Cursed05/11/2022 | Rhysand & Bento

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    Rhysand Harkness
    There is nothing unforgivable about such a masterpiece.
    I passi di Rhysand lo stavano conducendo in un viaggio senza meta. I pensieri erano impigliati nel tessuto di un oblio troppo denso per lasciarli andare, intrappolati come insetti nell'ambra.
    Ciò che era accaduto ad Halloween, durante il suo quindicesimo compleanno, non aveva più smesso di tormentarlo. Erano passati quanto? Meno di cinque giorni... la psicologa della scuola era stata trovata morta, ma di questo Rhysand non si era particolarmente interessato.
    A dirla tutta, in quei giorni era stato difficile tenere alto persino il suo rendimento. La mente si sconnetteva, derubata alla realtà in anticipo rispetto a quelle sessioni di dissociazione alle quali si dedicava ogni notte, prima di andare a dormire.
    Era stato maledetto.
    Aveva assaporato qualcosa di intenso, quella notte, senza averlo toccato o assorbito veramente... e ora galleggiava in quell'etere corrotto, privato della capacità di soddisfarsi della vita che stava conducendo. Era spaventato da ciò che aveva provato, terrorizzato dalla felicità selvaggia che lo aveva posseduto nell'infliggere dolore.
    Rhysand stava passeggiando per Hogsmeade, ma i suoi occhi erano quelli di un sonnambulo: spalancati, quasi vitrei, le pupille nere come carbone in netto contrasto con il grigio metallico dell'iride, risaltate dall'eyeliner che gli bistrava il filo delle palpebre.
    Indossava un lungo cappotto blu notte, sopra ad un gilet azzurro chiaro dallo scollo a V dal quale spuntava una camicia inamidata bianca, il rigido colletto serrato da un papillon. I volant della camicia sbocciavano dagli orli del cappotto, bianchi come corolle di rose.
    La frescura autunnale aveva già cominciato a diventare mordace, pronta a sfumare nella morsa impietosa dell'inverno scozzese. Rhysand era sordo persino al vento che gli scostava le ciocche albine e dove stesse andando o perché non aveva alcun significato, non c'era posto in cui volesse materialmente andare, se non per tornare nell'allucinazione collettiva vissuta ad Halloween nella Sala Grande.
    « Sai che cosa desideri fare...» quel sussurro malizioso, quel suono vibrante che gli aveva riempito le orecchie, simili a fusa feline. « Lasciati andare... »
    All'improvviso, la sua spalla sbatté contro qualcosa di solido. Rhysand scosse il capo e i suoi occhi furono svegli. Qualcosa gli bruciava lungo la guancia, una linea umida che da calda divenne tiepida man a mano che, dall'angolo dell'occhio, se la sentiva colare sulla linea rigida del mento. Davanti a lui si trovava un ragazzo dai capelli ricci e scuri, la carnagione ambrata, decisamente poco scozzese, aiutò Rhysand a collocare quel volto così atipico nel mosaico della memoria. Era uno studente di Hogwarts. Era da quell'estate, dall'incontro con Roy nei pressi di Camdem, che Rhysand cercava di impegnarsi per tenere a mente i volti delle persone che incrociava a scuola.
    « C-chiedo scusa, spero di non aver danneggiato nulla » disse, togliendosi distrattamente la lacrima dalla guancia.
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    Bento.

    Edited by Vøid - 8/7/2023, 16:21
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    Un leggero venticello soffia fra le foglie autunnali sbiadite degli alberi, accompagnato dal rumore dei bambini che chiacchierano. Uno di loro lancia un grido, guardando il ginocchio insanguinato dell'amichetto seduto di fronte. Il sangue scende lungo la gamba del bambino che morde il labbro, ma non piange. Il mormorio che lo circonda appartiene ai suoi compagni di gioco preoccupati, che hanno formato un cerchio intorno a lui.
    Bento vorrebbe tanto non sentirsi oppresso da quel cerchio che chiude ogni via di fuga, ma è così. O meglio era, la sera di Halloween, solo pochi giorni prima. Si stava divertendo e di punto in bianco si è sentito affondare. Delle voci hanno riempito la sua mente, voci sconosciute e voci familiari, le prime dicevano di far zittire le seconde, quelle della sua famiglia. Giravano intorno a lui come avvoltoi, volevano spezzarlo e lavare via il suo animo buono. Sei una nullità!
    Colpiscilo. Hai paura della tua stessa ombra! Risucchialo nella tua ombra, levagli il respiro. Mi dispiace! Mi dispiace! È solo una incapace, non merita di respirare la tua stessa aria.
    Il suo passato non è roseo, la vita è migliorata solo negli ultimi tre anni, quando si è staccato da un ambiente malato, da un padre che non faceva che mortificare sua madre, i suoi fratelli e sorelle e lui stesso. È sempre stato una nullità agli occhi del padre, non ha mai reagito, ma se in quel momento ci fosse stato, sarebbe finita malissimo. Tutta la rabbia che provava nei suoi confronti e che non è mai riuscito a esprimere, il sangue che ribolliva a ogni mala parola, a ogni sberla sembravano prendere il controllo di lui e trascinarlo nel nulla. Non vuole più provare quella brutta sensazione di... male. Desidera affrontare il padre, questo sì, ma quando arriverà il momento, quando sarà pronto lo farà nel bene.
    Dovrebbe essere una rilassante gita a Hogsmeade, invece va a zonzo con quei pensieri in testa. Ha perso per strada il suo gruppo da un bel po', ma non rimarrà da solo a lungo. Un colpo alla spalla che gli fa posare la mano sopra, con una piccola smorfia. Un viso pallido conosciuto.
    Tranquillo, nessun problema abbassa la mano e sorride dolcemente, per poi cercare lo sguardo dell'altro quando nota una lacrima cancellata. Ehi, tutto bene? domanda con tono gentile.


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    Edited by Bento. - 12/7/2023, 00:38
     
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    Rhysand Harkness
    There is nothing unforgivable about such a masterpiece.
    Il mondo di Rhysand era stato del tutto alterato, scomposto dalla mano impietosa degli avvenimenti. Una secchiata d'acqua si era riversata sul dipinto ancora fresco di acrilici della sua vita, scatenando una mistura caotica di colori senza una vera definizione: una tonalità partiva in un modo e finiva in un altro e il dipinto era ora un insieme di sfumature bizzarre e mai collocate.
    Un colore che viene dallo spazio.
    In un'altra circostanza, Rhysand si sarebbe limitato a scusarsi della sua goffaggine e se ne sarebbe andato, non prima di essersi assicurato di poter rimediare a qualsiasi danno di tasca o mano propria. Ma in quel momento, scrutando negli occhi scuri del ragazzo
    (tassorosso vero? no era di grifondoro come si chiama come si chiama lo conosci Rhysand forza sforzati)
    davanti a lui non riuscì ad essere il se stesso di un mese prima.
    « Io... non lo so » rispose senza pensarci. Per una volta, sul suo viso non vi erano maschere trattenute a forza, nessuna espressione di criptica cortesia o di deliziosa ilarità. Il volto che Rhysand si sentiva obbligato di manifestare ogni giorno era crepato, i frammenti minacciavano di crollare e lui stava impazzendo nel tentativo di tenerli assieme sulla propria faccia. Sangue nero colava da quella ragnatela di crepe, sporcandogli le mani.
    Questo era ciò che cercava di tenere fermo ogni giorno, questo era il motivo per cui ogni notte, prima di andare a dormire, si prendeva del tempo per se stesso, immaginando, fantasticando, dissociandosi da quella realtà che, alla luce del sole, stonava con tutto ciò che Rhysand credeva di volere.
    « Scusami, so che non è il massimo, ma davvero non rammento il tuo nome. Benché ricordi di aver già incrociato il tuo sguardo nei corridoi » disse Rhysand, la voce che cercava di rimanere compatta.
    Si chiese se anche lui fosse nella stessa barca, se anche la sua vita fosse stata sconvolta dagli avvenimenti di Halloween. Dubitava fortemente che qualcuno fosse rimasto indifferente a quell'allucinazione, ma le persone attorno a Rhysand avevano già cominciato ad andare avanti, mentre lui era ancora in ginocchio non a cercare di raccogliere i pezzi della sua vecchia vita, ma nel tentativo di tenerli tutti assieme, compatti, in ordine.
    « Io sono Rhysand Harkness, Corvonero. Quinto anno » si presentò, tendendo la mano al ragazzo.
    Perché?
    Perché non se n'era andato e basta? C'era davvero bisogno di protrarre oltre la conversazione? O Rhysand aveva visto un frammento di gentilezza e vi si era aggrappato, senza nemmeno rendersi conto di ciò che lo stava portando ad assumere un comportamento così atipico per quelle che erano le sue abitudini.
    E comunque, è molto carino...
    Quel pensiero attraversò la mente di Rhysand come un lampo di elettricità su un filo dell'alta tensione. Lo scacciò subito. Non era certo cortese approcciarsi a qualcuno con quelle sciocche e frivole motivazioni.
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    Non lo so. Una risposta che trova Bento piuttosto d'accordo. Non sa cosa pensare dall'episodio sgradevole di Halloween. Sa di non essere quel genere di persona, questo sì, o almeno fa e ha sempre fatto di tutto per non esserlo: la sua più grande paura è quella di scoprirsi debole come la madre e violento come il padre, soprattutto quest'ultimo punto che l'allucinazione ha voluto insinuargli nella mente. Non vuole fare del male; il fatto che sia stato sempre maltrattato non deve essere una scusa per fare altrettanto, per abbassarsi allo stesso livello di certa gente. Non trova alcun senso nella violenza, la violenza porta solo ad altra violenza e non si finisce mai. Per quanto difficile, è meglio dimenticare. Come pare aver fatto il ragazzo che ha dinanzi, anche se non riguardo alla maledizione, ma al suo nome. La cosa lo fa sorridere.
    Non preoccuparti, cerco di non farmi notare. Anche se da quando sono a Hogwarts ho già avuto la mia dose di problemi. Sono Lazar Carvalho, Tassorosso, terzo anno; ma puoi chiamarmi Bento si presenta di rimando, stringendo la mano dell'altro.
    Non è poi tanto strano che Rhysand non si ricordi il suo nome, li separano due anni, di certo l'altro non ha motivo di curarsi dei più piccoli, chi siano e cosa fanno, come d'altra parte è per Bento. Sebbene si ricordi del Corvonero, perché non passa inosservato: qualche volta si è soffermato a osservarlo discretamente da lontano, così elegante e sicuro di sé, queste sono le sensazioni che gli dà. Lo incuriosisce.
    Gita scolastica, eh? riprende il discorso, spostando i pensieri su altro, mentre mette le mani in tasca e si stringe nelle spalle, apparendo come un bambino. Per me è la prima volta, devo dire che è un posto bizzarro, ma interessante. Sono sicuro che ci sia molto da esplorare.
    Da buon Nato Babbano che ancora non si è del tutto abituato al mondo magico, trovarsi nel villaggio più magico della Scozia è assolutamente eccitante.


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    Rhysand Harkness
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    Bento.
    L'espressione di Rhysand sembrò mutare per un attimo, come colta da un lampo di sorpresa. Non era un grande esperto di lingue straniere, anche se aveva deciso di dedicarcisi durante qualche vacanza- masticava un po' di italiano, andava bene in francese, ma ancora non era molto ferrato con lo spagnolo- a causa degli eventi ai quali di solito lo portava suo nonno, ma era piuttosto convinto che fosse un soprannome dal buon auspicio.
    I nomi erano cosa assai importanti, nel mondo magico. Ma anche in quello Babbano, a dire il vero. Erano i nomi a tracciare i confini tra le cose, a racchiuderle nella loro essenza, a dare significato e senso al mondo. Il folklore delle fate voleva che il popolo dei Fae nascondessero il loro vero nome, perché chiunque ne fosse venuto a conoscenza avrebbe avuto potere assoluto sulla Fata scoperta grazie al suo vero nominativo. Le fate, purtroppo per i Babbani, non erano altro che creature usate come addobbi, senza particolari poteri magici.
    Niente corte Seelie o Unseelie, niente Ducato d'Inverno o d'Estate, niente Oberon e Titania. Tuttavia, il senso di quella leggenda era molto potente.
    I nomi erano potere. Un incantesimo pronunciato era spesso più potente di quelli non verbali.
    Il fatto che Lazar si fosse presentato con il suo soprannome conferiva potere a questo suo aspetto, un buon auspicio, una tutela sulla sua vita, probabilmente?
    « Bento... » gli fece eco Rhysand, guardandolo dritto negli occhi con un ampio sorriso. « Affascinante. E posso immaginare, davvero...»
    Aggiunse, riferendosi alla dose di problemi che il ragazzo poteva aver avuto dal suo arrivo ad Hogwarts.
    Bento si mise le mani nelle tasche e si strinse nelle spalle. Rhysand incrociò le mani dietro la schiena, raddrizzandola in una postura elegante, quasi aristocratica. Lanciò un'occhiata alla strada di Hogsmeade dove si erano fermati: sentiva gli scoppi dei fuochi di Zonko e il profumo dei croccanti alle mandorle di Mielandia, trasportato dall'immenso via vai dei Maghi e le Streghe che facevano compere.
    « Puoi dirlo forte, anzi » disse Rhysand, sorridendo a Bento in quel modo sottile che gli era tipico. « C'è un posto molto interessante che uso visitare, quando vengo qui. Di solito vengo per acquistare qualcosa da Scrivenshaft, oppure per comprare dei dolci da Mielandia, ma quando ho bisogno di cambiare aria, c'è un posto persino più oculato della Stamberga Strillante- che, se posso dire, è leggermente sopravvalutata. »
    Rhysand amava quel negozio abbandonato. Aveva trovato il modo di sgattaiolarci dentro, senza nemmeno bisogno di ricorrere ad un Disilludo. Allora se ne andava nel retrobottega e si sedeva nello spiazzo vuoto e polveroso, illuminato fiocamente dalle grigie lamine di luce che filtravano dalla finestra striata di travi. « Lo uso spesso per riflettere. Forse è proprio lì che stavo andando... »
    Sì, non riuscì a farsi sfuggire quel forse. Se lo stava effettivamente chiedendo. Poi si riscosse.
    « Chi può saperlo? Ad ogni modo, ti andrebbe un tour? »
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    Edited by Vøid - 13/7/2023, 18:12
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