Lezione di Difesa Contro le Arti Oscure A.S. 2022/2023 - IIammessi studenti FINO AL 3° ANNO.

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  1. Phoebe Emily Smith
     
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    Phoebe Emily Smith

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    La lezione a cui prese parte Phoebe si prospettava davvero un avventura, per quanto spaventosa poteva essere. Quando il professore nominò il suo cognome per confermale la sua risposta e le disse che era stata coincisa, Phoebe fece spallucce. Quelle erano le nozioni che il fratello le aveva lasciato o meglio quelle erano le nozioni che lei ricordava. Subito dopo si voltò e vide il compagno di un anno scolastico in più di lei ricambiarle il sorriso, lei aggiunse una piccola faccia buffa ma simpatica mentre nella sua testa cercava di ricordarsi il nome. Il cognome lo aveva pronunciato il professore ma il nome di quel corvonero non gli veniva proprio in mente. Fu richiamata alla realtà dalla voce del professore e dalla sua spiegazione e ne rimase quasi rapita. Avrebbero davvero affrontato un molliccio? Quindi avrebbe preso la forma della sua paura più profonda. Nel mentre Phoebe afferrò la sua bacchetta ed iniziò a muoverla per ripetere il giusto movimento e di tanto in tanto, sottovoce ripeteva la formula corretta Riddi-kulus… Riddikulus! I suoi pensieri però non erano fermi a quella formula ma cercava di immaginare che forma avrebbe preso il molliccio. Lei non aveva paura di niente, suvvia, o forse di pochissime cose. Forse avrebbe preso la forma di suo fratello Matt quando si nascondeva e le faceva paura, oppure di suo fratello Chris quando le puntava la bacchetta. Quale altra paura poteva uscire da lei. Nel mentre il professore White aveva dato via all’esercizio facendo partire prima i ragazzi del terzo anno. Alcune loro reazioni, la grifondoro, non se le aspettava proprio, anzi rimase scossa da esse. In quel momento le venne in mente che poteva diventare la macchina dell’incidente, quella si che era stata una grande paura. Era stato terribile! Insomma nella sua testolina ruotavano come in un circuito per scope mille pensieri e paure ma nulla le avrebbe dato una risposta sicura se non lo stesso molliccio. La fila proseguiva e il suo turno si avvicinava. Per qualche strana ragione si sentiva leggermente preoccupata ma allo stesso tempo provava una scossa di adrenalina, le cose nuove e avventurose le piacevano la facevano sentire viva e pronta ad imparare. Il ragazzo che provò prima di lei era il suo compagno Harris. Quello che accadde però, lasciò la giovane grifondoro perplessa. Affrontare la propria paura più profonda non doveva essere una passeggiata e questo lo comprese poco prima del suo turno, proprio grazie al suo compagno e a quello che avvenne mentre si apprestava a fare l’esercizio.
    Toccava a lei, era il suo turno. Era pronta, più o meno. Non era convintissima rispetto a prima e per un attimo l’occhio ricadde sul professore per poi concentrarsi nuovamente sul baule. Quando il protagonista della lezione prese la sua scena, a Phoebe le si spezzò il fiato e i suoi occhi si sbarrarono. Il soggetto che gli si presentò davanti ai suoi occhi era una donna molto bella e molto ma davvero tanto simile a lei, se non fosse per l’età e una ciocca di capelli si direbbero due gocce d’acqua. La donna fece due passi in avanti e Phoebe rimase a fissarla ma la sua espressione era pietrificata. La bocca e la gola erano secche e sembrava non riuscisse a muovere nemmeno un muscolo. Il molliccio, cioè la donna parlò: "E’ colpa tua! Tutta colpa tua. mi hai rovinato la vita! Sei una cosa orribile!" Fu l’unica frase che disse in quel momento mentre continuava a giudicarla con disprezzo e disgusto e a puntarle un dito contro. La piccola non riusciva davvero a muovere un muscolo era pallida, l’unica cosa che reggeva ancora era la bacchetta che le tremava in mano. Mai e poi mai avrebbe pensato a una cosa simile e mai e poi mai aveva pensato che un giorno avrebbe rivisto sua madre davanti a lei. La sua mente adesso era confusa, aveva scordato che quello fosse un molliccio perchè non lo era. La figura si avvicinava alla ragazza con fare minaccioso come se volesse farle davvero del male. Phoebe in quel momento fece un passo indietro ricordandosi di avere un corpo che era intorpidito, alzò la bacchetta e provò a dire la formula «Riddik…Riddikulus…» Non voleva arrendersi. La sua vocina non era bassa ma non riusciva a pensare a nulla di così divertente. Aveva sempre voluto provare a rintracciare la sua mamma ma aveva una paura tremenda e quella sì era proprio manifestata li. Era la sua paura più grande e più nascosta ma mai avrebbe pensato di non riuscire ad affrontarla. La figura riprese a ripetere che era colpa di Phoebe e la piccola Grifondoro si sentì così afflitta che sentiva le gambe cedere ma allo stesso tempo iniziò a sentire della rabbia dentro di lei. Come poteva dire una cosa simile quella donna? Lei aveva abbandonato tutti. Rabbia, delusione e paura, si erano unite ma questo non serviva a sconfiggere il molliccio, non si stava distaccando dalla figura e ricordarsi che quello era proprio un essere non essere e non la sua vera mamma, che non sapeva nemmeno in quale parte del mondo fosse. Una cosa era certa si stava sentendo sopraffatta e stava diventando bianca sempre di più. Aveva sottovalutato la sua paura pensando di essere forte. Aveva bisogno di aiuto o da quel limbo non ne sarebbe uscita e forse non sarebbe rimasta in piedi per molto ancora.



    Phoebe Emily Smith, Grifondoro, II anno
    Ho interagito con Ryuu e osservato spaventata e sorpresa Michael.
    Fatto l’esercizio ma non è riuscita a sconfiggere il mostro della paura, anzi la piccola sta cercando di resistere a un quasi cedimento delle gambe.
    Aiutooo Professore!
     
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28 replies since 1/3/2023, 08:30   746 views
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