Million reasons

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  1. -Nox-
     
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    Nathan Knox | III | Grifondoro


    S0YSL
    Un cruccio senza fine. Insidiose, le parole di Grace non facevano altro che corrodere quelle poche certezze che il Grifondoro possedeva, infondendo l'ombra del dubbio su ciò che, fino a quel momento aveva creduto. Nonostante le mille insicurezze che lo accompagnavano ogni giorno, aveva creduto alle parole della Scamander quando si era detta interessata lui, al suo tocco deciso, alla passione che li aveva travolti ben più di una volta e, ora, la Johnson gli diceva di non farlo. Non avrebbe dovuto crederle, quasi quello fosse stato il modus operandi di una predatrice che aveva, come unico obiettivo, la conquista. Confuso e abbattuto, osservava la grifoncina parlare e smontare, pezzetto dopo pezzetto, ogni sua certezza. Era così facile prendersi gioco di lui? Davvero non vi era nulla di vero? Non ne capiva il senso né il tornaconto che la serpe avrebbe potuto ottenere, non essendo nemmeno un valido trofeo da sfoggiare. Si, forse l'amica aveva ragione e ciò che gli aveva detto Rain non erano altro che parole al vento per accrescere il suo ego crogiolandosi in una nuova conquista, accrescendo così la sicurezza in se stessa, ma se così non fosse stato? Se la sincerità che aveva percepito dai suoi gesti, così come dalle sue rivelazioni, fosse stata reale e vi avesse rinunciato solo per un pregiudizio, per difesa, per un tarlo che, infido, rosicchiava quei pilastri precari su cui aveva basato quello strano rapporto dalle tinte ancora incerte, avrebbe vissuto nel rimpianto di qualcosa che sarebbe potuto essere ma non aveva avuto il coraggio di affrontare. Capiva ciò che diceva la Johnson, ogni sua affermazione aveva un fondo di verità ed era certo che non gli avrebbe mai parlato così se non avesse creduto a ciò che stava dicendo, voleva aiutarlo, forse persino proteggerlo e le era immensamente grato per questo, ritrovandosi quasi a sorridere a quella ragazza ora tanto dura
    -Lo so, non è una persona con cui è facile avere a che fare- quelle uscite a lezione non erano piaciute nemmeno a lui ma, per quanto non le condividesse, per quanto avrebbe voluto che la stessa Rain riuscisse a frenarsi, e per quanto sapesse che presto o tardi avrebbero finito per litigare proprio per i modi che riservava al prossimo, lui sapeva cosa la verde-argento nascondesse al di sotto, cosa la spingesse a comportarsi in quel modo -Non credere che mi faccia piacere quando fa così- aveva capito che tutti, chi più e chi meno, erano condizionati da ciò che avevano vissuto e, nel caso di Rain, il passato che tornava a tormentarla di punto in bianco, interrompendo la sua quiete, non era una situazione facile da gestire. Glielo aveva rivelato, con una sincerità disarmante, già al loro primo incontro si era detta consapevole di quel modo di fare che indisponeva tutti gli altri, Grace inclusa, e di come lo facesse di proposito proprio per tenere tutti gli altri lontani. Quel modo di offendere, di fare male con quella sua lingua affilata, era lo stesso modo che feriva se stessa, che la avvolgeva nel comfort della sua solitudine. Era voluto, era studiato, la ragazza era convinta che quell'atteggiamento spigoloso avrebbe fatto meno male agli altri di quanto non avrebbe fatto la sua più piacevole vicinanza. Era triste, era sbagliato e, Nathan, sperava di riuscire a farle cambiare idea un giorno -So che sembra una frase fatta, ma non è quello che sembra- fissò gli occhi in quelli chiari della ragazza che gli stava di fronte, cercando di imprimere nello sguardo la serietà con cui la metteva a parte, seppur non in modo chiaro, di quello che sapeva sulla ragazza al centro della conversazione -C'è un motivo se fa così, e non voglio cercare di giustificarla, ma vorrei che almeno ti fidassi di me- non le avrebbe mai chiesto di farsela piacere a prescindere, né di andare a fondo per cercare di capire ciò che muoveva la Scamander nel fare la stronza, perché così voleva mostrarsi, avrebbe solo voluto che capisse perché per lui fosse importante provare a starle vicino. Al di la di quelli che erano i suoi sentimenti, ancora non chiari nemmeno a lui stesso, sapeva qual era il tormento interiore che muoveva la ragazza, e non aveva alcuna intenzione di lasciarla sola ad affrontarlo. Forse neppure se avesse scoperto che la grifoncina avesse ragione, se nulla di quello che stava vivendo era reale e che non fosse l'unico per lei. Non gli aveva mai mentito promettendogli qualcosa, né avevano mai parlato di un'esclusività del loro rapporto, sarebbe stato ingiusto da parte sua fargliene una colpa, per quanto questo lo avrebbe ferito in ogni caso. I sentimenti erano uno di quegli argomenti su cui non si sentiva ferrato, non sapeva come dimostrarli, non sapeva quando fosse il caso di parlarne, né era sempre bravo a leggerli, come aveva dimostrato non essendo stato in grado di realizzare quali fossero quelli di Victoria verso di lui, per quanto dubitava si potesse parlare di sentimenti nel vero senso della parola, non avendo poi avuto modo di conoscersi o di parlare più di quelle sporadiche occasioni che li avevano visti insieme -Normale! Certo- mosse le spalle creando delle piccole ondine -Sciolto- poi si bloccò, al di la di non poter fare enorme affidamento sulle sue doti di attore ci avrebbe comunque provato, tuttavia c'era comunque qualcosa che usciva dal suo controllo: la sua faccia. Il suo modo di arrossire senza che potesse farci nulla, l'imbarazzo dipinto sul suo volto e che Vic avrebbe sicuramente notato. Merlino. Era ora che cominciasse a fare meditazione per gestire quei suoi sbalzi. Oppure a fermarsi il cuore così che non pompasse sangue fin le sue gote -Ci proverò- si portò una mano alla nuca sorridendo, già a disagio, immaginando subito il peggio. Era tipico di lui, andare ad immaginare le situazioni peggiori, forse proprio per quello che era successo nella sua vita negli ultimi anni, un fatto che lo aveva lasciato perso e vuoto per più tempo di quanto chiunque meritasse. Solo, ecco come aveva vissuto e si era sentito da quel giorno. L'unico legame parentale che gli rimaneva era proprio la causa scatenante di tutti i suoi incubi peggiori e, ora, per le mani non aveva più nulla. Nulla che, almeno, gli desse la parvenza di avere una famiglia. Ogni volta che tornava a casa, lontano dalle chiassose zone del castello scozzese, veniva travolto da quel silenzio assordante che lo metteva davanti a quel suo isolamento forzato e non voluto. Forse era per quello che si era preso una cotta platonica per quegli aggeggi babbani così rumorosi, per avere una parvenza di vita dentro quelle quattro mura come se non fosse l'unico presente. Ma Grace aveva ragione, non era più solo, lei come altri erano diventati una presenza costante nelle sue giornate così come nella sua vita, e sperava solo che potesse continuare così per molto tempo se non per sempre -Certo che per me è lo stesso- rispose sincero preso in contropiede, rendendosi conto di essersi espresso piuttosto male nei confronti della grifoncina. Si avvicinò di nuovo, riprendendo posto al suo fianco -Magari non in senso “amoroso”, passami il termine- ridacchiò mimando le virgolette con le dita -Ma sei importante per me, Grace. Tu.. nemmeno lo immagini quanto tu abbia fatto per me- abbassò il capo riportandolo sul pavimento di pietra, ripensando a com'erano i suoi giorni prima di quegli incontri fortunati. Se da una parte Rain lo aveva aiutato a fargli battere di nuovo il cuore, Grace era quella lucina che lo aveva tirato fuori dal suo tunnel depressivo. Ai suoi occhi, seppur in modo differente, le due giovani donne erano egualmente importanti e non avrebbe rinunciato a nessuna delle due, nonostante loro, invece, si detestassero e lo mettessero in guardia verso l'altra. Simili anche in questo.
    “No... Però se ti ha baciato voglio sperare che qualcosa debba esserci” tutto giusto, questo voleva dire che visto che non si erano fermati ai baci, era una prova ulteriore? Questo alla Johnson non lo rivelò, tenendosi i suoi segreti sulla camera da letto che, anche per galanteria, sapeva non fosse carino rivelare -Lo spero anche io- sorrise di nuovo alla ragazza, speranzoso e contento di quello slancio ottimistico dell'amica. Cosa voleva? Non lo sapeva neppure lui. Facile dire che avrebbe voluto che fosse la sua ragazza, ma c'erano stati così tanti cambiamenti che non sapeva nemmeno se fosse un bene. Le cose si stavano sviluppando in modo naturale, senza fretta, senza vincoli, e metterla davanti ad una scelta del genere avrebbe potuto cambiare tutto ed incrinare quel rapporto che avevano ma, ancora una volta la biondina aveva ragione -Capito. Solo che fa un po' paura- ammise, mostrandosi per il codardo che era -Quindi..- con il capo leggermente abbassato puntò di nuovo gli occhi su di lei, quasi fosse un cucciolo bastonato -se andasse male posso comunque venire a piagnucolare da te?- ridacchiò colpevole, stemperando quel clima che era andato a crearsi, ma la domanda implicita era un'altra, voleva solo sapere se lei, in caso, ci sarebbe stata come diceva.
    S0YSN
    “Da quanto te lo stavi portando dentro?” era bello avere qualcuno con cui poter parlarne, finalmente, nonostante i pensieri dell'amica sulla ragazza che, in un certo senso, si era scelto, tenere quella situazione nascosta non gli avrebbe fatto bene -Parecchio in effetti. È stata la prima persona che ho incontrato quando sono arrivato e credo che mi sia piaciuta subito. Ha dei modi.. singolari- sorrise guardando dritto davanti a sé, ricordando come gli fosse piombata tra capo e collo, cadendo di faccia sull'erba umida all'alba. Un'entrata in scena degna di lei -Ma la svolta direi che è arrivata questa estate, mentre tu eri in giro a spassartela con Halley- quello strano incontro avvenuto a due passi da casa, che aveva alzato l'asticella e portato quel rapporto su altri binari, ben più intensi, ben più fisici. Non aveva mai avuto paura della possibile reazione di Grace, anche perché era prevedibile quale sarebbe stata, ed era consapevole che prima o poi sarebbe successo, soprattutto perché non voleva avere segreti con quella che era, a tutti gli effetti, la sua migliore amica -É difficile parlare di qualcosa che non sai come definire. Credo stessi solo cercando tempo per chiarirmi le idee, ma tu hai ragione come quasi sempre, è ora che lo faccia- si portò le ginocchia al petto osservandola serio -Non mi piace avere segreti con te, ma ne ho- un'ammissione non da poco che non sapeva come la ragazza avrebbe preso -Ci sono cose su di me, sulla mia famiglia, che non ti ho raccontato, e vorrei farlo!- si affrettò ad aggiungere mettendo le mani avanti -Solo non.. non oggi- la guardò speranzoso, ancora una volta, sperando capisse che non era un argomento facile. Un tasto ancora dolente, una ferita aperta e mai rimarginata di cui non era facile parlare -Per oggi si è parlato abbastanza di me! Parliamo un po' di te, piuttosto!- uno sguardo furbo e un sorrisetto divertito furono un invito a parlare del suo bello e misterioso. Mike, un'incognita su cui non aveva mai potuto farsi un'idea a causa di quel suo modo chiuso e riservato di rapportarsi a tutti. Annuì convinto corrucciando le sopracciglia, chiedendosi quali fossero i dubbi che crucciassero la ragazza riguardo quella che era, a tutti gli effetti, la sua relazione. Ascoltò in silenzio, arrossendo di nuovo al nome di Victoria e del modo furente in cui era stata vista dalla Grifondoro, sentendosi responsabile, ora, anche del fatto che Mike fosse stato piantato in asso dalla sua ragazza per calmare l'amica delusa a causa sua. Fantastico. Sarebbe potuto essere più idiota? Se avesse avuto più tatto, o se non fosse stato così stupido da non accorgersi di un suo minimo interesse nei suoi confronti, quella situazione non si sarebbe andata a creare, Grace non avrebbe mollato Mike per inseguire la Crain, e ora non avrebbe un ulteriore problema. Poco alla volta la testa andò ad incassarsi nelle spalle, trasformandolo in un uomo senza collo dall'espressione addolorata -Beh.. intanto scusami, non fosse stato per me Victoria non si sarebbe arrabbiata- si passò una mano tra i capelli, cercando di nascondere un minimo il suo volto arrossato -Io però non credo che Mike mantenga il silenzio per punirti, mi sembra proprio il suo modo di essere, non ci vedrei cattiveria o qualche intenzione dietro- che non fosse un gran chiacchierone era li, sotto gli occhi di tutti -A volte è difficile parlare di qualcosa- sorrise amaro, riferendosi a se stesso in prima persona e a quello che solo poco prima le aveva riferito -Io non lo conosco, ma sembra un tipo abituato a tenersi le cose dentro, non è facile cambiare il proprio modo di fare anche se davanti a qualcuno a cui si tiene- in questo, riusciva a capire il Serpeverde perfettamente -Non deve essere bello sapere che ti manca una parte per capire il quadro, dovresti essere paziente, magari fargli sapere che sai che c'è qualcosa che non ti dice e mostrarti disposta ad ascoltarlo quando se la sentirà- guardò il suo volto gentile, così in disaccordo con la sua indole fumantina e più di pancia nelle reazioni -Ma conoscendoti penso che lo vorresti prendere di petto e metterlo con le spalle al muro- rise, immaginandosi quello scricciolo con le mani sui fianchi, che imponeva al biondino di parlare con lei e renderla partecipe di quello che gli stava succedendo -Però potrebbe funzionare- si fece pensieroso, afferrandosi il mento ispido tra le dita -A volte serve una spinta per lasciarsi andare, vedere che dall'altra parte c'è interesse nel voler sapere- inclinò la testa verso la spalla, chiedendosi cosa passasse per la testa della giovane ragazza al suo fianco. Non era semplice, poteva immaginarlo. Doveva sentirsi esclusa e, magari, quel silenzio da parte del suo ragazzo avrebbe potuto farle credere di non essere abbastanza importante per lui da metterla a parte dei suoi tormenti interiori -Sei preoccupata per lui? Temi gli sia successo qualcosa?- seppure lui e Rain avevano un modo differente di comportarsi, per Nathan quei loro atteggiamenti erano dovuti a traumi che si portavano dietro e, se per la rossa era sicuro che fosse così, su Mike era solo una supposizione basata su sue sensazioni. Era evidente che ci tenesse alla Johnson, o nemmeno si sarebbe preso la briga di raggiungerla in infermeria per assicurarsi della sua salute, ma sapeva anche quanto fosse difficile essere consapevoli dei piccoli gesti quando li si viveva in prima persona -O temi che sia qualcosa che riguarda voi? Io credo che lui ci tenga a te, almeno da quello che ho potuto vedere- stirò le labbra in quello che doveva apparire come un sorriso rassicurante, osservandola con gli occhi ora resi ancora più cristallini dalla luce che filtrava dalla grande finestra -Magari teme solo di appesantirti con qualche suo problema che pensa di poter risolvere da solo-

     
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11 replies since 18/10/2023, 06:43   271 views
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