Devil's trill

Quest di Halloween (aperta solo agli studenti)

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  1. Reina Scott
     
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    Oh, Halloween, quell'amabile festa in cui l'amore per il sangue ed i giochi sadici non veniva visto come qualcosa di strano, ma qualcosa adatto al tema, magari come gioco. Momentaneo insomma. Illusi. Con una scusa si era attardata nella camera sgombra mentre le compagne l'avevano preceduta verso il banchetto in Sala Grande, solo per spargere qualche adorabile ragnetto finto per la camera o sotto le coperte dei letti delle due principessine con cui divideva la stanza e, non contenta, ne aveva pure incantato qualcuno con l'incantesimo Gemino. Così, tanto per farsi due risate una volta tornate dal banchetto. Tanto di fare festa non se ne parlava, il Vicepreside sarà stato anche affascinante, ma la bacchetta sembrava tenerla il un punto ben preciso tanto era serio e rigido. Comunque, portata a termine la sua opera artistica degna di un dodicenne, si apprestò a raggiungere gli altri fino a sedersi al tavolo dei verde-argento. Insomma, avrebbe voluto fare di meglio, ma era anche difficile organizzarsi rimanendo chiusi tra quelle quattro mura medioevali. Per certe cose i babbani erano molto più ingegnosi. I maghi si affidavano per tutto alla magia, peccato ci volessero sei secoli per imparare tutti gli incantesimi che uno avrebbe voluto utilizzare, fino a quel momento sarebbero stati degli inetti alla mercé di altri che gli erano superiori. Che cosa fastidiosa.
    Prese posto sulla panca lontano da quelli del suo stesso anno, così imparava ad arrivare in ritardo, e cominciò a gustarsi il banchetto con la sua solita fame vorace. Il fisico minuto poteva ingannare, la mezza ispanica era in tutto e per tutto una fogna quando si trattava di mangiare, e non si faceva problemi a provare cose nuove. Anche insolite. Quando si dice “dedizione”.
    -Cazzo guardi- sono le eleganti parole che rivolse al primino che le è seduto a fianco che la fissa mentre lei si porta una fetta di carne alla bocca direttamente con le mani, ormai sporche di sugo, ma non gli concede altre attenzioni. Lo sguardo scivola lungo il tavolo ad osservare i suoi concasati che chiacchierano allegri, uno in particolare, per poi fare la stessa cosa anche nei tavoli delle altre tre Case. Sono tutti sguardi felici quelli che le passano davanti agli occhi, non è certo questo lo spirito che avrebbe desiderato quella sera. Dov'era il terrore? Dov'erano le urla e gli spaventi? Dov'era il sangue finto? Si sarebbe dovuta accontentare di qualche zucca volante, qualche ragnatela, qualche festone. Potevano almeno procurarsi qualche Acromantula che girasse per il castello, aveva sentito che se ne poteva trovare qualcuna nella Foresta Proibita. Invece niente. Tutti felici. Che delusione. La cena continuò indisturbata, a quel punto non vide l'ora di terminare e tornarsene in Sala Comune, chissà che non si sarebbe trasformata in una serata più interessante, ma c'era un'unica regola che Reina seguiva con costanza, una presa di posizione nella vita proprio, ovvero: non ci si alza se prima non si mangia il dolce. Una regola semplice ma che porta ad innumerevoli soddisfazioni. Si pulì le mani sul tovagliolo, come gesto elegante verso la serata non canonica, e afferrò una cioccorana che le saltellava davanti. Le addentò la testa, sorridendo come una bambina dinnanzi alla piacevolezza del cioccolato che si scioglieva contro il palato. Certo, avrebbe preferito una grossa fetta di torta, ma anche così non era male. Afferrò una manciata di confetti e, terminata la rana, se ne portò uno alle labbra. Fece giusto in tempo a gustarselo, quando una sorta di torpore si diffuse per tutto il corpo della morettina. Si osservò le mani con sguardo confuso, ruotandole per capire cosa stesse succedendo, ma non ne ebbe il tempo. Sentì gli occhi chiudersi e farsi pesanti, perse i sensi prima ancora che la fronte toccasse il centro del piatto e che le impiastricciasse i capelli. Uno, due, cinque secondi? Dieci minuti? Non seppe quanto tempo rimase svenuta ma, quando riaprì gli occhi, vide che molti come lei si stavano risvegliando o non lo avevano ancora fatto. Con la destra raccolse il tovagliolo e si ripulì la faccia, notando solo in quel momento che il braccio mancino era bloccato. Si voltò ad osservare quale fosse la causa, e un moto di nervoso le montò addosso vedendo la testa del piccoletto di prima addormentato sul suo braccio. Con la mano libera gli alzò la testa e poi la riabbassò sul tavolo con forza facendo casino smuovendo i piatti li attorno. Una reazione eccessiva persino per lei, ma era infastidita. Non sapeva bene da cosa, magari la situazione in generale. Si alzò, ignorò quelli che le sembravano solo un mucchio di idioti e fece qualche passo verso il tavolo dei professori. Dormivano ma, al contrario dei suoi compagni, non sembravano dare segni di volersi risvegliare. Fantastico. Tornò a fronteggiare il resto degli studenti provando per loro qualcosa di nuovo, o forse solo accentuato rispetto al solito. Chi era stato? Cos'avevano fatto? Era uno scherzo? No. Qualcuno aveva messo fuori gioco i professori, dovevano avere qualcosa in mente. Non avrebbe lasciato che qualche cretino la mettesse in pericolo. Senza insegnanti attaccati al culo aveva anche lei la possibilità di difendersi come meglio credeva. Afferrò un coltello dal tavolo e lo fece ruotare intorno all'indice prima di afferrare saldamente il manico con la mano dominante. Doveva uscire da quella sala, troppo affollata, troppi punti scoperti. Si incamminò verso l'uscita tenendosi attaccata alla parete grattandola con la punta del coltello. Era arrabbiata, si, ma la cosa la divertiva anche. Gli occhi saettavano da un individuo all'altro finché, una volta imboccata la porta, si ritrovò alle spalle di un biondino, piuttosto alto, che le dava le spalle. Un Grifondoro a giudicare dai colori. Certo, erano stati sicuramente loro. Così invidiosi di essere ultimi in classifica che avevano ideato questo piano per eliminare la concorrenza, giusto così avrebbero potuto vincere. Non ci pensò due volte e lanciò il coltello come quando si esercitava contro i tronchi d'albero, la lama si piantò tra le scapole del biondino che, colto alla sprovvista si ritrovò in ginocchio. La Scott gli si avvicinò ghignando, poggiò un piede sulla schiena del ragazzo proprio a fianco alla macchia di sangue che si stava allargando e, con un gesto deciso, estrasse il coltello dalla schiena. Con la mancina gli sollevò il mento fino ad incontrare i suoi occhi scuri osservandolo dall'alto
    “Mi ricorderò di te” furono le parole del ragazzo, Sheldon? Simon? Non era importante. In risposta gli mandò un bacio, dubitava avrebbe avuto ricordi ancora per molto. Accostò la lama sul collo teso e, lentamente, ne recise la pelle da un lato all'altro osservandone il sangue zampillare. Lasciò cadere il corpo a terra, ammirando il liquido denso propagarsi sulla pietra. Estrasse poi la bacchetta, qualcosa le diceva che sarebbe stata una lunga notte.


    Reina Scott, IV anno, Serpeverde, numero 6

    Cena per i fatti suoi perché arriva in ritardo, osservando tutta la bella gente li intorno, in particolare l'occhio le cade su Seàn perché è nata sottona. Mangia il confetto, sviene, crede di risvegliarsi, maltratta un primino e, dopo aver deciso che i Grifondoro sono il male del mondo, esce dalla Sala Grande e fa fuori Simon (con il consenso della player che ha suggerito la frase da fargli dire) dissanguandolo :cuore:
     
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58 replies since 31/10/2022, 10:30   1848 views
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