Unexpected Plan

Privata

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar


    Group
    Tassorosso
    Posts
    609

    Status
    spymode
    tumblr_inline_npxtp1UsBj1szaa83_250_0
    Anche il mese di maggio era ormai oltre la metà dei suoi giorni questo stava a significare che la fine dell’anno scolastico si stava avvicinando. Le diverse prove delle materie ci mettevano a dura prova e lo studio era diventato davvero tanto, ma tutto sommato me la stavo cavando. Nulla doveva essere lasciato al caso e mio padre sembrava essere diventato ancora più rigido su alcuni punti, non che non lo fosse già. La giornata volgeva al termine per gli studenti ma non proprio per tutti. Chi aveva una carica continuava con le ronde notturne e questa volta toccava ancora a me. Non ero sola, il turno lo condividevo, oltre che con altri anche con Sky ma avevamo zone del castello opposte e non potevamo passare la serata insieme. Avevamo deciso di ritrovarci verso fine ronda per poter dare l’ultima controllata insieme e scambiare due parole prima di tornare ognuna nel proprio dormitorio. Quindi nuova ronda, nuova nottata con la speranza di non imbattermi in qualcuno e di passarla in tranquillità. Ero pronta ad iniziare il mio compito, mi ero sistemata in dormitorio e avevo salutato i miei piccoli cuccioli Liam ed Etto, un saluto alle mie compagne di stanza e dopo aver controllato per l’ennesima volta di avere la bacchetta sopra uscii dal dormitorio, incamminandomi verso la sala comune. Salutai due ragazzi che stavano finendo i compiti su un tavolino vicino alla pianta felice, così veniva soprannominata da noi studenti perché sembrava che i suoi rami rampicanti si muovessero felici a ritmo di una musica inesistente. Gli ricordai l’orario per andare in dormitorio e di non fare tardi facendo un piccolo sorrisetto, visto che nell’ultima ronda gli avevo beccati al mio rientro ancora in sala comune a chiacchierare. Uscì dalla sala comune e mi ritrovai nei sotterranei. Mi fermai un secondo e poi iniziai a dirigermi verso il punto da cui dovevo partire per la mia ronda. Bene, la serata poteva iniziare nella speranza di non incontrare pix e che le scale non cambiassero direzione. L’ultima volta ero finita al lato opposto, quante scale avevo percorso quella nottata non ne avevo idea. Ero tornata distrutta in dormitorio. La bacchetta ben salda nella mano che accendevo nei luoghi bui, quindi molto spesso. La luna alta nel cielo con la sua luce argentea legata all’oscurità del grande spicchio che non era illuminato, oltrepassava il vetro delle grandi vetrate senza aver bisogno di chiedere permesso e così irradiava i corridoi che si spalancavano verso di essa. Mi fermai ad osservarla e ne rimasi, come sempre, estasiata. Non poteva, il mio pensiero, non essere rivolto alla mia mamma che amava la luna e il cielo di notte e insieme ne avevamo passate di serate fuori sul balcone della mia stanza, ritardando l'ora dell' "andare a letto". Le serate volgevano alle temperature tiepide e il vento non era così aggressivo come un mese prima, era più dolce come se volesse accarezzare tutto e tutti. Continuai a camminare ed a controllare ogni angolo cercando di non tralasciarne nessuno. Ero stata fortunata, nessuno sembrava essere in giro oltre il coprifuoco e nemmeno pix era riuscito a trovarmi. In un corridoio avevo sentito la sua voce stridula e fastidiosa ma forse aveva cambiato direzione, perché non lo vidi e non ne sentii la sua presenza e se pix era nelle vicinanze la presenza la sentivi eccome, anzi te la faceva sentire lui.
    Il tempo trascorreva ed ero oltre metà ronda, mi salutai con il caposcuola dei Corvonero scambiandoci due parole e continuammo ognuno per la propria strada. Arrivai vicino l’ingresso, il grande portone aperto veniva chiuso dopo la ronda dei ragazzi, quando prendevano il posto i professori. Accelerai il passo per poter andare vicino la soglia e godere di quella bellissima serata. Il venticello notturno mosse i miei capelli e mi accarezzò il viso. Presi un bel respiro ed alzai gli occhi al cielo. Uscii leggermente e prima di mettermi a controllare le varie colonne del “porticato” rimasi qualche secondo a fissare quella meraviglia. Anche nell’oscurità Hogwarts e quello che gli era intorno sembrava bellissimo e magico, a volte faceva paura soprattutto quando il cielo non aveva stelle o la luna e la luce spariva del tutto ma nelle serate così era davvero meraviglioso. «Bene! Continuiamo.» dissi a me stessa iniziando a camminare con la bacchetta in avanti ed il lumus castato. Camminavo leggermente sopra pensiero e senza prestare tantissima attenzione ripensando ad alcune cose che avrei dovuto fare l’indomani, quando superando una delle colonne, un odore si impossessò del mio olfatto facendomi bloccare sul posto. Iniziai a guardarmi intorno e una piccola scia di fumo si liberò da dietro una colonna. Puntai la bacchetta con la punta illuminata in quella direzione e mi avvicinai un pochino alla colonna alta e massiccia. Un profilo si presentò ai miei occhi ma con la luce della luna dall’altro lato mentre la luce della mia bacchetta colpiva la colonna il profilo apparve in penombra «Cosa ci fai fuori! L’orario del coprifuoco è passata da un po’...» dissi con voce tranquilla ma restando con gli occhi fissi sul soggetto. Sbuffai leggermente cercando di non farmi sentire. Ero così in pace e quasi compiaciuta che in quella serata non avevo incontrato nessuno e nel profondo stavo sperando che continuasse e finisse così in tranquillità ma dovetti ricredermi perchè quel qualcuno era proprio li, fuori appoggiato a una colonna. Ero li ferma attendendo una risposta «Allora? Puoi uscire da là dietro?» incalzai, avvicinandomi ancora un po’ con la bacchetta in avanti, la alzai di più e la luce illuminò il suo volto.


    Scheda - Gufo - Pensatoio
     
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ★★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    1,178
    Location
    Bulgaria

    Status
    spymode
    Axel
    Gli esami erano vicini, meditava, e mai come in quell’anno si era sentito sopraffatto da tutto. Ad ogni angolo vedeva spuntare una complicazione e le cose, in più, sembravano essere peggiorate dal ritorno dalla Bulgaria. Sua madre gli mandava gufi pressoché quotidianamente elogiando quello che aveva potuto conoscere della sua futura moglie, già... moglie, quella moglie che in realtà tramava nell’ombra affinché quel matrimonio non andasse mai in porto ed anzi, si arrovellava nella riuscita della sua vendetta contro la sua stessa famiglia che le aveva strappato il padre per motivi che agli occhi di entrambi i ragazzi erano qualcosa di assolutamente futile. Sospirò, per l’ennesima volta quella sera, rotolando sul fianco per prendere la chitarra, unica cosa che aveva deciso di portarsi da quel viaggio e da sdraiato, lo sguardo rivoltò al soffitto cominciò a muovere pigramente le dita sullo strumento. Una melodia, triste e tormentata, cominciò ad inondare il silenzio della stanza fino a che il suo compagno, David, non si voltò in sua direzione apostrofandolo con il suo solito fare da presuntuoso cagacazzi. Quel moccioso se la credeva un po’ troppo per i suoi gusti e prima o dopo era convinto che gli avrebbe dato una lezione con i controfiocchi ma al momento, per quieto vivere e sempre facendo capo al suo mantra di rimanere nell’ombra, strinse le palpebre espirando più sonoramente il suo dissenso a mo’ di: non tirare la corda Harris. Solitamente Axel se ne sbatteva le palle dei suoi commenti ma non quella sera, non quando, a plenilunio ormai passato, guardava con angoscia al susseguirsi di quei giorni scanditi da lavoro, studio, allenamenti e... beh, lei. La Métis, quella a cui lui ormai pensava con il suo nome: Skylee. Il loro stava evolvendo in un rapporto strano. Non stavano insieme – Dio! No! – ma nemmeno si potevano definire comuni amici. Erano... qualcosa di più. Un qualcosa di più che non rientrava nelle comuni quanto standard definizioni di rapporti. Scopavano, eccome se erano tornati a farlo ma quando l’amplesso si concludeva e lei si poggiava stremata sul suo petto e lui le carezzava i lunghi riccioli biondi, beh, lì si complicavano le cose. L’aria si faceva pesante e presto un velo d’imbarazzo carico di domande e desideri inespressi cadeva tra i due. Non l’avrebbe ignorata, non più e nemmeno voleva più farlo in quanto sentiva che ne avevano passate fin troppe insieme perché potesse comportarsi con lei da immotivato stronzo. Non poteva più farlo e lei non se lo meritava. Però... Non gli piaceva, nemmeno un po’, quella totale impasse e nuova situazione, ma non gli aveva dato altra scelta. O così, o se ne sarebbe andata e lui, egoisticamente, in qualche modo la voleva con sé.
    «Un giorno ti riconsegno a White in un barattolo, mi espelleranno ma ne sarà valsa la pena» commentò l’ennesimo rimprovero a “smetterla di rompere i coglioni con quel gatto torturato” e alzandosi rimise la chitarra sul supporto di fianco al letto. Okay che non suonava da anni ma nella realtà, oggettivamente parlando, non era affatto male, un po’ arrugginito certo, ma era come se le sue dita non avessero mai smesso di suonare riuscendo a muoversi con naturalezza sulle corde dello strumento. S’infilò una maglia a caso, la solita felpa consunta della vecchia scuola, Durmstrang, e afferrando la tabaccheria uscì dalla stanza facendo per sbattere la porta salvo poi arrestarne l’impatto. Non voleva essere scoperto senza nemmeno aver messo il naso fuori dal dormitorio, così, a passo felpato, infilandosi in ogni angolo d’ombra per non essere visto, uscì dalla Sala Comune direzione l’esterno. Non era la prima volta che usciva otre il coprifuoco sbattendosene di quelle che erano le imposizioni fissate dalla scuola ed ormai, con alcune prefette e caposcuola, con la scusa di un innocente flirt si era guadagnato la sua sigaretta prima della buonanotte. Alla fine non faceva realmente nulla di male, semplicemente fumava una sigaretta poco più in là dell’ingresso, senza quindi appestare la stanza o la Sala Comune con il suo vizio, e poi senza deviazioni, se non quelle dettate dai piaceri della carne con cui si guadagnava quel momento, se ne tornava nella sua stanza. Innocente per cui, fino a prova contraria. Era quindi al solito posto, semi nascosto dal portante ad arco, poggiato con la schiena contro la pietra e lo sguardo socchiuso rivolto al cielo. La luna, in quel fitto manto scuro brillava ancora nella sua quasi totale interezza salvo quella minuscola fettina, proprio quella piccola pozione che andava man mano inscurendone il resto, proprio quella fettina che lo lasciava ancorato alla sua parte umana. Pensò al mese precedente, a quanto accaduto in Bulgaria, a quanto non avrebbe voluto che le cose andassero a quel modo, che lei non lo vedesse a quel modo ma non aveva potuto farci nulla contro la testardaggine della Corvonero. Inclinò il capo, fissando e massaggiando con l’altra mano i polsi brucianti, le sere post trasformazione lasciava che i polsi prendessero aria a modo che le bruciature dell’argento di cui erano pregne le catene nella Stanza delle Necessità guarissero più in fretta dato che con l’argento, il suo potere di guarigione, veniva meno. Si stirò e la schiena protestò contro quel movimento ricordandogli lo sforzo e l’orrore a cui era stata sottoposta nemmeno due sere prima quando una voce interruppe il suo momento di quiete: «cosa ci fai fuori?! L’orario del coprifuoco è passato da un po’» Ma va? Gli occhi del mannaro rotearono all’indietro, rotture di cazzo in arrivo. Pensò sbuffando più sonoramente rimanendo tuttavia ancora semi nascosto, ma la voce non sembrò volersi arrendere intimandogli di uscire allo scoperto. Roteò ancora gli occhi al cielo e facendo perno sulla schiena roteò più in luce a modo che entrambi potessero riconoscere l’identità dell’altro. Ma guarda un po’, la fidanzata di Harris. «Contenta adesso? E abbassa quella cosa» concluse più severo facendo cenno alla bacchetta che ostinatamente gli stava puntando al mento. Non gli piaceva essere puntato nemmeno con un innocente fascio di flebile luce. «Fumavo, finita la sigaretta me ne sarei tornato a letto, okay “prefetto”?» A dimostrazione delle sue parole alzò lentamente la mano dalla quale un piccolo rivolino di fumo grigio andava sollevandosi. Visto? Innocuo, o almeno, fino a provocazione contraria.


    Edited by Dragonov - 4/6/2022, 13:12
     
    .
  3.  
    .
    Avatar


    Group
    Tassorosso
    Posts
    609

    Status
    spymode
    Tumblr_l_1720467145461
    La sua figura si presentò davanti a me e la mia bacchetta irradiò il soggetto. La sua voce era riconoscibile non avevo bisogno di altro per sapere chi fosse. Axel Dragonov! Feci un respiro più profondo e abbassai la bacchetta di qualche centimetro giusto per portarla ad altezza petto, non ero così maleducata, io, ci tenevo ad essere il più possibile nel giusto ma non sempre ci riuscivo. «Si sono contenta...» risposi facendo un piccolo sorriso leggermente stanco. Mentre il serpeverde spiegava cosa ci facesse li a quell’ora, non che non fosse una cosa plausibile e deducibile ma era giusto chiedere, lo squadrai un pochino, senza soffermarmi troppo ma il giusto. Il motivo? Sky! La corvetta mi aveva raccontato qualcosina anche con una certa fatica, era molto riservata, non andava a sbandierare le sue cose ai quattro venti e io non avrei insistito, avrei atteso i suoi tempi senza problemi, più o meno. Beh cosa dire... sul fatto che quel ragazzo avesse il fascino del bello e dannato bisognava alzare le mani e l’aura di mistero che aleggiava intorno a lui aumentava la curiosità e il suo fascino, il tutto contornato da occhi, labbra e fisico che si facevano notare e il suo carattere, per quello che dimostrava a scuola era il pizzico di pepe mancante. Sky con Axel, Axel con Sky... Ripetevo questi nomi come un mantra nella mia testa, non sapevo cosa pensare. Finì la spiegazione in una frase semplice, coincisa e diretta con la parola ben sottolineata “Prefetto” e così mi fece ritornare alla realtà. In quel momento, se fossi stata una di quelle pignole che rompono le palle per queste cose avrei certamente sottolineato la mia spilla e la mia carica, ma a me non importava, non ci facevo caso. Il caposcuola aveva solo rogne in più di un prefetto. Chiusi per un secondo gli occhi scuotendo la testa ed abbassai ulteriormente la bacchetta quasi rassegnata e come se non avessi molta forza. Mi spostai di un passo da lui e guardai il cielo. «Vi sta stretta la scuola di notte eh?» commentai tranquilla senza inflessione particolare nel tono. «Complimenti, sei uno dei pochi che ha ammesso subito e che ha scelto un luogo dove, almeno, non si creano problemi con il fumo...» Di ronde in un anno ne avevo fatte tante che avevo perso il conto e altrettanto avevo perso il conto dei diversi soggetti che avevo beccato a fumare. «Ho beccato alcuni fumare in bagno e mentire spudoratamente davanti all’evidenza e al fumo che aleggiava nell'aria come una fitta nebbia, quello che voleva nascondersi all’interno di un aula sotto un banco, e quello che ha ben deciso di fumare in una serra con piante che potrebbero subire danni...» David, avevo cercato di placare e risolvere la cosa ma non aveva funzionato e mi aveva abbastanza lasciato ferita. In più era evidente che Sky e David non si sopportassero minimamente. «Senza contare colui che fumava vicino un recinto ed ha fatto innervosire dei piccoli animali...» sorrisi nervosamente ricordando la scena senza precedenti e poi conclusi «Quindi... hai vinto il premio sincerità e normalità...» Era così? Beh non potevo saperlo al cento per cento ma non mi stava dando l’idea di uno che gliene fregava di mentire. Era davvero un periodo stressante sotto tanti punti di vista, gli esami finali della scuola, le cariche, il lavoro che avevo e che avrei dovuto sospendere per il periodo estivo e mi creava il problema economico visto che mio Padre non aveva nessuna intenzione di sbloccarmi e ormai non chiedevo nemmeno nulla, convincerlo sembrava impossibile, e... un problema ancora più grande che mi tormentava da un po’ e che mi faceva perdere il poco sonno tranquillo che riuscivo a fare. Insomma non era tutto semplice e le ronde mi sembravano, in quel momento, così grandi per me e così complicate. Gli studenti, poi, con l'arrivo della bella stagione sembravano tutti impazziti. Mi spostai ancora un pochino e guardai il ragazzo «Sai cosa? Non fumo, anche se c’ho provato, ma se solo fumassi te ne chiederei una...» era un modo per dirgli che se davvero era solo qualche minuto per finire di fumare avrei chiuso un occhio... «Resterò qui fino alla fine così saprò che non mi stai mentendo … Axel...» finì la frase guardandolo con la coda dell'occhio e pronunciai il suo nome lentamente, questa volta con fare sospetto. «In fondo mi hai tenuto in spalla...»" per qualche secondo prima che divenissi scorbutico" Finì la frase nella mia testa. Era stata una mossa sbagliata o giusta? L' avrei scoperto tra poco, era solo un modo per chiacchierare un po’ anche se vedendolo in giro ogni tanto non mi sembrava così loquace ma chissà... anche se un uccellino biondo mi aveva raccontato qualcosina, di fatti lo stavo studiando. Volevo capire di più, mi incuriosiva il serpeverde davanti a me. Cosa nascondevano i suoi sguardi sfuggenti e le sue piccole e impercettibili espressioni? Mi bloccai con lo sguardo, forse mi ero soffermata un pochino troppo a fissarlo... "Accidenti!", mi sentivo mio padre quando mi fissava per leggermi il pensiero. Mi schiarì la voce e provai a dire qualcosa «Ehm... sfiancante questo ultimo periodo prima delle vacanze eh?» Okay, okay, “Rose sei una frana nel cambiare discorsi e fare l’indifferente” mi rimproverai da sola mordendomi il labbro inferiore sul lato sinistro.


    Scheda - Gufo - Pensatoio


     
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ★★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    1,178
    Location
    Bulgaria

    Status
    spymode
    Axel
    Axel
    Axel
    Al mostrargli ciò che aveva in mano che non era un’arma o tanto meno la sua bacchetta, cosa che con il mannaro non si poteva mai sapere, al mostrargli la sigaretta finalmente la White abbassò quel fascio di luce che così puntato negli occhi chiari lo infastidiva portandolo a stringere le palpebre con visibile astio. Non aveva mai troppo amato l’esposizione alla luce ed i suoi occhi erano estremamente sensibili alla luce forte, la notte invece, quella era il suo habitat, il momento in cui i suoi sensi umani si fondevano con quelli della bestia congiungendosi in un tutt’uno che gli permetteva di vagare al buio più totale senza l’ausilio di torce e con la sicurezza di non avere sorprese grazie ai suoi super sensi allertati. La tipa, la prefetta, lo affiancò poggiandosi anch’essa alla parete nonostante il bulgaro non l’avesse invitata a farlo ma rimase tranquillo conscio che forse, così facendo, ella non gli avrebbe rotto più le palle per la piccola trasgressione al regolamento. Continuò a fumare. Magari, tutto sommato, avrebbero potuto ricominciare con il piede giusto e questo alla fine gli avrebbe fatto comodo: un o, come in questo caso una, cagacazzo in meno che avrebbe riportato le sue uscite ai docenti col rischio di punizioni. Double win, il suo preferito. «Vi sta stretta la scuola di notte eh?» Axel soffiò il fumo stringendosi nelle spalle. Non era proprio una questione di stargli stretta l’imposizione ma semplicemente, a ventun anni, non aveva minimamente sonno e s’annoiava a stare rinchiuso nella Sala Comune a non poter fare niente se non giocare a gobbiglie, leggere o... scopare. Cosa che avrebbe anche fatto, quest’ultima, ma ultimamente il suo ritorno alla frequentazione con la Corvonero gli lasciava poco spazio agli eventuali incontri con altre ragazze – come faceva prima – inoltre, cosa non da poco e su cui rifiutava di riflettere, non ne sentiva la necessità. «Più che altro nel duemila ventidue potrebbero anche evolvere ed estendere il coprifuoco a qualcosa di più civile, già non si può fare un cazzo, così» borbottò portandosi nuovamente la sigaretta alla bocca per strapparne un nuovo tiro, poi inclinò lateralmente il viso fissando la ragazza. Tanto valeva darle una possibilità dopo quella festa. «Vuoi?» Le allungò la mano stringendo tra le dita il tubicino per offrirglielo. «Bah, dei coglioni hai trovato.» Altro non potevano essere per negare i fatti anche dinanzi all’evidenza. A che pro farlo? Avrebbe solo aggravato la propria situazione ed Axel era dell’idea che anche per mentire bisognava intanto avere testa e poi anche saperlo fare, sapere quando farlo, riconoscere le lotte per la quale impuntarsi e quella non lo era di certo. Di fronte all’inoppugnabilità della situazione non aveva molto senso, l’altra avrebbe colto il palese perculo e si sarebbe resa ancora più intrattabile, tanto valeva essere sinceri, come nel suo caso, il più delle volte ripagava anche. Vedi quel momento in cui la tipa non aveva accennato a ricatti, minacce o sbraitate e lui si stava finendo la sua sigaretta, certo, non in santa pace come aveva premeditato ma oh, questo passava il convento. «Normalità» ebbe un piccolo colpo di riso. Lui. La normalità. Un sorriso amaro si delineò nascosto in quella penombra. Lui non sapeva cosa fosse la normalità, lui che solo la settimana prima era andato rinchiudendosi al settimo piano della torre di quel castello sotto lo sguardo angosciato di Skylee che, ancora una volta, aveva tentato di dissuaderlo presentandogli l’opzione “Alaska”. Axel le aveva sorriso, le aveva carezzato la guancia finendo per strapparle un bacio prima di salire di sopra, nella Stanza delle Necessità, dove ormai da un anno passava le sue trasformazioni. La stanza si chiudeva, vietando l’ingresso a chiunque, barricando ogni possibilità di fuga della bestia o anche semplicemente del suono. Passava lì dentro quei giorni, troppo debole e sofferente per pensare di trascinarsi nella sua stanza nei sotterranei o anche solo semplicemente per scendere alle cene in Sala Grande. Se ne stava rinchiuso lì attendendo che quei giorni di tortura passassero mentre il sangue colava dai suoi polsi.
    Ritirò indietro la sigaretta con una nuova scrollata di spalle e poggiò la testa alla parete soffiando in alto il denso fumo grigio. «Resterò qui fino alla fine così saprò che non mi stai mentendo... Axel...» il suo labbro ebbe un fremito di fastidio. «Forse dovresti davvero fumartela una sigaretta, magari ti rilassi un po’ principessa» replicò tradendo una certa irritazione. Non apprezzava che la sua parola fosse messa in dubbio così, tantomeno che fosse paragonato alla stupidità altrui, della gente che aveva colto in flagrante anche se, non fosse stato così facilmente irascibile caratterialmente, avrebbe capito che dopo esperienze simili quella diffidenza diventava prassi. Per primo era un diffidente. E d’altronde chi era lui per essere percepito dalla Tassorosso come migliore? Poteva benissimo starle mentendo ma questo non mitigava il suo fastidio per le insinuazioni. «Se avessi voluto fotterti credimi che lo avrei già fatto» ma, dopo un’occhiata d’acciaio nei suoi confronti valutò che non ne valesse la pena. Era piccola, magra da spavento e quasi gli faceva peccato più che indurgli timore. «E smettila di fissarmi» ringhiò poi dopo qualche istante di silenzio. Nonostante gli occhi semi chiusi percepiva lo sguardo di lei addosso e la cosa mista a quelle risposte piccate cominciava ad innervosirlo anche se, ricordò, la tipa era amica di Skylee e... Oh che palle! Se l’avesse trattata male sicuro la Corvonero gli avrebbe triturato i coglioni in merito, preferì pensare piuttosto che dar retta alla verità celata in fondo a quel pensiero: essere gentile per fare un piacere alla bionda ed essere a sua volta gentile con lei. Che fatica.
    «Sfiancante questo ultimo periodo prima delle vacanze eh?» E questo che roba era? Lentamente reclinò nuovamente il capo alla volta delle Tassorosso fulminandola con un’occhiataccia di sufficienza delle sue. Forse aveva trovato una persona persino più pessima di lui nei rapporti sociali. “Sul serio?” Avrebbe voluto replicare ma l’immagine degli occhioni di Skylee lo frenò. Guardò il cielo e leccandosi le labbra tentò una risposta civile. «Abbastanza. Ho i GUFO... due coglioni... uhm... te?» Pessimo nella forma ma si stava sforzando.
     
    .
  5.  
    .
    Avatar


    Group
    Tassorosso
    Posts
    609

    Status
    spymode
    Tumblr_l_107708743901922_0
    Pensavo peggio, ero arrivata sulla difensiva ed invece lui sembrava tranquillo. Avrei dovuto essere la Caposcuola perfetta, quella che dimostra di darci dentro di essere dura, quella che sarebbe piaciuta a mio padre ma non era così. Ero anche in accordo con Axel sul coprifuoco, anche a me sarebbe piaciuto restare di più in piedi senza trasgredire le regole «Già... sarebbe bello poter guardare il cielo più a lungo la sera... » dissi puntando i miei occhi verso il cielo e perdendomi in esso... «Lo so, lo so... troppo sdolcinata e stupida come cosa... ma io lo farei.»Sorrisi anche io al pensiero di una faccia schifata al mio fianco ma non lo guardai. Quando mi allungò la sigaretta feci un cenno con la mano «Oh no grazie, ho provato qualche tempo fa con una sigaretta ma non fa per me...» feci spallucce e poi una piccola risata mi scappò alla sua affermazione «Già! Ho incrociato dei coglioni...» sospirai appoggiando la testa alla colonna e fissando il suo profilo. La mia amica aveva scelto davvero bene riguardante il suo aspetto fisico, nessuno poteva dire che Axel non era un bel ragazzo e su questo ero felice per lei. Speravo la trattasse anche bene e non la ferisse. «Sai... e che pensano tutti che avere questa spilla è qualcosa di mitico oppure pensano che ci piaccia dare ordini...» tolsi la spilla dalla divisa e la presi in mano. La C di caposcuola brillò sotto la luce della notte «Non è sempre così... questa spilla da solo problemi... » continuavo a fissarla muovendo le dita. Quella maledetta spilla mi metteva in situazioni davvero scomode e odiavo dover riprendere qualcuno. Quando sentì la sua risatina lo fissai e sgranai gli occhi «Ah! » dissi puntandogli un dito a modo di scherzo «Allora ridi anche tu???» risi anche io ed aggiunsi «Sto scherzando... e che nelle lezioni miste ti ho sempre visto serio e...» “con uno sguardo che sembrava voler giudicare tutto e tutti” pensai ma non lo dissi anche perchè non era detto che quello che pensavo io in quel momento fosse la verità, a volte l'apparenza ingannava e ci si poteva sbagliare «e pensavo non sorridessi mai...» Era chiaro che stessi scherzando e che le mie intenzioni non erano cattive, anzi volevo solo chiacchierare con lui. Mentre Axel rispondeva alla mia provocazione di restare li fino alla fine della sua pausa relax, cercai di infilare quella spilla che non voleva saperne di entrare e chiudersi... mentre questa volta il sorriso toccò a me «Principessa...» Già, come potevo non sorridere. Era quello che immaginavo pensassero tutti di me. Una principessina carina, dolce e illibata. La verità era che la principessina qui presente di regale non aveva nulla o meglio forse dall'esterno poteva sembrare così ma la mia vita era molto poco principesca. «Lo so bene che se volevi fregarmi lo avresti già fatto. Ma non posso andare via. Sorvolerò su tutto questo ma devo restare qui... Se arrivasse un altro prefetto o caposcuola non avresti la stessa opportunità ed anche io finirei nei guai, visto che questa zona tocca a me questa notte. E non posso permettermi di finire nei guai. »Non volevo essere pignola ma non potevo permettermi di finire nei guai, era qualcosa che gli altri non potevano comprendere e ne ero consapevole ormai da parecchio tempo, ma se fosse accaduto quelli scolastici sarebbero stati minori rispetto ad altri che avrei finito di scontare insieme al Vicepreside cioè mio Padre. Continuavo a cercare di infilare quella cavolo di spilla, ma che aveva un incantesimo che non la voleva far richiudere? Lo stavo fissando, fermandomi dal maneggiare la spilla e spostandomi leggermente dalla colonna, quando il serpeverde mi fulminò con lo sguardo per la mia domanda sul periodo sfiancante. La spilla mi cadde di mano risuonando quando colpì i mattoni presenti sul pavimento e i miei occhi si scurirono in un secondo. Rimasi li, ferma come pietrificata allo stesso modo di quando mio padre mi fulminava con i suoi occhi, ma questi erano diversi, ripresi il contatto con la realtà quando tornò a parlare. Con voce bassa risposi posando una mano alla colonna e guardando verso il basso per trovare la spilla «Abbastanza duro! Esami di fine anno, compiti da caposcuola e aiuto ai professori. Allestimento del ballo di fine anno e qualche cosina altra. Ma tutto sommato si può fare. » Mi spostai ancora un pochino continuando a cercare quella dispettosa di una spilla che per quanto la odiassi non potevo permettermi di perde. «Ma dov’è!» dissi preoccupata. Sarei finita veramente nei guai adesso. Mi rimisi in posizione eretta cercando di non dare a vedere la mia preoccupazione «Sai già cosa vorrai fare dopo Hogwarts come lavoro? I gufo servono a questo vero? » chiesi spostando i capelli dal viso mentre feci un piccolo sorriso agitato continuando a guardare a terra. Se non ero male informato i G.U.F.O. servivano per scegliere il futuro che si voleva percorrere dopo Hogwarts e serviva per le materie da scegliere nei prossimi anni. Nel mentre avevo preso la bacchetta in mano e stavo per castare l’incantesimo accio per recuperare la spilla, in qualsiasi punto si fosse infilata, quando qualcosa brillò tra i piedi di Axel. Mi bloccai ed alzai lo sguardo su di lui. Proprio li doveva finire? Mi schiarì la voce continuando a fare spola con il mio sguardo dal suo viso ai suoi piedi ed arrossendo vistosamente. Qualcun’altro non avrebbe trovato difficoltà e forse ci avrebbe anche marciato sopra ma io ero enormemente imbarazzata dalla situazione.





     
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ★★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    1,178
    Location
    Bulgaria

    Status
    spymode
    Axel
    Guardare il cielo, dio che cliché! Ce l’aveva proprio la faccia di quella timidina ed introversa che si perdeva a guardare la vastità del cielo stellato di notte, magari esprimendo un desiderio al primo ammasso di materia che entrava in collisione con l’atmosfera terrestre generando una scia. Sì, ce la vedeva. Magari esprimeva anche desideri alla luna, quasi gli veniva da ridere per questo mentre se la immaginava a supplicare quel satellite figlio di puttana che invece malediceva lui mese dopo mese. Chi pregava quell’astro e chi lo malediva, eccoli lì, agli estremi. Axel alzò gli occhi al cielo ammirando quel leggerissimo spicchio, quasi invisibile a causa di tutta la tenebra della luna nuova che sarebbe presto scomparsa in cielo, riflettendo su quanto influisse sul suo umore e su sé stesso in maniera così totalizzante. Libertà rappresentava per uno come lui. Meno si vedeva in cielo e più lui era sé stesso per quanto la vita avesse finito per plasmarlo cinicamente a quel modo. Scosse il capo nel buio, l’unico bagliore che si rifletteva sul suo viso era dato dalla combustione della sigaretta quando ne aspirava il fumo dal tubicino. «Non ho dubbi lo faresti» accordò con un certo sarcasmo, lo aveva giusto appena pensato. «E non ti piace farlo?» Dare ordini? Axel conosceva giusto quelle due o tre persone nella sua casa che avrebbero venduto anche la propria madre pur di portare quella stronzata attaccata al petto. Sky stessa la sfoggiava con una certa fierezza e lei di sicuro amava comandare e impartire punizioni anche se, con lui, non le riusciva poi così tanto bene. «Fammi indovinare, non ti rispetta nessuno» sfiatò squadrandola con sufficienza dall’alto del suo metro e ottantacinque classificandola come totalmente inoffensiva, «strano», commentò più tra sé che rivolto alla ragazza. Ne aveva parlato giusto il mese prima con il suo compagno di stanza. In quell’occasione dava per assodato che la ragazza utilizzasse la scusa del padre al comando per decidere il bello ed il cattivo tempo sulle persone e magari lo faceva davvero anche se, in quel momento, se ne stava lamentando. Le regalò una seconda occhiataccia quando la “Caposcuola” – così aveva detto David e così le vedeva anche brillare appuntata al petto – si permise di prenderlo in giro per il suo muso lungo. Per cosa avrebbe mai dovuto ridere? Per la stupidità di quella massa di ragazzini viziati che faceva stronzate? O doveva andare in giro col sorriso a trentadue denti come un imbecille? Non c’era un cazzo per la quale sorridere, men che meno per lui e se la ragazzina avesse anche solo avuto idea di ciò che aveva vissuto e passato avrebbe anche capito perché la sua faccia rimaneva per la maggiore seria e /o imbronciata. Sbuffò il fumo, con una certa impazienza. «Se lo dici tu» sollevò le sopracciglia nella tenebra. Glissò sul fatto che un’altra prefetto di sua conoscenza invece sarebbe stata contenta di vederlo, il che sarebbe anche stato reciproco dato che avrebbe significato infilarsi in una delle aule vuote, sigillarla, e spogliare quel suo splendido corpo per farla sua. Quel pensiero gli rilassò i lineamenti rigidi mentre aspirava una nuova boccata rilassante dalla sigaretta. Chissà se la Métis era in turno quella sera? «Solo a te? Non c’è nessuno ad aiutarti?» Provò cambiando di poco il tono, più suadente ed interessato adesso. Se ci fosse stata la bionda in turno magari quella serata si sarebbe davvero conclusa in meglio. Axel avrebbe persino valutato di lasciarsi ammanettare dalla Corvonero che lo avrebbe punito come piaceva a lui, sì decisamente una prospettiva del tutto allettante, doveva saperne di più e questo voleva dire calmarsi e lasciare che la petulante figlia di White dicesse quello che aveva voglia di farneticare e lui fingesse di darle quel minimo di corda che gli avrebbe permesso di entrare letteralmente nelle grazie della bionda senza che la mora gli mettesse i bastoni tra le ruote. «Aspetta, hai detto ballo di fine anno?» La sua espressione cambiò sciogliendo l’espressione arcigna con cui aveva appena finito di gelare la Tassorosso sul posto che rimase a fissarlo con due grandi occhioni scuri. Iniziava a capire il motivo per la quale David le desse del coniglio. Come l’animaletto indifeso Rose era rimasta impalata osservandolo... terrorizzata? Che strana reazione la sua. Poi scosse appena il capo prendendo un respiro e cominciò a guardarsi freneticamente attorno dato che la spilla che poco prima si rigirava tra le mani le era appena caduta. «Sì servono a quello ma non ho ancora deciso» anche perché lui un lavoro già lo aveva ma non poteva di certo raccontare alla giovane che nel “tempo libero” vendeva articoli di magia nera a persone dalla dubbia morale, si procurava altrettanto materiale oscuro per rivenderlo e se ci scappava il morto beh, inconvenienti del mestiere. «Ma che cazzo hai da agitarti?» Le sbottò poco dopo al suo indirizzo dato che non la smetteva di muoversi. Seguì il suo sguardo ai suoi piedi e vide la piccola spilla d’oro scintillare. Sbuffò. Si chinò, la afferrò e gliela porse con una certa riluttanza. «Non ti mangio nemmeno... Coniglio» abbozzò un ghigno sghembo aspettando la reazione di lei al nomignolo che le aveva sentito spesso affibbiare dal compagno di stanza alla quale lei non aveva replicato, le piaceva davvero farsi chiamare così? «Comunque sia vado bene in pozioni, duelli, volo... difesa. Per te cosa dovrei fare?»
     
    .
  7.  
    .
    Avatar


    Group
    Tassorosso
    Posts
    609

    Status
    spymode
    2021011082531_5
    Che strana quella domanda fatta da Axel. Alzai spallucce «Non amo impartire ordini, se mi tocca lo faccio ma preferirei di no.» Non ero molto in grado di farlo anche se con la spilla avevo imparato tanto ed a volte anche ad essere dura o almeno più ferma su alcune decisioni. «Non è vero che non mi rispettano...» aggiunsi con tono leggermente offeso. Questi ragazzi erano in grado di far salire i nervi anche a Silente in persona se fosse stato vivo e da quello riportato nei libri era una persona abbastanza paziente. Andai oltre a quel punto anche se non aveva tutti i torti, era un errore quella spilla, sicuramente altri migliori di me avrebbero potuto far di meglio come Sky e sicuramente persone più spigliate di me, io ero magnanima a volte e alcune cose le lasciavo correre. Era inutile fare la perfettina su tutti i punti, in fondo qualche minuto di ritardo non uccideva nessuno, suvvia. In più era vero che pochi mi ascoltavano, dovevo sempre arrivare alle punizioni e dire che ogni azione veniva controllata e riportata ai professori per avere un pochino di rispetto. Aveva colpito un nervo scoperto ma non nel modo in cui lui, forse immaginava ma ben in altro modo. Di certo nessuno sapeva il valore di quella spilla sul mio petto e cosa ne conseguiva averla o no. Guardai per un secondo quel viso in penombra e alla sua domanda risposi con tranquillità «Si ci sono altri, però ci dividiamo i posti. Hogwarts è grande...» In quel momento per un istante mi balenò l’idea che la sua domanda, forse, nascondeva un secondo fine non ne ero certa e potevo anche essermi sognata la cosa ma chissà « Sai forse mi incontrerò con la mia amica a fine turno per salutarci... prima di tornare nei nostri dormitori.» Non lo guardai direttamente in viso ma con la coda dell’occhio provai ad individuare qualche espressione, forse non pensava a qualcosa di particolare oppure ero troppo romantica e mi lasciavo trasportare dalla fantasia. Sky mi aveva ben raccontato diverse cose, lasciandomi sorpresa e nella serata al locale, grazie al drink bevuto ed a una domanda scomoda posta da una Daphne curiosa, le era scappato anche altro come un “promessa in sposa”. Avrebbe dovuto spiegarmi bene quel discorso ma ci voleva il giusto modo e un momento propenso in cui eravamo da sole e nel quale la corvonero si sarebbe sentita a proprio agio di raccontare quel dettaglio. Non era una cosa così semplice da chiedere e se l’aveva tenuta nascosta aveva i suoi motivi. Non aggiunsi altro ma rimasi sorpresa dal tono di lui alla notizia del ballo «Si, il ballo di fine anno... Beh so che sarà obbligatorio per tutti gli studenti, se non lo sapevi adesso lo sai.»Aggiunsi con semplicità senza soffermarmi. Quello che passava nella testa del ragazzo era un incognita ma speravo che qualche pensiero fosse rivolto alla mia amica. Il discorso virò sulla scuola e sul futuro, su quello che si voleva fare dopo la scuola visto che il ragazzo aveva gli esami ma sembrava indeciso e non sembrava che avesse le idee chiare. In un secondo si voltò nuovamente con uno scatto tanto da farmi fare un passo indietro e perdere il colore del mio viso rendendolo candido. Mi portai una mano al petto e deglutii mentre i miei occhi si posarono sulla spilla a terra e lo vidi chinarsi a prendere l’oggetto che brillava alla luce fioca della luna.. Me lo porse ma quel gesto fu accompagnato da una frase che mi fece bloccare. Lo fissai negli occhi bloccata mentre si scurirono completamente e i capelli divennero neri in un colpo partendo dalla radice. Come... come faceva a sapere quella cosa. David mi chiamava così, solo lui … Afferrai la spilla quasi strappandogliela dalle mani mentre i miei lineamenti duri ed allo stesso tempo increduli erano fissi nella direzione del suo viso. Quindi David mi chiamava così anche davanti ad altre persone. Come poteva farlo? Gli avrei parlato, altro chè se gli avrei parlato ma quello non era il momento. «Vedo che come comare sei bravo... » Scossi la testa mentre un sorriso deluso mi si disegnò sul viso «Tutti uguali...» “peccato, hanno sempre bisogno di stuzzicare o di ferire. A parlare tranquillamente non ci riescono proprio...” pensai mentre mi allontanai girando la colonna ed appoggiandomi al lato opposto. Posai la schiena e guardai la spilla che misi in tasca. Poi così come se non avesse detto o fattoi nulla riprese il discorso di prima, mentre a me aveva indisposto. Una risatina mi uscii spontanea, erano così strani o forse ero io quella diversa dal mondo. Lascia passare qualche attimo di silenzio e poi con tono basso dissi «Che ne so... sei esperto in tuttologia tu... io sono un coniglio che consigli vuoi che ti dia.» Davvero Sky era persa di costui? Che di fascino ne aveva tanto ma di buone maniere non ne conosceva..? Chissà, lei forse ci vedeva di più o lui aveva un’altro lato nascosto che usava con lei. «Io direi a qualcuno che vorrebbe il mio parere con sincerità, che dovrebbe seguire quello che lo fa stare bene... Una frase stupida ma sottovalutata. E’ una cosa che riguarda il futuro, la vita che si dovrà affrontare, quindi penso che se si sceglie qualcosa che si ama e ci fa stare bene, anche se la strada sarà difficile, potrebbe diventare meno dura...» Posai le mani alla colonna dondolando con i piedi «Chi vuole aiutare o difendere qualcuno, chi vorrebbe curare le persone oppure le creature, chi vorrebbe vivere di avventure, chi diventarre bravo a quidditch o semplicemente chi vorrebbe scrivere un libro... tutto va bene l’importante è stare bene e fare quello che si ami... senza costrizioni...» finii la frase sottovoce abbassando la testa. Io avrei avuto le stesse opportunità oppure lui aveva già deciso la mia strada? «Comunque, qualsiasi cosa scegli... che sia qualcosa che non ti faccia soffrire o almeno non ti sia di peso a te e a chi ti sta intorno... Pensaci, a te cosa piacerebbe? Una cosa che ti faccia sentire bene e che ti faccia dimenticare i problemi che hai intorno... » Sorrisi ancora e conclusi «A me piacerebbe aiutare le persone... ma ancora non so come, forse studiare da medico... oppure aprirmi una pasticceria...» finì la frase e scoppiai a ridere di gusto, di quelle risate intense a cui era difficile resistere «a mio padre gli verrebbe un colpo! » continuai a ridere anche se c’era una punta di tristezza in quella risata che andava a terminare con una mano che asciugava gli occhi.

     
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ★★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    1,178
    Location
    Bulgaria

    Status
    spymode
    Axel
    Axel
    «M mh» ribatté dandole il misero contentino per quella che era unicamente una sua convinzione. Era palese che una così non l’avrebbe rispettata nessuno. Solo nella sua casa, tra quei fessi dei Tassorosso, oppure tra i prodi Grifondoro forse qualcuno d’abbastanza magnanimo d’avere pietà di lei c’era ma tra le Serpi, nossignore, nessuno avrebbe ascoltato minimamente ciò che aveva da dire lei. Se si fosse invece giocata la carta di papino allora... lì le cose sarebbero stato nettamente diverse. Al vicepreside White bastava un’occhiata di traverso per zittire chiunque e a ben dire visto l’autorità che ricopriva. Lei, con il suo metro ed una risata e il fisichetto rachitico privo di curve – ma mangiava? – Non era in grado di spaventare una mosca. Che ci trovasse l’Harris di interessante in quel pulcino spaurito, Axel, non era in grado di dirselo. Forse faceva il doppiogioco per avere favori dalla stessa, o essere intoccabile in caso di punizioni ma a giudicare dalla lettera che aveva ricevuto poco prima delle vacanze Pasquali e per cui aveva sbraitato imprecazioni per giorni, non gli stava andando bene su quel fronte o forse, come più probabile, non era abbastanza sveglio per sedurre qualcuno solo per ottenerne i favori, troppo idiota per riuscire a farlo. Le sopracciglia del mannaro ebbero un lieve guizzo a quel pensiero mentre si portava automaticamente alle labbra il tubicino di tabacco arrivato ben oltre la metà del suo contenuto. «Sai, forse mi incontrerò con la mia amica a fine turno per salutarci», finalmente un’informazione interessante. Skylee era in giro, bene. Sarebbe sicuramente stata contenta di concludere il turno con una capatina all’ultimo piano. La sua personalissima buonanotte. Cosa c’era meglio di un orgasmo per concludere la giornata con le sue rotture di cazzo? Una bella scopata rilassante, che avrebbe rimesso al posto e disteso ogni nervo. Proprio questo ci voleva e a pensare al corpo nudo della Corvonero, al suo muoversi lento, seducente, un fuoco cominciò a divampare all’altezza del basso ventre mentre il desiderio di stringerla lo infervorava. Non replicò, né diede esternamente segni che gli importasse di quella notizia, si limitò a rimanere esternamente impassibile mentre soffiava il fumo al di sopra delle loro teste. «Mh, capito» sufficienza, poco interesse, tutti depistaggi da quello che in realtà si muoveva nelle sua fantasia oramai degna di un film a luci rosse. Fantasie che vennero messe da parte alla notizia che l’anno si sarebbe concluso con un ballo indetto dalla scuola. Interessante. E per una volta non si sarebbe nemmeno dovuto sbattere a sopportare la prima stupida ansimante che gli sbavava dietro. Tipo una cretina, della stessa casa della White, che non finiva d’intasargli la posta di biglietti e regalini. Ma che cazzo voleva quella sfigata? Se pensava d’attirare la sua attenzione a quel modo sbagliava di grosso. Non aveva di che spartire con sfigate di quel calibro, magari una vergine sognante che non si sarebbe scollato più. No grazie! Andarci con Skylee era l’opzione migliore anche se... sul suo viso le labbra si piegarono in una smorfia. Andarci con lei non avrebbe significato ammettere che avevano una relazione? David gli avrebbe rotto il cazzo per sempre nonostante la verità era ben lontana – lo era? – dall’essere quella. Sul giornalino ci avrebbero ricamato all’infinito, così come le voci di corridoio che la Corvonero aveva sempre specificato di non voler attirare su di sé. Lei lo aveva specificato, ma Axel non era tipo da porsi quel tipo vincoli. Non gliene fregava un cazzo dell’opinione altrui e a dimostrarlo c’era il nero del kajal che applicava nella rima inferiore degli occhi, ad evidenziarne il verde intenso, gli anelli, massicci, che di certo non passavano inosservati e si sarebbe potuto continuare a lungo elencando le stramberie del suo abbigliamento ma la morale non sarebbe cambiata: per Axel contava solo la sua opinione, non quella del “branco”. A questo pensava quando Rose cominciò ad agitarsi. Continuava a muoversi sul posto, per poi accennare parole e/o azioni che alla fine non portava a compimento. Che cazzo aveva? Poi capì, la sua stupida spilletta da cagacazzi gli era caduta e aveva perso la lingua per chiedergli di prendergliela – dato che gli era finita sui piedi – o chinarsi lei e farlo autonomamente. Con uno sbuffo il mannaro si chinò e gliela porse non senza lanciarle una frecciata. Dio quanto era patetica! «Vedo che come comare sei bravo...» Fece lei dopo qualche attimo, lo sguardo indurito e... i capelli più scuri? Forse era stata una sua impressione. Comare? Lui? «O forse dovresti scegliere meglio le tue frequentazioni?» Replicò lui sulla stessa scia. Pensava di zittirlo? Figuriamoci. «Uguale? Non paragonarmi al tuo amico, grazie. Se ti manca di rispetto quando non ci sei forse non è quello giusto» giusto per cosa? Non era dato sapersi. Ma per uno come Axel era la base non gettare merda nel piatto dalla quale mangiava. Skylee avrebbe potuto farlo ammattire, e lo faceva, ma dalla sua bocca non sarebbe uscito nulla di compromettente nei confronti della Corvonero. Era dell’idea che, se doveva lanciare merda, l'avrebbe lanciata alla diretta interessata e le volte in cui lui e la bionda si erano verbalmente azzuffati erano ormai incalcolabili. “Quindi ringrazia, coniglio!” Un favore che le stava facendo per via di Sky. «Che ne so... sei esperto in tuttologia tu... io sono un coniglio che consigli vuoi che ti dia.» Dio! Adesso faceva anche la permalosa? Con lui? Alzò gli occhi al cielo roteando le iridi fino a rendere visibile la sclera biancastra. Anche meno. Sbuffò, evitando di risponderle a parole, certo che, se lo avesse fatto, avrebbe finito per farla piangere e si sarebbe guadagnato una bella punizione e, soprattutto, la Corvonero non gliel’avrebbe più data per i capricci di quella mocciosa che aveva per amica.
    «Io direi a qualcuno che vorrebbe il mio parere con sincerità, che dovrebbe seguire quello che lo fa stare bene.» Rose aveva parlato ancora con una punta di stizza nel tono ma man mano, era andata calmandosi, riflettendo e argomentando quella che a tutti gli effetti suonava come una banalità. Axel la osservò impassibile, serio, ascoltandola davvero mentre teneva la sigaretta ormai ad un tiro dalla fine a qualche centimetro dalle labbra. Rifletté anche lui. Cos’era bravo a fare? Duellare, per forza di cose. Era un asso ad uccidere dopo tutti quegli anni ma sicuramente non era ciò che la Tassorosso gli stava chiedendo. Ethan gli aveva insegnato l’arte della pozionistica, i segreti del mestiere, alcuni, istillandogli la sua stessa abilità anche se non si sarebbe mai visto chiuso in un laboratorio a fare solo quello. Si sarebbe annoiato, lui era per l’azione ma che tipo di azione? Era abile nel quidditch, la sua mira come cacciatore era eccezionale ma sapeva, che il suo stato di mannaro non gli avrebbe permesso di competere in una squadra. I suoi poteri non erano equi per gli altri membri... «Comunque, qualsiasi cosa tu scelga... che sia qualcosa che non ti faccia soffrire o almeno non ti sia di peso a te e a chi ti sta intorno.» Ma aveva davvero scelta? Di questo andava interrogandosi il bulgaro senza esplicitare ad alta voce quei pensieri. «Perché? Il guaritore è un lavoro di prestigio, soprattutto se ti specializzi potresti fare un mucchio di galeoni» la squadrò, «ma vabbè quella è l’ultima cosa che ti serve» commentò senza curarsi di averlo fatto ad alta voce. Gli indumenti della divisa erano nuovi, in perfetto stato. Probabilmente a settembre di ogni anno ne acquistava di nuovi. Non una piega, non una traccia di usura né di scolorimento. «La pasticcera forse sì, “non sarebbe all’altezza del tuo lignaggio”» quei discorsi sul lignaggio li conosceva bene lui, nobile di nascita e con un titolo a pendergli sul capo: duca. Dall’aura del vice anche i White dovevano appartenere ad una famiglia di un certo tipo ed il vicepreside, dal suo modo di porsi, aveva esattamente l’aria di uno che badasse a quelle cose. «ma il guaritore non vedo perché no...» aspirò l’ultima boccata di fumo grattando ciò che rimaneva del mozzicone sulla parete e facendo perno tra medio e pollice lanciò nel buio della vegetazione ciò che ne rimaneva. Poteva scortarlo al dormitorio adesso.
     
    .
  9.  
    .
    Avatar


    Group
    Tassorosso
    Posts
    609

    Status
    spymode
    1c13c5d42740267512697c62a5acfe66
    Era di poche parole e spesso sembrava che mi rispondesse giusto per non restare in silenzio ed ignorarmi. Ero abituata ad essere ignorata anche se mi faceva male ma almeno qualche verso lo faceva giusto per non lasciarmi appesa. Bello era bello, mi chiedevo cosa aveva di diverso con Sky rispetto a quello che faceva vedere al mondo. Il discorso che virò sulla questione David e su quello che aveva detto mi aveva indisposta e lui si era indisposto ancora di più dopo la mia risposta, almeno così mi sembrò. Già, scegliere meglio le mie frequentazioni. Era chiaro che facevo pena anche in quello... "Forse non è quello giusto" Giusto? Giusto di che, di cosa... Mi girai leggermente per guardarlo «Mh... forse...» dissi spostando lo sguardo in lontananza. Iniziavo a chiedermi se meritavo essere trattata così da tutti, forse nella mia esistenza avevo dato fastidio a qualcuno e meritavo di pagare. Certo che avevo dato fastidio a qualcuno, l'intera famiglia White mi odiava e mio nonno ne era la prova. Potevano formare un club "Odiamo Rose per passione". Spostai una ciocca di capelli lasciandomi indietro certi pensieri che mi facevano solo male.
    Parlare del futuro era qualcosa di davvero importante e duro. Se c'era una cosa che metteva dubbi a tutti era il futuro. Come si poteva scegliere così su due piedi quello che si voleva fare per tutto il resto della vita? Mi sembrava una cosa assurda e difficilissima. Le parole di Axel sulle mie affermazioni mi lasciarono leggermente sorpresa. Lo vidi tranquillo e sincero. La sua affermazione sui galeoni di mio padre mi fece stampare un leggero sorriso triste sul viso. «Già... non mi serve... io sono ricca di famiglia. » risposi sottovoce. Cosa poteva sapere e cosa potevano sapere gli altri. Ero la figlia di Dylan White uomo ricco e temuto, quindi di conseguenza ero ricca anche io. Stupidaggini! Mi aveva tagliato i pochi fondi che mi dava e dovevo lavorare di nascosto per poter avere il tanto da permettermi anche una burrobirra. Cosa ne sapevano che a casa i miei abiti erano stati letteralmente buttati e sostituiti da altri orribili che mi facevano sembrare una novizia del mondo babbano. Ricca... Ricco era mio padre, io dovevo sembrare perfettamente perfetta agli occhi esterni. Dovevo sembrare ricca, ordinata, educata... una pedina vestita e truccata per la scena, il resto dietro le quinte, che era la realtà, doveva restare nascosto ed inesistente. «Il guaritore sarebbe bello... aiuterei tante persone... mh...» Poi sorrisi con un piccolo verso alla sua ennesima affermazione, questa volta sulla pasticceria «Ah... hai esperienza di lignaggio? Mi sembri mio padre... "Rose porta alto il nome dei White"» feci una voce grossa per imitare mio padre, mettendomi in posizione eretta con la testa alta, e un dito ad indicare il vuoto. Alla fine scoppiai a ridere. Una di quelle risate intense e piene, di quelle che si dicono di pancia e che ti colorano le gote come stava succedendo a me, di quelle cristalline che non potevi non fermarto a guardare e che la maggior marte delle volte, per riflesso, ti facevano stampare un sorriso sul viso se non addirittura, per i più empatici, ridere leggermente insieme a te. «Okay non parla proprio così...» Forse stavo ridendo solo io ma era stato divertente, era la prima volta che "Imitavo" mio padre e ci scherzavo su con qualcuno. Mi aveva sorpresa il fatto che il serpeverde sapesse cosa significasse essere un qualcuno. A me importava poco e mio padre odiava questo. «Comunque ho tempo per decidere... quest'anno sono stata d'aiuto in infermeria ed ho visto come la dottoressa curava i pazienti. Ci metteva amore e pazienza ed a volte severità. La sua preparazione è formidabile. Non sarebbe male ma ci penserò... » feci spallucce mentre la mia mente pensava se davvero mio padre ne sarebbe stato fiero oppure avrebbe letteralmente disgustato l'idea. Non potevo saperlo e non avevo mai avanzato idee o possibili hobby o gusti su alcune cose, tranne il canto ma quello era meglio non nominarlo e nemmeno pensarlo. Vidi Axel lanciare il mozzicone e lo guardai di sbieco «Axel! Almeno non sporcare la scuola!» gli dissi a modo di rimprovero ma sapevo che sarebbe finito nel vuoto quindi non mi soffermai. «Bene, che ne dici andiamo? Il mio turno, cioè quello degli studenti sta per finire... e speriamo di non incontrare nessuno o saranno davvero guai...» era vero, incontrare Sky non sarebbe stato un problema questo era chiaro anche a me, ma incontrare qualcun'altro o addirittura un professore sarebbe stato un disastro, non avrei potuto chiudere un occhio e dipendeva anche da quale professore si incontrava. Feci qualche passo e mi voltai verso di lui «Allora? » incitai per farlo camminare. Qualche passo ed iniziammo ad andare, la nostra meta erano i sotterranei. Anche se era da un anno che controllavo l'interno e l'esterno di Hogwarts, mi affascinava sempre «Certo che di notte sembra un altro posto rispetto il giorno non credi?... Mi sembra più affascinante a volte, forse sarà la calma e la tranquillità.» dissi a bassa voce, prendendo la bacchetta in mano pronta a castare un lumos appena le fiaccole sarebbero terminate e avrebbe iniziato un tratto buio. Era vero, sembrava tutto più bello e intrigante anche se alcuni punti mi mettevano ansia quando dovevo controllarli da sola. Mentre continuavo a camminare controllavo intorno muovendo la testa a destra ed a sinistra, per cercare di individuare qualcuno e nel caso nasconderci. Meglio evitare imprevisti... Non ne incontrammo in effetti e quando arrivammo nei sotterranei e lo vidi prendere la direzione per il dormitorio«Buonanotte!» gli dissi aggiungendoci un piccolo sorriso. Mi spostai leggermente e attesi qualche minuto controllando nei dintorni per poi risalire e finire la ronda. Anche quella nottata stava volgendo al termine e non vedevo l'ora di andare nel mio dormitorio a riposare un po'. Quella chiacchierata, una delle prime avute con Axel così a lungo mi aveva lasciato da pensare e mi aveva portato a provare diverse sensazioni che mi avevano stancata leggermente. Forse sarei riuscita a dormire con più tranquillità senza il solito incubo che mi svegliava la notte.



    Conclusa! Grazie <3


    Edited by Rose Mia White - 5/7/2022, 00:04
     
    .
8 replies since 19/5/2022, 22:42   197 views
  Share  
.
Top
Top