Venomous moon

with Edmund, Eileen and Javier.

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  1. DylanW.
     
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    ★★★

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    Professore
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    Kylkenny, Irlanda

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    i'm sleeping
    Dylan
    Halloween, 31 Ottobre. Ore 21.05

    Il tempo era giunto. Per lunghi mesi il mangiamorte aveva lavorato a quel momento studiando quel piano e rivoltandolo per considerarne ogni possibile opzione. Lo aveva valutato insieme al suo braccio destro, Blackwood, in quella che era diventata la loro missione a due. Molti si erano schierati dalla loro parte ora che stavano portando risultati ma Dylan era stato ferreo: non avrebbe permesso a chiunque di entrare in quello che era il suo sogno e scopo di tutta una vita. Avrebbe quindi selezionato e sì, avrebbe permesso ad alcuni di aiutarlo in quel progetto ma chi sarebbe rimasto al comando di tutta quella faccenda sarebbe stato comunque lui. Se lo era meritato, lo aveva guadagnato con le unghie e con i denti quel posto riuscendo ad inserirsi e a farla sotto al naso a ben due auror che poi, in seguito, era riuscito a far fuori. Che soddisfazione quella! Salutare fingendosi addolorato la Rei ed il vecchio collega McCormac che avevano sempre sospettato di lui ma che, con la loro inettitudine, non erano stati capaci di metterlo nel sacco nonostante quella stupida di sua figlia gli avesse remato contro cantando come un canarino alla De Masi. Stupidi, sciocchi tutti a pensare d'incastrarlo. Uno ad uno come pedine di una scacchiera erano state spazzate dal suo gioco ed ora, solo una mossa lo teneva distante dal suo primo traguardo: la direzione totale della scuola. Ma Dylan non aveva fretta, tutt’altro, e proprio per questo motivo riusciva a permettersi il lusso di muoversi lentamente ma inesorabilmente senza cedere di posizione nella sua avanzata. Ogni passo era attentamente calcolato e mosso unicamente nel momento in cui i tempi si sarebbero fatti maturi esattamente come quella sera, la notte di Halloween. Dylan era giunto in Sala Grande, il tenue sorriso semi nascosto dalla barba perfettamente curata; aveva intrattenuto gli studenti dando loro le informazioni di rito dedicate a quella festa e poi aveva preso posto, sedendosi al fianco di lady Dragonova mentre il vecchio, malato, preside Edevane, aveva svolto la sua parte di show ignaro di compiere esattamente ciò che il vicepreside aveva preventivato. Quello del mago era stato un discorso accalorato verso i suoi ragazzi, li amava, li amava davvero ma quegli ingenui – Dylan li vedeva, li disprezzava per la loro maleducazione – altro non facevano che nascondere sbadigli mentre non vedevano l’ora che la vera festa avesse inizio. Anche il White non vedeva l’ora e quando Edevane raggiunse la tavolata sollevò il calice facendo eco al suo augurio per dare inizio alla festa.

    Sollevò il capo, perfettamente sveglio e con i suoi occhi neri come il carbone osservò la sala. Tutti erano svenuti ed i fantasmi volavano impanicati al di sopra di tutti i ragazzi urlando e cercando di scorgere qualche anima viva in quella disfatta. «Edmund?» L’uomo diede immediatamente voce, era sveglio ed operativo esattamente come lo era il mangiamorte. «Fai ciò che devi.» Gli ordinò e l’uomo immediatamente sollevò la bacchetta castando silenziosamente alcuni incantesimi che gelarono gli spettri sul posto mentre fumo annebbiava gli occhi dei soggetti nei quadri. Gli ectoplasmi calarono lentamente dal cielo adagiandosi a qualche centimetro da terra quasi i loro corpi avessero guadagnato di peso e adesso non fossero più in grado di levarsi in volo. Un nuovo cenno d’intesa ed il secondo mangiamorte diede sfoggio di tutta la potenza del suo potere che aveva coltivato ed allenato per tutti quegli anni. I volti dei ritratti si fecero spenti. I loro occhi dapprima vividi si fecero vitrei mentre la coscienza spariva dai loro visi: stavano dimenticando e nello specifico gli avvenimenti di quella sera. Nessuno al castello avrebbe saputo cosa stava succedendo, gli unici sarebbero stati loro. «Possiamo andare.» Marciando tra le teste chine, i due maghi oscuri sfilavano nella Sala senza battere ciglio e solo in due momenti il White lascio che lo sguardo discostasse dal suo obiettivo: una volta guardò sua figlia, semi distesa sulla tavolata di quella vergognosa casa, il volto corrucciato nell’incubo che stava vivendo e una seconda volta verso un Serpeverde, Romanov, che ignaro non sapeva di essere stato designato e selezionato per qualcosa di più grande. Per il bene superiore. Il ragazzo non avrebbe avuto modo di sottrarsi! Uscirono dalla sala e man mano che salivano le scale oscuravano e cancellavano i ricordi dei quadri fino a rendere Hogwarts un castello spento dove nessuna anima, viva o non, emetteva suono. Era surreale e allo stesso tempo suggestivo. «Il nostro contatto è pronto?»
     
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11 replies since 7/11/2022, 00:48   314 views
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