Magi Summer Festival

Evento Pubblico Aperto a Tutti i PG

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  1. Xé.
     
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    Quel castello era FOTTUTAMENTE - GIGANORME!
    Cioè, si vedeva persino da Hosgmeade, nonostante la lontananza; svettava solenne e anche un tantino minaccioso, ma forse era l’effetto che faceva a me, povera ignara di tutto riguardo a quel mondo… non avevo neanche idea delle materie che insegnassero in quella scuola, era tutto così folle. Probabilmente a un certo punto mi sarei svegliata e mi sarei resa conto che fosse tutto un dolce sogno, e mi sveglierò il giorno del mio compleanno desiderosa di sentirmi speciale, e invece realizzerò di essere ancora intrappolata in una vita non esattamente a forma di me. Cosa significa questo? Non ne ho la più pallida idea. Però, cioè, la vita classica dei “babbani” – così li chiamavano loro (o ci chiamavano…non so ancora bene se posso ritenermi l’una o l’altra cosa, o magari entrambe) – non era davvero nulla di entusiasmante… il massimo di euforia a cui potevi aspirare era partecipare al concerto della tua band preferita o fare bungee jumping… cose del genere. Altrimenti dovevi essere ricco e poter viaggiare il mondo tra un’oretta di noia e l’altra, il che non era minimamente il mio caso. Cioè, mio padre possedeva una ditta di gelati… non eravamo esattamente con le pezze al culo, ma di certo non vivevamo nell’agio. Cosa c’era di più ordinario? Fare la commessa di gelati, che era poi quello che facevo io nei week-end per potermi pagare i concerti. La mia vita non era davvero stata così esaltante fino a quel momento, ma forse la fortuna aveva finalmente bussato alla mia porta, e tutto quello che mi stava accadendo era una solida realtà. Beh, solida… quello era tutto da vedere. Avevo sedici anni e non avevo mai lanciato un incantesimo né altro, era tutto un mistero per me, e considerando il mio talento innato nel combinare casini sarebbe stato un miracolo se fossi sopravvissuta… o magari mi avrebbero semplicemente espulsa dal castello la prima settimana… no, dai, siamo positivi: il primo mese.
    In ogni caso io quella bacchetta me la tenevo segregata nella borsetta a tracolla dal taglio maschile (perché bisogna sempre distinguersi), anche solo per la figata di possederla e potersela portare al seguito. Poi non si sapeva mai nella vita, eh… visto che stavo viaggiando da sola da brava bimba indipendente, in caso di tizi loschi potevo mettermi a sventolarla come una bandiera durante il derby e ammirare il risultato. Me lo immaginavo già: la devastazione più assoluta. MA IO POTEVO. Ed era una gran cazzo di figata.
    Con quei pensieri goliardici e assolutamente malsani mi aggiravo fra le curiosissime bancarelle che avevano sistemato lungo la via, tipo il mercato fruttivolo della domenica, ma la versione stramba che immagini dopo un trip di erba andata a male. C’era veramente DI TUTTO a quei tavoli. In poco tempo fui certa che il cambio di valuta che avevo effettuato alla Gringott mi sarebbe durato meno che niente, ma c’est la vie, avrei potuto trovare qualcosa di davvero utile e trascinarmela a Hogwarts. Magari c’era qualcosa tipo penna-aiuto-compiti o ingegnoserie del genere. Doveva esistere per forza qualcosa del genere…ora tutto era possibile, no? I sogni più reconditi potevano avverarsi.
    Ora però il mio più recondito desiderio era occupare lo spazio nel mio stomaco brontolante, visto che avevo fatto tutta una notte di viaggio e avevo solo qualche bizzarra gelatina al gusto caccola a navigare nel vuoto cosmico delle mie viscere. In realtà avrei dovuto trovarmi al castello per un piccolo giretto informativo, ma avevo deciso di pagarmi una minuscola stanzetta a Hosmeade e andarci nel pomeriggio… o al limite l’indomani mattina, ma intanto dovevo assolutamente godermi quella Fiera strampalata!
    "I Tre Manici di Scopa” sembrava un posto carino. Avevano anche i tavolini all’aperto, il che era il top con quel dannato caldo. Mi avvicinai a uno dei tavolini liberi, vicino a due ragazzi che sfumacchiavano allegramente. Eppure mi sarei aspettata dai maghi più intelligenza… invece amavano rovinarsi i polmoni anche loro. Tutto il mondo è paese, immagino.
    – Ravioli “io valgo”? Li annegate nello shampoo L’Oreal? – chiesi con più serietà del dovuto. Probabilmente avevo appena detto una delle mie stronzate atomiche.
    – In ogni caso non mi sembra una grande scelta di prima mattina. Cazzo di stomaci avete voi maghi? – noi, Carrie… lo sei anche tu!
    Mi sedetti lì affianco e presi a guardare il “menù speciale”. “Salsicce alla maiala”… niente, quelli erano peggio degli americani. Si gratto il naso e cercò di trovare qualcosa di vagamente mattiniero nel menù. – Hey, principe azzurro! Io prenderò… una torta brontolona, credo. Suona simpatica. – non avevo minimamente letto gli ingredienti, perché sembrava semplicemente l’unica cosa sensata. Me la sarei fatta andar bene. – E poiii… sì, mi scusi, sono una rompimaroni… un succo di zucca, sì, perché no. Un succo di zucca. Non due, uno. – Ma perché parlavo così tanto? Giuro che non era la bellezza di quel tipo dal mascellone spropositato a farmi sembrare scema. Lo ero di mio. – Fa un cazzo di caldo. – dissi ad alta voce sventolandomi con il menù. Avrei dovuto portarmi un elastico. Chissà se ne vendevano. – Voi siete studenti? – Mi rivolsi ai fumatori. Magari sarei riuscita a fare amicizia prima dell’arrivo al castello, chi lo sa.


    Carrie Marshall | 16 y.o. | Outfit


    ALLORRRRR
    Il principe azzurro è il cameriere bonazzo: ho ordinato una torta brontolona e del succo di zucca.
    Mi sono rivolta sia a Sean che a Lilith, sedendomi vicino a loro.
    Ah, sì, ovviamente sono arrivata di prima mattina, diciamo verso le 9. Gh.
     
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