Bento.
L'espressione di Rhysand sembrò mutare per un attimo, come colta da un lampo di sorpresa. Non era un grande esperto di lingue straniere, anche se aveva deciso di dedicarcisi durante qualche vacanza- masticava un po' di italiano, andava bene in francese, ma ancora non era molto ferrato con lo spagnolo- a causa degli eventi ai quali di solito lo portava suo nonno, ma era piuttosto convinto che fosse un soprannome dal buon auspicio.
I nomi erano cosa assai importanti, nel mondo magico. Ma anche in quello Babbano, a dire il vero. Erano i nomi a tracciare i confini tra le cose, a racchiuderle nella loro essenza, a dare significato e senso al mondo. Il folklore delle fate voleva che il popolo dei Fae nascondessero il loro vero nome, perché chiunque ne fosse venuto a conoscenza avrebbe avuto potere assoluto sulla Fata scoperta grazie al suo vero nominativo. Le fate, purtroppo per i Babbani, non erano altro che creature usate come addobbi, senza particolari poteri magici.
Niente corte Seelie o Unseelie, niente Ducato d'Inverno o d'Estate, niente Oberon e Titania. Tuttavia, il senso di quella leggenda era molto potente.
I nomi erano potere. Un incantesimo pronunciato era spesso più potente di quelli non verbali.
Il fatto che Lazar si fosse presentato con il suo soprannome conferiva potere a questo suo aspetto, un buon auspicio, una tutela sulla sua vita, probabilmente?
« Bento... » gli fece eco Rhysand, guardandolo dritto negli occhi con un ampio sorriso. « Affascinante. E posso immaginare, davvero...»
Aggiunse, riferendosi alla dose di problemi che il ragazzo poteva aver avuto dal suo arrivo ad Hogwarts.
Bento si mise le mani nelle tasche e si strinse nelle spalle. Rhysand incrociò le mani dietro la schiena, raddrizzandola in una postura elegante, quasi aristocratica. Lanciò un'occhiata alla strada di Hogsmeade dove si erano fermati: sentiva gli scoppi dei fuochi di Zonko e il profumo dei croccanti alle mandorle di Mielandia, trasportato dall'immenso via vai dei Maghi e le Streghe che facevano compere.
« Puoi dirlo forte, anzi » disse Rhysand, sorridendo a Bento in quel modo sottile che gli era tipico. « C'è un posto molto interessante che uso visitare, quando vengo qui. Di solito vengo per acquistare qualcosa da Scrivenshaft, oppure per comprare dei dolci da Mielandia, ma quando ho bisogno di cambiare aria, c'è un posto persino più oculato della Stamberga Strillante- che, se posso dire, è leggermente sopravvalutata. »
Rhysand amava quel negozio abbandonato. Aveva trovato il modo di sgattaiolarci dentro, senza nemmeno bisogno di ricorrere ad un Disilludo. Allora se ne andava nel retrobottega e si sedeva nello spiazzo vuoto e polveroso, illuminato fiocamente dalle grigie lamine di luce che filtravano dalla finestra striata di travi. « Lo uso spesso per riflettere. Forse è proprio lì che stavo andando... »
Sì, non riuscì a farsi sfuggire quel forse. Se lo stava effettivamente chiedendo. Poi si riscosse.
« Chi può saperlo? Ad ogni modo, ti andrebbe un tour? »