Nell’aula non volava una mosca, il silenzio regnava sovrano se non si fosse tenuto in considerazione il grattare delle piume sulle pergamene. Gli studenti erano divisi per classe scolastica, da un lato, la destra, tutti gli appartenenti al terzo anno mentre sulla sinistra la classe immediatamente inferiore. Nessuna possibilità che i ragazzi potessero mischiarsi tra loro né, per come erano divisi, che potessero confabulare sotto l’occhio attento del docente che vigilava su di loro.
«Tenga la testa sul compito miss Goldberg», sentenziò scadendo, quasi con noia, ogni parola donandole più enfasi del necessario. In realtà, Dylan, quasi ci sperava che la ragazza trasgredisse al suo ordine così da decurtare qualche punto, per puro divertimento, ai Corvonero. Chiaramente non aveva digerito l’esito infausto della partita di campionato di Quidditch che aveva visto le sue serpi soccombere così platealmente il confronto contro i bronzo-blu. La sua sfuriata nella sala comune era stato qualcosa che si avvicinava all’epocale e che ancora si chiacchierava tra i corridoi del castello lontano dalle sue orecchie ma non dalla ricezione del suo potere. Le altre case sogghignavano mentre i suoi erano consci che non sarebbero stati tollerati ulteriori passi falsi in vista della coppa delle case. Quella del Quidditch era oramai andata ma quella della competizione sportiva poteva equipararsi alla stregua di una battaglia, la vera guerra era ben altro, era quella che avrebbe decretato la casa vincitrice e della quale il castello avrebbe vestito i colori durante tutto il mese degli esami. Quella era la gloria alla quale Dylan ambiva per i Serpeverde per portare fieramente alto il nome di Salazar, eppure, quegli sciocchi bamboccioni dovevano rovinare ogni cosa con il loro temperamento. Prendevano richiami, perdevano punti, perdevano la testa in partita e fuori da essa tra i banchi di scuola.
Così deludenti.
«Cinque minuti alla fine.» La sua voce scandì il tempo rimanente con una certa noia nel timbro mentre di fondo, il rumore di alcune piume, gracchiava più freneticamente sulla pergamena per imprimere le ultime nozioni di quel compito in classe – a sorpresa, più o meno – nella speranza (in alcuni casi vana) di ottenere un buon voto che potesse sanare o innalzare la media di determinate case. Si tirò su dallo schienale della seggiola dalla quale annoiato vegliava che nessuno copiasse e, di tanto in tanto appuntava cose nella sua agenda d’altronde non gli serviva
realmente utilizzare la vista per coglierli sul fatto...
«Tempo scaduto, su le piume dai fogli.» Sentenziò prendendo in pugno la bacchetta.
«Ho detto: su le piume.» Un colpo di bacchetta e tutte le pergamene si sollevarono all’unisono levitando fino alla cattedra dove si impilarono in due ordinati plichi.
«Molto bene. Fuori i libri.» Ed eventuali quaderni, adesso sarebbero passati alla parte saliente della lezione affrontando un nuovo argomento per gli studenti del secondo anno mentre per quanto avrebbe riguardato il terzo avrebbero affrontato nuovamente il “nemico”. Dylan glielo aveva anticipato in precedenza che si sarebbero trovati nuovamente a fare i conti con quella creatura e presto detto aveva mantenuto la parola. I ragazzi del terzo anno l’avevano affrontato durante i primi mesi dell’anno ed erano inoltre stati messi in guardia che si sarebbe trattato d’argomento d’esame per cui, dopo mesi di tregua – per modo di dire – ecco di nuovo il baule nero levitare, a seguito di un nuovo colpo di bacchetta da parte del vicepreside, al centro dello spazio libero compreso tra la cattedra ed i banchi.
«Idee?» Chiese alzandosi dal suo trono per passeggiare, come faceva di consueto durante le sue lezioni, innanzi la classe.
«Qualcuno sa dirmi quale creatura è qui nascosta? Quali le capacità e le caratteristiche?» Domande di rito le sue mentre solenne osservava, soffermandosi con una certa aspettativa principalmente sui ragazzi della sua casa, i visi stremati dal compito a sorpresa degli studenti.