Venomous moon

with Edmund, Eileen and Javier.

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  1. Javier.
     
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    Dopo tutti quei decenni vissuti in compagnia degli esseri umani – quelli vivi, s'intende – la fragilità della loro boria riusciva ancora a sorprendermi. Mi era stato assicurato che fosse stato pianificato tutto senza sbavature ma, eccomi di nuovo qui a dovermi fermare a causa di un contrattempo. Sospirai. Nessuno mi avrebbe potuto udire da oltre quel sottile strato, specialmente la proprietaria della terza voce che riuscii a udire da dietro la rimanente muratura. Abbassai per un attimo la bacchetta, portando poi con assoluta calma la mancina a tenere il polso opposto, mentre con il mio udito restavo in ascolto della breve conversazione tra uno dei due maghi oscuri e l'incognita: Eileen Smith. Avrei potuto buttar giù quel rimasuglio di sbarramento in qualunque istante, considerato il fatto che la magia che lo impregnava se non debole, poteva tranquillamente darsi per inesistente. Era stata eretta per bloccare studenti o per rallentare adulti esterni, così da concedere del tempo ai docenti per organizzare una valida difesa dal lato di Hogwarts; di certo, non era stata progettata per resistere a lungo da attacchi simultanei da ambo le parti. Malgrado sarei probabilmente riuscito a sgretolare il muro con un colpo solo, mi parve piuttosto maleducato intromettermi in questioni che non mi riguardavano. Rimasi immobile quando sentii le urla di dolore, ma non quando udii la voce della donna richiamare un incanto di un certo livello, quale era l'Elyfanto. Le labbra manifestarono un misto tra una smorfia ed un sorriso, come se una punta di sorpresa avesse colorito il mio viso. Considerati i gemiti di dolore della ragazza, la mancanza di passi o di altri rumori richiamanti incanti, uno di loro doveva aver usato su di lei un qualche potere che la piegasse a livello mentale. Nonostante questo, Eileen Smith era comunque riuscita a racimolare sufficiente concentrazione per poter castare un incanto simile...quindi si, ne fui sorpreso. Presi quindi fuori il mio orologio a cipolla quando il mio contatto proclamò l'inizio dell'inseguimento, osservando più per contemplarlo che per un reale uso dello stesso. I conti li feci a mente e dovetti sorprendermi ancora una volta nel constatare quanto lontana fosse riuscita ad arrivare dal punto di partenza, considerati i tacchi che le sentii calzare durante la fuga. Il suo istinto di sopravvivenza era forte, così come era agile il suo corpo ed il binomio tra queste due caratteristiche non poté che farmi prendere un'importante decisione: portai la punta del catalizzatore in direzione dello strato di pietra ancora integro, onde poi formare con essa il corretto movimento. I due mangiamorte, non sarebbero riusciti a udire il nome dell'incanto, tuttavia videro il muro ad alcuni metri di distanza esplodere in mille pezzi, dando origine ad un'apertura sufficientemente ampia da concedermi di passarvi attraverso.

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    E fu proprio quello che feci, portando un passo dietro all'altro sul cumulo di detriti causato dalla Bombarda Maxima da me scagliata. Nel farlo, mi sarei assicurato di sistemare la cravatta, la quale – a causa dello spostamento d'aria – era uscita dal suo asse, dalla sua...corretta posizione.
    Giovinotto.
    Esordii nei confronti del giovane Edmund con voce pacata ed un tono di voce paternalista, quasi mi stessi rivolgendo ad un bambino che stava per dare il colpo di grazia ad una lucertola sul ciglio di una strada. Mi limitai quindi a compiere un silenzioso cenno negativo col capo, come a suggerirgli di non procedere con quello che stava per compiere. Se lui ed il suo compare avessero dato attenzione ai movimenti dei miei piedi, la loro vista sarebbe rimasta alquanto disturbata nel vedere con quale grazia e velocità riuscii a muovermi tra i detriti sparsi qua e là, fino a raggiungere il corpo della psicologa, al solo scopo di osservarla con attenzione.
    Chiunque sia costei, temo che ucciderla questa sera non farebbe altro che ostacolare la realizzazione del vostro piano.
    Solo allora il mio sguardo si levò verso quello del professore di DCAO, il quale avrebbe potuto osservare il tiepido sorriso, tipico di un anziano signore che si aggira nei dintorni di un cantiere aperto, pronto a dispensare perle di saggezza.
    Dico bene, vicepreside?
    Potevano usare quello studente come capro espiatorio e ci avrebbero creduto tutti, considerata la sua fresca espulsione dall'Istituto di Durmstrang, ma...macchiarsi di un omicidio? Quello sarebbe risultato ben più impervio da far passare come colpa sua, tenendo presente che lui stesso era caduto in quell'illusione e che c'erano troppi testimoni che avrebbero potuto affermare che la psicologa avesse fatto visita alla madre, circa a quell'ora.
    Ho una proposta per voi: prenderò in custodia questa donna e mi occuperò personalmente di lei, affinché non sia più una minaccia per nessuno di noi.
    Spiegai loro nel portare ambo le mani dietro la schiena, assumendo una postura pacifica e – al tempo stesso – mostrandomi sicuro delle parole che avevo appena detto loro. Sapevo come agire, d'altronde non era certo la prima volta che lo facevo e, nel caso in cui il vicepreside avesse provato a sondare la mia mente, avrebbe riscontrato una disarmante limpidezza e coerenza tra i miei pensieri ed il discorso appena compiuto.
    Avete delle domande da pormi su quello che le farò, oppure vogliamo passare direttamente al motivo per cui siamo qua? Prima, però, ci tengo a presentarmi personalmente...Javier Sergio Cedeño, è un piacere, Sir. White.
    Il mio sorriso si fece decisamente più largo e cordiale, tanto da provocare un posato cenno col capo nei riguardi del docente che non avevo ancora avuto modo di conoscere di persona.


     
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