Venomous moon

with Edmund, Eileen and Javier.

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  1. Eileen
     
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    Anni fa, la sua compagna di stanza le aveva detto di trovare Hogwarts inquietante ed Eileen era scoppiata a ridere. Lei amava quella scuola e, anche se in passato era stato lo scenario di una guerra, questo non significava che sarebbe successo di nuovo, i tempi erano cambiati, non c'era nessun mago oscuro da temere e i mangiamorte erano sempre meno. Quando era studentessa le piaceva girare di notte per i corridoi, trovava suggestivo il trovarsi da sola, al buio, tra le mura del castello e parlare con i fantasmi che lo infestavano, avevano molte storie interessanti da raccontare. Da amante dell'horror il suo preferito era il Barone Sanguinario e, anche se le aveva detto di andare al diavolo più di volte, Eileen aveva continuato a perseguitarlo per sapere come si era ridotto in quello stato. Non aveva mai raggiunto il suo scopo, però ora lavorava qui e poteva riprendere a tormentarlo con le sue richieste. Ma ormai non poteva più farlo, non ora che correva come un'ossessa per sfuggire alla morte. Due dei suoi colleghi erano degli assassini e vedevano ragazzi innocenti ogni giorno, non osava immaginare ciò che avrebbero potuto fare se fossero riusciti nei loro piani. Doveva sopravvivere, non solo perché aveva promesso a sua madre che l'avrebbe rivista l' indomani, ma anche perché aveva il dovere di aiutare quei giovani che, ignari, si erano fidati di due bastardi. Corse ancora più veloce, le gambe pulsavano e non aveva quasi più fiato, ma non aveva alcuna intenzione di arrendersi e non si sarebbe fermata fino a quando non sarebbe uscita da quel posto. Hogwarts non sarebbe diventata la sua tomba.
    Pensò di usare il Patronus per avvertire gli Auror quando, d' un tratto, un uccello le passò di fianco e si tramutò in quel pazzo di Blackwood che, cogliendola di sorpresa, non le diede il tempo di reagire e si avvicinò di scatto, stringendole con violenza il volto tra le mani. Trattenne un gemito di dolore, non gli avrebbe dato la soddisfazione di sentirla gridare di nuovo. Quello sguardo malato lo aveva visto in alcuni dei suoi pazienti, uomini deviati che a causa di traumi infantili avevano sviluppato un odio viscerale per le donne, vendendole come semplici oggetti da usare. Era diventata psicologa per aiutare la gente, ma quei soggetti li avrebbe fatti rinchiudere volentieri. Era pericoloso lasciarli a piede libero, prima o poi la loro malattia li avrebbe spinti a fare atti immorali, proprio come il verme che aveva davanti. «E io odio gli scarti umani come te.» Lo guardò con disprezzo e gli sputò in faccia. Questa puttana non sarebbe andata all'altro mondo senza fargli sapere quanto lo detestasse. La buttò a terra con violenza, dandole un calcio nello stomaco che le fece sgranare gli occhi dal dolore. Si accartocciò su se stessa, portando entrambe le mani sull'addome. Non poteva soccombere adesso, doveva avvertire gli Auror e salvare tutti, era quella la sua missione. Ma soprattutto doveva rivedere sua madre, non voleva che l' ultimo ricordo che aveva di lei fosse quello di una donna allettata, pallida e tremante. Samantha era gioiosa, allegra, divertente e lei voleva ricordare sua madre così e poi doveva chiederle scusa per le cattiverie che le aveva detto. Non potevano togliere quella possibilità. Non potevano! In un ultimo atto disperato lanciò un Diffido contro quella feccia, ferendolo in volto. Un taglio superficiale, inutile che servì solo a farlo innervosire di più. Le diede un altro colpo e poi pronunciò un incanto che non riuscì a sentire. Pian piano le forze la stavano abbandonando e, in un millesimo di secondo la sua intera vita le passò davanti, era arrivata la sua ora. Lo siento, mama. Con quel pensiero in mente lasciò cadere una sola lacrima prima di chiudere gli occhi e accasciarsi al suolo.



    CITAZIONE
    Mi dispiace, mamma.
     
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11 replies since 7/11/2022, 00:48   314 views
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