Estranee.Kaeris e Mackenzie

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    Skylee Metis

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    Ero solita ignorare le mie compagne di stanza da quando prima Vanja e poi Ellie -le mie precendeti compagne di dormitorio nonché migliori amiche- se ne erano andate in circostanze non ancora del tutto chiare. Aveva fatto così male vedersi strappare un pezzo così importante della mia vita che non volevo più rischiare di affezionarmi in quel modo a qualcuno, ci avevo riprovato con Rose senza nemmeno rendermene conto e il risultato pareva essere stato il medesimo. Ancora una volta ero tornata al punto di partenza e mi sentivo sola, dannatamente sola. Avrei voluto avere qualcuno al mio fianco, un amica a cui poter raccontare tutto senza temere il suo giudizio o il suo abbandono, ma avevo così paura di rimanerci male per l'ennesima volta che l'attuale stato di solitudine era quasi diventato la mia confort zone, mai avrei ripetuto lo sbaglio di legarmi cosi intensamente a qualcuno che sarebbe poi potuto sparire nel nulla lasciando solo un paio di lettere vaghe e confuse sul motivo del suo abbandono. Se nessuno poteva avvicinarsi nessuno poteva ferirmi, l'idea di base era quella e dovevo dire che finora pareva funzionare piuttosto bene, soprattutto con le compagne di stanza. Erano per me delle persone così estranee che al rientro delle vacanze di natale, se così si poteva definire visto che in totale avevo passato circa solo un paio di giorni lontana da quel castello, la notizia che due delle ragazze che dormivano in stanza con me avevano litigato così pesantemente da non sopportare più di stare nella stessa camera e richiedere in contemporanea di essere spostate altrove, mi aveva lasciata veramente di stucco. Per cosa avevano litigato poi? Non ne avevo la più pallida idea ma quel che importava era che ciò significava due persone in meno da dover ignorare in stanza, o almeno così credevo perché era stata tempestiva e veramente molto curiosa la coincidenza con la quale era giunta la comunicazione che una studentessa proveniente da Durmstrang si sarebbe trasferita a Hogwarts, più precisamente nella casata dei Corvonero e più precisamente ancora nella mia stanza. Che palle. I letti rimasti vuoti in seguito all'abbandono delle due ragazze del terzo anno erano rispettivamente quello accanto a me e quello centrale e diamine, nemmeno ve lo immaginate quanto avevo sperato che la nuova optasse per il letto centrale lasciando quello affianco a me libero, ci avevo sperato veramente tanto, forse troppo considerando che in fin dei conti era solo un posto letto di una camera che avrei potuto continuare a frequentare il meno possibile.
    Mancava solo un giorno all'inizio delle lezioni e stando alla presidenza era proprio quello il giorno in cui la nuova arrivata sarebbe giunta al castello. Mi ero guardata bene dall'accoglierla a braccia aperte aspettandola in stanza e al contrario ero stata per svariate ore a dipingere ben nascosta nella torre crollata sita nell'ala opposta del castello. Era con la tela sottobraccio raffigurante un paesaggio cupo e distorto del panorama che si poteva ammirare dalla torre che stavo tornando in camera consapevole che non avrei potuto rimandare per tutto il giorno un simile incontro. Che palle. Mi dipinsi in volto un sorriso fintamente cordiale quando in lontananza intravvidi un'altra delle mie compagne di stanza. Se non erravo si trovava al terzo anno pure lei e complice la differenza di anni mi ero ben vista dall'averci troppo a che fare, ma quando ignorarla si rivelava impossibile cercavo almeno di fare del mio meglio nel fingermi accomodante e rilassata, in fin dei conti fra tutte era forse la meno peggio in quanto a ordine e discrezione, non aveva mai provato a forzare una conversazione mentre entrambe ci trovavamo in camera e non aveva mai toccato le mie cose mettendole fuori posto senza il mio permesso e a me andava benissimo così. «Mackenzie...» La salutai con un'alzata di sopracciglia rilassata. Ormai ci eravamo incontrate e visto che dovevamo andare nella stessa direzione non potevo ignorarla del tutto. «L'hai già incontrata?» Le domandai improvvisamente cercando di apparire serena, dentro stavo in realtà morendo lentamente all'idea che la nuova fosse una gallina insopportabile, anche se il fatto che provenisse dalla stessa scuola di Axel il musone era forse un buon inizio, lì la socializzazione non era di certo il cardine fondamentale dei principi della scuola, il che mi lasciava sperare che la studentessa trasferitasi potesse essere una persona silenziosa e poco incline al farci le treccine a vicenda mentre ci parlavamo dei nosti più reconditi segreti. «Speriamo bene...» Affermai lasciandomi andare a una risatina nervosa mentre mi apprestavo ad aprire la porta della camera per entrare e scoprire di che triste destino sarei morta. Incrociare le dita sarebbe potuto tornare utile?
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    Edited by Skylee. - 8/1/2023, 01:17
     
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    Ilvermony, per Mackenzie, era stato un vero e proprio campo di addestramento per ciò che avrebbe dovuto affrontare una volta uscita di lì. Era stata un mentore soprattutto nei rapporti tra ragazze. Avere un'amicizia o una relazione con una ragazza era nettamente più difficile rispetto alle relazioni che potevi avere con un ragazzo. I ragazzi erano più semplici, più trasparenti -se così vogliamo dire- e andarci d'accordo era più facile perché tendevano ad essere più sfacciati e quindi più veritieri. Con le ragazze, invece, non potevi avere quel genere di rapporto. Spesso le ragazze si nascondevano dietro a delle maschere e non si lasciavano andare così facilmente e la loro vera natura usciva fuori solo in determinate occasioni, per quello bisognava sempre andarci piano con loro. E questo la corvonero aveva dovuto impararlo a sue spese e proprio con le sue compagne di stanza di Ilvermony. Per quanto erano unite e si volevano bene, non sempre si erano comportate da "amiche" tra di loro. Parlarsi alle spalle era uno sport comune, al quale anche la giovane Rosier aveva preso posto alcune volte. Prima della sua uscita dalla scuola, era successo che una rubasse il fidanzato all'altra e questo aveva generato abbastanza scalpore tra quelle mura già piene zeppe di segreti e pettegolezzi che erano solite raccontarsi. Lei aveva fatto solo un errore di valutazione, ovvero, fidarsi ciecamente di tutte loro raccontando per filo e per segno qualsiasi cosa le passava per la mente. Dopo aver sentito cosa diceva sul suo conto Clementine, aveva smesso di raccontare loro ogni cosa. Ah l'ingenuità, quale meraviglioso talento di cui sbarazzarsi. La sua vecchia scuola e le sue vecchie amiche l'avevano fortificata, certo, e le avevano dato preziosi insegnamenti di vita che aveva deciso di mettere in pratica ad Hogwarts. Le sue cavie preferite erano chiaramente le sue compagne di stanza, esseri di cui conosceva solamente il nome e i loro ruoli all'interno del castello. Skylee era quella che passava meno tempo con loro in stanza e l'unica che non era ancora riuscita ad inquadrare alla perfezione ma anche quella che le ispirava più fiducia. Non che avessero fatto chissà quale grande conversazione ma, per lo meno, sembrava avere la testa sulle spalle. Cosa che non poteva dire delle altre due compagne di stanza che erano complici del dramma di quel giorno. Per farla breve: avevano litigato per qualche motivo a lei ignoto e avevano deciso di lasciare la stanza. Erano quelle con cui aveva avuto più a che fare da quando si era trasferita ad Hogwarts e le erano sembrate due ragazze abbastanza tranquille anche se, in quanto ordine, lasciavano parecchio a desiderare. Era stata chiamata nel suo dormitorio perché c'era già chi aveva preso il posto libero che le altre avevano lasciato. Skylee era già lì pronta a studiare la situazione. Le si avvicinò con un espressione confusa ,ma per niente agitata o preoccupata. «Hey Sky.» Le sorrise amichevolmente e guardò in direzione della loro stanza, cercando di captare qualche movimento. «No, non so nemmeno che faccia abbia.» Quella sarebbe stata la prima volta che la vedeva in vita sua. «E tu?» Forse se le aveva posto precedentemente quella domanda era perché nemmeno lei l'aveva ancora vista? «Sai perché quelle altre hanno litigato?» E che bisogno c'era di lasciare la stanza? Non potevano aspettare di risolvere la situazione prima di prendere quella decisione che Mackenzie reputava decisamente azzardata. Lei di disguidi con le sue compagne di stanza ne aveva avuti ma non aveva mai pensato di mollare la stanza così su due piedi. Andarsene e lasciare che quelle mezze arpie continuassero a buttare fango sul suo nome e, per di più, dare loro la soddisfazione di vederla crollare? Mai. A quel punto, insieme a Sky, entrarono nella loro stanza e scoprirono l'arcano mistero che si celava dietro quella porta. La prima cosa che Mackenzie notò fu il disordine che albergava vicino al letto che la nuova arrivata aveva scelto e si sforzò di non mettersi subito a sistemare ogni cosa, l'ultima cosa che voleva era creare già dei disguidi tra di loro. «Ciao!» Si limitò a salutarla e a sorriderle gentilmente come solo lei sapeva fare, anche lei era stata la nuova arrivata della situazione e sapeva come doveva sentirsi l'altra. «Piacere, sono Mackenzie e lei è Skylee.» Le presentazioni le sembrarono la miglior cosa da fare. «Da quanto tempo sei qui?»
     
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    Kaeris Duval

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    Ormai come al solito ero abituata a ritrovarmi per l’ennesima volta in macchina verso una nuova scuola e come avevano ripetuto per tutta la finta vacanza i miei genitori: ”vedrai li ti troverai bene, sai li sono meno rigidi”. Sinceramente però a me piaceva abbastanza il fatto che a Durmstrang gli studenti non mi rivolgessero la parola, e invece no per un piccolo scherzo anche se era più una vendetta nemmeno troppo crudele a mio dire mi ritrovai in vacanza con i miei genitori, non che mi dispiacesse ma lo avevano semplicemente fatto per ammorbidire la pillola, perciò mi ritrovai in un meraviglioso giro dell'Europa babbana.
    Avevo visitato meravigliose chiese stregate per non parlare dei musei delle torture, secondo il mio parere i babbani provavano piacere a torturare le persone e la cosa mi incuriosiva così tanto che ancora una volta mio padre che forse era troppo ossessionato dall'immagine del rendermi felice mi acquistò altri libri di trucidazioni e torture come se non ne avessi già abbastanza, che purtroppo avevo dovuto lasciare a casa, non potevo portarli tutti e la colpa non era altro che di mia madre, lei continuava a insistere con sguardo giudicatorio e disdegno a quanto io questa volta avessi dovuto fare amicizia piuttosto che pensare a leggere per tutto il mio tempo libero.
    Purtroppo i momenti felici tra una ghigliottina e la forca erano terminati così mi ritrovai in un auto con due personaggi che continuavano a invitarmi a dare il meglio di me in questa nuova scuola è una madre che continuava a ripetere: ”Vedi kaeris qui ti troverai bene, me lo sento qui ti farai degli amici”.
    Mentre mio padre si prendeva gioco di me guardandomi con un ghigno in volto e mi lanciava un occhiolino in gesto di consenso, tanto sapevo che a lui non gli importava davvero se uccidessi o ferissimi qualcuno, l’importante era che mi fossi fatta rispettare e che nessuno si fosse preso gioco di me.
    D’un tratto sentii la macchina fermarsi e capii che purtroppo eravamo arrivati, scesi dal auto e in uno schiocco di dita i miei genitori avevano già scaricato i bagagli ed erano già pronti per andarsene, misero in moto l’auto e partirono e mentre si allontanavano mi salutarono raccomandandosi le solite cose: stai attenta, non fare del male a nessuno e il solito ti vogliamo bene.
    Sinceramente non mi importava molto di come fosse la scuola in se e poi comunque avrei avuto molto tempo per poterla osservare in futuro, non vedevo l’ora di potermi almeno sedere e magari se ci fosse stata pace leggere qualche pagina dei nuovi libri e magari dare da mangiare a Kuro, il mio stato domestico, se si fosse comportato bene.
    Iniziai a salire le scale e mi ritrovai davanti a un enorme portone senza maniglia o serratura ma soltanto un indovinello, non ci misi molto a capire la risposta è così dopo averla pronunciata ad alta voce la porta si aprì e mi ritrovai in un immensa sala con al centro una bellissima statua che raffigurava una donna, poi il mio sguardo si spostò sugli scaffali pieni di libri e alzando gli occhi notai lo stupendo soffitto, ma in quel momento Kuro iniziò ad agitarsi nella tasca, doveva avere davvero fame così mi affrettai ad andare verso la stanza.
    Girai a sinistra e aprii la porta per entrare nella stanza, non ci misi molto a scegliere il letto visto che l’ultimo lontano dalla porta era già occupato così semplicemente mi sarei dovuta accontentare del penultimo. Appoggiai le valigie sul baule ai piedi del letto e iniziai ad aprirle in cerca del cibo di Kuro
    « eccolo» e l’animaletto balzò subito fuori dalla tasca e mi si arrampicò fino alla spalla, ma quando alzai lo sguardo mi resi conto che come mio solito avevo già sparpagliato l’intera valigia su letto e comodino.
    E nemmeno il tempo di cercare di ributtare tutto nella valigia che sentii la porta aprirsi, erano due ragazze e immaginai fossero le mie compagne di stanza, speravo non volessero fare le solite presentazioni ma purtroppo una di loro aveva già pronunciato le solite parole da convenevoli.
    «Piacere, Kaeris Duval» le risposi con tono freddo , forse un po' troppo, però almeno questa volta al tono freddo aggiunsi una punta di sarcasmo d’altronde non potevo già farmi dei nemici e per ora non ne vedevo nemmeno il motivo, in fondo sembravano ragazze abbastanza normali.


     
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    Skylee Metis

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    «Hey Sky» Un tic nervoso praticamente impercettibile mi mosse la palpebra superiore. Skylee. Quello era il mio nome per tutte le persone con le quali non entravo in confidenza, non certo Sky, quello lo riservavo per i pochi amici che avevo fra le mura del castello e lei, per quanto potesse essere la meno fastidiosa fra le mie compagne di stanza, non lo era affatto. Skylee. Cosí avrebbe dovuto chiamarmi e invece no, si era presa una confidenza che io non le avevo mai concesso di prendersi e per quieto vivere me ne sarei dovuta stare persino zitta. Si vociferava già fin troppo sul mio conto e aggiungere "sclerotica" al lungo elenco di nomignoli adorabili con i quali gli studenti della scuola mi chiamavano alle spalle, non era sicuramente il mio obbiettivo della giornata. Chiusi metaforicamente un occhio dinnanzi quella confidenza non richiesta e mi sforzai di abbozzare un sorriso. A quanto pareva non aveva ancora avuto il piacere di conoscere la nuova arrivata che evidentemente pareva averci precedute e battute sul tempo. Che sfortuna non averle potuto dare un caloroso benvenuto con tanto di palloncini e stelle filanti pronte ad essere sparate al suo ingresso in camera, già, un vero peccato, mi chiedo come me lo sia potuto perdere, che disdetta. «Mh... no non l'ho ancora vista» Ovviamente, no? Altrimenti perché le avrei chiesto se aveva visto che faccia avesse la nuova. Vabbeh vabbeh, dovevo essere positiva e respirare e tutto sarebbe andato per il meglio. La nuova arrivata si sarebbe rivelata silenziosa e riservata, un amante della propria privacy e di quella altrui e se il fato si fosse sentito particolarmente benevolo nei miei confronti, sarebbe stata pure una patita dell'ordine. Positiva. Questa era la mia parola della giornata, bisognava essere positivi e una nuova coinquilina era sicuramente meglio di due vecchie coinquiline rumorose e rompiscatole che non facevano altro che spettegolare su ogni singolo studente del castello. Chi poteva saperlo, magari qualche voce sul mio conto potevano essere state proprio loro a metterla in giro, anzi, ora che ci pensavo era una possibilità quasi certa. Brutte stronze pettegole, dovrebbero ringraziare di aver cambiato stanza o il loro letto a baldacchino sarebbe potuto accidentalmente crollare sulle loro teste. Ops, questo sì che è un orribile incidente, le strutture del castello e il suo mobilio dovrebbero essere controllate più spesso, incidenti del genere non dovrebbero mai accadere. No, ok ok, far crollare loro il baldacchino in testa per delle misere supposizioni forse era un po' estrema come vendetta, avrei dovuto rivedere un pelo il mio metro di giudizio forse. «Lo stai chiedendo sul serio a me?» Un sincero sbuffo divertito abbandonò le mie labbra. Io, io che cercavo di passare in camera meno tempo possibile proprio per evitare quelle galline starnazzanti avrei dovuto sapere il motivo dietro il loro litigio, pfff... fantascienza, ecco cos'era. «Non ne ho la piu pallida idea, ma meglio così, erano troppo rumorose e disordinate...» Mi lasciai inaspettatamente andare a un sincero commento riguardo quelle due che parevano essere tutto fuorché delle Corvonero. Intelligenti non lo erano, creative nemmeno se non si considerava il loro disordine un opera di arte contemporanea e sagge, beh quell'aggettivo probabilmente non sapevano nemmeno cosa significasse. Forse al tempo del loro smistamento il cappello parlante aveva avuto una crisi di mezza età e aveva deciso di smistare gli studenti in base all'umore del momento. Pensandoci avrebbe avuto senso, anche perché non c'erano altre spiegazioni.
    Percorremmo il resto del tragitto intrattenendoci in qualche altro convenevole del caso -ah che fatica socializzare- e quando finalmente raggiungemmo il nostro dormitorio il secondo tic nervoso della giornata raggiunse il mio occhio, questa volta in maniera molto più evidente e non per la presentazione che la ragazza aveva deciso di fare al posto mio come fossi sua figlia piccola o il suo adorabile cagnolino da borsetta che non poteva parlare da sé, bensì per il marasma presente in camera. Era arrivata da quanto? Cinque minuti? Come poteva aver prodotto già così tanto casino e perché c'erano dei suoi oggetti personali sul MIO letto.
    «L'ultimo letto è già occupato...» Tagliai corto cercando di mantenere la calma nel tentativo di convincermi che si era di fatto confusa e che quel casino che si era già espanso fino al mio letto fosse solo frutto di uno stupido errore e non la normalità che da lì alla fine dei miei giorni ad Hogwarts avrei dovuto sopportare.
    «Ti serve una mano a sistemare i tuoi bagagli?» Ti prego di di sì. Pur di avere dell'ordine in camera sentivo di poter diventare persino servizievole, tutto pur di non dover condividere i miei spazi privati col disordine di qualcun'altro. Mi avvicinai cercando di mantenere un sorriso amichevole sulle labbra seppure la mia schiena fosse particolarmente rigida e la mia espressione decisamente tirata. Positiva, ricordi? Questa era la nostra parola del giorno. Positiva.
    «Che carino!» Esclamai quando avvicinandomi abbastanza al fondo della camera notai un'adorabile Snaso fra le coperte del letto a baldacchino della ragazza. Ecco visto? Quella era una cosa positiva. Pure io in passato avevo avuto uno snaso, anche se poi, improvvisamente, la mia famiglia aveva deciso che non avrei dovuto girare con una simile creatura per le rispettabili mura del castello e mi avevano quindi costretto a sbarazzarmene e io, da brava nipote quale dovevo apparire non mi ero potuta rifiutare di farlo, anche se, in segreto, ero riuscita a portarlo in un oasi per creature magiche. Lì almeno sarebbe stato bene, mi ero detta per consolarmi e di tanto in tanto, quando il tempo me lo permetteva, passavo addirittura a salutarlo. L'ultima volta che ero passata da quell'oasi, una manciata di mesi addietro, avevo scoperto che era diventato padre di sei bellissimi snasini. Alla fine forse aveva trovato sul serio la felicità e ora magari pure io avrei potuto rivivere con nostalgia i bei momenti passati con il mio snaso attraverso quello della ragazza, ogni tanto lo avrebbe lasciato da solo per forza e allora mi ci sarei potuta fiondare vicino per giocarci un po', o almeno questo era quello che mi ero mentalmente prefissata di fare pur di vedere un lato positivo nell'arrivo di quella ragazza...

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    Skylee rappresentava per lei una vera e propria incognita, un'enigma fastidioso e complicato da risolvere. Andarci d'accordo era come dover sfidare un drago a tre teste, ovvero, impossibile. Mackenzie, ragazza dall'animo puro e gentile, si era impegnata tanto per cercare di far andare le cose per il verso giusto tra di loro. Lo aveva fatto anche quando le loro precedenti compagne di stanza, durante i suoi primi giorni ad Hogwarts, l'avevano avvertita sul comportamente della Metis. La corvonero aveva deciso di non dare ascolto alle loro chiacchiere restando ferma sulla sua convinzione che tutti meritavano una possibilitá e nessuno doveva essere giudicato in fretta. Cosí l'aveva studiata, aveva cercato di capire quale fosse il modo migliore per andarci d'accordo e per non infastidirla. A grandi linee poteva dirci di esserci riuscita e credetemi se vi dico che non era cosí scontata come cosa. Mackenzie era riuscita a creare una sorta di equilibrio, sapendo quando era il momento giuato per interagire e quando l'altra ragazza voleva essere lasciata in pace. Ad Ilvermony non avrebbe fatto la stessa cosa poiché non era la stessa Mackenzie di ora, probabilmente avrebbe continuato a stuzzicarla, a portarla allo sfinimento, le avrebbe giocato persino qualche brutto scherzo ma dopo l'incidente che aveva causato aveva deciso che l'era della stronzetta era terminata. Nessuno ad Hogwarts doveva sapere cosa aveva combinato e che se non era stata espulsa era perché suo padre aveva versato una somma non indifferente alla scuola. Ma tornando a noi. La giovane Rosier aveva notato che qualcosa che aveva detto aveva infastidito Skylee e anche se non ne poteva piú, decise di passare oltre ed essere ancora una volta cordiale nei confronti dell'altra ragazza.«Effettivamente, cosa mi é passato per la testa?» Quella frase uscí dalle sue labbra con una punta di ironia, ovviamente senza voler attaccare la sua compagna. Nom volontariamente, almeno. «Giá, ora la stanza sará piú silenziosa e ordinata.» Mackenzie, se non si fosse notato, odiava il disordine e soprattutto detestava chi non riusciva a mantenere nemmeno un singolo oggetto al proprio posto. Per la barba di Merlino, erano pure streghe e ció significava che la magia poteva aiutare in queste piccole cose. Disordinate e anche stupide. Lasciarono da parte il resto dei convenevoli quando, entrando nella stanza, videro il disordine e la nuova compagna alle prese con un piccolo snaso. Mackenzie cercó di passare oltre e si lanció nelle solite presentazioni mentre Skylee decise di sottolineare il suo disappunto per lo stato in cui era ridotta la loro stanza.«Come si chiama?» Mackenzie aveva sempre desiderato avere un animale magico ma sua madre che era leggermente iperprotettiva, non l'accontentó mai su questo fronte. L'unico animale che possedeva era una gattina bianca, purtroppo non era ancora riuscita a portarla con lei ad Hogwarts. «Vieni da Durmstrang, giusto?» Domandó sinceramente interessata alla nuova arrivata. Voleva semplicemente mostrarsi accogliente e far si che potesse trovarsi a proprio agio, cosa che con lei non era mai stata fatta.«Come é andato il viaggio?» Chiese dopo alcuni istanti di silenzio, sperando in cuor suo di non aver a che fare con un'altra ragazza incline alla solitudine.
     
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    Kaeris Duval


    Solitamente non facevo molte presentazioni mi limitavo a fissare le persone con sguardi ambigui per vedere le reazioni che potevano avere e loro come animali che percepivano un pericolo scapavano senza nemmeno presentarsi oppure c’erano i temerari che si presentavano ma un attimo dopo leggevi immediatamente nei loro occhi il disgusto per qualcosa che non comprendevano e lentamente il disgusto si trasformava in rabbia a cui poi osavano dare libero sfogo con le loro lingue ignoranti. Ho sempre pensato che questo passaggio fosse estremamente buffo in un certo senso è per quanto ci pensassi non riuscivo a capire, in fondo per me tutte le persone apparivano noiosi gusci vuoti ed egoisti che cercano di sopravvivere o vivere seguendo una corrente in cui magari nemmeno credono.
    Quando Skylee, credo si chiami così, si offrì di aiutarmi, anche se dal tic che aveva il suo occhio pareva essere al quanto infastidita, cosa che sinceramente non mi interessava, pensai immediatamente che volesse attaccare come un lupo a cui cercano di rubare la preda e mi misi subito sulla difensiva
    «faccio io, potrei dare la colpa a Kuro ma in effetti ho lanciato tutto per aria da me e voi come se fosse stato fatto apposta siete entrate»
    Cercai di dirlo con tono freddo ma non troppo disinteressato, d’altronde non potevo lasciare a mia madre l’opportunità di bruciare tutti quei bellissimi libri di torture e fortunamente notai presto che ai miei piedi c’era un baule e in nemmeno un minuto iniziai a lanciare tutto dentro riempiendolo completamente. Forse avevo portato troppa roba ma d’altronde non potevo lasciarlo alla portata delle grinfie di quella donna
    «Fatto! È tutto apposto ora»
    non volevo ancora trovare discussioni stupide di cui non capivo nemmeno il senso e al momento avevo un altro pensiero. Mi girai in cerca di Kuro che sicuramente progettava qualcosa e infatti scoprii che si era già nascosto come suo solito in un punto di vedetta per poter controllare se poteva finalmente mettere le zampe su qualche nuovo gioiello e in quel momento mi venne in mente il ricordo di una giornata al parco da bambina. Ero lì a fissare le piccole creature umane e a studiarne il comportamento e in un attimo vidi Kuro schizzare via iniziando a correre velocissimo, aveva visto l’apparecchio di una bambina sbrilluccicare e subito si era lanciato su di lei e le aveva strappato via l’apparecchio e due denti, i miei genitori dovettero inventare delle scuse credibili e ripagargli tutto l’apparecchio completo perchè Kuro non voleva proprio ridarglielo e in fin dei conti io chi ero per togliergli qualcosa che gli piaceva? Fu così divertente la reazione della bimba.. iniziò a piangere e sanguinare e Kuro era così felice, almeno finché non vide l’apparecchio ancora più sbrilluccicante del fratello che però iniziò a correre prima di subito, ma quella è un altra storia...
    Ecco mi ero di nuovo persa nei miei pensieri e purtroppo era arrivato il momento di presentargli anche la piccola bestia succhia energie. Lo afferrai con forza e iniziai a strizzarlo appena.
    «Lui è Kuro, ama i denti placcati d’argento e tutte le cose d’oro, è un venduto si lascia comprare facilmente e se può scappa non appena snasa un pericolo»
    Guardai kuro divertita.
    «Sei un fifone di merda ma hai anche dei difetti»
    dissi con tono scocciato continuando a strizzarlo, sapevo che se lo avessi lasciato andare si sarebbe lanciato in un instate contro le ragazze per poterle controllare da testa a piedi e prendersi tutto ciò che riteneva interessante.
    Guardai Mackenzie, non volevo parlare né tanto meno discutere sul discorso vecchia scuola, così cercai di rimanere vaga.
    «Non mi piace parlare di Durmstrang, quel posto è noioso e non comprendono la vendetta. Il viaggio non è stato altro che un continuo di parole e raccomandazioni... nulla di che»
    Avevo già parlato troppo e non avrei aggiunto altro su quel posto e alla fine dei conti non avrei potuto nemmeno farlo, avevo giurato a mio padre di non farne parola con nessuno. Speravo che con la risposta del viaggio avessi fatto capire che volevo cambiare discorso, mi girai verso le ragazze e sgranai lo sguardo
    «Voi avete denti d’oro o d’argento? Oppure placcati? Perché fossi in voi starei attenta, vedete quella piccola sanguisuga ci metterà un attimo a cercare di rubarvi tutto... soprattutto i denti»
    sentii subito lo sguardo di Kuro su di me
    «E tu cosa vuoi? È la verità, ti ricordi cosa è successo l’ultima volta?»
    Distolse subito lo sguardo e abbassò la testa, non sembrava apprezzare il fatto che fosse stato già smascherato come se loro non sapessero già che uno snaso rubava qualsiasi cosa.

     
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    Detestavo il disordine, mi destabilizzava e mi rendeva irrequieta, io, come immaginavo tante altre persone nel mondo, necessitavo di un certo equilibrio, di ordine e disciplina in quelli che erano i miei spazi personali o il resto delle cose che potevano essere controllate. Ahhh, il controllo, quale meravigliosa sensazione. Purtroppo nella mia caotica vita lo potevo esercitare e provare così raramente che forse era per quel motivo che sul resto risultavo tanto rigorosa e maniacale. Nella mia parte di camera tutto era sempre perfetto e impeccabile, nessun libro veniva lasciato fuori posto e nessun vestito veniva dimenticato sul baule o sul letto. Quando mi trovavo in camera ero solita tirare le tende color blu notte del mio baldacchino per avere un po' di privacy e soprattutto per evitare di dover guardare quel porcile che le altre lasciavano. Mackenzie almeno su quello era impeccabile, non le si poteva dire nulla e per quanto talvolta il suo atteggiamento fin troppo amichevole e gentile mi desse sui nervi e mi facesse sospettare di lei -ero convinta che nessuno potesse essere sempre di buon umore e andare d'accordo con tutti e se lo faceva spesso c'era sotto qualcosa-, non mi sentivo di definirla la peggiore coinquilina con la quale bisognava avere a che fare. Quella nomea però rischiava seriamente di ottenerla la nuova arrivata se non si fosse sbrigata a ripulire il marasma che si era lasciata dietro, visto e soprattutto che aveva persino rifiutato il mio aiuto. Con un colpo di bacchetta avrei fatto tornare tutto perfetto, ma evidentemente alla Durmstranghiana piaceva fare a modo suo e suo soltanto e in questo mi ricordava molto qualcuno di mia conoscenza. «Sai... pure una persona a me molto vicina» Cominciai vedendomi bene dal definire Axel "il mio fidanzato" o altre cazzate simili, non ero il tipo che metteva etichette alle relazioni e finché stavamo bene insieme non sentivo nemmeno la necessità di avercele. «frequentava Durmstrang, magari vi siete pure conosciuti, dovresti essere solo uno o due anni più indietro di lui» Costatai prima di scoprire che alla ragazza non piaceva parlare di quella scuola e pure su quello potevo dire di vederci parecchie somiglianze, nemmeno il Bulgaro amava parlarne ed io avevo iniziato a credere, da quelle poche cose che si era lasciato sfuggire, che quel posto fosse la rappresentazione del male e se come loro avessi frequentato un simile istituto, nemmeno io probabilmente avrei voluto parlarne. «Niente denti d'oro fortunatamente...» Affermai portandomi una mano sul costato dove una lunga cicatrice argentea a forma di mezzaluna si frastagliava sulla mia pelle. Chissà se uno snaso particolarmente attratto per tutto ciò che si poteva dire sbrilluccicoso avrebbe tentato persino di avventarsi sul mio fianco se solo avesse avuto modo di vedere la cicatrice. Naaa. Impossibile, mi dissi. L'ormai rimarginato squarcio sul costato ricordava solo il colore dell'argento, non ne era realmente ricoperto e quindi in teoria mi sarei potuta sempre dire al sicuro, persino durante le notti più calde di fine anno durante le quali avrei potuto optare per pigiami e vestaglia decisamente meno coprenti di quelli invernali. Non che avrei mai mostrato volontariamente la mia cicatrice al mondo, troppi guai sarebbero susseguiti se la voce si fosse sparsa, ma un esile e minuto animaletto quale poteva essere lo snaso della ragazza nuova avrebbe potuto facilmente intrufolarsi oltre le tende tirate del mio letto per ammirare indisturbato ciò che ai più nascondevo. «Kuro...» Esclamai tendendo un dito alla volta della creaturina dagli occhi vispi per farmi prima annusare e poi mordicchiare dallo stesso. Chissà se avevo un buon sapore o meno. «Piacere di conoscerti, io sono Skylee e andremo sicuramente daccordo se non mi ruberai gli effetti personali...» Conclusi amichevolmente mentre mi riprendevo con un gesto secco ma non aggressivo l'anello che la creatura aveva già sfilato da una delle mie dita lunghe e affusolate. In altre circostanze avrei pure potuto chiudere un occhio se la refurtiva fosse stata unicamente bigiotteria, ma a quell'anello in argento ci tenevo particolarmente e perciò non mi sarebbe stato proprio possibile farlo. «Ti hanno già spiegato bene tutto? O hai domande? Nel caso non esitare a chiedere, immagino che sia io che Mackenzie saremo più che felici di aiutarti» E come poteva non esserlo quella ragazza perennemente sorridente e cordiale? Quasi lo teneva scritto in fronte: Chiedetemi ciò che volete, vi risponderò allegramente. «Ah giusto, io sono una Caposcuola, significa che se devi combinare casini o infrangere le regole dovrai tentare di farlo il più lontano possibile da me, o ti troverò e ti punirò» Scherzai nascondendo una certa serietà nel tono. Che fossero le mie compagne di stanza, dei cincasati o degli sconosciuti poco importava, io non sarei mai venuta meno ai miei doveri di Caposcuola, mai... eccetto per una certa personcina che era solita girovagare in piena notte per rallegrare le mie ronde lunghe e talvolta noiose. Shhh dai, nessuno è perfetto e io già mi ci avvicino abbastanza.

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    La stanza sembrava essere stata presa di mira da un tornado, vista la quantità di roba che giaceva sul pavimento. Mackenzie scelse di non dire nulla e di non mostrare nessun tipo di sentimento, non voleva creare dei dissapori e soprattutto voleva che la nuova arrivata non si sentisse a disagio. Un sentimento che lei, invece, aveva giá sperimentato. Si era sentita indesiderata dal primo giorno in cui aveva messo piede ad Hogwarts e nessuno sembrava interessarsi della cosa. Per caritá, non voleva avere la pietá di nessuno ma non voleva nemmeno essere trattata come se fosse l'ultima arrivata. Era ad Hogwarts giá da diverso tempo e aveva mostrato in piú di un occasione che di lei ci si poteva fidare ma, a quanto sembrava, non era abbastanza. Non riusciva ad integrarsi, le amicizie che aveva non erano ancora cosí profonde, anzi, a volte le sembrava di essere di troppo o d'intralcio. Per non parlare delle sue compagne di stanza. Le due, ormai, ex compagne di stanza erano di compagnia ma non ci si poteva fidare di due come loro. Skylee era semplicemente Skylee e lei invece, era un pesce fuor d'acqua. Era difficile provare ad avere qualche amicizia quando tutti i gruppi sembravano giá consolidati. Nell'ultimo periodo aveva pensato piú volte di andarsene, di mollare gli studi e dedicarsi a sua madre che le era sembrata molto giú di corda per la storia di suo padre. Come biasimarla. «Siamo semplicemente capitate nel momento sbagliato.» Cercó di non far sentire Kaeris in colpa per qualcosa che, a quanto pareva, non aveva fatto di proposito. «Ciao Kuro.» Prese posto non molto distante da Skylee e attese che si allontanasse per dare un buffetto amichevole sulla testolina dell'animaletto che sembró gradire. «Non avevo mai visto da vicino uno snaso, li ho sempre visti solo nelle figure dei libri. Avere un a creatura magica è diverso dall’avere un animale comune?» I suoi genitori non avevano mai visto di buon gusto il possedere un animale magico e lasciarlo girovagare in casa, invece, Mackenzie era dell'idea opposta. Aveva sempre desiderato avere un asticello, visto che questa creatura tendenzialmente era pacifica sembrava rappresentare molto Mackenzie. «Ho una collana di perline, forse é meglio tenerla ben nascosta ma per il resto non ho nulla di argento o d'oro.» Non possedeva molti oggetti di valore ma quella collana rappresentava tutto per Mackenzie. Era appartenuta a sua nonna, la stessa che le aveva trasmesso la passione per la danza e indossare quella collana era un pó come ricevere un abbraccio ristoratore da sua nonna che l'aveva lasciata ormai da diversi anni. Le mancava tremendamente e avrebbe dato qualsiasi cosa pur di riabbracciarla, anche solo per pochi istanti. «Capisco, allora meglio chiudere per sempre con l'argomento Durmstrang.» Non le avrebbe chiesto piú nulla e avrebbe rispettato il suo volere. Lei, invece, sarebbe voluta tornare volentieri ad Ilvermony. Non l'avrebbe mai creduto possibile, eppure quella scuola le mancava sul serio. «Certo, chiedi pure.» Se sarebbe servito a rendere la sua permanenza piú piacevole o migliore della sua, allora avrebbe risposto a qualsiasi suo dubbio.


    Edited by mackenzie. - 28/1/2023, 11:00
     
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    Sembrava passata ormai un eternità da quando erano entrate e avevano iniziato a parlare e la mia capacità di rimanere concentrata su qualcosa che mi interessava relativamente poco stava finendo, mentre invece quel piccolo ruffiano di Kuro sembrava trovarsi a proprio agio con queste due ragazze, si era addirittura lasciato toccare, cosa abbastanza strana visto che solitamente toccava gli esseri umani solo per ferirli o rubargli oggetti e infatti come suo solito alla fine non si smentiva mai e stava già cercando di rubare l’anello di skylee che prontamente riprese subito.
    Perché continuavano a parlarmi? Ormai avevamo già fatto le presentazioni e Kuro aveva già capito cosa desiderava rubare per il resto del anno, ma quelle ragazze ciò nonostante si stavano comunque interessando, forse, a conoscermi e la cosa iniziò a preoccuparmi parecchio, chissà, magari volevano solamente soffocarmi per poi mettermi in un sacchetto e utilizzarmi chissà per quale pozione oppure come sacrificio a qualche dio pagano o di sangue anche se dubitavo, visto che di solito venivano utilizzati animali, oppure magari lo stavano facendo solo per tenermi come giocatolo o ruota di scorta per passatempo. Avevo letto in un libro che alcune persone per solitudine erano solite farlo, però pensandoci bene non sembravano persone sole anzi probabilmente avevano già tanti amici e allora rimaneva solamente l’opzione del sacrificio e sicuramente sarebbe stata la fine per Kuro. Avrei dovuto utilizzarlo come scudo perché col cazzo che ci tenevo a diventare un sacrificio umano visto e considerato che solitamente quella che li conduceva ero io e il piccolo animaletto si era già fatto raggirare da quelle ragazze che probabilmente lo avrebbero usato per invocare qualcuno. Ecco, come mio solito stavo già viaggiando di fantasia e la cosa non stava nemmeno prendendo una bella piega e loro stavano continuando a parlare, parlare e parlare, Mackenzie disse qualcosa a proposito di una collana
    «Potrebbe rubartela, fossi in te la nasconderei o starei attenta, soprattutto se noti che stranamente vuole abbracciarti e per il resto è solamente un essere vivente che va nutrito malmenato ed è un ottimo passatempo. Soprattutto se mentre ruba qualsiasi cosa devi poi scappare perché non vuole restituire quasi mai nulla al proprietario... non con le buone almeno»
    Cercai di mettere del sarcasmo così almeno se avesse cercato di sgozzare qualcuno nella notte avrei avuto ottime possibilità che il primo fosse Kuro.
    Mi stavo per riperdere nei miei pensieri quando la bionda parlò dicendo qualcosa a proposito di caposcuola è punizione e citò nuovamente quella scuola dove avevo fatto una delle mie piccole vendette personali. Dovevo rimanere vaga e magari sarei riuscita a chiudere il discorso Durmstrang.
    «Non sono rimasta molto in quella scuola era noiosa e non ho conosciuto nessuno che potesse suscitare interesse in me, magari se lo incontrassi potrei riconoscerlo ma solamente perché potrei averlo visto di sfuggita... sai, non sono una persona a cui solitamente la gente si avvicina troppo»
    Ritornai immediatamente al mio solito tono freddo, avevo già detto di non amare quella scuola di cui trovavo noioso anche solo il nome, l’unico ricordo piacevole erano le dita che saltavano via dalla mano di quel ragazzo è il sangue che zampillava, nulla più.
    Ora che ci penso la ragazza aveva anche detto la parola punizioni, dovevo scoprire immediatamente se torturavano qualcuno!
    « Domanda! Voi punite e torturate le persone che sbagliano? Potrebbe essere interessante »
    Una lucina nei miei occhi si accese, non potevo crederci, da un lato delle sette e dall’altro delle atroci torture, finalmente i miei genitori avevano trovato una scuola interessante in cui magari non mi sarei annoiata come il solito e chissà magari finalmente avrei trovato qualcosa di divertente da fare come inventare nuove torture o veleni insieme a persone finalmente simpatiche. Forse giocavano pure a giochi come "scuoia il maleducato" o "taglia il dito che ti infastidisce toccandoti" e per finire magari una bella battuta di caccia.



     
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    Ricordavo bene quando durante il mio primo anno di studi a Hogwarts avevo portato con me Fagiolo, il mio snaso da compagnia che nel corso degli anni seguenti i miei nonni mi imposero di dare via. La vita all'interno del dormitorio era un vero caos, ogni portagioie veniva settimanalmente ripulito e a forza di scrollare l'animaletto a testa in giù avevo finito per farmi i muscoli, o quasi, quelli veri si erano definitivamente formati solo in seguito ai duri allenamenti di quidditch che facevo almeno un paio di volte alla settimana. Perlomeno le giornate in sua compagnia non erano mai noiose e a forza di andare in giro per le mura a restituire effetti personali la mia cerchia di conoscenze si era decisamente allargata, perché sì, incredibile ma vero, un tempo persino io ero una persona allegra e socievole come la cara Mackenzie. Cos'era successo poi? La vita. No, no, ok... sono troppo giovane per mettermi a parlare come un vecchio e burbero signore anziano, meglio riprovarci. Le bugie, le verità scoperte e il terribile peso di ciò che avevo scoperto di aver vissuto, ecco cos'aveva finito per mutare per sempre il mio carattere e la mia indole precedentemente estroversa e spensierata. Era poi stato il turno di altri pesi da novanta che come sacchi di pesante cemento avevano finito per cadermi addosso. Perché sì, l'abbandono di Ellie e Vanja, mie precedenti compagne di stanza dal secondo anno in poi, non lo avevo preso proprio benissimo, anzi, dire "per nulla bene" immaginavo fosse il modo più corretto per descrivere ciò che avevo provato. Loro per me erano state come delle sorelle e come nelle migliori famiglie disfunzionali loro avevano finito per voltarmi le spalle senza mai voltarsi indietro. Almeno con Ellie all'inizio ci eravamo scambiate qualche lettera, ma lei dal canto suo sembrava essere diventata molto più fredda, schiva e assente, non mi aveva mai voluto dire il motivo di un così repentino cambio di vita nascondendosi dietro la scusa che era stata la sua famiglia ad obbligarla, ma lo sapevo bene io, che nel caso i fatti fossero andati realmente così, lei non si sarebbe mai arresa al loro volere. In passato l'avevo vista lottare a spada tratta per molto meno, non era davvero possibile che i fatti fossero andati così, ma in seguito alle mie insistenti domande non vi era tornata più risposta alle mie lettere e col cuore ferito avevo finito per rassegnarmi al fatto che pure lei come Vanja, stavano probabilmente meglio senza di me. Questo e la scoperta che per svariati anni la mia esistenza non era stata altro che bugie, bugie e ancora bugie, mi aveva portato a diventare fredda e diffidente nei confronti di chiunque e ironia della sorte tutto questo era capitato praticamente in concomitanza con l'arrivo della mia carica da prefetta, il che aveva portato tutte le persone a pensare che dietro il mio drastico cambiamento comportamentale ci fosse solo quello, ambizione, come se fare la snob e sentirmi al di sopra di tutti loro fosse un motivo sensato per smettere di essere felice. Da tempo ormai non riuscivo più ad assaporare appieno il gusto della felicità, ne ricordavo il sapore, certo e talvolta ne riuscivo a provare persino un assaggino, soprattutto quando mi trovavo in compagnia di una certa persona, ma il vero gusto di una felicità esplorata a trecentosessantacinque gradi no, quello potevo solo immaginarmelo ormai ed era triste, triste ed estremamente soffocante, era come se un qualcosa di angosciante e deleterio minasse ogni mio sentimento più puro, come se un limitatore di felicita si fosse autonomamente assediato dentro di me per impedirmi di vivere appieno la mia vita. «Beh, abbiamo qualcosa in comune allora...» Sorrisi senza però far raggiungere il sorriso agli occhi. Probabilmente le persone ci evitavano per motivi decisamente diversi e dalla mia, sicuramente, pareva che alle volte ci mettessi parecchio impegno affinché le persone mi girassero alla larga, ma hey, non era colpa mia se avevo un gran caratteraccio, ricordate? La vita, era stata la vita a piegarmi e a farmi diventare tanto antipatica, io poi ci avevo solo messo del mio per completare l'opera. «Mi spiace deluderti... niente torture qui» Feci spallucce pensando silenziosamente che per certi versi era un peccato, per alcuni la tortura sarebbe stato un qualcosa di interessante da osservare all'opera, tipo per David ad esempio, per lui mi sarei vista assolutamente favorevole alle forme più brutali di tortura. «A meno che tu non veda il lavare piatti o bagni senza l'ausilio della magia una vera e propria tortura...» Punti di vista. C'era chi considerava torture cose veramente strane. «Beh... se non hai altre domande credo che andrò in biblioteca a studiare un po' ora» Annunciai guardando prima Kaeris e poi Mackenzie con aria rilassata, le lezioni non erano ancora cominciate e il reale motivo per il quale mi sarei dovuta recare in biblioteca non era davvero lo studio, ma non sentivo la necessita di confidare alle due ragazze che le mie ricerche fra i libri della biblioteca sarebbero state tutte incentrate sullo scoprire chi o cos'ero realmente. Lasciai gli effetti personali che non mi sarebbero più serviti ben al sicuro nel mio baule e dopo aver recuperato la tracolla dall'armadio mi diressi in direzione della porta per uscire, salvo eventuali altre domande a cui avrei sicuramente risposto se solo la ragazza avesse sentito la necessità di pormi.

    ★ ★ ★
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    Sul punto di uscire. Se avete altre domande o volete fare "x" cose sentitevi libere di trattenerla!
     
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    Il sorriso che Mackenzie portava sul volto mentre stava accarezzando il grazioso animaletto, scomparve nel momento in cui la nuova arrivata le elencò i possibili pericoli ai quali sarebbe andata incontro se non avesse prestato attenzione alla sua collana. «Vorrà dire che metterò al sicuro magari protetta da qualche incantesimo.» Ci teneva davvero tanto a quella collana e non voleva perderla per nessuna ragione al mondo. Il ricordo che aveva di sua nonna era la cosa più preziosa che aveva e quella collana rappresentava il simbolo del loro legame. Le bastava guardare l'oggetto in questione per raffigurare nella sua mente la sagoma di sua nonna sempre e costantemente seduta a capotavola con quella sua espressione dolce ma autoritaria. Era lei che l'aveva educata, che le aveva fatto capire il reale significato della parola educazione, lei era stata la persona che l'aveva indirizzata verso la danza facendola diventare una vera e propria passione per la giovane Rosier. A lei doveva tutto e custodire quella collana era il minimo che potesse fare per far sì che il suo ricordo fosse ancora vivo in lei. «Come ti capisco.» Compativa la nuova arrivata e sapeva cosa aveva dovuto affrontare durante il passaggio da una scuola all'altra. «Io, prima di arrivare qui, frequentavo Ilvermony e stavo impazzendo dentro quella scuola.» La convivenza tra sole donne non era mai una buona idea e la corvonero, questo, lo sapeva benissimo. Aveva vissuto sulla sua pelle le sorti e i risultati di vivere sotto lo stesso tetto senza la presenza di un solo ragazzo. Le donne erano tremendamente competitive, si alleavano per farsi la guerra e sapevano diventare molto cattive, soprattutto chi non pensavi potesse arrivare a tali livelli di cattiveria. «Sono qui da qualche mese, eppure mi sento ancora un pesce fuor d'acqua.» Per questo l'aveva compresa quando aveva detto di non aver conosciuto nessuno che avesse catturato il suo permesso. «Ma ti aiuterò per far si che tu non faccia la mia stessa fine.» Ci teneva che almeno lei si salvasse dall'indifferenza che lei aveva trovato e soprattutto ci teneva nel mostrarsi gentile per ripulire la sua coscienza dopo l'incidente avvenuto ad Ilvermony, causato per mano sua. Abbozzò un sorriso quando la sentì porgere quella strana domanda, alla quale Skylee rispose prontamente. Fortunatamente Hogwarts non prevedeva le torture come metodo di punizione e di questo Mackenzie ne era rasserenata poiché non amava particolarmente quel genere di politica. «Anche se, a dirla tutta, ci sarebbero alcuni professori disposti a cedere a certi meccanismi.» Non specificò nessun nome perché sarebbe stata Kaeris stessa a rendersi conto di quale tipo di professore approverebbe un metodo del genere. Mackenzie, dal canto suo, aveva già in mente un nome che però avrebbe tenuto per sé. «Per oggi sono libera, quindi possiamo fare ciò che vuoi. Sono a tua completa disposizione.» Disse con un sorriso mentre si accomodava sul suo letto, attendendo che l'altra esponesse eventuali dubbi o domande.
     
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    Kaeris Duval

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    L’idea dì rimanere da sola con una ragazza al quanto sorridente e disponibile mi fece per un momento rabbrividire, proprio non riuscivo a comprendere l’altruismo e la gentilezza che alcune persone dimostravano e ancor meno non comprendevo come potessero convivere fra loro.
    Guardai Kuro che già aveva capito che per ora la compagnia di altre persone era meglio evitarla, non conoscevo ancora abbastanza il posto e soprattutto non avevo studiato i punti di forza e i punti deboli e il comportamento di quest’ultima, dovevo trovare un modo per svignamerla e il fatto che Skylee menzionò la biblioteca mi diede un vantaggio non indifferente, poteva essere un ottimo modo per andarmene e seminare almeno una delle due ragazze.
    Avrei potuto approfittarne per uscire dalla stanza anche se sinceramente non ne avevo molta voglia, avrei preferito rilassarmi e ambientarmi prima di doverci passare la notte ma piuttosto che restare con una ragazza che sembrava stranamente gentile e sospettosa avrei preferito camminare un po’.
    Alla fine dei conti era un ottima opportunità e una volta arrivata alla biblioteca mi sarebbe bastato salutare skylee e divedere le strade e chissà magari trovare qualche nuovo libro di torture da leggere.
    « Non credo che lavare dei piatti possa essere una tortura anche se ammetto che guardare una piccola snob piangere per una cosa così banale potrebbe rallegrare una giornata iniziata male»
    usai un tono fine e sarcastico anche se sinceramente non credevo che si capisse molto dalle mie espressioni facciali, era raro che qualcuno riuscisse a leggerle, in una delle tante scuole mi dissero addirittura che non avevo sentimenti e avevano ragione, o almeno ce l'avevano sul fatto che non li mostravo alla luce del sole.
    Ciò mi fece ricordare che all'orfanotrofio se mostravi troppi sentimenti o venivi picchiato o gli altri bambini si approfittavano di te, era una lotta per la sopravvivenza e il dolore fisico e le torture erano diventati un dolce che per mia fortuna imparai a far mangiare agli altri prima che questi potessero farlo assaggiare a me, guardai Mackenzie
    «Non mi spiace stare da sola piuttosto che circondarmi di falsi sorrisi e occhi gentili che cercano le tue debolezze credendo di prendersi gioco di te. Le persone che sono pesci fuor d’acqua possono nascondere lati interessanti nella propria personalità, perciò vedila come una cosa bella, sei per poche persone e magari saranno di qualità»
    Era difficile da ammettere ma ancora una volta le solite chiacchiere sull'autostima e la socializzazione di mia madre avrebbero potuto salvarmi, lei e le sue frasi di conforto per non farti sentire diverso come se lei in primis con abiti neri e un vocabolario particolarmente macabro non fossero “particolari” per quella gente che si definiva normale.
    Pensandoci bene ero stata nella mia stranezza molto fortunata a trovare genitori che mi calzassero a pennello, gotici artisti e ricchi di questo ne ero consapevole e grata, non mi avevano fatto mancare mai nulla, dai libri ai giochi più particolari e per finire alla piccola sanguisuga chiamata Kuro che veniva viziato da loro quanto me, ma la fortuna più grande era che almeno loro comprendevano la mia personalità e il mio odio verso l’essere toccata quando non c’era necessità e pensandoci bene capii che in effetti più che un pesce fuor d’acqua ero proprio un pesce solitario. Avevo solo i miei genitori e Kuro ma la cosa non mi rattristò affatto, anzi, ne fui piacevolmente felice.
    «Ti ringrazio ma sinceramente seguirei skylee per fare un giro in biblioteca o per la scuola, così da ambientarmi meglio e chissà, magari perdermi e provare un dolce senso di smarrimento fino ad impazzire per poi cercare di sopravvivere nei corridoi e tentare di mangiare Kuro dopo giorni di digiuno»stavolta cercai di aggiungere una battuta sperando la ragazza si concentrasse su di essa e comprendesse il mio cercar d’usciere dalla socializzazione.




    Edited by Kaeris - 5/3/2023, 19:38
     
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