Lezione di Difesa Contro le Arti Oscure A.S. 2022/2023ammessi studenti DAL 4° ANNO IN SU.

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  1. Sky.
     
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    Skylee Metis

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    L'argomento della lezione mi interessava parecchio e non fu per me affatto difficile distogliere l'attenzione da Rose e David per riporla totalmente verso le parole del professor White. Mi avevano sempre affascinanto le illusioni e i poteri mentali legati ad esse, tant'è che più di una volta ero stata tentata di provare ad apprendere l'arte del mentalismo, più precisamente la branca della legilimanzia. Quella più di tutte mi affascinava, trovavo fosse un qualcosa di veramente incredibile poter udire i pensieri delle persone che ti circondavano, era un'abilità veramente pazzesca e portava con sé dei vantaggi che a chiunque altro sarebbero rimasti preclusi. Fu con tale pensiero in testa che continuai ad ascoltare con interesse le parole del White fino a che non ci illustrò il primo esercizio della giornata. Quello mi piaceva nettamente meno, mi affascinava il concetto di illusuoni ma al contrario non amavo per nulla prenderne parte, odiavo non avere il controllo della situazione e odiavo ancora di più l'idea che il mio stesso corpo e cervello potessero ingannarmi in un tale modo tradendomi e obbligandomi a vivere qualcosa di orribile. Storsi visibilmente il naso quando lo specchio mi fu appoggiato sul banco e distolsi lo sguardo da esso come a sperare che se lo avessi ignorato per abbastanza tempo sarebbe semplicemente scomparso, ma ahimè non accadde e quando i primi ragazzi furono risucchiati nelle loro illusioni capii che non avevo scelta. Dovevo buttarmi come tutti e dovevo cercare di rimanere lucida per non essere da meno a nessuno, dovevo farcela e almeno la consapevolezza che pareva che nessuno avrebbe visto il mio incubo in mondovisione, mi tranquillizzava.
    Avvicinai il volto alla superficie riflettente davanti a me e subito fui come risucchiata dallo stesso. Mi ripetevo che sarei dovuta rimanere in me ma quando fui catapultata all'interno del mio personalssimo inferno persi totalmente la ragione. Non sapevo più dove mi trovavo, perché ero lì o come ci ero finita. Non sapevo quasi nemmeno chi ero ma tutto cominciò ad acquistare un senso quando vidi le mie mani ricoperte di sangue e un corpo privo di vita disteso sul pavimento al mio fianco. «N-no non può essere n-non può essere» Sussurrai con tono disperato cercando di tamponare il torace sanguinante dell'uomo. Aveva uno spuntone di ghiaccio conficcato in mezzo al busto e sapevo di essere stata io ad averglielo scagliato contro. Avevo perso il controllo, avevo lottato per sopravvivere e quando avevo capito che ciò non sarebbe stato possibile avevo reagito violentemente, inconsciamente. La mano si era aperta davanti a me e da essa era partita la stalattite che ora trafiggeva il suo corpo. Era lì immobile e sanguinante davanti ai miei occhi. Le mani tremavano e sentivo la mia umanità sgretolarsi granello dopo granello, ero sola, tutto ciò che era rimasto erano i sensi di colpa per quanto fatto, mi sentivo sporca, ero sporca, sia dentro che fuori, il sangue dell'uomo continuava a defluire sporcandomi pelle e abiti e più si macchiavano e più la mia stessa anima si macchiava di una colpa che mai avrei voluto avere. L'omicidio. «Vivi, ti pregoo, vivi!» Sussurrai con voce tremante continuando compulsivamente a premere le mie mani sul suo petto nella speranza che avvenisse un miracolo. Era morto, dentro di me lo sapevo ma non potevo accettarlo, non potevo accettare di aver perso il controllo, non ancora, non così. «Vivi!» Urlai battendo questa volta un violento pugno sul suo petto. Ero disperata, non volevo che finisse tutto in quel modo e fu allora che un rumore sospetto giunse alle mie spalle. Mi voltai velocemente e prima che il mio cervello comunicasse al corpo ciò che gli occhi avevano appena visto le mie mani si mossero meccanicamente in direzione della fonte del rumore e ancora una volta da esse fuoriuscì tutto il controllo che ormai avevo perduto sottoforma di affilati spuntoni ghiacciati che trafissero il corpo sfocato davanti a me. «No no no» Fu una frazione di secondo, tutto accadde in una sola frazione di secondo, una frazione di secondo che parve durare secoli. Nella mia mente il corpo difronte a me cadde all'indietro come a rallentatore e quando toccò il suolo fu la fine del mondo, la fine del mio mondo. «Axel, Axel ti prego, ti prego, no, non te, non te. Svegliati ti prego» Scossi con forza il suo corpo. Quando gli ero piombata addosso? Solo un secondo prima mi trovavo dall'altra parte della stanza. Quand'ero arrivata lì? «Ti prego Axel, ti prego, scusami, scusami» Come era accaduto? Perché dalle mie mani si era sprigionato ancora una volta un potere tanto potente quanto indomabile, perché mi aveva portato a fare del male all'unica persona che avessi mai realmente amato. «Ax, svegliati, io io ti amo, ti prego svegliati, non mi lasciare da sola, io io non volevo, non volevo farti del male, ti prego svegliati» Le lacrime scesero copiose sul mio volto. Non gli avevo mai detto che lo amavo e ora era tardi, lui stava lì, immobile come l'altro corpo che mi ero lasciata alle spalle e non respirava più, non pensava più, non amava più e non c'era più. Ero nuovamente sola ed ero stata io l'artefice del mio destino, io gli avevo strappato la vita che gli pulsava dentro al petto e facendolo avevo come strappato pure la mia. Abbassai lo sguardo e solo allora mi accorsi di essere a mia volta piena di schegge ghiacciate su tutto il corpo. Non sentivo dolore, non sentivo nulla, non più. Non aveva senso, nulla di tutto quello aveva senso, non poteva avercelo, non poteva essere la realtà, se Axel fosse realmente morto sentivo che il mio cuore si sarebbe spezzato, frantumato in mille pezzi e il mio stesso corpo si sarebbe ammutinato a me lasciandomi priva di materia, una placida fiammella avvolta dal buio, un pensiero astratto e nulla più. Non poteva essere la realtà, mi rifiutavo di crederlo e negando con ardore che ciò che mi circondava rispecchiasse la realtà tentai di castare l'unico incantesimo che conoscevo in grado di riportarmi a un presente meno doloroso. «Finite Incantatem» Era un disperato tentativo mosso unicamente dal totale rifiuto di continuare a vivere in quell'inferno, ma se non avesse portato a nessun risultato mi sarei convinta che quella era la realtà e che probabilmente ci sarei morta in quella stanza perché non riuscivo a immaginare il proseguire della mia vita dopo quanto commesso. Non potevo immaginare la mia vita senza Axel al mio fianco.

    ★ ★ ★
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    Skylee Metis.
    V anno. Corvonero.
    Citati David, Rose e il provlfessore.

    Lascio decretare a DylanW. la riuscita o il fallomento del mio incanto perché essere masochisti è bello.
     
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40 replies since 5/12/2022, 08:30   1136 views
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