Under pressure

Pressi Torre Corvonero - con Ryuu (?)

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    LOKI NORMAN – 15 ANNI – SERPEVERDE (III)

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    E’ passata ormai una settimana da quella volta in Biblioteca, e se inizialmente l’idea era quella di tornarsene nel proprio angolo di mondo dimenticando l’accaduto, la convivenza in aula lo ha riportato alla realtà già dal giorno successivo, facendogli capire che non sarebbe riuscito a scamparla così facilmente. Pensieri e sogni dalle strane sfumature inedite hanno cominciato a insinuarglisi nella mente, rendendogli le notti ancora più corte di quanto non fossero abitualmente, e stanziandosi sulle due ore circa di sonno. Ha perso pure l’appetito. E’ esausto e il mal di testa è diventato una costante, senza contare che la carenza di un riposo sufficiente gli fa vivere ogni attimo come se si trovasse nel fondale del Lago Nero, ovattando ogni rumore, e facendo sembrare tutto più distante, o impalpabile. Le occhiaie sono più marcate, e anche i tic nervosi paiono essere raddoppiati nelle ore in cui non è costretto a stare a stretto contatto con il giapponese. Uno straccio d’uomo. E allora ha deciso di prendere di petto la situazione, andando ad affrontare la causa di tutti i suoi problemi. Forse. A dirla tutta, sono già tre giorni che durante il tempo libero trova estremamente interessante l’ala ovest, specialmente per quanto riguarda i corridoi subito adiacenti a quello che si presuppone essere l’ingresso della Torre Corvonero. Non ha idea della sua ubicazione precisa, naturalmente, però si è fatto una mappa mentale della zona, e si è immaginato che pressappoco dovrebbe stanziarsi da quelle parti, e quindi boh, bellissimo questo lato del Castello, non l’aveva mai esplorato, è interessante scoprire posti nuovi. Approfondiamo, per il piacere della scoperta. Solo per quello. Dunque gironzola guardandosi attorno, alla ricerca di “non si sa bene cosa”, che per la legge dei grandi numeri potrebbe trovare più o meno verso la centesima ronda. Giusto? Non si sa, si spera, se no passerà il resto delle sue giornate a perdere tempo. Che poi basterebbe una missiva, o PARLARE, ma vogliamo mica essere così banali? E poi non ne ha il corag- NO. Non ce n’è bisogno, alla fine se non dovesse trovarlo mai, vorrà dire che non è destino e andrà bene lo stesso. Meglio! Un problema in meno. Ma allora perché stia ancora lì è un mistero misterioso che non avrà mai una risposta. E’ il solito damerino con la divisa perfettamente in ordine, neanche un capello fuori posto, pulito e profumato. Però… ultimamente si è dato allo studio antropologico, si sente in fase sperimentazione, e quindi in base alla “moda del momento” anziché legarsi la cravatta come se volesse soffocare, il nodo è leggermente più lento, tanto che l’ultimo bottone del colletto della camicia è addirittura (!) sbottonato. I grandi progressi. Allora dicevamo che cammina, come un’anima in pena, e alla fine inizia anche a domandarsi cosa diavolo stia facendo lì, e a dirsi che sarebbe il caso di tornare a fare qualcosa di più utile nella vita, tipo non so, pettinare le penne d’oca, o cose del genere. Quindi si sta pure scocciando e sta per tornare sui suoi passi, quando i suoi occhi finiscono per incrociare di sfuggita una figura familiare. O almeno così gli sembra, e basta questo per fargli schizzare l’ansia a mille e mettergli lo stomaco sottosopra. Il cuore si assesta sui 180 battiti per minuto, e lui si sta già pentendo di aver avuto la malaugurata idea di restare quell’attimo in più che poteva salvarlo dalla morte prematura. A questo punto spera pure di passare inosservato, anche se non ha il minimo senso logico, ma capitelo, sta vivendo un dramma. Che si è fomentato da solo. E poi cazzo, lo vede ogni santo giorno in classe, perché è così difficile avvicinarlo adesso? Tra l’altro non si sta nemmeno assicurando che sia proprio il suo target, dato che ha abbassato lo sguardo istantaneamente, perciò il rischio è che stia panicando per nulla. I passi rallentano, e la mano destra sale al collo pressandolo appena fra le dita, che già che c’è magari ci pensa da solo a strangolarsi, senza bisogno di passare per vie traverse come appunto il sostare di fronte a Ryuu in un contesto che non sia una lezione.
     
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    Quando lo scossero per un braccio, nel tentativo di attirare la sua attenzione, si rese conto che erano minuti interi che aveva smesso di seguire il discorso. Da una settimana a quella parte si sentiva turbato, faticava a concentrarsi anche sulle cose più semplici e questo lo rendeva davvero nervoso. Si ritrovava a leggere la stessa frase a ripetizione incapace di coglierne il significato, andando ad incidere anche sul suo rendimento scolastico. Il tutto per degli stupidi flash di un'avventura di un pomeriggio. Che cavolo. Perché quello era stato, un piacevole intermezzo di un pomeriggio di studi. L'obiettivo era divertirsi e rilassarsi, non creare rapporti duraturi. Chi li voleva quelli? Tutti coccole e sbaciucchiamenti, figuriamoci. A-a chi piacevano quelle cose? Leggerezza, solo questo cercava. Si congedò dai suoi compagni, tanto sarebbe stato inutile rimanere visto che nemmeno li stava ascoltando, doveva pensare prima a districare la situazione e, con passo rapido, si fiondò per i corridoi pronto a raggiungere la Sala Comune e tenersi lontano da tutti. Nel tragitto fu impossibile non intravedere tutte le coppiette amoreggianti spalmate contro le pareti, che signori, maledetti ormoni primaverili. Strinse le labbra stizzito, avrebbe voluto dire loro di darci un taglio, che se ne sarebbero pentiti e che qualcuno si sarebbe fatto male. Le sopracciglia si alzarono, sorprese dal suo stesso pensiero: si era pentito di quanto successo? Difficile pensare ad una risposta su due piedi, ma il ricordo della pelle di Loki sotto le sue stesse mani gli fece serrare queste ultime in un movimento nervoso, mentre un brivido gli percorreva la schiena lungo la colonna vertebrale. No, pensò arrabbiato serrando la mandibola, non se ne era pentito. Fosse dipeso da lui lo avrebbe fatto di nuovo. E ancora. E ancora. La verità era che la preoccupazione se lo stava mangiando vivo. Aveva paura di aver fatto il passo più lungo della gamba, di aver preso una persona fragile e averla manipolata per suo personale interesse. Era così in ansia al pensiero di averlo spinto a fare qualcosa che magari nemmeno voleva fino in fondo da non aver nemmeno avuto il coraggio di affrontare l'argomento. Giorni interi a domandarsi se avesse sbagliato, se avesse esagerato, e solo in quel momento, svoltando l'ennesimo angolo, si ritrovò davanti ad una domanda che ancora non si era fatto: Che cosa voleva Ryuu? Cazzo. Cioè NO, nel senso: Che cavolo! Si infilò le mani nelle tasche aumentando il passo, ormai non era lontano dalla sua meta, borbottando tra sé e sé quanto fosse idiota. Non era importante quello che volesse, non doveva nemmeno perdere tempo a pensarci perché aveva un vago sentore di quelli che sarebbero stati i suoi desideri, ma doveva pensare a quello che era giusto per il Serpeverde. Perché lo sapeva, Ryuu, quanto tutto questo fosse nuovo per l'altro e difficile da processare. Ed aveva già così tante cose per quella testolina laboriosa che aggiungerne un'altra era stato solo egoismo. Imboccò l'ennesimo corridoio sempre più vicino ai comodi divanetti della Sala di Corvonero, quando a momenti un infarto non lo colse sul posto. Si fermò, osservandolo da distante, nel suo ordine maniacale che stonava con il viso su cui spiccava invece il casino che aveva dentro. L'immagine gli straziò il cuore, leggendo su quel volto gli stessi dubbi e le stesse incertezze che non molto tempo prima avevano colto anche lui. Così delicato da sembrare di vetro.
    Strinse i denti così forte da temere di scheggiarne qualcuno. La decisione era presa. Aveva ridotto quella persona uno straccio e non riusciva a perdonarselo. Riprese ad avanzare andandogli in contro, deciso a mettere fine a quella situazione, al costo di farsi odiare e fargli credere di essere stato usato, sarebbe stato più facile da accettare. Forse.Passo dopo passo il cuore accelerava, ancora un po' e gli sarebbe saltato fuori dal petto. Passo dopo passo tutto quello a cui aveva pensato fino ad un istante prima sembrava stupido. Passo dopo passo aveva già cambiato idea. Gli si fermò davanti, l'altro nemmeno lo guardava. Avrebbe potuto chiedergli scusa e defilarsi, era la rabbia un buon modo per superare una delusione? Forse no. Non sapeva nemmeno lui che fare. In totale autonomia il braccio destro si allungò, facendo posare la mano sulla testa china del più giovane andandogli a spettinare quei capelli da damerino. Molto meglio.
    -Fanculo- si lasciò sfuggire dai denti. La mano si spostò sulla nuca, per poi tirarlo a sé e premerselo contro. Al contrario suo aveva avuto il coraggio di cercare un confronto, ma lui non era uno spregiudicato Grifondoro! Era un maledetto Corvonero, a lui serviva tempo per pensare, o almeno così tentò di giustificarsi. Avrebbe voluto dire tanto altro, come che aspetto orrendo avesse in quel momento, ma rimase in silenzio perché ancora il senso di colpa e responsabilità gli pesavano sulle spalle. Di qualcosa, maledetto nano malefico.
     
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    LOKI NORMAN – 15 ANNI – SERPEVERDE (III)

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    E’ perfettamente consapevole di essere stato inquadrato, si sente il suo sguardo addosso e ciò comporta la totale trasformazione del suo cervello in poltiglia. Gli esercizi di respirazione non servono a nulla, non ne ha il minimo controllo, come nemmeno di quello che gli sta accadendo nel petto o poco sotto. Sente le viscere, nessuna esclusa, contorcersi tanto da richiedere supporto ai muscoli addominali, ora così tesi da poter incassare anche una palla di cannone sparata dritta contro di lui. La testa rimane china, anzi, si abbassa un po’ di più perché non vuole vederlo così da vicino, gli è bastata quell’occhiata fugace per mandarlo in tilt e adesso deve gestire troppi stimoli tutti assieme senza poter contare sulle proprie capacità psichiche, ridotte a un budino informe. Cazzo. E’ molto peggio di quanto si fosse immaginato, e già allora le cose non è che fossero proprio rosee. Forse deve rivalutare le sue decisioni, potrebbe avere ancora tempo per girare i tacchi e andarsene, fingendo non-calanche e puntando sulla casualità delle strade che si incrociano fra gli affari personali dell’uno e dell’altro. E invece blocca tutto, dai pensieri ai movimenti, mancando anche la presa sul collo e riportando così la destra lungo il fianco, nel momento stesso in cui se lo trova davanti e si sente premere quella mano fra i capelli. Avvampa. Il barlume di lucidità rimasta gli urla di spostarsi, di sottrarsi a quel contatto, che i suoi ciuffi stavano bene dove li aveva sistemati lui. Ma l’istinto lo rende completamente succube del tocco altrui. Merda, quanto gli è mancato. Sospira profondamente, arreso, lasciandosi anche trascinare contro il corpo del maggiore, e appoggiandovi la fronte per qualche momento. Inspira il suo odore, percependo il proprio fiato a contatto con la stoffa della sua camicia. Poi però si ricorda che stanno in un cazzo di corridoio, potenzialmente davanti a tutti, e quindi le mani si portano sulle spalle dell’altro, spingendosi a un passo di distanza. Anche se poi fatica a lasciare la presa. [Mi devi una borsa nuova.] è tutto quello che gli viene da dire, iniziando a sentirsi seriamente stupido. Le mani si decidono a rilassare le dita e tornano verso le proprie cosce, ma le sente molli, e allora prova a infilarle nelle tasche dei pantaloni. Salvo poi rivivere un istante già visto una settimana prima, e ritirarle immediatamente fuori come se si fosse scottato. Non sa dove metterle, porca puttana. Torna allora all’idea originale di farle ciondolare come contrappesi, magari gli tornano pure utili per stare un po’ dritto, visto quanto è frastornato. E comunque Ryuu potrebbe aver notato che è una settimana che se ne viene a lezione con i libri e le piume direttamente fra le braccia, perché la sua borsa è rimasta in Biblioteca. E quando ci è tornato, il giorno successivo e con tutte le remore del mondo, non è ovviamente riuscito a ritrovarla. Sarà finita nel dormitorio di qualcuno, o fra gli oggetti smarriti nell’ufficio del Custode. [E il libro di pozioni.] aggiunge. Di questo non è così sicuro, ma non lo ha più visto da quel giorno, perciò presume che la tracolla contenesse proprio quel testo. Insomma, in ogni caso gli manca pure quello, e soprattutto ha l’impellentissimo bisogno di rompere quel silenzio imbarazzante che non sa fronteggiare. Fa per alzare la testa, prendendo ancora un po’ di spazio con un nuovo passo indietro, ma appena le iridi raggiungono il viso del giapponese, la forza gli viene meno e il collo si incurva un’altra volta verso il basso. Bello. E’ fottutamente bello. Ma è un uomo, e quindi questo pensiero non ha il minimo senso di presentargli nella mente. Stringe le labbra. Deve darsi un cazzo di contegno. Ripigliarsi. Scappare…? Tra l’altro cos’è venuto a fare? Forse voleva delle risposte che ora però teme di ricevere. Così tanto che non si azzarda nemmeno a formulare la domanda. Perciò si sta quasi convincendo che sia davvero il caso di moccarsela, prima di fare (e farsi!) danni.
     
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    Lo attirò a sé senza pensarci due volte, incurante di dove fossero o di chi potesse vederli perché non gli era mai importato. Aveva superato la fase di imbarazzo o di paura del giudizio ma, ancora una volta, era tutto un “Io. Io. Io”. Ogni volta finiva con il sentirsi egoista per non aver pensato a quello che sarebbe stato meglio per l'altro o che comunque avrebbe preferito. Ci pensò Loki a riportarlo alla realtà, sentì le sue mani far pressione sulle sue spalle facendogli riaprire gli occhi mentre lo allontanava. Fu come essere buttati in acqua acqua appena svegli, incapaci di ricordarsi come si nuota, cominciando ad annaspare cercando di rimanere a galla e di bere meno acqua possibile, con scarsi risultati. E se prima il cuore aveva aumentato i suoi battiti senza chiedergli il permesso, ora si era proprio fermato. Non lo guardava nemmeno, Loki. Altre pugnalate a livello dello stomaco.
    “Mi devi una borsa nuova. E il libro di pozioni” le parole lo schiaffeggiarono in pieno volto, difficile ora rimanere ancora a galla
    -Oh- le sopracciglia si sollevarono per sorpresa e delusione, non sapeva quale fosse la sensazione prevalente. Quindi era tutto li, era per quello che si era preso il disturbo di cercarlo. Non era un ragazzo confuso e alla scoperta della sua sessualità che aveva bisogno di processare informazioni e capire cosa voleva, voleva solo la sua borsa, avrebbe dovuto capirlo visto che nemmeno lo guardava in faccia.
    -Giusto, la borsa- l'immagine delle loro cose abbandonate in biblioteca in favore della ricerca di un letto comodo si fece largo tra i mille pensieri che vorticavano nella mente del povero giapponesino -Probabilmente saranno finiti nell'ufficio del Custode, vado a controllare e ti farò riavere le tue cose- sentiva le viscere contorcersi per il fastidio che quella situazione gli causava, e forse gliel'avrebbe pure letto in faccia, ma tanto Loki non lo guardava. Continuava ad evitarlo. Doveva fargli proprio schifo.
    Se ne sarebbe andato, lo avrebbe mollato li per andare a cercare la stupida borsa e lo stupido libro, avrebbe voluto girare i tacchi salvando quel briciolo di orgoglio che gli rimaneva in corpo, fargli recapitare le cose e a mai più rivederci. Si insomma, a parte a lezione, possibilmente dall'altra parte dell'aula. Eppure non poteva essere solo quello, o se le sarebbe andato a cercare da solo le sue dannate cose. Era andato a cercarlo e nemmeno lo guardava negli occhi, causandogli non poca frustrazione, doveva esserci altro.
    Con un paio di passi alla sua sinistra raggiunse la parete e vi si appoggiò di schiena, ora fu lui a non riuscire a guardarlo, la punta delle sue scarpe aveva assunto tutta una nuova attrattiva
    -Sai..- iniziò non sapendo bene come articolare i pensieri, cosa rara -.. se sei qui per dirmi che pensi sia stato un errore, o che ti sei pentito, o che ti faccio schifo mi sta bene- la testa si abbassava sempre di più mentre le parole uscivano da sole, ma quando arrivarono alla fine della frase si rialzò in un gesto stizzito -Bhe no, non mi sta bene per niente. Ma lo accetto- col cazzo che gli stava bene, e poi era stato Loki a baciarlo in fin dei conti. Ok, lo aveva provocato un pochino, ma non è che avesse fatto tutto da solo. O si? -Però devi dirlo, perché non lo farò io per te- si passò un dito ad allentarsi la cravatta, faceva davvero caldo o era il nervoso? Slacciò il primo bottone della camicia, dimenticandosi di averlo chiuso per nascondere il segno rosso che da giorni si portava appresso come un marchio, ora ben visibile sotto gli occhi del Serpeverde, se solo lo avesse degnato del suo sguardo gelido. Questo non lo avrebbe mai saputo, visto che di nuovo gli occhi di Ryuu si incollarono al pavimento. Loki era un tipo ermetico, convincerlo a parlare era un'impresa più ardua di quello che si poteva credere, ma se era li per mettere un punto a quello che forse avevano iniziato sarebbe stato costretto a parlare, anche se non era sicuro di voler sapere il responso. La gamba destra si piegò, andando a poggiare la pianta del piede contro il muro alle sue spalle, pessima idea, perché per ascoltare quello che sarebbe venuto, qualsiasi fosse stato il responso, avrebbe avuto bisogno di un appoggio a terra un po' più fermo. Pessima valutazione.
     
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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (III)

    dane-dehaan
    Di nuovo quella disgustosa sensazione di aver sbagliato tutto gli sale alla gola. La odia, lo fa sentire in un vicolo cieco da cui non può scappare, perché il carnefice che lo sta aspettando al varco è proprio lui. E’ vero, non sta guardando il compagno direttamente, ma la visione periferica è del tutto concentrata a percepire ogni suo movimento, e quindi seppure non ne colga del tutto i dettagli, si accorge di come la predisposizione altrui stia leggermente mutando. Forse in questo processo viene aiutato anche dal modo in cui le parole escono dalla bocca di Ryuu, apparendogli quasi stanche. Che idiota. Lui, Loki, che si è fatto l’illusione di poter rubare del tempo al giapponese, un tempo che non gli apparterrà mai, e che non si è mai nemmeno meritato. Ma anche l’altro. Cazzo, è evidente che non sia andato lì a chiedergli delle proprie cose. Ci poteva benissimo andare autonomamente, senza la necessità di doversi prendere la briga di avvisare chicchessia. Però è colpa sua, è stato lui a dirglielo, perciò la medaglia del perfetto coglione se la merita tutta il Serpeverde. Inizia a torturarsi l’interno labbra con i denti, nervoso, mentre la mancina strofina la camicia all’altezza dello sterno, nel tentativo di placare l’ansia che lo sta prendendo a pugni dall’interno. [Ok…] è talmente incapace di frenare il casino che gli si agita dentro che non riesce nemmeno a dirgli che ci andrà da solo a riprendersi quella schifosissima borsa, assecondando invece l’altruismo del collega senza volerlo. Merda, gli ruberà altri minuti preziosi solo per un capriccio. Da quando si sono incontrati non ne sta facendo una giusta, e sente distintamente quella spada di Damocle calargli inesorabile sulla testa. E’ convinto che potrebbe addirittura vederla se solo si degnasse di alzare gli occhi. Questo è un altro motivo per cui proprio non gli va di farlo. E poi Ryuu sta per andarsene, ne è certo, perciò la forza dei muscoli, non solo quelli oculari, gli viene meno, lasciandolo solo in balia della propria sconfitta. Ci mette qualche momento di troppo, allora, ad accorgersi che invece si è solo posizionato poco più in là. Inspira direttamente dalla bocca, sorpreso, con lo sguardo che indugia sulla sua figura longilinea, all’altezza dell’ombelico. Questo è l’ennesimo sbaglio, perché così il Corvonero potrà avvedersi dell’esatto momento in cui il suo cuore va in pezzi, appena gli suggerisce che quanto accaduto potrebbe essere stato un errore. Si freeza sul posto, mentre gli occhi perdono ogni vitalità, permanendo fissi su quel punto, ciechi. Per chi? Chi è che si è pentito, Ryuu? Lui no di certo. O beh, forse sì, ora che glielo dice in quel modo. Forse farebbe bene a dirgli che ha ragione. Tutta questa esplosione di emozioni sconosciute lo sta uccidendo, non ci è abituato, e se deve diventare un peso sulle spalle dell’altro non ha intenzione di andare oltre. Però lo ha sperato ardentemente. Lo ha fatto pure poco fa, quando quella mano perfetta gli ha messo in disordine i capelli, oltre che lo stato emotivo. E poi perché adesso sembra arrabbiato? Finalmente il capo si raddrizza, assieme alle spalle, per poi accompagnare i passi verso la stessa parete scelta dal compagno. Ci sta pensando troppo. Sicuramente Ryuu ce l’ha solo per il potenziale schiaffo morale che potrebbe dargli, perché sa benissimo di splendere di luce propria, è consapevole di essere irresistibile, quindi se dovesse dirgli che “gli fa schifo”, la prenderebbe unicamente come onta personale. Niente di più. Oppure mira a spogliarsi dai sensi di colpa. Ma sì, è chiaro come il sole, glielo dice fra le righe quello che pensa davvero: “non lo farò io per te”. Quindi lo farebbe se non fosse che vuole prima sentirselo dire da lui. Anche Loki appoggia la schiena contro il muro, mettendoglisi a specchio, con il piede opposto che preme indietro. Ha l’istinto di sollevare la mano a sistemare il nodo della propria cravatta, cominciando il movimento all’unisono con l’altro, ma poi rimembra di averlo lasciato lento di proposito, quindi lascia perdere le proprie intenzioni visionando piuttosto il gesto altrui. Neanche a dirlo è una pessima idea. Perché così s’avvede di quel segno sul collo e la punta delle orecchie gli diventa bordeaux tutto d’un tratto. Glielo ha fatto lui. Lo aveva rimosso, ma ora che lo vede gli tornano alla mente anche alcuni passaggi che aveva, con ogni probabilità, eliminato volontariamente dalla memoria. Imbarazzato fino al midollo, e quel rossore è proprio tipico di quando raggiunge vette altissime di disagio. Torna a guardare il pavimento. Non vuole lasciarlo in sospeso un secondo di più, ma allo stesso tempo ha la lingua talmente asciutta che quasi non la muove. E poi non ha chiaro cosa fare, ci sono troppe cose da dire, troppe che non ha il coraggio di far uscire. Schiarisce la voce. Deve compiacerlo? Fanculo. E’ passata un’eternità, o magari solo pochissimi secondi che gli sono sembrati infiniti. [No… non mi fai schifo…] articola a fatica. Invece la sua mente gli stampa una scritta luminosa direttamente nel cranio: “mi piaci” . Avvampa, per averlo anche solo pensato, e sprofonda con le spalle in avanti. [Sono stato bene] sì, ma ora può anche dargli l’estrema unzione, perché una tale ammissione lo sta portando alla tomba. E infatti cede, anche fisicamente, raccogliendo le ginocchia al petto mentre raggiunge il terreno. Dannazione, finisce sempre così. [Insomma falla finita, la stai facendo sembrare una cosa stupida] a questo punto non ha molto da perdere, perciò glielo deve proprio far sapere. Non deve giocare con i suoi sentimenti. O con le sue scelte. Infatti l’interrogativo vorrebbe girarlo a lui: cosa cazzo pensi? [E poi non sono una stramaledetta pedina nella tua scacchiera, Ryuu, sono capace di prendere le mie fottute decisioni come ho fatto l’altro giorno] comincia a irritarsi a sua volta, anche se lo sa bene che ciò che gli ribolle il sangue non è rabbia, ma paura, è il terrore di venire respinto, di sentirsi rispondere che invece l’errore è proprio lui. Merda. La voce già arrochita gli muore in gola, però il concetto glielo vuole davvero infilare a forza in quella testolina bacata. [L’ho voluto io…] in un sussurro, ormai, scalciando anche l’aria con una brusca mossa del piede, prima di prendersi la testa fra le mani.
     
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    I secondi passarono, in silenzio, mentre Ryuu aspettava di sentire una risposta dalla bocca di Loki. Una parte di lui moriva dalla curiosità di sapere cosa gli avrebbe detto, un'altra parte moriva e basta perché se il moro avesse confermato anche uno solo dei suoi dubbi allora sarebbe finita li e, per motivi a lui ignoti, non gli piaceva l'idea che finisse e basta. Sapeva che era troppo, che era esagerato, in fin dei conti si conoscevano da poco e sapevano poco l'uno dell'altro, ma qualcosa c'era almeno da parte sua. Inspiegabilmente, contro la logica e il buon senso, un interesse c'era ed era reale. Loki gli piaceva, e non aveva chiaro nemmeno quali fossero i motivi, ma una persona una volta gli disse che quando si comincia a chiedersi perché mai dovrebbe piacerci qualcuno, di solito è già troppo tardi. E lui si fidava di quella persona, anche se ora non faceva più parte della sua vita.
    Lo guardò avvicinarsi, ancora in silenzio, il cuore in gola gli bloccava quasi la respirazione. Sempre così silenzioso e difficile da interpretare, sembrava triste, ma anche frustrato, a tratti infastidito. Da lui? Era lui che lo infastidiva? O solo quello che gli aveva riportato alla mente? Forse davvero si era pentito. Cominciò ad allentarsi la stretta intorno al collo con movimenti nervosi, altri secondi passarono e il silenzio cominciava a farsi assordante. Che mettesse fine a quella tortura perché così sarebbe solo diventato pazzo, anche se il dubbio di esserlo già gli era venuto. Come poteva, una persona che conosceva così poco, creargli tutti quei problemi? Lo osservò con la coda dell'occhio mentre se ne stava li affianco, vicino abbastanza da poterlo toccare se avesse allungato il braccio. Avrebbe potuto afferrargli di nuovo la cravatta verde-argento e tirarlo di nuovo a sé e dare un senso a quel silenzio, ma non lo fece. Attese ancora che l'altro prendesse parola e gli dicesse cosa pensava, intanto la mano destra andò a passare tra i suoi stessi capelli, che comunque non ne volevano sapere di stare in ordine, aspettando il colpo di grazia che era convinto sarebbe arrivato a breve. Altrimenti non avrebbe avuto senso aspettare tanto per parlare, se non per il sadico gusto di vederlo tormentarsi. Certo, lui non lo aveva cercato in quei giorni, ma era convinto che fosse ovvio che stesse solo cercando di dargli spazio e tempo, in fin dei conti lo aveva cercato, invitato, e aveva faticato pure una cifra per entrare nelle sue grazie, che fosse interessato doveva essere evidente. Secondo lui. Era innegabile che avesse pensato continuamente di essere stato solo un tentativo di un ragazzo curioso che stesse considerando varie opzioni, e ogni volta il suo stomaco si stringeva tagliandogli il respiro, facendolo anche sentire una merda per quando lui stesso aveva fatto quella stessa orribile cosa, all'inizio. La possibilità di essere solo stato usato per togliersi un prurito c'era. D'altronde nemmeno Loki aveva tutti questi motivi per sentirsi attratto da lui, doveva essere solo curiosità. Per forza. Stava per riprendere parola, levarsi d'impiccio e andare in quel cavolo di ufficio del custode quando finalmente Norman aprì bocca. Non gli faceva schifo ed era stato bene, bhe dai, meglio di un calcio nel culo. Un minuscolo sorriso si disegnò sulle sue labbra, erano le stesse cose che avrebbe potuto dire a chiunque dopo una serata qualunque. Anche ad un elfo domestico simpatico che gli avesse alleggerito una punizione nelle cucine. Però dai, per essere Loki erano progressi. Stava per fare una battuta, una di quelle pessime che lo avrebbero di certo indispettito, quando l'altro continuò dal pavimento su cui si era seduto. La frase lo colse del tutto impreparato, come una doccia fredda, sembrò che gli avesse letto nel pensiero per tutto quel tempo. E poi quel ”L'ho voluto io” appena sussurrato gli diede la stoccata finale. Impietrito, alzò la testa e guardò la parete vuota che aveva di fronte, per tutto quel tempo aveva pensato alla giovane serpe come ad un esserino sensibile troppo indifeso per prendere le sue stesse decisioni, ma finalmente gli stava facendo sapere che si sbagliava. Ne fu felice, sia per lui, stupido arrogante che aveva creduto di avere un ascendente tanto forte da fargli fare cose contro voglia, ma soprattutto per Loki. Si chiese se lo avesse sempre saputo, il piccoletto, di poter prendere davvero le sue decisioni. Che non doveva accontentarsi, né compiacere nessuno che non fosse lui. Lo guardò, o almeno ci provò, ma da quella posizione riusciva giusto a vedergli la testolina piena di capelli, quindi si lasciò scivolare a terra per tornare alla sua altezza -più o meno- e rendergli la conversazione più facile. Non gli piaceva parlare senza poterlo guardare in faccia.
    -Scusa- gli disse fissando il suo profilo prima di fuggire da quel contatto che lui stesso aveva cercato. Vigliacco.
    -Non ti ho mai considerato una pedina con cui giocare- circondò le ginocchia con le braccia lunghe cominciando a torturarsi le mani -Ma ammetto di aver pensato di averti spinto a fare qualcosa che non volevi- ecco perché non lo aveva cercato, senso di colpa e di vergogna se lo stavano mangiando vivo da giorni. La testa bassa, dispiaciuto per averlo considerato abbastanza debole da farsi condizionare
    -E per la cronaca c'ero anche io, quindi lo abbiamo voluto in due- per ragioni a lui non comprensibili. “Quindi che si fa?” pensò “Facciamo il bis?” arrossì leggermente per averlo pensato. Guardò la punta delle sue ginocchia, guardò Loki, poi tornò a guardarsi le gambe piegate sorridendo
    -Ho un déjà vu- disse ridacchiando ricordando i momenti in biblioteca che precedevano, bhe, gli altri momenti. L'occasione era giusta, e lui stava aspettando di farlo da almeno una settimana. Il rischio che l'altro lo respingesse si era fatto un tantino più remoto, dopo quello che gli aveva appena detto, quindi tanto valeva provare.
    -Credo sia andata più o meno così- voltò il busto verso il Serpeverde, con la mancina gli afferrò la cravatta e, con un una debole pressione, lo attirò verso di se come l'ultima volta. Niente dubbi, niente ripensamenti, non si lasciò sopraffare dalle paranoie e non tentennò. Si protese in avanti per annullare ogni distanza e, una volta chiusi gli occhi, unì le labbra a quelle del nanetto. Fu un bacio meno spinto dell'ultima volta, erano pur sempre in mezzo a un corridoio anche se per il momento deserto, e quando terminò gli sorrise a fiordi labbra prima di staccarsi del tutto
    -Potrei anche abituarmici- continuò a sorridere prima di mollare la presa anche sul suo indumento. C'era un pensiero che gli vorticava nella testa, a breve la scuola sarebbe finita e le occasioni per vedersi diminuivano anche a causa degli esami di fine anno che si avvicinavano e che portavano via gran parte del suo tempo, ma c'era ancora la festa di fine anno. Certo non lo avrebbe invitato, un po' perché sarebbe stato strano visto che era tutto così indefinito, un po' perché bo, non era sicuro di quanto sarebbero stati tutti bigotti, era una cosa con cui ancora doveva fare i conti, ma l'immagine di loro due che sgattaiolavano via dalla festa per festeggiare diversamente non gli dispiaceva
    -Tra poco ci sarà la festa- iniziò ormai di buon umore -Non credo mi concederai un ballo perché, insomma, non mi sembri il tipo, ma magari ho qualche possibilità di rubarti alla vista degli altri, vero?- chiese sinceramente interessato ad imboscarsi dietro qualche colonna, prima che un dubbio lo assalisse e cominciasse a fargli sudare le mani -Certo, sempre che tu non abbia già un accompagnatore e abbia già dato la tua parola- scherzò anche se dentro le viscere ricominciarono la loro opera di tortura. Accompagnatore, figuriamoci. Vero, Loki?
     
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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (III)

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    Si sente spompato e spossato dopo aver dato sfogo a quella che per lui suona come un’autentica dichiarazione, e la prima cosa che sente pronunciare al suo fianco è un semplice “scusa” condito da un ritirarsi dello sguardo. Sprofonda quindi in una nebbia grigia che lo trascina sempre più in basso, piantandogli il peso del mondo intero sullo stomaco, ma senza segni evidenti all’esterno. Sarà che la stanchezza gli sta crollando addosso tutta insieme, disintegrandolo a partire dagli organi. E si prepara a ricevere quello che ha tutta l’aria di essere un rifiuto in pieno stile, inghiottendo boccate d’aria direttamente dalle labbra nonostante le narici dilatate dal senso di panico. Peraltro non è che le parole successive gli forniscano stimoli differenti, perché il fatto di non essere un suo giocattolo è sicuramente positivo, ma non significa che non sia comunque in procinto di essere scaricato per passare a lidi migliori. [D’accordo, bene] che siano stati in due, almeno possono condividere colpe e responsabilità, che è comunque meglio di niente. La voce gli esce più piatta di quanto avrebbe voluto. Avrebbe dovuto schiarirla e forse sarebbe parsa un po’ meno depressa, non avrebbe messo in mostra il suo palese essere “a terra” non solo con le chiappe ma anche con l’umore. Cazzo, è un calvario. Prima ancora, avrebbe dovuto starsene nel suo fottuto dormitorio e non andare a cercarsi le mazzate da solo. Che stupido. Però… il richiamo al loro primo “incontro” viene colto anche dal Corvonero, che al contrario suo sembra contento a sufficienza dal ridergli in faccia, sebbene la risata gli suoni più morbida di quel che si sarebbe aspettato. Gli solletica l’udito piacevolmente, facendogli stringere le palpebre mentre incide i denti sul labbro inferiore. Quanto si può essere schifosamente perfetti anche in una situazione come questa? Non può dare una risposta alla domanda, e non lo farebbe a prescindere perché si sente tirare appena sotto la nuca. Attirato come un animale da un’esca. Alza il capo finendo per incollare le iridi sullo sguardo altrui, e rimanendo incantato da quegli occhi da cui non riesce più a scappare, rapito. Il suo viso si distende in un’espressione estatica ma assieme colpevole, come se il bacio lo stesse per rubare lui e non il contrario. E a questo partecipa timoroso, lasciandolo allontanarsi appena ne sente il bisogno. Ma poi rimane lì immobile un attimo di più, mentre sente una scarica di adrenalina scaldargli l’intero corpo e colorargli perfino il collo. [Allora fallo] . Abituatici, Ryuu. Sembra quasi una preghiera nonostante l’imperativo, frattanto che ritorna finalmente al suo posto, scombussolato. Ripeterebbe quel gesto infinite volte, ma al momento non vuole rischiare di rovinare il momento, per dare spazio, piuttosto, a quelli che ritiene possano essere i preziosi sentimenti del compagno. Che siano in un corridoio a questo punto lo ha completamente rimosso. Infatti gli dispiace vedergli lasciare la presa sulla propria cravatta, tirandosi un po’ più dritto mentre non trattiene un sorriso imbarazzato sbocciato a fior di labbra, spontaneo, a causa di una nuova, sconosciuta, prepotente sensazione: felicità. Abbassa gli occhi, forse in un goffo tentativo di dissimulare l’emozione, ma li rialza poco dopo sorpreso da quell’invito estemporaneo. Che sfacciato. Davanti a tutti? Eppure… [Sì.] non ci deve nemmeno pensare. Per la verità non vede l’ora. Cioè certo, non sa ballare, non sa nemmeno “esistere” in un contesto come quello, ma insomma, adesso ci vuole andare con ogni fibra del suo essere. Magari non è nemmeno un’idea proprio salutare, dato che rischiano di dare nell’occhio, però non s’è regolato, gli è venuto così. Tossicchia, cercando di recuperare un briciolo di dignità. [Cioè… gradirei che lo facessi… se ti va…] quasi formale, ora. Si sta sentendo un coglione. Ma un coglione dannatamente felice per la prima volta in vita sua. Non viene nemmeno scosso dalla domanda che segue, perché dà per scontato che il fatto di accompagnare qualcuno non implichi nulla, tanto più che due uomini insieme non si sono mai visti ad un ballo (nell’epoca medievale dei Maghi da cui proviene, ovviamente). [Ah, sì, ho detto a Skylee che vado con lei] replica infatti con la più totale serenità, stringendosi anche fra le spalle. Della serie: ma chissenefrega, puoi comunque rapirmi con una scusa banale. Piuttosto a questo punto, c’è ben altro che gli preme, facendolo tornare serio e anche un po’ teso. [Senti… co-] gli salta la voce, a dimostrazione di quanto sia poco avvezzo alle basi più elementari della convivenza con gli altri. [Com’era il Giappone?] ha senso come domanda? Probabilmente no. E’ solo che vorrebbe davvero iniziare a conoscerlo meglio, ma non sa nemmeno da che parte cominciare.


    Edited by Justapoint - 31/5/2022, 22:35
     
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    Sapere di non essere stato un mostro che avesse circuito e forzato una persona a fare nuove esperienze di cui magari nemmeno sentiva il bisogno gli levò un grosso peso dallo stomaco. Davvero gigante. Certo, a posteriori si rendeva conto che qualche segnale di apprezzamento da parte del Serpeverde c'era stato e non si era semplicemente buttato alla cieca, però insomma! Era anche normale interrogarsi e fare un mea culpa all'occorrenza. Magari un po' troppo paranoico, ma era probabile che la cosa dipendesse dalla prima volta che Ryuu stesso ebbe il primo incontro ravvicinato con il suo stesso sesso, non proprio una serata finita bene. Ora rideva del ragazzino impaurito che era stato qualche anno prima, confuso, imbarazzato, arrabbiato, ma era una fase che aveva superato anche piuttosto in fretta, per sua fortuna. Mise Loki a conoscenza di ciò che lo aveva tormentato in quegli ultimi giorni, ottenendo solo un secco “D'accordo”. Niente sull'ammissione di non stare giocando con lui, niente sull'ammissione di averlo cercato e voluto, nessuna rassicurazione sul non essere un mostro approfittatore
    -D'accordo- ripeté la parola reclinando la testa contro la parete alle sue spalle, poggiandocela contro -Non sei proprio uno di tante parole- non era una domanda, solo una presa di conoscenza venuta ad alta voce, ma in realtà l'aveva capito già da un po'. Per niente frustrante, no. Vero che il suo viso era incapace di trattenere emozioni, ce le potevi leggere come fossero scritte nero su bianco su un libro, il problema era capire da cosa scaturissero. Avrebbe sciolto quella lingua, in un modo o in un altro, e visto che le parole scarseggiavano lo baciò. Quasi in punta di piedi rispetto a quelli di quel giorno in biblioteca, quasi delicato, il cuore accelerò per quello appena successo ma anche perché non si era allontanato, non si era preoccupato che qualcuno li vedesse, non sembrava spaventato. Si, in effetti ci sarebbe potuto abituare davvero. Se questo fosse un problema non era un pensiero su cui voleva ragionare ora, gli piaceva come si sentiva e tanto bastava. Ritrovato il buon umore, pur non avendo piena conoscenza di ciò che pensava Loki, almeno non fino in fondo, si ritrovò a fargli un'offerta che non poteva rifiutare. Carino il ballo, la musica, la gente, tutto molto bello, ma la prospettiva di un festino privato a due era più allettante
    -Gra-gradiresti che..?- la risposta seriosa e poco sciolta lo lasciò spiazzato un attimo facendogli corrucciare le sopracciglia prima di distendere di nuovo il viso in un sorriso -Loki, mi hai visto nudo, puoi anche essere meno formale- sperò che non fraintendesse il motivo per cui stava ridendo, non cercava di prenderlo in giro ma non gli sarebbe dispiaciuto vederlo più rilassato -Però si, mi andrebbe- stava ancora sorridendo come un ebete felice quando la stoccata finale a momenti gli tagliò il fiato. L'aveva detto scherzando, non aveva mai pensato che Norman fosse un tipo da balli e tanto meno da accompagnatori, eppure lo aveva sorpreso e non proprio in positivo
    -Ah- il tono sorpreso era evidente, le sopracciglia si alzarono incapaci di trattenersi -La Metis- sentì una parvenza di angoscia ancorarsi alla pancia, risalire fin nella testa, facendogli perdere sorriso e spensieratezza che aveva ripreso nell'ultimo scambio di battute con la serpe. Strana sensazione, un misto di paure. Ritornò a guardare la punta delle ginocchia dove le dita avevano preso a tamburellare per scaricare la tensione accumulata nel giro di pochi secondi
    -Bene- sorrise senza guardarlo -Si hai fatto bene a decidere di andare con lei- che poi glielo aveva chiesto lui? O era stata la Prefetta Perfetta a farsi avanti? Chi aveva rubato tutto l'ossigeno dal corridoio? -Si, vi divertirete di certo- dove potesse controllarli. Quel ragazzo aveva la capacità innata di confonderlo, un attimo sembrava avesse voglia di passare il tempo con lui, e l'attimo dopo gli sfuggiva dalle dita dietro a qualche biondina alta e carismatica
    -Hai un debole per i capelli biondi?- gli chiese a bruciapelo senza riflettere -No scusa, lascia stare- che cazzo -Si immagino che anche io dovrei sbrigarmi ad invitare qualcuno- così da avere una persona con cui parlare male di questa improbabile coppia. Gli occhi si posarono a secondi alterni sul ragazzo al suo fianco e subito dopo sulle ginocchia, operazione che si ripeté diverse volte nel giro di un solo minuto prima che desse voce ai suoi dubbi
    -Era.. si insomma, eri mai stato con un ragazzo prima?- un po' la curiosità, un po' il timore che si pentisse e decidesse di concedersi pure alla Prefetta di Corvonero. Aveva il sospetto di essere stato il primo, ma voleva sapere cosa pensasse. Cosa sentisse. Se avesse domande, o ripensamenti. Stava andando in paranoia totale, avrebbe voluto che una pietra del soffitto si staccasse per finirgli in testa, così sarebbe svenuto e avrebbe messo fine a quell'agonia, ma la vita è crudele e non ti lascia mai a secco di sofferenze. La domanda di Loki arrivò inaspettata, fuori ogni senso logico rispetto a ciò di cui stavano parlando, ma lo fece sorridere anche solo per il suo modo impacciato. Apprezzò comunque lo sforzo per essersi interessato alla sua vita, se davvero gli importasse, ovvio
    -Il Giappone era.. rigido- Su questo aveva pochi dubbi, pieno di regole anche non scritte, dogmi sociali, pressioni, un Paese non per tutti -Sono tutti molto precisi, molto quadrati, ti piacerebbe!- l'ossessione per il minore per la precisione e l'ordine si sarebbe sposata bene con i modi di fare nipponici. Magari era anche per quello che lo aveva notato tra tutti, gli ricordava un po' casa.
    -Ma è anche molto bello!- continuò convinto ripensando ai colori che lo caratterizzavano e cambiavano ad ogni stagione, che ora che viveva in Inghilterra erano stati sostituiti da un onnipresente grigio. Per non parlare della cucina, non c'era paragone -Una volta dobbiamo andarci! Andiamo ad Arashiyama e a Ueno e poi anche a Nara e..- si fermò perdendo di colpo l'entusiasmo, si era lasciato prendere la mano parlando dei posti che più aveva amato quando viveva dall'altra parte del mondo, fino a quando non solo la nostalgia lo colse, ma anche la consapevolezza di non sapere se mai ci sarebbe potuto tornare. Non aveva idea se i genitori glielo avrebbero mai consentito, o se fosse stato sicuro per lui andare. Tanto meno per chi sarebbe stato visto con lui. Non avrebbe potuto portare Loki in Giappone, non sarebbe potuto tornare a casa. Non avrebbe più visto i suoi amici. La luce si spense nei suoi occhi e il sorriso divenne un po' più amaro
    -Si, insomma, è di sicuro un Paese che sa darti tanto- e toglierti tutto -Tu dove sei cresciuto?-
     
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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (III)

    Fortuna che Ryuu ha l’ardire di baciarlo mettendo fine ad un’impasse che li avrebbe costretti a minuti interi di silenzio in seguito alla ripetizione d’essere entrambi consapevoli e concordi. Invece i cuori iniziano a pulsare all’unisono prima ancora che le bocche si incontrino, e da lì inizia un concerto di battiti impossibile da tenere a freno, almeno per quanto riguarda il moro, i cui occhi indugiano sul volto altrui, perduti. E sorride anche, quando deve ripristinare la leggera distanza fra loro, solo perché lo vede fare prima al Corvonero. Peccato che come quest’ultimo è venuto incontro alle necessità taciute di entrambi, tirando fuori l’argomento del ballo sortisce l’effetto opposto, raffreddando subito gli animi. O perlomeno, a Loki ci vuole un attimo di più a capire che qualcosa non va, perché in primissima istanza non si fa alcun cruccio a dargli le risposte più sincere che possa fornirgli. Addirittura spontanee, sebbene l’impaccio sia evidente dall’impostazione della frase del tutto stridente con il contesto in cui viene pronunciata. Infatti, il collega ci tiene a sottolineargli la cosa, accendendogli una lampadina in quel cervello ormai lesso che gli fa diventare la faccia di un colore rasente al bordeaux. Doveva proprio specificare che lo ha visto svestito? Gli prende un colpo, e ha un sussulto anche con il corpo, mentre non sa se ridere o sentirsi imbarazzato oltre ogni limite. [Intendevo dire che puoi…] aiuto, come si mettono in fila le parole? E’ sempre stato così complicato? […possiamo…] deve prendere aria, e non finisce il discorso. Comunque insomma, vuole che Ryuu si unisca a lui alla festa (libera interpretazione del senso della locuzione), questo sarebbe il sottinteso da leggere fra le righe, ma non è sicuro che l’altro sia in grado di mangiare la foglia, soprattutto quando se ne esce con quell’espressione sulla scelta della partner. E ancor prima quel cognome. I casi sono due: o è solo un modo come un altro per dirgli che ha capito di chi si sta parlando, oppure il giapponese ha deliberatamente scelto di non chiamare Skylee per nome prendendone le distanze. ADESSO inizia a realizzare che qualcosa sta andando storto in quel quadretto idilliaco in cui stava rifugiando. In che senso “vi divertirete”? Non si era detto un attimo fa che sarebbero stati insieme? Forse è il caso di entrare un po’ più nel dettaglio della situazione: [Me lo ha chiesto lei per caso] che dovrebbe anche tagliare la testa al toro su quella stupidissima domanda sui biondi. Che cazzo c’entrano i capelli? Si sta irritando, palesemente. Si possono vedere i muscoli del collo tendersi, mentre il busto e la testa si spostano di qualche centimetro nella direzione opposta a quella in cui si trova il collega. Ok, era solo una cosa detta in velocità (che magari è anche più grave)… Ma veramente crede che gli interessino stronzate simili? Che quello che è successo fra loro dipenda da un feticismo o una preferenza sulle caratteristiche fisiche? Che poi quelli di lui sono naturalmente più neri dei suoi. Gli occhi si assottigliano e le labbra premono l’una contro l’altra fino a diventare cianotiche dando l’impressione che possa sbottare da un momento all’altro. Invece gli basta qualche attimo a mandare giù quel boccone amarissimo, prima di decidersi a parlare di nuovo. Gli indica la chioma direttamente con le pupille, sostandovi sopra per un solo istante. [Potresti pure farteli blu] “e mi piaceresti lo stesso” (o anche di più?), ma ci chiamiamo Loki Norman e le dichiarazioni fatte come si deve non sono proprio il nostro forte. Tch. Allora le ginocchia si fanno più vicine al petto, così da potervi appoggiare sopra i gomiti, incrociando gli avambracci su cui successivamente deposita il mento. In questo modo un pochino si riavvicina, ma fissando dritto avanti a sé, perché la frustrazione è potente in lui. Specialmente quando gli viene riferito in faccia che l’altro si darà da fare per trovare qualcun altro con cui ballare. Ora ha il cuore più in pezzi di prima, e le palpebre sbattono più spesso di quanto non dovrebbero, stuzzicate da lacrime invisibili. Quindi la doccia fredda che gli arriva dopo quei momenti di pausa ansiogena in cui nessuno dei due sembra saper bene come proseguire, non aiuta molto il risollevamento del morale del più piccolo che sbianca di colpo. [N-no… non ero mai stato con nessuno… non sono un tipo espansivo.] deve ammettere, con la gola più asciutta della sabbia e tensione palpabile. Perciò, girandola in positivo, Ryuu, sei il primo. In tutto. Come stai messo con l’orgoglio? Perché quello del Serpeverde è uno straccio, e non tanto perché ha dovuto ribadire l’ovvio, quanto perché questa è l’ennesima dimostrazione di quanto gli sia entrato in profondità (in senso figurativo… per ora). Mentre quell’idiota al suo fianco sta pensando presumibilmente già al prossimo obiettivo. Se non altro, il nanetto sta ormai prendendo un po’ più di confidenza nel mostrarsi interessato, tanto che si impegna a dare forma ai dubbi che gli frullano in testa da una settimana a questa parte, uscendosene con quella richiesta strampalata sulle origini altrui. [Rigido?] ripete, confuso. Non sa nulla di Paesi stranieri, le sue conoscenze sono unicamente di tipo accademico. Fatica quindi a figurarsi cosa voglia intendere l’altro. [Ah] monosillabo che si abbassa di tono, ricevendo quella frecciatina sull’essere un tipo preciso. Da come lo ha detto, non sembra essere una cosa che gli piace particolarmente, contribuendo ancora una volta a gettarlo nello sconforto. Lo preferirebbe meno “quadrato”? E come si fa? Aaah! Le mani stanno per andare a riposizionare il nodo della cravatta, ma c’è un momento di processamento delle sinapsi, che alla fine gliele fa portare invece a grattare contemporaneamente poco sopra la nuca, mentre cerca di concentrarsi sul resto del discorso. Ma… un attimo. Ha appena detto “dobbiamo andarci”? Lui e… lui? Cioè, insieme? Solleva il capo, così come l’umore subisce un’impennata improvvisa, mentre ritorna con gli occhi sull’altro. E arrossisce, incapace di parlare. E’ ancora Ryuu che riprende, decisamente più abbattuto di quanto avesse cominciato. Deve essere successo qualcosa che si è ricordato solo in quel momento. Stronzo ad averglielo chiesto. E’ una pessima idea indagare sul passato delle persone, lo ha sempre saputo, e doveva commettere l’idiozia di infrangere questa legge universalmente valida proprio con l’ultima persona che vorrebbe ferire. Ammutolito, anche se vorrebbe a questo punto sapere i motivi, cerca invece di depositare una mano su quella di lui più vicina, proseguendo, se glielo concede, in una delicata e breve carezza d’incoraggiamento. Visto che ormai ha causato il danno, è deciso che dovrà assumersi l’incarico di svelargli a sua volta i retroscena della propria esistenza. [Sono nato e cresciuto a Nocturn Alley… Non so se la conosci, è un vicolo malfamato di Londra] comincia con cautela. [E’ una merda. C’è sempre la nebbia, ed è tutto lurido, anche la gente che ci bazzica dentro] ha del fango che sporge un po’ dalla punta di una scarpa, a proposito. Se ne sta accorgendo ora che è impegnato a descrivere la sua noiosissima biografia. [Mia madre si era presa una specie di tugurio che chiamavamo “casa”. Era una stanza con due letti e un tavolo, ma comunque ci andavo solo ogni tanto, per dormire. Poi quando hanno l’hanno fatta secca mi hanno portato qui, e adesso vivo qui] e basta, è più o meno tutto per quel che lo riguarda. Cioè, no, non è tutto, ma gli è stata fatta una domanda mirata e quindi risponde a quella. Semplice e lineare. [C’è altro che desideri sapere?] è disponibile a fornirgli tutte le informazioni di cui ha bisogno, nonostante la cattiva luce sotto cui potrebbe finire. Ma è giusto così. Se vuole sapere, deve sapere, punto e basta. [Comunque… non conosco i luoghi che mi hai nominato, non sono mai uscito dall’Inghilterra. Ma mi farebbe piacere se mi ci portassi] ah, aspetta, deve rigirare il nastro della conversazione appena avvenuta e contemplare anche l’ipotesi di ricordi nefasti legati proprio a quei posti. [O, se preferisci, in qualche città che non hai mai visitato neanche tu…] la tocca piano, ma la proposta gliela lancia ugualmente.
     
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    I balli erano, per chi come lui preferiva la quiete di pochi intimi, una tortura a cui aveva ceduto di rado e solo a causa della pressione sociale. Questo poi, reso pure obbligatorio dai simpatici dirigenti scolastici, non solo si prospettava noioso come ogni festa a cui era stato, ma pure triste a suo modo. Era una delle ultime occasioni per passare il tempo con i compagni, per quanto non avesse ancora fatto questo gran numero di amicizie, prima dei grandi saluti per la pausa estiva, per di più il ragazzo che aveva cominciato a piacergli aveva deciso di andarci con una ragazza. Ma che simpatica situazione. Ok, non erano certo una coppia ma non aveva programmato di andarci direttamente con altri, e la cosa lo lasciò spiazzato, tanto che l'altro sembrò farci caso continuando con una breve spiegazione che, di fatto, voleva dire tutto e niente. Era stata lei ad invitarlo, ok, ma a lui piaceva? Erano solo amici? Amanti? La Metis era la sua Mistress? Non solo Loki parlava poco, ma sembrava avere la convinzione che gli altri potessero leggergli il pensiero. Peccato lui non fosse un legilimens, e nemmeno avrebbe mai desiderato diventarlo. Gli scappò una battuta sul colore dei capelli, una cosa stupida detta in leggerezza per cercare di capire il motivo che lo spingesse ad andare al ballo con lei visto che di spiegazioni non ve ne erano state, trovando che fosse l'unica cosa in comune tra i due oltre all'essere della stessa Casa, ma la cosa sembrò infastidire la Serpe. Osservò la faccia contrita del ragazzo al suo fianco, tale e quale alle facce che vide a ripetizione durante il primo loro incontro, e si ritrovò a corrucciare le sopracciglia prendendo nota della reazione esagerata, secondo lui, per una boutade di poco conto. Continuava a dover camminare sulle uova, continuamente. Abolite ogni genere di battute scherzose, sembrava che l'altro proprio non le capisse, e lui odiava litigare o discutere soprattutto quando si trattava di sciocchezze come il colore dei capelli. Se non altro lo avrebbe preso in parola, alla prima occasione li avrebbe tinti di blu.
    I due non avevano avuto grandi occasioni per conoscersi, cosa che sembrava assurda da pensare ora visto che avevano condiviso ben altro, ma Ryuu si era ripromesso di sfruttare ogni occasione per cercare di conoscere meglio quel ragazzo così enigmatico. Sorrise quando lo sentì ammettere di non essere una persona espansiva, ma va? Non se lo saprebbe mai aspettato!
    -Ah!- riuscì a dire, sorpreso che non avesse avuto altre esperienze prima. Il fatto che fosse stato il primo non era certo qualcosa che lo avrebbe fatto gridare per la gloria. Non era uno di quei ragazzi con il desiderio insensato di dover arrivare per primi, incapaci di trattenere la gelosia del passato altrui, era solo contento che si fosse sentito abbastanza a suo agio da fidarsi di lui. Sembrava tranquillo Loki, per quanto fosse successo. O per lo meno non sembrava si fosse fatto gli stessi problemi che invece lo avevano colto quando aveva cominciato a prendere conoscenza della sua sessualità. Si prese qualche momento di silenzio, indeciso se parlargliene, ma alla fine si trattenne perché non sapeva come sarebbe stata presa questa confidenza sul suo passato dall'altra parte. Non gli andava per niente di venire frainteso o di passare per qualcuno che sentisse il bisogno di vantarsi di qualcosa. Per fortuna ci pensò il ragazzo verde-argento a cambiare argomento portandolo, non volendo, su uno dei tasti dolenti che lo riguardassero, se non l'unico.
    -Si, rigido. Tante regole e una propensione all'essere sempre perfettamente ordinati- sorrise di nuovo pensando a quanto tutto questo non facesse affatto per lui, decisamente nato nel Paese sbagliato. Loki invece, con la sua precisione e propensione per l'ordine, ci si sarebbe trovato a suo agio. Forse. Ma il commento sembra di nuovo infastidirlo e, di nuovo, Ryuu si ritrova a mordersi la lingua per essersi lasciato sfuggire qualcosa che sarebbe stata fraintesa. Veloce tenta di recuperare facendo progetti, ma i ricordi e la consapevolezza di ciò che non può tornare lo fanno soccombere ad una tristezza che aveva tentato di mettere da parte per non finire schiacciato e, per cambiare discorso spostò l'attenzione su Loki mentre si gode la carezza che gli viene concessa,
    Ascoltò Loki parlare del suo passato a Nocturn Alley, area di Londra che non aveva avuto modo di visitare e che, stando al racconto di Norman, aveva ancor meno voglia di vedere. Rimase in silenzio tutto il tempo con gli occhi fissi sulla figura del più giovane, con le sopracciglia che si alzano spontanee per lo stupore per il breve, ma sconcertante, racconto. Non scorgeva emozioni nel suo tono né sul suo volto, e si chiese cosa dovesse aver passato nella vita per essere così desensibilizzato nel raccontare una storia simile. Sembra che non lo tocchi, forse è stato in grado di metabolizzarla, forse ha passato di peggio da considerare quella parte di vita al pari di una passeggiata in aperta campagna. Viene colto da una profonda tristezza per quella che deve essere stata la vita di un ragazzo così giovane, ma cerca di nasconderla perché l'altro non pensi che lo stia compatendo
    “C'è altro che desideri sapere?” cazzo no. Ora aveva paura a chiedere qualsiasi cosa. Paura di sollevare questioni dolorose o di fargli rivivere traumi del passato. Gli stringe la mano che prima aveva accarezzato la sua
    -Mi dispiace- gli risponde sincero cercando di non sembrare uno impietosito -Per qualunque cosa tu abbia passato per farti parlare come se fosse niente- finisce. Ma i dubbi ora lo assalgono. Non poteva mai sapere le reazioni dell'altro, e la paura di aver parlato troppo si fa largo nella sua mente.
    -Nemmeno io ho visto niente, non ero mai stato fuori dal Giappone prima di venire qui- ammette pensandoci su -Andiamo zaino in spalla in giro per l'Europa- gli propone ritrovando il sorriso. Mise le mani a terra e, facendo leva su di esse, si rimise in piedi e si voltò di nuovo verso il piccoletto ancora seduto a terra allungandogli una mano perché l'afferrasse per aiutarlo -Ma prima prima di andare in giro per il mondo pensiamo ad andare via da qui, che a stare seduti per terra ci verrà il raffreddore e non ci voglio andare al ballo con il naso gocciolante!-
     
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