Million reasons

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  1. -Nox-
     
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    Nathan Knox | III | Grifondoro


    S6eot
    C'era una volta, in una terra lontana lontana, un castello incantato e pieno di misteri, protetto dagli occhi di chi non possedeva nel proprio sangue alcuna traccia di potenziale magico, e per un buon motivo: i suoi abitanti erano tutti esauriti. Nathan, in quei giorni, ne era l'esempio lampante. La scuola era iniziata ormai da più di un mese e le cose si erano fatte già da subito frenetiche, cominciando con le lezioni che, per lui che aveva tanto da recuperare, erano partite subito in quarta e finendo poi con Rain che, oramai, occupava gran parte dei suoi pensieri. Tutti i buoni propositi, sul concentrarsi sullo studio, non perdere troppo tempo, fare le cose con calma e non affezionarsi troppo velocemente erano saltati ad una velocità disarmante nel momento in cui aveva messo gli occhi su quell'uragano dai capelli rossi. Eppure cosa avrebbe dovuto fare? Ignorare e passare oltre? Si, se fosse stato furbo avrebbe mantenuto le distanze visto che, per qualche motivo, immaginava si sarebbe stancata presto di un tipo come lui, troppo tranquillo per una come lei e, in effetti, non sapeva nemmeno come definirlo il loro rapporto proprio perché di definito non vi era nulla. Non avevano mai messo un'etichetta e forse era meglio così, lasciando le cose in quel limbo indeterminato così che tutto potesse terminare in modo meno rumoroso quando poi sarebbe arrivato il giorno, nonostante già al falò di inizio anno aveva avuto un assaggio di come sarebbe stato si meno rumoroso ma certo non si sarebbe dispiaciuto meno. Si erano chiariti dopo quel pomeriggio, ma ricordava benissimo la stretta allo stomaco nell'averla vista tra le braccia di quel biondino che, in ogni caso, continuava a non stargli simpatico pur non avendo fatto nulla di male. Ormai era stato catalogato sotto “disturbatore”. Avevano continuato a vedersi e, in un certo qual modo, si era abituato alla sua presenza nelle sue giornate, il che era un problema quando poi si ricordava che aveva dei compiti da portare a termine tra gli allenamenti e lo studio. Halley, si poteva dire, era diventata davvero una tiranna che non accettava scuse per saltare gli allenamenti ma, per quanto tosta, era un tipo di lavoro che Nate apprezzava soprattutto perché aveva imparato ad amare anche quello sport quanto, e forse più, del Quodpot, ma quella era una cosa che non avrebbe mai potuto ammettere davanti all'altra rosso-oro che completava il trio di ragazze a cui si era legato di più. Mai avrebbe potuto confessare a Grace che farsi esplodere una pluffa tra le mani era, a ragion veduta, una follia, quello sarebbe rimasto un suo inconfessabile segreto. Tutto sembrava andare bene in un certo senso, l'America cominciava ad essere un ricordo lontano e, per quanto se lo fosse augurato, doveva ammettere di provare un certo senso di colpa. Aveva il diritto di stare bene? Da una parte, egoisticamente, avrebbe voluto rispondere di si, che non aveva fatto poi nulla di male e che meritasse un po' di serenità e di divertirsi come tutti gli altri, tuttavia aveva paura. Paura di perdere quello che aveva trovato, come la quiete prima della tempesta e, allo stesso tempo, temeva di dimenticare ogni cosa. Cominciava già a pensare meno a suo fratello, ormai affidato alle cure degli zii, e non sapeva se fosse giusto o meno, così come era preoccupato di dimenticare i volti dei suoi genitori che avevano già iniziato a sbiadire e, questo, era sicuro non fosse giusto. Scosse la testa bionda cercando di scacciare quei pensieri, finché fosse durata aveva tutta l'intenzione di bearsi di quella pace ritrovata, di non volere adombrarsi con quei pensieri che gli cambiavano l'umore e, soprattutto, non gli facevano prestare attenzione a quello che stava facendo. Per la quarta volta rilesse la stessa frase del libro che teneva tra le mani, dondolando le gambe seduto su quel cornicione su cui si trovava, credendo che chiudendosi in un'aula, isolato dalle distrazioni, sarebbe riuscito a studiare senza problemi, senza considerare che ciò che lo deconcentrava era solo nella sua testa. Aveva scelto la torre di Astronomia di proposito, così remota in un certo senso che avrebbe tenuto alla larga la fauna studentesca e che, era consapevole, aveva un appeal maggiore la notte, quando acquisiva quell'aura magica nonostante la magia fosse un po' all'ordine del giorno in quella scuola. Ci stava provando davvero a concentrarsi, ad isolarsi da tutti i suoni e le risate provenienti dalla tenuta del castello di tutti quegli studenti che dovevano essere stati più rapidi di lui a completare i loro studi ma, mentre leggeva la stessa frase per quella che doveva essere la settima volta, una voce inaspettata lo fece sobbalzare e, agitandosi, il libro gli scivolò di mano finendo dritto giù dalla torre
    -Io- un sorrisetto prese forma quando posò gli occhi sulla figura di Grace appena comparsa -Mi stavi cercando?- si voltò, sporgendosi ora oltre il cornicione per cercare di scorgere il suo libro -In realtà stavo cercando di studiare- dove diavolo era finito il libro? Strizzò gli occhi per cercare di cogliere i dettagli sul prato proprio al di sotto della torre ma, per quanto fossero in alto, del libro non sembrava esserci traccia -Ti prego, non dirmi che Halley sta organizzando un allenamento fuori programma- sconsolato tornò a guardare la ragazza sull'orlo delle lacrime o quasi -Non mi sento più le braccia, Grace!- per non parlare del suo sedere e di quanto cominciasse a trovare scomoda la scopa, ma quello non glielo avrebbe detto, era giusto lasciare un po' di mistero anche tra amici. Poi l'atmosfera cambiò, Nathan corrucciò le sopracciglia osservando attento le espressioni della compagna che sembrava non essere a suo agio in quel tipo di discorsi e, doveva ammettere, fece parecchia fatica a seguirla e a capire di cosa stesse parlando
    “Ho notato una certa tensione nell’aria” com'era possibile? Era certo che Grace se ne fosse andata in cerca del suo bello, non credeva avesse continuato a prestare attenzione a quello che capitava li, nel gruppetto con cui era rimasto. Quella ragazza era sorprendente, aveva un occhio attento e sembrava sempre preoccuparsi per tutti. Dopo un primo attimo di smarrimento, accennò un sorriso colpevole. Si, doveva ammetterlo, quel giorno si era stupito lui stesso della sua reazione, si era innervosito e non era stato affatto bravo a nasconderlo, risultando anche piuttosto scostante con quel biondino di cui faceva finta non ricordare il nome
    -Lo hai notato, eh?- abbassò lo sguardo colpevole osservandosi le mani ormai vuote -Non so nemmeno io cosa dirti, non mi capita mai di agitarmi, soprattutto per questo tipo di cose- tornò ad osservare il parco sotto di loro. Per un momento aveva creduto di aver preso un abbaglio con Rain e, dubitando di lei, aveva già cominciato a dubitare di tutti gli altri come una reazione a catena -Però alla fine ero io che avevo frainteso tutto, mi ha anche baciato davanti a tutti, vorrà dire qualcosa- sorrise prima di rabbuiarsi subito dopo -Cioè almeno credo- lo stava facendo di nuovo, dubitare, forse proprio per il fatto di essere questa cosa indefinita -Però ci siamo chiariti in questi giorni, contenta?- sorrise ancora tornando a volgersi verso di lei. Era carina a darsi pensiero nonostante Rain non fosse di certo tra le sue conoscenze preferite, sapeva che tra le due non corresse proprio buon sangue -A te invece com'è andata? Ti ho persa di vista ad un certo punto- troppo nervoso e troppo preso da quella rossa che lo avrebbe mandato al manicomio. Perché stava parlando di lei, vero?

     
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11 replies since 18/10/2023, 06:43   271 views
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