Once Upon a DecemberBallo di Natale ─ ufficiale.

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  1. Xé.
     
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    Carrie Marshall, o forse no

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    16 anni - II anno
    mood: HO-HO-HO!

    ho-ho-ho-santa-claus

    Non avevo mai partecipato a un ballo. Cioè, uno in piena regola, con abiti eleganti e tutto il resto. Roba da Cenerentola. E io al massimo ero il giullare di corte. I matrimoni li odiavo, ma ero certa che non avrebbe avuto nulla a che fare con quelli. In più non sapevo come funzionasse, per i maghi: sarebbe stato un ballo alla Cinderella’s Story con qualche tocco di magia, o un gran caos magico con solo qualche tocco del ballo di Cinderella’s Story? Maghi e streghe avevano modi di ballare particolare? Tipo le danze mistiche delle streghe di Salem nelle foreste, con cerchi di fuoco e strani simboli dall’aria satanica? O magari amavano i musical come le tre sorelle Sanderson di Hocus Pocus, e sarebbe stato più spettacolare di un concerto di Avril Lavigne. Che dire, ero curiosa a bestia, e la curiosità superava il dramma di dover trovare un vestito che potesse risultare adeguato: il mio stile, in generale, non era “adeguato” a nessuna occasione in particolare… mi vestivo un po’ come mi pareva, presa dall’ispirazione del giorno; amavo le bancarelle dell’usato, dove si potevano trovare elementi di vestiario strambi, colorati e alternativi, ancora meglio se con qualche tocco vintage. Il come univo il tutto a volte – spesso – aveva dell’indecente, ma a me piaceva apparire diversa dagli altri, per quanto dire che avessi uno “stile” non lo trovassi esattamente azzeccato. Con i soldi racimolati con il lavoretto dei week end, avrei potuto prendere qualcosa di carino, se solo nulla mi convincesse, o al contrario mi convinceva troppo, e in quel caso decisamente non era il caso di optare per quello.
    Presa dalla più totale disperazione, avevo chiesto a Grace di aiutarmi: lei certamente avrebbe fatto un buon lavoro; il modo in cui si vestiva era sempre impeccabile, e al limite avrei potuto additare lei se non fosse piaciuto alla mia partner per quella sera.
    Ah, sì. La mia partner. Era Alexis. Sì, scioccante, vero? O forse no, se lo aspettavano tutti, visto il nostro rapporto ambiguo. Beh, io no, per la verità: non mi aspettavo di essere invitata proprio da nessuno. Già mi vedevo a imbucarmi di nascosto, oppure a costringere Jaemin a farmi un invito formale per andarci con lui: avere un migliore amico maschio aveva i suoi gran pregi. Cioè, perché io non lo avevo mica capito che si potesse andare anche in coppie dello stesso sesso: non lo avevo mai sentito. Però hey, tanto meglio! Se non fosse che avevo fatto la parte della ragazzina tramutata in pomodoro maturo, crogiolandomi nella gioia scaturita da quel biglietto tanto originale da parte della mia concasata e compagna di dormitorio: era stato addirittura… romantico. Cioè, non che credevo fosse una situazione realmente romantica… no? Giusto? Eravamo amiche, ci andavamo da amiche, che cosa avevate pensato? Io, cioè, credo. Diciamo che non glielo avevo chiesto. Le avevo semplicemente informata di aver trovato il bigliettino – lo avrei trovato per forza, visto che mi ero ritrovata nel bel mezzo di una caccia al tesoro interessantissima, ma soprattutto che quei bigliettini incantati mi avrebbero rotto l’anima inseguendomi pure al cesso, o picchiandomi la testa mentre dormivo, finché non avrei risolto l’enigma – e che era stata una gran sorpresa, complimentandomi per l’idea. E le avevo detto sì, insomma: potevo mai dire di no? Non solo perché non avrei potuto chiedere partner migliore, in termini di affinità e bellezza, ma che un no non lo avrebbe proprio accettato. E tutto quell’impegno, quella pretesa, infondo mi faceva uno strano effetto. Mi rendeva febbrile. Mi eccitava, okay?! L’ho detto. Basta. Almeno con voi non posso negarlo.

    Il vestito, alla fine, fu scelto, accolto da una bella arricciata di naso da parte della sottoscritta, testa piegata di lato ad ammirare quell’esempio sartoriale di femminilità ed eleganza. In pratica cose che non mi appartenevano affatto, e a mio dire avrebbero stonato completamente con la mia persona; poco contava se Halley mi avesse riempito la testa di quelle onde piatte bellissime, arricchite da una corona di fiori dorati che mi circondavano il capo da una parte all’altra, la piccola doccia di "polvere di stelle” che avrebbe fatto invidia a una Winx tra capelli, braccia e décolleté. Perché, sì, avevo un décolleté: io. Cose da pazzi, ragazzi, ma chi me lo ha fatto fare?!
    Certo ero curiosa di cosa la Pierce avrebbe indossato: una persona particolare come lei, avrebbe scelto qualcosa di altrettanto particolare
    … ma non quanto il modo in cui mi sarei presentata quella sera.
    La mia incredibile mise da Anna Hathaway in “Pretty Princess” dopo il grande glow up, infatti, era nascosta perfettamente da un travestimento che avrebbe fatto rabbrividire qualsiasi principe azzurro. Qualsiasi principe di qualsiasi colore, per la verità.
    Siete curiosi? Lo so, lo so.
    Il fatto è che non potevo mica evitare di sfruttare il fatto che lavorassi in un negozio di scherzi. E poi, che diamine di maschera si sarebbe dovuta indossare, altrimenti? Non ne avevo la minima idea. Dunque la mia scelta mi parve perfetta: almeno avrebbe bilanciato la femminilità di ciò che stava sotto.

    Mi feci largo tra la folla di studenti vestiti ad hoc, con una camminata sprigionante lo stesso charme di quella della protagonista in “Jennifer’s Body”, con tanto di mano che andava a scompigliare la chioma mossa da un vento quasi sovrannaturale: una chioma bianca, ricca, vagamente riccioluta. Accompagnata da una folta barba. E da un largo cappello rosso con tanto di estremità pelosa finale, simile a una palla di neve.
    Ero Babba Natala, bitches! Un sogno che si avvera.
    Tutti, al mio passaggio, mi fissavano con occhi sgranati e avvicinavano le labbra all’orecchio del vicino per fare spetteguless.
    Il mio travestimento risultava particolarmente impeccabile grazie alla magia che ci stava dietro: si dia il caso, infatti, che al negozio, nelle ultime settimane, sia stata costretta a cambiare uniforme di lavoro, passando da marinaretta raccapricciante ad altrettanto raccapricciante simpatica aiutante di Babbo Natale, con tanto di orecchie da elfo appuntite (la faccia che facevano i goblin quando mi vedevano era esilarante: probabilmente desideravano la mia morte ardentemente, o più quella dell’intero popolo di maghi, tanto per cambiare) sotto a un imbarazzante cappellino verde; per la verità non so quale mise fosse peggio. Però almeno cambiavo un pochino! Ma qui stiamo divagando, torniamo nel focus: era arrivata la collezione di Natale, al negozio, e non era meno spettacolare delle solite: sfere di neve che, una volta agitate, creavano all’interno un’offesa diversa; schiaccianoci che, anziché schiacciare le noci, erano fissati con le dita e ti inseguivano ovunque per tranciartele con un morso, e tanto altro. Ma la cosa più bella in assoluto, erano i vestiti da Babbo Natale: indossando quella sorta di vestaglia, un pancione finto sbucava improvvisamente facendo la sua porca figura; indossando la barba munita di elastico, invece, i tuoi tratti diventavano improvvisamente quelli di un vecchio paffuto pieno di rughe e dall’aria gioviale. Bastava unire il capellino abbinato che, stretto il pon pon, diceva “Ho! Ho! Ho!” e un paio di scarponcini neri, e il gioco era fatto.
    Certo, rimaneva il problema della voce: ma per quello bastavano le caramelline natalizie, a forma di fiocco di neve, “Merry Christmas”, che ti regalavano una perfetta voce da Babbo Natale.
    Quando mi avvicinai al bancone d’ingresso, però, davanti alla bacheca della scuola, mi resi conto che, ancora una volta, la dipendente era stata bluffata dal negozio stesso, e fu con un’acuta vocina da elfo del Polo Nord drogato di elio che dissi: – Carrie Marshall, in coppia con Alexis Pierce, che arriverà a breve – la informai munita del sorriso caldo di un vecchio benefattore. La ragazza che stava al di là del bancone mi fissava con occhi sgranati, così mi schiarì la voce e mi avvicinai a lei con l’aria di chi nascondeva un grande segreto, manco fossi James Bond in incognito, e mi abbassai quanto bastava la lunga barba in modo da mostrare i miei normali tratti – che di anormale avevano solo il trucco che mio malgrado dovetti indossare, anch’esso, per l’occasione – e le feci un occhiolino da intenditori; quella, riconoscendomi ufficialmente, alzò gli occhi al cielo e aprì un braccio come per dire: “entra, avanti, prima che ci ripensi!”.
    Fu così con un balletto baldanzoso che entrai nella grande sala, rimanendo a bocca aperta.

    Carrie arriva travestita da Babbo Natale, dà il suo nome ed entra, per il momento senza la compagnia di Alexis, a cui vuole fare un gran scherzone; plausibilmente tutti la adocchieranno straniti, poiché è impossibile non notarla, e la magia rende i suoi tratti somatici e il suo pancione molto realistici, per cui se avete sempre sognato di parlare con Babbo Natale, per oggi potrete farlo muahahahah.



     
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