Venomous moon

with Edmund, Eileen and Javier.

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    Come da lui intuito presto si aggiunse alla conta dei presenti una quarta persona, una persona non invitata e che quella sera non si sarebbe nemmeno dovuta trovare al castello. Il mangiamorte si sarebbe vantato più tardi di quanto il suo udito fosse fino e lo avrebbe fatto con un sorrisetto compiaciuto per aver superato in abilità il suo compare che della presenza della donna si era reso conto solo svariati secondi dopo, quando con grande concentrazione aveva usato quel suo tanto fastidioso dono mentale. Edmund non sopportava i legilimens, li aveva sempre trovati decisamente troppo impiccioni per i suoi gusti e per quanto lui per primo amasse impicciarsi degli affari degli altri quando la medesima sorte toccava la sua persona si sentiva come profanato e questo gli procurava un forte fastidio. Col vicepreside aveva però trovato una sorta di tacito accordo che vedeva lui evitare di cancellare volontariamente i ricordi all'uomo e l'altro starsene fuori dalla sua disturbata mente. Troppi pensieri di dubbia moralità sfioravano l'ormai da tempo ex Serpeverde e seppure all'interno del castello tentava di reprimere i peggiori talvolta essi divenivano talmente invadenti che soddisfare le proprie voglie immorali pareva essere l'unica via per tornare in sé e quando fisicamente non poteva in alcun modo appagare certi desideri era allora costretto a sbizzarrirsi con la fantasia, per questo era di vitale importanza che il White se ne stesse nei suoi alloggi mentali senza invadere i suoi. Quel damerino ingessato avrebbe finito per scomporsi troppo dinnanzi certe scenette perverse e il buon Blackwood non voleva in alcun modo disturbare il suo amichetto di classe. «Avresti fatto meglio a rimanere dov'eri mia dolce Eilen» Esclamò il mangiamorte con un tono leggermente eccitato nel vederla contorcersi dal dolore ai piedi del vicepreside. «Vai a vedere che forse forse i due condividevano pure certe perversioni» Pensò poi osservando il volto impassibile dell'uomo dinnanzi allo strazio della donna. «Ecco perché si era sempre sentito tanto in sintonia con lui» «Sarà un piacere» E lo sarebbe stato sul serio se prima non si fosse dovuto liberare di quella noiosa creatura mostruosa che la puttana gli aveva scagliato contro in un atto di masochistico coraggio. Masochistico perché tale impiccio aveva fatto solo innervosire maggiormente l'uomo che già era famoso per la sua quasi inesistente pazienza e ora se davvero credeva che da quelle mura ne sarebbe riuscita a uscirne viva, o per lo meno intera, si sbagliava di grosso. Povera troia illusa. «Continuate pure voi altri, papino deve andare a riprendersi la sua dolce bambina» Esclamò con un ghigno indefinito sul volto mentre -dopo essersi liberato con un paio di incantesimi della noiosa creatura- andava a mutare la sua forma d'uomo in quella più svelta e reattiva del suo io animagus. Una gazza ladra se vi interessa saperlo, un elegante e bellissima gazza che si sarebbe scagliata contro la sua preda seguendone da lontano i movimenti fino a riuscire a superarla con un veloce battere di ali al momento più opportuno. «Fine della corsa tesoro» Sibilò freddamente tornado repentinamente nella sua forma umana a un paio di centimetri da lei. Centimetri che furono colmati dalla sua mano destrosa perfettamente priva di calli o altri inestetismi dovuti a un duro lavoro manuale che si andò a scontrare con forza sul morbido viso della donna. «Odio dover rincorrere le puttane come te» Tuonò questa volta spazientito mentre la donna -in seguito alla forza applicata sulla sua esile figura-, si andò ad accasciare a terra dolorante. Lì un calcio ben piazzatto all'altezza della bocca dello stomaco per privarla del respiro la raggiunse e solo quando la donna si ritrovò costretta ad appiattirsi sul freddo pavimento del castello il mangiamorte, mosso da una qualche forma di pietà, decise di interrompere il suo strazio con la magia per renderla inoffensiva. La donna perse i sensi in pochi secondi e immediatamente l'ex Serpeverde si avvicinò al suo corpicino privo di sensi per neutralizzare i ricordi di quella serata dalla sua mente prima di riportare la donna dai compagni mangiamorte per deciderne assieme le sorti. «Purtroppo non posso tenerti con me tesoruccio, una bambola delle tue dimensioni temo attirerebbe troppo l'attenzione se posta da qualche parte nei miei alloggi» La donna aveva in comune con la professoressa di Trasfigurazione la lingua lunga e raramente l'aveva sentita tacere, figuriamoci se avrebbe iniziato a farlo ora. Questi e altri motivi avevano reso chiaro fin da subito all'uomo che quella focosa rossa non sarebbe potuta restare oltre in quel castello, né come donna libera né come occasionale bambola del sesso.
    Per quanto Edmund si ritenesse un esperto nell'arte della cancellazione della memoria era però conscio dei limiti che alle volte essa presentasse e per quanto nella stragrande maggioranza dei casi la cancellazione avveniva senza intoppi, in altri, se praticata senza la dovuta calma e accortezza, poteva rivelarsi poco affidabile e il mangiamorte non aveva assolutamente intenzione di sfidare la sorte con un caso tanto spinoso quanto pericoloso per la sua copertura e quella del vicepreside White. «Non possiamo tenerla come animaletto domestico temo, se a voi non dispiace io estirperei il problema alla radice» Affermò l'uomo gettando a terra il corpo ancora esanime dopo esserselo portato in spalla per due corridoi e una rampa di scale. Correva veloce quella troia. «Ebbene se non ci sono obbiezioni...» Alzò la bacchetta in direzione del corpo pronto a scagliare l'anatema che uccide senza alcuna riserva. Ne aveva uccise a dozzine di giovani donne simili a lei e non sarebbe stata di certo la sua coscienza a trattenerlo dal fare quel che riteneva più sicuro per tutti.
     
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