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.Kore Huxley | Adulta | HufflepuffQuando la lettera di accettazione era giunta a casa sua Kore era letteralmente saltata in aria per la felicità, solo per poi correre ad avvisare ogni familiare, amico o conoscente del suo nuovo, nuovissimo, lavoro.
Da settembre sarebbe stata un’insegnante alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts! Professoressa di Trasfigurazione, nientemeno!
Aveva avuto, durante il colloquio, l’impressione di essere andata bene ma non ci aveva sperato fino all’arrivo della grande notizia, nel timore di poter essere delusa.
Il giorno dopo, giusto per non farsi mancare nulla, aveva anche organizzato una piccola grigliata in piscina per festeggiare il suo nuovo lavoro, invitando giusto quella cinquantina di amici e parenti stretti che fa piacere avere attorno in queste evenienze.
Nei giorni successivi poi aveva iniziato a preparare il programma e a mettere insieme una sua piccola biblioteca personale da tenere nelle sue stanze, giusto per evitare di sottrarre quelli della biblioteca troppo spesso.
Be, e anche perché sui suoi avrebbe potuto scrivere liberamente, cosa che non avrebbe potuto fare su quelli della scuola.
A fine agosto, poi, armata di valigie e cincillà si era trasferita nei suoi alloggi da insegnante.
Aveva dovuto svecchiare un po’ e aggiungere qualche gioco per le cincilla, oltre che creare loro un habitat sicuro ma alla fine era stata soddisfatta del risultato.
Dopo i suoi alloggi era stato il turno del suo ufficio, in cui aveva sostituito i pesanti mobili scuri con linee più chiare e morbide, sempre accoglienti, creando un luogo dove lavorare fosse piacevole e dove i suoi studenti sarebbero stati, sperava, a loro agio.
Il primo settembre, puntali come quando era ancora una studentessa lei stessa, erano iniziate le lezioni ad Hogwarts. Solo che quella volta lei si trovava sul fronte opposto della barricata.
Un’insegnate. Era stata ridicolmente emozionata durante quella sua prima lezione, spiegando con il sorriso sulle labbra ai suoi nuovissimi e giovanissimi studenti le basi di una delle branche in assoluto più complesse della magia. Forse la più complessa. Certamente la più scientifica.
Logica e fermezza. Sicurezza e controllo. Tutte qualità necessarie perché un mago potesse utilizzare la trasfigurazione al meglio.
Ed era quasi divertente, certamente ironico, che qualcuno di spumeggiante e allegro come Kore fosse così versato in quella particolare pratica.
Molti, pensando a quella materia, si prefiguravano anziani maghi dalla lunga barba o streghe eleganti e austere, certamente non una ragazza giovane e sorridente come Kore.
Era consapevole anche di essere una mosca bianca, per certi versi, tra i suoi colleghi. Non solo era tra gli insegnanti più giovani, ma anche probabilmente la più gentile tra di loro oltre che l’unica tassorosso.
Se doveva essere sincera, in quei due mesi di conoscenza, non poteva dire di averli trovati molto affini a sé, ma forse era solo questione di tempo. Lo sperava almeno.
Per il momento si trovava bene con Liv, una ragazza che aveva conosciuto durante una missione mesi prima, ed era civile con gli altri insegnanti. Anche se alcuni di loro non le sembravano granché tagliati per fare gli insegnanti, non che fossero cattivi, o almeno non credeva, ma erano… diversi dal modo in cui immaginava un educatore.
Il professor Blackwood, per esempio, aveva spesso una strana espressione contrita quando capitava loro di scambiare quattro chiacchiere e non era certa di aver capito quale fosse il suo problema.
In compenso insegnare le piaceva. Da morire. E dopo i primi giorni di esitazione anche gli studenti avevano cominciato a frequentare il suo ufficio, chiedendole aiuto per la sua materia o per le cose più svariate problematiche scolastiche.
Era divertente e sentiva di avere un impatto positivo sui ragazzi, mostrando loro che non tutti gli adulti erano nemici e che avevano qualcuno cui rivolgersi in caso avessero avuto bisogno di aiuto.
Certo, se da un lato insegnare era divertente, c’erano lati del lavoro molto meno divertenti. Le ronde erano decisamente uno di questi lati.
Vagare per ore nel castello la sera tardi era noioso e spesso infruttuoso, ma era una parte del lavoro e non poteva tirarsi indietro.
Anche quella sera di fine ottobre era una di quelle in cui era costretta al ruolo ingrato di secondino e guardia carceraria. Quasi. Tecnicamente avrebbe dovuto cominciare la ronda di lì a venti minuti, ma considerato che tornare nel suo ufficio le avrebbe richiesto dieci minuti non aveva senso aspettare.
Il suo giro di ronda prevedeva l’esplorazione completa del primo piano, quello dove si trovava la sua aula, e di parte del secondo, pertanto si era diretta a passo tranquillo al secondo piano, dove avrebbe dovuto cominciare la sua abituale ronda.
Già sulle scale però poté udire chiaramente il suono basso di una manciata di voci, voci certamente di studenti, intente in quella che pareva una conversazione piuttosto animata.
Salì quindi gli ultimi gradini in fretta, le scarpe babbane con la suola in plastica che producevano un suono sgradevole sui vecchi gradini, e svoltò l’angolo del pianerottolo a passo svelto, il volume delle voci più chiaramente udibile ad ogni passo.
Seguendo le voci e svoltando nuovamente si trovò finalmente davanti la fonte di quel vocio: tre studenti erano intenti in quello che pareva uno scambio ben poco piacevole.
Kore ovviamente li riconobbe tutti e tre senza grandi problemi: Asher Sparlink, Marius Travers e Rose White, giovane caposcuola di tassorosso e figlia di un suo collega, oltre che unica di quei tre che avesse effettivamente ragione di trovarsi lì a quell’ora visto il suo ruolo.
“Che sta succedendo qui, signori?” chiese con voce ferma ma non aggressiva, avvicinandosi al gruppetto di studenti e fermandosi a poca distanza da loro, le braccia conserte e l’espressione seria.
“I signori Sparlink e Travers spero abbiano una buona ragione per essere qui a quest’ora.” Nel dirlo si rivolse più che altro alla giovane capocasa, come a volerla spronare a spiegare come e perché si fosse trovata a fermare la coppia di studenti che avevano di fronte.
“Pensato”«Parlato» «Citazione parlato altro PG». -
.Eccomi ancora una volta ad adempiere al mio compito di caposcuola e a fare il mio turno di ronda. La giornata era stata abbastanza pesante e sembrava non voler finire più, di fatti avevo sperato con tutta me stessa di non incorrere in nessuno studente in giro fuori orario, ma non era stato così perché non appena iniziato la perlustrazione del secondo piano avevo incontrato due ragazzi che non avevo la minima idea di cosa ci facessero lì a quell’ora. Ero stata buona e li avevo rimandati nei loro dormitori spiegando che avrei fatto ritorno lì e che non avrei voluto rivederli. Così sbuffando leggermente e tenendo in mano la bacchetta per illuminare i corridoi più bui, avevo continuato il mio giro che sembrava non finire mai. La mia mente era piena di pensieri, anche troppi e quella sera avevo saltato la cena, come facevo qualche volta anzi spesso da quando ero rientrata ad Hogwarts. Ogni angolo di Hogwarts a me assegnato era stato controllato e adesso mentre ero persa nei miei pensieri e sognavo già di infilarmi sotto le coperte e provare a dormire, almeno un pochetto, ripassai dal corridoio di prima dove vi erano i due ragazzi che avevo rimandato nei rispettivi dormitori. Delle voci arrivarono alle mie orecchie e mi fermai un secondino alzando gli occhi al cielo. Non potevo proprio crederci che quei due erano ancora li a fare non so cosa. Camminai piano e mi misi dietro di loro per poi schiarirmi la voce. Uno dei due saltò dallo spavento e l’altro si voltò con un volto pallido «Bene! Vedo che oltre le regole anche le buone intenzioni di un caposcuola vi stanno strette...» Il mio viso serio e il mio sguardo severo faceva la spola da uno all’altro rimasi in silenzio solo un istante e poi continuai «Io davvero non vi comprendo. Mi spiegate perché siete ancora qui e soprattutto cosa state nascondendo dietro di voi? Su!» Provarono a ribattere mentre sembravano avere un atteggiamento strano e a non essere super lucidi, ma davvero non era serata e presi la bacchetta in mano «Devo fare da me o mi fate vedere le belle bottiglie che nascondete? Davvero credete di essere così furbi?» Presero ad alzare il tono arrabbiandosi come se fossero anche dalla parte della ragione «Abbassate il tono o davvero vi porto dal vicepreside!» Mentre cercavo di far finire quella stupida discussione con due studenti che potevo ben definire brilli, una voce arrivò dritta alle mie orecchie. Mi voltai e vidi la professoressa Huxley che era arrivata vicino a noi, presi un piccolo respiro per poi parlare «Buonasera professoressa...» mi voltai verso i due con uno sguardo davvero arrabbiato «Di preciso non lo so ma le bottiglie dietro la loro schiena sono un indizio...» dissi con un tono che andava ad abbassarsi. Odiavo fare la spia e odiavo quando mi mettevano in quelle situazioni. I due sembravano ancora non demordere «No davvero... vi prego!» dissi prima che il Signor Travers iniziasse a parlare, aveva solo preso fiato e la sua espressione sembra che volesse anche rispondere a tono alla professoressa. «Professoressa, i due erano qui già ad inizio turno di ronda e con gentilezza avevo chiesto di rientrare nei loro dormitori... visto che erano solo passati pochi minuti dal coprifuoco ed ho ben specificato che sarei ripassata da qui al mio rientro. Volevo essere gentile. Al mio ritorno gli ho ritrovati ancora su questo corridoio... e sembrano leggermente agitati. Quando li ho incontrati la prima volta non stavano in queste condizioni o non avrei sorvolato...» Non sapevo come erano riusciti ad introdurre alcol a scuola e poi erano così stupidi da berlo in un corridoio... Mi spostai leggermente mettendomi più vicina alla professoressa «Non so cosa fare...» le dissi sottovoce con aria leggermente dispiaciuta e allo stesso tempo infastidita. Adesso che era arrivata lei potevo lasciarle il compito che aveva. «Mi spiace se sono stata leggera ma non mi aspettavo un continuo così...» La voce si abbassò ancora un pochino e così anche il mio sguardo. Volevo essere buona ed aiutare quei due deficienti ed invece non mi avevano ascoltato e mi avevano anche messo in una situazione particolare. Mi morsi il labbro sperando che tutto questo non arrivasse all’orecchio di mio padre, già mi reputava una stupida con una cosa simile avrebbe avuto modo di dire che aveva la conferma. Per la cronaca mi sentivo stupida anche io in quel momento preciso e avrei voluto tirare una sberla ad entrambi i due che erano di fronte a me..
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.Kore Huxley | Adulta | HufflepuffCome aveva preventivato – complici anche le settimane d’esperienza maturate ormai come insegnante – quella che si trovò davanti non era una scena particolarmente gradevole: due studenti colti a fare qualcosa di sbagliato, ovvero a infrangere il coprifuoco.
Era una scocciatura, davvero, soprattutto perché Kore odiava dover fare la parte della cattiva in quelle situazioni. Ma non aveva scelta.
Ai ragazzi servivano comprensione e affetto, certo, ma anche qualcuno che impartisse loro una solida bussola morale e insegnasse loro che le azioni aveva conseguenze commisurate alle stesse.
E certe azioni, be, erano particolarmente gravi e non potevano essere ignorate o perdonate.
I due infatti non stavano solo infrangendo il coprifuoco, ma stavano bevendo. L’alcol, di qualsiasi tipo, era severamente vietato ad Hogwarts tra gli studenti. E loro lo sapevano benissimo.
E non aveva infranto solo le regole della scuola, qualcosa che sarebbe stato grave ma perdonabile, ma anche infranto la legge, qualcosa di molto più grave e imperdonabile.
“E’ un fatto estremamente grave questo.” Commentò lanciando un’occhiata di fuoco ai due studenti colpevoli. Erano in guai grossi, molto grossi, e se non l’avevano ancora capito l’avrebbero capito molto presto.
La giovane Rose si affrettò poi a continuare il suo discorso, difendendo sé stessa e le sue buone intenzioni. Non che ne fosse bisogno, era palese che non avesse nulla a che vedere con le bravate di quei due stupidi. Aveva peccato di ingenuità e gentilezza forse, ma Kore non la considerava una cosa negativa. In quei casi la colpa ricadeva, per lei, totalmente su chi sfruttava la buona fede altrui.
E Kore non faticava a credere che quei avessero approfittato delle buone intenzioni della tassorosso, ma non per questo la giovane doveva giustificarsi con lei.
“Non deve giustificarsi signorina, non le sto facendo una colpa di nulla.” Le disse rivolgendole un sorriso rassicurante, potendo le avrebbe anche posato una mano sulla spalla fosse dipeso solo da lei, ma non voleva invadere lo spazio personale della ragazzina non sapendo se il gesto sarebbe stato gradito o meno.
La giovane Rose infatti le dava l’idea – e non solo in relazione a quello specifico momento, ma anche in generale – di possedere una personalità piuttosto insicura.
Non era qualcosa con cui Kore, che era persistente e sicura come la fibra di ferro, potesse empatizzare direttamente, ma era qualcosa che poteva capire.
L’insicurezza era probabilmente il difetto più diffuso tra coloro che per natura, e volontà del cappello, erano finiti nella casa di Tosca, quindi Kore aveva dovuto rassicurare e combattere l’insicurezza di più di un amico nel corso della sua vita. Sapeva bene quanto quell’incertezza, quella vocina sobillante, potesse essere crudele.
Forse anche essere la figlia di un professore, del vicepreside ancora di più, contribuiva a renderla incerta nel suo ruolo?
“Non si preoccupi, noi professori siamo qui anche per questo. Non siamo solo una macchinetta sparanozioni.” Disse, decisa a consolare e rassicurare quella che alla fine era ancora solo una ragazzina.
“Quando a voi due.” Disse poi, in un tono completamente diverso, rivolgendosi ai due studenti colpevoli “Entrambi perderete venti punti con effetto immediato per l’infrazione aggravata del coprifuoco e altri trenta punti, due mesi di punizione e una nota disciplinare a testa per le bottiglie, inoltre avrò cura di scrivere ai vostri genitori e a riportare le vostre azioni all’ufficio del preside, così che ulteriori misure punitive possano avere luogo. Per il momento tornerete immediatamente ai vostri alloggi.”
Il preside era un uomo buono, ma non così buono da lasciar correre una simile e aperta infrazione alle regole. O almeno così sperava Kore.
“Non avete infranto solo le regole ma anche la legge, bevendo mentre minorenni. Spero stiate realizzando la gravità assoluta delle vostre azioni!” continuò prima di sollevare un dito in direzione di Travers, che sembrava sul punto di provare ancora a dire qualcosa, per fermare le sue proteste sul nascere.
“Signor Travers, le consiglio di tacere. Per il suo bene. Se pronuncerà anche solo una sillaba che non sia di scuse a me e alla signorina White per aver sprecato il nostro tempo aggraverà solo la sua punizione.”
Detto questo prese la sua bacchetta - la portava ancora con sé in una custodia specifica nascosta vicino al torso, la stessa in cui erano solita portarla auror e altri dipendenti in servizio attivo al ministero – e con un rapido ma deciso gesto della mano fece scomparire le bottiglie dalle mani dei ragazzi. O almeno questo avrebbero visto i tre ragazzi.
L’evanescenza era una delle molte branche della trasfigurazione, e forse quei due l’avrebbero saputo non fossero stati tanto impegnati a infrangere inutilmente le regole.
“Ci sono obiezioni?” chiese, in un tono che non ammetteva, lasciando chiaramente intendere che non si aspettava né desirava che ce ne fossero.
Se, come credeva, i due avessero recepito l’antifona e si fossero allontanati allora si sarebbe rivolta verso la più giovane tassorosso e le avrebbe quietamente ma cortesemente chiesto “Tutto bene, signorina?”.
“Pensato”«Parlato» «Citazione parlato altro PG». -
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Edited by Rose Mia White - 5/1/2023, 19:46. -
.Kore Huxley | Adulta | HufflepuffKore non aveva certamente iniziato quella carriera in cerca di uno sfogo per le sue manie di onnipotenza, al contrario, non trovava piacevole punire gli studenti.
Avrebbe indubbiamente preferito incoraggiarli ed essere loro alleata piuttosto che loro nemica, ma talvolta essere dalla loro parte richiedeva una fermezza morale che non poteva essere posticipata.
I ragazzi imparavano tramite due cose: esempio e incoraggiamento, ma bisognava anche tenersi pronti a punirli se necessario. Ovviamente doveva essere anche chiaro loro perché venivano puniti.
O almeno così la vedeva Kore e a quelle poche massime cercava di attenersi, sperava di non deludere nessuno ma sapeva di essere ancora inesperta nel campo dell’insegnamento e che – anche per lei – qualche fallimento sarebbe stato inevitabile.
Ma, come diceva sempre anche ai suoi studenti, non bisogna lasciare che siano i nostri fallimenti a definirci come esseri umani.
“Non si preoccupi, signorina White.” Rispose Kore, mettendo in atto nei confronti della giovane capocasa proprio quella filosofia “Mi rendo conto che per voi studenti è particolarmente difficile ricoprire una simile posizione e trovarvi in certe situazioni.”
In realtà Kore aveva dei sinceri dubbi sul sistema dei prefetti, le pareva creasse innecessarie posizioni di potere all’interno del corpo studentesco, non sarebbe stato più sensato far eleggere agli studenti dei rappresentanti democratici come si usava tra i babbani?
Sarebbe stato più sensato e avrebbe permesso agli studenti di scegliere da soli coloro che avrebbero parlato per loro. Avrebbe dovuto proporlo al preside? Sembrava un uomo disponibile al dialogo e sensibile a quel tipo di argomenti.
“La gentilezza è un grande pregio, ma a volte agisce in modi che gli altri non comprendono immediatamente.” Era il caso di giorni come quello: forse punire quei due in modo così duro era sembrato severo, ma essere disperati per dell’alcol al punto di portarlo di straforo tra le mura scolastiche? Non era affatto un buon segno e se nessuno fosse intervenuto probabilmente le cose sarebbero solo peggiorate nel corso del tempo, così come una piccola perdita diventa muffa se ignorata.
“Oh, no, non credo servirà. Li ho puniti io quindi ci penserò io a sbrigare tutte queste faccende burocratiche.” Rispose scuotendo appena il capo, realizzando solo in quel momento che quella sarebbe stata un’inevitabile scocciatura, non aveva già tantissimo tempo a sua disposizione, tra le lezioni da preparare e l’aiuto che dava agli studenti in difficoltà con la sua materia. Studenti che – tra parentesi – erano molti più di quanti non si fosse aspettata inizialmente. Non che fosse un problema, al contrario, aiutarli era il suo lavoro e lo faceva sempre con estrema disponibilità.
Se la professoressa Huxley rimase sorpresa o, peggio ancora, offesa dalla proposta della giovane tassorosso allora questo certamente non le si leggeva in volto, al contrario, la bionda accolse il suggerimento della studentessa con un sorriso.
“Ma certo, nessun problema, signora White.” Acconsentì con un sorriso, prima di scuotere piano la testa quando la ragazzina proseguì in tono che le parve agitato.
“Non è stata scortese, signorina, perché dovrebbe esserlo?” chiese in tono retorico, rivolgendo uno sguardo tranquillo alla ragazza, riscoprendosi alquanto intenerita dall’insicurezza della ragazza dinnanzi a lei.
E dire che il professor White le aveva sempre dato l’impressione di un uomo molto sicuro di sé, possibile che avesse fallito nel trasmettere quella sicurezza in sé alla sua unica figlia? O forse era proprio la personalità forte del padre la radice dell’insicurezza della figlia?
Non sarebbe stato un caso strano o raro, era relativamente comune che genitori dalla forte personalità schiacciassero – anche involontariamente – quella più quieta e insicura dei figli. Non era giusto, assolutamente, ma non era raro.
“Non deve continuare a giustificarsi, signorina. La prossima volta semplicemente ci riproverà.” La rassicurò con un sorriso morbido “Non lasci che sia una piccola incertezza a definirla come individuo.”
Non poté poi fare a meno di notare, proprio in virtù del suo osservarla, mancare di notare il brivido che attraversò la giovane tassorosso.
“Ha freddo, signorina? Aspetti.” Kore non era freddolosa di natura, ma i corridoi di Hogwarts sapevano essere dannatamente freddi e umidi durante le sere di autunno come quella quindi portava sempre uno strato in più che la tenesse ben al calduccio.
Kore era bassa. Aveva fatto pace con l’idea di essere sensibilmente più bassa della mia da un po’, sin da quando a diciannove anni aveva effettivamente smesso di sperare in uno slancio di crescita improvviso e tardivo. Da allora si era rassegnata, trovandolo fastidioso solo quando si trattava di trovare vestiti da adulta che non fossero lunghissimi su di lei, ma da che insegnava essere così bassa doveva ammettere non aveva giocato a suo favore. E anche ora si trovava davanti ad un piccolo dilemma.
Si tolse la giacca, lasciandola appesa per aria – chiaramente grazia ad un piccolo incantesimo non verbale – prima di togliersi il cardigan oversize di lana chiara che portava sotto la giacca ben più sobria scura.
Non era esattamente stiloso, aveva una fantasia di fragola sull’intero torso e sulle maniche, ma almeno era caldo e non sarebbe stato corto come la giacca che era tagliata per la sua altezza.
“Prego, so che non è bellissimo ma almeno non sarà corto.” Disse, porgendole l’oggetto, riferendosi ai quasi dieci centimetri che le separavano in altezza.
“Pensato”«Parlato» «Citazione parlato altro PG». -
.SPOILER (clicca per visualizzare)CHIUSA!
Edited by Rose Mia White - 25/3/2023, 11:10.