Lezione di Difesa Contro le Arti Oscure A.S. 2022/2023

ammessi studenti DAL 4° ANNO IN SU.

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  1. voodoo doll.
     
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    Aveva prestato attenzione a ogni intervento, perfino la frecciata di White diretta a coloro che si era astenuti nell’intervenire era giunta chiaramente alle sue orecchie, lasciandola leggermente irritata. Meglio tacere che parlare a sproposito. Non aveva abbastanza esperienza in merito e tutto ciò che aveva appreso, l’aveva riportato attraverso il compito assegnato. Fine delle trasmissioni. Perché sprecare fiato inutile? Nonostante il fastidio per essere stata ripresa, Ruby, trovava l’argomento interessante e degno di essere trattato in modo decente, così da contribuire alla sua scoperta relativa a ogni antro della magia. Allo stesso tempo, per qualche assurdo motivo, la bionda provava un disagio importante nei confronti delle spiegazioni del professore. Una sensazione che attanagliava lo stomaco, trapassandolo e confondendola. Inutile chiedersi il perché, in quel preciso istante, l’avrebbe solo portata fuori strada e distratta dall’obiettivo che si era prefissata. Ci avrebbe pensato successivamente a quello strano incidente. Aveva quel potere, la calma di estraniarsi e allontanare i problemi, lavorando a favore di un bene superiore, così da non inciampare e rischiare di fallire. Una gran cosa ma, come tutto, i limiti si sarebbero presto presentati. Annotò domande e risposte, senza tralasciare nessun dettaglio, così da poter avere tutto a portata di mano, una volta sola. Gettò una rapida occhiata al suo compagno di banco e sospirò nel vederlo totalmente assorto nei suoi pensieri che, probabilmente, nulla avevano a che fare con la lezione del giorno. Non era la sua baby sitter e, nonostante tutto, aveva le capacità di tirarsi fuori da eventuali guai causati dalle sue lacune.
    La storia del mentalismo di chiusura. Ecco cosa era stato in grado di inquietarla. Quel potere doveva essere devastante se utilizzato in maniera errata. Un brivido percorse la sua schiena da Tassa che, in fin dei conti, la portava a volere la pace nel mondo –o forse no-. La manipolazione un dono di Merlino. Possedere un qualche cosa di simile, avrebbe assicurato ogni realizzazione di qualsiasi tipo di sogno. Utile. Basta tergiversare. La lezione stava per addentrarsi in qualche cosa che, forse, avrebbe portato qualcuno ad un attacco di panico. Lei per prima se avessero toccato i punti giusti.
    L’uomo inquietante sospirò e, alla fine, si lasciò andare ad una spiegazione su quanto era avvenuto tra quelle mura, durante la notte di Halloween. Una falla nel sistema di sicurezza lo aveva definito. Sì, come no. Avevano fallito su ogni fronte, mettendo a repentaglio la salute degli studenti. La colpa? A chi si poteva addossare? Beh, inutile piangere sul latte versato. Tornare indietro sarebbe stato impossibile e i traumi sarebbero rimasti lì, nelle viscere di coloro che avevano avuto modo di sperimentare quella dannata esperienza.
    ”… oggi con il consenso mio, del Preside e dei genitori vi eserciterete ad uscirne…” Cosa cosa? Si stava prendendo gioco di loro? Insinuava che, di loro spontanea volontà, sarebbero dovuti immergersi in una fottuta illusione, solo per tentare di scappare da essa. Granò gli occhioni azzurri e li gettò in quelli di Marshall, denotando una certa preoccupazione. Non poteva dire sul serio. Ohhh, certo che sta dicendo sul serio, è White, non è famoso per il suo spiccato senso dell’umorismo!. Già. Uno specchio comparve davanti a lei, sul suo banco. Lì dentro vi era l’illusione che l’attendeva e che non avrebbe risparmiato nulla, proiettandola in chissà quale scenario infernale. Posò la bacchetta, con qualche riserva e, alla fine, attese il via per dare inizio a quella cosa. “Buona fortuna a te, biondo.”
    Treeeee, dueeeee, uno…. Vai Ruby, ricordati non è reale. Non è reale. Ma poteva sempre essere un qualche cosa di mostruoso.
    Posò il volto sulla superficie e subito fu strappata da Hogwarts, in malo modo.

    Quei dettagli tanto familiari. Lo sguardo al soffitto. Solo in un secondo momento si accorse di essere sulla soffice superficie del letto di casa sua. Quella stanza che conosceva nella sua totalità, però, suggeriva che ci fosse qualche cosa di diverso nell’aria. Si portò a sedere e, sulla parete di fronte vi era un poster che, mai prima di quel momento, aveva avuto modo di vedere. Raffigurata sopra vi era quella che sembrava una cantate, e sul basso, a caratteri cubitali vi era scritto: “Dua Lipa”. La Tassa piegò la testa di lato. Quella donna rimase lì, ferma con gli occhi fissi in un punto. Era certa di non avere mai attaccato niente di simile e neanche sapeva chi fosse quella tizia immobile e dallo strano outfit. Fece due passi indietro e si portò davanti alla sua cassettiera dove, gelosamente, custodiva la sua bacchetta magica durante la sua permanenza a Londra. Tirò il cassetto e vi trovò un diario munito di lucchetto e, dentro a una scatoletta, una piccola chiave luccicava. Da quando aveva bisogno di ciò per tenere al sicuro i suoi più impuri segreti? Ma, soprattutto, che fine aveva fatto la sua bacchetta in legno d’Ebano? No, qualche cosa non andava. “MAMMA!” Un urlo squarciò il silenzio della residenza appartenuta ai Duvall. Ruby aprì la porta con forza e, con rabbia, scese le scale, dirigendosi verso la cucina –regno indiscusso di sua madre-, sempre in movimento grazie alle spugne volanti che svolgevano il lavoro sporco al posto della donna. Ma non quel giorno. La madre se ne stava lì, appresso al lavello, intenta a lavare i piatti con le sue manine delicate. Il fatto la interdisse non poco. Non ebbe il tempo di proferire parola quando, dalla porta sul retro, giunse un rumore molesto. Si affacciò e ciò che vide peggiorò la situazione che si era creata poco prima. Il padre, spingeva un oggetto infernale che, da quel che poteva intuire, aveva il compito di falciare il prato. No. Ed ecco il primo accenno di ansietta farsi largo in lei. Sentiva le mani gelide e un nodo in gola. “Tesoro, come è andata il compito in classe di matematica?” Domandò la genitrice, senza distogliere lo sguardo da ciò che stava facendo. Il compito di checcccosa? Cosa stava dicendo? “Volevi dire Aritmanzia, forse?” Finalmente la degnò della sua attenzione. “Hai toccato la mia bacchetta?” Chiese seccata. “La tua cosa? Ruby, stai bene? Stai delirando? Hai mica la febbre? Aspetta che ti prendo del paracetamolo.” Si apprestò ad asciugarsi le mani e aprì l’anta dei medicinali. La bionda barcollò, reggendosi alla parete ed, infine, sedendosi sullo sgabello. “NO NO NO NO!” La testa tra le mani. Iniziava a comprendere ciò che avveniva. “CHE CAZZO STAI DICENDO?” Sbottò così come mai si era permessa contro la madre. “NOI SIAMO MAGHI. PUROSANGUE.” Ed ecco il picco. “TU NON LAVI I PIATTI. MIO PADRE NON TAGLIA L’ERBA E IO NON FACCIO MATE… QUELLA ROBA LI!” Le urla attirarono l’attenzione del padre che, una volta spento il motore dell’oggetto babbano, fece la sua entrata nella cucina, rimanendo di stucco a causa delle parole della figlia, in evidente stato di alterazione. “RIVOGLIO LA MIA BACCHETTA. E RIVOGLIO I MIEI POSTER DELLE SORELLE STRAVAGARIE E QUELLI DEI FALCONS.” Non che fosse molto tifosa ma i giocatori meritavano. ”Tesoro. Calmati. Vieni qui!” Scansò il tentativo affettuoso della donna e, alzandosi velocemente scappò in direzione della camera. Thomas Duvall la prese per un polso. ”Adesso basta! Andiamo al St. Thomas. Hai le allucinazioni. Hai bisogno di aiuto!” Porca troia. Quelli che avevano bisogno di aiuto erano loro. NO. “LASCIAMI ANDARE. NON TI PERMETTERE! NON SONO PAZZA. SIETE VOI IL PROBLEMA. VOI E I BABBANI!” Riuscì a liberarsi dalla presa. Quella era la fine di tutto. Non le rimaneva nulla. Forse avevano ragione loro, si era immaginata tutto e altro non era che una stupida babbana, insulsa, senza poteri e con la massima ambizione di lavorare in un fast food una volta terminata la scuola. La sua testa doleva e non riusciva a pensare a nulla se non alla fine che avrebbe fatto, se quella fosse stata la realtà. Il panico, oramai, aveva preso il posto della ragione. “SMETTILA DI SEGUIRMI, SCHIFOSO BABBANO!” Disse quando si accorse che il Signor Duvall le stava alle costole, impugnando quello che, da quel che sapeva, doveva essere un telefono.
    Vide la sua vita passarle davanti, convincendosi che sarebbe stata meglio la morte che un’esistenza così triste, senza uno straccio di obiettivo futuro.


    Doveva uscire da lì ma il suo stato d’animo non le permetteva di ragionare. Si mise a correre per gli ampi corridoi di quella che credeva la sua casa. Raggiunse il bagno e si fiondò al suo interno. “FATEMI USCIRE DA QUESTO INFERNO!! VI PREGO!” Le lacrime iniziarono a rigarle il volto. Non poteva accettare una cosa simile. Non a mani basse. “AIUTATEMI, CAZZO!” Respirava a fatica e, di lì a poco, sarebbe svenuta senza dubbio se nessuno l’avesse aiutata. Il terrore l’aveva pervasa, senza darle una via d’uscita e mettendo in discussione il suo futuro, l’unico tasto dolente per la Tassa.


    Ruby Elise Duvall - V anno - Tassorosso
    Interagito con Mars e poi compiuto l'esercizio.
    Ruby vive l'illusione di essere una babbana, un tasto davvero dolente per lei e i suoi sogni di gloria. Portandola sull'orlo della follia. Sotto a un treno, insomma e, per questo, rimane chiusa lì, pregando che qualcuno la aiuti. ç_ç
     
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