promise me a place in your house of memories

Daphne

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    66
    Location
    München

    Status
    spymode
    tumblr_inline_nwdlukYP9e1qlt39u_250
    Il sole é ormai tramontato e con lui tutte le preoccupazioni legate alla scuola, a quelle si penserá il giorno seguente in procinto della prima lezione della giornata. Gli studenti sono ormai tutti in Sala Grande pronti a gustarsi la cena preparata dalle sapienti mani degli elfi. Tranne uno: Aaron. Lui si aggira tra i corridoi del castello, con l'aria confusa, smarrita e i sensi in allerta, pronti a salvarlo da qualsiasi pericolo. State tranquilli non é successo niente di cosí grave, il giovane Schneider sta solo cercando il luogo dell'appuntamento che il suo amico Mars aveva prefissato per quella sera. Gli aveva detto che si sarebbero dovuti incontrare in una certa stanza delle necessitá, dove avrebbero trovato tutto l'occorrente per poter provare le loro canzoni. E fino a qui, tutto ok solo che c'era solo un piccolissimo dettaglio che il tassorosso aveva dimenticato: Aaron non sapeva ancora orientarsi in quel castello. Mars, come si puó ben capire, non si é preso la briga di recuperare il povero grifondoro che stava impazzendo in quei lunghi corridoi che sembravano tutti uguali. Senza sapere minimamente come aveva fatto e senza avere la benché minima idea di dove fosse, decise di aprire una delle tante porte presenti nell'ennesimo corridoio perlustrato fino a quel momento. L'aprí e vi trovó un'ampia stanza dalle rifiniture eleganti con un lucido pavimento che rifletteva le luci dei numerosi candelabri sospesi a mezzaria. Senza esitazione entró per dare un'occhiata piú da vicino e vedendo che in fondo alla sala c'era un piano rialzato sul quale erano appoggiati innumerevoli strumenti musicali sparsi qua e là. Pensó che si trattasse della stanza di cui gli aveva parlato Mars, cosí decise di posare il suo zaino accanto ad una sedia e poi iniziare a riscaldarsi. Arrivó vicino a quella che doveva essere una batteria un po' usurata e si sedette allo sgabello che cigoló non appena il suo peso si poggió interamente sulla seduta. Cominciamo bene. Si disse prima di estrarre le bacchette dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni per incominciare a suonare qualcosina. Inizió da un esercizio semplice, destinato principalmente ai principianti ma che poteva adattarsi anche ai piú esperti qual'ora avessero bisogno di riscaldarsi un pó. Come al solito, inizió a suonare il groove in modo rilassato, cercando di padroneggiare dinamiche (da pianissimo a fortissimo), tempi (da lentissimo a prestissimo) e bilanciando in modo corretto il volume della cassa, del rullante e gli hi-hat. Dopo una manciata di minuti, Aaron era piú che pronto a passare a qualcosa che lo divertiva parecchio: imitare alcuni rock grooves delle band che piú stimava. Quando le bacchette iniziarono a sfiorare le casse sottostanti, la melodia inizió ad espandersi per tutta la stanza. Amava la grinta che suonare la batteria gli dava, cosa che lo spingeva ad aumentare il ritmo e che lo mandava letteralmente in visibilio. Il suono rimbalzava sulle pareti, ritornando poi alla casa madre, andando cosí a stimolare il giovane grifondoro che ormai era entranto nel suo mondo e sembrava essere troppo concentrato per rendersi conto che una nuova presenza era entrata in quella stanza. Se ne reso conto soltanto quando, preso dalla foga del momento, una delle sue bacchette rimbalzó sulla cassa e voló fino ai piedi della ragazza. Si passó una mano tra i capelli, portando indietro alcuni ciuffi che rimasero scompigliati. Signorina mi dispiace deluderla ma queste sono prove a porte chiuse. Il tono della sua voce non era severo, piuttosto leggermente affannato per lo sforzo fisico a cui aveva sottoposto il suo corpo.A meno che lei non faccia parte dei pezzi grossi del castello, allora in quel caso... Perché le stava dando del lei? Aaron aveva la tendenza a scherzare con chiunque aveva a che fare. Giuro solennemente di non avere cattive intenzioni. Alzó le mani in segno di resa, continuando la sua pessima performance da ragazzo dispiaciuto. Va bene, va bene, la smetto con le idiozie. Un piccolo ghigno divertito si fece largo tra le sue labbra, andando ad accentuare il suo essere strafottente. Dovevo incontrarmi con il mio amico nella...aspetta come l'ha chiamata? Corrucció la fronte cercando di ricordare l'informazione che gli aveva fornito il suo amico. Stanza delle possibilitá? Non ha importanza perché temo di essermi perso. Si grattó la nuca arrendendosi all'idea che Mars non sarebbe mai venuto in quel posto. Sai come ci si arriva? Domandó a quel punto alla ragazza, alzandosi per andare a recuperare la bacchetta che per poco non la colpiva. Anche se quello stronzo meriterebbe di essere bidonato per non avermi accompagnato. Si avvicinó con tranquillitá e spavalderia alla ragazza, piegandosi per raccogliere l'arma del quasi omicidio. Sará il nostro segreto, che dici? Le riservó uno sguardo dall'alto verso il basso, scrutandola leggermente. Scusa se ti ho quasi colpita. Disse con il suo solito sorrisetto che chissá quale significato poteva celare.
     
    .
  2.  
    .
    Avatar


    Group
    Serpeverde
    Posts
    297
    Location
    Oslo, Norvegia

    Status
    spymode
    L'aria fredda della sera le scompigliò i capelli mentre tra le mani stringeva la lettera che sua madre le aveva spedito poche ore prima, informandola di essersi stabilita a Londra e di essersi messa in proprio. Voleva vederla e questa volta non avrebbe accettato un no come risposta, se si fosse nuovamente rifiutata sarebbe andata lei di persona a prenderla a scuola e, anche se ormai era maggiorenne, quella donna aveva ancora dei diritti su di lei. Memorizzò l'indirizzo scritto sulla pergamena prima di strapparla in mille pezzi. Le vacanze erano finite e con esse anche la breve felicità che aveva provato. Sorrise, pensando a ciò che era successo con Hunter in Francia e a quanto era stata bene, con lui, in quel cottage, lontano da tutto e da tutti. Ricordò il modo in cui l'aveva baciata, toccata, accarezzata, fatta sua. Sentì le guance andare a fuoco, ma cosa si metteva a pensare? Si alzò dalla panchina su cui si era comodamente seduta, avviandosi verso l'entrata del castello. Dopo aver ricevuto quella maledetta lettera le si era chiuso lo stomaco così, invece di andare in Sala Grande, si era recata in cortile per stare un po' da sola e riflettere. Non voleva nessuno vicino, nemmeno Rain che, da quando era tornata, non faceva altro che preoccuparsi. In parte la capiva, Reina era andata via di punto in bianco e le due, nonostante le stranezze della riccia, potevano definirsi amiche. Lei con non aveva chissà quale rapporto con la serpeverde, però, dopo mesi passati insieme, ci aveva fatto l'abitudine e poi, adesso che non c'era più, il povero Alec non aveva più la sua scorta di cibo extra.
    Una volta dentro, girò a destra, salutò con un cenno del capo il Barone Sanguinario, il quale ricambiò con freddezza, e si diresse verso i dormitori. Aveva bisogno di un bagno caldo e di dormire come minimo otto ore di fila, anche se dubitava ci sarebbe riuscita visto gli incubi che faceva ogni notte. La situazione era nettamente migliorata dopo che il vicepreside le aveva dato l'autorizzazione per il distillato della pace, tuttavia, il suo mentalismo era ancora instabile quindi più di questo non si poteva fare. Solo una volta acquisito il pieno controllo del suo potere sarebbe finalmente riuscita a dormire sonni tranquilli anche se, in realtà, con Hunter era già successo. Scosse la testa, sorridendo. Quel ragazzo è un caso a parte. Il suono di una batteria la distolse dai suoi pensieri, chi stava suonando a quest'ora? Contrariata, aumentò il passo e aprì la porta della Sala Eventi, cercando con lo sguardo il colpevole che si rivelò essere un ragazzo dai capelli biondi, alto e dalle spalle larghe. Aggrottò le sopracciglia, quel profilo le era famigliare, l'aveva già visto da qualche parte. D' un tratto, una delle bacchette gli scivolò via di mano, atterrando ai suoi piedi. Daphne fece per raccoglierla ma si bloccò non appena capì chi aveva davanti: Aaron Schneider. Occhi azzurri, capelli e divisa fuori posto, sicuro di sé e incurante delle regole, era proprio lui. Cosa ci faceva lì? Dov'era stato per tutto questo tempo? A Durmstrang era una delle poche persone che poteva definirsi più di un semplice conoscente visto che, dopo un' antipatia inziale e diversi compiti svolti insieme, avevano trascorso pomeriggi interi a parlare dei loro hobbies e, in parte, delle loro famiglie. Poi Aaron era sparito senza lasciare traccia e, da allora, erano passati due anni. «Mi dispiace deluderla ma questo posto è aperto al pubblico.» Lo assecondò, come sempre, in uno dei suoi scherzi. Se non avesse saputo chi fosse si sarebbe comportata in modo completamente diverso, ma si stava parlando di Aaron, qualcuno con cui era stata a contatto per anni. «Pezzi grossi, eh? Io sono un' umile prefetta ma, se vuoi, posso chiamare qualcuno di più importante.» La sua passione per la musica era nota ai più, non a caso, nella vecchia scuola, si esibiva insieme a dei suoi compagni di tanto in tanto e, a giudicare da quello che le aveva appena detto, anche qui. «Intendi la Stanza delle Necessità?» Non ci era mai stata, ma sapeva esattamente dov'era. Rain le aveva fatto vedere come arrivare visto che l'aveva utilizzata più di una volta. Aveva evitato di chiederle per cosa. «Al settimo piano, però è meglio andarci quando non c'è nessuno in giro e, soprattutto, evitare di parlarne con chiunque. » I professori sapevano della sua esistenza però, a loro, non si era mai palesata. Per quanto riguardava gli studenti, erano in pochi a sapere dove fosse e come farla apparire. A quanto sembrava, Aaron era tra questi. Si avvicinò spavaldo e, dopo aver raccolto da terra la bacchetta, la guardò dall' alto in basso prima di fissare gli occhi azzurri nei suoi. «Dovrebbe già essere un segreto, Aaron. Ti ho detto dove si trova in nome dei vecchi tempi anche se, forse, non avrei dovuto visto che sei andato via senza nemmeno salutarmi.» Incrociò le braccia al petto, osservandolo con disappunto. Era cattiva educazione partire senza avvisare, figuriamoci sparire per due anni e poi comportarsi così, come se nulla fosse successo. «Figurati. Ma dimmi, cosa ci fai qui?» I suoi genitori erano tedeschi, si erano trasferiti a Londra?



    Edited by Daphne. - 15/1/2023, 01:18
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    66
    Location
    München

    Status
    spymode
    tumblr_inline_nwdlukYP9e1qlt39u_250
    Rimasi stupito quando quella ragazza assecondò il mio tono scherzoso, facendo sembrare il gesto un qualcosa che aveva già fatto con me. Non ci feci tanto caso, piuttosto sorrisi di rimando e ricambiai il suo sguardo cercando di capire che cosa voleva comunicarmi. Non quando ci sono delle prove, non te l'hanno detto? Se la ragazza voleva continuare a mantenere il discorso su un tono più scherzoso, aveva trovato pane per i suoi denti. Era risaputo che ero un amante degli scherzi e delle conversazioni che si mantenevano su dei toni più leggeri, divertenti. O almeno è ciò che mi avevano detto. L'aver perso la memoria era una condizione davvero spiacevole con cui convivere: tutti che cercavano di ricordarmi il genere di persona che ero, gli esercizi stressanti di memoria a cui ero sottoposto per cercare di recuperare alcuni ricordi, le innumerevoli visite a vari specialisti di diverso genere. Tutto ciò era un carico non indifferente da portarsi addosso. Ed era solo l'inizio. Sono un musicista ma rimango comunque un ragazzo umile, una prefetta andrà più che bene. Ammiccai nella sua direzione, sottolineando il fatto che avrei potuto apprezzare una presenza come la sua: di carina era carina e poi una presenza femminile era sempre ben accetta quando si trattava di provare qualche canzone. Come ti chiami? Se doveva restare lì, tanto valeva conoscere il suo nome, anche se il suo volto mi era familiare. Ma chi poteva dirlo? Ogni volta che incontravo qualcuno, mi illudevo di averlo già visto sperando che la mia memoria si risvegliasse e mi restituisse tutti i miei ricordi più cari. Stanza delle necessità! Sì, è proprio così che l'aveva chiamata. Esclamai passandomi una mano tra i capelli già disordinati. Questa non è la stanza delle necessità, giusto? Eppure mi ha detto che avremmo trovato tutti gli strumenti che ci servivano per provare. Considerando che si trattava di una stanza segreta e che ero stato raggiunto in poco tempo da qualcuno che non avrebbe dovuto essere lì, quella non doveva essere la stanza in questione. E poi Mars non c'era, quindi un motivo in più per trarre una conclusione del genere. La risposta mi giunse poco dopo, quando la ragazza mi spiegò che la stanza delle necessità si trovava al settimo piano e non al primo come l'aula in cui mi trovavo in quel momento. Ciò che mi stupì fu il fatto che la ragazza conosceva il mio nome ma senza che io mi fossi presentato. Come mi hai chiamato? Le chiesi continuando a guardarla. Quella ragazza mi conosceva? No, era impossibile. Mi ero trasferito lì da poco e a parte Mars e i miei compagni di stanza, nessun altro sapeva chi ero. Come fai a conoscere il mio nome se non ci siamo mai visti prima di oggi? Mi grattai la nuca pensieroso, cercando di capire cosa mi potesse legare ad una ragazza del genere. I miei medici mi avevano detto di evitare di sforzare la mia memoria per evitare di aggiungere altri danni ma non potevo fare a meno di provare a darmi delle risposte. Scrutai i lineamenti del volto della ragazza, immagazzinandoli nella mia mente e cercando di dar loro un senso. Quando sarei andato via senza salutarti? La ragazza sembrava conoscere dettagli della mia vita che io, invece, ignoravo. Vivo con il mio patrigno a Londra, mi sono trasferito da poco. Non che fosse una convivenza facile, mio zio era una di quelle persone fissate con la purezza di sangue cosa che per me non aveva alcuna valenza. Da quello che, inoltre, avevo potuto comprendere di lui era che era un uomo legato alle tradizioni. Infatti aveva voluto che lo informassi in quale casata ero stato smistato e non era stato contento di sapere che non ero stato smistato in grifondoro invece che in serpeverde. Vivere con lui era davvero impossibile, mi aveva dato delle assurde regole da rispettare e voleva che seguissi a tutti costi la sua strada. Io non ero d'accordo perché lui non era un uomo buono, onesto ma piuttosto cinico e incline al male ed io non volevo fare la sua stessa fine. Ci conosciamo? Era quello ciò che volevo sapere in quel momento.
     
    .
  4.  
    .
    Avatar


    Group
    Serpeverde
    Posts
    297
    Location
    Oslo, Norvegia

    Status
    spymode
    «Non c'era alcun avviso fuori la porta.» Continuò a tenergli il gioco. Aaron era una persona a cui piaceva molto scherzare, lo aveva capito col tempo. Inizialmente non gli andava molto a genio; ai suoi occhi era l'ennesimo sbruffone di turno che credeva di avere il mondo e le ragazze ai suoi piedi solo per il suo bel faccino. L'aveva mandato letteralmente al diavolo quando aveva cercato di flirtare con lei durate un lavoro di gruppo salvo poi capire, tempo dopo, che la stava solo prendendo in giro. Era il suo modo di rompere il ghiaccio, faceva così con tutti, solo che con lei aveva utilizzato il metodo sbagliato. Infatti, da allora, lo aveva evitato come la peste finché, un giorno, non l'aveva presa in disparte per dirle che non aveva quel tipo di intenzioni, voleva semplicemente conoscerla meglio perché, rispetto agli altri, non l'aveva giudicato male per la sua famiglia. Così era iniziata la loro amicizia, adesso poteva definirla tale. All'epoca era ancora più chiusa e diffidente di adesso, il dolore per la perdita di sua nonna l'aveva spinta ad isolarsi ancora di più. Non che ora fosse diverso però, rispetto a prima, si apriva un po' di più. Il ragazzo davanti a lei sapeva del rapporto con i suoi genitori, c'era quando sua madre se n'era andata e anche quando suo padre si era risposato. Sapeva qualcosa di quegli eventi, ma non tutta la storia. Tuttavia, con le sue battute, l'aveva tirata su di morale più di una volta. «Così si fa, non lasciare che la fama ti dia alla testa.» A Durmstrang era abbastanza conosciuto. Più di una volta si era esibito da solo o con la sua band a qualche ballo, chissà se aveva fatto lo stesso al banchetto di Natale. Rain era nera. A quanto pareva Will, il tassorosso con cui aveva un mezzo flirt in corso, si era comportato male e, da quanto aveva sentito, non era stato l' unico. Non andarci era stata la scelta migliore, le sue vacanze erano andate a gonfie vele lontano da Hogwarts in compagnia di un corovonero che avrebbe rivisto l'indomani. Sorrise.
    Aggrottò le sopracciglia quando le chiese il suo nome. Non sapeva come si chiamava? Stava ancora scherzando? «Daphne.» Lo guardò stranita per un attimo. Era come se non ricordasse nulla di lei, ma non era possibile, giusto? Non potevano aver cancellato anche a lui la memoria. «Questa è la sala eventi, puoi comunque trovare degli strumenti e tutti vi hanno accesso. La stanza che ha nominato il tuo amico funziona diversamente: si chiama delle necessità perché fa apparire ciò che ti serve, ma nessuno può trovarti a meno che non sia tu a volerlo o abbiate un appuntamento.» Lo sapeva per sentito dire e perché aveva letto qualcosa in biblioteca a riguardo, non c'era mai stata in prima persona, non ne aveva mai avuto bisogno. Però, un giorno di questi, ci sarebbe andata: era curiosa di sapere non solo com'era fatta, ma anche di cosa sarebbe potuto comparire al suo interno. Se era fortunata poteva trovare un Mantello dell' Invisibilità. Certo, come no. La voce sorpresa di Aaron la spinse a fare un passo in avanti, lo fissò per qualche secondo prima di parlare. «Ti ho chiamato con il tuo nome, Aaron.»Cosa gli era successo? Sembrava confuso e disorientato, era chiaro che non si aspettasse una situazione del genere e nemmeno lei onestamente. Gli aveva anche fatto la ramanzina per essersene andato senza salutarla, sparendo per due anni, e adesso le diceva di non averla mai vista prima. Non sapeva chi era, per lui era una completa estranea. «Perché ci siamo visti prima d' oggi.»Non aggiunse altro, non voleva riempirlo di informazioni, rischiava solo di peggiorare le cose. Non sapeva cosa gli era capitato in quegli anni, se l'avevano obliviato, così come avevano fatto con lei, se aveva avuto un incidente o se la sua fosse un'amnesia momentanea. Non ne aveva idea. «Aaron...» Sospirò, era davvero una brutta situazione. Sgranò leggermente gli occhi quando sentì la parola patrigno. Dov'erano i suoi genitori? E sua sorella? Aveva molte domande da fargli, ma non chiese nulla, non era il momento. Si limitò ad annuire e a riflettere sul da farsi. Non poteva andarsene e lasciarlo così, ma non poteva nemmeno dirgli chissà quanto sul suo passato. Non era compito suo, anche perché, per lui, lei non era niente. "Ci conosciamo?" Distolse lo sguardo per un attimo, incrociò le braccia al petto e fece un passo indietro. Lui e quel ragazzo avevano un passato, erano amici e non poteva di certo voltare le spalle a una delle poche persone che potesse definire come tale. Lui non lo avrebbe fatto, lo sapeva bene. Tornò a guardarlo, decisa. «Sì, ci conosciamo.» Come l'avrebbe presa?



    Edited by Daphne. - 24/1/2023, 01:38
     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    66
    Location
    München

    Status
    spymode
    tumblr_inline_nwdlukYP9e1qlt39u_250
    Guardai la ragazza senza togliere il mio sorriso beffardo dal mio volto. Bella e anche astuta, deve essere proprio il mio giorno fortunato. Quella ragazza non rispecchiava esattamente il mio prototipo di ragazza ideale, quelle che ero solito portarmi a letto. Era davvero bella, rasentava la perfezione ed era troppo per uno come me. Ma quel breve scambio di battute che avevamo condiviso era bastato per non farmi trarre inganno dalle apparenze. La fama puó essere una brutta bestia, se non sai come gestirla. Prima di entrare nella band di Mars e dopo aver perso la memoria, avevo trovato nella musica un posto sicuro in cui riporre la mia anima quando tutto quel macigno diventava troppo pesante da trascinarsi dietro. Avevo partecipato a qualche contest musicale e avevo visto con i miei occhi cosa poteva fare la fama. Ad uno di questi contest, avevo conosciuto una band che suonava insieme da piú di dieci anni e il front man mi aveva confidato che era impossibile non entrare nel giro quando dovevi sostenere determinati ritmi. Mi era bastato guardare i loro occhi per decidere che non avrei mai preso parte a quel famoso giro di cui mi avevano parlato. Anche se, ogni tanto, sceglievo di fumare qualcosa in compagnia di Mars. Non c'era da preoccuparsi, mi aveva giurato che non era roba pesante e che serviva semplicemente per rendere la vita un pó piú leggera. E poi conoscevo i miei limiti e sapevo fino a che punto potevo spingermi. Se me lo permetti, visto che ti trovi qui, potrei suonarti qualcosa. Non capitava tutti giorni di avere qualcuno ad assistere alle prove ed era giusto approfittarne. Vieni. La presi per mano e la portai sul palco dove si trovava la mia postazione da batterista, poco piú in lá c'erano delle sedie. Le lasciai la mano, giusto il tempo di allontanarmi per recuperare una sedia e sistemarla poco piú in lá rispetto alla batteria. A quel punto, le lasciai lo spazio per passare e andarsi a sedere sulla sedia. Io, nel frattempo, mi liberai della mia felpa restando semplicemente in maniche corte. Suonare era come fare sport e, infatti ogni volta che iniziavo ad esercitarmi, mi riscaldavo e sentivo il bisogno imminente di disfarmi di qualche indumento. Puoi scegliere qualsiasi canzone tu voglia. Lasciai la felpa per terra, per poi voltarmi verso di lei sorridendole amichevolmente. Andiamo, non fare la timida. Non mi sembri quel genere di ragazza o sbaglio? La mia era una leggera provocazione che sperai la ragazza accogliesse benevolmente. Quello era l'unico modo che conoscevo per approcciarmi alle ragazze e dovevo ammettere che funzionava sempre. Dahpne magari un giorno potresti accompagnarmi alla ricerca di questa famigerata stanza delle necessitá. Mi era sembrata amichevole, sebbene appartenesse alle serpi e mi sarebbe piaciuto approfondire la sua conoscenza, non prima di venire a sapere di un piccolo dettaglio: a quanto sembrava la ragazza in questione mi conosceva. N-noi ci siamo giá visti? Era la prima volta che incontravo qualcuno del mio passato e in un primo momento non seppi come prendere la situazione. Mi passai nervosamente una mano tra i capelli e ripetetti quell'azione piú volte, in un chiaro segno di destabilizzazione e confusione. Davanti a me avevo una persona che mi aveva conosciuto quando ancora ero lucido e i miei ricordi erano tutti al loro posto. La cosa da un lato mi rendeva felice e allo stesso tempo preoccupato per quello che potevo scoprire mentre dall'altro lato mi rendeva desolato per non ricordare nulla di Daphne. Mi alzai dalla sedia, cercando lo sguardo della biondina. Come dovevo comportarmi? Volevo riempirla di domande sul mio conto, chiederle di come ci eravamo conosciuti e un mucchio di altre cose ma le parole non uscivano dalle mie labbra. Era come se avessi perso il dono della parola, portai entrambe le mie mani trani capelli, mantenendo la mia testa cercando di non impazzire. Il mio psicologo mi aveva detto che incontrare persone del mio passato, poteva essere pericoloso per la mia psiche o qualcosa del genere perché avrebbe portato il mio cervello ad un ulteriore livello di stress. Cosa dovevo fare? Daphne... Sussurrai delicatamente il suo nome prima di avvicinarmi a lei. Mi...mi dispiace di non ricordare nulla di te, di noi. Dovevo darle almeno una spiegazione parziale di quello che mi era successo. Non ricordo piú nulla, so solo che mi sono risvegliato nel letto di un ospedale senza piú alcun ricordo. Ricordavo ancora di quanto piansi quella sera e di quanto quella condizione in cui ero costretto mi spaventasse, avevo paura di non tornare a ricordare mai piú. L'altra cosa che so é che sono stato adottato dal mio padrino perché non si sa che fine abbiano fatto i miei genitori. I medici mi hanno detto che mi hanno trovato privo di sensi davanti ad un orfanotrofio e che le suore di quel posto mi hanno poi portato in ospedale. I miei genitori non ricordavo nemmeno che faccia avessero. Non ricordavo la loro voce, se erano stati dei buoni genitori con me, se eravamo una famiglia unita, se ci volevamo bene, nulla. Non sapevo nemmeno se ero figlio unico oppure no. Le mie conoscenze finiscono qui. Vivevo ogni giorno cercando di costruirmi dei nuovi ricordi, qualcosa che mi desse una felicitá apparente a cui potermi aggrappare quando tutto si faceva terribilmente scuro. Dove ci siamo conosciuti e che tipo ero?


    Edited by schneider. - 28/1/2023, 10:48
     
    .
  6.  
    .
    Avatar


    Group
    Serpeverde
    Posts
    297
    Location
    Oslo, Norvegia

    Status
    spymode
    Era per ammiccamenti di quel tipo che lo aveva ignorato la prima volta. Daphne non aveva mai sopportato i ragazzi che facevano i piacioni con ogni singola ragazza che si ritrovavano davanti, era un modo di fare che le dava parecchio fastidio e, purtroppo, Durmstrang era piena di tipi del genere. Tuttavia, Aaron lo aveva conosciuto e sapeva che dietro quella maschera di spavalderia si nascondeva ben altro. Gli piaceva scherzare e prendere in giro le persone, faceva parte del suo carattere, ma non era solo quello. «Allora dovresti sfidare la sorte, gioca qualche numero. Potresti vincere.» Se era il suo giorno fortunato, perché non tentare? Un sorrisetto beffardo le si dipinse sul volto, conosceva le sue tattiche a memoria. Era il solito sbruffone, tuttavia, grazie al suo bel faccino incorniciato da un paio di grandi occhi blu, era riuscito a far cadere ai suoi piedi un bel po' di ragazze le quali, affascinate dal fatto che fosse un musicista e che facesse parte di una band, non ci avevano pensato due volte prima di gettargli le braccia al collo e baciarlo. Lo aveva visto in prima persona alle feste a cui aveva partecipato e, se era andato al banchetto di Natale, non dubitava fosse successa la stessa cosa. Lo conosceva bene. «Tu la sai gestire?» Lo provocò, inclinando la testa di lato e guardandolo divertita. Avevano due caratteri opposti, un po' come lei e Halley, ma mentre con la grifondoro non si era mai sopportata, con lui era riuscita, in qualche modo, a trovare un punto di incontro tanto da arrivare ad essere amici. O almeno, lo erano stati in passato, adesso non sapeva come stavano le cose tra loro. Era passato troppo tempo dall'ultima volta che avevano parlato e, in quei due anni, erano successe tante cose. Lei era cambiata e lo stesso, probabilmente, aveva fatto anche lui. Nel mentre, lo vide avvicinarsi e prenderla per mano, si lasciò guidare senza opporre resistenza e salì sul palco. Non si ritrasse perché era abituata a gesti del genere da parte sua; Aaron non aveva mai avuto problemi nell'invadere lo spazio personale altrui a differenza sua che, invece, teneva tutti a distanza. Ci avevano messo un po' prima di raggiungere quel grado di confidenza, non senza sforzi da parte di entrambi. La prima volta che aveva provato ad allungare una mano in un gesto del tutto innocente, l'aveva scansato in malo modo, dicendogli di non farlo mai più. A quattordici anni voleva solo essere lasciata in pace e l'idea di avere un ragazzo così vicino la disturbava, soprattutto visto il modo in cui si era approcciato a lei la prima volta. Aveva superato quella fase di totale rifiuto nei confronti del sesso maschile dovuta all'odio che provava per suo padre quando si era resta conto che, quello che stava facendo, non aveva alcun senso e lei, da persona razionale qual era, aveva subito rimediato. Dopo essersi seduta elegantemente su una sedia, incrociò le gambe e dedicò la sua attenzione ad Aaron che, si accorse, aveva messo in bella mostra i bicipiti. Si, era ben piazzato, non c'è che dire. «A che genere di ragazza ti riferisci?» Gli chiese di rimando. «Comunque, mi piacerebbe ascoltare "You Could Be Mine" dei Guns N’ Roses. » Non era stata una scelta casuale, la sua. Quella canzone aveva un riff di batteria non facile da riprodurre e, visto che di musica qualcosa ne capiva, era proprio curiosa di vedere quanto fosse migliorato in quegli anni. Aaron doveva saperlo, infondo l'aveva sentita suonare il piano molte volte in passato. Cantare no, quello solo Hunter. Si mise comoda e, quando iniziò, sorrise. Sì, aveva fatto progressi. «Non vorrei privare il tuo amico di un tale onore. Che si chiama?» Era Mars per caso? Il tassorosso che aveva conosciuto a lezione di Difesa? Era un cantante e, da quel che aveva letto sul giornalino, si era esibito la sera di Natale, dedicando persino una canzone ad una ragazza. Un gesto audace che, purtroppo, non aveva dato i risultati sperati per colpa di un Harris. Sempre in mezzo stavano quei due.
    «Sì, tempo fa.» Era confuso, non sapeva come reagire. Le dispiaceva vederlo in quel stato, era terribile non ricordare niente del proprio passato. Si passò nervosamente una mano tra i capelli, cosa che faceva quando era in difficoltà. «Non preoccuparti, non è colpa tua se non ricordi niente. » Era qualcosa su cui non aveva controllo e Daphne aveva una vaga idea di come si potesse sentire in quel momento: confuso, spiazzato, arrabbiato, terrorizzato. Erano emozioni che aveva provato per mesi quando aveva scoperto ciò che sua madre le aveva fatto. «Cosa? Non si sa nulla dei tuoi?» Lo guardò incredula. La situazione era più grave di quanto pensasse e questa persona che l'aveva adottato non la convinceva molto. Sapeva che la famiglia di Aaron faceva parte di una lunga stirpe di mangiamorte, suo padre l'aveva avvertita a riguardo; perché l'avesse fatto non le interessava, non quando aveva una pazza assassina come ex moglie. «Piano piano recupererai la memoria. Non c'è niente che possa aiutarti? » Lei non poteva dirgli niente, doveva fare tutto da solo. «Esattamente come adesso, anche se eri più serio. Non che questo ti impedisse di metterti nei guai, ogni volta ne combinavi una delle tue. » Avrebbe portato scompiglio anche ad Hogwarts. Era solo questione di tempo prima che lo beccasse durante una ronda.

     
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    66
    Location
    München

    Status
    spymode
    tumblr_inline_nwdlukYP9e1qlt39u_250
    Il silenzio piombò tra di noi ma nella mia testa mille e più voci si accavallavano dando vita ai miei dubbi e alle mie paure più profonde. Avevo il terrore di sapere qualcosa sul mio conto perché magari potevo essere una persona differente rispetto a quella che ero diventato o magari avevo fatto cose spregevoli di cui avevo completamente perso ogni ricordo. Avevo anche il terrore di conoscere la verità sulla mia famiglia e su ciò che ne era stato di loro. Quando avevo ipotizzato di conoscere qualcuno del mio passato, avevo pensato a diversi tipi di scenari e la maggior parte di essi non finivano tanto bene. Ne avevo parlato anche con il mio psicologo di tutto quello che stava accadendo nella mia mente e lui mi aveva consigliato di evitare questo genere di pensieri perché non mi faceva bene. E lo sapevo anche io, cioè mi rendevo conto di quello che mi capitava quando lasciavo la mia mente libera di vagare però era davvero impossibile fermare questa cosa. Come si poteva non riflettere sull'eventualità di venire a conoscenza di oscuri segreti? Era un'ipotesi che poteva verificarsi perciò preferivo arrivare preparato al giorno in cui mi sarebbero stati rivelati tutti i retroscena della mia vita. Guardavo Daphne con aria afflitta e preoccupata, non riuscendo a rivolgerle alcuna parola. Cosa dovevo dirle? Anzi cosa potevo dirle o chiederle? Mi sentivo in difetto, l'avevo completamente dimenticata e anche averla davanti ai miei occhi non suscitava in me nessun tipo di effetto. Avevo letto un sacco di libri riguardo la mia situazione attuale e avevo scoperto che incontrare qualcuno di familiare poteva far scattare nel soggetto che ha perso la memoria, un meccanismo che permetteva alla mente di ricordare vagamente qualcosa. Non è colpa mia... Ripetetti tra me e me passandomi ancora una volta la mano tra i capelli. Già, non era colpa mia se non ricordavo nulla ma allora di chi era? Continuavo a domandarmelo perché era impossibile che io avessi dimenticato qualsiasi cosa da un momento all'altro, doveva per forza essere successo qualcosa. Quella era l'altra domanda che non riuscivo a togliermi dalla testa e a cui nessuno sapeva darmi risposta, i medici continuavano a dirmi che ero stato trovato privo di sensi davanti all'orfanotrofio ma che non si aveva nessuna notizia su chi mi avesse potuto portare lì. Distolsi lo sguardo dalla ragazza e iniziai a camminare avanti e indietro per tutta la superficie del palco: cosa mi stava succedendo? Avevo bisogno di sedermi, così presi posto al bordo del palco dando le spalle alla biondina. Dove ci siamo conosciuti? Le domandai con voce debole rompendo così il clima di silenzio che ci aveva accompagnati fino a quel momento. Poi la invitai a prendere posto accanto a me. No o meglio. Mi fermai. Sembra che sappiano qualcosa sui miei genitori ma non vogliono dirmi nulla. E io non sapevo il perché. Se avevo dei genitori, dovevo saperlo e loro dovevano sapere quello che mi era accaduto. O forse nemmeno loro sapevano chi erano i miei genitori? Tu li conoscevi? Azzardai quella domanda. Sapevo che qualsiasi notizia mi avrebbe potuto recare qualche danno ma avevo un disperato bisogno di ottenere qualche informazione in più. Non c'è niente che possa aiutarti? Sorrisi davanti a quella domanda. La musica. Alzai lo sguardo verso la ragazza prima di tornare a guardare davanti a me. Mi hanno detto che le canzoni, se corrispondono a quelle che hanno accompagnato qualsiasi ricordo, possono aiutarmi a ricordare. Ancora una volta la musica era la protagonista indiscussa dei miei drammi e ancora una volta sembrava essere la mia unica via d'uscita da quel tunnel senza fine in cui mi trovavo. Come si dice: il lupo perde il pelo ma non il vizio. Abbozzai un sorriso prima di alzarmi e di dirigermi verso la batteria che avevo completamente messo da parte. Cosa mi avevi chiesto di suonare prima? You could be mine? Raccolsi le bacchette da terra e mi presi qualche momento per concentrare tutte le mie energie e la mia attenzione verso quel brano che era davvero difficile da eseguire con la batteria. Quel brano mi metteva una grinta pazzesca ogni volta che lo eseguivo e non nego che mi aveva dato del filo da torcere quando ero alle prime armi con la batteria. Durante quegli anni, però, mi ero esercitato parecchio ed ero diventato bravo a gestire il tempo e il ritmo nelle varie canzoni. Mentre continuavo la mia performance, alzai lo sguardo verso la serpeverde per regalarle un piccolo ghigno soddisfatto e anche per assicurarmi che mi stesse osservando. Avevo capito per quale motivo mi avesse fatto quella richiesta perciò volevo vedere la sua reazione davanti alla mia bravura e ai miglioramenti che avevo compiuto. Allora? Che te ne pare? Le domandai, dopo aver finito la mia performance di cui potevo ritenermi soddisfatto anche se avevo commesso qualche piccolo ma insignificante errore.
     
    .
  8.  
    .
    Avatar


    Group
    Serpeverde
    Posts
    297
    Location
    Oslo, Norvegia

    Status
    spymode
    Lo guardò passarsi nervosamente una mano tra i capelli, disorientato. Daphne non disse nulla, si limitò ad osservalo in silenzio mentre elaborava la notizia che loro due, in passato, si conoscevano. Un po' le dispiacque che Aaron non si ricordasse di lei, si erano avvicinati abbastanza prima che andasse via, e anche se, adesso, era tronato, non era la più la stessa cosa perché chi aveva davanti era un completo estraneo. I ricordi sono una parte essenziale della vita di una persona, senza di loro diventi una tabula rasa, pronta a fare nuove esperienze, diverse da quelle che già avevi fatto e che, nel bene o nel male, ti trasformano in una nuova versione di te. Questo era ciò che era successo a lei quando aveva recuperato parte di ciò che sua madre le aveva cancellato, ed era certa che, presto o tardi, avrebbe ricordato anche qualcos'altro. Sapeva come si sentiva il ragazzo davanti a lei, però, da quello che le aveva raccontato, la sua situazione era peggiore della sua visto che non ricordava neanche che fine avessero fatto i suoi genitori. Sospettava che qualcuno lo avesse obliviato, ma non poteva dirgli niente, l'avrebbe solo mandato al manicomio. Era qualcosa che doveva scoprire da solo, proprio come aveva fatto lei, solo così avrebbe potuto accettare il peso di ciò che, eventualmente, gli era stato portato via. «A Durmstrang, al secondo anno.» Precisamente nel corridoio del terzo piano. Le era caduto letteralmente addosso, senza preavviso, e si era ritrovata con il sedere sbattuto per terra, i libri sparsi in giro e una macchia di qualche bevanda non identificata sulla camicia appena lavata, tutto questo perché si era messo a correre per vedere chi, tra lui e il suo amico, arrivava prima a lezione. Si era scusato immediatamente, aiutandola ad alzarsi, ma a quel punto, agli occhi di Daphne, era stato classificato come soggetto da evitare. Aaron, però, era un tipo testardo e aveva provato a farsi perdonare in tutti modi anche se, lei, proprio non ne voleva sapere di averci a che fare, soprattutto dopo che, per rompere il ghiaccio, aveva mezzo flirtato con lei. Davvero, gli inizi della loro conoscenza erano stati strani. Ci avevano messo un po' per ingranare e capirsi, un po' com'era successo tra lei e Halley per via dei loro caratteri opposti.
    Si sedette su una sedia sul palco, poco distante della batteria e lo ascoltò con attenzione quando parlò dei suoi. Le chiese se li conoscesse, ma Daphne non sapeva che dirgli. Ci aveva parlato qualche volta, niente di più. «Di visita, però mi ricordo che tua madre era una donna molto gentile.» Accennò un sorriso. Era sempre stata cordiale con lei, non si poteva dire lo stesso per Ellen dato che, non appena si trovavano a qualche metro di distanza, volevano frecciatine a destra e a manca. Tra le due non scorreva buon sangue e Daphne non poté fare a meno di chiedersi il perché. Cos' era successo? Per caso la madre di Aaron sapeva qualcosa del suo oscuro passato? A scuola girava voce che la sua fosse una famiglia di mangiamorte, e visto le recenti scoperte, non era da escludere che anche Ellen lo fosse. E sua nonna? Che ruolo aveva avuto lei in tutto questo? Sperò che non fosse coinvolta, non poteva averla ingannata anche lei. «Allora affidati alla lei, forse in questo posso aiutarti.» C'erano state diverse occasioni in cui la musica li aveva accompagnati, tuttavia una era meglio non ricordarla. Le sembrava inutile rivangare quel particolare momento, perché, alla fine, non aveva avuto nessun significato per nessuno dei due. Quel bacio che si erano scambiati a quella festa era stato un errore dettato dall'alcol, e poi erano passati anni, c'erano cose più importanti da ricordare. «Esatto. Vediamo che sai fare, Aaron.» Lo provocò, incrociando le gambe e guardandolo con aria di sfida. Il grifondoro non perse tempo, iniziò a suonare la batteria con la passione che aveva sempre avuto per quello strumento. Sbagliò qualche passaggio, se ne accorse perché conosceva a memoria la melodia di quella canzone, però, nel complesso, era stata una bella performance. Non le sfuggì il ghigno che le rivolse, doveva aver capito il perché di quella scelta. Alla fine dell'esibizione, gli fece un piccolo applauso e scosse leggermente la testa quando chiese il suo parere. Si era sempre ritenuto un buon batterista, il che era vero, però Daphne non gli avrebbe dato la soddisfazione di sentirselo dire. Proprio no. «Non male, però puoi sempre fare di meglio, non sei d'accordo?» Inclinò la testa di lato e sorrise sorniona. Lei, che era una che ambiva alla perfezione, non si sarebbe fermata fin quando non l'avesse raggiunta, in qualsiasi campo. «Non sei mai stato uno che si accontenta, è ancora così?»Era più una curiosità, la sua. Quanto del ragazzo che aveva conosciuto in passato era rimasto?

     
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    66
    Location
    München

    Status
    spymode
    tumblr_inline_nwdlukYP9e1qlt39u_250
    Seduto accanto a Daphne mi sentivo sia inquieto che, in un certo senso, al sicuro. Inquieto per via di quello che avrei potuto scoprire e al sicuro per aver trovato una persona con cui già avevo avuto a che fare in passato. A Durmstrang? Quindi frequentavamo un'altra scuola? Domandai ancora più confuso di prima. Il mio padrino non mi aveva accennato nulla a riguardo e io mi ero fatto un film tutto mio, credendo di aver sempre frequentato Hogwarts. In quel momento capì perché i corridoi di quel castello non mi suscitavano nessuna sensazione e del perché mi sembrava tutto così nuovo per me. Come ci siamo conosciuti? A questo punto la domanda era lecita e io volevo conoscerne tutti i particolari, magari mi avrebbe aiutato a comprendere meglio che genere di persona ero e se dopo aver perso la memoria ero rimasto lo stesso. La biondina mi aveva assicurato che ero rimasto lo stesso ma volevo sentire con le mie orecchie se mi riconoscevo nelle sue parole. Chissà magari avrei potuto scoprire qualcosa di divertente su cui avremmo potuto scherzarci insieme. Avevo bisogno di crearmi dei nuovi ricordi positivi a cui aggrapparmi ma se potevo crearmi degli altri ricordi su qualche avvenimento del passato, ero sicuro che mi avrebbe aiutato a stare meglio e far lavorare la mia mente. Chissà che, così facendo, non recuperi tutta la memoria. Sospirai guardando la ragazza speranzoso e bramando il suo racconto sul nostro primo incontro. Quando poi mi parlò di mia madre, mi si illuminarono gli occhi. E le assomigliavo? E mio padre, invece? Avevo qualcosa anche di lui? La riempì di domande e quando me ne resi conto, scoppiai a ridere scuotendo la testa. Scusa è che...nessuno sembra conoscere i miei genitori o sembra volermi parlare di loro. A volte penso al peggio perché se fossero ancora in vita, sarebbero già dovuti intervenire. No? E' quello che mi chiedo da quando sono rinvenuto. Penso che un genitore conscio di quello che successo al proprio figlio, sarebbe già intervenuto o per lo meno sarebbe venuto a riprenderselo dall'ospedale in cui si trovava. Invece i miei non si erano fatti vivi e questo mi aveva fatto pensare che probabilmente non c'erano più. Altre volte pensavo che fossero loro a credere che io sia scomparso e quindi che mi stessero cercando chissà dove...aaaah la mia testa sarebbe scoppiata prima o poi con tutte quelle supposizioni e quei dubbi. A noi era legata una canzone? O anche solo una melodia? Chissà magari eravamo entrambi appassionati di musica e ci capitava di ascoltare spesso qualche canzone insieme. Se esisteva e l'avessi suonata avrei potuto scoprire se la storia della musica legata ai ricordi funzionava davvero. Io dentro di me speravo di sì perché credevo che la musica mi aveva sempre accompagnato, fin da quando ero piccolo. Era davvero improbabile che non fosse così, anche ad oggi la musica era una parte fondamentale della mia vita perciò doveva essere così anche in passato. Ne ero sicuro. Mi stai forse sfidando? Con un ghigno mi affrettai a prendere il mio posto dietro lo strumento e fare quello che mi era stato richiesto: suonare. La passione che avevo per quello strumento mi fece dimenticare di tutto il resto, in quel momento c'eravamo solo io e la musica. Stavo suonando con tutta la grinta e la passione che avevo, cercando di ricordarmi i movimenti che avevo visto eseguire al batterista dei Guns 'n Roses in modo tale da replicarli quasi alla perfezione. Chiaramente non mi sarei mai aspettato di essere uguale al grande Steven Adler, lui era inimitabile e poi non ci sarebbe stato gusto nell'essere identico a lui. Ogni musicista aveva il suo stile e io stavo cercando proprio di seguire il mio stile, mettendoci un po' di mio in quella esibizione. A questo punto mi sarei aspettato un urlo di euforia per aver assistito a questa magnifica performance. Spostai i capelli mentre riponevo le bacchette sul tom, uno dei due tamburi presenti ai lati della grancassa. Mi avvicinai a lei. Le mie fan morirebbero per assistere ad una mia jam session privata, tu sei stata fortunata potresti anche esprimere un po' più di entusiasmo. Con un occhiolino mi sistemai difronte alla biondina. Mi stai forse dicendo che non sei un'ammiratrice del grande Aaron Schneider? La presi in giro. Avevo un bel numero di groopie pronte a seguirmi e a riempirmi di complimenti ovunque io andassi, perciò non mi sarei offeso se mi avesse detto di no. Puoi fare di meglio? Ok, questo fa male e ferisce il mio esagerato ego. E da chi ho l'onore di essere giudicato in questo modo? Hai forse una laurea in musica di cui non ricordo niente? Continuai scherzando con la ragazza, sicuro che non si sarebbe mai offesa. Se mi conosceva bene come diceva, allora sapeva che quello era il modo che preferivo per interagire con le persone. Suoni qualche strumento? Le domandai curioso. «Non sei mai stato uno che si accontenta, è ancora così?» Sorrisi a quella curiosità che però giunse al mio orecchio come un'altra provocazione che accolsi come l'ennesima occasione per provocarla. Accontentarsi non è una parola che conosco e che non ho nessuna intenzione di conoscere. Solo i deboli si accontentavano e io non rientravo in quella categoria, io ero abituato a puntare in alto.
     
    .
  10.  
    .
    Avatar


    Group
    Serpeverde
    Posts
    297
    Location
    Oslo, Norvegia

    Status
    spymode
    A lei avevano cancellato ricordi traumatici, scene di morte e di terrore che avrebbe preferito rimanessero per sempre nascoste nei meandri della sua mente. Ogni giorno era costretta a sopprimere il dolore e la rabbia che sentiva per il sacrificio di suo fratello, indossando la solita maschera di indifferenza e andando avanti come se nulla fosse successo, come se la sua vita non fosse radicalmente cambiata da un mese a questa parte. Probabilmente le uniche volte in cui non ci pensava era quando stava insieme ad Hunter, ma non appena si separavano, ricominciava tutto daccapo. Non sapeva se il ragazzo davanti a lei avesse un passato simile al suo, Aaron non ricordava niente, nemmeno che prima di Hogwarts avesse frequentato un'altra scuola. Daphne conosceva la sua famiglia, aveva sentito spesso parlare di loro, e forse chi gli aveva cancellato la memoria lo aveva fatto per il suo bene, per allontanarlo dall'oscurità. O semplicemente l'incidente che aveva avuto era stato un colpo di fortuna, un modo per ricominciare altrove. Le sue erano tutte supposizioni, e chissà, forse la cosa migliore sarebbe stata fingere di non conoscerlo, ma non lo aveva fatto, perché sapere la verità era importante. Anche se faceva male. «Sì, poi tu sei andato via e io mi sono trasferita qui un anno dopo.» Mandando al diavolo suo padre e la sua nuova moglie. Il pensiero di dovergli scrivere per chiedere aiuto le dava sui nervi, ma non aveva altra scelta. Sua madre era un osso duro e poi doveva sapere che gli aveva fatto il lavaggio del cervello, così avrebbe abbassato un po' la cresta. «Stavi facendo una gara con un tuo amico per vedere chi arrivava primo a lezione, non mi hai visto e mi sei finito addosso. Sono caduta col sedere per terra, sì. Molto da te, non trovi?» Sorrise, appoggiando il gomito su una gamba e il mento sulla mano. Erano passati anni dall' ultima volta che si erano parlati e ai suoi occhi non era cambiato di una virgola, era sempre lo stesso. Tuttavia, quello che conosceva lei era l'Aaron del passato, mentre lui, di lei, non sapeva niente. Alla fine erano due estrani, e allo stesso tempo non lo erano. Era una situazione strana. «A tua mamma, di tuo padre hai preso il colore degli occhi.» Somigliava molto alla madre, avevano gli stessi lineamenti e anche il colore di capelli era simile. Lei, invece, era un mix, anche se Ellen era convinta che fosse la copia sputata del suo ex marito e per questo motivo, appena era nata, si era rifiutata di tenerla tra le braccia. Il primo ad averlo fatto era stato suo padre, o almeno così le era stato detto. Si era sempre domandata che tipo di rapporto avrebbero avuto se quella donna non lo avesse manipolato, sicuramente migliore di adesso, ma ormai era tardi era anche per quello. Per lei erano morti entrambi. «In teoria sì, ma non tutti i bambini hanno buoni genitori. Non so dirti com'erano i tuoi, non li conoscevo abbastanza.» Li aveva incrociati qualche volta a degli eventi, come mostre o balli, ma non ci aveva mai parlato più di tanto, dopo aver fatto il suo dovere andava via, non le piaceva essere esibita come un trofeo da quella stronza.
    «Delle canzoni, sì.» Quella non era la prima volta che si esibiva per lei; di solito, prima di un concerto, le chiedeva di ascoltarlo e dargli un parere. Proprio come aveva fatto adesso. «Un urlo, addirittura. Non sapevo di avere davanti l'erede di John Bonham.» Ne aveva ancora di strada da fare per arrivare a quei livelli. «Esatto, mi dispiace deluderti ma non sono una tua fan, quindi puoi stare tranquillo. Non mi metterò dietro un cespuglio per spiarti.» Come avevano fatto con suo cugino durante un tour. Per Daphne, quella era una grave invasione della privacy, fosse stato per lei gliel'avrebbe fatta pagare cara. Ma quella era la professione che si era scelto, con i suoi pro e contro, e infatti non si lamentava mai. Aaron continuò a provocarla, visibilmente contrariato per il commento alla sua performance. I grifondoro erano molto orgogliosi e spesso peccavano di presunzione, un po' come stava facendo il biondo. «Sono un genio della musica, non te n'eri accorto?» Scherzò di rimando, fingendosi offesa. Il suo modo di scherzare poteva far irritare la gente; spesso cadeva in delle provocazioni non troppo velate, però Daphne era abituata a quel tratto della sua personalità, quindi sapeva come prenderlo. Quando superava i limiti, però, glielo diceva senza mezzi termini. «Il piano e con il violino me la cavo.» Tutti strumenti di musica classica, la preferita di sua nonna. Da piccola le faceva sempre ascoltare le canzoni di Beethoven o Mozart, le sapeva così bene da poterle suonare anche senza spartito. «Qualcosa in comune l'abbiamo ancora.» Si alzò dalla sedia e scese dal palco, si era trattenuta abbastanza in compagnia di Aaron e il suo bagno caldo con i sali marini non poteva più aspettare. Si sarebbero sicuramente visti in giro per il castello, o alle lezioni, le occasione non mancavano. «Mi ha fatto piacere rivederti, ma adesso devo proprio andare. Vedi di non sparire di nuovo.» Lo salutò e si avviò verso l'uscita a passo svelto, doveva anche passare il biblioteca per restituire un libro che aveva preso in prestito la settimana scorsa, non poteva più rimandare.



    Edited by Daphne. - 27/2/2023, 23:56
     
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    66
    Location
    München

    Status
    spymode
    tumblr_inline_nwdlukYP9e1qlt39u_250
    Mi sembrava incredibile non ricordare nulla di quella ragazza, era come se una grande gomma fosse passata sulla mia mente e avesse cancellato qualsiasi ricordo. Non so se era un bene non ricordare nulla della mia vita passata, magari c'era qualche oscuro segreto o grande sofferenza che era meglio mi fosse stato portato via. Mentre dall'altro lato era davvero brutto non avere nessun ricordo positivo, non sapere a chi appartenevo, chiudere gli occhi e non riuscire a vedere nessun volto familiare. C'era solo il vuoto, un vuoto con il quale avevo imparato a convivere e che avevo imparato a giocare a mio vantaggio. Potevo crearmi dei nuovi ricordi, ricominciare da zero e scrivere delle nuove pagine della mia vita. Il destino mi aveva dato in qualche modo, una nuova possibilitá. Era cosí che mi ero abituato a vedere quella disgrazia che mi era capitata. Te ne sei andata a causa mia? Le domandai inizialmente serio per poi trasformare la conversazione in qualcosa di piú leggero. Andarmene e sparire ero sicuro che non dipendeva da me ma da quella nuova condizione nella quale mi ero ritrovato. Conoscevo i miei difetti e sapevo benissimo che non sarei mai sparito dalla vita di una persona a me cara senza dare le dovute spiegazioni. Lo so, deve essere stato un duro colpo per te non avere piú la mia bellissima faccia ad allietare le tue giornate. Scherzai, guardandola con un sopracciglio alzato e un sorriso divertito. Non sapevo quale era il vero motivo che si nascondeva dietro al suo trasferimento ma se non mi aveva accennato nulla, forse non voleva tirare in ballo l'argomento. Per questo motivo decisi di non indagare e di passare oltre. Quando mi raccontó del modo in cui ci eravamo conosciuti, non potetti fare a meno di ridere scuotendo brevemente la testa. Magari era stato architettato tutto per fare colpo su di te. Ironizzai rendendomi conto che non ero poi cosí diverso dal nuovo me e la cosa mi fece piacere. Dovevo avere un talento innato per i guai che non mi aveva abbandonato nemmeno dopo aver perso la memoria. Era un aspetto positivo quello, no? Poi tornai serio quando iniziammo a parlare dei miei genitori. Capisco. Mi fece piacere sapere di assomigliare a mia madre e di aver preso da mio padre gli occhi ma ero rimasto deluso dal fatto che la biondina non li conosceva poi cosí bene. In me si era acceso un barlume di speranza quando li aveva nominati e mi aveva detto di conoscerli, cosí avevo creduto di riuscire a recuperare una parte di ricordi legati a loro. Avrei voluto disegnare nella mia mente la loro immagine, basandomi solo sulle descrizioni di Daphne. Purtroppo non era successo e la cosa mi aveva reso inspiegabilmente triste. Era difficile da sopportare tutto ció e non sapevo ancora come avrei reagito nei prossimi giorni, consapevole di avere un altro carico emotivo da trascinarmi dietro. Sicuramente ci avrei rimuginato su ogni qualvolta la mia mente sarebbe stata libera da altri pensieri. Cercai di tirarmi su di morale, facendo l'unica cosa che mi riusciva bene: suonare. La mia mente tornó sgombrá, non appena presi posto dietro lo strumento e toccai le bacchette. Era un gesto terapeutico quello, per me significava avere tra le mani la possibilitá di cambiare le carte in tavola. Terminata la mia performance, mi avvicinai di nuovo a Daphne che mi aveva ascoltato in religioso silenzio. Non riconosci di avere a che fare con un vero genio della musica. Non preoccuparti, con il tempo imparerai ad affinare il tuo udito e ad apprezzare un grande musicista quando ce l'hai davanti. Offeso? Mai. Peró un mio commento del genere, la ragazza se lo meritava. Eppure una ragazza come te, mi piacerebbe averla tra le mie fan. Ammiccai nella sua direzione, pensando a tutte le ragazze che ogni volta beccavo a seguirmi nei corridoi del castello. La vita che avevo scelto non era facile, tutto quello che facevo era esposto agli occhi di persone che non conoscevano nulla di me. Ero consapevole della scelta che avevo fatto e infatti non mi lamentavo mai, nemmeno davanti a delle assurditá come fingersi un ragazzo per seguirmi anche dentro al bagno. Avevo imparato a mantenere un temperamento abbastanza calmo e ragionevole anche se non sempre riuscivo a restare tranquillo. Qualche volta ilmio lato irascibile, veniva fuori. Un genio della musica? Dove? Avvisami quando lo vedi entrare. Portai una mano sulla fronte e mi alzai in punta di piedi, fingendo di star cercando qualcuno oltre la figura della serpeverde. Poi, tornato al mio posto, le sorrisi sornione. Due strumenti, addirittura? Rimasi sorpreso da quella confessione. Sei piena di sorprese. Continuai a sorriderle mentre in me cresceva il desiderio di sentirla suonare. Volevo vedere di che pasta era fatta. Prima o poi mi farai sentire qualcosa che tu lo voglia o meno. L'avrei scocciata fino a quando non mi avrebbe fatto sentire qualcosa. Se mi conosceva davvero, sapeva che l'avrei fatto senza pensarci su due volte. É stato bello rivederti. Le dissi con un sorriso diverso da quelli precedenti mentre la guardavo lasciare la stanza. Ero tornato nuovamente solo, abbandonato alle mie nuove consapevolezze che probabilmente non avevo ancora metabolizzato del tutto. Chissà dove mi avrebbe portato, sapere di avere a che fare con una persona che poteva conoscere e rivelarmi segreti di cui ero ancora all'oscuro. Decisi di non pensarci, dovevo concentrarmi sulla mia musica e lasciare al tempo la possibilitá di darmi tutte le varie spiegazioni.

    Chiusa.
     
    .
10 replies since 12/1/2023, 15:01   196 views
  Share  
.
Top
Top