminato, avrebbero continuato la loro conversazione altrove. Chloe ne copiò i movimenti dandole infine le spalle e tornando a dirigersi, nonostante si mostrava calma come suo solito, dentro di lei cresceva l'impazienza di ricevere quello che le era stato promesso. Tutto sembrava seguire la regolare prassi: le catene magiche che tenevano fermi i polsi della strega, strisciavano contro il pavimento umido della sala delle visite e poi un pesante tonfo, comunicò che la porta alle sue spalle si era richiusa. Affiancata dall'auror dagli occhi vacui, Chloe continuò a procedere lungo il corridoi dritto e freddo fino a quando, a pochi passi dalla sua cella, l'uomo non si voltò in sua direzione consegnandole con fare meccanico un foglio piegato a metà e una penna. La donna scorse velocemente con gli occhi le frasi riportate su carta giusto per constatare che non vi era nulla di troppo diverso da quanto lei ed Ellen si erano precedentemente dette. Non c'era altro tempo da perdere, quindi prese la penna e con un movimento rapido impresse sul foglio le sue iniziali. L'inchiostro sembrò vibrare impercettibilmente, penetrare a fondo nella carta e diventare un tutt'uno con essa. Chloe sorrise, quella era l'ennesimo sistema di sicurezza che Ellen doveva aver imposto sul contratto. Per adesso andava bene, andava bene qualsiasi cosa la bionda avesse deciso per lei «la bacchetta» ricordò all'uomo che eseguì l'ordine subito dopo consegnandole quello che aveva chiesto. Toccare quel legno le fece riguadagnare all'istante un senso di libertà e potenza che Chloe non sentiva da tempo. Il suo sorriso da Monnalisa si allargò, se qualcuno l'avesse visto avrebbe potuto definirlo quasi inquietante perchè in quell'apparentemente semplice gesto, vi era tutta la vera natura della donna. Un colpo bastò per liberarle le mani, una parola bastò per liberarsi dell'uomo «grazie per aver svolto il tuo compito, adesso non resta più niente da fare» la punta della bacchetta dal legno scuro, scorreva sul volto impassibile dell'auror come una carezza «puoi anche concludere la tua vita» Chloe si specchiò negli occhi spenti dell'uomo che, dopo aver annuito, ripercorse il corridoio al contrario diretto chissà dove, sicuramente in un luogo da cui non avrebbe più fatto ritorno. La strega si toccò i polsi, quella leggerezza sulle sue mani le faceva strano ma si addiceva perfettamente alla sua persona. Riprese a camminare, imboccò un corridoio sul lato mentre, gradualmente, il suo aspetto mutava assumendo quello dell'auror a cui aveva appena detto addio. Sarebbe stato utile ancora una volta, un vero peccato che non potesse saperlo «ho riportato il fantasma alla sua cella» aveva sentito gli appellativi che le aveva dato, le guardie erano spesso annoiate e trovavano i mdi più stupidi per passare il loro tempo «bene. Mi mette i brividi quella» «me ne torno a casa, ho finito qui» dando le spalle al suo collega, Chloe trasfigurata in auror si diresse con sicurezza verso la porta che l'avrebbe condotta al piano inferiore, dove uscire sarebbe stato più semplice. L'idea era quella di lasciare dietro di sè il minor numero di cadaveri possibile, così da passeggiare indisturbata fino all'uscita. Ma a quanto pare, almeno un altro sacrificio era necessario «aspetta ma... non sei appena arrivato?» certo, quella doveva essere sfortuna. Non importa, qualche imprevisto è sempre permesso nei piani dell'ultimo momento «avada kedavra» era un piccolo sacrificio da fare. Avrebbe ripetuto quella formula tutte le volte che sarebbe stato necessario con nella mente solo la lista delle cose che avrebbe dovuto fare una volta uscita da lì. Chloe continuò a fare il suo percorso sorridendo, consapevole del fatto che presto avrebbe avuto quella vendetta che per anni aveva costruito solo nella sua mente.

    Conclusa!


     
    .
9 replies since 6/12/2023, 00:01   191 views
  Share  
.
Top
Top