What a beautiful coincidence

with Reina, Edimburgo.

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    Ghignò alla domanda di Axel mentre si accomodava al tavolo dal lato opposto al suo. Di solito non prestava attenzione agli altri, a meno che questi non gli si piantassero di fronte o lei si stesse annoiando particolarmente. Vero anche che, il moro, con la sua stazza e con il suo “stile eccentrico”, se così si poteva dire, attirava l'attenzione. Cupo e ombroso, aveva la nomea di essere piuttosto inavvicinabile ed incline alla rissa. Insomma non aveva la faccia di uno portato per la diplomazia
    -Mmmm- ci pensò su lei poggiando il mento sul dorso delle mani -Hai sempre la faccia incazzata e un po' schifata di uno a cui hanno pisciato nel succo di bolle a colazione- il che era strano perché a vederlo quel giorno sembrava ben più rilassato rispetto a come le capitava di incrociarlo per i corridoi del castello
    -Così su due piedi ti direi che sembri uno che pensa troppo e si porta dietro rancori dall'infanzia. Mi sei sempre sembrato uno che si sarebbe approfittato di una scintilla per scatenare una rissa e dare sfogo a chissà quale frustrazione- assottigliò appena lo sguardo per studiarlo meglio -E invece guardati! Aiuti una mezza sconosciuta, ti colpiscono le candele, va a finire che sei uno zuccherino, Dragonov!- un ghigno le distorse di nuovo le labbra, accompagnato da un leggero sbuffo dal naso -Sarà l'amore che ti cambia- scherzò lei senza credere affatto alla sua stessa frase. Figuriamoci. Le persone non cambiano. Alzò quindi un sopracciglio tornando seria
    -Quindi ora non rischierò più di sentire i tuoi grugniti dal letto di Rain?- non aveva idea di come stessero le cose tra lui e la biondissima corva, aveva saputo qualcosa dal giornalino della scuola ma, insomma, solo quello che le ragazzette dei primi anni leggevano ad alta voce durante i pranzi o le cene. Lei evitava di ficcarci il naso, le importava a stento di se stessa, figuriamoci dei pettegolezzi sugli altri.
    Poi finalmente capì perché le sembrava uno che avesse sempre mille pensieri per la testa, aveva una ghigliottina con un countdown sulle use palle in poche parole. Chiunque avrebbe girato con la faccia incazzata tutto il tempo. Come al solito non si tenne le sue domande in bocca e, poté notare, la cosa indispose il moro che tutto ad un tratto apparve più rigido. Sembrava di rivedere il ragazzo burbero della scuola
    -Capisco- cioè no, chiaramente non aveva idea del perché non potesse tirarsene fuori e di che conseguenze dovesse pagare ora -O almeno, posso credere che tu ci abbia provato- avrebbe potuto suggerirgli di tingersi i capelli di biondo, radersi e dipingersi la faccia per unirsi al circo, ma oltre a non sembrare il tipo adatto, non credeva avrebbe preso bene un ulteriore suggerimento non richiesto. In fin dei conti che diavolo ne sapeva lei
    -Quindi, sei praticamente fottuto?- chiese con lo stesso tono, un misto tra ingenuità e sfrontatezza, ma di certo non giudicante. Davvero non riusciva a cogliere cosa potesse impedirgli di prendere le distanze, ma sembrava che fosse irremovibile su questo. Di certo c'erano altri particolari di cui la Scott non era a conoscenza, giustamente, e che gli impedivano di muoversi come avrebbe voluto, o potuto.
    “Si fa così per le persone.. mh.. care..?” questa poi.
    La mora inclinò la testa verso la spalla destra mentre il viso assumeva un'espressione confusa
    -Davvero?- chiese lei sinceramente colpita iniziando a torturarsi le mani. Non c'era mai stato qualcuno che facesse qualcosa per lei, così come non c'era qualcuno per cui lei avrebbe fatto qualcosa. Il concetto di sacrificio era qualcosa che non le era affatto familiare. Non erano anche queste delle catene? Perché mettere qualcuno prima di se stessi? -Devi tenerci parecchio a queste.. persone care- smise di prendersela con le sue stesse dita, alla fine aveva accettato da tempo il fatto di non avere qualcuno a cui riferirsi in quel modo e che nemmeno pensassero a lei così. Forse un giorno. O magari mai.
    Aprì la bocca con fare shockato mentre si portò la mancina al petto
    -Ma come ti permetti- ok, sicuramente c'erano margini di miglioramento, ma la sua storia sulla pesca era stata un vero colpo di genio -Sei solo invidioso perché, chiaramente, tu bugie non le sai inventare. Tranquillo, sangue blu, mammina ti insegnerà- comunque non doveva essere poi così misteriosa come credeva visto che su per giù Axel ci aveva anche preso con quello che aveva in mente di fare
    -Bhe, diciamo che mi manca poco alla maggiore età, una volta tornata ad Hogwarts sarò libera di non rimetterci più piede in quel posto, ho deciso solo di anticipare i tempi- il burbero barista portò il terzo giro, quel pomeriggio si stava dando alla pazza gioia, e Reina alzò un sopracciglio per la mancanza del suo adorato ombrellino. Mai una cazzo di gioia.
    -In fin dei conti mi basta solo sopravvivere fino l'inizio della scuola. Non ci voglio tornare la. Perché dovrei?- bevve un sorso e, dopo aver posato il bicchiere sul tavolo, incrociò le braccia al petto -E poi quella la, miss Belt come l'hai chiamata, ha allentato la presa da quando ho ricevutola la magica letterina- ghignò pensando a come le punizioni corporali fossero a grandi linee dimezzate da allora -Immagino abbia paura che possa fare qualche abracadabra- aprì lo zainetto con le bambole stampate per osservare cosa in effetti si fosse portata con se e, a parte qualche vestito aveva ben poco
    -Oh, guarda!- raccattò dal fondo della borsa qualcosa di piccolo e se lo portò davanti agli occhi -Una nocciolina!- esclamò esaltata prima di mettersela in bocca. Ormai aveva il sistema immunitario di un varano.
    -Non mi spaventa dormire sotto un ponte- di nuovo con le braccia incrociate chiuse gli occhi e tenne il mento alto. Una vera ribelle. Capricciosa, ottimista, ragazzina ribelle.
     
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    Serpeverde
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    «Ho la faccia incazzata perché mi fanno incazzare», precisò, prendendosi l’arroganza d’interrompere la descrizione che Reina stava facendo della sua persona salvo poi, con un cenno, invitarla a proseguire. Ci teneva a sottolineare quel punto proprio perché, come stava dando a vedere, lui non era un tipo rissoso e problematico nel vero senso del termine come tutti potevano pensare, anzi, se ne stava nel suo proprio perché non voleva essere rotto di cazzo per nessun motivo al mondo e tantomeno voleva che la sua parte animale, così facendo, potesse venire a galla con tutti i fastidiosi effetti collaterali ad essa connessi. Stava col costante broncio per cui proprio per scoraggiare iniziative di questo tipo. Poi, c’era da dire, lui per primo non era un tipo socievole nel vero senso della parola. Gli stava sul cazzo un buon novanta percento delle cose. Si conosceva, oltre un certo limite, non sarebbe stato capace di contenere la bestia e, se ci pensava, sempre in certi casi, nemmeno avrebbe voluto ma i suddetti possibili effetti collaterali che includevano un soggiorno eterno al gabbio non lo attiravano particolarmente anche se... Ognuno è fautore del proprio destino, no? Ecco, “se rompi il cazzo”, si diceva il Serpeverde, “io reagisco”.
    Era in qualche modo compiaciuto dal modo in cui la mora ci avesse visto giusto seppur in parte. Compiaciuto, onorato e... turbato. Era un libro così aperto agli occhi altrui? «Non ti allargare Scott, sono solo di buonumore», l’avvertì con un’alzata eloquente di sopracciglia a sottolineare le sue parole e se era di buonumore questo la Serpeverde lo doveva unicamente alla Corvonero che in quel momento si trovava dall’altra parte del mondo ad aspettarlo e che proprio la sera precedente lo aveva premiato con una seduta rilassante a letto. Rilassante nell’unico modo che Axel conosceva e preferiva. L’altra parve intuire a cosa si riferisse perché ancora una volta il suo commento centrò il punto. «Ma va cagare!» Rise il bulgaro portandosi il bicchiere alle labbra nonostante il sorriso dipinto sulle labbra smorzasse del tutto le intenzioni burbere con la quale l’aveva appena mandata come si suole dire a quel paese. «Non so chi fosse questo sfigato ma non sono di certo io», lui non grugniva e che diamine! Al massimo ringhiava... quello con ogni probabilità si nell’impeto travolgente della passione che poteva trasportarlo in quegli attimi. Alla fine era pur sempre in parte bestia ed era proprio in quei momenti carnali dove la razionalità aveva ben poco spazio d’azione che la sua parte più animale saliva verso la superficie manifestandosi. Il discorso avrebbe potuto mantenersi su quei toni piacevoli fatto di leggerezza e risate – wow stavano legando? – ma la mora sembrava ben intenzionata ad andare oltre le apparenze cercando di sbrogliare quello che probabilmente doveva apparire come il mistero Dragonov ai suoi occhi poiché gli chiese, prendendolo tra l’altro contropiede, da cosa stesse fuggendo. Axel era rimasto spiazzato da quella domanda e dopo un breve attimo di silenzio passato a fare le proprie valutazioni aveva optato per sparargli la più completa verità pensando di lasciare interdetta la ragazza, cosa che successe, ma si aspettava anche che l’altra dal modo in cui aveva espresso quelle parole, dal tono, non lo prendesse realmente sul serio. Andiamo. Si era impegnato perché sembrassero assurde le sue parole e in parte ci credeva anche lo fossero ora che si sentiva a sua volta e per la prima volta ad alta voce riassumendo quello che era il totale caos e complicazioni della sua vita. Che gran merdone. Ne era rimasto così spiazzato e bruciato da mantenere quella sincerità nelle successive domande della Scott, irritandosi persino per i consigli indesiderati che quell’altra cercò di spacciargli quasi lui per primo non ci avesse pensato. Avesse potuto col cazzo che sarebbe rimasto in quella merda! Andarsene in America, il suo piano iniziale, con una nuova identità, ora, con Skylee di mezzo non era assolutamente praticabile, non con quella promessa di nozze vincolante. Avrebbero dovuto scappare insieme ma la Corvonero non era di quell’idea. Lei voleva terminare gli studi oltre che pensare che fuggire non era la soluzione, una vita in fuga per lei non era vita. Poteva quindi lasciarla a subire le conseguenze di un ripudio? Non con Beliar Métis. «Quindi, sei praticamente fottuto?» La risposta da parte del mannaro fu una smorfia piuttosto contrariata quanto schifata e ancora una volta rispose con sincerità: si fa così con chi ami, cerchi di proteggerlo. La Serpe sembrò stupita più da quelle parole che dal resto. «Mh... sì?» Aggrottò le sopracciglia. Cazzo ci stava credendo davvero tanto. Decise di cambiare le parti, di non essere più lui al centro del palcoscenico e di passare i riflettori alla ragazza inchiodandola con i suoi magnetici occhi verde smeraldo: lei invece? Da che fuggiva? «Piantala Scott. Sono serio adesso. Non è con puttanate così scarse che andrai distante. Oggi hai trovato me in buona, ma devi svegliarti fuori. Tra l’altro noto con piacere che hai creduto a tutto ciò che ti ho detto finora. Wow. Sei proprio una gran credulona.» Rise schernendola con una certa malignità. «Ti pare possa avere sangue blu? Ma mi hai visto?» S’indicò alludendo all’abbigliamento non particolarmente curato o di prima qualità. Fosse stato un vero duca come le aveva detto dovrebbe aver avuto vestiti firmati, no? No, semplicemente perché Axel se ne fotteva di sperperare il patrimonio dei Dragonov a quel modo e soprattutto di attirare l’attenzione e questo gli tornava comodo adesso con la ragazza per alludere al fatto che l’avesse presa per il culo per tutto il tempo con quella storia o almeno, instillarle il seme del dubbio, sarebbe bastato per quanto non la ritenesse una vera minaccia, anzi, in fin dei conti era una poverina con dei modi abbastanza strani, chi avrebbe ascoltato quella pazza della Scott anche avesse parlato? Nessuno.
    La incalzò spingendola a parlare del suo presunto quanto scadente piano di fuga che faceva più acqua di una forma di groviera gettata in acqua. «Sopravvivere? E come pensi di farlo?» Alzò gli occhi al cielo scuotendo il capo piuttosto contrariato, non gli sembrava per un cazzo un piano quello. «Il tuo piano fa proprio cagare», sentenziò in uno sbuffo prima di vederla prendere una nocciolina che era nascosta al suo sguardo dalla candela. Reina l’aveva staccata dalla cera ed Axel era certo che la cera fosse l’ultimo dei problemi di quella nocciolina visto lo strato d’unticcio presente sul tavolo. Non era un tipo schizzinoso ma vedersela ficcare in bocca gli deformò i lineamenti in un’espressione al limite tra l’interrogativo e lo schifato. «Dio Scott!» Esclamò sfiancato. «Ascolta perché non lo ripeterò. Va al Paiolo a Londra, è a Diagon Alley. Se non sai come arrivarci fatti dire da Jack», fece un cenno in direzione del bancone, «se partono altri treni per Londra oppure come chiamare un Nottetempo. Quando arrivi al Paiolo cerca il nano tuttofare e digli che ti manda il Lupo Nero a riscuotere. Non fare domande. Digli così e basta. Ti offrirà un tetto sulla testa in cambio beh... di una mano come lavapiatti o altre cose del genere. È meglio di un ponte, no?» Era retorico. Sapeva benissimo cosa volesse dire vivere per strada. Era riuscito a stento a sopravvivere quando ad undici anni era scappato di casa dopo l’uccisione del fratello, se Ethan non lo avesse trovato due mesi dopo, la mattina del primo gennaio del nuovo anno, sarebbe morto d’ipotermia in quelle strade gelide. «È un’opzione questa. Vedi tu!» Terminò alla goccia ciò che rimaneva dell’ultimo drink. «Fallo Scott.» S’alzò inchiodandola con un ultimo sguardo prima di girare i tacchi, dirigersi al bancone scambiando poche parole con il barista lasciandogli i galeoni necessari a saldare il conto e qualcosina, pochi spicci in più, se la ragazza avesse chiesto a modo suo le informazioni.


    CITAZIONE
    CONCLUSA.
     
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