Hello, Brother!

Dormitorio maschile. David.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping


    Neanche aveva ancora compreso il perché era stato messo in condizioni di accettare quella stronzata. Da quando era stato espulso da quella scuola di merda, la sua famiglia si era fissata con il controllo. Organizzavano ogni singolo secondo della sua giornata, ora dopo ora, tentando di rimetterlo in riga. Sforzi inutili. Sentiva di essere vicino ad una definitiva crisi di nervi e la cosa non poteva che fargli piacere. Una volta esplosa la bomba, infatti, non avrebbe più avuto problemi nel calibrare l’intensità delle sue azioni e, probabilmente, la madre, avrebbe optato per un allontanamento del figlio. Un calcolo riuscito alla perfezione, minuzioso e utile a portarlo vicino al ritrovare il suo caro fratellone che, oramai, non vedeva da troppo tempo. Non si erano lasciati nel migliore dei modi, doveva ammetterlo, eppure qualche cosa gli suggeriva che rivederlo, sarebbe servito a chiarire la posizione nei suoi riguardi. David, dopo il piccolo incidente che gli aveva regalato una ben piazzata cicatrice sulla schiena, era stato così a lungo lontano dal resto della famiglia che, quando cambiò aria definitivamente, Michael, ebbe la sensazione che non fosse mai esistito. A stento si parlava della sua amabile persona e l’argomento non durava più di qualche istante. Dopo anni, però, sentiva quel bisogno di confronto. Un confronto non sano anzi, al contrario, l’intenzione era quella di riversare sul fratello le frustrazioni che da tempo logoravano la sua esistenza da molti punti di vista patetica. La colpa? Da sempre l’aveva attribuita a quel buono a nulla di colui che portava il suo stesso cognome.
    Quella mattina si era svegliato presto, aveva seguito le lezioni, diligentemente, come mammina e papino avrebbero voluto ed, infine, decise che l’ora era giunta. Dopo una goduriosa mangiata, si diresse in Sala Comune, dove avrebbe potuto sollazzare le sue stanche membra, mettendo il culo sul letto che profumava di pulito. Niente di meglio dopo aver ingerito una quantità invidiabile di proteine misti a carboidrati che, nonostante avessero dovuto dargli quel pizzico di carica in più, l’avevano steso ed, in quel momento, aveva un sonno infinito. Tutto molto bello. Camminò senza degnare di uno sguardo anima viva –e morta, visti i numerosi fantasmi che albergavano in quell’edificio- e percorse, in qualche attimo, la distanza che lo divideva dal suo desiderio proibito. L’intenzione era quella di incaricare uno sfigatello più piccolo di svegliarlo quando la lezione serale di Astronomia stesse per prendere il via. Nessuna pietà. Amava manipolare il prossimo e utilizzarlo a proprio piacimento e, questa sua particolarità, non sarebbe venuta meno così facilmente o, per lo meno, non in un futuro immediato. Il buio dei sotterranei segnalarono la vicinanza della sua meta. Abituò gli occhi alla penombra ed, infine, entrò in quella polverosa Sala che tutti amavano così tanto. Si fece largo tra quei ragazzini esagitati e, finalmente, imboccò il corridoio che ospitava le stanze assegnate. Improvvisamente, da dietro a una delle porte, Mike, sentì giungere una voce che di familiare aveva molto. Arrestò la sua corsa e si mise a riflettere attentamente, come se fosse interdetto da quell’avvenimento che portava appresso una dose non ben calcolabile di nervosismo. L’aveva trovato. Era lui. Un sorriso maligno si dipinse in volto del giovane rampollo di casa Harris. I suoi lineamenti assunsero quel non so che di inquietante e la sua mente elaborò ogni sorta di atteggiamento negativo da mettere in atto nei confronti del moretto dall’aria spavalda. Questa volta non sarebbe potuto scappare, no. L’avrebbe trovato tra quelle quattro mura. Sistemò il colletto della camicia e si posizionò proprio davanti alla porta che lo divideva dal fratello e, con decisione, posò le sue dure nocche sul pesante legno, così da poter palesare la sua presenza al di là della soglia. Senza aspettare risposta, spinse via quella che faceva da barriera tra loro e la sua figura comparve all’improvviso: “Ciao, fratello!” Lo salutò con un finto entusiasmo. Un topolino in gabbia. Sorrise. Più lo osservava più la sua rabbia saliva. Per anni aveva sopportato le sue angherie: calci, pugni volti solo a scaricare quella rabbia che cresceva in lui, giorno dopo giorno, facendolo sentire la causa dei suoi mali. Il piccolo Mike, da tempo, non esisteva più. Al suo posto era cresciuto un individuo disturbato e desideroso di vendetta. “Sei contento di vedermi? Ho pensato di allietarti la giornata con la mia presenza!” Lo canzonò mentre si guardava intorno per cercare di capire con chi stesse parlando ma, con sua grande sorpresa, si accorse che nella stanza, oltre a loro, non c’era nessuno. “Stavi parlando da solo?” Beh, niente di più facile. Chi voleva essere amico di una persona simile, capace accoltellare alle spalle il povero fratellino minore. Solo uno stronzo avrebbe posti in essere quel tipo di condotta senza pentimento. Solo David. “Sembri sorpreso. Ti ho disturbato?” Come se gli importasse. Si diresse verso di lui, virando all’ultimo verso il letto e gettandosi sopra di esso, senza sapere bene a chi appartenesse perché, semplicemente, non gli importava. “Allora? Come sta la tua cicatrice?” Sorrise di gusto. Chi ben comincia è a metà dell’opera, no? E la sua opera prevedeva la disfatta di colui che, senza remore, aveva rovinato la sua dannata infanzia, gettandolo nel baratro della paura e della depressione.
     
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    309
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    Con le mani dietro la testa e le gambe incrociate, David giaceva stranamente calmo sul letto del suo dormitorio, guardando il soffitto e non pensando a niente per una volta. Dopo settimane era riuscito ad avere la stanza tutta per sé e a stare solo, qualcosa che non succedeva da tempo. L'essere un licantropo si era dimostrato più difficile del previsto, aveva dovuto lavorare molto sul suo autocontrollo in quei mesi perché anche se si era abituato al dolore non voleva che gli altri sapessero cosa fosse realmente, già troppe persone ne erano a conoscenza. A quel bastardo di Axel lo aveva detto perché aveva capito che erano della stessa specie, ma le altre due lo avevano scoperto per forza di cose e, onestamente, non gli andava bene per niente. Nonostante provasse un odio viscerale nei confronti della sua famiglia, era fedele ai valori che gli avevano insegnato e il tenere segreto il gene della licantropia era uno di questi. Chiuse gli occhi con forza, respirando a fatica, era venuto meno a uno dei suoi doveri e, così, aveva anche esposto la sua debolezza perché essere un mannaro ti dava un potere enorme, ma c'era anche l'altro lato della medaglia da considerare; lo strozzalupo e l'argento erano veleno per un licantropo e il pensiero che qualcuno potesse usarli contro di lui perché era stato così stupido da dubitare che si potesse trasformare lo faceva andare in bestia e, la cosa peggiore, era che poteva incolpare solo se stesso. Portò una mano ai lati della testa per massaggiarsi le tempie, aveva molto a cui pensare e tante cose da valutare. Inoltre, da quando era iniziata la scuola aveva una brutta sensazione, aveva anche sentito un odore molto famigliare in Sala Comune, ma non poteva essere lui, vero? Suo fratello non avrebbe mai lasciato la casa in cui era trattato come un principe per andargli a rompere il cazzo, soprattutto quando sapeva che l'avrebbe fatto a pezzi. David odiava il suo caro fratellino, quel bastardo lo provocava e poi andava a piangere sotto la gonna di mammina, puntandogli il dito contro e facendolo torturare a suon di Cruciatus. Era un pezzo di merda quanto lui, uno stronzo che pensava solo a se stesso, la rovina della sua esistenza. Eppure il loro rapporto era complicato perché se qualcuno si azzardava a toccarlo andava su tutte le furie, l' unico che poteva torturarlo e ammazzarlo era lui, nessuno si doveva permettere di prendere il suo posto. Ne era ossessionato e, per disintossicarsi dal mostro che diventava quando gli stava intorno, se ne era andato il più lontano possibile da casa sua. Sì, quello era stato uno dei motivi.
    Sentì dei passi, qualcuno stava per bussare alla porta e non appena riconobbe l'odore si alzò in piedi di scatto, i pugni serrati e gli occhi gialli di chi stava per trasformarsi. Emise un ringhio basso, era pronto a scattare. Era passato più di un anno da quando l'aveva visto e, quando la porta venne aperta con un calcio rivelando la presenza del suo incubo, David capì che quell' anno sarebbe stato un inferno. Micheal Harris entrò nella sua stanza come se niente fosse, salutandolo allegramente. Non era cambiato di una virgola, era la copia spudorata di sua madre e quegli occhi verdi lo avevano sempre irritato.
    «Che cazzo ci fai qui, Micheal?» La voce era tremendamente bassa, segno che mancava poco per farlo scoppiare. Tuttavia, non gli avrebbe dato quella soddisfazione, quel bastardo non sarebbe riuscito nel suo intento. «Meglio parlare coi vermi che con te, sono decisamente più intelligenti. » Testa di cazzo. Quello era. Girava indisturbato come se fosse il padrone di quel posto, lo aveva sempre fatto. Era un moccioso viziato che si era meritato tutte le botte che gli aveva dato. «Decisamente, quindi perché non torni da dove sei venuto? O forse ti manca essere preso a calci in culo?» Ruotò lentamente la testa in sua direzione, un predatore pronto a scattare e a far fuori la sua prenda. Camminava su un terreno pericoloso il suo fratellino. Cicatrice, quella parola lo fece fare uno scatto in avanti, adesso era faccia e faccia con Micheal. Aveva sempre saputo dove colpire, lo stronzo. «Come sempre, e per questa la pagherai cara, fratello Molto cara.



    Edited by Daphne. - 4/10/2022, 20:56
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping


    Doveva trasudare gioia da tutti i pori. Sì, dai. Si notava. La solita faccia da schiaffi, aveva assunto un’aria prettamente interrogativa, come se il criceto che albergava il suo cervello, stessa faticando a comprendere la scena che si stava consumando sotto i suoi occhietti languidi. Che idiota. Non era cambiata una virgola da quando aveva lasciato casa Harris per partire alla ricerca di sé stesso. Certo, il fatto che non si fossero lasciati nei migliori dei modi, forse, influiva sul suo metodo di approccio ma, Mike, non era tipo da soffermarsi su particolari insignificanti come quello. David, con lui, si era comportato da perfetto pezzo di merda, considerandolo la sua valvola di sfogo personale, come se in quel corpo non vivesse un vero e proprio essere umano, dotato di cuore ma, in fondo, non si era mai sorpreso più di tanto della sua indole disturbata. Peccato che i suoi atteggiamenti l’avevano, lentamente, giorno dopo giorno, distrutto in maniera irreversibile, gettandolo nella profondità di un abisso da quale, ancora, non era riuscito a riemergere totalmente. Le ferite morali, provocate dal fratello l’avevano portato ad estraniarsi da quel mondo che gli apparteneva in toto e, per questo motivo, ora, toccava a lui venir disturbato nel suo habitat naturale, seminando quella zizzania che sentiva di dover restituire con interessi annessi.
    Iniziò a camminare per la stanza, accarezzando con delicatezza quei mobili, perfettamente uguali a quelli che componevano la sua stessa stanza e sogghignò, catapultando lo sguardo in quello del malcapitato fratello, pronto all’attacco, senza sentire ragione. Sbuffò al solo sentire quella fastidiosa voce, raggiungere le sue orecchie delicate.
    Quando prese la parola, la certezza che non fosse felice di vederlo, lo travolse come un vero e proprio fiume in piena. Prevedibile. Che poteva aspettarsi da lui? Che lo abbracciasse, senza pugnalarlo alle spalle? Non era così stupido da perdersi in quella stupida speranza e neanche ci teneva alla finta amicizia da parte sua.
    “Anche io sono contento di vederti, fratellone!” Rispose a tono, cantilenando e mostrando uno dei suoi sorrise migliori, quelli finti e volti a più totale scherno. Lo stava provocando ma si teneva alla larga per via del fatto che se lo avessero espulso anche da quella stupida scuola, questa volta, avrebbe fatto davvero una brutta fine, passando sotto le grinfie di un padre furioso. Le bassezze uscite da quella fogna non scalfivano la sua dura corazza. Era a conoscenza del suo poco tatto e si sarebbe accontento di uscire da quella stanza senza lividi o ferite di alcun tipo. Si trattava di un tipo imprevedibile e dall’ira facile e, Michael, era un fottuto genio quando doveva provocare in lui una reazione consona con la sua idea di esagerazione. Un gran pezzo di merda pure il piccolino, insomma. Beh, il sangue era pur sempre lo stesso, qualche cosa doveva pur significare.
    “Bla bla bla. Risparmiati queste frasette da quattro soldi.” Lo zittì, alzando di poco il tono della sua voce, prima pacata. Quelle accuse gratuite, iniziavano a urtare la sua spiccata sensibilità, contorcendo il volto in una smorfia di chi, a stento, riusciva a trattenere le mani, per non sbandierarle ai quattro venti dopo appena pochi giorni di permanenza in quella che considerava una sorta di pacchia, fino a quel momento. Dissentì con il capo e fece un passo in avanti, riducendo pericolosamente la distanza che divideva le due fazioni. “Ti suggerisco di chiudere quella fogna, davvero!” Un consiglio da pseudo amico. “Non sono più il ragazzino che ti divertivi a prendere a calci!” Tagliò corto, arrivando subito al cuore del concetto che, con la sua entrata nella stanza, voleva esprimere. Non si trattava di una visita di cortesia, stava solo sbattendo in faccia la realtà dei fatti: “Sono diventato la persona che, probabilmente, mamma, non avrebbe mai voluto!” Tardi. Davvero troppo tardi e la cola a chi poteva attribuirsi? “La colpa è tua.” Lo riteneva responsabile delle problematiche che lo affliggevano, perseguitandolo durante le sue drammatiche giornate, caratterizzate da forti crisi di rabbia impossibile da scaricare. Sì! Perché, al contrario di David, Mike, aveva trattenuto il suo disagio, accumulandolo e tenendolo da parte per una certa persona.
    In un attimo si trovarono faccia a faccia. Poteva sentire il suo veleno ma non pensò, neanche per un attimo, di indietreggiare. L’epoca della paura era giunta al termine. “Dai.” Lo intimò, consapevole di rischiare che si scatenasse l’inferno tra quelle quattro mura. “Non puoi essere stupido fino a questo punto!” Farsi espellere sarebbe stato un’altra sconfitta e David non poteva permetterselo. “Tu ci tieni a questo posto di merda!” Piccolo cucciolo ripudiato. Doveva essere stato brutto, per lui, subire la decisione dei genitori di allontanarlo da casa, come se fosse portatore di sventura. “Ogni volta che pulserà, David, ti ricorderai di me e tutto quello che mi hai fatto da buon codardo che, ahimè, sei!” Stava vomitando tutto il risentimento che provava nei suoi riguardi, senza proiettarsi in un possibile futuro che li avrebbe visti uno contro l’altro, senza se e senza ma. Avevano sancito l’inizio di una guerra e la pace, ancora, non era neanche lontanamente contemplata.
     
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    309
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    David era una testa calda pronta a scattare alla minima provocazione, era sempre stato così. Bastava davvero poco per farlo incazzare, il suo temperamento gli aveva causato non pochi problemi e quel coglione di suo fratello aveva sempre giocato su questo, provocandolo come solo lui sapeva fare. Gli piaceva essere pestato? Altrimenti perché disturbarsi nell' andare a trovarlo? Quel bastardo era sadico quanto lui, le loro vite sarebbero state molto più semplici se fossero rimasti lontani, quando erano insieme cacciavano la parte peggiore di loro stessi e l'ossessione che avevano l' uno per l'altro li trasformava in mostri. David, adesso, lo era nel vero senso della parola e si chiese se il suo fratellino se ne fosse accorto, rischiava di trovarsi con più di qualche costola rotta. Stava facendo del suo meglio per non far vincere la bestia che c'era in lui ma non era facile, non quando anche la parte umana desiderava cancellare quel sorrisetto irritante dalla faccia di quell'insetto. Non aveva mai provato amore nei suoi confronti; non sapeva neanche cosa fosse e nemmeno ci teneva. Per lui era solo un sentimento inutile che rendeva manipolabili le persone. Micheal, forse, ne sapeva più di lui perché la loro cara mammina gli stava sempre attaccata al culo, riempendolo di baci e abbracci, era un viziato del cazzo abituato ad ottenere tutto ciò che voleva con uno schiocco di dita. La sua supponenza, simile a quella del fratello maggiore, si vedeva dal modo in cui si aggirava nella stanza, con il petto in fuori e la testa alta si sentiva un re quando, in realtà, era solo un povero cretino. «Il solito rompicoglioni.» Alzò gli occhi al cielo, quando lo odiava. Doveva capire perché si era trasferito ad Hogwarts, cosa voleva esattamente da lui? Vendetta? Amore fraterno? Gli vennero i brividi solo a pensarci, quel moccioso avrebbe ricevuto solo due calci in culo per quanto gli riguardava. Se avesse ricevuto il suo stesso trattamento le cose sarebbero andate diversamente; sarebbero stati alleati, uniti nel fare a pezzi i loro genitori e, insieme, avrebbero governato sul tutto il Bronx grazie al potere della licantropia. David rise amaramente, era un'utopia. Non avrebbe mai avuto un fratello a cui affidarsi, sarebbe stato sempre solo e lo stesso valeva per Micheal. Chissà, magari era piombato lì nella sua stanza per avere compagnia e per essere se stesso senza il bisogno di dover indossare la maschera del bravo ragazzo per compiacere la gente. David era uno dei pochi a conoscere la vera natura di quel bastardo calcolatore, nemmeno i loro genitori sapevano di cosa fosse realmente capace. «Se non vuoi sentirli vattene a fanculo. O sei venuto qui perché mamma e papà hanno scoperto quanto tu sia marcio dentro?» Lo provocò. Si stava innervosendo e il suo alzare la voce non faceva altro che confermare la sua ipotesi. Ghignò, non era l'unico a sapere quali tasti toccare per farlo esplodere, David conosceva bene il suo fratellino visto che erano cresciuti insieme. Per qualche strano motivo Micheal gli andava sempre dietro, poco importava se lo offendeva o lo pestava, era sempre lì e lui, per ricambiare la sua gentilezza, lo cercava di tanto in tanto per rompergli il cazzo. Che rapporto malato. Lo vide avvicinarsi di un passo, fece lo stesso. «Altrimenti che fai?» Puzzava ancora di latte, al massimo gli avrebbe fatto il solletico. «Eppure nonostante ti prendessi a calci mi stavi sempre attaccato al culo.» Aveva cercato in tutti i modi di liberarsi di lui, ma era stato tutto inutile, non ne voleva sapere di andare al diavolo. E, a dirla tutta, se ci fosse andato David lo avrebbe rincorso perché, in qualche modo, quello stronzo faceva parte della sua vita. Condividevano lo stesso sangue, dannazione! «Povera donna, sono sicuro che dev'essersi sentita male per questo. Per caso è morta?» Mise su un'espressione di finto dispiacere, non gliene fotteva un cazzo se crepava anzi, sarebbe stato più che contento. Micheal poteva considerala una madre, ma per lui era solo l'essere umano che lo aveva messo al mondo, fine. «Che novità, è sempre colpa mia per te.» Non si assumeva mai le sue responsabilità, incolpava sempre gli altri per i suoi fallimenti, lui in particolare. «E poi sei diventato quello che dovevi diventare Micheal, la nostra famiglia è malata.» Loro padre seppelliva corpi in giardino, torturava insieme a sua moglie il loro stesso figlio, andava a puttane mentre la loro madre subiva per non perdere il suo potere. Cosa pensava di diventare, esattamente? Un ragazzo buono ed educato?
    La notte in cui lo aveva ferito con un coltello da cucina aveva cambiato il loro rapporto per sempre, era un segno della loro reciproca ossessione e Micheal non poteva evitare di ricordarglielo. Questo lo fece scattare in avanti, gli occhi gli divennero gialli per un secondo e dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non ammazzarlo. Non indietreggiò, una novità rispetto al passato.
    «Non sai niente, né perché me ne sono andato e né perché sono venuto qui, quindi è meglio che stai zitto.» Parlava troppo anche quando doveva tacere. Un provocatore nato, quello era. Avrebbe avuto problemi in quella scuola, ne era certo, infondo il piccolo Harris non poteva farne a meno. «Il codardo sei tu! Hai reagito ferendomi di notte mentre dormivo, non hai neanche avuto le palle di affrontarmi direttamente.» Fece un altro passo avanti, stringendo i pugni per evitare di tirargli un cazzotto in pieno volto. Lo avrebbe fatto in un altro momento. «E poi parli tu che ti sei sempre corso a piangere tra le braccia di mammina?» Lui si che era un vigliacco perfetto, oltre che un verme. Lo sguardo si indurì ancor di più quando ripensò a tutte le torture che aveva dovuto subire a causa sua e aveva anche il coraggio di dire che era diventato un mostro per colpa sua? Tutte stronzate.

     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping


    Tacere. Avrebbe dovuto mettersi la lingua in mezzo ai denti e stringere. Invece no. Aveva continuato imperterrito a provocare il fratello, come se quella figura non significasse un bel niente ai suoi occhi. Effettivamente il loro rapporto era stato travagliato fin dall’inizio ma mai e poi mai, Mike, avrebbe pensato di arrivare lì, a distanza di anni e sentire tutta quella rabbia repressa scatenarsi in pochi istanti. Una bomba ad orologeria tenuta sotto controllo solo per via del luogo in cui si trovavano. Un testa a testa che non avrebbe mai avuto fine, non fino a quando le due teste calde non avessero trovato una quadra in grado di smorzare gli animi. Una fottuta utopia. Come poteva permettere a colui che, come per natura, avrebbe dovuto tenerlo al riparo dalle difficoltà, l’aveva invece esposto a pericoli e a trattamenti che neanche a degli animali si poteva riservare. No. Per loro non ci sarebbe mai stata pace né in quella vita, né nella prossima se avessero avuto la fortuna di averne una. Mai. Il caso poteva considerarsi chiuso. Voltare pagine? Impossibile. Il risentimento era palpabile e il perdono non era contemplato. Almeno, non dal giovane Harris. Le scuse non sarebbero bastate, soprattutto perché, sapeva bene che David non si sarebbe mai posto il problema, così come lui non avrebbe accettato la sua remissività di circostanza. Stronzate. I ponti erano stati spezzati e le due fazioni si erano andate a costituire senza troppi problemi. Era giunta la fine per il loro logoro rapporto ed ora, occhi negli occhi, Micheal, sentiva di essere di più di quello che era stato fino a quel giorno. Era cresciuto, a fatica ma forgiando quel tipo di carattere, ora, non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male. E David? Dove solo pagare per ciò che gli aveva fatto con quella cattiveria che l’aveva reso insensibile all’amore fraterno. Solo lui poteva dire di conoscere fino in fondo quel ragazzo che, dalle voci che gli erano arrivate, appariva anche simpatico. L’ingenuità di coloro che conoscevano un millesimo dell’anima di quel ragazzo così indisponente, lo faceva vomitare. Il peggio del peggio. E lui? Lui stava permettendo al fratello di trasformarlo in un suo clone ma, oramai, la sete di vendetta aveva raggiunto livelli che non avrebbe potuto arginare facilmente.
    Lo lasciò parlare, così per fargli dare aria alla bocca, così come era solito fare. Parole inutili che, oramai, non lo scalfivano neanche se ci avesse messo tutto l’impegno di cui era capace. Dissentì con il capo e prese la difficile decisione che avrebbe preso la parola solo e solamente se avesse sentito il bisogno di puntualizzare qualche cosa. Questo accadde quando tirò in ballo i genitori. “Oppure io, David, ho avuto una scelta!” Al tuo contrario. Già. David fu costretto ad allontanarsi dal sangue del suo sangue. Ripudiato come un piccolo animale uscito debole e sformato dal grembo materno. Lui così aggressivo, aveva spaventato i suoi vecchi tanto da obbligarli a cacciarlo chissà dove per paura di trovarsi davanti a qualcuno di ingestibile. Per lui la situazione era stata diversa fino a quando non capirono che, anche in lui, qualche cosa non andava. Certo, non l’avevano cacciato, probabilmente per vergogna. Che avrebbero detto le persone una volta venute a sapere che, anche il secondogenito, fosse incline a comportamenti che deviavano da ciò che la società reputava “giusto”? L’ennesimo sorriso beffardo, segnò l’inizio di un confronto aperto tra i due che non avrebbe avuto fine, fino a quando non avessero vomitato l’uno sull’altro tutto ciò che passava per quelle menti così complesse e malate. “Non ti conviene minacciarmi!” Occhi negli occhi. La tensione si stava alzando e quella stanza iniziava a stare stretta a quei due. Non aveva intenzione di aggredirlo, non in quel momento. Quella scuola gli avrebbe fatto comodo e l’avrebbe utilizzata non solo dal punto di vista accademico ma anche come vera e propria casa e, per questo, non avrebbe fatto ritorno al nido fino a data da destinarsi. Fece un passo indietro, così per ridurre quel nervosismo anche se non sembrò funzionare. Perché aveva deciso di passare alla provocazione? Perché non aveva atteso per sfruttare un qualche momento di fragilità del fratello? No. Aveva agito di impulso quando aveva sentito la sua voce al di là della porta. Come una calamita era stato attratto dal pericolo perché, sì, Mike sapeva che David era una persona pericolosa e facilmente irritabile ma non gli importava. “Se avessi avuto il modo per non stare in compagnia, lo avrei sfruttato. Condividere la tua aria mi ha sempre fatto schifo!” Il disgusto prese il posto dell’aria sarcastica che aveva accompagnato ogni sua frase fino a quel punto del discorso. Stava dicendo la verità. Ricordava ogni singolo pugno inferto da colui che si trovava, spavaldo, davanti a lui, senza un minimo di rimorso. Un sconfitta per il genere umano, ecco come lo vedeva e anche lui si stava trasformando in una sua versione aggiornata.
    “Se fosse morta? Ti farebbe stare meglio?” Si aspettava di tutto dalla persona che era diventata, persino il ripudio totale per chi, a fatica, l’aveva messo al mondo. Non che avesse un amore incondizionato per la madre ma, per lo meno, un minimo di riconoscenza la provava per lei che, nel bene o nel male, l’aveva cresciuto fino a quel giorno. Una famiglia malata, così li definiva il fratello maggiore. Mike alzò le spalle. Come poteva dargli torto? Avevano cresciuto due calamità naturali che, prima o poi, avrebbero sparso sangue in giro per il mondo. “Colpa tua? No. In fondo non hai chiesto tu di venire al mondo!” Così come non l’aveva chiesto lui. Certa gente, semplicemente, non era fatta per mettere al mondo dei figli. Loro due erano una sorta di esperimento mal riuscito che, alla fine, si era ritorto contro a coloro che avevano deciso di tentare la fortuna. “Sei patetico. La parte del reietto non ti si addice.” Quel vittimismo lo stava portando su tutte le furie. Era stato lui a dare inizio a quel circolo vizioso che, disgraziatamente, era terminato con il coltello che esplorava la sua ampia schiena. “Piantala di fare il patetico!” Lo zittì in malo modo. “Le tue parole potranno incantare quei fessi dei tuoi amichetti, sempre che ne hai! MA NON ME.” Alzò leggermente il tono della voce, puntualizzando la cosa. Con chi pensava di parlare? Lui aveva visto la sua vera essenza, per questo sapeva cosa diceva.
    “Me l’hai insegnato tu!” Ad essere codardo, ovviamente. “Te la sei presa con me quando, all’epoca, versavo in una condizione di evidente fragilità se messa in relazione alla tua forza.” Ed ora era lì a sparare cazzate sulla codardia? Ma come poteva dire sul serio? “Ora sono qui! Pronto ad affrontare te e la tua follia!” Con altrettanta follia. “Ti avverto. Non cagare fuori dal vaso, non questa volta, David! Sono qui solo per dirti questo.” Poche parole ma ben piazzate che sarebbero arrivate a destinazione senza troppi giri. A buon intenditor...
     
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    309
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    L'unica cosa che voleva fare era starsene per i cazzi suoi, dormire e non pensare a niente, invece si trovava a discutere, come faceva sempre, con l'utima persona che avrebbe voluto incontrare in quella scuola di merda: suo fratello. Non ci aveva messo molto a trovarlo e a sfracassargli le palle, era un hobby che aveva fin da piccolo. A due anni piangeva perché voleva stare con lui, a sei lo seguiva ovunque perché voleva giocare, a undici aveva iniziato a rispondergli male, a quattordici a provocarlo e a sedici a ferirlo a tradimento con un coltello da cucina. Micheal era, o stava diventando, la sua copia e, a differenza di quanto dichiarato, non era colpa sua. La violenza e la sete di sangue erano il tratto distintivo della loro famiglia, poco importava se il gene non si manifestava, nelle loro vene c'era una maledizione che, in un modo o nell'altro, aveva delle conseguenze sulla loro psiche. David era esploso prima, già a sei anni godeva nel prendere a calci non solo il suo fratellino, ma qualsiasi persona gli stesse antipatica, compresi i figli della servitù. Provava piacere nell'uccidere piccoli animali, come uccelli, vermi e conigli, e a vederli bruciare fino a diventare cenere. Non era mai stato innocente, aveva sempre avuto una sorta di istinto omicida che, dopo aver ucciso degli essere umani ed essersi trasformato, stava diventando sempre più forte. L'aveva capito, suo padre, che sarebbe stato lui a mutare visto che, in passato, aveva manifestato le sue stesse tendenze e così aveva cercato di controllarlo, di domare la futura bestia per evitare che si ribellasse. Era stato tutto inutile. Alla fine se n'era andato, era scappato da quella prigione e ci sarebbe ritornato solo dopo essere diventato abbastanza forte da uccidere l'attuale capofamiglia.
    Scoppiò a ridere quando Micheal gli disse di avere una scelta a differenza sua, ma di cosa stava parlando? Lui s'era andato di sua spontanea volontà, non l'avevano ripudiato. Era anche stato una settimana nel Bronx in estate, ma di lui non c'era traccia. Bene, bene.C'era un solo motivo per il quale il principino di casa Harris non era presente: la fuga.
    «E tu perché sei scappato?» Assottigliò lo sguardo, in attesa di una sua risposta. Aveva tutte le comodità possibili e immaginarie, doveva essere successo qualcosa per spingerlo a compiere un gesto del genere e no, la scusa dell'esser diventato " tutto quello che la loro mamma non avrebbe mai voluto" faceva acqua da tutte le parti. Quel verme aveva in mente qualcosa, glielo si leggeva in faccia. Era strano conoscere qualcuno così bene, ma odiarlo e volerlo ammazzare con le tue stessi mani per poi resuscitarlo e fare esattamente la stessa cosa. Ne era ossessionato, lo voleva lontano e vicino allo stesso tempo. Non saresti mai dovuto venire qui, bastardo. Strinse in pugni, ancora, per evitare di saltargli addosso. Quegli occhi verdi non li aveva mai sopportati. «Lo sto già facendo, coglione!» La sua voce parve quella di una bestia pronta a scattare e, probabilmente, lo era. Era sempre più difficile controllarsi e avere a pochi passi da lui l'oggetto del suo odio e della sua ossessione non aiutava. Fu una scelta saggia quella del fratello fare un passo indietro, aveva bisogno di aria per calmarsi. Iniziò a camminare avanti e indietro, ma non era sufficiente, così si spostò di lato e diede un pugno alla parete, fratturandosi le ossa. Si concentrò sul dolore provato, respirò e rilassò i nervi. Andava già meglio. Ritornò sui suoi passi, posizionandosi davanti a quel verme che era andato lì solo per rendergli la vita un inferno. Avrebbe ricambiato volentieri il favore. «Condividere la mia stessa aria sarà l'ultimo dei tuoi problemi se non sparisci. Sei venuto qui per cosa? Vendetta?» Che ci provasse pure , tanto avrebbe fallito. Il modo in cui parlava, si muoveva e ragionava gli ricordava sempre più se stesso. Non se ne rendeva conto il piccoletto, ma ogni giorno gli somigliava sempre di più.
    «Non me ne fregherebbe un cazzo.» Al suo funerale avrebbe sparato i fuochi d'artificio, il mondo sarebbe stato un posto miglio senza di lei. Nemmeno il marito avrebbe sentito la sua mancanza, non quando, ogni notte, si scopava una diversa. Forse l'unico che l'avrebbe pianta era il suo stupido fratello. «Quella troia ci ha messo al mondo per i soldi, senza di noi sarebbe stata cacciata. Hai ricevuto qualche carezza da lei? Buon per te.» Per quel poco amore che gli aveva mostrato, Micheal era diventato un'ameba senza spina dorsale alla continua ricerca di attenzioni, da lui soprattutto. Scoppiò a ridere quando lo definì un "reietto," era tutto tranne che quello. «Vuoi fare il comico? Mi stai facendo un sacco ridere.» Avrebbe avuto un discreto successo, magari come clown al circo. «E TU PUOI PRENDERE PER IL CULO GLI ALTRI, MA NON ME! TI CONOSCO TROPPO BENE!» Urlò anche lui, e fanculo se anche gli altri li sentivano. Percorse la distanza che gli separava, si abbassò e gli sussurrò: «Stai diventando come me, Micheal.»La sua copia sputata. Si allontanò e lo guardò accettare quella realtà. Sapeva che l' ultima cosa che voleva, eppure, pian piano, era proprio quello che stava facendo. «Vuoi far pena?» Lo rimproverò. Tutto doveva fare fuorché quello.[/COLOR] «Cresci, caccia fuori le palle che non hai!»Che non si dicesse che non era gentile quando voleva, gli stava dando un consiglio da fratello maggiore.
    Follia? Si, era folle e presto anche Micheal lo sarebbe stato. Sarebbero impazziti insieme, questo era poco ma sicuro.
    «Provaci.»Lo provocò, inclinando la testa di lato e sorridendo come un pazzo. Gli occhi neri privi di qualsiasi sentimento lo scrutavano, nei suoi c'era ancora qualcosa, ma presto si sarebbe spento anche lui. «Non mi fai paura, piccoletto. Ricorda che sei stato tu a venire da me.» E adesso ne avrebbe pagato il prezzo.



    Edited by Daphne. - 26/10/2022, 00:05
     
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping


    Quelle parole esternate, senza alcuna dignità, da parte di quella persona che non considerava più fraterna, fecero in modo di dare via a un meccanismo che lo vedeva sul fronte di attacco. Non si fidava minimamente di colui che viveva con disinvoltura quel momento di scontro tra titani e, per questo motivo, Mike, manteneva la distanza mentale per non rischiare di entrare in sintonia sulle motivazioni che avevano portato David ad allontanarsi dal nido, lì, dove entrambi avevano mosso i loro primi passi. Se da un lato riusciva a comprendere a pieno il perché avesse deciso di ripudiare la famiglia, dall’altro l’aveva sempre reputato un gran coniglio. Senza palle. Incapace di affrontare la realtà e, soprattutto, incapace di affrontare sé stesso e prendersi le responsabilità per gli atti deplorevoli posti in essere contro di lui. Lo osservò ancora per qualche istante e, poi, si lasciò sfuggire una risata di scherno, così, per sottolineare il poco peso che continuava a dare ogni volta che si apprestava ad aprire bocca. Non gli fregava niente delle sue ragioni, né, tantomeno delle palle che gli avrebbe offerto solo per risultare più interessante di quel che era. Una lotta che avrebbe visto una fine solo quando uno dei due avrebbe smesso di respirare. Forse. Lo attese al varco. Sapeva che la domanda lo avrebbe colpito come un fulmine a ciel sereno. Scappare? Michael Harris non aveva alcun bisogno di scappare da niente e nessuno. “Fuggire? Io? Al tuo contrario, fratello, non ho bisogno di scappare.” Mica era stato così stupido da tirarsi dietro le ire dell’intero nucleo familiare, solo per soddisfare la sua sete di potere e di vendetta per chissà quale motivazione. Semplicemente non era stato così idiota. Si reputava più furbo e più meritevole del fratello maggiore e, per questo, avrebbe gettato le basi per una vera e propria guerra per assicurarsi una posizione migliore dopo la dipartita dei genitori. “Sono qui per mio volere e per prepararmi ad affondarti.” Portò la mano sulla testa, andando a scompigliare il suo tanto amato ciuffo ribelle. Oh sì, il tutto sembrava ancora più facile. Lì dentro, tra quelle quattro mura, i due avrebbero auto modo di condividere parecchi, intensi, momenti e avrebbe scommesso sul “nulla di buono” ma mai dire mai.
    La differenza abissale che li caratterizzava, ogni volta, riusciva a porli l’uno contro l’altro, senza alcun tipo di problema. I nervi tesi, poi, avrebbero fatto il resto. Nessuno dei due avrebbe voltato pagina, gettando nel dimenticatoio le azioni nei confronti dell’altro, riducendo in briciole la naturale fratellanza che, normalmente, unirebbe i figli nati dagli stessi genitori. Erano riusciti a complicare la più semplice forma d’amore.
    Il suo discorso trasudava la solita certezza di essere il centro del mondo, colui che tutti sperano di avere nella propria esistenza. Spoiler: no. Assunse l’aria ingenua che avrebbe mandato su tutte le furie il suo interlocutore, colpevole di essere incline all’ira facile. Brutta bestia, in tutti i sensi. Fece segno di abbassare la voce. “I panni sporchi si lavano a casa!” Se c’era qualche cosa a cui teneva particolarmente era la riservatezza “Non c’è bisogno di rendere pubblico il nostro, come dire, piccolo problema.” Piccolo, certo. Le affermazioni che derivarono dall’argomento materno, gli fecero ribollire il sangue nelle vene. Non aveva mai amato così arduamente la povera donna che era sua madre ma, fino a prova contraria, doveva a lei il fatto che si trovasse in quel mondo che, seppur merdoso, gli aveva permesso di poter diventare qualcuno in un futuro. Un’ombra di disgusto scese nei suoi occhi, rendendo lo sguardo più cupo degli istanti precedenti, come un cacciatore in attesa di sferrare l’attacco finale alla sua preda. I suoi istinti primordiali, erano peggiorati da quando il loro rapporto si era logorato e, Mike, neanche si sprecava a reprimere la sua natura selvaggia. David, in tutta risposta, si posizionò davanti a lui, senza paura o indugio. Zero. Un faccia a faccia ricco di tensione e pronto ad esplodere in qualche cosa che lo avrebbe spedito dritto fuori da Hogwarts, senza passare dal via. Ohhh, quanto avrebbe voluto cancellare la sua immagine dalla storia della sua vita ma, con suo grande disappunto, non avrebbe potuto raggiungere il suo scopo. “Vendetta? Quanta banalità. Ti credevo più fantasioso. Ti si è scaricato l'unico neurone buono?” Ripensò a quel che aveva detto. L’inferno. Ecco cosa avrebbe portato con sé. Niente di più e niente di meno. La vendetta? Un gioco che non apparteneva di certo a lui. “Non me ne fotte un cazzo di nostra madre. È solo una poveraccia, vittima degli eventi, senza un briciolo di amor proprio.” Triste realtà. Giocava per sé stesso. Una partita a senso unico e, in caso di vittoria, non avrebbe condiviso le gioie proprio con nessuno.
    Aveva voglia di sferrare un pugno dritto in quella faccia da stronzo che si ritrovava ma un’espulsione non avrebbe giovato ai suoi piani ben architettati in precedenza. Su una cosa aveva ragione: non c’era un particolare che non conoscessero l’uno dell’altro e, anche per questo motivo, molti avrebbero reputato un peccato che le cose tra loro fossero deragliate così miseramente. “Anche fosse, David, io posso vantare ancora una certa reputazione. Puoi dire lo stesso?” Faceva finta di niente ma, in quella frase, si trovava una forte verità. Il sangue che scorreva nelle loro vene era il medesimo e il DNA faceva il resto. “Basso profilo, fratellone.” Interruppe quella stupida sceneggiata che aveva messo su. “Ti consiglio di guardarti le spalle.” La sua espressione mutò nuovamente. “Sono venuto da te? Un dato di fatto. Nel bene o nel male, David, sei sempre mio fratello. Innegabile, no?” Non aveva scelto lui di nascere, anzi, dopo la prima gravidanza, sua madre, avrebbe fatto bene a chiudere bottega, così da non trovarsi un danno doppio tra i piedi. Si avvicinò minacciosamente, gettando i suoi occhi chiari in quelli scuri del fratello: “Se solo fossi stato un vero fratello, a quest’ora avresti avuto un appoggio. Qualcuno sul quale contare. Invece no. Sei solo un povero stronzo e meriti la tua solitudine. Sono qui per sbatterti in faccia la realtà.” Il tuo cazzo di Grillo Parlante versione stronza. Pezzo di merda.
     
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    309
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    «Nemmno io sono fuggito, fratellino. Se non lo sapessi in estate sono anche tornato ma tu non c'eri. Dove ti eri nascosto?» La sua voce trasudava sarcasmo da tutti i pori. Non era così stupido da inimicarsi suo padre così presto, sapeva che contro di lui non aveva alcuna speranza di vincere e ne aveva avuto conferma dopo lo scontro con Axel. Erano entrambi sfiniti dopo la trasformazione quindi non avevano combattuto al massimo delle loro forze, però David aveva visto suo padre lottare nelle stesse condizioni, anni fa, e comunque era riuscito a far fuori il suo avversario. Certo, non ne era uscito indenne, ma aveva vinto lo stesso. Per ora gli conveniva rispettare le regole di famiglia, anche se una l'aveva già violata. Sperò che nessuno lo venisse a sapere. La presenza di Micheal era un problema, quel bastardo avrebbe potuto spifferare tutto però, a dispetto delle sue parole, era ad Hogwarts per una ragione. Doveva solo scoprire quale. «Provaci Micheal, vediamo se ci riesci.» Lo provocò. Era passato del tempo dall' ultima volta che l'aveva visto, magari in quei mesi era avvenuto un miracolo. Dubitava, quel verme era sempre stato un debole, vigliacco. Per ferirlo lo aveva attaccato nel cuore della notte, non aveva le palle di affrontarlo in uno scontro diretto perché sapeva che non avrebbe avuto alcuna possibilità. Il suo fratellino era sempre stato più furbo e manipolare gliene doveva dare atto, ma nell' ultimo anno David era cambiato e, anche se era difficile controllare la bestia dopo la trasformazione, cercava di riflettere di più prima di agire. E infatti non lo aveva ancora ammazzato. Si stava parlando di Micheal però, e quel bastardo sapeva bene che tasti toccare per farlo esplodere. Alzò la voce e quel demente ebbe anche il coraggio di fargli la ramanzina. Perché non crepi? Era una domanda che si faceva da anni. Prima o poi davvero lo avrebbe ucciso. «Qui l' unico problema sei tu, vermetto. Se non volevi che gli altri sapessero del nostro odio avresti fatto meglio a restare con mammina.» Sembrava un peperone per quanto era rosso. Gli avevano dato fastidio i commenti su quella troia? Quanto era stupido, davvero gli era riconoscente solo per averlo messo al mondo? E dopo? Se ne era fregata di loro, per lei erano più importanti i gioielli e le stupide feste che dava ogni settimana. E Micheal era così demente da credere che per due carezze l'amasse davvero. Ridicolo. Peccato che non era stato torturato come lui. Magari, a quest'ora, avrebbe avuto più consapevolezza di come funzionasse davvero il mondo, ma ormai era tardi e poteva anche andare a farsi fottere. Che poi era la sua ossessione e non riusciva a starne senza era qualcosa che non avrebbe mai detto a nessuno e, visto che l'aveva seguito dall'altra parte del globo, per lui era lo stesso . Con lui qui, il vicepreside non avrebbe avuto un attimo di tregua. A qualcosa serviva almeno.
    «Detto da te è sempre un complimento dato che di neuroni non ne hai nemmeno uno.» Aveva dimostrato di essere stupido un sacco di volte, era affetto da demenza da quando era nato. Povero piccolo. Gli mise una mano sulla testa e la mosse avanti e indietro. «Vuota, senza cervello.» Lo spinse leggermente e si allontanò. Ancora parlava di quella donna? Aveva dimenticato quanto potesse essere petulante. «Convinciti che sia così, sai quanto me ne fotte. Tanto per te sarà sempre una martire. Quanto sei coglione.» Gli faceva pena. Però, se ci fosse riuscito, lo avrebbe fatto diventare come lui, anche solo per vedere la faccia sconvolta di quella puttana nell'apprendere che anche il minore di casa Harris era diventato irrecuperabile. A modo suo lo era già, si metteva a parlare di reputazione. Non glie n'era mai fregato niente del giudizio della gente, quella era una delle prime cose che loro padre gli aveva detto: "se volete rispetto dovete essere temuti, il parere degli non conta." Aveva forse dimenticato cosa pensava di loro la gente del Bronx? «Sti cazzi, il potere è tutto. O l'hai scordato?» In un'altra vita sarebbero stati due fratelli uniti, due mannari, alleati per spodestare quel bastardo. Ma in questa non lo erano e non lo sarebbero mai stati. «Sai dove puoi ficcartele le tue minacce? Su per il culo.» Lo guardò con disprezzo, quel verme aveva sempre avuto una faccia da schiaffi. Come lui d'altronde. Il sangue non mente. «Purtroppo no, siamo fratelli ma non ci siamo mai comportati come tali, vermetto.» Un dato di fatto che si odiassero, anche se l'ossessione che li legava non li faceva allontanare. David non avrebbe mai permesso a nessuno di mettersi tra loro, Micheal doveva sempre essere legato a lui. Il loro era un rapporto malato. «Non me ne frega un cazzo di restare da solo, fratello. Però se sei qui vuol dire che senza di me non sai stare.» Colmò la distanza che li separava e lo guardò diritto negli occhi, era davvero la copia sputata di quella donna. «Siamo ossessionati L' uno dall'altro.

     
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping


    Certo, come no. Non era fuggito. Si era solo appassionato di gite fuori che lo avevano tenuto impegnato e lontano da casa. Ma quante cazzate uscivano da quella fogna? Mike, avvilito, scosse il capo, dissentendo a quella valanga di fesserie alle quali, il fratello, sembrava addirittura credere. Aria alla bocca, come al solito. Non era cambiato di una virgola: tutto fumo e nient’arrosto. Un ragazzino viziato al quale, il fratello minore, aveva tolto la scena. Quella rabbia profonda, però, risultava ancora immotivata agli occhi del giovane Harris ma, in fin dei conti, poco gli importava della turbe mentali di colui che era nato solo per rendergli la vita, pressoché, impossibile. Sbuffò a tutte le accuse gratuite. Bla bla bla. Iniziava a credere di aver commesso un grave errore ad essere entrato in quella stanza. Errore che sarebbe servito esclusivamente a peggiorare i sentimenti negativi che nutriva nei confronti di David da anni. Stava per mandarlo al diavolo quando le frasi si fecero più provocatorie che mai. “Ho degli amici, sai? Probabilmente a casa di uno di loro a divertirmi!” Si aspettava che rimanesse lì, ad attenderlo al varco, come qualcuno di importante? Illuso. Era l’ultimo dei suoi pensieri, fino a quando i ricordi non tornavano a martellargli la mente e le ferite, ancora aperte, prendevano vita. L’aveva detestato con tutto sé stesso e, quando aveva levato le tende, Michael si era ritrovato libero da una zavorra che, per troppo tempo, l’aveva ancorata a sé. Eppure, qualche cosa gli suggeriva che, alla fine, tanto diversi non poteva essere. Gli atteggiamenti, i modi di pensare e di muoversi nelle diverse situazioni. Insomma, il sangue non poteva, di certo, essere acqua. Il DNA era quel che era e niente avrebbe cambiato questo particolare.
    Una provocazione dietro l’altra, questo era diventato il loro incontro e la cosa stava sfuggendo di mano ad entrambi ma, come giusto che sia, la loro testa di cazzo, in quel luogo, non avrebbe mai dovuto prendere il sopravvento né quel giorno, né mai. Per questo motivo lasciò cadere nel nulla la testardaggine del ragazzo, facendo leva su tutto il suo poco buon senso che era già compromesso. “Questo risentimento nei miei confronti, David! Non sei ancora guarito dal tuo complesso di Edipo?” La madre non era stata clemente nei suoi riguardi ma, Mike, non vantava un rapporto così stretto con colei che li aveva messi al mondo anzi, al contrario, la vedeva come una semplice donnetta, arrampicatrice sociale e utile solo a mettere al mondo figli. Sì, una specie di incubatrice senza alcun accenno di carattere ma, come già detto, si trattava pur sempre di sua madre e l’aveva allevato come meglio poteva, nonostante gli scarsi risultati raggiunti in seguito per via delle inclinazioni poco sane del Serpeverde. Era ora di mettersela via. Gettare la spugna e ammettere che gli avvenimenti non erano stati clementi con l’intera famiglia.
    Sogghignò all’ennesimo tentativo di provocarlo. Aveva sviluppato una sorta di anticorpi verso le stronzate di David e, oramai, niente faceva effetto. Se prima gli sarebbe volato addosso per riempirlo di pugni, il suo essere cresciuto, l’aveva avviato ad una vita più pacifica, così da non rischiare inutilmente di imbattersi in conseguenze poco gradite come, ad esempio, l’espulsione dalla scuola che lo avrebbe costretto ad un ritorno tra le mura domestiche, contro la sua volontà.
    “Il potere?” Lo rimbeccò. Non aveva idea di cosa stesse parlando, forse. Credeva di essere potente? “E dimmi, credi davvero di essere così potente? Sai solo parlare. I fatti non sono mai stati il tuo forte.” Il suo credersi migliore, però, urtava i nervi a tal punto da lasciarsi andare ad una stretta di pugni. La poca tolleranza nei confronti di quell’individuo così pieno di sé, stava raggiungendo l’apice. Che fosse il gene della licantropia a dargli alla testa o, semplicemente, la sua psicologia megalomane, non era dato a sapere. In entrambi in casi, però, non aveva il diritto di parlargli in quel modo.
    “E per colpa di chi? Testa di cazzo?” Assumersi le proprie responsabilità non faceva parte della lista delle sue priorità, era più semplice colpevolizzare chiunque non rispondesse al nome: David. Fanculo, coglione. D’altra parte, Mike, non era rimasto lì, inerme, come un fottuto spettatore, ad attendere che il fratello, pervaso da una crisi di nervi, lo facesse fuori una volta per tutte. No, aveva deciso di agire e per questo motivo, aveva lacerato la pelle del fratello, senza mai pentirsene. “O forse è destino.” Rispose, guardandolo dritto in quegli occhi scuri che ricordava molto meno profondi di quelli che aveva ritrovato a distanza di tempo. Che gli era accaduto? Una domanda che spesso si era ritrovato a porsi ma che mai aveva avuto una degna risposta. “Dici?” Ossessione? Non aveva mai preso in considerazione la possibilità di un eventuale rapporto del tutto malato tra i due ma, pensandoci, poteva anche avere ragione. Perché no? Si trovavano l’uno davanti all’altro, accusandosi a vicenda delle loro sofferenze. “Si. Lo siamo e non c’è alcun rimedio, ne sei consapevole?” Chiese. Voleva pur dire qualche cosa se non era riuscito a tirare avanti e ignorare la sua presenza. Si allontanò di scatto, facendo un rapido giro per la stanza e osservando le decorazioni molto simili a quelle presenti nel suo covo. “Allora? Come procediamo? Fingeremo di non conoscerci? Organizzeremo dei pigiama party e ci faremo le treccine l’un l’altro? COSA?” Il quieto vivere? Impossibile, troppe cose andavano sistemate prima di arrivare a una convivenza civile e, poi, non vi era alcuna certezza neanche in quel caso.
     
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    309
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    Scoppiò a ridere quando Micheal gli disse di avere degli amici. La verità era che erano solo degli idioti che gli leccavano il culo per potersi avvicinare a loro padre. O era così stupido da non essersene accorto? Davvero, quel vermetto non aveva proprio idea di come funzionasse il mondo, e pensare che lo aveva educato più che bene a modo suo. Doveva ficcarsi in quel cazzo di cervello che gli Harris non avevano alleati ma sottoposti, loro governavano nel Bronx e dettavano legge. Invece di andare a quelle inutili feste, avrebbe dovuto piegarli al suo volere , invece no, gli si era affezionato. Ci erano andati troppo leggeri con lui, l'avevano viziato e lasciato fare il cavolo che voleva, dando per scontato che il lavoro sporco lo avrebbe fatto lui in quanto fratello maggiore e pecora nera della famiglia. Non avevano considerato, però, che un giorno li avrebbe traditi. Per loro la famiglia era sacra e nessun membro era mai venuto meno alla fedeltà del sangue. Ma David sarebbe stato l' eccezione. «Se credi che siano tuoi amici sono cazzi tuoi.» Più di una volta, in passato, aveva cercato di fargli aprire gli occhi, ma visto gli scarsi risultati aveva deciso di smettere, tanto quel verme aveva zero neuroni in testa. L'avrebbe capito a sue spese, oppure Dean Harris gli avrebbe fatto visita per farlo rinsavire a suon di Cruciatus. Con lui avevano funzionato alla grande.
    Più la conversazione andava avanti e più si ricordava perché, molte volte, lo avesse preso a calci in culo. Si atteggiava a intellettuale quando era solo un povero stronzo e non perdeva occasione di fargli la morale, ma perché non andava a farsi fottere? Quella supponenza l'aveva ereditata da quella troia, anche il modo di gesticolare era uguale. Merlino, quanto gli dava sui nervi. «Io disprezzo nostra madre, non nostro padre. Sei tu che sei legato a lei, quindi dovrei farti io questa domanda, non credi vermetto?» Lo derise. Odiava il capofamiglia con ogni fibra del suo essere, ma non era così deficiente da dirlo a quel bastardo. Era un calcolatore e avrebbe potuto usare quelle parole contro di lui, era meglio essere cauti quando si parlava del capobranco. Per quanto riguardava la puttana che li aveva messi al mondo beh, poteva andare a riferirle per filo e per segno tutto quello che pensava di lei, non gliene fregava un cazzo. Infondo, anche suo marito la trattava una merda e lei ci stava. Doveva riconoscere che suo fratello, nell' ultimo anno, era diventato più tollerante verso le sue provocazioni; a quest'ora sarebbe già dovuto esplodere. E anche lui. Qualcosa era cambiato in loro. Il problema reale, però, era se si trasformava, in quel caso uno dei due sarebbe davvero dovuto morire. Lo avrebbe fatto in qualsiasi caso, ma la sua ossessione lo invogliava a farlo restare in vita il più possibile. Una cosa non era cambiata: la sua demenza. «Sì, a modo mio sono potente. E, se te lo fossi dimenticato, il potere è ciò che la nostra famiglia insegue da generazioni. Ma di cosa mi sorprendo, hai sempre avuto la memoria di un criceto.» Pessima. Eppure aveva ricevuto un'educazione esemplare, se questi erano i risultati beh, soldi sprecati.
    Eccolo che faceva di nuovo la parte del povera vittima. David alzò gli occhi al cielo. Ogni volta che qualcosa non andava o era triste, incolpava sempre lui. Anche quando era caduto dalla scopa e si era rotto il femore, gli aveva puntato il dito contro visto che, secondo lui, lo aveva distratto. Ti detesto. «Dici sempre le stesse cose! Per te è sempre colpa mia, ma va a scoparti qualcuno e levati dalle palle!» Gli avrebbe fatto bene, così non gli rompeva più il cazzo. Cosa che faceva da quando era nato per giunta, che aveva fatto di male per meritarsi una simile piaga? Quell'anno senza di lui era stato il migliore della sua vita, ma no, quel verme da solo non ci sapeva stare e lo aveva inseguito. «Non farmi ridere con queste stronzate, vermetto. Il destino è per gli idioti.» E per chi ci credeva. Che discorsi del cazzo, si era già scocciato. Si massaggiò le tempie, Micheal lo faceva innervosire a livelli assurdi e non se lo poteva permettere, la bestia doveva rimanere assopita, per ora.
    La loro era un'ossessione reciproca, un rapporto malato che su era consolidato nel tempo. David sapeva che se Micheal avesse dimostrato un sentimento più forte di quello che provava per lui nei confronti di un'altra persona, non l'avrebbe presa per niente bene. Lui doveva essere sempre al primo posto. «Lo so bene, fratello. Non possiamo farci niente.» Lo guardò serio, mentre gironzolava per la stanza. Erano legati dal sangue, dall'ossessione, dall'odio. Niente e nessuno avrebbe potuto spezzare quel legame, neanche la morte. «Non ti so rispondere. Sei venuto qui sapendo quanto fossimo ossessionati l'uno dall'altro. Ti ho dato l'opportunità di allontanarti ma sei tornato da me. Vedremo cosa ci riserva il futuro.» Era stranamente calmo, quasi rassegnato al fatto che, di suo fratello, non si sarebbe mai davvero liberato. Il sangue si mastica ma non si sputa.

     
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping


    “Ti stai preoccupando per me? Quanta tenerezza in un solo uomo!” Uomo? Vabbè, più o meno. Quello che era, insomma. Il suo cantilenare, iniziava a dargli fastidio. Sempre la solita storia: io sono forte, io sono potente e voi baciatemi il culo. Tutte fottute cazzate. Poteva dire quel cazzo che voleva ma rimaneva pur sempre il coniglio che aveva picchiato brutalmente il fratello minore, solo per puro godimento e per sentirsi più di quel che era in realtà. Azioni per attirare l’attenzione di coloro che, di loro, se ne fregavano altamente, senza alcuna pietà. La madre? Una poveraccia. Il padre? Un grandissimo pezzo di merda, concentrato esclusivamente sui suoi tornaconti e sull’ossessione di essere il migliore sulla piazza. I figli? Invisibili, come fossero dei fantasmi, messi lì ad intralciare il suo percorso verso la gloria. Si erano liberati di David, forse anche per colpa sua ma, era certo che fosse tutto calcolato e, per questo motivo, non aveva nessuna intenzione di rinunciare alla sua semi libertà per colpa di suo fratello. Il sangue del suo sangue, non aveva tutti i torti. Gli amici che gli leccavano il culo, lo facevano esclusivamente per lo scopo che aveva appena sottolineato senza mezzi termini. Mike? Lo sapeva bene e aveva preso, come di consueto delle precauzioni che lo tenevano lontano da quelle sanguisughe da diverse angolazioni. Dei paletti, oltre ai quali, andare, avrebbe voluto dire morte certa. Per loro. Dean Harris non era di certo il padre affettuoso, del quale andare fiero e portare al giorno dell’incontro genitori insegnanti. No, lui era fuori da ogni schema ed estremamente pericoloso. Arrivare a lui? Impossibile anche passando attraverso un’eventuale amicizia con i suoi figli. Quindi, niente paura. “Se credi che io sia così idiota, David…” Era stufo di ripetergli di non metterlo alla prova, non dopo tutto quello che era accaduto tra loro. “… vaffanculo.” Gli anni lo avevano forgiato. La sofferenza inflitta dal suo interlocutore lo aveva forgiato. Tutta la merda franatagli addosso lo aveva forgiato e David? Che cazzo ne poteva sapere di chi o, meglio, cosa, era diventato.
    Non era legato a nessuno e, a causa di questo suo essere anaffettivo, Michael, non aveva alcuna idea di cosa volesse dire tenere a qualcuno. Sua madre era stata un tramite che gli aveva permesso di vedere la luce e suo padre? Beh, altrettanto solo con un po’ di carattere in più e qualche asso nella manica che avrebbe potuto distruggere l’intero mondo magico, se solo avesse voluto o fosse stato a lui comodo.
    “Non farmi ridere, fratello.” Ambiva a diventare potente per andare contro a colui che lo avrebbe distrutto con uno schiocco di dita. Quel ragazzo era il solito coglione, mosso dalla mera sete di vendetta e, di quel passo, si sarebbe fatto uccidere prima di subito. Ma di che si stupiva? Tutto muscoli e niente cervello. Sbruffone. Fortunatamente sentiva di avere qualche abilità mentale in più del fratello maggiore e, con molta calma, avrebbe aspettato il momento adatto per spodestare i piani alti per insinuarsi, poi, elegantemente sulla punta della piramide. “Scannarsi per uno stupido ideale. Proprio tipico di nostro padre. Siete così ridicoli.” Biascicò, senza levarsi l’aria strafottente he caratterizzava il suo viso fin dal primo momento che aveva fatto la sua entrata in quella stanza.
    Alzò gli occhi al cielo, convinto che le parole provenienti dalla bocca di Michael fossero volti a farlo apparire la vittima della situazione. Niente di più sbagliato. Mai in vita sua si era sentito vittima, neanche dopo i pugni ricevuti che lo lasciato lì, mezzo tramortito, senza ricevere aiuto da parte di anima viva. “Penso proprio che lo farò, fratello caro.” Non male come idea. “Ho già puntato due o tre persone. Questa scuola e piena di ragazze interessanti. Ma penso tu non abbia perso tempo e lo sappia meglio di me. Hai inzuppato il tuo biscottino? O stai aspettando il vero amore?” Un conato di vomito. Quale eresia più grande di quella poteva essere proferita? Lui, David Harris innamorato? Non riusciva affatto ad immaginarlo e, probabilmente, non sarebbe mai successo. A meno che… beh, non avesse sviluppato qualche rapporto malato nei confronti di qualcuno la cui conoscenza del fratello, rasentava lo zero assoluto. Povera anima. “Svuotarsi le palle. Un passatempo, di certo, migliore che avere a che fare con te e le tue paranoie da lupo solitario!” Parole mirate che avrebbero fatto, sicuramente, centro.
    Il destino. Non credeva affatto che ne esistesse uno. La sua convinzione risiedeva nel fatto che ognuno doveva lavorare sodo per costruirsi il proprio destino e lui, anche se non alla luce del sole, ci stava lavorando da tempo. “Ma chiudi quella dannata bocca.”
    Tra di loro intercorreva un rapporto malato. Un’ossessione davvero preoccupante da non sottovalutare mai e poi mai e la consapevolezza di ciò rendeva il tutto ancora più inquietante. “Capisco la tua estrema sicurezza. Non vorrei deludere le tue aspettative, David…” Non era lì per lui. “… non sono qui per te. Ma se ti piace pensarlo, beh, libero di vivere la tua malata illusione.” Se da un lato non avrebbe mai voluto rivedere quegli psicopatici occhi, dall’altro, nutriva ancora una qualche speranza che un giorno si sarebbe fatto furbo, chiedendogli una mano e, a quel punto, Mike, avrebbe avuto modo di alzare il terzo dito e fargli pagare lentamente il conto. Oh, sì. I nodi sarebbero giunti al pettine, alla fine.
     
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    309
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    Alzò un sopracciglio di fronte alla cazzate che suo fratello stava sparando. Preoccuparsi per lui? Ma mai nella vita. Al massimo gli sarebbe dispiaciuto se non fosse stato lui a farlo fuori, per il resto poteva fare il cazzo che gli pareva a condizione che, fino al giorno della sua morte, rimanesse la sua unica ossessione. Questo era qualcosa che aveva ereditato da suo padre, anche lui era ossessionato dalla moglie ed era per questo che, nonostante la tradisse ripetutamente, non la lasciava mai andare e ammazzava chiunque osava toccarla. Per David, però, quella era una debolezza. Essere ossessionati dal sangue del tuo sangue era un conto, si parlava pur sempre di suo fratello, ma da una donna era ridicolo, per com'era quella puttana poi. Cosa ci trovasse in lei non l'avrebbe mai capito. «Ti piacerebbe, vermetto.» Gli strizzò le guance con entrambe le mani per prenderlo in giro. Si irritava un sacco quando lo trattava come un bambino, cosa che era e si rifiutava di accettare, ma col tempo si sarebbe rassegnato a questa verità. Non era ancora cresciuto e lo si capiva dal fatto che credeva di avere degli amici quando, invece, avrebbe dovuto usarli e disfarsene quando non gli sarebbero più serviti. Era così che facevano gli Harris, però Micheral era uscito fuori razza. E poi era lui la pecora nera della famiglia, non avevano capito un cazzo. Dopo tutte le umiliazioni che aveva dovuto subire, le torture, i calci e le offese non li avrebbe mai perdonati. Avrebbero fatto meglio ad essere pronti perché non avevano idea di quello che li aspettava, la loro sarebbe stata una morte lenta e dolorosa, non avrebbe avuto pietà di nessuno. «Sì, credo tu sia così idiota perché non hai capito un cazzo dalla vita.» Che poi a lui cosa fregava di quello che faceva il fratello? Niente. Era meglio chiuderla lì, sia mai pensasse che davvero si preoccupasse per lui, cosa non vera tra l'altro. Quel bastardo lo aveva ferito a tradimento ed era qualcosa che non gli avrebbe mai perdonato, nemmeno tra un milione di anni. Certo, lui lo aveva preso a calci e aveva sfogato su di lui le sue frustrazioni, ma lo aveva fatto guardandolo in faccia e non attaccandolo alle spalle. Vigliacco, codardo, inetto di un verme. Chissà se il loro caro paparino era a conoscenza della sua iscrizione in quella scuola. «Lui lo sa che sei qui?» Entrambi i figli avevano timore di quell'uomo, sapevano bene che contro di lui, allo stato attuale, non avrebbero potuto fare niente e sarebbero finiti schiacciati come due insetti. Sperò che Dean Harris rimanesse nel Bronx e non venisse mai lì altrimenti sarebbero stati guai grossi per lui e il vermetto. Inoltre, voleva tenere nascosta la sua trasformazione il più possibile e suo padre se ne accorgerebbe subito. Doveva stare lontano. «Quello che chiami stupido ideale serve anche a te, altrimenti nostro padre ti farà a pezzi e neanche la sua puttana potrà impedirglielo.» C'era qualcosa che Micheal non sapeva, ma David sì. Dean aveva avuto un figlio illegittimo con una donna, lo aveva confessato al fratello prima di esiliarlo e lui, per puro caso, aveva sentito la conversazione, rimanendo immobile e senza fiatare perché, se l'avesse visto, lo avrebbe ucciso. Proprio come aveva fatto con quel neonato e sua madre. Un fuori programma che aveva eliminato. E non avrebbe esitato a fare lo stesso con loro se avessero deluso le sue aspettative. La debolezza era la cosa che quel bastardo più odiava. «Non sai niente.» Lo guardò serio. Non poteva neanche immaginare quello che ci stava dietro.
    Almeno su qualcosa erano d'accordo: scopare era un buon metodo per alleviare lo stress. Il poveretto non sapeva che quella scuola era piena di santarelline e lui non gli avrebbe di certo rovinato la sorpresa. «Mi conosci, me ne sono fatto quanto bastano. Provaci, magari qualcuna ha pietà di te e si concede.» Lo derise anche se sapeva che l'essere irresistibili era nel loro DNA. Si era scopato qualche serpeverde e due grifondoro, ma nel mentre era stato appresso al coniglio perlopiù. Quella ragazza lo stava facendo sudare, però aveva il suo interesse, cosa che non capitava quasi mai. In qualche modo l'aveva colpito. «Io in cerca dell'amore?» Scoppiò a ridere, bella questa. Nella sua vita non avrebbe mai provato quell' inutile sentimento, era troppo legato all'oscurità e alla vendetta per passare alla luce. «Forse è quello che cerchi tu. Sei sempre stato debole.» Già solo per il fatto di provare pietà per quella troia la diceva lunga su di lui. Infondo, Micheal era sempre andato in cerca di una qualche forma di affetto e lo sapeva anche lui. «Vai a svuotarti le palle allora, la porta è quella!» La indicò con un cenno del campo. Gli aveva rotto le palle a sufficienza, perché non se ne andava a fanculo invece di continuare a sparare cazzate? «Ma chiudila tu e sparisci.» Che devo dormire.
    «Menti anche a te stesso?» Lui era lì per lui e lo sapevano entrambi, ma se negarlo lo faceva stare meglio, erano cazzi suoi. Questa malattia li avrebbe portati ad autodistruggersi. Se loro padre non l'avesse fatto prima. «Codardo come sempre.» Non c'era da restarne sorpresi, era la sua natura.


     
    .
  13.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping


    Le stronzate si sprecavano. Aprite le finestre. Probabilmente non aveva la possibilità si sentirsi, altrimenti si sarebbe vergognato lui stesso per le parole a vanvera sparate, con la sola intenzione di ferire colui che, neanche con impegno, avrebbe accusato il colpo. Lo osservava con tutto lo schifo che pervadeva il suo volto, cosa palese, anche per un mentecatto come il suo dolce fratellino. Non che nutrisse molte speranze che, David, un giorno, si sarebbe svegliato dal suo lungo sonno incantato, scoprendo che la vita vera richiedeva uno sforzo maggiore e, forse, addirittura una sorta di patto tra fratelli per superare situazioni che li avrebbero visti dalla stessa parte della barricata. Ma come spiegarglielo? Impossibile, per quel che lo riguardava. L’astio era decisamente superiore al buon senso e, Mike, non aveva alcuna voglia di perdere tempo appresso a quello che era governato dalla semplice sete di vendetta. Fratello maggiore un paio di palle. Il suo obiettivo era la distruzione totale di qualsiasi cosa riguardasse la famiglia ma, non aveva idea, che uscire allo scoperto non avrebbe fatto altro che aumentare le probabilità di essere schiacciato come un piccolo e insignificante moscerino qualsiasi da colui che aveva contribuito a metterli al mondo, senza, poi, curarsi di loro. Si trovavano sulla stessa barca ma gli errori commessi in passato, avevano fatto in modo di creare una profonda frattura tra le due forti personalità che erano, probabilmente compromettendo anche il rapporto dalla radice. Entrambi avevano le loro colpe, mai ammesso ma, in caso di necessità, sarebbe stato meglio unire le forze e sorvolare sulle minchiate che due ragazzini viziati avevano preso come oro colato. Questione di furbizia e, Mike, nonostante la sua testa di cazzo –simile a quella del fratello- ne aveva da vendere.
    Si avvicinò e gli strizzò le guance, come si fa con dei mocciosi insignificanti. Questo era per lui. Con un gesto repentino di entrambe la mani, andò ad allontanarlo, spingendolo lontano dalla sua persona. “Non ci provare mai più. O il coltello te lo ritroverai conficcato nella giugulare, la prossima volta.” Senza pietà. Dritto al sodo. Non gli importava di fargli male, così come a lui non aveva prestato attenzione al dolore che aveva procurato al sangue del suo sangue, ogni volta che scaricava i suoi nervi su di lui. “Stronzo egoista.” Si lasciò sfuggire, non tanto involontariamente. Sapeva bene cosa pensava e non c’era nulla di buono nella sua testa, nessuna emozione positiva. Niente di niente.

    “E tu hai capito tutto?” Chiese, sorridendo con un’espressione da palese presa per il culo. Fortuna che la famiglia Harris aveva sfornato il nuovo Dio in terra, altrimenti sarebbero stati guai per tutti. Avrebbe voluto zittirlo, all’istante, con una testa ben assesta, capace di mandarlo all’altro mondo. “Come ti ho trovato io, genio di sto cazzo, ti può trovare anche il nostro vecchio e non sarà piacevole. Al contrario della mia, la sua visita non sarà di cortesia!” Pezzo di idiota. Lì avrebbe avuto bisogno di lui ma, probabilmente, si sarebbe trovato solo davanti al suo funesto destino. Si stava facendo terra bruciata intorno e, così, avrebbe raccolto ciò che per anni, si era ostinato a seminare. A quel punto non sarebbero stati problemi di Michael che, sfruttando la situazione, ne avrebbe approfittato per ribaltare tutto a suo favore.
    “Io lo sto aspettando al varco.” Ma che ne voleva sapere. Non si era mai preso la briga di comprendere le sue reali intenzioni. “Qui l’unico spaventato, sei tu.” Michael non aveva niente da temere, aveva un piano ben congeniato, forse. Mai sottovalutare Dean Harris il quale, fondamentalmente, avrebbe eliminato ogni ostacolo sul suo cammino, facendo ricorso a ogni mezzo e, addirittura, togliendo di mezzo i suoi stessi figli se fosse stato necessario. “Rimane un cazzo di ideale!” Sottolineò con fermezza. Niente e nessuno avrebbe estirpato quell’idea dalla sua mente. “Puoi lottare quanto vuoi, David. Siamo identici a lui! mettiti l’anima in pace!” Anima? Quale anima? “Vabbè. Quell'alone nero che hai al posto dell’anima.” Tutti quegli sforzi? Inutili. Prima o poi la natura gli avrebbe dato ragione e non poteva considerarlo, di certo, un vanto perché al quel punto, sarebbero stati dei veri e propri mostri.
    Il discorso prese una piega meno drastica, per certi versi, anche se non amava affrontare quel tipo di argomenti con lui che non era, ancora, a conoscenza delle tendenze sessuali.
    “Ti conosco. Fin troppo bene!” Anni e anni passati a seguire le sue avvanture. Non si aspettava nessun cambiamento a riguardo. Per lui, intingere il biscotto, si trattava di una disciplina olimpica. Dissentì con il capo ma, alla fine dei conti, Michael non poteva dirsi quel grande stinco di santo. “Ti chiedo solo di evitare gravidanze indesiderate.” Cosa buona e giusta, se avesse fatto qualche cazzata, ne avrebbe pagato le conseguenze e il prezzo in questione sarebbe stato più che salato. “Certo, come no. Sai, davanti abbiamo un esempio di coppia esemplare. Tanto da farmi credere fermamente in questo concetto!” Lo scimmiottò. “In ogni caso lo farò. Ne ho proprio bisogno! Magari con qualche tua conquista, così da poter mettere a paragone le nostre prestazioni. Hai dei nominativi? Scopabili, per cortesia.” Doveva ammetterlo, i suoi gusti non erano così male ma, tanto, non duravano più di mezza giornata. Sedotte e abbandonate come della poverelle. Un modus operandi che, sfortunatamente, aveva preso ad utilizzare anche lui. Ops.
    Lo stava cacciando dalla stanza.
    “Tu senza di me, non sei nulla.” E io senza di te, non sono un cazzo. Un’ossessione pericolosa che li avrebbe portati ad intraprendere una crociata, con un finale non molto allegro.
     
    .
  14.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    309
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    «Te lo troverai tu molto presto se non la smetti di rompermi il cazzo.» La loro conversazione era durata anche troppo e ne aveva le palle piene di stare lì a parlare con quel vermetto, tanto non si sarebbero mai capiti. Aveva una visione distorta del mondo e si rifiutava di crescere, quindi perché perdere tempo con un poppante che non faceva altro che piangersi addosso? Roteò gli occhi alle sue nuove accuse, possibile che non avesse di meglio da fare che stare lì a rinfacciargli cose che, sapeva, non sarebbero mai cambiate? Lui non sarebbe mai stato un fratello amorevole e poi erano cresciuti nella stessa famiglia del cazzo, era assurdo che, solo perché quella donna gli aveva dato un minimo di affetto, adesso lo volesse anche da lui. Doveva cavarsela da solo, da lui non avrebbe ricevuto alcun aiuto a meno che non fossero stati in punto di morte a causa di un nemico comune: Dean Harris. E nemmeno in quel caso si sarebbe fidato, considerandolo un suo alleato. Era stato così vigliacco da pugnalarlo mentre dormiva e ora, visto l'odio che covava nei suoi confronti, avrebbe potuto fare molto di peggio. «Sei patetico.» Lo offese a sua volta.
    C'era una nota positiva nel loro rapporto malato: si preoccupavano l' uno per l'altro o, per meglio dire, si assicuravano che nessuno dei due crepasse per mano di altri. David era pronto a fare a pezzi chiunque avesse provato a torcere un capello al vermetto, quel compito spettava a lui. «Sa già dove sono e sa anche dove sei tu, non credere di essere riuscito a scappare. Siamo qui perché anche lui lo vuole, ha occhi ovunque quel mostro.» E non lo era solo perché diventava una bestia, ma proprio per il suo modo di ragionare, agire e pensare. Il capofamiglia degli Harris era un essere senza cuore che uccideva chiunque gli capitasse a tiro, donne e bambini compresi. A lui non fregava niente dell'etica, della religione o della morale, agiva solo sulla base della sua ideologia per ottenere il potere. Soldi, influenza, risorse. Tutto quello che gli serviva per regnare incontrastato nel Bronx; era meglio non averlo come nemico, per questo David abbassava la testa quando lo aveva davanti. Era l' unica persona di cui aveva paura. «Non essere troppo sicuro di te, fratello. Non sarà felice di saperti qui con me.» Pensava di fuggire alla sua ira? Povero illuso. Per una volta avrebbe conosciuto il dolore di una Cruciatus e, forse, avrebbe capito perché odiava così tanto quella puttana e il bastardo che l'aveva aiutata a metterlo al mondo. «So che siamo come lui, non c'è bisogno che me lo dica tu!» Lo guardò in cagnesco. Parlava lui che, a confronto, era stato trattato con i guanti. Cosa ne sapeva della violenza e delle torture a cui era stato sottoposto? Niente. E mai lo avrebbe saputo, piuttosto la morte. «Parli tu, il cucciolo cerca amore. Povera la donna che metterà al mondo la tua progenie!» Da vedere se sarebbe campato tanto, però, nel caso, già immaginava quanto stupidi sarebbero stati i suoi figli. Sicuro si sarebbe accoppiato con qualche cretina, tanto chi si assomiglia si piglia. «Devi sempre fare quello che faccio io? Non riesci proprio a staccarti eh?» Una sanguisuga era meno appiccicosa. Dopo aver succhiato il sangue che le serviva ti lasciava andare, Micheal lo dovevi uccidere per scollartelo di dosso. «Cerca da solo chi scoparti.» Tanto lo avrebbero rifiutato tutte e, per disperazione, sarebbe passato all'altra sponda. Giò immaginava la faccia schifata del loro caro paparino, lo avrebbe evirato e lui si sarebbe goduto lo spettacolo. Un figlio deviato che era uscito fuori razza visto che, in quanto mannari, era normale voler possedere una donna. O tante donne. Avevano una forte libido e avevano bisogno di scopare spesso. In estate, infatti, non si era fatto mancare niente. A parte la cazzata che aveva fatto, che poi non era stata nemmeno colpa sua, si era dato alla pazzia gioia, facendosene una ogni sera.
    «Ci distruggeremo.» Era una realtà di cui erano ben consapevoli entrambi, tra di loro non poteva esserci nient'altro che odio, disprezzo, schifo, rabbia. Tutte emozioni che portavano ad un unico finale: la morte di uno dei due. Anche se loro padre fosse stato sconfitto, non avrebbero mai potuto vivere in armonia, non dopo tutto quello che si erano fatti. «Vattene Micheal.» Il suo sguardo era serio, si era rotto il cazzo di discutere con lui . Si allontanò, si buttò a peso morto su letto e si mise a dormire.

     
    .
  15.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping


    All’ennesima minaccia a Michael, per poco, non vibrarono i peli del culo. Ma per favore. Se la credeva veramente parecchio per essere un ragazzetto con l’esperienza di un moscardino fritto. Classico di quella testa di cazzo. Doveva ammettere, però, che la mossa di frequentare quella scuola, da parte del fratello maggiore, lo aveva lasciato perplesso. Perché? Le sue manfrine sulla sicurezza, in fondo, non trovavano riscontro negli atteggiamenti posti in atto dal ragazzo. Si sentiva braccato, lo percepiva e l’idea di un confronto con il padre, lo preoccupava a tal punto da voler affinare le proprie abilità, ponendosi nelle mani di insegnanti che vantavano una certa carriera alle spalle. Forse l’aveva sottovalutato, in fondo. O forse era stato l’unico posto alla portata di mano, dove nessuno avrebbe fatto domande in merito alla sua famiglia. Opzione plausibile anche quella. Sbuffò. Ostinarsi a porse quesiti di quel tipo, prima o poi, l’avrebbe portato fuori di testa e, ancora una volta, per colpa di quel triste personaggio che ancora non aveva trovato una via da percorrere, per diventare qualcuno nella sua vita. Peggio per lui, non era di certo il suo baby sitter pronto a passargli la carta igienica dopo ogni cagata, andiamo.
    Bla bla bla. Sei patetico di qui, sei patetico di là. Le solite stronzate che, oramai, gli avevano riempito le orecchie e i coglioni –tanto da avere un desiderio irrefrenabile di svuotarle al più presto-. Un disco rotto, sintomo di mancanza di argomenti da sparare contro di lui che, sotto sotto, avrebbe voluto continuare quella discussione fino a vederlo sopraffatto dall’ira incontenibile, tipica del suo carattere. Un azzardo, forse sì ma così divertente e dannatamente sadico.
    Alzò le spalle. Sapeva bene che Harris Senior, era a conoscenza dei loro spostamenti ma, al suo contrario, Michael non era di certo preoccupato di una cosa simile. Non gli sarebbe cambiato nulla. Se il padre avesse voluto farli fuori, gli sarebbe bastato schioccare le dita e mandare uno dei suoi leccapiedi ad attentare alle loro vite ma, per qualche scherzo del destino, non ci aveva neanche provato. Piani ben più grandi, probabilmente, aspettavano i piccoli Harris ignari di cotanta cattiveria.
    Se ne era andato, al suo vecchio sarebbe bastato come affronto. “Ti è aumentata la parlantina!” Se lo ricordava più silenzio e meno spara cagate ma tutta quella forza di volontà mascherava la strizza che trasudava e si sentiva la puzza. “Meglio per te. Così sarai in grado di autoconvincerti che andrà tutto bene!” Gli avrebbe fatto pat pat sulla spalla ma il contatto fisico, solo se munito da armi da taglio e non pareva il caso.

    Lui? Crearsi una stirpe? Così da passare un gene decisamente compromesso non solo dalla licantropia ma, anche, dalla pura cattiveria che albergava nelle loro anime impure? Mai. Così come avrebbe dovuto fare lui ma quella testa, chissà cosa nascondeva. “Lo farò!” Non che avesse problemi a riguardo. La selvaggina se l’era sempre procurato da solo o, meglio, cadevano nella sua rete prima di esprimere la sua preferenza. Una gran bella fortuna. “I nostri gusti non potrebbero mai coincidere!” Se solo avessero saputo la verità, forse, avrebbero voluto la sua testa su qualche picca, così, per assicurarsi che la notizia non sfociasse in qualche scandalo in grado di rovinare il nome della sua amata famiglia.
    L’ossessione che li assillava, di certo, non avrebbe portato a nulla di buono. Un malattia profondamente radicata in loro, impossibile da curare e che li avrebbe portati, lentamente, verso la disfatta. Sì, si sarebbero distrutti a vicenda pur essendone consapevoli. Il peggio del peggio, insomma.
    ”Vattene Michael!” Un sorriso malefico si disegnò sul suo volto. Oh sì. Quando era passato davanti alla stanza, Mike, aveva notato che il numero di quella stanza, coincideva con quello che gli era stato assegnato. Ops. Chissà come avrebbe preso la notizia? Lo osservò mentre, poco elegantemente, sprofondava nel suo candido letto. Mike lasciò cadere le sue cose a terra e raggiunse il fratello. “Da oggi sono il tuo compagno di stanza!” Sorpresa. "Buon Natale, Fratello!" In anticipo.


    Conclusa.


    Edited by Daphne. - 7/12/2022, 19:29
     
    .
14 replies since 30/9/2022, 22:19   302 views
  Share  
.
Top
Top