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Dormitorio maschile: Sean-Loki

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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (III)

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    La serata è stata un disastro totale. Certo fin dall’inizio aveva intuito che non si sarebbe divertito, ma non immaginava quanto in basso potesse cadere a presentarsi a quel fottutissimo ballo in maschera a cui lo avevano costretto. Il peggio era che nemmeno a Skylee era andata poi così bene, perciò non avrebbe nemmeno potuto prendersela con lei. Dannazione. Dunque alla fine della fiera si è riuscito ritirare nel suo angolo di vergogna, rintanandosi nel proprio dormitorio, riverso sul letto con la faccia schiacciata contro il materasso, e le braccia spalancate come un crocifisso. Non deve essere stato sempre così, però, a giudicare dallo stato in cui versano non solo le sue coperte scompostamente penzolanti dal baldacchino solitamente rimboccato alla perfezione, ma anche dal baule lasciato aperto da cui manca il libro di Trasfigurazioni, gettato invece al centro della stanza insieme a piccoli frammenti di pergamena scritta a mano.
    Facciamo un breve recap di come funzionano le regole in questa camera: innanzi tutto vige una suddivisione netta fra gli spazi personali degli inquilini. Su di un fronte, la parte dedicata a SEAN è lasciata all’evoluzione naturale della sua (dis)organizzazione personale dei materiali, mentre dall’altro nemmeno i granelli di polvere hanno l’ardire di posarsi sulle superfici disinfettate e sistemate maniacalmente affinché sia tutto al proprio posto. Sempre lo stesso, sempre allineato con gli angoli degli oggetti attigui. Esiste una sorta di tacito accordo sulla linea di demarcazione fra i due ambienti, e visti i personaggi coinvolti in questo contratto, finora di occasioni di rimprovero reciproco non ce ne sono state poi tante. Forse. Diciamo poi che anche solo la malsana idea di rivolgersi la parola è qualcosa che sfiora le loro menti assai poco di frequente. La convivenza perfetta (?).
    Perciò si tratta di una circostanza davvero singolare, quella in cui ci si trova questa notte. Che il caos si stia espandendo come una malattia anche nella contea di Loki?
    Comunque sia, di particolarità al momento ce ne sono parecchie. Passi per le lenzuola, passi per il libro, ma che si sia messo a letto ancora vestito… staremo mica scherzando, vero? E i germi? Però al momento non sembra nemmeno esserne cosciente. Non si sa bene nemmeno come riesca a respirare da quella posizione, forse non ci riesce e gli va bene così, e ha pure gli occhi un bel po’ arrossati. No ma, non sta mica piangendo, eh. Gli è solo entrata una bruschetta nell’occhio. Palese.
    Gli stracci di quella pergamena che come coriandoli adornano il contorno del suo talamo, presentano stralci di un messaggio oramai illeggibile. Eppure, come nei film investigativi più trash, il pezzetto contenente il nome del mittente è perfettamente integro, cosicché chiunque vi posi l’occhio possa trovare comodamente l’indizio. “Ryuu”. Allora sarebbe anche facile ripercorrere a ritroso cosa sia capitato poco prima. Quella breve missiva, risalente al funesto giorno del loro incontro in biblioteca, è stata tenuta con gran cura fino ad oggi, e utilizzata come segnalibro così da averla sempre con sé. Ma adesso, beh, ha pensato che forse la trovata “geniale” (e del tutto antisgamo) non lo era poi così tanto, e ha deciso di disfarsene una volta per tutte. Magari comunque aveva progettato di dare una sistemata al tutto nel giro di brevi istanti, dopo aver preso una pausa (lunga) dalla vita, ma questa sembra essersi protratta un po’ più a lungo del previsto, e quindi la scena del crimine è tuttora la diapositiva per chiunque entri da quella soglia.
     
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    Portai due dita al colletto della camicia per allentare il papillon che tenevo legato al collo e lo sfilai lasciandolo pendere sulle spalle, borbottando parolacce. Camminavo verso l'entrata del castello con un passo quasi allegro e spedito, sicuro che avrei trovato il dormitorio ancora vuoto. Il mio dovere di presenziare per una decina di minuti alla festa lo avevo fatto ed ero convinto che al castello non avrei incontrato Caposcuola rompicoglioni che mi cacciassero dalla sala comune per costringermi a tornare al tendone. Come avevo previsto non mi ero divertito, ed oltre ad essere quasi stato derubato delle sigarette non era successo niente di troppo degno di nota. Varcando la porta della sala comune iniziai anche a spogliarmi, levando la giacca nera e rimanendo con la camicia già sbottonata fino a metà petto. Non vedevo l'ora di buttarmi sul letto e recuperare le ore di sonno perse dietro a quella pagliacciata. Ma quando arrivai dentro il dormitorio, ciò che vidi fu inaspettato. Aprendo la porta mi ritrovai dinnanzi a quella che sembrava una scena del crimine: Loki era già tornato, stava sdraiato in posizione prona sul letto, con le gambe unite e le braccia divaricate ad imitare un crocifisso. Se non fossi stato così ubriaco di stanchezza, probabilmente avrei evitato qualsiasi commento, limitandomi a spogliarmi e sdraiarmi nel silenzio più assoluto. Invece mi saltò fuori un: il sacrificio della vergine, olio su tela. Notavo con dispiacere che la nostra linea di demarcazione delle due aree risultava confusa, perchè adesso il caos era presente sia nella mia parte della stanza che in quella di Norman. Con lo sguardo di un segugio seguii i pezzetti di pergamena sparsi sul pavimento, sezionandoli, non perchè avrei voluto farmi i fatti suoi, ma perchè era un particolare davvero poco frequente da vedere nella zona di Norman. Ryuu? Domandai quando arrivai con gli occhi all'unico pezzetto di carta in cui una parola risultava più visibile delle altre, un nome, un indizio che non sapevo di voler scoprire. Che sfortuna, povero Loki. Chi è, il tuo fidanzato? Non sapevo chi fosse Ryuu, nè mi aspettavo da parte di Loki una vera risposta, ma doveva essere parte di un trauma per aver ridotto lo stoico Loki Norman in quelle condizioni. Mi sedetti sul mio letto in disordine dando le spalle al giovane serpeverde, ed iniziai a sfilarmi le scarpe abbandonandole a terra. Storsi il capo di lato facendolo scrocchiare e finii di sbottonarmi la camicia. Che seratina del cazzo. Borbottai tra me. Non ero mai stato l'anima delle feste, ed i bagni di folla mi facevano venire voglia di sparire, mi esasperavano. Per fortuna, però, a Loki pareva essere andata anche peggio.


    Seán Hardice - III - 80 18 - Scheda - Diario - inizio estate


    Edited by seán - 24/6/2022, 15:32
     
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    Avverte dei passi in avvicinamento ma spera con tutto sé stesso che siano rivolti alle camerate più avanti. Invece, neanche a dirlo, la maniglia che viene premuta è proprio quella della sua stanza. Quale congiunzione astrale mefitica può essere in atto quest’oggi? Saturno si deve essere allineato con qualche stella di segno opposto a quella del piccoletto, altrimenti non si spiega. Preme ancor più il viso contro l’imbottitura del proprio giaciglio, fingendosi esanime mentre segue gli spostamenti del coinquilino con l’udito, ma gli parte un grugnito indispettito a quel commento inatteso. [Non mi rompere i coglioni] biascica stancamente con le labbra che a stento si muovono vista la difficoltà tecnica data dalla pressione contro il materasso, e probabilmente anche il suono non giunge così chiaro all’esterno, disperdendosi fra le fibre del cotone. Il suggerimento volgerebbe a dargli una panoramica dell’infinita vastità di quanto gliene freghi di preoccuparsi anche del tizio strano cui è costretto a dividere l’alloggio. Per questa sera ha già dato, grazie. Invece il nome che viene pronunciato poco dopo lo fa sobbalzare sul posto, come se avesse appena ricevuto una scarica dal defibrillatore. Cosa? Per un secondo, la mente viaggia alla velocità della luce regalandogli istanti di panico assoluto in cui gli passa tutta la sua triste esistenza davanti ha il sospetto che il giapponese sia sulla soglia assieme al collega. Terrore puro. Non è pronto ad affrontarlo, non ha l’energia, non vuole vederlo… e poi a che cazzo sta pensando! E’ impossibile. No, deve darsi un contegno e respirare. Inspira. E si placa, ma il volto sbiancato si è intanto istintivamente rialzato per fissare con ansia l’uscio e gli occhi finiscono così per imbattersi sulla figura di Sean. Gli è preso un coccolone, e glielo si può ancora leggere in faccia. Così come sul petto, che ha iniziato a pompare il sangue come se ne andasse della sua vita, e anche adesso che si sta dando una calmata smuove il plesso solare sotto un respiro un po’ più pesante del normale. Lo si può notare perché le mani si sono puntellate chiuse a pugno sul letto, e tengono il busto sollevato di qualche centimetro, permettendogli la torsione verso l’ingresso. [Puzzi come una ciminiera] prova a spostare il focus sul nuovo arrivato, così da dare un barlume di spiegazione al proprio comportamento sconsiderato. Cerca degli alibi, insomma, e il fatto che questo stronzo stia insozzando la stanza con l’olezzo del fumo è un buon punto a suo favore. Non ha mai apprezzato tanto quelle stupide sigarette fino ad ora. Però l’altro non sembra essere proprio d’accordo sul cambio di prospettiva e insiste sul punto precedente provando a indovinare il suo punto debole e centrandolo in pieno senza nemmeno il bisogno di impegnarcisi. Merda. E’ così ovvio? A quanto pare sì, ma gradirebbe evitare di mettere al corrente della situazione proprio Sean. Deve starci assieme per altri quattro anni, sicché dargli un’arma simile da impugnare ogni qual volta gli tornasse utile rischierebbe di rovinare l’equilibrio perpetuato fino ad ora. E poi non sono mai stati fidanzati. Quindi “no” sarebbe la replica più logica e semplice. Invece… [Vaffanculo] spinge anche il mento in avanti, a mo’ di sfida, serrando i denti e scurendo lo sguardo che se potesse scaricherebbe le scintille dell’elettricità accumulata sul compagno. Non è una risposta. E non vuole esserlo. Poi che cazzo gliene deve importare a quello. Non deve giustificare nulla. Tch. [Seriamente, potresti approfittare dell’evento per intortare qualcuna liberandomi dalla tua presenza per una notte] ammirevole se non altro il tentativo di sembrare tranquillo e spassionato, preoccupandosi per la vita sentimentale del ragazzo che gli sta di fronte. (?) Che poi lo stia per nulla velatamente cacciando via è solo una sottigliezza di poco conto.
     
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  4. seán
     
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    Era così che andava il rapporto tra me e Loki, occhiatacce gelide e brutte parole sussurrate tra i denti. La verità? Mi andava benissimo così. Nell'indifferenza generale che provavo verso i miei compagni di casa, Loki era il mio preferito. Non avrei potuto pretendere un compagno di stanza migliore - se non l'assenza stessa di un compagno: i suoi oggetti non superavano mai la linea di demarcazione della stanza, lui non mi rivolgeva la parola e quando lo faceva era per porre una barriera tra e di noi, o per insultarmi, era schivo e silenzioso. Ed adoravo tutto questo. Lo trovavo persino divertente. Per una volta la fortuna mi aveva sorriso, consentendomi di avere come compagno di casa uno stronzo tempestoso e non una persona solare, sorridente, attiva, socievole, invadente. Per carità divina. Mi permisi persino di sorridere, sentendo provenire solo insulti dalla sua direzione, ma non commentai oltre, limitandomi ad infilarmi in mutande sotto le lenzuola fresche. Braccia dietro la testa a premere sul cuscino, nella penombra della stanza, e sguardo rivolto al soffitto del baldacchino. Chiunque ti abbia messo di malumore è un mio nemico. Commentai, e non perchè volevo bene a Loki, quanto perchè era Un'occasione sprecata per starmene da solo dentro il dormitorio. Chi lo aveva fatto soffrire certamente era responsabile della sua prematura rimpatriata al castello. Non sapevo perchè qualcosa mi suggerisse che i suoi malumori fossero dettati da problemi di cuore, intuito, forse. O forse perchè statisticamente, i problemi maggiori degli adolescenti giravano intorno all'amore e cose simili. Certo io facevo parte di quella fetta di adolescenti un po' atipica. Intortare qualcuna? IRONICO! Cazzo ho pensato lo stesso di te, speravo di non trovarti al rientro, ma che cazzo ci fai qui? Non hai quattordici anni? Vai a divertirti. Senza contare il fatto che le ragazze che trovavo davvero interessanti, al castello, si potevano contare sul dito di una mano. Mi dispiaceva per lui? Sì, un po', non ero così stronzo da essere totalmente insensibile al dolore altrui, per quanto non lo capissi. Non capivo i problemi di cuore, forse perchè non ne avevo mai avuti prima, e probabilmente non ne avrei avuti mai. Le cose mi scivolavano addosso piuttosto bene, e non facevano in tempo ad attecchire fino a far male. Non sapevo fossi fidanzato, comunque. Lo punzecchiai, un'ultima puntura giusto perchè mi aveva detto che puzzavo. Ma senti chi parla.


    Seán Hardice - III - 80 18 - Scheda - Diario - inizio estate


    Edited by seán - 24/6/2022, 15:31
     
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    Ora che non è più da solo deve accelerare i tempi di ripresa, ricomponendo i pezzi di sé che hanno subito la stessa sorte della pergamena sbriciolata. Le braccia rilassano i muscoli facendolo ripiombare con la testa sul cuscino, ma questa volta il viso viene ruotato di modo da avere una soddisfacente panoramica della stanza. Gli occhi stazionano adesso su Sean, osservandolo spogliarsi e prendere posto nel suo baldacchino, mentre la mente si concentra su piccoli dettagli privi di interesse per riportarlo alla naturale apatia. L’ombra che da dietro imita i suoi movimenti, la camicia stropicciata, le tende verdi morbide e ondulate che ornano l’intelaiatura in legno. Chissà come mai è rientrato presto anche lui. Il dubbio gli viene spontaneo, ma per il momento preferisce non sondare terreni che poi sarebbe forse costretto riesaminare a sua volta.
    Come cantano bene i grilli nel sotterraneo (o forse è il frinire delle cicale di mare?). Non sarebbe nemmeno strano se comparisse una palla di fieno dal nulla, giusto per rendere omaggio alla calma piatta che segue quel breve scambio di battute. E’ sempre così, fra loro. E neanche Loki potrebbe mai lamentarsene. A prescindere dal fatto che al dormitorio passa appena poche ore, avendo quel problema di insonnia che lo spinge il più delle volte ad alzarsi molto prima dell’alba.
    Il silenzio viene interrotto dal collega, che con quella breve pausa a intermezzo delle frasi, gli fa aggrottare le sopracciglia perplesso. [Come siamo sentimentali] considera successivamente, sebbene ormai gli sia chiaro dove voleva andare a parare. Lo prende ugualmente per un complimento, o con ogni probabilità lo sta solo stuzzicando a sua volta. Che poi vista la circostanza, è proprio il classico caso di bue che dà del cornuto all’asino. [Non ho voglia di vedere nessuno… e per la precisione: neanche te] ribadire il concetto non fa mai male, conscio del fatto che ad ogni modo quello s’è già messo sotto le coperte e non ci sarà santo che potrà farlo alzare da lì. Sospira. Forse sarebbe il caso di dare una sistemata alle proprie cose. Si spinge fino al bordo del letto per poi lasciar fare il grosso del lavoro alla forza di gravità, decidendosi a mettersi in piedi solo una volta che le sue membra toccano il pavimento. Che straccio d’uomo. Indirizza passi pesanti verso il libro, chinandosi a richiuderlo e a raccoglierlo, ed è allora che si accorge di quel pezzo di messaggio ancora intatto. Ah. Adesso capisce il motivo della domanda a bruciapelo di poco prima. Afferra anche quello con le dita della destra, analizzandolo con lo sguardo per alcuni lunghi istanti, prima di accartocciarlo stoicamente nella propria mano e gettarlo nel cestino. Al resto del messaggio ci penseranno gli elfi. Ripone invece il libro, e inizia a spogliarsi a sua volta, ritornando poi a spiaggiarsi nel letto, anche lui in mutande.
    Strano anche questo. Generalmente dorme vestito con la camicia e i pantaloni di una divisa pulita, che è il suo modo per sentirsi a proprio agio, per essere sempre pronto e per dare dignità alla propria persona convinto di non possederne intrinsecamente. In effetti, possedere capi d’abbigliamento più o meno eleganti come le uniformi, i testi, un letto e anche solo un tetto sopra la testa sono dei lussi che non darebbe mai per scontati, vista la vita pregressa il suo arrivo a Hogwarts, e li utilizza come lascia passare per la sua ammissione nella società dei non reietti. Come lui, si intende. Dunque è probabilmente la prima volta dacché si conoscono che Sean potrà avere una visione d’insieme del ragazzetto che gli vive affiancato. Ha molte cicatrici, ma la più visibile è quella al costato sinistro che gli arriva fino al fianco. Dà un’occhiata verso il basso, incerto se prendersi la briga di estrarre il necessario per la notte, ma no, gli pesa il culo anche solo notare che i suoi organi siano ancora in funzione, quindi lascia perdere. Tanto ormai. [Ne ho sedici] lo corregge. Perché oltretutto è una persona puntigliosa, giusto per non farsi mancare niente. L’altro invece quanti ne ha? Un centinaio, a giudicare dalla flemma e dall’alito di catrame. [Già fatto, ti ringrazio, nonno] aggiunge riguardo l’andare a divertirsi. Chiaro che nessuno dei due lo abbia fatto per davvero, ma infrangere i suoi sogni di gloria sta cominciando a farlo sentire meglio. Probabilmente doversi occupare di dargli fastidio lo sta indirettamente aiutando a non bloccarsi nei vicoli ciechi dei ricordi dolorosi. Sta per cominciare a sentirsi quasi normale, il volto si sta pian piano distendendo e i condotti lacrimali non bruciano nemmeno più. Eppure, eccolo lì, che se ne riesce con quell’osservazione sul suo “stato civile”. Che non è nemmeno una richiesta, stavolta, lo butta come un fatto assodato. [Se ti interessa così tanto inizio a pensare che tu sia geloso] ribatte piccato, volgendosi nuovamente a fronteggiarlo severo.
     
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  6. seán
     
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    Mi sentivo così girato di palle per quella serata, che avrei potuto tranquillamente buttare addosso a Loki tutto il mio malessere, usandolo come valvola da sfogo, una specie di pungiball emotivo. Sapevo che fosse sbagliato, che avrei dovuto semplicemente chiudere gli occhi e tacere, o buttarmi dentro una doccia fredda che mi schiarisse le idee, ma come già detto sembravo ubriaco di stanchezza, e straparlavo. Eravamo talmente simili che fosse impossibile non scornarsi di tanto in tanto, sebbene pareva avessimo instaurato un tacito accordo per cui avremmo fatto i turni nel dormitorio: quando c'era lui, non c'ero io e viceversa. Ritrovarsi entrambi così nervosi nei rispettivi letti non era stata proprio una fortuna. Lo vidi spogliarsi e feci caso alle cicatrici che aveva sparse sul corpo - che, tra parentesi, non avevo mai visto semi nudo, pareva un gatto uscito da una lavatrice. Ma che gli era successo? Porello. Non mi sarei azzardato a chiedere, comunque. Mentre era intento a fare pulizia, mi sollevai con il busto solo per ricercare tra le lenzuola uno dei miei calzini neri, ancora appallottolato e lo recuperai per poi voltarmi verso Loki e tirarglielo, mirando alla sua testa. Infantile ma efficace. Allora bendati gli occhi. Se proprio non voleva vedermi poteva usare come benda uno dei miei calzini - avevo dei piedi disgraziatamente lunghi. E questa sarebbe stata la mia ultima riflessione di quella sera, prima di ricoricarmi e decidere di ignorarlo per tutta la notte. Riuscii a sorvolare sul fatto che mi diede del nonno solo perchè era vero: sapevo bene di dimostrare almeno ottantanni, quando non ne dimostravo sei con i miei comportamenti stizziti. Non era colpa mia se mi piaceva andare a letto presto, svegliarmi all'alba, ed odiavo i festeggiamenti, comportandomi da guastafeste esattamente come avrebbe fatto un nonnetto scorbutico. Avrei mantenuto il mio patto di starmene in silenzio senza provocarlo ulteriormente, nè rispondere alle sue provocazioni, se solo non avesse insinuato che fossi geloso. DI LUI??? Ma cosa gli girava per la testa? A parte che non sapevo proprio che cosa fosse la gelosia e tanto meno l'invidia, ma proprio...??? Ma che se lo prendessero. Mi spiace di averti dato questa illusione, proprio no. Anzi, se ti trovi un fidanzato è meglio così vai a dormire da lui o da lei, dai su...uno ci spera sempre. Con però l'intatta speranza che non lo rimpiazzassero con uno studente più loquace. Ed adesso, con tutto quel battibeccare, mi era persino passato il sonno. Rimasi in silenzio con lo sguardo fisso sulla parete opposta a dove si trovava Loki. Ma meglio te che qualche altro simpaticone. Questo senza alcun dubbio. Non riuscivo proprio ad immaginarmi in stanza con uno che parlava troppo raccontandomi i propri problemi la sera. Almeno Loki soffriva in silenzio, per quanto onestamente potesse dispiacermi (solo un po'). Certo era che già sembrava fosse uscito da una lavatrice, con l'espressione cadaverica che lo caratterizzava accentuata dai disagi che doveva aver provato quella sera, in più mi ci mettevo io a far da contorno a quel triste quadretto e rompere il cazzo. Comunque basta, nemici come prima e facciamola finita. Gli avevo rotto le palle abbastanza, considerando che quello che stava peggio pareva essere lui. Io ero solo scazzato, come d'abitudine. Ma lui? Imperturbabile com'era di solito, stava decisamente male ed avevo messo il dito nella piaga fin troppo.


    Seán Hardice - III - 80 18 - Scheda - Diario - inizio estate
     
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    Ma porca di quella puttana. E’ un calzino usato quello che gli ha appena tirato? Ma che schifo! Potrebbe riproporgli la colazione di Pasqua direttamente addosso se solo non avesse uno stomaco allenato. Vuole che “muora”? Sa bene quanto il più piccolo sia allergico alla sporcizia, e nonostante ciò ora quest’ultimo si ritrova la palletta puzzolente sul cuscino. E solo perché ha avuto la prontezza di allungare l’avambraccio sinistro poco sopra alla fronte e si è abbassato per evitare l’impatto, altrimenti gli finiva con ogni probabilità in collutazione con i capelli. Non ha bisogno del balsamo al gusto “freschin”, molto gentile. In un momento meno delicato sarebbe scattata la rissa. Invece [Ma che cazzo…?] protesta mentre si destreggia per evitare il proiettile, salvo poi, con tutta la premura del mondo, raggiungere e agganciare con pollice e indice il reperto radioattivo, come se potesse esplodere. Però intanto lo sta addirittura toccando. Peggio ancora, sta apprezzando la battuta. E’ una distrazione in più, che si aggiunge alle altre che al momento lo stanno salvando dal baratro in cui sarebbe andato a perdersi se fosse rimasto tutto invariatamente monotono. [Stronzo] fintamente incazzato. Solleva il calzetto per poterlo abbandonare senza troppe cerimonie per terra, nello spazio fra i due baldacchini in cui si sta muovendo (ovviamente più dalla parte di Sean), ma nel mentre che compie il gesto questo gli si srotola in mano e può avvedersi delle dimensioni delle fette che l’altro ha al posto dei piedi. [Ah, vedo che l’abominevole uomo delle nevi ha un valido concorrente. Di sicuro non ti servono gli sci] commenta strofinandosi la mano infetta al lato del letto, col naso storto dal disgusto. Di contro, però, vuole restituire favore, optando proprio per il cuscino colpito. Tanto ormai è contaminato e non lo userebbe più a prescindere. Vi passa quindi il braccio destro sotto, incastrandolo in qualche modo nell’interno del gomito, e poi ruota con la spalla caricando il colpo a mo’ di catapulta verso l’altro, lasciando la presa quando gli sembra che la forza e la traiettoria impresse siano correttamente impostate a farlo precipitare sul collega. Non mira a un punto particolare. Non ci mette nemmeno molta energia, è solo una ripicca da bambini, tanto quanto la sua. Anche accomodante, per un certo verso. Dopo che ha mollato il colpo però immagina di aver dato il via ad una guerra fredda in cui non sarà mai messo al corrente della prossima contromossa. Dovrà temere una ritorsione a sua volta? Forse non è stata la sua idea più brillante. Va beh, ormai l’ha fatto, spera di non pentirsene troppo negli anni a venire. E comunque ha cominciato Sean. Umph. Finisce di rassettare e torna a sdraiarsi, ma gli occhi slittano a più riprese sul compagno, tenendolo monitorato nel caso in cui volesse prendersi la rivincita. [Allora semmai mi capitasse di averlo mi assicurerò di portarlo qui per presentartelo] con questo continuo battibeccare ha finito indirettamente per dirgli di non avere relazioni in vista. Cioè, non più, solo che questo aspetto viene volutamente occultato. Ma perché stanno parlando al maschile? Boh. D’accordo. Non vede perché mettersi a precisare, dato che Sean è abbastanza sagace da poter ricostruire facilmente il puzzle alla prima occasione. Purtroppo per lui. [Comunque nessuna illusione, ci mancherebbe] prende le distanze. Per carità, non ha più intenzione di farsi travolgere da questo genere di coinvolgimenti. Inoltre vivono sotto lo stesso tetto da anni, hanno già trovato la loro quadra, sarebbe troppo strano stravolgerla in quel modo. Senza contare che ha scoperto da poco di essere suscettibile al fascino degli uomini, quindi non ha mai guardato Sean da quel punto di vista, lungi da lui il solo cominciare a farlo. Infatti lo scruta un po’ sospettoso, ora. Così, a caso. Soprattutto se ammette di preferirlo ad altri compagni. Il sentimento è di certo ricambiato, ma è il tempismo a farlo vacillare dal renderglielo subito noto. Temporeggia un po’, avvertendo il bisogno di grattarsi il collo appena sotto la mandibola. Ripetutamente. [Anche tu non sei male] borbotta però alla fine, se non altro perché non gli va di sembrare più scorbutico di quanto non sia. Frattanto si sta maledicendo per la pessima la scelta di restare ignudo. La sensazione di disagio che fa da contorno al silenzio che segue questa confidenza sarebbe stata più facile da affrontare se non fosse acuita dall’essere senza alcun tipo di protezione fisica. Si ripromette di raccattare una maglia qualsiasi appena gli riesce, e sta per dare il colpo di reni necessario a mettersi seduto quando la linea di confine fra loro viene ripristinata dal più grande. [Bene] sancisce, ancora abbastanza imbarazzato da non sentirsi più così pronto ad alzarsi. Giocherella con un ciuffo di capelli sulla nuca, giusto per tenersi un po’ occupato mentre smaltisce la soggezione che gli è presa, e si schiarisce la voce un paio di volte.
     
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  8. seán
     
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    Mi scappò da ridere quando Loki mi paragonò all'uomo delle nevi, ma mantenni l'aria seria e solenne che mi caratterizzava, senza cedere a dargli alcun tipo di gioia. Io che ridevo alle sue battute quando dovevo avercela con lui per qualche motivo? Impossibile. Lasciai anche che il cuscino lanciato dal lato nemico mi colpisse senza spostarmi di un millimetro dalla posizione in cui ero, troppo sbatti. Ero abbastanza pigro e stanco da lasciare che il suo fosse l'ultimo colpo, non avevo voglia di muovermi ancora solo per tirargli contro qualcos'altro. Mi limitai a dargli le spalle e chiudere gli occhi, sperando nell'aiuto del sonno. No. Intimai, alla sua minaccia di portare gente dentro il dormitorio. Non sia mai. Qui dentro non dovrà mai entrare nessuno a parte noi. Non era mai stata una promessa fatta a voce, ma era un tacito accordo iniziato il primo giorno di convivenza. Sennò inizio a portarti anche io numerose ragazze. Quali. Vabbè, bastava che la minaccia fosse abbastanza credibile da essere temuta. E dato che pensava fossi il tipo da "intortare" qualcuna ad una festa solo per pochi minuti di gloria, sicuramente poteva credere anche a quello.
    Non avevo detto che lui non era male, ma che tra tante padelle, per lo meno lui non era la brace. Ma lasciai che credesse di non essere male come compagno di stanza, poverino. Eppure, sebbene avessi per lo più il cuore di pietra, vederlo piangere mi aveva impressionato. Non lo avevo visto bene in viso, ma mi era sembrato che avesse gli occhi gonfi. Non capivo se si trattava di una questione di cuore o se invece era stato maltrattato da qualcuno. Lo conoscevo abbastanza da sapere che sapesse cavarsela da solo, eppure qualcosa mi suggeriva che tutti avessero bisogno di una mano, ogni tanto. Nella mia mente, si fecero largo gli scenari più diversi. Se non si trattava di una questione di cuore, forse qualcuno lo aveva bullizzato. Quel ragazzino aveva pur sempre sedici anni, un'età molto difficile. Era solitario, come lo ero io, ed eravamo prede facili per qualche branco scolastico più aggressivo degli altri. Io, ovviamente, mi sentivo solidale con Loki. Odiavo i branchi. Portai le braccia conserte sul petto, quindi, combattuto se parlare o tacere e con la testa affollata da pensieri che mi impedivano di scivolare in un sonno tranquillo. Stavo diventando un nonno a tutti gli effetti, uno di quelli burberi ma sotto sotto protettivi verso i nipotini o roba simile. Sicuramente non hai bisogno di aiuto, ma se ...qualche studente ti rompe il cazzo, due bacchette sono meglio di una. Quanto mi costavano quelle parole? Non volevo farmi coinvolgere, ma al tempo stesso se fosse andata avanti così, con lui che si rintanava in lacrime nel dormitorio, avrei visto anche io la mia vita cambiare. Ma adesso basta, mi sarei messo a dormire sicuramente.


    Seán Hardice - III - 80 18 - Scheda - Diario - inizio estate
     
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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (III)

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    Porta un braccio sopra al viso, nascondendo anche a sé stesso il sorrisetto che gli scappa a quel “no” puntualissimo, scaturito dalla sola idea di avere avventori nel loro dormitorio. Sono entrambi d’accordo sulla sacralità di avere una tana inaccessibile, lo sono sempre stati senza dirlo apertamente, ma è inevitabile che l’ammissione verbale della questione abbia in Loki una funzione catartica. Le narici sbuffano un po’ di aria sulla propria stessa pelle, mentre le pupille vagliano la soglia che li divide dal resto del mondo. Può essere che quel sospiro, parte del moto di simpatia soffocato, finisca per essere udibile anche all’altro. Ma potrebbe essere fraintendibile, quindi va bene così. [Numerose?] chiede invece in merito alla minaccia del collega. Dal tono malizioso si intuisce che non ci sia cascato poi così tanto. O forse deve rivedere un po’ i suoi pregiudizi sul compagno e ne è in parte incuriosito. [Non ti facevo così latin lover, nonno…] commenta infatti un po’ più incerto, trattenendosi dall’esternare ulteriori pensieri al riguardo. Tipo che a vederlo sempre da per conto suo, l’impressione più quotata era quella di uno che si dava all’onanismo compulsivo pur di non cedere alle moine di qualche ragazza innamorata. Invece viene fuori che potrebbe essere uno di quelli da una notte e via. Mah, magari sta solo confondendo i sogni con la realtà, ma anche fosse questo il caso non può certo essere lui a farglielo notare, non dopo aver appena passato un mese a fare altrettanto per finire steso, nel vero senso della parola, scoperto sia nel corpo che nell’anima e con il cuore più disastrato di quanto non lo fosse già. Che schifo l’amore. E che ansia le confidenze fra coinquilini, che lo riportano nuovamente in una condizione di disagio. Propende per un cambio rapido del discorso, ancora intento a strattonarsi i capelli pur di non cedere all’impaccio. [Senti, potremmo seriamente mettere una parola d’ordine per la stanza. O qualche incantesimo di protezione] suggerisce allora, indicando con la mano libera la porta d’ingresso. Non che a qualcuno sia mai davvero passato per la testa di entrarci, ma potenzialmente lo potrebbero fare tutti i concasati, i Caposcuola e i Professori. Una piaga. Tralasciando le opinioni che riserva ad ognuna di queste categorie di persone, sarebbe il caso di trovare una soluzione adeguata ad ogni evenienza. [Possiamo disilluderla… o magari mettiamo qualche fattura tipo Victo vobis movis per impedire che provino a indovinare] butta lì le prime cose che gli passano per la mente, mentre si dà finalmente lo slancio utile a tirarsi su. Perché urge di rivestirsi, come si diceva, perciò si trascina dietro l’angolo del baldacchino fino a ritrovarsi davanti al baule da cui sfila la camicia immacolata che farà da pigiama per quella notte. Stessa cosa per i pantaloni grigi, che senza la cintura sono tutto sommato comodi abbastanza per lo scopo. E poi è probabile che il sonno non lo colga affatto, il che sarebbe auspicabile per il ragazzetto. Sta dunque saltellando sul posto in un precario equilibrio dovuto alla volontà di spicciarsi nel tentativo di infilarsi la seconda gamba di questi ultimi, quando Sean decide che è giunto il momento di fraternizzare schierandosi al suo fianco, facendolo barcollare pericolosamente fino a perdere del tutto l’equilibrio. Rovina al suolo, e lo “stonk” sordo a seguito della caduta altro non è che il suo cranio che cozza sulla pietra. Ma che diavolo gli è preso oggi? Cosa sono queste esternazioni improvvise? Deve avere l’aria di essere disperatamente bisognoso di aiuto, acciaccato com’è. Un pochino se ne rende conto. E Hardice sta dimostrando di essere l’acuto osservatore che immaginava. [Me la caverò…] risponde con la voce bassa e arrochita, ma vista la buona volontà dell’altro ritiene che si meriti una considerazione un po’ più elevata del normale. [Vale lo stesso per te] lo imprime nero su bianco. Ha sempre pensato che in caso di bisogno estremo potessero contare l’uno sull’altro, ma una delle più recenti lezioni di vita gli ha insegnato che il “non detto” porti spesso a dare per scontato ciò che non lo è affatto. E allora, visto che c’è, si lascia andare ad una confessione un po’ più personale, giusto per renderlo partecipe di come, allo stato attuale delle cose, non sia possibile intervenire in alcun modo. [… sono stato un coglione, e mi sono illuso da solo. Passerà, immagino.] è lui che da verme inizia a trovare la sua dimensione, o il pavimento è sempre stato così confortevole? O è solo sconfitto dalla propria stessa stupidità, e da bravo martire riposa in pace con la schiena a contatto con le mattonelle fredde del sotterraneo. Distende anche le gambe, fissando il soffitto a bocca chiusa, attenendo un bel po’ prima di riprendere il discorso. [Comunque non sono la persona migliore con cui farlo, ma al di là di far saltare la testa a qualche stronzo posso anche ascoltarti, in caso] si però, adesso facciamo basta con queste accortezze reciproche. Anzi, non è che s’è addormentato, vero? Se si è perso l’ultima parte tanto meglio.
     
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  10. seán
     
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    Non lo contradii. Sapessi quante cose ti tengo segrete...Ed infatti il termine latin lover non mi si addiceva proprio, ero più un nonno solitario, ma questo Loki lo aveva capito abbastanza bene, credevo. Non mi avrebbe mai visto portare dentro il dormitorio una ragazza - in primis perchè non avevo una ragazza, e probabilmente non ne avrei avuta mai, selettivo com'ero. In secondo luogo perchè, anche se avessi avuto una ragazza, avrei trovato altri posti per stare con lei che non fossero stati il nostro dormitorio. Propongo una trappola. Suggerii, all'idea di quanto fosse divertente far pagare pegno a chiunque venisse in mente di entrare nella stanza senza il consenso dei proprietari. Tipo, un secchio d'acqua che si rovescia in testa a chi entra, se non siamo noi. Geniale, si okay ci sarebbe stata un po' d'acqua sul pavimento ma niente che non si potesse mandar via con un incantesimo. E poi fare casino nella stanza era proprio nel mio stile, un po' meno lo era per Loki, magari. Lo sentii muoversi dentro la camera, ma ero troppo pigro per voltarmi ed osservare cosa stesse facendo. Lo sentivo saltellare, ed a meno che non si stesse esibendo in un qualche balletto alle mie spalle, era probabile che si stesse infilando il pigiama. Non le capivo le persone che dormivano in pigiama d'estate. Non capivo le persone che dormivano in pigiama in generale, per dirla tutta. Io preferivo sempre e comunque dormire in boxer, così da sentire le lenzuola scivolare sulla pelle, a diretto contatto, lo trovavo piacevole. Sobbalzai solo quando udii un rumore sordo, come di un corpo morto che cade a terra. E mi sollevai, voltandomi e cercando di intravedere la sagoma di Loki attraverso il buio. Se ti spacchi la testa vai in infermeria da solo. Con la testa spaccata, sì, non mi sarei preoccupato di accompagnarcelo. E poi, mi risdraiai, dandogli di nuovo le spalle. Risposi semplicemente con un Mh, secco ed ambiguo, alla sua proposta sull'aiutarci. Non ero mai stato sentimentalmente aperto e questi momenti di intime confessioni mi facevano venire prurito. Infatti, mi grattai la schiena. Però almeno eravamo d'accordo di venirci in soccorso nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno. Dunque dovevo immaginare che, come avevo sospettato all'innizio, si trattasse di una questione di cuore. Si era illuso che tra lui ed un'altra persona potesse esserci qualcosa di più. Che tristezza! La mia perla consolatoria striminzita stava per arrivare: Sul fatto che passerà, sicuramente, tutto passa. Il problema è come passa. Puoi farla passare con dignità oppure piangendoti addosso come un bambino. Ma sicuramente passerà. E insomma, questo era il massimo della consolazione che riuscivo a dargli. Sei sicuro di non piacere a questa persona? Domandai, non perchè ero curioso o perchè volevo farmi i fatti suoi, ma perchè...spesso le cose apparivano in un modo ma erano tutt'altro che così. Te l'ha detto l*i? Ah, che stress i problemi di cuore, fortunatamente io ne ero totalmente immune. Ecco perchè nemmeno volevo una ragazza, quanti drammi mi sarei risparmiato?? Grazie. Gli dissi, alla fine, sinceramente riconoscente per quella proposta. Era gentile da parte sua. Non avevo niente da confessare per quella sera - che fossi scazzato per la festa in generale era palesemente ovvio, ma sotto sotto non c'era altro che mi aveva infastidito.


    Seán Hardice - III - 80 18 - Scheda - Diario - inizio estate
     
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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (III)

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    Rotea gli occhi verso l’alto a quell’affermazione spaccona. Che gli nasconda un po’ quel che gli pare, non sono sicuramente problemi che lo riguardano. Finché non deve gestirne le conseguenze in prima persona, questo è ovvio. Lascia cadere l’argomento, conscio che l’altro abbia ormai preso la sua direzione sul tema e finirebbero per rigirare sempre attorno allo stesso punto, e si concentra invece sulla proposta di una soluzione affinché gente estranea se ne stiano ben lontana dal loro nido. Pensa a modi più o meno creativi per evitare invasioni di campo indesiderate, concentrandosi appunto sulla messa in atto di protezioni che impediscano l’accesso, invece ciò che viene partorito dal collega gli fa cadere l’intero palco di congetture. Sta scherzando, vero? L’occhiata in tralice che gli indirizza dovrebbe dare una vaga idea di ciò che vorrebbe rispondergli. Ora più che con un nonnetto gli pare di avere a che fare con un bambino di sei anni. Però se questo è il massimo che gli riesce di pensare, non vuole giudicarlo eccessivamente, girandosi a sua volta dal lato opposto così da distogliere lo sguardo mentre gli dà il contentino. [Questo non impedirà loro di entrare…] ribatte, provando a illustrargli i limiti della strategia. Però poi [Dobbiamo studiare un meccanismo per disinnescarlo, altrimenti ci laviamo anche noi] aggiunge, assecondandolo. Non pretende di avere la ragione in tasca, non lo ha mai pensato, e specialmente in questo momento metterebbe in discussione anche le proprie capacità intellettive. Inoltre non si sa mai che l’altro abbia davvero doti che non gli ha mai riconosciuto, chissà quali segreti si celano dentro a quella scatola cranica. E se fosse un idiota? Anche in quel caso, discutere non porterebbe a nulla. [A meno che non ci si ricordi tutte le volte di immobilizzare il secchio, ma lo troverei un po’ scomodo. E non mi piace bagnarmi i vestiti] conclude. Non c’era assolutamente bisogno di specificarlo, ma lo fa lo stesso. Deve essere lapalissiano che non vuole avere niente a che fare con una doccia fredda e improvvisa ogniqualvolta rientri nei propri appartamenti. Sarà poi il clima di cooperazione reciproca che si è venuto a creare in seguito a questi ragionamenti, ma gli scambi che seguono gli danno la spinta necessaria a riprendere in mano le vecchie abitudini, almeno per quel riguarda il vestiario. Quindi incapace di infilarselo come un comune mortale, precipita a mo’ di stoccafisso sul terreno, da bravo disabile emotivo. [Spiacente, rimango qui] torna a premere sul discorso precedente, quello che li vedeva insofferenti alla presenza dell’altro. Non c’è bisogno dell’Infermeria, e pure fosse, è logico che ci andrebbe da solo. Cosa vuole questo tipo. Tch, solo perché stasera è disposto a scambiare due chiacchiere non significa che gli serva una balia. Comunque gli fa piacere averlo come alleato, è riservato abbastanza da non intromettersi se non richiesto, sta al suo posto e non lo ha mai infastidito eccessivamente. A parte per la discarica di cianfrusaglie cui ha ridotto il suo lato di stanza, ma finché non evade il proprio territorio che faccia un po’ come accidenti gli pare. A modo suo è un tipo ok. Certo se evitasse di uscirsene con osservazioni del tutto fuori luogo, lo apprezzerebbe anche di più. [Non sto piangendo] adesso. Ma come si permette di insinuare simili castronerie. Lui non piange mai! Capito? Mai. Non è proprio capace. … [Sto metabolizzando] si dice così, fra i giovani di oggi (?). Eppure non è del tutto sbagliato. D’accordo, magari sarebbe stato più dignitoso evitare completamente di infognarsi in sentimenti complessi e non farsi toccare dalle circostanze, ma purtroppo Loki non è privo di imperfezioni (ma va?), specialmente a livello psicologico, sicché ora non gli resta che fare i conti con i propri sbagli. Anche se non sa bene come farlo. Di sicuro vorrebbe smettere di arrovellarsi sull’argomento, invece Sean pare intenzionato ad andare un po’ più a fondo. Davvero è necessario continuare? Avrebbe creduto che la confessione di essere stato un idiota fosse sufficiente a chiudere il discorso. Infatti sulle prime se ne sta zitto a fissare le travi di sostegno sopra di lui, assorto. Anche perché la domanda che gli viene rivolta lo confonde non poco. Non è sicuro di nulla. Se dovesse scegliere fra due opzioni distinte, forse propenderebbe per il piacergli. Almeno un po’. Circa? [E’ complicato…] è quanto di più sincero possa rispondere, seppure si renda conto che la propria voce si sia alzata di un tono. Non può dire di esserne sorpreso, a giudicare dal nodo che sta tornando a formarglisi alla gola, ma ignora la cosa e prosegue. Se il sig. Hardice è il galantuomo che sostiene di essere, potrebbe dargli qualche dritta per schiarirsi le idee. Scopriamolo. [Lui] fa fatica ad articolare questo pronome, e deve sforzarsi di non cedere all’istinto di girarsi a guardare le reazioni del compagno, [ha detto il contrario] . Fa una pausa, dovendo deglutire il boccone amaro, incerto se andare avanti nell’illustrazione della dinamica oppure no. Al diavolo tutto. [Probabilmente voleva solo divertirsi un po’] esternare questa inconfutabile verità fa più male del dovuto. Evidente che per lui non valesse lo stesso principio. Dunque torna a spostare il fulcro della conversazione sulla propensione vicendevole ad aiutarsi. Sta cominciando a fidarsi del collega abbastanza da raccontare fatti estremamente personali come una stupidissima cotta per la persona sbagliata, il minimo che può fare è ricambiare il favore offrendo la sua disponibilità ad ascoltarlo a sua volta. Ma poi si trova in difficoltà nell’incassarne il riscontro, e allora è il suo turno per grugnire un [Mh] atonale che dovrebbe suonare come un “prego”. Sistema meglio i lembi della camicia, stirandoli poi con le mani prima di azzardarsi a reclinare il capo verso la postazione di Sean. Gli occhi finiscono per venire attirati da qualcosa sotto al suo letto, su cui indugia per diversi secondi. [Tornerai a casa per l’estate?]
     
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  12. seán
     
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    Per quanto l'argomento trappole fosse interessante, al momento non ero abbastanza sveglio da pensare a qualcosa di geniale. Mi trovavo in quella fase mista pre sonno, in cui ero troppo stanco per pensare lucidamente, ma anche troppo sveglio per evitare di farlo comunque. Vabbè, ci pensiamo, non c'è tutta questa urgenza di tenere la gente fuori. Alla fine, mica c'era la fila fuori dalla stanza. Tra l'altro non avevo nemmeno davvero niente da nascondere, lì dentro. Non mi verognavo del mio caos e disordine, ed i galeoni li tenevo alla Gringott. A me comunque sembrava che stesse piangendo, ma chi ero io per negare che stesse anche metabolizzando? Non infierii sulla questione, limitandomi ad inarcare le sopracciglia mentre l'altro cercava di spiegarsi a modo suo, tirando fuori un pezzo alla volta. Con mia sorpresa iniziò ad aprirsi davvero con me, e lo ascoltai, in silenzio. Non mi soffermai nemmeno troppo a pensare che l'altra persona si trattasse di un "lui", diciamo che lo avevo già mezzo intuito e che la questione, chiaramente, non mi faceva nessun effetto particolare. Considerai anche che forse per Loki non era così, e che magari stava venendo a patti con la propria sessualità un po' alla volta. Doveva essere davvero complicato, qualcosa che io non potevo capire, perchè non avevo mai attraversato una fase simile. Ti ha detto il contrario nel senso che ti ha detto che gli piaci? Non mi era chiaro il quadro ma una cosa era sicura. Le persone ambigue sono sempre fonte di preoccupazioni e dolori: lasciale da parte. Non glielo permettere. Il problema erano le persone in generale, sempre e comunque, che fossero ambigue o meno. Mi sentivo arrabbiato da parte sua. Non so perchè diamo tanto potere al prossimo, non dovremmo proprio. Seguì qualche attimo di silenzio, istanti in cui credetti davvero di scivolare nel sonno, salvo poi quella domanda a bruciapelo sul tornare a casa. Riaprii gli occhi, stringendomi meglio nelle lenzuola, e sospirando. Sì. Casa, se così si poteva definire. Da quando mia madre non c'era più, casa non era più casa, inutile fingere che fosse così. Nella mia bella...casa a Cork, troppo grande e troppo vuota. Tu invece torni?


    Seán Hardice - III - 80 18 - Scheda - Diario - inizio estate
     
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    D’accordo, penseranno in un’occasione più propizia a come mantenere l’adeguata riservatezza della loro stanza. Il mugolio con cui mette fine al discorso dovrebbe bastare come segnale d’intesa. Al momento in effetti fra la sonnolenza e l’intorpidimento dei neuroni per quanto accaduto alla festa ci sono altre priorità, almeno nella zucca del minore, ancora non venuto a patti con i propri sentimenti confusi. Infondo aprirsi con il concasato potrebbe mostrargli la strada per una digestione più rapida dei malumori, perciò comincia a spiegarsi con cautela e qualche frase spicciola utile solo ad un’infarinatura generale. E come c’era da aspettarsi, a Sean quelle poche informazioni non sono sufficienti. Allora all’altro non resta che prendere un bel respiro e dare la versione lunga degli eventi, trafficando con i bottoni della camicia. [Sì, mi ha chiesto lui di vederci e mi ha detto che era per passare del tempo insieme e che gli piacevo. Per qualche motivo] ok, quest’ultima parte ce la sta aggiungendo lui. Non si è mai spiegato cosa ci avesse trovato di interessante nel suo essere un animale solitario e diffidente. Se lo chiede anche adesso, finendo per scuotere la testa. Meglio non scervellarcisi troppo. [Però l’ho appena visto visitare la gola di una nostra compagna con la lingua, perciò…] ironicamente la sua stessa frase gli ricorda che [sai, vuole diventare dottore] . Lo sbuffo di una risata amara interrompe la confessione. Divertente, a modo suo. Eppure ora oltre a sentirsi stupido torna anche ad avere il nervoso. Preme le piante dei piedi sul pavimento, in posizione attiva, così da spingersi seduto nuovamente. Nonostante sia stanco morto non riesce proprio a stare fermo per più di pochi istanti, ricominciando a spostarsi come un’anima in pena verso l’ingresso. Ne guarda gli stipiti, così, per fare mente locale sul possibile dispositivo da collocarci. [Hai ragione, ho intenzione di lasciarlo andare] sulle persone ambigue hanno lo stesso parere. Tenersene alla larga è il consiglio migliore che potesse dargli, per quanto magari all’apparenza scontato. Simpatico questo Sean, sta guadagnando sempre più punti mano a mano che gli sta dando l’occasione di conoscersi. Può forse anche percepire una nota di fastidio nella voce di lui, condivisa anch’essa, sebbene sia più irritato dall’essersi lasciato abbindolare da due begli occhioni a mandorla, piuttosto che dal comportamento opinabile dell’orientale. D’altro canto, non hanno mai avuto l’occasione di confrontarsi sul tipo di relazione intessuto, perciò non può recriminargli chissà che. La loro “storia”, o qualsiasi cosa fosse, è finita con la stessa velocità con cui era cominciata. Dirlo al proprio cuore impazzito, però, è tutto un altro paio di maniche. La ferita che sanguina nel petto fatica a rimarginarsi, e la vaga sensazione dell’essere stato anche un po’ preso in giro rimane comunque una costante. Fottuto cinese, poteva almeno evitare di fargli apprezzamenti poco prima di limonarsi un’altra. Allora… la cerniera della porta è interna, si apre da questo lato, va tenuto in considerazione per il marchingegno della trappola. Le dita della mancina accarezzano debolmente il ferro battuto, aiutandolo a concentrarsi su di esso e non sulle proprie parole. Deve sforzarsi di mantenere il pensiero altrove, e a proposito di questo, le vacanze sono alle porte, è questione di una manciata di giorni. Andranno via tutti, probabilmente anche Sean. Glielo chiede. Sarebbe un’ottima scusa per punzecchiarlo sul fatto di potersela godere in sua assenza, ma la risposta affermativa porta gli strascichi di un ragionamento che il ragazzetto non riesce a comprendere e che gli fa passare tutte le fantasie. [Non ne sembri molto felice] constata invece serio, rivolgendogli finalmente gli occhi chiari e attenti. [Vuota?] è la parola che lo colpisce di più e gli viene spontaneo ripeterla interrogativo. Il timore di star oltrepassando un varco da tenere chiuso lo rende incerto. Anche il modo in cui ha pronunciato “casa” è strano e gli ha fatto sbattere le ciglia in seguito alla contrazione del viso in un’espressione perplessa. Distoglie lo sguardo, e i passi che stava per compiere verso di lui cambiano direzione, così da non invadere eccessivamente la privacy altrui, mentre l’ansia sale al pensiero che gli sia morto qualcuno o che lo abbiano abbandonato. Gli arriva sottoforma di scossa lungo la colonna vertebrale solo dopo che ha ormai lasciato lo spazio alla curiosità. Si pente sinceramente di averlo fatto, sta indagando su un terreno accidentato e che non gli dovrebbe competere. Cazzo. [No, non ho un posto a cui “tornare”] ribatte brevemente a bassa voce. Le virgolette sono parte della frase, venendo disegnate a mezz’aria con indice e medio di ambe le mani, che poi vanno a cercare altro da importunare, come il coltellino a serramanico lasciato sui pantaloni indossati al ballo.


    Edited by Justapoint - 29/6/2022, 16:44
     
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  14. seán
     
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    Che cosa triste le crisi d'amore adolescenziali. In qualche modo mi sentivo totalmente estraneo alla faccenda, distaccato il giusto dal prossimo da credere di essere esonerato da tali dispiaceri. Eppure, sapevo, era solo questione di tempo prima che anche io venissi scottato, fottuto com'era stato fottuto il mio compagno di stanza. Temporeggiavo e cercavo di rimandare il più possibile la cosa, finora ci ero riuscito piuttosto bene ma non potevo certo sapere cosa mi avrebbe riservato il destino. Non ero così stupido da credere di essere totalmente immune al fascino altrui, e presto o tardi sarei dovuto venire a patti con questa faccenda esattamente come qualsiasi essere umano standard. Ascoltando le sue parole non ci tenni affatto a proseguire consolandolo e alimentando un'illusione. Insomma voleva solo scopare. Conclusi, diretto. Mentre tu...Brutta cosa, quando le volontà e gli obbiettivi di due individui non erano comuni. Per correttezza, metti sempre in chiaro le cose prima. Non volevo giudicarlo, nè intendere che ne sapessi qualcosa più di lui, ma forse avevo qualche esperienza in più, o così credevo. Volevo continuare dicendo che, quando possibile, sarebbe stato saggio mettere da parte i sentimenti. Ma io stesso non avevo mai compreso come si facesse ad evitare di essere coinvolti in determinate situazioni, essendo più sentimentale di ciò che avrei voluto. Ecco perchè, in definitiva, la maggior parte delle volte mi davo all'onanismo astinenza. Ma non è colpa tua. Siamo esseri umani, insomma, falliamo. E come avrebbe detto Alfred Jordan "Sai perchè cadiamo, Seán? Per imparare a rimetterci in piedi" ma non lo avrei detto a Loki, ero sicuro che se lo avessi fatto avrebbe provato a defenestrarmi. Comunque ho capito di chi stai parlando, Se due più due dava quattro, avevo assistito anche io a quella visita dall'otorino. è stata una scena...divertente, anche se poi non si era arrivati alla rissa, peccato. Mi trattenni dal ridere, alla sua battuta sul voler diventare dottore. Bene. Conclusi, al suo volerlo lasciar andare. E poi Hogwarts è pieno di imbecilli, ne troverai un altro. Il mio baule era abbandonato sotto il letto, in attesa di essere trasportato fuori da Hogwarts per un'estate emozionante all'insegna del vuoto cosmico. Non amavo particolarmente la compagnia, ma era anche vero che mi piaceva trovarmi in mezzo ad un contorno di persone da osservare - senza parlarci, avrei voluto essere un fantasma. Sì, in famiglia siamo solo io e mio padre e lui sta sempre a lavoro quindi...E se la mia situazione a tratti era triste, quella di Loki era sicuramente peggiore. Mi rigirai tra le lenzuola, voltandomi verso di lui. L'espressione persa nel buio della stanza, lo vedevo a malapena. Nel senso che non hai una casa? Forse il mio tono di voce era un po' troppo sorpreso per essere un diciottenne consapevole. Sapevo che esistessero situazioni familiari disagiate e certamente peggiori della mia, eppure nonostante questo riuscivo ancora a stupirmi, come se avessi vissuto anni in una bolla di lusso e ricchezza, e non fossi abituato a sentire determinate storie. Mi scioccavano, ma riuscivo a dissimulare bene la cosa. Perchè? Osai chiedere, forse osando troppo. Se ... vuoi dirlo...


    Seán Hardice - III - 80 18 - Scheda - Diario - inizio estate
     
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    “Insomma voleva solo scopare”. Se glielo avesse detto piantandogli un picchetto sul petto gli avrebbe fatto meno male, eppure è consapevole che si tratti della pura e semplice verità. Un dato di fatto empirico che ha constatato anche da solo poco prima, ma che uscito dalla bocca di qualcun altro, senza girarci attorno, fa l’effetto di una doccia ghiacciata. [Sì…] gracchia infatti a conferma di quelle parole con la voce strozzata. Deve proprio alzarsi da quella posizione. La trova insopportabile tutto d’un tratto, e la cosa lo sta rendendo estremamente irritato. “Mentre tu”… già, lui. Lui cosa voleva, di preciso? Si è trovato a gestire dei sentimenti che non sapeva di possedere, a mettere in discussione la propria stessa identità, e infine a crollare sotto il peso di una mole di aspettative che ha scoperto di avere solo nel momento in cui sono andate in fumo. [Non ho capito un cazzo] ecco sì, lui non ha proprio capito nulla di quanto è successo. E’ stato tutto troppo veloce, ma si è sentito travolto da quel treno in corsa e non ha voluto opporvi resistenza. Perché gli piaceva. Diamine se gli piaceva. Gli piaceva ogni singolo gesto, ogni istante passato con lui, quello sguardo magnetico sul suo. Ma ormai è solo una catena di ricordi. Che se da un lato gli squarcia l’anima, dall’altro lo ha fatto almeno per un po’ sentire parte di qualcosa. Annuisce alla massima di vita secondo cui sarebbe meglio mettere sempre le cose in chiaro prima di iniziare alcunché, producendo anche un suono breve di intesa, ma sta ancora rimuginando su quanto avrebbe potuto essere più comprensibile in una situazione di cui lui stesso non riusciva a delineare i contorni. Certo è che, allo stato attuale delle cose, è diventato lapalissiano che per lui non si trattasse di una banale scopata. [Mhr…] non è molto contento che Sean abbia capito di chi si sta parlando. Non per la scoperta in sé e per sé, quanto perché a quanto pare quella scenetta rivoltante l’hanno notata quasi tutti. [Sa come attirare l'attenzione] commenta neutro, nascondendo il fastidio mentre si alza. [Sì, beh, non ho intenzione di andarmi a cercare imbecilli di sorta. Spero anzi di tenermi alla larga da certe cose inutili da ora in poi] se lo vorrebbe promettere, ma vista com’è andata la prima volta non può dirsi sicuro di poter passare il resto della propria esistenza immune dai legami sentimentali. Se non altro ci proverà, questo è certo. Frattanto si è portato davanti all’uscio, è tornato sui suoi passi, ci ha ripensato, ed è tornato verso il letto per recuperare il suo coltellino. Un pellegrinaggio breve e intenso atto a scaricare i nervi, ma specialmente a non dover subire il ciclone di pensieri che gli sta vorticando nel cervello, radendo al suolo ogni caposaldo della sua struttura mentale. Trova che sia una buona idea cambiare argomento. Ha notato il baule dell’altro quando era ancora spiaggiato sul pavimento il che gli ha fornito un ottimo spunto di riflessione da condividere con il collega. Peccato che il tasto “rientro a casa” si sia rivelato un altro buco nell’acqua. La risposta di Sean è diversa da quel che si sarebbe immaginato, e gli fa scappare un sospiro forse un po’ troppo sommesso per non essere udibile. E’ amareggiato per l’altro, sebbene non gli sia ben chiara la dinamica. Infondo, non è un solitario cronico come lui? Dovrebbe apprezzare di avere uno spazio tutto per sé almeno durante le vacanze. C’è qualcosa che manca da quel resoconto, ma non è sicuro di volerglielo chiedere direttamente. Ha tuttora quel vago sospetto della perdita di qualcuno a cui teneva, che a questo punto potrebbe quasi azzardarsi a ipotizzare essere la madre. [Mi dispiace…] gli esce spontaneo dalle labbra. Il tono è funereo. Sa bene cosa significa sentirsi privati della presenza di chi si ama, specialmente se questo qualcuno fa parte di quella ristrettissima cerchia di persone definibili “famiglia”. Chissà. [E’ un tipo a posto, almeno? Ci vai d’accordo?] domanda piuttosto, mantenendosi sulla linea di quel che gli sembra consentito. Eppure ci sta ancora pensando su. Non ha proprio digerito la confidenza altrui. Quell’alone di malinconia che gli sta tuttora attorno. Quindi… [Potremmo… andare a berci qualcosa.] non sa nemmeno lui come gli sia balenata questa pessima idea. Tantomeno sa come gli sia sfuggito di dirlo così apertamente. Richiude la bocca, però è già tardi. E va beh. La proposta potrebbe valere come un tentativo di ricambiare il favore di averlo ascoltato fino a quel momento. Il coltellino scatta nella sua mano, e viene richiuso con le dita per venir fatto scattare un’altra volta. [In ogni caso sai dove trovarmi] perché [No] , una casa non ce l’ha. Sorride apertamente alle premure di Sean, rivolgendogli anche il viso, per niente spaventato dal mostrargli quel rarissimo moto di bonaria inclinazione. [Perché mia madre è morta. L’hanno ammazzata. Da allora ho un secondino che ne fa le veci, ma per fortuna non ci vediamo mai] snocciola tranquillamente, fra un’alzata di spalle e l’ennesimo scatto del serramanico. [E’ solo il suo lavoro, assicurarsi che non me ne vada in giro a fare stronzate troppo grosse da pesare sulla sua reputazione. E io non ho intenzione di averlo attaccato al culo, perciò… per ora è una storia a lieto fine] conclude, indifferente. Anestetizzato. Non prova nulla nei confronti delle proprie esperienze precedenti l’ingresso a scuola, a parte qualche caso particolare che non sente il bisogno di tirare in ballo quando si trova a fare l’excursus della sua esistenza.
     
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