Let's make a deal

Aula studio - with Skylee

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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (III)

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    Se ne sta chino su un banco della saletta studio, con una guancia incollata al libro di testo che si suppone dovrebbe studiare, e invece ha finito per fargli da cuscino. Però non sta dormendo, affatto. Gli occhi sono aperti e seguono l’andamento frenetico dei pensieri che lo riportano inesorabilmente sempre allo stesso rovinoso punto di partenza. E’ l’ora di cena e lui non ha la minima intenzione di presentarsi in Sala Grande. Non ha fame, neanche un po’, anzi il peso che ha sullo stomaco rischierebbe di accartocciargli le budella prima ancora di avvicinare il cibo alle labbra, perciò ha deciso che fosse il momento migliore per sgattaiolare in quella stanza solitamente frequentata da coloro che non amano l’ambiente animato della Biblioteca e di cui ora è l’unico avventore. Meglio così. Non ha proprio voglia di vedere anima viva, gli basta la sua di presenza, e già quella gli viene indigesta. Un bel problema, perché non gli sembra esista un modo per fuggire da sé stessi. La piuma che tiene nella mano destra viene rigirata fra le dita, in un disperato tentativo di distrarsi, che ovviamente non gli riesce nemmeno un po’. Lascia allora cadere anche quella, e prova a tirarsi su a sufficienza per poter quantomeno dare una sfogliata a quel tomo che ha davanti. Invece non fa nemmeno in tempo a inquadrare il titolo di quel capitolo di Astronomia, che subito la sua mente gli ripropone nitida l’immagine di due maledettissimi occhi a mandorla che lo gettano nella confusione più completa, accompagnata ad un brivido lungo la colonna vertebrale e un principio di tachicardia. Merda. Ha un aspetto emaciato, le occhiaie onnipresenti da qualche giorno appaiono ancora più scure, l’incarnato è cinereo più del solito e l’espressione spenta presenta segni inconfutabili di stress accumulato (in totale contrasto con la divisa scolastica che è comunque sempre terribilmente precisa e ordinata). E inoltre è stanco. Stanco morto. L’insonnia se lo sta mangiando vivo. Già prima non è che fosse messo bene sotto in termini di riposo, ora è anche peggio. Cosa cazzo gli sta succedendo? Deve calmarsi. Potrebbe essersi semplicemente lasciato coinvolgere dal gioco di cui il Corvonero ha voluto tessere le fila fin dall’inizio. La mancina massaggia le costole nervosamente fino a fermarsi un po’ più su, verso lo sterno, dove dovrebbe essere ancora presente la traccia visibile di quell’incontro ravvicinato. Però… la giustificazione reggerebbe solo se fosse sprovvisto di amor proprio. No. Ha accettato deliberatamente di parteciparvi. Lo ha voluto lui. Merda! Questa lampadina che gli si accende del cervello, gli scalda anche le guance, ma porta con sé l’effetto collaterale di fargli salire la bile (in senso figurativo, se no portatelo in Infermeria!) dal fegato alla gola. E allora si sente pervadere da un inspiegabile eccesso d’ira che sfoga istantaneamente, senza riflettere, agguantando il volume di Astronomia con ambe le mani per poi scaraventarlo all’altro lato della stanza con tutte le forze che ha. [Fanculo!] La frustrazione è tale che il gesto viene compiuto scattando direttamente in piedi, per poi, non pago, tirare un calcio alla gamba del tavolo su cui stava riverso poco prima. Incazzato nero. Adesso ha pure il fiatone, o forse è solo il panico che lo divora ad aumentargli la respirazione. E magari s’è tipo rotto un piede, ma il dolore, chissà perché, sta sul petto e non nel punto dell’impatto.
     
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    Quel fastidioso scombussolio all'altezza dello stomaco sembrava proprio non volersene andare. Era passato ormai più di un mese dal ritorno dalla Bulgaria, ma invece che migliorare, giorno dopo giorno sembrava come degenerare sempre più. Ero giunta a uno stress mentale tale da farmi scoppiare un'emicrania fortissima, ogni qual volta tentassi di mettere assieme le idee per giungere a una conclusione decisiva. Risultato? Avevo ricominciato ad impegnare le mie giornate in una maniera tale da non concedermi un attimo di tregua per pensare. Per lo meno infiltrarsi nel comitato per organizzare il ballo scolastico di fine anno non era stato per niente male ed ero contenta di averlo fatto, perché ciò aveva impedito ai professori incaricati di organizzare l'evento, di scegliere come tema: "Notte fatata". Non che fosse un brutto tema, certo, ma immaginarmi i maschietti della scuola in calzamaglia per impersonare il folletto della situazione, mi sembrava piuttosto impossibile. La festa sarebbe stata popolata unicamente da fanciulle, salvo qualche eccezione e ciò non era tollerabile. Era ormai da tempo che fra le mura del castello non veniva organizzato un simile evento e ciò mi elettrizzava. Adoravo le feste, gli eventi particolari e tutto ciò che prevedeva un organizzazione maniacale per rendere a tutti la serata il più piacevole possibile. Gli unici eventi che avevo sempre odiato, per ovvi motivi, erano quelli organizzati dai Métis, che per quanto perfetti e sfarzosi fossero, avevano un grosso difetto. Partecipavano pure loro. E ciò significava annullare me stessa a favore dell'alterego costruito per loro, un alterego pacato, educato e sottomesso al loro volere, in buona sostanza l'opposto di com'ero di solito. Una tortura insomma. Per non parlare poi di quei detestabili abiti a meringa dentro i quali mi costringevano a entrare, o le pettinature scomode e complesse con le quali facevano intrecciare i miei capelli. Odiavo essere la loro bambolina di pezza e ciò che era peggio era che sapevo bene quanto continuare a fingere di esserlo, fosse fondamentale per la riuscita della mia vendetta, quindi insomma, non avevo via di fuga. L'unica valvola di sfogo a me concessa era il godermi appieno i momenti lontano da loro, che solitamente si concentravano tutti fra le mura di Hogwarts e diamine se lo facevo. Era bellissimo poter essere se stessi, almeno in parte, visto che per via della spilla che portavo appuntata al petto, dovevo in ogni caso mantenere un comportamento dignitoso, ma ciò tutto sommato mi bastava.
    Avevo appena terminato una riunione del comitato di organizzazione durata un po' troppo, quando passando davani a un aula poco distante intravvidi una scena strana. Mi soffermai sullo stipite della porta per capire chi fosse il ragazzo di spalle che aveva appena scagliato un libro contro al muro e quando lo identificai come Loki, un Serpeverde del terzo anno con il quale era nata una sorta di strana amicizia basata sui silenzi e la sopportazione reciproca, non potei trattenermi dal tormentarlo un po'. «Che ti ha fatto di male quel povero libro? Mh?» Domandai con tono sarcastico mentre, grazie alla decina di centimetri in più che possedevo rispetto a lui, gli andavo a circondare il collo con entrambe le braccia senza troppa fatica. Lui odiava il contatto fisico, ormai era più che appurato e quando il suo spazio personale veniva invaso, cominciava insistentemente a sistemarsi i vestiti o a massaggiarsi i polsi, e quale modo migliore di punirlo per ciò che aveva appena fatto a quel povero libro, se non proprio quello di imporgli quel contatto fisico per nulla richiesto? «Cosa ti tormenta mio caro complottista?» Domandai cosciente del fatto che con ogni probabilità, avrebbe eluso la mia domanda. Era sempre così fra noi, andavamo d'accordo, potevamo passare un po' di tempo assieme, ma di norma i problemi personali che affliggevani le nostre menti, rimanevano sempre relegati in esse, ma ciò non mi impediva, di tanto in tanto, di indagare come mia abitudine sul perché certi giorni sembrava essere più cupo del solito. Glielo si leggeva in faccia quando qualcosa non andava e per quanto il suo volto fosse tipicamente imbronciato, quando ciò accadeva diveniva leggermente più abbattuto ed era come se le rotelline che giravano all'interno della sua mente, diventassero improvvisamente visibili. Era quasi ipnotico osservare le diverse emozioni che gli modificavano i lineamenti mentre pensava silenziosamente in solitaria e spesso mi domandavo se pure sul mio volto, fosse tanto seplice leggere le diverse sfumature delle mie espressioni.
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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (III)

    Dunque stiamo calmi, si diceva. Cerca di diminuire l’affanno, recuperando il controllo perduto attraverso l’imposizione di un ritmo regolare dell’inspirazione/espirazione, mentre va a sistemare il nodo della cravatta al centro del collo. Perché il movimento scomposto di poco prima lo ha chiaramente spostato verso destra. Quindi lo piazza ben allineato con i bottoni della camicia, tirando su il mento alla riconquista della propria dignità, per poi passare le dita della mancina sotto il colletto. Dunque allunga le braccia lentamente, così da ripristinare anche la posizione dei polsini che comunque poi riassetta manualmente, maniacale, passando così in rassegna tutto il suo repertorio di tic ai limiti della sanità mentale. Che gli manca, attualmente. Cioè, no no, abbiamo detto che è tranquillo. Completamente. Un perfetto gentiluomo. Proprio come Skylee lo vuole, dritto, impettito e pieno di movimenti compulsivi dovuti allo stress. [C’era una zanzara] ribatte secco accorgendosi della presenza della Corvonero solo quando gli è ormai a un passo di distanza. E infatti l’intenzione sarebbe quella di puntarle addosso le iridi affilate come rasoi a mo’ di ingiunzione a non richiedere ulteriori dettagli sulla faccenda, ma quella gli si appoggia contro venendo meno a tutti i limiti imposti durante la loro conoscenza. Lo sclero mentale è d’obbligo e neanche a dirlo, la prima reazione sarebbe quella di flettere le ginocchia e sgusciare via da quell’abbraccio, o meglio ancora di scioglierlo con la mera forza per poi sbraitare come un cane rabbioso. E invece… contro ogni aspettativa decide di prestarsi al contatto. Appoggia le spalle sul petto di lei, allora, mentre osserva le sue braccia intrecciarsi davanti a sé con attenzione particolare alle mani. Sa perfettamente che questo atteggiamento remissivo sarà motivo di interesse da parte della Prefetta, ma trova inspiegabilmente comoda una simile offerta di conforto. E poi non si tratta solo di questo, al contrario, c’è uno scopo ben preciso. Si sta concentrando, meditabondo, sui propri moti interiori, in un check completo e meticoloso di ogni piccola variazione sul tema. Il cuore in subbuglio non subisce mutamenti di sorta, la bocca dello stomaco, per quanto tesa, non dà segni di ulteriori rigidità; non sente caldo, però non ha nemmeno freddo. Le orecchie hanno una temperatura più elevata, però, e immagina di avere le punte arrossate ma il resto del viso è abbastanza sicuro sia del suo colore naturale. Il seno che preme sulle scapole gli regala una piacevole sensazione, eppure non è affatto come quella volta al Lago. Adesso è tutto diverso, e gli è chiaro che qualsiasi giustificazione suonerebbe artificiale. China la testa in avanti. Basta così. Schiocca la lingua sul palato. [Devi fare pressione col gomito ai lati del collo se vuoi strangolarmi, Stalker] boh, magari le viene utile come suggerimento. A questo punto che faccia pure, non ha intenzione di porre resistenza. La mano destra si alza lentamente per raggiungere quella di lei, sfiorandone appena la pelle in una specie di carezza, se gli fosse concesso. Le sue sono ancora più delicate. [Non dovresti essere a cena?] domanda in replica a quella posta dall’altra, che naturalmente elude. In maniera evidentissima e senza nemmeno nasconderlo. Non ne vuole parlare, il messaggio è intenzionalmente chiaro. [Altrimenti potrei chiederti cosa ci fai qui] gioca a sua volta con il carattere introverso della collega. Insomma, se vuole proprio stargli addosso, letteralmente in questo caso, che si prepari a svelare anche le sue carte.
     
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    «Certo, una zanzara» Sibilai sarcastica al suo orecchio mentre lo obbligavo a stringersi a me per via della presa che avevo attorno al suo collo. Come se ci credessi a quella scusa nemmeno troppo elaborata. Se proprio avesse voluto darmela a bere avrebbe almeno potuto ideare qualcosa di più creativo, di una semplice zanzara, così offendeva quasi il mio intelletto.
    Attesi silenziosamente una giustificazione più credibile che non arrivò mai, mentre senza allentare la presa di un solo millimetro, continuavo a tenermelo stretto al petto, come a volerne studiare da vicino le reazioni. Sembrava essere inaspettatamente calmo, così calmo da farmi sollevare curiosa un sopracciglio. Di solito impazziva quando lo sfioravo anche solo con un dito per dargli noia e invece ora pareva impassibile, quasi già talmente spompato da un eccesso di manie compulsive, da non possedere la forza mentale di scatenarne altre. Non stava bene, era evidente, o per lo meno era ben più che chiaro che qualcosa gli stesse frullando in testa, tormentandolo. «Così?» Domandai allegramente mentre gli stringevo leggermente le braccia attorno al collo per fargli mancare il respiro per una manciata di secondi, prima di allentare nuovamente la presa senza però slegare del tutto il nodo delle mie braccia. Inaspettatamente percepii il tocco leggero dele dita di Loki sulla mia pelle e non potei fare a meno di arricciare le labbra per la sorpresa. Cosa stava a significare quel gesto tanto lontano dalla sua confort zone? Era forse una tacita e inespressa richiesta di conforto? Una richiesta di un qualcuno col quale potersi confrontare? O semplicemente una tattica attuata nella speranza che io per prima cercassi di venire meno a quel contatto per liberarsi di me? Allontanarmi non fu però ciò che feci e anzi, il mio mento andò a posarsi sulla sua spalla destra per osservarlo di sottecchi, mentre silenziosamente mediavo su ciò che quel contatto fra le nostre mani aveva scaturito in me. Nulla. Un grandissimo e gigantesco nulla che nascondeva in sé una verità così paurosa, da non poter venir presa nemmeno in considerazione. Se quello era per me unicamente il tocco disinteressato di un amico, quello che invece sembrava quando a farlo era Axel, era tutt'altro che simile. Tutt'altro che disinteressato e diamine, tutt'altro che capace di lasciarmi indifferente. «Che?» Domandai sovrappensiero tornando gradualmente alla realtà, mentre confusa tentavo di far mente locale per capire cosa mi avesse domandato il ragazzo a pochi centimetri da me. «Hum, no, non ho fame» Tentai di affermare nella speranza che fosse effettivamente quella la domanda a me posta, mentre, troppo assorta nei miei pensieri e troppo confusa riguardo al mio rapporto col Bulgaro, non ero stata in grado di coglierne appieno la natura. «Mi sono forse persa il momento in cui sei diventato un prefetto?» Chiesi nuovamente concentrata su di lui, in risposta alla sua minaccia di farmi il terzo grado. «Perché piuttosto non mi spieghi cosa ci facevi tu, qui?» Continuai avvicinando la mia mano alle sue guance per stringerle e schiacciarle leggermente fra le dita, mentre con decisione gli voltavo il capo per osservarlo da vicino negli occhi. Così col cazzo che le sue espressioni facciali sarebbero potute sfuggire al mio attento occhio vigile, in caso di menzogne. «O perché non mi spiegi invece chi era quell'enorme zanzara sul muro?..» Domandai con tono estremamente basso e gentile mentre gli stringevo ancora un pelo le guance fino a fargli piegare le labbra a mo' di pesce. Era raro che ci confidassimo apertamente fra noi e l'avrei capito se si fosse rifiutato ancora di rispondere alle mie domande, ma in caso contrario, se solo avesse avuto la necessità di sfogarsi o anche solo di confrontarsi, con me, volevo che sapesse che c'ero e che nonostante i nostri tipici silenzi, l'avrei ascoltato volentieri. In fondo era quello che facevano gli amici, no? E ormai in un qualche strano e tutto nostro modo, potevamo definirci tali.
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    Prefetta Corvonero | Scheda | Mailbox | Pensatoio
     
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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (III)

    dane-dehaan
    Sente il fiato venirgli meno per qualche attimo sotto la presa di Skylee, e la qual cosa quasi gli risulta catartica. Forse non gli dispiacerebbe nemmeno se andasse oltre, se lo stringesse ancora di più, facendogli perdere i sensi fino in fondo. Sarebbe tutto più facile. Certo però, poi i problemi gli si ripresenterebbero al risveglio, e allora pazienza se sente le braccia di lei allentarsi. Prende aria, riempiendo al massimo i polmoni per ritornare in possesso della propria respirazione prima di spiegarle i punti deboli della sua mossa. [Così può andare bene con me che sono fermo] le spiega pazientemente, come se ci tenesse per davvero a snocciolarle nozioni di combattimento. Probabile che sia prioritario proprio per non dover tornare su ben altri pensieri. [Sarebbe più efficace se usassi un braccio per bloccare il sangue come ti ho detto, mentre l’altro fa leva per stringere] perché poi sia così esperto di modi per far svenire la gente è meglio non chiederglielo. Ma comunque non è quello il punto, e lo sanno entrambi, dato che qui si passa piuttosto al monitoraggio delle proprie emozioni riguardo quell’abbraccio inaspettato. In più lei è distratta tanto quanto dimostra di esserlo il Serpeverde, perciò a perdersi sono in due. Non stessero pensando ad altre persone sarebbero pure teneri, visto che alla fine le cose finiscono sempre per farle insieme. Sono anche in due a non aver fame. [Già, nemmeno io] lascia ricadere la mano lungo il fianco, forse aspettandosi di venire liberato a sua volta, ma questo non avviene, non al momento. Al contrario, sente distintamente lo sguardo della ragazza addosso e questo gli mette più pressione di quanta non ne avesse sotto strangolamento. [Non mi sembra che serva un titolo per interessarsi a qualcuno] strana frase in bocca a Loki, e in effetti se ne rende conto da solo, inspirando più aria di quanto dovrebbe e trattenendola in gola per un attimo di troppo. Soprattutto l’idea di “interessarsi”, in generale, innesca una catena di immagini per associazione che rischia di metterlo fuori gioco per altri interminabili minuti. Meno male che Skylee ha la solita parlantina, o almeno è abbastanza in difficoltà a sua volta da permettersi di istigarlo ancora di più, riportandolo sul seminato. Per non parlare di quella mania di mettergli le mani addosso. C’è qualcosa che dobbiamo sapere, Skylee??? Gli viene girata la testa con tanto di bocca a culo di gallina, perché boh, lei sembra divertirsi con poco giocando con i suoi nervi oltre che con le poche parti morbide del suo corpo. E lui dal canto suo, almeno sulle prime, non fa assolutamente niente per impedirglielo, accigliandosi solo un po’, confuso da quel gesto fuori luogo e senza senso logico. Per quanto ne sappia lui. [Stavo studiando] su questo ha la risposta pronta, nemmeno deve mentire o trovare scuse, è perfettamente nella parte dello studente morigerato, perciò nulla da nascondere. Sì insomma, non sui motivi del suo trovarsi in un’aula studio, perlomeno. Giusto? Sbagliato. Perché è la domanda successiva a mandarlo nella più totale confusione. Gli salta un battito e le guance, sotto le dita della ragazza, si scaldano tanto da diventare vermiglie. Lo sguardo, inizialmente perplesso da quella mano, scatta preoccupato sulle iridi altrui, aprendosi fra la sorpresa e la paura di essere stato beccato. Che significa “chi era”? E’ una fottuta legilimens? Ha capito davvero? No, non è possibile, sta andando in iperventilazione per nulla. Deve smetterla di avere queste reazioni esagerate, non sono da lui, e poi sono estremamente fastidiose oltre che dispendiose delle sue preziose energie già messe a dura prova. Cazzo. Infastidito, adesso sì che cerca di sfuggirle, scattando con il capo dal lato opposto, e compiendo un passo in avanti con tutto il busto proteso a sfondare la presa della collega. Peccato che sia palese il suo essere stato punto sul vivo, toccando un tasto che lo ha fatto agire in totale contrasto con i modi accomodanti di poco prima. Torna a toccarsi il collo, incidendovi le unghie della mancina. [Era una fottuta zanzara] ribadisce il concetto, sentendo l’urgenza di placare quella schifosissima sensazione da topo in gabbia. Succede un po’ troppo spesso, ultimamente. [Dimmi piuttosto perché mi tormenti l’anima ogni volta. E perché non hai fame. E perché sei qui] ripropone allora tutti suoi interrogativi un po’ agitato senza neanche guardarla in faccia. Chissà che non sia così fortunato da scamparla e tirarne fuori un ragno dal buco al posto suo.
     
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    «Hey!! Guarda che so bene come strangolare qualcuno» Protestai con voce lievemente presuntuosa, mentre ascoltavo il ragazzo snocciolarmi piccole pillole sul come farlo in maniera più ottimale. Che affermazione bizzarra. Forse vantarsi di saper soffocare qualcuno con le braccia non era esattamente fra i cento argomenti più quotati da proporre durante una conversazione, ma visto che di questo avevamo ormai iniziato a parlare, tanto valeva precisare che qualche nozione di autodifesa, mi fosse già stata impartita dal mio vecchio. Seppure al tempo, il mio esile corpicino da bambina, ben poco poteva pretendere contro quello grosso e ben piazzato di mio padre, che nonostante ciò si prestava sempre a farmi da manichino umano con tanto di false richieste di pietà e lamenti vari. Se ci ripensavo ora mi veniva quasi da ridere, visto che al tempo ero davvero certa che tali comportamenti fossero reali, anche se ora, abbastanza grande per capirlo, non era difficile intuire che ciò non fosse fisicamente possibile, anche se nonostante tutto, quei piccoli e divertenti allenamenti e nozioni, avevano finito per rimanermi in testa, il che poteva dirsi una vittoria. Decisi però di non provare a Loki le mie parole, lo avevo già privato dell'aria nei suoi polmoni una volta e mi sarebbe sembrato poco carino rifarlo con una così breve distanza temporale, anche perché, visto come non aveva perso tempo a vendicarsi quel pomeriggio al lago, qualcosa mi diceva che lo stesso avrebbe fato in quel frangente, se solo gli avessi dato il la e io solo sapevo quanta poca voglia di farmi soffocare a mia volta avessi. «Aww ma che carino, il complottista si preoccupa per me» Replicai sarcastica alla sua risposta tanto inaspettata, per poi stringerlo appena fra le braccia in un chiaro ed evidente gesto amichevole, nulla di fraintendibile, non da me almeno, dato che nel ragazzo, complice la manciata di anni in meno che ci divideva, non ci vedevo altro che un amico, per quanto bizzarro fosse il nostro rapporto. Gli strinsi poi le labbra fra le dita e lo ascoltai giustificare la presenza in quella stanza con un semplice "stavo studiando" e chiaramente non soddisfatta di tale scusa tanto arida e scolorita, continuai a punzecchiarlo fino a quando non riuscii, ironia della sorte, visto che si parlava di zanzare, a pungerlo nel vivo. Il suo viso divenne improvvisamente paonazzo e le sue iridi color ghiaccio corsero alle mie con fare estremamente preoccupato e colpevole. Non mi ci volle molto a fare una semplice addizione quale il due più due e in pochi attimi mi ritrovai a sciogliere la presa sul suo collo mentre lui stesso si faceva in avanti per sfuggire al mio abbraccio inquisitorio, mentre estremamente scioccata da quanto appena intuito, cominciavo a saltellare sul posto con fare iperattivo. «O MIO DIO, O MIO DIOO!» Esclamai improvvisamente con fare stupito portandomi entrambe le mani alle labbra e fissando il mio sguardo bicolore nel suo, ancora preoccupato e ormai prossimo a lanciarmi un raggio laser dritto in fronte, pur di farmi tacere. «Tu ti sei preso una cotta per qualcuno. Vero?» Indietreggiai di qualche passo con fare ancora sorpreso, mentre mi piegavo leggermente sulle ginocchia fissandolo con occhi sbarrati. Non credevo possibile che il Serpeverde potesse arrossire tanto evidentemente per un nonnulla, il che rendeva automatico, andando per esclusione, che ciò per il quale fosse arrossito, fosse tutto fuorché una cosetta da nulla. «Non ero io la zanzara, vero?» Domandai poi improvvisamente confusa, realizzando che pure tale ipotesi potesse essere fattibile, anche se, visto il modo disinvolto con il quale si era lasciato avvolgere dalle mie braccia, dubitavo fossi realmente io la fortunata ad aver smosso nel Serpeverde, qualche tipo di sentimento romantico.
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    Prefetta Corvonero | Scheda | Mailbox | Pensatoio
     
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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (III)

    Preferisce non ribattere all’affermazione della ragazza sulla sua presunta conoscenza dell’arte dello strangolamento, tenendosi per sé le considerazioni su quanto una mata leao come si deve si svolga in maniera piuttosto differente da quanto messo in atto da lei. Considera che potrebbe averlo fatto di proposito, e tant’è, dato che in fin dei conti non è più nel suo interesse insistere su questo punto. L’argomento viene dunque lasciato cadere così com’è, e fortunatamente anche Skylee pare essere dello stesso avviso, non arrischiandosi in dimostrazioni aggiuntive delle proprie capacità. Così si ritrova invece stretto in un abbraccio, affettuoso per giunta, che lui si vive come prova del nove per testare il proprio uragano interiore. Apprezza sinceramente, sciogliendo per qualche momento le spalle e acquistando maggiore sicurezza riguardo a questi piccoli gesti di una nuova quotidianità che oramai sta imparando a ricevere senza scadere nel dramma. Comincia ad aprirsi un po’ di più, non solo avvicinandosi mentalmente alle persone che lo circondano ma anche, come in questo caso, fisicamente, assecondando le emozioni degli altri. Per le proprie ci sta ancora lavorando, e infatti manca poco al momento in cui manderà a rotoli tutti i progressi fatti finora. [Pfff] sospira fra le labbra, scorbutico. [Per chi mi hai preso…] certo che si preoccupa per i suoi amici, è normale, e lo fa senza il bisogno di esternarlo a voce. Perché si imbarazzerebbe, ma questo è meglio tacerlo, così come tutto ciò che riguarda i propri sentimenti. Infatti gli basta solo quello sguardo inquisitorio per fargli scatenare una reazione immediata che lo stacca dalla morsa e gli dà modo di nascondere il viso, mostrandole invece la schiena per quei pochi istanti che precedono le esclamazioni sragionate di lei. Si gira ad osservarla un po’ scioccato a sua volta da quel comportamento. Che diavolo ha da urlare? Gli sta facendo salire l’ansia. I motivi lasciamoli ai posteri, ma vorrebbe tapparle la bocca se questo non significasse tornarle di fronte, cosa di cui non ha la minima intenzione. Quindi si chiude in sé stesso, a testa china e con le braccia incrociate però con la mano destra che va a serrare le proprie, di labbra. Almeno fintanto che non si sposta quel poco che serve a mordicchiarsi le pellicine attorno all’unghia del pollice, in attesa che l’altra la smetta di frastornarlo con le sue grida. [Che cazzo gridi? Mi urti i ner…] la frase si ferma, così come ogni suo muscolo. Il volto già colorito diviene scarlatto, mentre lui si freeza sul posto facendo seguire attimi di puro terrore silenzioso. [Chiudi quella stramaledetta bocca!] tuona, prima ancora di respirare. Lui non ha una cotta, chiaro? Il fatto che la sua mente sia invasa da pensieri rivolti ad una sola persona, che si senta ferito perché la stessa non gli rivolge la parola da giorni e che sia alle prese con costanti extrasistole durante le lezioni non significa per forza che abbia una stupida cotta. Vuol dire che ci pensa e basta. Ha senso? Beh, deve averlo per forza. Perché altrimenti non si spiega, se non con il fatto inconfutabile di… avere una fottutissima cotta. Merda. Ha ragione lei. E’ una verità con cui deve sbrigarsi a fare i conti. Sì, Skylee ha colto nel segno e lui sta effettivamente esibendo, suo malgrado, un’espressione colpevole, per quanto provi in ogni modo a togliersi dall’impiccio rivolgendosi al libro scagliato in precedenza con ampie falcate e prendendosi un tempo infinito per raccoglierlo. Tanto che nel frattempo alla Prefetto iniziano a sorgere dubbi infausti, che ci tiene a scacciare immediatamente. [Non dire stronzate…] che potrebbe benissimo riallacciarsi alla risposta precedente, e sarebbe ancora meglio. Deve risistemarsi anche quella stracazzo di cravatta che in qualche modo sta sempre disallineata, mannaggia il clero. Questi sono gli attimi che precedono la follia, giusto? Forse farebbe bene a sperarlo. E poi quella maledetta arpia non gli ha ancora mai fornito una degna replica alle proprie domande. Le sta eludendo? La frustrazione lo può solo accompagnare.
     
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    «Per mille gufi, quindi è vero??» Conclusi in autonomia placando finalmente i miei saltelli ossessivi per osservare la sua reazione alle mie parole, ignorando bellamente le sue proteste con le quali tentava di convincermi a tacere. Nel frattempo si era come immobilizzato sul posto con aria estremamente colpevole e ciò significava che ero proprio andata a pungere un nervo vivo, visto che io stessa, messa alle strette in questo modo, avrei fatto lo stesso. A Loki piaceva qualcuno e ora non restava che scoprire di chi si trattasse e doamine, lo avrei scoperto di sicuro.
    Dopo aver chiarito, con mia grande gioia, che la zanzara in questione non fossi io, sarebbe stata per me troppo complicata da gestire una situazione del genere, mi andai a sedere con le gambe incrociate su di un banco a poca distanza da noi e mi misi a fissarlo ancora più intensamente sgranando gli occhi bicolore come una bambina in un negozio di caramelle. Amavo osservare le persone percependo ogni loro minima sfumatura e ormai potevo dirmi pure piuttosto in gamba nel farlo. «Quindi chi è? Chi è? Dai dimmelo!!!» Lo implorai con voce eccitata per la curiosità crescente in me, tentando però di non alzare troppo il tono, almeno quello potevo concederglielo dopotutto, no? «La conosco? È una Serpeverde?» Chiesi poi improvvisamente di getto cercando di far mente locale su tutte le ragazze con le quali avevo visto interagire Loki negli ultimi tempi, ovvero praticamente nessuna. Diamine. O era dannatamente bravo a nascondere il suo interesse romantico verso qualcuno o la persona che gli piaceva nemmeno sapeva della sua esistenza, il che sarebbe andato a complicare abbastanza le cose, almeno per lui. «Inviterai la tua zanzara al ballo?» Domandai non curandomi della sua espressione che probabilmente stava cominciato pian piano a gridare: SONO A DISAGIO, TI PREGO SMETTILA. Ci ero abituata ormai, per lui e non solo per lui, ogni argomento sembrava divenire molto in fretta un gigantesco tabù e quindi poco contava il suo disagio a tali domande, visto che pure per sapere quale fosse il suo gusto preferito di gelato, avrei ottenuto la stessa reazione accopagnata da quelle tipiche espressioni corrucciate che lo contraddistinguevano tanto. «Sai che ci devi venire per forza in ogni caso, vero? Un po' per la scuola in se che obbligherà tacitamente chiunque a presenziare e un po' per me, che nemmeno fra cent'anni accetterò un no come risposta. Non dopo tutto l'impegno messo per organizzarlo!» Sorrisi sorniona portandomi le ginocchia al petto per avvolgerle con entrambe le braccia e stare così più comoda. Io ancora non sapevo con chi ci sarei andata, o meglio, avevo ben chiaro nella testa il volto di chi avrei voluto mi inviasse, ma avevo ben chiara pure la mia esplicita richiesta nei suoi confronti di solo un mesetto prima, che si limitava a vederci unicamente come amici. Quindi per quale dannato motivo avrebbe dovuto scomodarsi a portarci qualcuno col quale era solo amico e che soprattutto non necessitava più di essere conquistato dal suo charme? Dato che il "portarsela a letto" era per lui un obbiettivo ben più che raggiunto con me, viste le ormai molteplici volte durante le quali eravamo stati assieme intimamente. Per di più ricordavo bene tutte le volte in cui mi aveva ripetuto che lui non faceva mai nulla per nulla e quindi perché mai avrebbe dovuto sprecare il suo fiato o il suo tempo per andarci con me?
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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (III)

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    Da quand’è che le sua mimica facciale è così spudoratamente onesta? Potrebbe essere cominciato tutto da quando la breccia nelle sue personalissime mura è stata aperta, perciò è sicuramente tutta colpa “sua”. Maldetto corvaccio, che poi è pure un uccello del malaugurio e così tutti i pezzi del puzzle si stanno incastrando alla perfezione. Fanculo. Per quanto avrebbe una marcatissima preferenza per il negare l’evidenza fino alla morte, di fronte ad una Skylee particolarmente propensa a rendergli quei minuti interminabili un completo inferno immagina di sbrigarsela prima gettando la spugna. Non le fornisce una risposta verbale, ma il suo silenzio a questo punto potrebbe valere come un assenso. Che nervi. Già di pensieri ne aveva a sufficienza, senza metterci pure quest’altra palla al piede. Comunque deve appuntarsi di stare alla larga dalla Casa di Priscilla, che a quanto pare fornisce comodamente in serie i suoi punti deboli. Sbuffa scocciato, mettendoci un’eternità a raccogliere il proprio libro di Astronomia, e altrettanto a ritirarsi in piedi. E’ più faticoso del previsto, cos’è questo macigno, hanno aumentato improvvisamente la forza di gravità? Speriamo, così magari qualcuno vi soccomberà schiacciato e la smetterà con tutte quelle inutili questioni a cui sa benissimo che non riceverà nemmeno lo spreco di un’ipotesi. Piuttosto, visto che la strategia della negazione è andata arenandosi nel giro di pochissimo tempo, potrebbe percorrere la strada della sincerità. [Preferirei tenere questa informazione per me] semplice e conciso, sperando che questa sia la volta in cui quella Prefetta petulante si tappi effettivamente quella boccaccia larga. Non fornisce dunque dettagli sulla casa di appartenenza concentrandosi invece sul punto successivo: [Non so] se loro due si conoscano. Teoricamente almeno di nome sì. Oh beh, lui conosce lei di certo vista la carica di cui è stata investita, ma non potrebbe mettere la mano sul fuoco per il contrario. Mah, intanto si è finalmente raddrizzato con la schiena e sta compiendo qualche passo verso i banchi con il volume stretto fra le dita della destra, ma quando spunta fuori l’argomento del ballo perde la presa e quello gli finisce a terra nuovamente con un tonfo sordo. Cazzo. Deve andare a farsi controllare le articolazioni di queste merda di mani perché il fatto che continuano a cadergli le cose inizia a destargli una certa preoccupazione. E poi della festa se n’era completamente dimenticato. [No] non ci andrà con lui. [Non ci parliamo] ma adesso gli sorge il dubbio atroce: chissà con chi ci andrà Ryuu. Non che abbia tutta questa importanza, chiunque fosse sarà un motivo in più per starsene ben lontano da quell’evento mondano. Non crede di riuscire a sopportare l’idea di vederlo flirtare con altre persone, al momento. E dunque è a disagio, come da copione, e passa una mano dietro al collo a ripetizione, concentrando lo sguardo sul pavimento, o per la precisione sulla copertina del tomo. [Allora ti conviene pensare subito ad una punizione adeguata, ammesso che non sia quella a cui mi stai sottoponendo adesso] replica stoicamente, alzando di poco le spalle. [Non ho alcuna intenzione di venirci] la avvisa, tirando su anche gli occhi di ghiaccio che indirizza placidamente su quelli bicolore della ragazza, a sottolineare la propria risoluzione in merito. Lascia passare una manciata di secondi di silenzio, così da imprimere il messaggio come si deve (probabilmente fallendo miseramente nella missione), per poi passare al contrattacco. [E tu invece? Con chi ci vai?] oh, vediamo un po’ come se la cava nel banco degli imputati la signorina Metis.
     
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    Forse era stato tanto facile scoprire ciò che Loki nascondeva perché in fondo pure io, in una parte dannatamente remota dentro di me, provavo le stesse cose. Gli stessi sentimenti che tanto ardentemente tentavo di sopprimere, dimenticare e nascondere. Era più facile così e sapevo bene quanto Axel non fosse un tipo da relazioni o sentimenti. Lui amava passare da un letto all'altro senza porsi troppi problemi, lo sapevo, la sua fama lo precedeva e a me era sempre andato bene così, non era mai stato un problema e io per prima non avevo mai avuto la benché minima intenzione di cominciare una relazione con quello stronzo insensibile, ma forse il problema era nato nell'esatto momento in cui si era rivelato non esserlo affatto, già, forse tutto era nato da lì, o magari c'era sempre stato ed ero stata io a non notarlo, troppo distratta dai vari drammi e catastrofi che smbravano seguirmi col lumino. Non ne avevo idea ma ero sicura che la via più facile fosse quella della negazione. Nega. Nega. Nega. E vedrai che prima o poi ti auto convincerai che sia realmente così. Niente sentimenti. Niente relazioni. Solo sesso, bellissimo, appagante e soddisfacente sesso. Nulla di meno e nulla di più, anche se quello stronzo pareva non voler mai uscire un solo attimo dai miei pensieri. Dannato stronzo. Non era giusto, non era affatto e per niente giusto. Lui era la mia valvola di sfogo e io a mia volta ero una delle sue svariate, diverse, troppe? Distrazioni. Era nata così, diamine era tutto iniziato per gioco, anzi per sfida, perché per quanto ci disgustassimo a vicenda e andassimo gridando che non avremmo mai toccato l'altro nemmeno con un dito, perché troppo vomitevole anche solo da immaginare, già, così avevamo giurato a Ethan ormai quasi un anno prima, eravamo stati infine entrambi troppo orgogliosi per dichiarare sconfitta. Solo che poi quella tacita sfida era degenerata in piacere, poi in abitudine e infine in dipendenza, o beh, almeno per me era stato così. Se le sue mani non mi toccavano per troppo tempo e le sue labbra non mi sfioravano abbastanza, diventavo nervosa, tesa e bramavo di stringermi nuovamente accanto a lui, cominciavo a distrarmi pensando a quando finalmente i nostri corpi si sarebbero nuovamente fusi e diamine, no. Non andava bene. Non andava fottutamente bene. Per nulla. Zero. «Bene rispetterò il tuo volere» Ammisi estraniandomi da quel turbine pericoloso che erano divenuti i miei pensieri. «Tanto lo scoprirò da sola» Continuai poi quasi in un minaccioso sussurro. Forse le indagini per scoprire chi aveva rubato il cuore di Loki sarebbero state divertenti e forse sarebbero state utili a distrarmi. Nega. Nega. Nega. E se non basta trova qualcosa con cui tenere occupati corpo e mente. «Oh... mi dispiace» Io per prima ci ero passata e faceva male. Tanto male. Era stato brutto non avere nessuno con cui confidarsi durante quei lunghi mesi passati a un passo dal baratro buio che tentava di trascinarmi verso di lui. Era stato complicato riuscire a elaborare e soppesare quanto le mie azioni avessero compromesso la mia anima, la mia morale. Era stato un periodo buio e solitario ed ero certa che alla fin fine tutto ciò che avevo fatto era stato incasinarmi maggiormente la mente, ma era ok. Lui aveva avuto le sue ragioni per allontanarsi da me, aveva frainteso ciò che avevo cercato di dirgli, ma non gliene facevo una colpa e tutto sommato non potevo dipendere da lui, non potevo considerarlo il mio personale salvagente, perché sarebbe stato un disastro se avesse finito per bucarsi. «Negativo, non puoi non venirci, sarebbe troppo stupido rischiare delle conseguenze antipatiche per una simile sciocchezza» Gli spiegai con tono tranquillo e gote leggermente arrossate a causa dei miei fastidiosi pensieri. «Ci andrò con te» Esclamai con convinzione per eludere per l'ennesima volta le sue domande scomode. «Io non ho nessun che mi ci accompagna, te non hai intenzione di andarci e quondi beh, il gioco è fatto, supervisionerò che tu non faccia sciocchezze evitando il ballo. Non è perfetto?» Feci spallucce dopo essere saltata giù dal banco con un sordo tonfo. «Non ti puoi rifiutare, a costo di venirti a prendere e vestirti io stessa per trascinarti di forza!!» Lo avrei fatto senza problemi. Io lo sapevo. Lui lo sapeva. Chiunque non avrebbe dubitato di tale minaccia se proveniente da me. «Ti darò maggiori dettagli quando sarà ormai troppo tardi per scappare» Affermai schizzando verso la porta di uscita per evitare le sue proteste in merito alla mia proposta non rifiutabile. «Ci conto eh!!» Conclusi ormai fuori dalla porta, prossima a scappare il più velocemente possibile verso la sala grande.
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9 replies since 23/5/2022, 13:44   191 views
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