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.Twilight StarsDorothea L. LovecraftOhh delicate weapon Ohh war in heaven20 gennaio - 22:35
Insegnare nella scuola più prestigiosa di tutto il mondo magico portava parecchi vantaggi e Dorothea ne era ben consapevole: uno stipendio alto, la formazione delle giovani menti di Hogwarts, la protezione da parte del preside della scuola. Tale onore però comportava anche degli oneri, tra cui pattugliare la sera il castello in modo da assicurare agli studenti la giusta sicurezza. Dorothea trovava questo compito estremamente noioso, specialmente se era in coppia con qualche docente con cui non andava particolarmente d'accordo, ma doveva farlo anche perché il sapere i suoi studenti al sicuro le dava la forza di compiere queste mansioni difficoltose.
Li amava tutti, come dei figli.
«Stai vicino a me Ocelot. Evitiamo di perderci.» l'elegante felino dal pelo maculato zompettò vicino la sua padrona con fare circospetto. La sua presenza vicino a lei era importante poiché se era vero che da sola Dorothea sapeva difendersi, Ocelot restava comunque la sua guardia del corpo, colui che le trasmetteva sicurezza e la aiutava a capire chi era degno di fiducia oppure no.
«Se domani quell'idiota non mi porta a pranzo fuori, giuro che mi sente.» suo marito, mannaggia a lui, si augurava che il suo amato idiota non combinasse alcun tipo di disastro con i bambini, anche se la presenza di Coco la rassicurava. Dolce e comprensivo, Alec Grayson era il marito perfetto per Dorothea e non mancava mai di informarlo di narrargli che cosa facesse a scuola tra i insegnamenti e momenti con gli studenti. E parlando proprio di studenti, mentre sistemava il fiocco della sua camicia, ne noto uno o meglio una delle sue studentesse: Rose Mia White, la figlia del vice-preside. Dylan White non le piaceva particolarmente come persona, era un uomo affascinante ma pensava fosse troppo severo con gli studenti anche se in alcune circostante era stato giusto con loro. Suo zio Edward lo conosceva abbastanza, questo perché erano andati a scuola insieme nella stessa casa, solo che non aveva mai avuto modo di chiedergli qualcosa sul suo conto.
Rose invece non aveva niente dell'austerità del padre, anzi era una ragazza dolce e gentile, che mal si sposava alla figura del genitore ma piuttosto a quella di una giovane dal cuore generoso.
E non era un caso che fosse Tassorosso.
«Oh Rose, stellina. Noto che sei di pattuglia stasera.» sorridentem le si avvicina, accompagnata da Ocelot che decide di strusciarsi sulle gambe della ragazzina. Una ragazzina che decisamente non sembrava avere una bella cera.
«Ti vedo un po' stanca, stai dormendo bene?» Dorothea era una madre preoccupata, quel pallore e quelle occhiaie che le era parso di notare, perché non era del tutto sicura che vi fossero, la facevano preoccupare. Perciò povera piccola Rose White, se mai stesse dormendo effettivamente male, Dorothea avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per farla stare meglio.code by frieda
Rose Mia White
Edited by Yuna ~ - 29/1/2023, 23:08. -
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.Twilight StarsDorothea L. LovecraftOhh delicate weapon Ohh war in heavenRose Mia White era una ragazzo così dolce, una di quelle persone con cui era estremamente piacevole avere a che fare come del resto tutti all'interno della casa di Tassorosso. Ricambia il sorriso della giovane per qualche attimo, prima di lasciarsi andare ad un amaro sospiro data la triste situazione in cui si trovava al momento.
Triste per lei che era una madre preoccupata per i suoi figli.
«Purtroppo... Come sai mi preoccupa lasciare mio marito solo con i miei bambini. Per fortuna domani è sabato.» e non che non si fidasse di Alexander, anzi era il papà migliore del mondo e a supportarlo vi era Coco, la sua adorabile elfa domestica, ma definire Dorothea patologica da questo punto di vista era un eufenismo. I suoi figli erano la sua ossessione, la sua gioia più grande in quel mare di desolazione che era stata la sua vita, nonostante fosse completamente innamorata del suo affascinante signor Grayson la donna si sentiva comunque insicura dinnanzi a lui, giudicata da quell'uomo che da sempre era stato innamorato di lei.
Per fortuna domani era sabato e Dorothea si aspettava che le venisse almeno portato il pranzo nel letto, magari con un bel fiore a lato del vassoio. Era pretenziosa la Lovecraft, quasi una bambina viziata ma guai a chiamarla così, se qualcuno le dava della bambina finiva nel suo mirino e nessuno ci teneva.
Nessuno.
Finire brutalizzati per una sciocchezza, per un capriccio non era decisamente una fine dignitosa per nessuno.
«Noto con piacere che Ocelot ti ha preso in simpatia, ci terrà compagnia questa sera.» anche il suo gatto era un egocentrico del cavolo, non appena la ragazza gli si avvicinò per coccolarlo subito si prese tutte le attenzioni. Vi era anche un altra cosa importante che si poteva evincere dalla reazione del suo kneazle, il fatto che di Rose ci si poteva fidare anche se non c'era bisogno di un micio peloso e narcisista glielo dicesse. Nel suo lavoro oscuro lavoro, avere Ocelot al suo fianco e con il pelo tutto nero, la aiutava a capire chi era affidabile e chi invece no, un'assicurazione che la aiutava a distinguere i nemici dagli amici.
«Sto bene, grazie e sono contenta che la lezione sulla Ceromanzia ti sia piaciuta.» la ceromanzia era l'arte del leggere la cera che colava nell'acqua, un metodo divinatorio estremamente comune durante l'era medievale. A fine lezione Dorothea aveva regalato a ciascuno una candela profumata, così le loro camerette sarebbero state profumate o puzzolenti di fumo se qualcuno avrebbe avuto la brillante idea di dare fuoco al proprio letto.
Beh, lei non sarebbe centrata nulla, non era mica colpa sua sei suoi studenti non accendevano il cervello.
«Devi dormire Rose, come fai a studiare bene senza un buon ciclo di sonno? Ti vengono le rughe.» avrebbe posato le mani sulle spalle della sua allieva, osservandola preoccupata «Se hai bisogno ho qualche pozione adatta, necessitiamo di prefetti super vigilanti la sera, non super assonnati.»
Scherzò allegra, adorava scherzare con i suoi studenti quando poteva. Era preoccupata, certo ma ancora più preoccupata dal fatto che Rose le stesse mentendo: non erano affari suoi, questo lo sapeva, ma immaginava che fossero problemi che le sarebbero stati difficili da spiegare alla sua professoressa di Divinazione.
Dorothea però non giudicava, non giudicava nessuno dei suoi studenti neppure quelli più deprecabili come Barnes ed i fratelli Harris, perché lei lo aveva sempre ribadito: stava dalla parte degli studenti.
Con la loro professoressa potevano parlare.
«Piuttosto Rose dimmi... Non per farmi gli affari tuoi ma...» lo sguardo della donna si assottigliò mentre la guardava, mentre la prendeva sottobraccio e con lei camminava per i corridoio con passo fluido «C'è qualche bel ragazzo nella tua vita che ti sta facendo battere il cuore? Ti prego, ho bisogno di tenermi aggiornata sui gossip degli studenti, la mia sfera di cristallo non è sempre accurata purtroppo.»
E no, da Dorothea Lovecraft non si sarebbe per nulla salvata e, da brava comare di paese, voleva sapere tutto quello che c'era da sapere sulle voci che circondavano Hogwarts. Solo perché lei era diventata una professoressa non significava non poteva sapere quali stupidità commettevano i suoi studenti, aveva bisogno di far perdere il cervello anche a suo marito e alle sue amiche durante l'ora del té.
Giusto?code by frieda. -
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.Twilight StarsDorothea L. LovecraftOhh delicate weapon Ohh war in heavenEra gentile Rose, forse un po' ingenua nel pensare che i figli della sua professoressa fossero al sicuro protetti dal loro padre perché Dorothea era di tutt'altro avviso. La sua ossessione spesso le impediva di vedere il lato oggettivo delle cose, perdendosi in ciò in cui credeva e raggiungendo infine conclusioni affrettate.
«Me lo auguro...» c'era un che di sarcastico nelle sue parole, un sarcasmo che però non era affatto diretto a Rose perché sarebbe stato palese, molto palese «Per lui.»
Una sentenza.
Due parole dure e pesanti, concatenate al fatto che madame Lovecraft temeva per la vita dei suoi figli sopra ogni altra cosa e che se suo marito sbagliava, sarebbe stato punito. Che poi chiamare punizione stare in bianco per una settimana, quando nessuno dei due riusciva a stare l'uno senza l'altra, era un eufenismo, oltretutto Dorothea mostrava tutto il suo capriccio se non le si davano le giuste attenzioni cosa che il marito sembrava aver compreso.
Per fortuna.
«L'ocelotto è un felino tipico del Sud America dal manto maculato, simile a quello di un ghepardo. Come vedi anche il mio kneazle ha un manto simile, proprio come un ocelotto.» non tutti conoscevano quello straordinario micione dai grandi occhioni blu. Dorothea se ne era innamorata quando era stata allo zoo di Central Park, durante una visita a New York con la cugina: era maestoso, bello, elegante, una creatura che la donna avrebbe tanto voluto avere al suo fianco. Quando poi aveva salvato il suo kneazle dai bracconieri aveva visto in lui l'aspetto di un fiero ocelotto, con un meraviglioso manto maculato e così ne aveva scelto il nome.
Il grosso micione zompettava placido al fianco delle due donne, annusava circospetto l'aria in cerca di qualcuno da identificare per la sua padrona. Lo si poteva considerare al pari di un cane, solo che aveva la forma di un gatto molto grosso e che sapeva distinguere chi era affidabile e chi invece era una persona da tenere lontano. Rose Mia White sembrava affidabile, anche se Dorothea era certa che non avrebbe ascoltato del tutto le sue raccomandazioni, apprezzava lo sforzo che la ragazzina stava compiendo per cercare di no farla preoccupare.
Gli occhi da cerbiatta della donna osservavano con attenzione ogni movimento della sua studentessa di Tassorosso, guardavano come nervosamente respirava, come si mordeva il labbro ed il suo imbarazzo. Qualcosa era successo ed era diventato palese alla bionda che aveva avuto un sospetto all'inizio, ma che ora era divenuta una conferma.
La lasciò parlare, non voleva forzarla.
Lei avrebbe ascoltato, Dorothea aveva sempre messo ben in chiaro che se gli studenti avevano un problema o necessitavano di confidarsi con qualcuno, potevano farlo. Perché era evidente che nella vita di Rose qualcuno che le faceva battere il cuore c'era, ma chi era questo misterioso figuro?
«Se non fosse complicato, la mia disciplina sarebbe assai noiosa.» complicato, quella parola era tornata prepotentemente nella sua vita ed era certa di averla dimenticata da qualche parte, da quando Zachary era morto. Perché la situazione con lui era stata complicata, ma non nel senso buono del termine perché in quella relazione non c'era mai stato nulla di positivo.
Non c'era mai stato amore.
Però lo dice con chiarezza alla piccola Rose, se la vita delle persone non fosse complicata che gusto ci sarebbe a predirre il futuro, la sua disciplina era nata dalla paura verso l'ignoto, verso il domani, base su cui si fondavano tutte le varie tecniche che insegnava nel suo corso. Era una materia inesatta ma chi era come lei poteva vedere oltre, poteva vedere che cosa si celava oltre il velo di dubbi e toccare con mano il futuro.
Anche solo per un flebile istante.
«Tante ma non tutte.» perché avrebbe tanto voluto vedere tutto dalle sue sfere, avrebbe tanto voluto che le stelle fossero sempre state precise con lei. E invece no, l'universo era stato creato per dare informazioni sporadiche a chi vede il futuro dunque Dorothea doveva accontentarsi di quelle minuscole briciole che le venivano lanciate.
Briciole che forse, per la giovane Tassorosso, potevano essere qualcosa di straordinario.
«Non ti preoccupare, non sei affatto invadente cara Rose.» aveva ascoltato paziente, i suoi occhi grandi e luminosi l'avevano fissata per tutto il tempo lasciando che Dorothea prendesse nota dell'atteggiamento della sua interlocutrice «Sì, il mio potere è innato, qualcosa che viene tramandato in generazione in generazione...»
Veggenti si nasceva, non lo si diventava.
Chi riusciva a tradurre i segni delle stelle aveva in mano una grande responsabilità che andava trattata con estrema cura, perché la superficialità era pericolosa quando le stelle decidevano di mostrarti un certo tipo di immagini.
«Tu vorresti avere questo potere?» fece quella domanda a bruciapelo, curiosa di capire come la sua studentessa avrebbe risposto. Infondo, stuzzicare i suoi stessi studenti poteva essere divertente, anche se lei era interessata a tutt'altra cosa.
«Però... Parlami di questo ragazzo. Mi sembra di aver capito che qualcuno di speciale nella tua vita c'è.» sfortunatamente per Rose lo aveva intuito e da brava impicciona Dorothea voleva sapere tutto di questo giovane che rendeva le cose complicate alla sua studentessa «Ti tratta bene?»
Questo era importante, questo era fondamentale: la stava trattando con rispetto?
Trovare un ragazzino capace di avere un minimo di rispetto per le ragazze era difficile, ma Rosa aveva giudizio e Dorothea sperava che il giovane in questione fosse quanto meno gentile con lei.code by frieda. -
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.Twilight StarsDorothea L. LovecraftOhh delicate weapon Ohh war in heavenLo sguardo di Dorothea non si scosta dall'esile figura della tassa, da cui ascolta la sua prospettiva su un dono del genere. Un dono pericoloso, che poteva portare alla follia, che poteva far paura perché non sempre mostrava i grandi successi del futuro ma anche i pericoli, gli orrori che accadevano.
«La Vista non è un dono per tutti...» lo ammise candidamente, con tranquillità, perché sapeva con certezza quanto fosse difficile avere sulle proprie spalle una responsabilità così grande sulle proprie spalle. Lei, dal primo momento in cui aveva avuto la sua prima visione, si era ritrovata addosso un pesante fardello con cui aveva imparato a conviverci.
«E può spaventare, come all'inizio spaventò me... La cosa importante è essere consapevoli che le nostre scelte, nel bene e nel male, sono ciò che serve per forgiare il nostro destino. Che esso si conosca oppure no.» non nascose niente alla sua allieva, non nascose i suoi timori ed insicurezze perché anche lei era un'essere umano alla fine dei conti. Una donna semplice, con una famiglia a cui tiene e che vuole vivere felice nella sua favola a lieto fine. Certo, la parola lieto fine, non era ancora stata scritta, non c'era in realtà perché la storia di Dorothea si stava ancora scrivendo e sarebbe durata per molti altri capitoli.
«Comunque sia, sono contenta che tu ne abbia compreso il valore. Sai noi divinatori veniamo presi in giro per via dell'inesattezza della nostra arte.» e le dava fastidio, perché tutti preferivano crogiolarsi nella possibilità che le cose non accadessero, prendendosi i meriti quando spesso non succedeva niente di catastrofico. Era detestabile questo atteggiamento di presunzione, questo atteggiamento di chi avanzava la pretesa di sapere con certezza che il futuro non poteva essere prendetto.
«Ohh tesoro, mi dispiace di cuore.» e beh un abbraccio ci stava tutto, perché da brava insegnante mamma alla fine trattava tutti i suoi studenti con amore ed affetto. La capiva Dorothea, la capiva perfettamente e sentirla parlare in quel modo le fece ricordare il riflesso di quello che era un tempo per Zachary, quel trofeo, quella medaglia che per lungo tempo aveva appuntato al suo petto. E la colpa era stata di suo padre. Non avrebbe dovuto accettare quel matromonio, lei che si aspettava un principe azzurro si era ritrovata nelle mani di un mostro che la sminuiva, la picchiava e che aveva minacciato i suoi figli.
Un mostro che, fortunatamente, era stato prontamente debellato.
«Certo che sì, tu per me lo sei molto Rose.» non doveva sminuirsi, assolutamente ed è per questo motivo che la professoressa le sorride in un tentativo di tirarla su di morale, anche solo in minima parte «La cosa importante è che tu ti sia lasciata alle spalle questa brutta storia, sei giovane infondo. Ti garantisco che hai tutta la vita davanti per cercare l'amore della tua vita.»
Come aveva fatto lei mentre stava col marito, l'amore con Alec lo aveva trovato ed ora era felice, un lieto fine che però continuava anche in quelle spesse mura di quella prestigiosa scuola.
Ma anche oltre.
La sua ombra oscura si nutriva del male che c'era nell'oscurità di Londra, dietro le quinte, tirando fili invisibili per arricchirsi e riportare l'ordine in un mondo dominato dal caos. Avrebbe creato il suo di ordine, un ordine dove vigeva il suo equilibrio e privo di macchie scure che avrebbero deturpato l'insieme perfetto del suo meraviglioso disegno.
«E mi raccomando tieniti lontana dai fratelli Harris: sono bravi studenti, ma poco affidabili.» gli Harrus, due ottimi studenti ed il più giovane aveva un'ottima attitudine per pozioni da quel che le era stato raccontato, mentre David, il più grende, era Capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde. Due studenti con una carriera illustre certo, ma quando si trattava di relazioni, almeno stando alle carte e quel poco che aveva visto dalla sue sfere e sentito in giro, non erano affatto persone adatte a prendersi un certo tipo di responsabilità Erano giovani, come lo era Rose e avrebbero trovato la loro dimensione una volta entrati nell'età adulta. Non si poteva rimanere ragazzini per sempre, bisognava crescere e prendersi le proprie responsabilità per raggiungere quindi il mondo lavorativo senza pensieri. Si chiedeva se gli Harris sarebbero riusciti in questa impresa, come un po' tutti i Serpeverde che di base non erano particolarmente disciplinati. Non gliene faceva una colpa, essere Serpeverde era anche questo, era anche andare contro le regole per raggiungere i propri scopi e suo zio Eddie era un esepio lampante di ciò. Finiva spesso nei guai con il MACUSA, ma nonostante ciò lui era leale e coraggioso, forte, capace, l'orgolio della loro famiglia se non fosse che Ingward lo detestasse. Erano come l'acqua e l'olio, Eddie lo accusava di averlo abbandonato nel momento del bisogno e Ingward di essere una disgrazia per la famiglia Lovecraft.
Se solo fosse stato a conoscenze degli orrori perpretrati dalla figlia...
Forse avrebbe cambiato idea.
Una figlia che al primo rumore che sentiva, si spaventava e arpionava la sua studentessa tassorosso a portata di arpionaggio. Non che lei si facesse impressionare per così poco, ma quel rumore era stato improvviso ed il felino aveva teso le orecchie producendo suoni poco rassicuranti. Almeno per chiunque stesse arrivando.
«S-Sì è... Vero...» stava tremando povera donna, coraggiosissima professoressa di Divinazione che si spaventava con niente. Era ironico considerato quello che svolgeva come lavoro secondario ed era sempre lei che non si scandalizzava o si impressionava per niente, che nel vedere la morte in faccia restava impassibile ora tremava come una foglia.
Tuttavia, l'origine di quel rumore venne svelato dallo stesso Ocelot che mise all'angolo uno studente che, chiaramente, era ancora sveglio a quell'ora della notte.
«Ah è lei signor Fawley, che ci fa in giro di notte?» una giusta domanda che avrebbe avuto risposta una volta nel suo ufficio «Qui ci penso io Rose, tu vai pure avanti con il tuo giro.»
Il castello era grande, mancava ancora un bel po' alla fine della ronda e nel frattempo, la cara White avrebbe potuto continuare mentre Dorothea svolgeva i suoi doveri di insegnante.code by friedaCITAZIONEROLE CONCLUSA.