Blinded by the dark.

Axel

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,653

    Status
    spymode
    14 Aprile - Vacanze Pasquali - Bulgaria.
    tumblr_c410569040422cb81fea7ed6e36db3cd_4cf5e651_250
    Le lezioni erano terminate da poco più di un ora, il che segnava ufficialmente l'inizio delle vacanze di Pasqua. Con senno di poi avrei preferito di gran lunga evitarle quelle dannate vacanze, ma ahimè l'invito che avevo ricevuto poche settimane prima, era tutto fuorché declinabile. Evidentemente secondo mio nonno e la madre di Axel, passere alcuni giorni in Bulgaria, nella tenuta che fra circa un anno e mezzo, stando a quel maledetto contratto, sarebbe diventata a tutti gli effetti la mia nuova casa, sarebbe stato un ottimo modo per iniziare fin da subito a rendere l'unione delle nostre due famiglie, più concreta. Non ero affatto entusiasta di tale imposizione, ma se c'era qualcuno che poteva esserlo meno di me, quello era Axel. Aveva commentato l'invito ricevuto con un cupo ringhio a denti stretti e aveva tentato in tutti i modi di evitarci quella simpatica gita fuori porta, ma alla fine ogni tentativo era stato vano e ci eravamo ritrovati a dover accettare controvoglia quella maledetta richiesta. Avevamo deciso di incontrarci nei pressi della stazione di Hogsmeade per raggiungere poi assieme la Bulgaria. Dovevamo mantenere alta la nostra copertura e arrivarci separatamente non mi era sembrato il modo più furbo per farlo e insistendo un po' ero infine riuscita a ottenere la ragione da parte del Serpeverde, che seppure per nulla felice della cosa, si era infine fatto andar bene il dovermi sopportare. Non avevo la minima idea di come avremmo raggiunto la sua terra madre, dubitavo lo avremmo fatto tramite mezzi babbani e probabilmente per l'occasione avrebbe fatto in modo di rimediare una passaporta, quindi il viaggio vero e proprio si sarebbe limitato a soli pochi attimi di sopportazione, ma poco importava, visto che l'importante era più il messaggio che il nostro arrivo assieme avrebbe inviato, piuttosto che il viaggio in sé: siamo una coppia felice e innamorata che non si separerebbe nemmeno per breve viaggio. Ecco ciò che il nostro arrivo coordinato avrebbe lasciato intendere e per quanto ciò si allontanasse di molto dalla realtà, era ciò che ci avrebbe fatto comodo continuare a far credere. Dopotutto anche se per il momento avevo riufiutato di mettere in atto il "geniale" piano di Axel, che consisteva nel gettarsi a capofitto in ciò che per diversi mesi avevo tentato in ogni modo di far saltare per aria assieme a Ethan, era meglio non lasciare intuire a nessuno le nostre vere intenzioni. Non sarebbe stato in alcun caso conveniente per noi farlo e avremmo dovuto trattare tutta la situazione con estrema furbizia, se volevamo sperare di trovare una soluzione alternativa a quella già scritta sui fogli che Axel nascondeva in un piccolo sacchetto legato al suo collo.
    Se ripensavo al pomeriggio durante il quale me li aveva finalmente mostrati ancora non capivo cosa fosse accaduto, ero più che certa che nemmeno lui volesse convolare a nozze assieme a me e quindi il motivo del suo evidente fastidio davanti alla mia idea di attendere e capire prima se potevamo uscirne entrambi "puliti", invece di ricorrere subito a soluzioni a mio avviso limitanti, proprio non lo capivo. Era come se da allora avesse eretto nuovamente dei muri invalicabili fra noi. Si era limitato a parlarmi solo se strettamente necessario e non potevo negare che ciò mi avesse dato parecchio fastidio, non avevo fatto o detto nulla di male per meritarmi una tale freddezza ed ero stufa che ogni qualvolta tentassi di parlargli mi congedasse con frasi di circostanza o espressioni facciali che accendevano in me una voglia irrefrenabile di tirargli un cazzotto. Avevo vissuto un periodo non propriamente felice ed estremamente difficile e non pretendevo che lui lo capisse o che addirittura cercasse di aiutarmi ad uscirne, sapevo che non lo avrebbe mai fatto, solo credevo che dopo quanto ci eravamo confidati a capodanno, qualcosa fosse mutato fra noi, ma evidentemente mi sbagliavo e il fastidio che provava nel dovermi forzatamente sopportare, era ancora vivo il lui.
    Preparai svogliatamente i bagagli per l'imminente partenza e riposi ordinatamente i miei vestiti in un piccolo baule stregato ad arte per l'occasione. Non ero certa di quanti giorni saremmo dovuti restare là, ma sapevo con certezza che la luna piena era vicina. L'avevo osservata la sera prima, mentre in preda all'ansia per quel viaggio non voluto, non ero riuscita a chiudere occhio e seppure non ancora del tutto tondeggiante, l'avvicinarsi della sua luminosità massima, era evidente. Mi domandavo come Axel avrebbe gestito la cosa non avendo un luogo sicuro come poteva essere la stamberga strillante ad Hogwarts. Era lì che tutti gli studenti affetti dalla maledizione della licantropia potevano passare le nottate di luna piena ed era lì che immaginavo si trovasse Axel turante quelle notti tanto illuminate. Me lo domandavo, sì, ma al tempo stesso mi sentivo una stupida nel farlo, perché non erano affari miei e visti gli atteggiamenti di sufficienza con i quali Axel continuava a tenermi a distanza, nemmeno me ne sarei dovuta interessare. Cazzi suoi. Ecco cosa avrei dovuto dire quando la mia mente viaggiava verso quella direzione. Cazzi suoi. Sì. Proprio così.
    Finito di preparare i bagagli mi concessi una veloce doccia calda prima di uscire. Ero di cattivo umore e in quelle giornate ero estremamente irritabile, bastava un nonnulla per farmi incendiare l'animo e sapevo perfettamente il perché di tale comportamento, ma non mi interessava. Dopotutto non mi sarebbe dispiaciuto se per una volta tanto, quella distaccata e antipatica, fossi stata io nei confronti del Bulgaro. Mi asciugai velocemente i capelli lasciando qualche ricciolo ancora umido dietro la nuca. Non avevo voglia di perdere troppo tempo nel prepararmi, non aveva senso farlo e con tale convinzione mi vestii tirando fuori dall'armadio le prime cose che trovai. Non avevo voglia di vestire i panni della ragazza di buona famiglia che non perdeva occasione per mettersi in ghingheri, ma sapevo che un minimo sforzo avrei dovuto farlo, tipo quello di lasciare a casa i miei fidati anfibi per preferirli invece a delle eleganti scarpe nere con un leggero tacco.
    Arrivata alla stazione mi limitai a sedermi su un muretto isolato, lontano da i diversi studenti intenti a salire sul treno per tornare dalle loro famiglie per le vacanze e con fare annoiato tirai fuori le cuffiette dalle mie tasche per rilassarmi con un po' di musica rock, la mia preferita nelle giornate particolarmente stressanti. Certo, a Hogwarts le cuffiette erano praticamente inutili se collegate al telefono che dopo tanta fatica Ellie e Vanja erano riuscite a farmi acquistare, ma fuori dal castello diventavano un ottima distrazione. Mi lasciai andare sdraiandomi a pancia all'aria sul muretto con gli occhi chiusi e le orecchie piene del volume assordante con il quale ero solita ascoltare la musica. Nemmeno a dirlo come sempre ero arrivata sul luogo dell'incontro con largo anticipo e ora non mi restava che godermi quei fin troppo brevi minuti che mi dividevano da quelle che già sapevo sarebbero state delle vacanze da dimenticare.
    ★ ★ ★
    Prefetta Corvonero | Scheda | Mailbox | Pensatoio
     
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ★★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    1,178
    Location
    Bulgaria

    Status
    spymode
    Axel
    L’acqua scendeva in ampi rivoli tra i suoi capelli compiendo un salto nel vuoto che avrebbe concluso la sua discesa filando sull’ampio pettorale. Ad occhi chiusi Axel si arrendeva al destino nonostante le avesse provate tutte pur di cambiarlo. Le lettere con quella stramaledetta imposizione avevano cominciato a giungere ancora intorno alla metà di febbraio; sua madre, Elèna, gli aveva fatto sapere che era intenzionata ad invitare Skylee presso il loro castello a Nesebăr ed Axel aveva risposto a quella lunga missiva con un semplice biglietto recanti due lettere: no. Sua madre, ovviamente, non lo aveva minimamente preso in considerazione ed aveva cominciato a tallonarlo facendogli più volte perdere la pazienza. Non sembrava minimamente rispettare la sua autorità di duca e in fin dei conti questo il bulgaro non lo aveva nemmeno mai messo in conto. Conosceva sua madre fin troppo bene e proprio per questo non poteva sottovalutarla come avversaria. La donna era una maestra della manipolazione ed il giovane era sicuro che a questo punto della sua vita Alek ne fosse ormai stato manipolato del tutto. In fine dei conti era sempre stato un cocco di mamma. Non come lui e Petar. Lui ed il fratello maggiore erano la copia sia fisica che caratteriale del defunto Dimitar. Gli stessi occhi verde foresta, le stesse spesse sopracciglia perennemente arcuate in una smorfia seria ed i folti capelli neri perennemente scompigliati a far da ciliegina ad un fisico scolpito dalla disciplina militare. Questo erano i Dragonov. Alek, invece, come Elèna, era così delicato con quei capelli color del miele e gli occhi azzurro cielo. Un bambino dolcissimo per quello che aveva potuto conoscere Axel e proprio per questo manipolabile. Alek non aveva fatto in tempo a ricevere i suoi stessi insegnamenti dal padre, insegnamenti che gli avevano permesso di sopravvivere e metabolizzare tutta la merda che gli era piovuta addosso da così giovane. Grazie a suo padre e soprattutto grazie ad Ethan che ne aveva terminato il lavoro, in maniera non ortodossa, certo, ma il mannaro non poteva lamentarsi: se sapeva sopravvivere era grazie al mago. Nonostante tutto. Ma adesso lui, per Elèna, rappresentava un impiccio, un nemico da eliminare, soprattutto ora che, con il ballo a casa dei Métis, aveva dimostrato di non essere manipolabile e questo per la donna era un problema. Axel non era mai stato un bambino semplice, sin da piccolo era stato taciturno e poco incline a mostrare il barlume di un’emozione ma la donna non aveva mai smesso di provare ad attirarlo a sé, di provare a plagiarlo secondo la sua visione e tornaconto e proprio per questo seppur rare, non aveva smesso di mandargli lettere dove invocava e supplicava il ritorno a casa del figlio. Il massimo gesto da parte sua era stato al compimento dei suoi diciassette anni quando, allegata nella lettera, il giovane mannaro vi aveva trovato l’anello di suo padre, l’anello del capo famiglia. Non aveva risposto a quella lettera, a quella supplica di ritorno ma silenziosamente da allora aveva sempre portato all’indice destro il grosso anello dei Dragonov, dei domatori di draghi.
    Axel uscì dalla doccia, il suo umore era più nero di una notte di luna nuova anche se, nei cieli di tutto il mondo in quel momento il satellite si avvicinava al suo picco di massimo splendore ed il mannaro lo sentiva, lo percepiva nel sangue che gli ribolliva nelle vene e nella costante rabbia che gli montava dentro. Non era riuscito ad annullare quella vacanza, aveva provato anche ad invocare il coinvolgimento di Ethan ma nemmeno lui aveva potuto fare molto contro la donna e nel momento in cui era stata coinvolta anche la famiglia della Corvonero non c’era più stato nulla da fare, aveva dovuto calare la testa ed accettare il tutto “per non destare sospetti”. La sua rabbia era cresciuta in maniera esponenziale con l’avvicinarsi di quella data e quando la bionda si era presentata da lui mostrandogli l’invito l’aveva liquidata con un ringhiato: «lo so». Ora il momento era giunto. Raccattò le ultime cose che inserì in una borsa logora a tracolla e s’infilò la giacca di pelle di drago che la bionda gli aveva regalato per il suo ventunesimo compleanno. Non aveva badato particolarmente all’aspetto, aveva indossato i soliti abiti poiché alla fin fine dove stava andando era lui a comandare e nessuno avrebbe avuto l’ardore di commentare qualcosa in merito se non sua madre. Avevano fissato l’incontro ad Hogsmeade dove insieme sarebbero partiti alla volta della Bulgaria in quanto frequentando lo stesso istituto avrebbe sollevato domande il fatto che giungessero separatamente loro così tanto innamorati. Sbuffò e si accese la seconda sigaretta di fila mentre, calciando i sassi lungo il terreno, procedeva lungo il sentiero. Avrebbe potuto smaterializzarsi o utilizzare uno dei tanti mezzi messi a disposizione dal castello ma era come se volesse ritardare il più a lungo possibile quel momento. Non era tanto la vacanza in sé ad irritarlo, era abituato alla fine a recitare una parte dopotutto lo faceva ogni giorno quando s’intratteneva con la Wheeler... o O'Hara, non aveva ancora ben capito come diavolo chiamarla. La ragazzina era intrigante ed il modo in cui le sue guance arrossivano in sua presenza era un balsamo per il suo ego.
    «Métis» la salutò rigidamente mentre il suo sguardo perlustrava la stazione fermando il suo campo visivo alla grossa locomotiva scarlatta. Bene, non c’erano occhi indiscreti. «Inutile che ti dia particolari avvertimenti oltre a quelli che già immagini. Saremo tenuti d’occhio in ogni minimo movimento e micro-espressione. Credo mia madre senta puzza d’inganno quindi, se non vuoi mandare a puttane la tua vendetta prima del tempo e sposarti un “vecchio bavoso” fingi che la mia proposta t’interessi davvero» disse inespressivo tranne che per la punta di stizza che gli aveva animato le ultime parole. Ancora non aveva mandato giù il suo rifiuto ma non perché volesse davvero sposarla o perché provasse qualcosa per lei ma perché lei lo aveva rifiutato. Era quel rifiuto che per lui era impossibile da accettare. Dopo tutto quello che aveva fatto per lei per proteggerla da Ethan...
    «L’anello funge da passaporta per cui» le sue sopracciglia ebbero uno scatto d’indolenza. Skylee avrebbe dovuto stringergli la mano per andare con lui. «Si attiverà tra cinque minuti. Inutile ricordarti che è ancora più tassativo che tu obbedisca ciecamente ai miei ordini, soprattutto nei prossimi giorni.» O meglio dire nelle prossime notti. Anche quello era un tasto dolente per lui. Di base non accettava che qualcuno fosse a conoscenza del suo segreto ma lei lo era e peggio ancora gli sarebbe stata “vicina” in quei giorni. Non aveva la dannata possibilità d’isolarsi come aveva sempre fatto. «Vedi di non farmi incazzare» le ringhiò allungandole la mano. La loro recita poteva dirsi cominciata.
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,653

    Status
    spymode
    tumblr_a939f61fd7ef5e7ed7190dde3c49fe26_cbbbde91_540_1
    Il volume alto con il quale suonava il rock nelle mie orecchie mi fece estraneare a tal punto che quando il Serpeverde a pochi passi da me arrivò, nemmeno me se accorsi. Aprii gli occhi per puro caso e lo vidi intento a parlare inconsapevolmente da solo, faceva quasi ridere vederlo mimare parole che giungevano mute alle mie orecchie, ma se non si era accorto che non gli stavo prestando ascolto, non era certo un problema mio. Mi tolsi un auricolare per riuscire a sentire almeno la fine del suo discorso, giusto in tempo per sorbirmi quella che aveva tutte le carte in regola per essere una frecciatina rivolta a quello che sembrava aver preso come un affronto alla sua persona. Roteai annoiata gli occhi al cielo e lo guardai con lo sguardo di chi proprio non aveva voglia di sprecare tempo a discutere un simile argomento. «Avevo la musica accesa, dicevi?» Finsi di non aver udito assolutamente nulla giusto per dargli noia. Tanto già mi immaginavo cos avesse detto mentre non lo sentivo. Fai attenzione. Fai ciò che ti dico. Non fare cazzate e bla bla bla. Solita solfa che mi rifilava ogni qualvolta che dovevamo partecipare a una missione assieme ed era chiaro che in un qualche modo, pure quelle vacanze imposte, sarebbero state simili a una missione, solo con tempistiche più lunghe del solito. «Mh, bene ci si rivede fra cinque minuti allora» Lo congedai tornando a sistemarmi la cuffietta nell'orecchio, mentre senza degnarlo di uno sguardo mi sdraiavo nuovamente sul muretto.

    "Break down, take down
    Now it’s on
    Sold out, blow out
    Don’t get caught
    Well, no! Hell, no!
    What you gonna do?
    When they keep coming for you."


    Adoravo quella canzone, il ritmo incalzante mi faceva venir voglia di scatenarmi, ma sapevo bene quanto questo avrebbe comportato e non ero in vena di dar spettacolo fra i vari passanti della stazione. Mi limitai a tenere il tempo come ero solita fare con la punta del piede e a mimarne gli accordi con le mie sottili dita affusolate. Era una base per chitarra ma non era raro che mi cimentassi nel riadattare le basi per poterle poi suonare con il mio violino elettrico. Forse quello si poteva definire davvero uno dei pochi hobby non magici che coltivavo e praticavo con reale costanza nonostante il poco tempo libero che avevo fatto in modo di avere grazie alle mille attività scolastiche e non, alle quali mi ero iscritta. Era diventata davvero frenetica la mia vita con l'arrivo dell'anno nuovo, ma la verità era che il mio equilibrio mentale era stato talmente tanto precario che non avere tempo per pensare sembrava essere diventato l'unico modo di andare avanti. Era stato difficile per me superare quanto accaduto in Bretagna e ancora non mi potevo dire totalmente impassibile sull'argomento, anzi, tutt'altro. Il problema era che non c'era nessuno con il quale io potessi confrontarmi e sfogarmi per riuscirmi finalmente a fare una ragione di quanto accaduto, l'unica persona che era a conoscenza dei fatti accaduti era Axel e beh, dopo quei brevi istanti in cui si era quasi mostrato seriamente preoccupato per me, era tornato ad essere il solito Axel che se ne frega di tutto e di tutti, per cui... «Ci siamo?» Chiesi con tono annoiato basandomi sul terminare della seconda canzone che stavo ascoltando. Se non erano passati cinque minuti poco mancava, il che segnava il tanto temuto inizio di quella gita indesiderata. Mi tolsi le cuffiette e spensi il telefono per conservarne la batteria, infilai poi entrambi nel bauletto e lo richiusi con un sonoro suono metallico. «Bella borsa, degna di un duca» Sorrisi aspramente dopo avergli rivolto quel commento tanto acido. Non c'era verso di farmi venire il buonumore quel giorno e più pensavo a quanto sarebbe stato fastidioso fingere di essere una coppietta felice e innamorata e più mi innervosivo. Quella non era la realtà. Nella realtà quasi non ci rivolgevamo la parola e dover fingere esattamente il contrario di quanto rispecchiasse il vero, era davvero imbarazzante. «Ho atteso il momento di stringerti la mano per tutto il giorno, tesoro caro» Esclamai calandomi con fare appositamente esagerato nella parte della fanciulla innamorata. «Forse tu preferiresti stringere la mano di qualcun'altra però, oh... che infatuo destino il mio» Sussurrai con aria triste portandomi una mano sul petto con espressioni facciali degne di una soap opera drammatica. Visto che con le frecciatine aveva iniziato lui mi sembrava quanto più cortese restituirgliene almeno una, non potevo certo permettermi di rimanere un passo indietro. Tornai poi seria e distrattamente intrecciai le mie dita fra le sue per poter permettere all'anello di smaterializzarci in Bulgaria. Aspettai un paio di secondi ma non successe nulla e sollevando le nostre mani ancora intrecciate fra loro lo guardai con aria stranita. «Sai, se volevi tenermi un po' la mano bastava dirlo» Commentai volontariamente acida e sarcastica alla volta del Serpeverde, che nemmeno a dirlo stava sicuramente per farsi comparire un'espressione infastidita sul volto. «Quindi?» Chiesi allentando infine la presa delle nostre mani fino a scioglierla del tutto per riappoggiare la mia lungo il busto. «È forse una passaporta timida?» Scherzai in un istante di distrazione prima di tornare a mettere su l'espressione seria con la quale avevo continuato a fissarlo fino a quel momento. Forse i cinque minuti di attesa non erano davvero cinque e aspettando ancora un paio di minuti si sarebbe finalmente attivata, o forse il fato ci stava suggerendo di scappare e lasciar perdere quel viaggetto prima ancora che cominciasse, con senno di poi forse non era una così cattiva idea, dopotutto se la passaporta non ci assisteva non potevamo farci nulla noi...
    ★ ★ ★
    Prefetta Corvonero | Scheda | Mailbox | Pensatoio
     
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ★★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    1,178
    Location
    Bulgaria

    Status
    spymode
    Axel
    Fantastico il mestruo!” Pensò il mannaro serrando la mandibola con crescente irritazione. Altra spiegazione non riusciva a darsi per una tale acidità da parte della Corvonero. Poteva immaginarne il disappunto per quell’imposizione come lo era anche lui del resto, ma che poteva fare? Ci aveva provato, aveva usato ogni asso a sua disposizione ma alla fine era stato messo all’angolo da quella che era l’opzione più stringente: rifiutare con tale impeto avrebbe sollevato delle domande e loro, lei, non aveva nessun interesse a mandare a monte quel piano per quanto lo rifiutasse. Axel, in quanto uomo, poteva sempre rifiutare le partner che la madre gli avrebbe presentato ma in quella società, così retrograda e maschilista, nessuno avrebbe concesso lei lo stesso lusso. Se avesse rifiutato in pompa magna il bulgaro, Beliar non avrebbe esitato ad accettare la prima offerta che gli si sarebbe parata innanzi per mettere a tacere le apparenze e addio alla sua sciocca idea di matrimonio per amore; da questo punto di vista almeno Axel gli aveva promesso la libertà all’interno di quella costrizione, cosa che non era minimamente tenuto a fare. Immaginava anche il suo disagio, non doveva essere semplice trovarsi catapultata in uno stato diverso dal proprio, in una regione semi sperduta della Bulgaria dove in quattro gatti parlavano inglese. Sarebbe stata certamente spaesata e si sarebbe sentita inadatta ma questo giustificava il palo in culo che si era ficcata e con la quale lo stava trattando? No. Ingrata, ecco cosa. Il mannaro roteò a sua volta gli occhi al cielo invocando un dio alla quale non credeva la forza di resistere dal prenderla a schiaffi e, decidendo che fosse più produttivo, si appoggiò al muretto sfilando dalla giacca il pacchetto di tabacco dalla quale rollarsi la terza sigaretta. I suoi polmoni non avrebbero ringraziato ma, in un luogo così frequentato come lo era in quel momento, ridurre la bionda ad urlare sul pavimento in preda ai lancinanti dolori della maledizione cruciatus non era da prendere in considerazione. Chiuse gli occhi e si concentrò sul semplice movimento della sua gabbia toracica che si espandeva inglobando il fumo per poi svuotarsi lentamente mentre lo espirava. Quel semplice gesto fu in grado di infondergli sufficiente calma e gli permise di abbassare l’asticella di “pericolo esplosione” che fino a qualche attimo prima lampeggiava al picco massimo figurativamente sopra la sua testa. Con noncuranza riaprì gli occhi e constatando che la sigaretta era terminata arricciò il medio sul pollice gettandola da qualche parte alla sua destra.
    «Muoviti!» abbaiò in direzione della corva, i cinque minuti, stimò, dovevano essere agli sgoccioli e presto l’anello avrebbe cominciato a brillare di una flebile luce azzurrina indicante l’attivazione della passaporta; la Métis d’un primo momento parve ostentatamente ignorarlo ed una flebile scintilla cominciò ad accendersi in lui mentre con lo sguardo la seguiva sbuffare e saltare giù con boria dal muretto. Come se la cosa non la toccasse si sfilò le cuffiette del cazzo con cui si era isolata e dopo averle arrotolate attorno all’apparecchio babbano che stava utilizzando lo gettò nel baule. Si avvicinò. «Bella borsa, degna di un duca» gracchiò squadrandolo con spocchia, Axel non replicò limitandosi a sbuffare con fastidio per poi porgerle il palmo. Quanto avrebbe preferito essere ovunque, persino in missione, persino a subire le angherie di Ethan piuttosto che sorbire quell’acida strega per l’intera durata delle vacanze pasquali ma no, doveva subire anche questo per lei e lei, aveva anche la faccia tosta di trattarlo a pesci in faccia. «Forse tu preferiresti stringere la mano di qualcun'altra però», che? Aggrottò le sopracciglia accennando l’ombra di una domanda. Di che cazzo parlava? «Ma cosa cazzo...?» Replicò invece, ignaro di quale fosse la destinataria di quella frecciata. Gli afferrò quindi la mano con prepotenza e lui sollevò un sopracciglio mentre la guardava stoicamente puntare il naso all’insù con superbia. Sembrava che il loro rapporto fosse regresso all’estate, a prima della festa organizzata dai corvi, quando entrambi non smettevano di provocarsi ma il mannaro era convinto avessero superato quella fase in quanto avevano avuto dei momenti insieme prima che lui la allontanasse. Ma cosa doveva fare? Gli aveva porto la mano e lei l’aveva scansata per andare dritta come un treno a farsi fottere da Ethan, non poteva costringerla per cui aveva alzato le mani; le avrebbe retto il gioco, okay, ma nulla più. «Sai, se volevi tenermi un po' la mano bastava dirlo», ancora, sbottando perché l’attivazione della passaporta ci stava impiegando più del dovuto. «Senti Métis, qualsiasi cazzo di cosa tu abbia fattela passare» concluse con una bestemmia. «Ti sto facendo un cazzo di favore quando non ti dovrei niente. Quella che deve sposare un “vecchio bavoso” sei tu, non io» in quanto duca aveva larga possibilità di scelta e soprattutto di esclusione. «Quindi se non vuoi mandare a monte il tuo stesso piano sfilati il palo dal culo» Sbraitò con eccessivo impeto stringendole con forza il polso che aveva finito per afferrarle, glielo lasciò andare con uno strattone e tornò ad appoggiarsi alla parete coprendosi gli occhi verdissimi, accesi dalla furia animale, con le dita. Doveva ritrovare la calma. «Cazzo, ci credo nessuno ti voglia» sibilò a denti stretti fregandosene altamente che ciò che aveva detto detto era stata una stoccata di pura cattiveria. Alludeva ai suoi ex, da quello che aveva saputo attraverso i pettegolezzi, si vociferava che entrambi l’avessero tradita e lui, vedendo il suo lato peggiore, non faticava a crederlo. Chiunque avrebbe allontanato una spocchiosa, boriosa, snob del cazzo. Chi pensava di essere? La principessa di stocazzo?
    «Te lo ripeto un’ultima volta Métis: non. Farmi incazzare» il tono del bulgaro si era fatto basso, glaciale, non ammetteva repliche. La sua era una minaccia bella e buona e la fissò per qualche istante prima che il suo stesso sguardo volasse in cielo alla ricerca del disco biancastro che, persino alla luce del giorno, brillava minaccioso in cielo. La loro vacanza sarebbe cominciata con i botti di quel passo.
    «Ci siamo, dieci secondi» l’anello cominciò a scintillare a lievi ondate appena percepibili e senza un minimo di delicatezza le afferrò nuovamente il polso stringendoglielo. Fu breve e la sensazione fu quella di un amo che artigliava le membra trascinandoti contro la tua volontà dall’altro capo dell’Europa. Poggiò i piedi con un tonfo e quando aprì gli occhi le sue labbra si schiusero con un sibilo lasciando fuoriuscire il respiro. La sua Bulgaria, da quanto non ci tornava lì, dieci lunghi anni. Aveva giurato a sé stesso che non ci avrebbe mai più messo piede eppure, grazie alla Corvonero alla quale stava ancora stringendo il polso, eccolo di nuovo lì. Era tutto vero. «Beh... benvenuta in Bulgaria» disse in un soffio, nella voce era perfettamente percepibile l’emozione di quelle parole per quanto il tono con cui le avesse pronunciate era spento. Nonostante gli anni riconobbe il posto in cui la passaporta li aveva smaterializzati e senza indugiare oltre le sue gambe si mossero automaticamente portandolo a dirigersi verso quello che solo in un secondo momento si aprì in un sentiero di sterrato. Si voltò attendendo che la Corvonero lo raggiungesse e come un automa sollevò il braccio castando un incanto locomotor che sollevasse magicamente il baule della ragazza. Il sentiero avrebbe richiesto un quarto d’ora di cammino ed il bulgaro tenne per tutto il tempo lo sguardo fisso dinanzi a lui. Nel volto serio dalle sopracciglia arcuate era possibile leggere nei suoi occhi quanto tutto ciò gli costasse in termini emotivi e la vicinanza alla luna piena rendeva il tutto più amplificato. Alla fine la vegetazione si diradò e come per magia, soprattutto per la Métis che lo avrebbe visto solo al terminare delle sue parole, il castello/tenuta dei Dragonov si rese visibile in tutto il suo splendore:
    tumblr_inline_okjvvzYYIE1rqyqrl_250FrankQuestionableHammerheadshark-max-1mb
    «Oh beh, benvenuta a casa...?» mormorò con un filo di voce rassegnato. Fuoriuscirono del tutto dalla boscaglia costeggiando quello che era lo spesso muro di cinta che delimitava i confini della tenuta fino a che non si trovarono di fronte ai cancelli, da essi era possibile intravedere le mura bianche delle torri sulle cui sommità si ergeva il tetto spiovente nero finemente decorato con dei piccoli dragoni dorati.
    «Signorino Axel!» Una voce, in una lingua sconosciuta alla Corvonero, fece loro abbassare lo sguardo e dinanzi a loro una schiera di camerieri, governanti e maggiordomi era disposta a modo da formare un corridoio di benvenuto. Un colpo di tosse ed un uomo anziano si fece avanti dopo aver fulminato la domestica. «Sua grazia» accennò un inchino, «bentornato a casa e...» passando poi a parlare un perfetto inglese si rivolse anche a Skylee «benvenuta a corte sua signoria miss...?» La voce di una donna proruppe argentina. «Skylee! Tesoro! Benvenuta in Bulgaria! Spero il viaggio non sia stato troppo stancante!» Trillò scoccando un’occhiataccia al figlio prima di elargire un sorriso fin troppo ampio e caloroso alla bionda per poi chinarsi, afferrarla per le spalle e scoccarle due sonori baci sulle guance. «Alek ti prego, vieni a salutare la fidanzata di tuo fratello!» Continuò con lo stesso entusiasmo voltandosi a strattonare per la spalla un giovanotto sui tredici anni. Aleksandar strinse le labbra e fece un breve cenno di saluto col capo. L’incubo era cominciato.


    Il castello:

     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,653

    Status
    spymode
    Tumblr_l_138758988171563
    «Che c'è? Hai pure l'imbarazzo della scelta?» Domandai sarcastica sollevando le sopracciglia con fare giudicante prima che mi afferrasse prepotentemente il polso. Con quante diamine di ragazze andava a letto? Ero allibita, davvero, non comprendevo perché certe persone sentissero il bisogno di riempire il loro letto ogni sera con una persona diversa. Era disgustoso e pure controproducente a mio avviso. Se ogni volta dovevi stare a conoscere e capire una nuova persona rischiavi di farti venire un esaurimento nervoso, non avrei mai potuto farlo, mi pareva veramente troppo saltare da un partner all'altro come se nulla fosse. Probabilmente poi mi sarei dovuta fare una doccia decontaminante se mai avessi tentato di farlo. Eww. «Quindi è sul serio questo il tuo problema?» Domandai sorpresa. Certo, l'avevo già ipotizzato da sola che se la fosse presa per quella dannata storia, ma trovavo fosse un ipotesi fin troppo ridicola persino per lui, il maschio alpha che non accettava mai un no come risposta, e invece sembrava essere proprio così. Mi domandavo cosa si aspettasse che gli rispondessi, quando quel giorno era saltato fuori dal nulla chiedendomi di accettare seriamente quello che fino a quel momento non era mai stato nemmeno considerato un valido piano di scorta. Gli avrei forse dovuto rispondere di sì, obbligandolo così a fare i conti con ciò che aveva causato un mio stupido errore? Non avrei mai potuto spingerlo a fare un simile passo quando potevano esserci ancora altre vie da percorrere. Mi sarei sentita per sempre in colpa altrimenti. «Cazzo, ci credo nessuno ti voglia» Ouch. Questo aveva fatto male. Molto male e non si trattava del malessere fisico che potevo aver provato in seguito alla stretta sul mio polso da parte del Bulgaro, ma di vero e proprio malessere interiore. Ebbene finalmente era stato sincero e che pensasse tali cose di me, mi feriva non poco, soprattutto dopo quando a fondo ero stata costretta a mettermi a nudo davanti a lui in seguito agli avvenimenti di capodanno. Per lui evidentemente non ero un mostro per quanto commesso durante quel pomeriggio, ma ciò non cambiava il fatto che mi ritenesse una persona indegna di ricevere amore da parte di chiunque. Beh. Come si diceva in quei casi, buona a sapersi...
    Se l'intento del serpeverde era quello di farmi tacere si poteva dire soddisfatto. Dalla mia bocca non uscì più alcun fiato e fino a quando non ci smaterializzammo in Bulgaria evitai addirittura di incrociare, anche solo accidentalmente, il suo sguardo. Quella frase era giunta alle mie orecchie come una vera e propria umiliazione, un giudizio che senza porsi troppi problemi si era sentito in dovere di sputarmi addosso e io, sempre fin troppo concentrata a soffermarmi su i miei difetti, piuttosto che guardare ai miei pregi, ne avevo subito appieno i danni.
    Un leggero mugugnio privo di alcun sentimento fu la mia risposta al benvenuto in terra straniera e un secondo ne seguì quando il benvenuto fu esteso a quella che evidentemente era la tenuta di famiglia del Bulgaro. Mi ci volle estrema forza di volontà e una grande concentrazione per riuscire a obbligare gli angoli della mia bocca a formare un un ampio sorriso amabile, una volta avvicinati al personale del castello. Non potevo lasciar trasparire il mio pessimo umore da poco mutato in un profondo senso di vuoto. Quando il sipario si alzava dovevo essere impeccabile e non avrei permesso alle mie emozioni di rovinare la mia performance. Ascoltai silenziosamente i convenevoli che i domestici della tenuta rivolsero ad Axel, non li capii appieno ma quelle poche parole che avevo cercato di memorizzare prima della partenza, mi furono sufficienti a farmi intuire che presto sarebbero passati a me. Non feci in tempo a rispondere al maggiordomo che una squillante voce mi precedette, permettendo a chiunque di scoprire quale fosse il mio nome. Per evitare di apparire scortese allargai comunque un pacato sorriso alla volta dell'anziano uomo e non appena si fu fatto da parte concentrai la mia totale attenzione sulla donna a pochi passi da me.
    tumblr_ff1722f1f4136ac0ee2a05ebcec54daf_190525cd_540
    «Elena, è un piacere rivederti. Il viaggio è stato impeccabile, non temere» Esclamai composta con fare rispettoso. La donna mi aveva vietato ormai svariati mesi addietro di darle del lei e per quanto mi risultasse strano, avevo ritenuto fosse una buona idea accontentare la sua richiesta. «Ciao, sono Skylee, mi fa piacere conoscerti finalmente» Ammisi stranamente sincera. «Tua madre mi ha parlato molto di te» Sorrisi nuovamente ricordandomi quell'infinita chiacchierata che avevo dovuto sorbirmi mentre mio nonno si apprestava a vendermi al primo offerente. «Tesoro, ti senti bene? Ti vedo un po' provata» Domandò la donna sembrando sinceramente preoccupata. Forse avevo sopravvalutato le mie doti da attrice, ma quelle da bugiarda erano ancora impeccabili, per cui, senza perdere ulteriore tempo, mi apprestai a rassicurare la donna. «No, no, sto benissimo, veramente. Credo sia solo un po' di debolezza, sai, abbiamo terminato le lezioni solo poche ore fa» Ammisi con tono basso stringendomi nelle spalle. «Oh, ma certo, è chiaro, che sciocca che sono. Hai perfettamente ragione» Scosse il capo apparendo mortificata. «Nikolai, perché non la porti al gazebo di pietra vicino al lago dopo aver posato i vostri bagagli in camera. Farò subito preparare un piccolo rinfresco solo per voi. Dovrebbero esserci ancora un paio di ore di luce, sarà carino, non trovi?» Si rivolse al figlio con un tono che non ammetteva rifiuti.
    Il maggiordomo mi condusse fino a una piccola torre, sede della mia personale camera per quel soggiorno e mi informò che per il rinfresco sarebbe bastato attendere solo una decina di minuti. Lo ringraziai e senza emettere alcun fiato entrai nella camera indicata. «Muffliato» Sussurai con voce spezzata subito dopo essermi chiusa a chiave dentro la camera. Piccole lacrime iniziarono a rigarmi le gote arrossate dallo sforzo per averle trattenute fino a quell'istante. Mi sentivo dannatamente stupida a piangere come una bambina, ma la consapevolezza che nessuno potesse udirmi mi tranquillizzò appena. Attesi che lo scrosciare si esaurisse naturalmente e mi obbligai a mandar giù ogni tipo di emozione provata in quei brevi minuti. Mi spostai poi verso il bagno posto dentro alla camera e appoggiando i gomiti sul freddo marmo del lavabo mi sciacquai con acqua ghiacciata il viso. Attesi un altro paio di minuti sperando che il rossore che colorava l'interno dei miei occhi svanisse praticamente del tutto e poi uscii, certa che nel giro di pochi secondi Axel sarebbe arrivato a scortarmi. Se solo avessi tentato di muovermi in autonomia per quel castello probabilmente non avrei mai più ritrovato la via di uscita. Ero pessima quando si trattava di senso dell'orientamento.
    ★ ★ ★
    Prefetta Corvonero | Scheda | Mailbox | Pensatoio
     
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ★★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    1,178
    Location
    Bulgaria

    Status
    spymode
    Axel
    Elèna era totalmente presa dalla Corvonero. Non faceva che vezzeggiarla e dedicarle pienamente le sue attenzioni mentre, quando i suoi occhi azzurri cadevano sulla figura altera del figlio, non faceva che guardarlo con fastidio, quasi disgusto ed Axel, dal canto suo, non aveva accennato un sorriso da quando aveva varcato la soglia della sua ex casa. «Alek» salutò semplicemente il fratellino minore quando i suoi seri occhi verdi incontrarono quelli del ragazzetto che non smetteva di osservarlo con curiosità da dietro le sottane della madre. Erano due estranei loro, quando Axel se ne era andato di casa oramai dieci anni prima l’allora bambino aveva solo tre anni ed il mannaro non aveva idea di cosa gli avesse raccontato Elèna in merito. Forse che fosse morto in un tragico incidente? O forse che era stato rapito? O che era scappato? Chissà; ma alla fin fine aveva importanza? Come molti anni prima Axel non aveva intenzione di rimanere in quel luogo, di stringere legami. Nell’esatto momento in cui quella storia si fosse dichiarata chiusa avrebbe preso armi e bagagli e avrebbe ricominciato daccapo altrove troncando quel poco che aveva e senza più guardarsi alle spalle. Così aveva finalmente deciso. Avrebbe dovuto farlo molto prima ma non ne aveva mai realmente avuto la possibilità nel concreto, troppo giovane e dipendente dalla figura di un adulto per potersi emancipare, ora era diverso, ora, soprattutto dopo essere tornato lì e nelle circostanze in cui lo aveva fatto, aveva dei soldi abbastanza per poter ricominciare e fare qualsiasi cosa avesse voluto, aveva solo l’imbarazzo della scelta.
    «Credo sia solo un po' di debolezza...» stava dicendo Skylee e per la prima volta dopo diversi minuti si voltò il viso a fissarla, abbassando lo sguardo al di sotto della sua spalla. Solo allora si era accorto del suo silenzio prolungato, cosa estremamente rara da parte sua e, ascoltandola attentamente come solo lui sapeva fare, riuscì a cogliere un leggero tremolio nella sua voce, un qualcosa che solo una persona che aveva condiviso molto e profondamente con l’altra poteva percepire. Aggrottò impercettibilmente le ciglia mentre la ascoltava asserire la scusa più banale del creato stringendosi nelle spalle per poi abbassare lo sguardo sul terreno. Appariva così esile, così fragile e, come solo lui l’aveva vista intimamente molti mesi prima, rotta. Distolse lo sguardo dal suo rimanendo impalato fino a che sua madre non lo interpellò con una richiesta che di richiesta non aveva nulla. Era un’imposizione quella di Elèna e la conferma arrivò dal suo sorriso tagliente, «certo... Madre» acconsentì rigidamente prima di interpellare Vasil, il maggiordomo più anziano che aveva ripreso la domestica ordinandogli di condurlo per un “giro d’ispezione” del castello fintanto che Skylee disponeva le sue cose in quella che sarebbe stata la sua stanza durante quel soggiorno. «Dimmi Vasil, è stato tutto predisposto per domani sera?» Era certo che sua madre avesse dato ordini in merito nell’esatto momento in cui la sua malsana idea di invitarli al castello si fosse concretizzata nella prima lettera. Dovevano essere pronti, sempre, ed Elèna era nata pronta. «Sì sua grazia, sua eccellenza la duchessa reggente ha dato precise indicazioni in merito alla camera, esattamente come sua grazia qui presente ha ordinato», Axel non aveva ordinato nulla in merito ma non si stupì che lo avesse fatto la donna al posto suo. Fosse dipeso da lui non avrebbe mai più rimesso piede al castello esattamente come aveva giurato ma la biondina dai riccioli ballonzolanti che aveva invece seguito la governante sembrava essere entrata nella sua vita per ribaltargliela. «Se sua grazia vuole seguirmi lo guiderò personalmente all’ispezione», il mannaro annuì distrattamente e seguì l’uomo che lo stava precedendo. Ogni particolare del castello sembrava essere rimasto lo stesso di dieci anni prima e se all’epoca tutto gli era sembrato così immenso e gigantesco adesso, dal suo metro e ottantacinque, ogni cosa aveva assunto un’altra prospettiva. Presero un corridoio che li condusse nell’ala più desolata del castello e, prima di cominciare a scendere Vasil gli indicò ed illustrò la prima porta blindata. «Ecco, come ha richiesto. Sono state istallate tre porte di spesso acciaio balistico, ognuna di essa verrà ulteriormente rinforzata da incantesimi di contenimento quando...» ebbe un secondo di tentennamento proseguendo come se nulla fosse, «sarà il momento.» Le blindate erano sollevate e solo passandoci al di sotto era possibile vedere la spessa lastra d’acciaio incastonata nella roccia antica. Axel prese un respiro mentre qualcosa all’interno del suo stomaco s’agitava e attorcigliava. «Qui la seconda porta», indicò Vasil passando oltre la seconda lastra sollevata per svoltare verso una rampa di scale che procedeva verso il basso, verso i sotterranei. Presero quindi a scendere e quando i gradini terminarono si trovarono di fronte un non troppo ampio ingresso sbarrato nel mezzo dall’ultima blindata. «Eccoci mio signore», Vasil si spostò a lato ed Axel non volle guardare di proposito il modo in cui la blindata veniva sbloccata, non voleva che la bestia leggesse nella sua mente e in qualche modo usasse quei ricordi per liberarsi. Era obiettivamente impossibile, lo sapeva, come sapeva che la bestia non aveva quel tale acume ma fu più forte di sé, non riuscì a controllare quel gesto e non appena la blindata si fu sollevata proseguì a passo spedito in quella che era la vera e propria anticamera che concludeva il suo percorso di fronte la porta di una cella anch’essa, come spiegò il maggiordomo, di acciaio balistico. L’anziano gliel’aprì ed Axel a passi lenti e pesanti procedette entrandoci. La stanza era la stessa di quando era bambino: spoglia di qualsiasi oggetto ma, incastonata nella pietra adesso riparata vi erano due pesanti catene che concludevano in spesse manette. «Sono...» Vasil si schiarì la voce. «imbevute d’argento mio signore, come aveva ordinato», l’angolo delle labbra di Axel si sollevò ed annuì all’anziano mentre gli occhi si sollevarono sulla parete, in cerca e... eccoli, proprio lì, scavati nella pietra insieme al segno di acuminati artigli i residui di sangue rappreso quando, ancora bambino e non capendo quale fosse il gioco dopo un po’ aveva cercato di liberarsi. Si era lacerato le unghie nel tentativo di aprire le catene e poi, dove adesso vi erano le fondamenta delle nuove, aveva tentato di aprirle fino a che i grossi artigli non avevano preso il posto delle piccole dita bambine. «Signor Dragonov, Signore, il gazebo è stato allestito, vossignoria vi attende». I ricordi svanirono ed il mannaro si ridestò di colpo. «Sì vado a prendere Skylee.» Di corsa uscì dalla prigione e a grandi falcate ripercorse in pochi minuti la strada fino all’ingresso dove si arrestò. Non riusciva a proseguire, non riusciva ad andare da lei come se niente fosse, aveva bisogno di un attimo per ricomporsi, per mandare oltre la farsa. «Vasil manda Alek da Skylee, le loro stanze sono vicine dopotutto. Vi... vi attenderò con mia madre al lago.» Non attese nemmeno la risposta dell’uomo che si precipitò immediatamente all’esterno dove rovistò alla ricerca della sua tabaccheria che, con mano tremante, accese.
     
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,653

    Status
    spymode
    Media_220307_171441
    Non appena varcai la soglia dei miei alloggi rimasi sorpresa di quanto videro i miei occhi. A pochi passi dalla porta vi era già una figura ad attendermi, ma non si trattava di Axel, bensì di suo fratello minore, Alek. Fu impossibile nascondere lo stupore dipito sul mio volto e notandolo, il giovane ragazzo provedette subito a darmi spiegazioni. «Sono qui per condurvi, hem... condurti al al lago...» Disse il ragazzino abbozzando un ingelse elementare leggermente impacciato e palesemente confuso sul modo in cui si sarebbe dovuto rivolgere a me. «Puoi darmi tranquillamente del "tu"» Sorrisi gentilmente chiedendomi perché mai Axel avesse mandato lui a farmi da guida, piuttosto che farlo lui stesso. Forse il fastidio che provava nel dovermi sopportare era arrivato a tal punto da non poter nemmeno più fingere nel migliore dei modi di preoccuparsi realmente di me, e mansioni noiose come il dovermi "portare a spasso", le aveva felicemente rimbalzate al fratello minore. Nonostante quel pensiero fosse stato partorito proprio dalla mia mente, non potei evitare di rimanerne ferita e stringendomi nelle spalle seguii silenziosamente il giovane uomo. «Tu ami mio fratello?» Domandò improvvisamente una voce bassa e timorosa, che sembrava essere totalmente all'opposto di quella cupa e profonda del Serpeverde. «Lo ami davvero?» Chiese ancora una volta girandosi a guardarmi. Non capivo il perché di quella domanda improvvisa e non potei fare a meno di trasalire appena all'udire tali parole. «I io hem...» Sentii il viso andarmi a fuoco e percepii che presto avrebbe raggiunto preoccupanti sfumature sui toni del rosso. Non avevo mai dovuto ammettere di essere innamorata di qualcuno, né tantomeno credevo di aver mai realmente provato un simile sentimento per nessuno. Era un qualcosa di troppo difficile da definire e poteva assumere così tante forme diverse che quasi mi spaventava come concetto e il dover affermare di provare certi cose, anche solo per finta, mi metteva a disagio. Deglutii fissandomi la punta lucida e immacolata delle scarpe. «Certo...» Mi limaitai a sussurrare prossima alla combustione corporea. «E lui ti ama veramente?» Di nuovo quel termine tanto spaventoso. Amore. Cos'era in fin dei conti l'amore? A che punto è per quali motivi ci si poteva definire innamorati di qualcuno. «Suppongo di sì, ma ecco, credo che questo dovresi domandarlo a lui...» Affermai convinta al cento per cento del contrario. Quasi faceva ridere come paradosso. La persona che stavo definendo come mio innamorato, altri non era che la stessa che solo una ventina di minuti prima mi aveva rivolto contro parole tanto taglienti, quanto probabilmente vere. Era buffo. «Perché queste domande?» Indagai tentando di tornare a darmi un contegno. «Curiosità...» Affermò il ragazzo. Di tutta risposta ciò che mi sfuggì dalle labbra fu solo un leggero mugugnio. Ero confusa da quanto appena accaduto. Non capivo se nelle parole del ragazzo si celasse sincera curiosità nello scoprire la profondità dei sentimenti che mi legavano al fratello, o se invece c'era sotto altro e fu con tali dubbi ancora ben stampati in mente che raggiungemmo l'esterno del palazzo. Nemmeno mi accorsi quanto a lungo avessimo camminato prima di raggiungere le rive del piccolo laghetto che si frastagliava lungo i prati verdi della tenuta. «Eccoci arrivati» Sussurrò un ultima volta la voce intimorita del ragazzino, prima di tornare ad ammutulirsi e raggiungere il lato della panca anch'essa in pietra sulla quale si era seduta con compostezza la madre. «Quante prelibatezze» Asserii scrutando con attenzione quello che doveva essere solo un piccolo rinfresco. «Prego accomodati Skylee, fai come se questa fosse casa tua, in fondo presto lo sarà davvero» Suonava quasi come una minaccia alle mie orecchie, ma fingendomi rallegrata per un simile commento mi limitai a sedermi a poco meno di un metro dal Serpeverde. «Nikolai, spegni quella sigaretta, per l'amore di Merlino, non dovresi fumare in sua presenza. È ancora così bella e giovane, non vorrai certo intossicarla con quelle porcherie, vero?» Abbaiò Elena nei confronti del figlio. Se a me riservava un atteggiamento pacato e premuroso, a lui ne rivolgeva uno totalmente agli antipodi. Era velenosa e severa e non perdeva occasione per sminuirlo o redarguirlo per ogni minima azione. Una vera e propria arpia e per quanto in quel momento non tirasse chissà qual buon vento fra me e il figlio, mi faceva male vederlo costantemente attaccato i quel modo. «Non ci tratterremo a lungo qui con voi, vogliamo che vi godiate il pomeriggio, vero Alek?» Si rivolse amorevolmente all'altro figlio, che con espressione sottomessa si limitò ad annuire. «Stavo pensando, potremmo invitare qualche ospite questa sera, mi farebbe piacere farvi conoscere alcune persone di spicco della comunità, che ne pensate?» Ci domandò come se le importasse realmente della nostra opinione. Fu una frazione di secondo quella durante il quale il mio sguardo si posò sul Bulgaro e non mi fu affatto difficile cogliere il suo disagio nel apprendere di una tale notizia. «Oh...» Cominciai con tono estremamente dispiaciuto. «Speravo di poter essere solo noi intimi questa sera, mi sarebbe piaciuto potervi conoscere meglio» Allargai un genuino sorriso sulle labbra e con fare estremamente innocente e un tono quasi da bambina, continuai. «Non potremmo fare domani sera, o quella dopo ancora?» Chiesi rivolgendomi innocentemente ad Axel con sguardo civettuolo. Come se le mie fossero sciocche pretese da fidanzata viziata e fin troppo coccolata. «Ripensandoci forse non è il caso...» Cinguettò la madre mascherando una risatina lievemente isterica davanti all'impossibilità di poter accettare la mia tutt'altro che innocente proposta.«Siete venuti qui per passare delle vacanze rilassanti, ci sarà tutta una vita per invitare ospiti. Forza Alek, lasciamoli un po' soli, su su»
    tumblr_2cb9c8a59c9967774418eeead136c5d5_c6117070_540_0
    Esclamò tempestiva prima che il Bulgaro potesse rivolgermi anche una sola parola e nel giro di pochi secondi scomparvero verso l'entrata secondaria del castello lasciandoci finalmente in pace. «Che peccato, mi sarebbe piaciuto partecipare a qualche evento sociale domani sera...» Sibilai con una punta di sarcasmo nel tono e un sorrisetto da volpe dipinto sul volto. Per quanto quel pomeriggio fossi stata sgradevole nei confronti del mannaro, sapevo bene quanto il sopraggiungere della luna piena potesse arrecargli fastidio. In quei mesi avuto avuto modo di scoprirlo stando al finaco di Vanja e sapevo bene che presenziare a un evento sociale circonato dall'elite delle pettegole famiglie purosangue, sarebbe stata l'ultima cosa di cui avrebbe avuto bisogno quella sera.
    Nonostante quel breve attimo di intesa mi sentivo ancora particolarmente provata per quanto appreso lungo il tragitto verso la tenuta dei Dragonov, ma come mio solito decisi di nascondere il mio vero umore e fingendo che certe parole non fossero mai uscite dalla bocca del Bulgaro, gli rivolsi un tremolante sorriso prima di concentrare la mia attenzione sul taccuino che avevo tenuto nascoto nell'elelastico della gonna a frappe mentre scendevo verso il giardino. Iniziai distrattamente a disegnarci sopra, certa che pure Axel, di lì a poco, avrebbe trovato qualcosa con il quale occupare al meglio il suo tempo. Forse avremmo potuto ignorarci fino all'ora di cena e proseguire così per tutto il resto di quella vacanza, dopotutto in effetti sarebbe stato comunque meno doloroso che affrontare la realtà dei fatti e scoprire quali altre orribili cose Axel pensasse di me.
    ★ ★ ★
    Prefetta Corvonero | Scheda | Mailbox | Pensatoio
     
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ★★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    1,178
    Location
    Bulgaria

    Status
    spymode
    A passo svelto, dopo aver dato le direttive al maggiordomo, Axel uscì dall’ingresso principale del castello e, compiendo alcuni passi, si accostò alla parete. Le mani gli tremavano e con non poca difficoltà rovistò all’interno della giacca di pelle estraendo il piccolo involucro di plastica contenente il tabacco con le cartine ed i filtri. Estrasse una cartina e tenendola incastrata tra medio e indice vi adagiò con l’altra mano il tabacco finemente sminuzzato. Si concentrò sull’operazione e con quei gesti frenetici quanto attenti riuscì a recuperare un po’ di controllo evitando così che la reazione della bestia prendesse il sopravvento. Non era il momento né il luogo adatto in cui farsi dominare dalla creatura. Castò silenziosamente l’incanto che ormai aveva utilizzato così tante volte da dominarlo appieno pure non verbalmente e chiudendo gli occhi premendoci le dita libere aspirò la nicotina lasciandola sedimentare per lunghi istanti nei polmoni. Immediatamente il meccanismo placebo della dipendenza entrò in azione ed il suo corpo smise di tremare lasciando che la quiete lo pervadesse. Le sue spalle non fecero in tempo ad abbassarsi rilassandosi che la voce acuta di sua madre lo invocò dall’altro capo della tenuta mentre agitava una mano in sua direzione. Lo stava chiamando ed un grosso sospiro irritato gli abbandonò i polmoni insieme alla boccata di fumo che aveva aspirato.
    «Madre» fu il suo semplice saluto che le rivolse mentre prendeva posto a capotavola, esattamente dove la donna gli stava indicando. Adesso era lui il capofamiglia e quel posto gli spettava di diritto per quanto non se lo sentisse addosso. Se prima avrebbe preso posto in disparte, in un angolino pronto ad alzarsi e defilarsi, adesso era lui che dettava le posizioni. Si sedette con un tonfo e rimase a gambe larghe ad attendere che le figure di Skylee ed Aleksandar giungessero più vicine. «Potresti anche sederti più garbatamente» sibilò la donna donandogli un’occhiataccia. Con un nuovo sbuffo il mannaro si mise più composto ma, con la testa voltata nella direzione opposta continuò a fumare la sua sigaretta e continuò a farlo persino quando suo fratello e la Métis li raggiunsero ridestando nuovamente i fastidi di sua madre. Si voltò a fulminarla con un’occhiata di avvertimento, non avrebbe tollerato altre provocazioni da parte sua e se la donna non voleva incappare nella sua collera e di quello che se avrebbe scaturito doveva sicuramente darsi una regolata. Lo aveva sempre voluto a capo della famiglia e ora era lei a dover sottostare ai suoi ordini, non il contrario. Lei, dopo tutto, aveva tanto da farsi perdonare dal figlio e purtroppo per lei Axel non era quel tipo di persona incline al perdono, prima o poi si sarebbe vendicato di ogni singolo sopruso da parte sua, di ogni singolo trauma che per colpa sua adesso lo portavano ad agire e pensare in una determinata maniera. «Non ci tratterremo a lungo qui con voi, vogliamo che vi godiate il pomeriggio, vero Alek?» Il ragazzino si ridestò mettendosi più dritto sulla schiena e, con ancora il tramezzino stretto tra le dita lunghe e lisce, annuì vigorosamente alla madre strappandole un caloroso sorriso. Ecco cosa voleva Elèna: sottomissione, sottomissione e basta ma Axel questo non lo avrebbe concesso mai a nessuno.
    «Stavo pensando, potremmo invitare qualche ospite questa sera...?» La risposta del duca arrivò immediata. «No» tuonò con un tono che non ammetteva repliche. «Non siamo qui per fare vita sociale madre, siamo qui perché Skylee conosca la sua futura casa e basta. Così come avete voluto» rimarcò sottolineando con astio le ultime parole. Esattamente, era stata lei a volerlo in quanto i giovani ne avrebbero sicuramente fatto a meno ma, d’altronde, nessuno sapeva che la loro era una finta. Elèna si raddrizzò, pronta a replicare e Axel la squadrò con una delle sue occhiate feroci ma fu allora che Skylee intervenne. «Speravo di poter essere solo noi intimi questa sera, mi piacerebbe potervi conoscere meglio» pigolò con il tono più innocente di cui era capace guardando con due occhioni irresistibili la donna che rimase per qualche istante interdetta. La Corvonero, da perfetta attrice, propose quindi di spostare il “lieto” evento alla sera successiva ma come quasi tutti a quel tavolo sapevano – tranne Alek che a causa della sua età non era concesso conoscere nulla e la Métis, secondo le apparenze – Axel non avrebbe potuto partecipare per le prossime notti in quanto costretto nella cella che aveva appena visionato. Rabbrividì.
    «Che peccato, mi sarebbe piaciuto partecipare a qualche evento sociale domani sera...» quello della Corvonero fu solo un sibilo sottile, quasi impercettibile rivolto alle spalle della donna che si avviava verso il castello ma l’udito finissimo del mannaro percepì ogni singola parola ed un sorriso gli increspò le labbra. Sorriso che si accentuò quando incontrò quello timido della bionda. Sospirò e con fatica si alzò dal suo posto per avvicinarsi a quello della ragazza. La circondò con un braccio distogliendola dal taccuino dove aveva cominciato a tracciare i contorni di una figura e la attirò a sé premendole le labbra sulla tempia. «Ascoltami», le sussurrò discostandosi di poco dopo quel leggero bacio sulla carnagione fresca di lei. «Non siamo soli. Laggiù» le prese con le dita il mento attirandolo contro il suo viso, sollevandoglielo verso l’alto, fingendo di accarezzarlo per posarle di lì a breve un bacio sulle sue labbra. «Vedi oltre la mia spalla?» Le sussurrò piegando lievemente il capo alla sua destra. «Lì, dietro quell’albero c’è un servitore a garantire per il tuo onore» le labbra ebbero un fremito, «in realtà è una spia di Elèna. Sta sempre in guardia, non fidarti di nessuno, nemmeno di mio fratello. Le sue spie si nascondono nell’ombra.
    Axel
    Getta degli incanti di protezione sulla tua stanza. Io non potrò proteggerti nelle prossime notti, okay?»
    Incontrò finalmente il suo sguardo. Era sinceramente preoccupato per lei e la Corvonero nel suo sguardo non avrebbe potuto leggervi altro se non quella serietà. «Non uscire dalla tua stanza, rimani al sicuro e per nessuna ragione non scendere nei sotterranei.» Non le diede il tempo di replicare che presto la sua bocca incontrò quella della Corvonero premendosi in un bacio disperato.
     
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,653

    Status
    spymode
    tumblr_pda6bey2mP1u3pvl5o4_500
    Con la coda dell'occhio riuscii a vedere le labbra di Axel incresparsi in un leggero sorriso, all'udire delle mie parole e tale sorriso andò via via ad allargarsi, quando i nostri sguardi si intrecciarono per una manciata di secondi. Ero contenta che il mio intervento lo avesse in un qualche modo aiutato a tranquillizzarsi, perché era evidente quanto sua madre stesse mettendo a dura prova i suoi nervi e ciò mi dispiaceva. Iniziai a marcare i bordi di una sagoma indefinita sul mio taccuino, nella speranza che tale azione inducesse Axel a non rivolgermi alcuna parola, in fin dei conti era stato così bravo a farlo per tutti quei mesi che continuare per qualche altro giorno non gli sarebbe dovuta costare troppa fatica e non appena quel soggiorno fosse arrivato al termine, avremmo potuto semplicemente dividere nuovamente le nostre strade per percorrerle in solitaria, nel mio caso, o con chi più avrebbe gradito, nel caso del Bulgaro. Ci avevo sperato, ma quando il Serpeverde si alzò dal suo posto per avvicinarsi a me e cingermi i fianchi con un braccio, capii presto che il mio tentativo di "zero contatti" si era dissolto fin troppo in fretta. Quando le sue labbra, come al solito calde e stranamente gentili, si posarono sulla mia tempia, rimasi interdetta. Sussultai appena al suo tocco e mi domandai cosa dovesse significare, ma tutto mi fu più chiaro non appena mi strinse il viso fra le mani e aprì bocca. La recita. Certo. Come dimenticarsi della recita, era chiaro che pure in quel momento stesse recitando e che ogni suo gesto o movimento era servito solo a mettermi al corrente delle innumerevoli spie della madre, senza però destare alcun sospetto. Annuii alle sue domande e voltando leggermente il capo distolsi il mio sguardo dal suo, fin troppo vicino e doloroso per poterlo incrociare per più di qualche secondo. «Okay...» Pigolai con tono basso e incerto prima di fissarlo per un brevissimo istante. Nella sua espressione era evidente il turbamento e la preoccupazione. Credevo che le sue fossero le solite raccomandazioni del caso, ma vedendolo scrutarmi con una tale apprensione non potei fare a meno di rassicurarlo nel tentativo di ammorbidirne i lineamenti. «Starò attenta, te lo giuro... non voglio metterti in difficoltà più di quanto io non abbia gia fatto...» Ammisi abbassando leggermente lo sguardo nella consapevolezza di quanti problemi io avessi già arrecato al Bulgaro. «S-so che è colpa mia se ora sei costretto a stare qui e so quanto preferiresti trovarti altrove e con almeno altre mille persone, prima di me, ma davvero... non ti creerò altri problemi. Sarà come se io non esistessi» Un fantasma. Uno sfocato alone di cui potersi dimenticare e ignorare facilmente la presenza. Nulla di più e nulla di meno sarei stata per lui. Ero stanca di portare sempre e solo problemi alle persone. Stanca di prendere apparentemente sempre la decisione sbagliata al momento sbagliato e stufa di farmi detestare da ogni persona che incrociava il mio cammino. Non avevo un carattere semplice, lo sapevo e poche persone riuscivano a godere delle mie più pure e benevole attenzioni, della mia allegria e dei miei sorrisi sinceri, ma era difficile per me aprirmi con gli altri. Ero stata per così tanto tempo a distanza dalle persone che nemmeno sapevo quale fosse il modo giusto di rapportarsi con loro e ciò comportava spesso fraintendimenti e complicazioni alla mia vita sociale. Sapevo di essere io la cosiddetta "causa dei miei mali" eppure non riuscivo ad essere carina e accomodante con chiunque. In fondo avevo già passato gran parte della mia vita da sola e non mi sarebbe affatto pesato farlo per altrettanto tempo, salvo qualche rara persona che sembrava avermi compreso almeno un po', o almeno questo era ciò che mi raccontavo. «Cos?» Non feci in tempo a terminare la frase che il viso di Axel si avvicinò al mio fino ad annullare la distanza che divideva le nostre labbra. Quello che mi stava dando era l'ennesimo tassello di una performance perfetta, ma c'era del vero in quel bacio. Un solo sentimento sembrava spiccare fra quella perfetta sinfonia di bugie, ed era la tristezza. Sentivo le sue labbra muoversi contro le mie e cercare la mia lingua con una certa urgenza, ma non era desiderio quello che lo spingeva a farlo, era solo pura disperazione ed ero certa che dipendesse dalle ultime parole che mi aveva rivolto. Ricambiai il bacio con incertezza, ma non mi sottrassi a lui, farlo avrebbe significato rovinare la nostra recita e se ciò che potevo fare per salvare le apparenze era solo quello, mi sembrava doveroso farlo bene. Solo dopo una decina di secondi allontanai di pochissimo il mio viso discostandolo dal suo. Era difficile, ma le sue parole continuavano a risuonarmi in mente e mettendo da parte il mio orgoglio e le mie ancora aperte ferite emotive, mi limitai a cingergli dolcemente il volto con entrambe le mani per evitare che qualcuno potesse intuire la natura dell'argomento tutt'altro che frivolo e rilassato che, di lì a poco, avremmo discusso e incollando il mio sguardo al suo, gli rivolsi alcune parole con un tono che ero certa solo lui potesse udire. «Cosa dovrebbe significare ciò che hai detto?» Domandai evidentemente turbata, con le labbra che continuavano a sfiorare le sue ad ogni parola, a causa dell'estrema vicinanza dei nostri volti. «Nascondete forse un troll di montagna nei sotterranei? O li dovrò evitare perché da domani sera fino allo scomparire della luna piena, ti ci troverai... tu?» Continuai con tono stranito e preoccupato. Perché mai non avrebbe dovuto usufruire dei molteplici acri di radure e boscaglia adiacenti alla sua tenuta? Vanja a ogni sorgere della luna piena si era sempre diretta verso la stamberga strillante da quando era tornata ad Hogwarts e prima, quando ancora si trovava in Alaska, dopo aver assunto le pozioni fornite dalla scuola, aveva sempre passato le nottate incriminate nel bosco dietro casa e mai nessun tipo di problema si era verificato. La pozione antilupo garantiva memoria e controllo ai mannari durante le notti di luna piena, se assunta correttamente e il fatto che la scuola stessa si preoccupasse di farli recare in uno spazio sicuro, era più una precauzione aggiunta, piuttosto che una reale necessità. Era atta solo ad evitare ogni qualsivoglia tipo di problemi che si sarebbero potuti verificare ai danni sia degli studenti affetti da licantropia, che presi di mira da chi, disgustato dalla loro natura, ne condannava persino l'esistenza stessa, avrebbe potuto aggredirli con incantesimi di scherno e allo stesso tempo serviva a proteggere pure tutti i restanti studenti da eventuali vendette da parte di un mannaro, che preso dalla feroce ira causata dalla luna, avrebbe potuto tentrare di "saldare i conti" avvalendosi della forza donatagli dalla sua trasformazione. «Perché mai dovresti rinchiuderti in un sotterraneo? Te lo impone forse tua madre?» Scattai improvvisamente fino ad allontanarmi di qualche centimetro da lui, in preda al disgusto che avrei provato nei confronti di quella donna alla scoperta di una simile imposizione.
    ★ ★ ★
    Prefetta Corvonero | Scheda | Mailbox | Pensatoio


    Edited by Skylee. - 5/4/2022, 10:51
     
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ★★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    1,178
    Location
    Bulgaria

    Status
    spymode
    Axel
    Axel
    Annuì abbassando di poco il capo, non si aspettava minimamente che Skylee rispettasse davvero i suoi comandi, d’altronde, quando mai lo aveva fatto? Nonostante in missione Ethan avesse più volte marcato alla biondina di rispettare gli ordini dettati dal bulgaro, spesso e volentieri alla corva non andava proprio giù di dargli retta e puntualmente ficcava entrambi in una marea di guai, un po’ come era successo in Bretagna quando aveva perso le fiale di pozione insieme ai soldi. Ethan si era incazzato ed Axel ne aveva pagato parzialmente le conseguenze, parzialmente perché alla fine l’uomo era morto e nessuno sarebbe potuto venire a capo della preziosa ricetta ideata dal mago ma, alla fine, era stato uno spreco d’ingredienti considerando che il norreno non aveva avuto il becco di un quattrino addosso e pertanto Ethan non si sarebbe potuto ripagare quello spreco né avrebbe potuto riciclare una pozione tanto specifica. L’avrebbe dovuta rivendere con qualche difficoltà ed Axel già immaginava che quel noioso compito sarebbe stato affidato a lui insieme alla fastidiosa questione d’ingraziarsi il proprietario di Magie Sinister, un tipo alquanto subdolo ed intransigente che non si sarebbe fatto mettere sotto da un ragazzo – per quanto la stazza del mannaro fosse imponente – di soli vent’anni. Quella giornata era stato un completo disastro dall’inizio alla fine anche sé, in un modo decisamente imprevedibile aveva portato i due ragazzi ad avvicinarsi, cosa che aveva turbato il Dragonov più del dovuto portandolo a convincersi che alla fin fine era stato un bene ricevere quello schiaffo morale dalla Corvonero, anche se, tutt’oggi, quel rifiuto gli bruciava ancora sulla bocca dello stomaco. Non pretendeva lei lo sposasse davvero, affatto, ma nemmeno si aspettava che lo rifiutasse con così tanta prontezza dopo tutto quello che aveva fatto e continuava a fare per lei. Distanza, si era ripetuto. Zero legami e nessuno si sarebbe mai più fatto del male.
    «Stanne lontana, okay?» Le ordinò e nella sua voce era ben percepibile l’urgenza, la stessa urgenza che portò il suo viso ad avvicinarsi istintivamente al suo e a premere con forza le labbra su quelle morbide della Métis. Era così semplice baciarla, così naturale e la sua bocca ricambiava sempre quell’incontro indipendentemente dal tempo passato, indipendentemente da quanto male si facessero a vicenda. Nonostante quella tra i due fosse una fredda recita gli veniva così semplice farlo con lei, le carezze, gli sguardi, non pesavano ed avevano un altro sapore. La sua mano si avvinghiò alla base della nuca mentre le dita sfioravano la base dei suoi lunghi capelli platinati per poi immergervisi all’interno attirandola maggiormente contro di sé fino a che la lingua non riuscì a schiudere le sue labbra cercandone la controparte. Durò poco ma fu incredibilmente intenso per entrambi e poi lei inclinò la fronte e mordendosi la bocca arrossata si allontanò da lui. Le mani, poggiate sul suo petto, salirono e gli afferrarono le guance. «Cosa dovrebbe significare ciò che hai detto?» Il viso del mannaro s’inclino puntando altrove nonostante la pressione delle mani della Corvonero ed il suo sguardo si allontanò da quello bicolore della ragazza. «Nascondete forse un troll di montagna nei sotterranei? O li dovrò evitare perché ti ci troverai... tu?» Gli occhi verdi di Axel scattarono incontrando per un solo istante quelli di Skylee prima di sfuggirle nuovamente. Le prese le mani e con lentezza le allontanò dal suo viso seguendo con lo sguardo i suoi movimenti ma non gliele lasciò andare, guardò quelle dita affusolate strette nella sua presa salda, quelle mani così curate strette nelle sue ruvide e piene di tagli. «Métis fa come ti dico, è un ordine», cercò d’imprimere il comando nel suo tono ma ciò non gli riuscì. Sbuffò mentre il nervosismo in lui cresceva. Non gli piaceva toccare quell’argomento e men che meno avrebbe voluto affrontarlo con lei anche se, il destino continuava a portarlo in quella situazione. L’indomani, al sorgere della luna il suo aspetto sarebbe mutato e tutti in quel castello sarebbero stati in pericolo così come lo sarebbero stati gli abitanti delle città vicine se fosse stato libero. La Bestia esigeva sangue e non si sarebbe fermata contro nulla, nemmeno l’anti-lupo fornitagli da Ethan era sempre utile a quello scopo ed ormai il mannaro si era convinto di essere l’unico sciagurato a cui quella pozione pur sé prodotta seguendone i passaggi nei dettagli non facesse effetto. Poggiò il gomito al tavolo coprendosi il viso con il palmo per poi affondare le dita tra le ciocche nere. «Ti sto chiedendo una singola cosa, puoi per una buona volta fartela andare bene senza obiezioni del cazzo?» Le disse piccato sbuffando ancora una volta. Si ostinava a cercare di cambiare discorso o perlomeno a non essere così esplicito nei motivi ma era tutto vano, tutto inutile. Lei sapeva e non voleva tirarsi indietro dal gestire la cosa. «Non è ovvio il perché?» Sibilò alla sua domanda. “Cazzo Skylee, sono pericoloso, lo vuoi capire?!” Avrebbe voluto urlarle, avrebbe voluto farle capire che gli sarebbe bastata un’artigliata o semplicemente perdere il controllo ancora una volta per porre definitivamente fine alla sua vita. Lo aveva visto in Bretagna, aveva visto la sua vera faccia, cosa si nascondeva dietro quella maschera da duro solitario. Se ne stava per conto suo per un motivo, non permetteva a nessuno di avvicinarsi per un motivo. «Non prendo ordini da nessuno» scattò alla sua affermazione allontanandosi a sua volta con il busto, dimentico della spia che li osservava per riferire tutto ad Elèna. Quella che aveva proferito era una mezza verità. Elèna non aveva più potere su di lui al castello, non più, avendo lui preso in mano il titolo ma, e gliene doveva dare atto, lei gli aveva mostrato ed insegnato l’unico modo per contenersi. L’unico modo per affrontare le cose ed Axel era troppo “spaventato” dalle conseguenze perché potesse anche solo permettere che ci fosse la possibilità che ricapitasse nuovamente. «Devo farlo. Tu non scendere nei sotterranei e starai bene, questa volta non accadrà nulla» non poteva esserne certo ma era fiducioso dell’operato della servitù e aveva visionato di proposito di persona i mezzi di contenimento. L’acciaio balistico doveva essere sufficientemente fuori dalla portata della sua forza bruta una volta trasformato. Nessuno si sarebbe fatto del male questa volta. Non ci sarebbe stato un Petar 2.0.
    «Quindi... sta nella tua stanza e basta.» La sua voce si caricò d’intransigenza mentre i suoi occhi verdi si posavano in quelli della Corvonero in cerca di una resa da parte sua. Non aveva voglia di discutere ma era certo che non si sarebbe arresa facilmente. Sky non si arrendeva mai.


    Edited by Dragonov - 10/4/2022, 11:35
     
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,653

    Status
    spymode
    tumblr_0e164c5dbfb3332db1d8e139373fafc9_909088b8_540
    Le nostre labbra si erano ormai divise da svariati scondi, ma riuscivo ancora a percepire il suo caldo respiro sulla pelle. Nonostante quella recita mascherata da intimo atto di coppia non fosse altro che quello, una semplice e illusoria recita atta a ingannare chiunque, persino noi alle volte, faticavo ancora ad allontanarmi dal suo viso. Rimasi interdetta per qualche attimo e respirando solo dalla bocca, con leggerissimi sbuffi d'aria che entravano e uscivano dalle mie ancora umide labbra, ascoltai silenziosamente le sue parole. Nemmeno lui sembrava realmente credere a ciò che mi stava ordinando di fare. Sapeva fin troppo bene quanto io, persona quasi per nulla incline a ricevere o a ubbidire a ordini imposti senza prima domandare chiarimenti in merito, avrei dissubidito senza pensarci due volte, qualora le motivazioni dell'ordine non mi fossero sembrate giuste o coerenti con quanto il mio buon senso mi implorava di fare. «Certo che no!» Sibilai dopo che il Bulgaro ebbe sciolto la stretta delle nostre mani. «Non se ciò significa che ti rinchiuderai in un dannato sotterraneo durante la luna piena» Il mio tono era deciso per quanto udibile solo al mannaro e non mi interessava se si ostinava a non degnarmi nemmeno di uno sguardo, perché anche volendo non avrebbe potuto smettere di udire le mie proteste. «No che non è chiaro, non lo è mai nulla con te! Diamine!» Sbottai sempre sotto voce mentre la punta delle mie dita raggiungeva con fare frustrato le mie tempie per massaggiarle. Quel dannato ragazzo prima o poi mi avrebbe fatto imoazzire e ciò che era peggio, era che più io mi innervosivo e più pure lui lo faceva e considerando che a sole poche manciate di metri da noi si trovava una spia di sua madre, quella di cominciare a litigare proprio in quel momento, non mi sembrava affatto una splendida idea, ma ero sul punto di perdere totalmente la pazienza, mancava veramente pochissimo, poi però pronunciò quelle parole e tutto iniziò ad assumere tristemente un senso. «Questa?..» Le parole mi si mozzarono in gola e non riuscii nemmeno a terminare la frase. Questa volta... Questa volta... Cosa mai poteva essere capitato "l'altra volta"? Aveva forse aggredito qualcuno senza volerlo? Aveva ferito una persona? O peggio ancora... Forse era proprio a causa di qualunque cosa fosse accaduta durante quella trasformazione, che ora sembrava rinnegare a tal punto quella parte di sé, arrivando addirittura a definirsi un mostro. Io non credevo lo fosse e nulla di tutto ciò che poteva aver fatto nel corso della sua vita mi avrebbe potuto far cambiare idea, ma quello irremovibile sull'argomento non ero di certo io e se lui si ostinava a negarmi ogni forma di comunicazione, non avrei mai potuto fare nulla per aiutarlo a fargli cambiare idea e proseguire in quella direzione, rischiando di farlo esplodere in uno scatto di ira, non mi avrebbe portato nessun beneficio. «Scusami...» Pigolai con tono quasi inudibile e un espressione dispiaciuta dipinta in volto, mentre mi avvicinavo incerta verso di lui per circondargli il collo con entrambe le braccia e spingergli con gentilezza la testa verso le mie spalle, facendo a mia volta lo stesso verso le sue. «La smetto, ok? Rimarrò nella mia stanza, promesso» Era strano. Non sapevo se i nostri corpi si fossero mai realmente stretti in un abbraccio del genere. Forse era accaduto solo in Bretagna, quando la mia mente era stata a tal punto alterata dalla paura e dalla rabbia che provavo verso me stessa, che la mia memoria non era stata in grado di imprimere con chiarezza nessuno degli avvenimenti della giornata. «Ci rimarrò, ma tu mi devi promettere che questa sera mi raggiungerai...» Sussurrai al suo orecchio premendoci delicatamente sopra le labbra. «Voglio parlare con te e lo voglio fare senza che delle stupide spie possano andare a riferire tutto a tua madre...» Forse una volta rimasti da soli saremmo riusciti ad approfondire l'argomento e finalmente avrei potuto comprendere perché sentisse così forte la necessità di chiudersi in gabbia come un animale, invece che trascorrere la trasformazione in natura come chiunque altro. «Sarà meglio per te che questa sera tu venga sul serio, ci siamo intesi? O ti giuro che domani vengo a buttare giù la porta di quel cazzo di sotterraneo a calci!» Sentenziai voltando il capo verso di lui per intrecciare i nostri sguardi. Dubitavo me lo avrebbe mai realmente permesso e piuttosto che farlo avrebbe trovato il modo di rinchiudermi in un sotterraneo dedicato unicamente a me, ma ormai credevo mi conoscesse abbastanza bene per sapere che se dicevo una cosa, a costo di combinare il più grande casino di sempre, avrei tentato in tutti i modi di portarla a termine.

    La serata proseguii senza intoppi ed entrambi mostrammo le nostre migliori doti attoriali pur di convincere sua madre che il nostro amore non potesse essere altro che vero e sincero e quando finalmente giunse l'ora di ritirarci tutti nei nostri alloggi, congedai il Serpeverde con un casto bacio sulla guancia e uno sguardo atto a ricordargli ciò che avrebbe dovuto fare nelle prossime ore. Non mi interessava se avesse optato per raggiungermi a piedi o se invece avesse ripiegato sulla smaterializzazione, modo fra l'altro più furbo da usare, qualora al Bulgaro fosse stato concesso di farlo, anche se dubitavo che quel castello potesse porre limiti in merito al legittimo erede di tutto ciò che ci circondava, l'importante era che mi raggiungesse.
    Media_220412_164247
    I primi minuti passarono velocemente e dopo aver protetto la mia stanza con incantesimi insonorizzanti e di altra varia natura, cominciai seriamente a chiedermi se Axel mi avrebbe mai realmente raggiunto. Attesi altri dieci minuti e del suo arrivo non vi fu l'ombra. Cominciai quindi a innervosirmi. Forse a lui non interessava minimamente parlare con me, dopotutto era stato fin troppo chiaro sul cosa pensasse in merito al mio carattere e alla mia persona nella sua interezza, ma negarmi addirittura una chiacchierata assieme mi sembrava troppo crudele persino per lui. Sbuffai frustrata per quanto poco peso sembrava aver dato alla mia richiesta e dopo essermi spogliata e aver ripiegato nervosamente i miei abiti, estrassi dal baule il mio telefono e alzando il volume al massimo feci ripartire la mia solita playlist di musica rock, punk e simili. Ero arrabbiata e volevo solo che le mia testa venisse riempita da martellanti melodie. Dopotutto nessuno avrebbe potuto udire il rumore infernale che si stava propagando nella mia camera e al massimo, da fuori, si sarebbe potuto udire solo un ovattato e innocuo ronzio di fondo. Posai il telefono su di un mobiletto del bagno e senza preoccuparmi di richiudrmi la porta dietro andai a riempire la vasca per farmi un caldo bagno nella speranza che potesse aiutarmi a rilassarmi.
    Stupida. Ecco cos'ero se davvero avevo creduto che dopo aver dato la mia parola al Bulgaro, in merito al luogo in cui sarei rimasta durante le sere seguenti, quello avrebbe potuto davvero decidere di assecondare le mie richieste per pura gentilezza. «Testabolla» Esclamai seccata verso il mio viso prima di immergermi totalmente in acqua con le braccia strette e incrociate attorno al petto. Mi sentivo una bambina imbronciata e forse lo ero veramente, ma non ci potevo fare nulla. Più Axel mi negava un qualsivoglia contatto con lui, il "vero lui" e non quello che recitava affianco a me per i corridoi di quel castello, e più io mi innervosivo perché mi sentivo l'unica a venir sempre tagliata fuori dalla sua vita. Con le altre persone non era così, o almeno non mi sembrava. A Hogwarts non era raro vederlo intrattenersi con qualche ragazza in giro per la tenuta, alle volte lo vedevo addirittura scherzare con dei ragazzi della sua casata, mentre io, io ero sempre l'unica che manteneva a distanza e lo detestavo per questo.
    ★ ★ ★
    Prefetta Corvonero | Scheda | Mailbox | Pensatoio
     
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ★★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    1,178
    Location
    Bulgaria

    Status
    spymode
    Axel
    «Certo che no!» Scattò immediatamente lei alla sua affermazione, non senza guadagnarsi un’occhiata inceneritrice da parte del licantropo per nulla incline a scendere a compromessi, soprattutto su quell’argomento, con chiunque, men che meno con la Corvonero. «Sono cazzi miei come intendo gestire la cosa. Stanne fuori Métis!» Ringhiò glaciale alla volta della bionda senza mancare di sostenere nemmeno per un istante lo sguardo deciso e fiammeggiante che ardeva negli occhi di entrambi. Non sarebbe sceso a patti, non su una cosa tanto importante e di cui sapeva di non poter azzardare nulla. Con l’anti-lupo che funzionava una volta su dieci per lui era impossibile prendere decisioni sulle sue trasformazioni con serenità. Quando era in trasferta, rispetto ai suoi luoghi sicuri, doveva sempre valutare con largo anticipo come gestire la cosa sebbene fosse raro che Axel se ne allontanasse. «No che non è chiaro, non lo è mai nulla con te! Diamine!» Lui sbuffò tuttavia discostando lo sguardo da quello di lei. Non poteva biasimarla poiché ciò di cui lo andava accusando corrispondeva a verità ma che poteva fare? Se in un’altra occasione, stufo di discutere con lei l’avrebbe quantomeno presa in considerazione, in quell’evenienza non poteva minimamente farlo. Il peso di quanto era accaduto dieci anni prima continuava a gravare su di lui ed il tarlo che come in quella notte lui si potesse ancora liberare non faceva che tormentarlo tanto che, nelle sue stesse parole rivolte alla Corvonero, qualcosa sfuggì e la reazione di lei mutò totalmente. «Questa...?» il tono di lei si fece più dolce ed il suo sguardo cercò con insistenza quello del mannaro che, colmo di ribrezzo verso sé stesso voltò il viso. La rabbia ed il disprezzo bollirono dentro di lui tanto che avrebbe voluto alzarsi, andare via e mettere kilometri tra loro ma la consapevolezza dell’uomo di sua madre a pochi metri ed il suo stesso sé lo tennero inchiodato, seppur muto, alla panca. Le dita fresche della Corvonero si posarono sulla sua pelle febbricitante causandogli la pelle d’oca alla base della schiena che si propagò nel resto del corpo ed istintivamente i suoi tormentati occhi verdi cercarono interrogativi quelli di lei. Skylee gli circondò il collo aggrappandosi alle sue spalle mentre naturalmente le braccia del mannaro tornarono – incerto – a stringerla a sé. Il calore di lei, di quel gesto, s’irradiò in lui e per qualche istante provò la strana e nuova sensazione di essere accettato. «Scusami...» sussurrò con voce sottile contro il suo petto ed Axel annuì lentamente a quelle parole sfregando gentilmente la barba sulla sua tempia. «Bene» replicò soltanto ma era palese in quelle due sillabe il sollievo provato per quella promessa, per lui era un tormento ed una preoccupazione in meno in quelle giornate estremamente difficili sapere che lei sarebbe stata al sicuro, protetta – avrebbe castato lui stesso ulteriori incanti in merito – nella sua stanza gli dava maggiore controllo su quello che andava a fare. Una variabile imprevedibile in meno in tutta quella scacchiera di imprevisti. «Ma tu mi devi promettere che questa sera mi raggiungerai...» sussurrarono desiderose le labbra della Métis al suo orecchio, Axel si irrigidì. Erano passati molti, molti mesi da quando i due erano stati insieme in quel senso ed essere accettato prima e poi addirittura desiderato da lei nonostante la sua condizione provocò una reazione del suo corpo. Skylee, per quanto l’avesse sin da subito infastidito e per certi era arrivato persino a odiarla non gli era mai stata indifferente. Era bellissima, quanto più si avvicinasse alla perfezione secondo i suoi canoni di bellezza e la chimica ed il modo in cui i loro corpi s’incastrassero perfettamente era stato del tutto inaspettato così come lo era stata quella proposta che di lì a poco assunse i giusti toni di come lei li aveva intesi provocando un repentino cambio d’espressione del mannaro. Parlare, certo... che altro, no? Non si mosse, né rispose affermativamente a quell’imposizione che gli aveva dato e quel silenzio, per la Corvonero, fu preso come un tacito assenso cui non mancò di rincarare la minaccia. Non avrebbe avuto altra scelta.
    Il resto del pomeriggio passò per quanto si potesse dire serenamente e dopo aver congedato la ragazza accompagnandola verso le sue stanze, Axel, si diresse verso quello che un tempo era stata la sua camera. Si guardò attorno, nulla era cambiato e sulla parete vi erano ancora appesi i coltelli che con suo padre aveva collezionato. Ne prese uno e con la punta dell’indice sfiorò la punta della lama affilata, gli mancava il suo coltello, il primo che suo padre gli avesse regalato e che purtroppo era andato disperso senza che lui avesse memoria del come. Sospirò e passandosi la lama sul dorso della mano con un trick imparato anni prima richiuse il coltello a farfalla infilandoselo in tasca dove per lunghi mesi l’assenza dell’altro era pesata. Si alzò dal letto e passò distrattamente le dita sulle corde di un oggetto che nella sua infanzia gli era stato immensamente caro ma, che dall’incidente, non aveva mai più toccato. Il pollice pizzicò una corda che sgraziatamente risuonò nel corpo della chitarra e con un ultimo sguardo si richiuse la porta alle spalle per scendere a cena. Anche quest’ultima passò serenamente come il resto del pomeriggio ed Elèna non poté fare altro che abbandonare quell’espressione di sospetto che l’aveva attanagliata fino al pomeriggio. Axel e Sky avevano fatto la loro parte in un’esibizione da oscar e nessuno, vedendoli, avrebbe potuto dubitare che i due in realtà stessero mandando avanti una recita. Finalmente fu il momento di congedarsi ed un lieve sorriso increspò gentilmente le labbra del bulgaro quando la Corvonero si chinò sulla sua guancia per posarvi un bacio. Elèna le strinse calorosamente il braccio. «È proprio una così cara ragazza, sarà una duchessa perfetta non trovi Nikolai?» Esclamò compiaciuta la donna non appena Skylee ebbe lasciato la sala. «Non l’avrei scelta altrimenti» replicò il diretto interessato con un colpo di tosse. Sua madre congiunse le dita osservandolo attentamente. «Eppure, c’è qualcosa che stona tra voi... non ho ancora capito cosa, ma lo scoprirò» Axel aggrottò le sopracciglia e proruppe in un nuovo colpo di tosse. «Cerca pure madre, ma non troverai nulla. Io la amo, lei mi ama è così difficile da accettare? Non era ciò che mi chiedevate di fare nelle vostre innumerevoli lettere? Tornare a casa e prendere il posto di mio padre. Lo sto facendo, di che vi lamentate?» Axel strinse lo sguardo mentre con impertinenza proferì quelle parole sul punto di alzarsi. «Mi chiedo come mai ora...» Replicò lei congiungendo le dita sostenendo lo sguardo duro e sprezzante del figlio, lui sollevò le spalle. «Che importa? Si è presentata l’occasione, siatene felice, no? O vi chiedo troppo? Ora se volete scusarmi... ho delle carte da studiare in quanto nuovo duca» concluse in un sibilo mentre si alzava dal posto che gli spettava a capotavola per dirigersi allo studio. Sapeva che sarebbe dovuto andare da Skylee come lei lo aveva costretto a promettere ma aveva bisogno di pensare. Aveva bisogno di un attimo per sé per riordinare le idee e le sensazioni. Sapeva di cosa volesse parlare e pur sapendolo ciò non gli rendeva più facile trattare quell’argomento che aveva giurato a sé stesso di portarsi nella tomba, tantomeno era conscio che in questa occasione non avrebbe assolutamente potuto perdere il controllo. Si osservò le dita e quasi per effetto di un’allucinazione gli parve possibile vedere al di sotto della carnagione chiara i lunghi artigli neri, strinse i pugni per poi rilasciare le mani in procinto di aprire la porta dello studio. Axel chiuse gli occhi espirando e annusando l’aria nella stanza gli parve di sentire ancora l’odore
    225317df4d8674e3f1a7182854af217b
    di quello che una volta era stato il duca Dragonov. Ad occhi chiusi era possibile vederselo lì, i baffi scuri lievemente ripiegati alle estremità costantemente piegato sull’enorme scrivania d’ebano scuro intarsiata. Gli occhi verdi, esattamente come quelli del figlio, rilucevano di furbizia mentre studiava le carte ed allo stesso tempo giocherellava con il manico del coltello che Axel aveva poi perduto. Le dita del mannaro si posarono sulla scrivania nel punto dove la lama del coltello aveva lasciato i segni del suo continuo roteare puntellando il legno, il solco ruvido. L’indice del licantropo lo ripercorse in un cerchio prima di prendere posto solennemente sulla poltrona. Posò lentamente la schiena al velluto scuro e le braccia trovarono posto naturalmente sui braccioli. Sospirò lentamente seguitando a compiere grandi respiri profondi mentre la mente non faceva altro che domandarsi cosa avrebbe pensato suo padre di lui, di cosa era diventato e di quali macchie avevano sporcato la fedina. Sarebbe stato fiero di lui? Axel ne dubitava. Si piegò quindi sul tavolo da lavoro.

    Ci vollero i dodici rintocchi in lontananza del campanile del paese per ridestare il ragazzo dai documenti che con difficoltà aveva preso ad esaminare. Sua madre aveva gestito al meglio le finanze del casato tuttavia alcune cose non erano state trattate a dovere ed ora sarebbe toccato a lui sistemare quegli impicci, cosa a cui la sua attenzione sarebbe stata sottoposta all’indomani. Fissò senza guardare davvero le lancette ed espirando con nervosismo, manifestato dal movimento convulso della gamba sotto il tavolo si decise ad andare al patibolo. Percorse il castello al capo opposto recandosi nella torre dove erano poste le stanze da letto degli ospiti e di suo fratello minore, oltre che la sua ex camera ora in disuso. Avendo ereditato e preso attivamente in mano il titolo la stanza padronale gli era passata di diritto costringendo sua madre a ripiegare in quelle che erano state le sue stanze. «Signore!» Una guardia scattò sull’attenti al suo passaggio ed Axel non poté fare altro che posarsi l’indice sulle labbra schiacciandogli un occhiolino; sul volto dell’uomo comparve un sorriso d’intesa furbo ed abbassando la lancia si allontanò da quella che era la sua guardia alla porta dell’ospite spostandosi in fondo al corridoio. Axel bussò alla porta, alcuni brevi colpi con le nocche e non avvertendo nessun suono fu indeciso sul da farsi. Skylee aveva sicuramente gettato gli incantesimi come le aveva ordinato di fare ma questo gli rendeva impossibile capire se lei stesse già dormendo, né dubitava conoscendola e proprio per questo decise di smaterializzarsi all’interno della stanza. L’interno era buio, vi regnava il silenzio ma il letto, il grosso baldacchino, risultava intonso solo una leggera scia di luce indicava la presenza di qualcuno ed Axel, titubante, si diresse verso il bagno.
    36618bf502990bfef00a295fcbcecec8
    «Skylee?» Chiese guardingo incapace di decifrare il tenore di quella situazione. Che fine aveva fatto la Corvonero? Era forse successo qualcosa in sua assenza esattamente come temeva? «Skylee?!» Aprì la porta del bagno osservando prima ad un capo e poi all’altro della stanza aspettando di trovarsi la Corvonero intenta a prepararsi arresa della sua mancata promessa ma, proprio quando fu sul punto di andarsene per cercarla nel castello – come aveva potuto lasciare la sua stanza nonostante gli ordini che le aveva dato? Lo sapeva che avrebbe disobbedito! – vide il cumulo di vestiti ben piegati sullo sgabello e sfoderando la bacchetta dalla manica al palmo si avvicinò guardingo alla grossa vasca da bagno. «Ma che porca puttana» la ragazza giaceva nuda, distesa come addormentata sul fondo della vasca, Axel si protese immediatamente su di essa cercando segni di colluttazione ma si accorse che una grossa bolla rivestiva parte del viso di lei e solo dopo aver affinato l’udito poté avvertire il suo respiro e con sollievo il regolare battito del suo cuore. “Finirà per uccidermi” sentenziò dentro di sé e così facendo con uno sbuffo si sedette sul pavimento poggiando la schiena contro la grossa vasca attendendo che quella stranezza avesse fine. Non si azzardava a toccarla né a spaventarla sapendo bene cosa sarebbe potuto accadere in una circostanza simile: Skylee aveva uno strano feeling con l’acqua e troppe volte in sua presenza aveva manifestato un legame con quell’elemento, non aveva nessuna intenzione di finire impalato da una stalattite di ghiaccio o annegato, così, sbuffando sonoramente, attese la sirenetta riemergere dagli abissi. «Accio» beh, se doveva attendere almeno che lo facesse sorseggiando un buon whiskey, no?


    Edited by Dragonov - 17/4/2022, 01:55
     
    .
  13.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,653

    Status
    spymode
    gif
    Era una giornata come tante altre, la neve scendeva come da normale previsione sul terreno ancora verdeggiante del cortile. Nessuno calpestava mai prima di me quella neve, mio padre sapeva quanto amassi essere io la prima a lasciare tracce del mio passaggio sul candido manto innevato. Quella mattina però non era stato così, quando ero uscita per giocare, come sempre da sola, in direzione della casetta sull'albero, quelle che avevo trovato a terra erano state svariate impronte di scarpe e stivali non appartenenti a noi. Nessuno veniva mai sul nostro isolotto in Alaska, era da sempre stato incantato affinché i babbani se ne tenessero alla larga e ciò mi mise subito in allarme. Ero solo una bambina, eppure mio padre non aveva mai cercato di tenermi all'oscuro sui mali che impestavano il mondo, primi fra tutti, a detta di Damian, i Métis. La nostra famiglia che ormai da più di un decennio avevamo entrambi abbandonato e che per quanto ne sapevo, non avevano mai smesso di cercarci per riportarci a casa, o almeno questo era quello che mio padre mi aveva raccontato, ma non saremmo mai potuti tornare da quei mostri che senza un valido motivo avevano deciso di avvelenare mia madre. Era stato un atto crudele e spinto unicamente dalla paura di perdere l'erede designato per la corretta successione del capo famiglia. Un atto fra l'altro inutile, visto che dopo quel gesto mio padre si decise finalmente del tutto a rinnegare la sua stessa stripe per fuggire assieme alla sua da poco nata figlia, me, dall'altra parte del mondo. Lontano dalle loro imposizioni e dalle loro manipolazioni. Lontano da tutta quella crudeltà per farmi crescere, sì sola, ma finalmente al sicuro. Corsi subito in casa per chiamarlo e raccontargli quanto appena visto, ma non sembrava essere da nessuna parte e solo quando, disperata, lo cercai addirittura sul retro della casa, lo vidi intento a parlare, o meglio litigare animatamente, con delle persone che non avevo mai visto prima. Erano quattro, tre uomini e una donna e nessuno di loro sembrava avere buone intenzioni. 《Skylee》 Non appena mio padre notò la mia presenza mi intimò di correre, correre lontano e non fermarmi fino a quando non fossi stata in prossimità della casa dei miei nonni materni, posta non troppo lontano da casa nostra, ma non lo feci. Ero terrorizzata, troppo spaventata per muovere un solo passo, volevo solo che quelle persone smettessero di guardarmi con quello sguardo infuocato e che silenziose com'erano arrivate, se ne andassero. 《Skylee》 Mio padre urlò ancora e solo quando un fascio verde acido si fece strada verso di me, il suo corpo si mosse e facendomi da scudo umano cadde a terra inerme. Dopo quel momento non ricordavo quasi più nulla, i ricordi si facevano tutti confusi, forse ero davvero riuscita a correre verso casa dei nonni, o forse quella casa non era mai esistita. Nella mia mente non riuscivo a trovare i loro volti o ricordi legati a loro e non ricordavo bene nemmeno le dinamiche che avevano portato la mia famiglia a trovarmi nuovamente e a cancellarmi la memoria affinché io potessi andarli a cercare volontariamente per farmi aiutare a ritrovare mio padre. Era tutto buio, confuso e insensato, non trovavo il giusto ordine cronologico dei fatti e più ci pensavo e più loro apparivano incompleti o inesatti. Sentii le narici bruciarmi e prima che il mio cervello riuscisse a capire cosa stesse accadendo, il mio corpo invece consapevole, si issò con un colpo di reni e uscì velocemente dall'acqua lasciandomi ansimante e confusa. Mi ero addormentata ancora una volta sul fondo della vasca e come ogni volta accadeva, non mi ero svegliata fino a quando l'effetto dell'incantesimo lanciatomi in autonomia, non era svanito del tutto. La stanza era stranamente silenziosa, il telefono si era probabilmente scaricato e aveva smesso di riprodurre la musica che avevo scelto per quella sera. C'era silenzio sì, ma un rumore sordo mi fece voltare il capo e per poco non mi venne un infarto. «Axel!» Il ragazzo giaceva lungo il bordo esterno della vasca, leggermente intontito a causa di un probabile colpo di sonno e con una bottiglia dal contenuto scuro, stretta fra le mani. «Sei venuto!» Nel mio tono era facilmente udibile la sorpresa e la felicità nel vederlo lì, a soli pochi passi da me. «Che ore sono? Sei qui da molto?» Chiesi ancora intontita dal recente sogno. L'orologio sulla parete segnava l'una di notte passata e non potei fare a meno di chiedermi per quanto tempo effettivo fosse rimasto lì ad aspettarmi, o per quale strano motivo non avesse tentato di svegliarmi. Uscii dalla vasca ancora gocciolante e con un movimento veloce della mano schizzai scherzosamente il volto del mannaro. Era in ritardo, decisamente in ritardo. Lo fissai per qualche istante e i suoi occhi smeraldini fecero lo stesso con me. Solo allora mi ricordai di non essermi affatto coperta con un asciugamano e diventando immediatamente rossa in viso afferrai velocemente il primo telo che trovai. Non era molto lungo, ma bastava a coprire le zone che il Serpeverde ormai da svariati mesi aveva deciso di non guardare più. Ero imbarazzata, tremendamente imbarazzata e per quanto mi fossi sempre sentita a mio agio con la nudità, trovarmici davanti a chi solo poche ore prima mi aveva giudicata aspramente, mi fece sentire a disagio. Probabilmente lui nemmeno ci avrebbe fatto caso, nel corso della sua vita non osavo immaginare quante ragazze prive di veli avesse visto e quante sicuramente più belle e perfette di me ce ne fossero state, ma sapermi probabilmente giudicata da lui, ancora una volta in maniera negativa e su di un altro aspetto sul quale non mi ero mai sentita pienamente a mio agio, ovvero il mio corpo non ancora del tutto sviluppato e formoso come quello di altre ragazze, mi innervosiva. «Non è carino tenersi tutto l'alcol per sé...» Esclamai improvvisamente cercando di spostare l'attenzione dal mio corpo alla bottiglia di whisky che teneva stretta a sé. Mi sporsi sopra di lui per rubargliela dalle mani e ancora stretta nell'asciugamano color panna che mi ero arrotolata addosso, mi sedetti al suo fianco mandando giù una generosa quantità di alcol attaccandomi direttamente al collo della bottiglia. «Alla Bulgaria?!» Sussurai senza troppa convinzione per poi fissare nuovamente il mio sguardo bicolore nel suo. «Grazie di essere venuto, alla fine...» Gli sorrisi timidamente arricciando leggermente il labbro superiore. Ormai avevo quasi totalmente perso la speranza che lo facesse, ma ero contenta di essere stata smentita, perché ciò significava che ora, lontano dagli occhi e dalle orecchie indiscrete delle guardie, avrei finalmente potuto proporgli quel che la mia mente, prima ancora di raggiungere la Bulgaria, aveva ideato per qualsiasi evenienza. «Hey... se ci fosse un posto sicuro dove poterti trasformare in totale tranquillità e senza la preoccupazione di fare del male a nessuno, tu lo prenderesti in considerazione, prima di decidere di rinchiuderti in un sotterraneo come un prigioniero?» Domandai di getto stringendo forte fra le dita della mano sinistra la pietra di ametista che portavo al collo. Sarebbe stato inutile girarci attorno e almeno così non avrebbe potuto zittirmi prima ancora di aver avuto la possibilità di esporgli la mia proposta. Avevo ormai capito che il discorso sicurezza gli premeva particolarmente e seppure ancora non riuscivo a spiegarmene il perché, visto che ero piuttosto certa che pure lui fosse a conoscenza dell'anti lupo e che la consumasse regolarmente, trovavo giusto rispettare il suo volere e non mi sarei mai permessa di proporgli nulla, se non fossi stata prima certa che l'elemento sicurezza fosse stato inopinabile. I miei occhi erano ancora puntati verso di lui e il mio cuore aveva iniziato a pompare sangue in maniera più veloce del solito, probabilmente ero solo nervosa per la sua imminente risposta, ma non riuscivo a fare a meno di fissarlo intensamente e rivogergli un espressione sinceramente preoccupata per la sua incolumità e per ciò che ero ormai totalmente sicura, lo tormentasse.
    ★ ★ ★
    Prefetta Corvonero | Scheda | Mailbox | Pensatoio
     
    .
  14.  
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ★★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    1,178
    Location
    Bulgaria

    Status
    spymode
    Axel
    Axel sbuffò e lentamente sì lascio scivolare sulla parete di marmo freddo della vasca attendendo che la Corvonero riemergesse da qualsiasi dannata cosa stesse facendo lì in ammollo. Non osava tentare di svegliarla poiché sicuramente, nello stato in cui verteva, si sarebbe spaventata e Dio solo sapeva quale avrebbe potuto essere la reazione della bionda. Troppe cose erano successe con lei, il controllo e l’elemento acqua e Axel non avrebbe in questo caso azzardato a dimostrare quella che fino ad ora aveva elaborato unicamente come teoria. Tirò fuori dalla tasca il necessario per rollarsi al volo una sigaretta ma presto la rimise nella tasca della giacca conscio che, quando Skylee fosse riemersa, si sarebbe sicuramente lamentata dell’odore di fumo nella sua stanza e stanco com’era non aveva nessuna voglia né di litigare né di arrabbiarsi ancora e ancora con l’unica persona “amica” che aveva in quel castello. Tralasciando i servitori che lo trattavano con rispetto unicamente perché gli era dovuto non considerava sua madre e tantomeno il moccioso plagiato di suo fratello come dei veri cari. Non gliene fregava nulla di lui, il silenzio e l’interesse oltre che a suo tempo il trattamento lo avevano dimostrato a sufficienza in quei lunghi anni di distanza e appunto dopo tutto quel tempo Axel non provava più nulla nei loro confronti, si poteva quindi dire che la Corvonero rappresentasse un’eccezione lì dentro per quanto il loro rapporto fosse per la quasi totalità del tempo conflittuale. Sfilò la bacchetta dalla tasca e muovendo il polso con pigrizia evocò l’incantesimo che gli avrebbe portato in men che non si dica la bottiglia di whiskey riposta nella vetrinetta dello studio di suo padre – il tuo studio Axel, il tuo – nelle sue mani. Si rizzò sulla schiena gettando un’occhiata oltre il bordo della vasca e vedendo la ragazza ancora perfettamente addormentata svitò il tappo. «Seh vabbè... alla salute Métis», innalzò la bottiglia in direzione della Corvonero e successivamente se lo portò alle labbra mandando giù un sorso generoso. Solo il primo, non voleva finire per ubriacarsi, non era quello lo scopo, ma sicuramente se l’alcool lo avesse reso quantomeno più allegro e più spigliato per affrontare quello che sarebbe stato il tema ostico della conversazione non sarebbe stato male. Mosse il capo scrocchiando le ossa del collo e sospirò stringendo a più riprese le mani. Notti di vigilia come quella per lui erano sempre state di preparazione alla trasformazione imminente soprattutto al sorgere della luna, non ancora del tutto piena, percepiva tratti del suo corpo cambiare tipo i canini, come in quel momento, doloranti e pulsanti e, ci avrebbe giurato, leggermente più allungati rispetto a quella che era la consueta forma. Prese un altro sorso, poi un altro e la testa finì lentamente per ciondolare nel tepore del vapore del bagno caldo. «Axel!» Il mannaro si ridestò di colpo saltando in piedi con il coltello pronto nella mano dominante. Si guardò attorno e la prima immagine che vide non fu una figura pronta a minacciarli bensì la Corvonero nuda e gocciolante in piedi nella vasca. «Cazzo Métis! Potevo ucciderti!» Ringhiò infastidito richiudendo il coltello per rimetterselo in tasca. Si scrollò il capo passandosi una mano in viso con un mugugno e dolorante si stiracchiò. «L’una e qualcosa e boh, quel tanto da abbioccarmi» sentenziò sollevando il capo verso l’orologio appeso sulla parete arrotondando di molto l’orario segnato. «È questo che fai nel tempo libero? Il pesce rosso?» Aggrottò le sopracciglia agitando la bottiglia in direzione della vasca. Strano passatempo il suo. Annegarsi, o più o meno replicare quella cosa guardando il mondo da un’altra prospettiva. Sicuramente quello strano modo di fare gli aveva sollevato delle domande che, se era fortunato, avrebbe rivolto alla bionda per levarsi almeno un sassolino dalla scarpa. Sicuramente non avrebbero unicamente parlato dei suoi crucci, non lo avrebbe sopportato, trovarla in quello stato gli dava modo di poter ampliare il discorso verso una teoria che aveva ipotizzato oramai tempo addietro, più precisamente a Capodanno quando, utilizzando il ghiaccio in sua difesa, aveva per la prima volta ucciso un uomo. «Beh... venuto» un sorrisino eloquente si dipinse sulle sua labbra ed immediatamente la bionda si ricordò della sua nudità prima che lui potesse pensare di azzardare di più guadagnandosi con ogni probabilità una sberla. Ma tanto... niente che non avesse già visto ed apprezzato. «Ah se vuoi rimanere nuda fa pure eh, non mi lamento mica» continuò a metterla a disagio ma con un fondo di verità. Di certo toccare quegli argomenti ostici che Skylee voleva trattare con lei nuda sarebbe stato molto meglio che farlo seriamente seduti ad un tavolo. Si allontanò di scatto, deviando la protesta della ragazza e lei, di tutta risposta gli rubò la bottiglia di whiskey che stringeva ancora tra le mani.
    «Alla Bulgaria» mimò di sollevare una caraffa di una qualche cose e infilandosi le mani in tasca si dondolò sui talloni. «Devo lasciarti...» sollevò la mano roteandola in circolo, «devi fare le tue cose da donna?» Tipo vestirti, truccarti, quella roba la? La guardò titubante già voltato e pronto per uscire dalla stanza, se lei lo avesse richiesto sarebbe uscito, attendendola seduto sul bordo del baldacchino altrimenti sarebbe rimasto lì, in bagno ad affrontare la domanda che le aveva immediatamente posto. «Ah... partiamo subito. Mh», si grattò la barba con una certa riluttanza. Espirò sonoramente passandosi ripetutamente le mani sul viso e nei capelli, spesso Axel ripeteva quel gesto quando non era a suo agio e quell’argomento, sicuramente, non lo rendeva tale. «Se esistesse», sospirò, «lo prenderei in considerazione. Ma non esiste un posto del genere che mi dia la totale certezza e prima che tu mi rompa i coglioni, non intendo andare libero per i boschi. Non me ne frega un cazzo di cosa fa l’altra gente. Io conosco... me stesso» la Bestia avrebbe voluto dire ma non confidava che Skylee avrebbe capito «e non esiste. Quindi levatelo dalla testa» chiarì passando immediatamente sulla difensiva.
    bcb783316c8bd59806aa6e913722858e
    Il suo tono era stato più piccato di quanto avrebbe ammesso, sintomo che non accettava opinioni su quell’argomento. Axel era testardo, molto, e su di una cosa non ammetteva di ricevere consigli o insegnamenti: la sua parte dannata e men che meno da una ragazzina inesperta come lei del quarto anno. Cosa ne voleva sapere lei delle ossa che si rompevano ogni mese e della bramosia di sangue, di carne? Nulla, ecco cosa. Cosa ne sapeva di perdere il controllo e di non avere minimamente il benché minimo ricordo di quanto fatto? Nulla, sempre nulla. Le lanciò un’occhiataccia d’avvertimento tirando fuori dalla tasca la sua tabaccheria, al diavolo anche la puzza di fumo. Se ne sarebbe fatta una ragione.


    Edited by Dragonov - 1/5/2022, 01:46
     
    .
  15.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,653

    Status
    spymode
    tumblr_d1d743631f362053420587f0601a3d5e_ab4e7d40_540
    «Mpf, è raro quando non tenti di farlo...» Bonficchiai fra me e me spostandomi un ricciolo bagnato e ribelle dal viso e lanciando un'occhiata stranita verso il coltello che aveva estratto con una tale naturalezza al minimo campanello di allarme. Con lui era sempre una tacita guerra continua e di tanto in tanto non mancavano attentati alla vita di entrambi da ambo le parti. Un po' come era accaduto alla festa dell'autunno ormai passato, quando prima di finire per la prima volta a letto assieme, ci eravamo scontrati a suon di, crucio elettro e stalagtiti appuntite. Al solo ricordo di quella serata le mie gote assunsero sfumature più rosee e cercando di ributtare quei contrastanti ricordi in fondo al mio subconscio, cambiai discorso. Non era il momento di rivangare certi fatti accaduti ormai così tanti mesi prima. «Potevi svegliarmi invece che restare a farmi la veglia...» Arricciai il labbro superiore allargando un sorriso sghembo. Come se fosse la cosa più normale del mondo, mettersi a bere del whisky al capezzale di qualcuno immerso in una vasca da bagno. «Perché? Ti interessa veramente?» Domandai dubbiosa in direzione del Bulgaro. Quando mai si era preoccupato di ciò che facevo nel tempo libero, o del perché facessi determinate cose? Quindi perché tutto quell'apparente interessamento se non per prendermi in realtà in giro per le mie stranezze? Sapevo che dormire dentro a una vasca poteva non sembrare una pratica tanto normale, ma a me rilassava e il caldo tocco dell'acqua a contatto con la mia pelle sempre fresca, mi faceva sempre venire la pelle d'oca, ma cosa più importante, mi aiutava a distendere la muscolatura perennemente tesa per rilassare così sia mente che corpo. «Mi sento a mio agio sott'acqua, ok?» Tagliai corto incapace di non dare comunque risposta ad una simile domanda. A differenza sua non cercavo costantemente di respingerlo e allontanarlo da me e anzi, mi sarebbe interessato sul serio conoscerlo meglio, anche se per lui sembrava essere un'eventualità totalmente fuori questione. «Cazzo...» Imprecai fra me e me recuperando con una mano il primo telo che trovai per coprire la mia dimenticata nudità. «Hai ragione, ormai sarai così abituato a vedere corpi nudi che uno vale l'altro, mh?» Sibilai impassibile con un sorrisetto tirato sul volto. Forse non lo davo a vedere e mascherando il mio disagio col sarcasmo tutto mi sembrava più facile, ma non potevo fare a meno di chiedermi se in realtà quanto appena visto gli era mai realmente piaciuto o meno, ma non era certo quello il momento per scoprirlo, avevo in programma di parlargli di qualcosa di molto più importante di un immaginario voto che lui o altri ragazzi avrebbero potuto dare al mio corpo. Non mi era mai realmente importato a dire la verità, l'importante per me era sempre stato piacere a me stessa, ma dopo che il Serpeverde aveva deciso di mettere la parola fine a qualsiasi cosa ci fosse mai stata fra noi e prima ancora Christian con i suoi continui apprezzamenti a tutte le ragazze del castello, nonostante stessimo assieme, non potevo fare altro che domandarmi se in realtà il problema non fossi io o beh, il mio corpo che forse non rispecchiava quello desiderato da loro. «Hum no, resta... cioè, non devo fare nessuna cosa da... donna... quindi...» Feci spallucce mandando giù un'altra generosa quantità di liquido ambrato per distendere i nervi, non credevo che parlargli a tu per tu dopo tutto quel tempo sarebbe stato tanto difficile. Feci comunque qualche passo per raggiungere la camera e sedermi comodamente sul bordo del baldacchino, di certo sarebbe stato più comodo che un freddo pavimento in pietra.
    Nonappena l'argomento trasformazione fu toccato, l'umore del ragazzo si fece immediatamente più teso. Non era difficile intuirlo visto quanto ci eravamo già detti a riguardo e il modo in cui si passò le mani sul viso né fu solamente la conferma. Oltre a serrare marcatamente la mandibola, quello era l'altro gesto tipico di quando era nervoso e chiunque, con un minimo di attenzione, ci avrebbe potuto fare caso. «Davvero credi che mi basti un no per levarmelo dalla testa?» Domandai guardandolo fisso in volto con un sopracciglio alzato. «Si vede che non mi conosci affatto se lo pensi...» Sibilai sprezzante rivolgendogli un'occhiata delusa. Eppure mi ero illusa che un minimo avesse imparato a comprendermi... «Perché chiudi così le porte a un'alternativa che non ti ho nemmeno ancora proposto?» Perché doveva sempre fare così? Era davvero impossibile il suo temperamento. Ogni cosa che gli veniva detta pareva essere sempre un attaco personale che l'obbligava subito a mettersi sulla difensiva. «Perché un sotterraneo sì e un posto disabitato e lontano da tutti no? Credi davvero che un sotterraneo, nel caso non riuscissi a controllarti pur assumendo l'antilupo, cosa fra l'altro tecnicamente impossibile, visto che serve proprio a questo, sia più sicuro?» Domandai incapace di credere che potesse realmente pensarlo. «Perché tu la predi l'antilupo, vero? La scuola la fornisce a chiunque ne abbia bisogno...» Chiesi questa volta con tono più apprensivo. Continuai a guardarlo sistemandomi più comodamente sul letto per riuscire a vederlo bene in volto. Visto quanto poco incline fosse al dialogo, poter almeno carpire informazioni dalle sue reazioni, era spesso l'unica mia salvezza. «Io... io vorrei solo poter parlare serenamente con te, senza il timore che tu improvvisamente ti chiuda a riccio e mi escluda totalmente dalla tua vita come hai fatto dopo la Bretagna, io davvero, a volte non ti capisco, mi detesti così tanto?» Nel mio tono non si poteva che percepire sincerità, volevo solo capire quale fosse il problema e se quelle continue porte chiuse in faccia dipendessero da me o unicamente dal modo in cui era abituato a porsi con le persone, anche se tale opzione stonava abbastanza con la scioltezza con la quale era solito intrattenere altre ragazze o compagni di casata. «Questa mattina mi hai detto che hai capito perche nessuno mi vuole e va bene, non mi importa» Ammisi portandomi lentamente la bottiglia alle labbra per mandare giù l'ennesima sorsata. Questo non era vero, chiaramente, ma sarei morta piuttosto di ammettere quanto mi avesse realmente ferito. «Ma vale anche per un amicizia? Mi trovi davvero così disgustosa da non poter nemmenno parlare apertamente con me? Dopo tutto ciò che ci siamo ritrovati ad affrontare assieme? Davvero?» Perché gli altri sì e io no? Non capivo. Non mi interessava nemmeno di aver alzato leggermente e involontariamente il tono della voce, tanto nessuno mi avrebbe potuto sentire fuori da quella stanza. Ero nervosa. Forse avevo addirittura paura della sua risposa e probabilmente lo stato in cui versavo era intuibile dal modo quasi isterico con il quale continuavo a tormentarmi i capelli senza riuscire a trovar loro una posizione definitiva. Non sapevo piu nemmeno se la volessi o meno una risposta. L'ennesimo rifiuto da parte del Serpeverde mi avrebbe fatto veramente male.
    ★ ★ ★
    Prefetta Corvonero | Scheda | Mailbox | Pensatoio
     
    .
36 replies since 18/3/2022, 14:29   812 views
  Share  
.
Top
Top