Lezione di Astronomia A.S. 2022/2023

ammessi studenti FINO AL 3° ANNO.

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  1. toxic.
     
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    Amelie Von Nassau | II anno | Tassorosso


    Quei giorni Amelie sorrideva più del solito. Il che potrebbe essere poco credibile a dirsi, ma quella nuova vita a Hogwarts la eccitava; al contrario di Beauxbatons, sembrava molto meno restrittiva; il che sembrava quasi un controsenso, viste le dimensioni ridotte del castello. Ed era anche molto più antico; l’accademia, al contrario, assomigliava molto più a un gigantesco palazzo, dall’aria pulita a scintillante… però l’aria antiquata di Hogwarts attirava molto di più Amelie, che accomunava l’antico a un numero più considerevole di “segreti” da scoprire; andiamo, dovevano essercene! Magari dei passaggi segreti… e chissà quante storie avevano da raccontare quei fantasmi. Il Frate Grasso era senza dubbio il suo preferito: la faceva sbellicare dalle risate senza sforzo: bastavano praticamente le sue espressioni, o quando si faceva ballare la pancia come un budino shakerato.
    Non sapeva dire se il fratello fosse d’accordo o meno sull’apprezzamento di quella nuova scuola; non mostrava certamente il suo entusiasmo, ma già solo il fatto di uscire da quella gattabuia doveva essere un enorme passo in avanti per lui, una boccata d’aria fresca, di libertà; e finalmente potevano recuperare tutto il tempo perso.
    Tuttavia Amelie era preoccupata per questo suo essere così taciturno, chiuso… avrebbe voluto che si buttasse un po’ di più nel fare nuove conoscenze, nel non mantenere quel quasi costante muso lungo che ormai sembrava appartenergli profondamente.
    Solo con lei si illuminava un pochino, per fortuna.
    Cercò la sua figura durante tutta la cena, buttando lo sguardo sul tavolo di Corvonero più o meno ogni dieci minuti… ma non si era presentato neanche questa volta. Amelie non sapeva cosa facesse, ma non le piaceva questo suo essere così riservato e misterioso.
    Lo trovò poi all’uscita della Sala Grande, balzando con fatica sulle sue alte spalle, alzandosi per un attimo per poi tornare a toccare il pavimento lucido.
    – Hai saltato anche questa cena. Cos’hai da dire a tua discolpa? – guardò male la sigaretta che teneva in mano, senza però dirgli nulla; gli aveva già ripetuto un sacco di volte che il fumo faceva male ai polmoni, ma non voleva ascoltarla; dunque aveva finito per accettare a malincuore la cosa. Ora si trovava davanti un Marcel più maturo… immaginò facesse semplicemente parte del diventare “grandi”.
    – Pezzi di gente morta – disse sarcasticamente, dando un’alzata di spalle con fare talmente serio che, se solo uno non la conoscesse, avrebbe potuto pensare avesse dichiarato il vero. In effetti la cartella era più pesante del solito… ma non sapeva dire come mai. Non ci fece molto caso, lì per lì.
    Trotterellò accanto alla figura alta del fratello per tutto il percorso, tenendolo a braccetto.
    Una volta arrivati, Amelie alzò sorridente una braccio e salutò la professoressa Garcia, di cui aveva già un’ottima opinione. – Buonasera professoressa Garcia! Amelie Von Nassau, II anno Tassorosso – strattonò la manica del fratello, che però non fece cenno di animarsi – …e lui è Marcel Anhalt-Dessau, III anno, Corvonero – disse al posto suo, prendendo posto con lui senza risparmiargli una leggera corrugata di fronte come rimprovero. Ma quello non sembrava molto connesso.
    Gli prese una mano e la sfregò tra le sue, quasi un gesto compulsivo, mentre ascoltava i vari compagni dare man mano la propria risposta. Ciò che lei avrebbe voluto aggiungere fu già praticamente detto, quindi non credeva che unirsi al coro avrebbe avuto senso, a quel punto.
    E credeva che neanche Marcel lo avrebbe fatto, fino a che non esordì con un: “Che risposte antropocentriche”. Amelie alzò un sopracciglio, un sorrisetto sorpreso che le si distendeva in volto mentre il fratello si rivolgeva alla classe.
    Dovette riportare l’attenzione sulla propria mandibola, per mandarle l’ordine di chiudersi, quando quello finì di argomentare. Amelie non conosceva almeno metà delle nozioni che erano state menzionate, e si sentì incredibilmente ignorante.
    – Sei proprio un sapientone – gli sussurrò all’orecchio, ridacchiando, ma mostrando un certo orgoglio nella voce e nello sguardo che fece cadere sul resto della classe. “This is my brother, bitches”.
    Poi, improvvisamente, avvertì un movimento davanti alla sua caviglia sinistra. Quando abbassò la testa, notò che qualcosa fuoriusciva dall’interno della sua cartella. Strinse un attimo gli occhi, prima di rendersi conto che… fosse la zampa della sua gatta, Coco, che si agitava per acchiappare una delle lucine volanti.
    Impanicata, non sapendo se fossero previste punizioni per chi portasse animali a lezione, cerco di richiudere la cartella al meglio, senza ovviamente dimenticare di lasciare uno spiraglio per far respirare l’animale. Doveva essersi infilata dentro la cartella quando Amelie non prestava attenzione. Per un attimo si rasserenò… prima che la cartella iniziasse ad agitarsi e a muoversi da sola. Fortunatamente, al buio, il movimento non era molto visibile.
    Deglutì, non sapendo bene cosa fare.


    Amelie Von Nassau, II anno, Tassorosso
    Arriva in classe con Marcel e si siede accanto a lui.
    Non dà nessuna risposta alla professoressa, perché non saprebbe più cosa aggiungere.
    La zampa del suo gatto fa capolino dalla sua cartella per acchiappare una delle lucine volanti; Amelie richiude la cartella, ma quella a un certo punto inizia ad agitarsi e a muoversi da sola (un movimento comunque non troppo percepibile, al buio). E ora è mezza impanicata. Fine.
     
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