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Alaska, Dil

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    Sofija Anastasya Bennet Vanja E. Rosencrantz| Corvonero, IV anno | Gufo | Scheda | Chronology


    .9.01.2022, 16.40, Alaska


    Non mi aveva minimamente sfiorato l'idea di aver sbagliato a scrivergli, ero estremamente convinta che era passato anche troppo tempo senza farmi sentire. Avevo promesso che mi sarei fatta trovare ed era ciò che stavo facendo.
    Il dieci gennaio le sorelle avrebbero ricominciato le lezioni, la situazione psicologica in cui versavo non era migliorata di molto, ciononostante seguivo la cura prescritta da mio padre. El aveva dubbi riguardo il mio continuare a seguirla con correttezza, aveva paura che una volta presa la passaporta per tornare io avrei smesso di prendere le compresse prescritte. E non aveva tutti i torti, detestavo moltissimo quell'uomo tanto da non voler seguire minimamente ciò che impartiva e l'unica cosa che mi fermava nel mandare tutto a puttane era che mi rendevo conto di non essere lucida. Invece di smettere di sprofondare nei pensieri e nelle accuse che destinavo loro e a me stessa, continuavo a girarci intorno scervellandomi e chiudendomi lo stomaco e allontanando il sonno. Per questo avevo perso parecchi chili da quando a novembre mi ero trasferita in Alaska, il mio corpo era asciutto e davanti ad uno sconosciuto non avrebbe mai minimamente pensato avessi avuto una gravidanza un mese addietro. Gli zigomi del viso erano più pronunciati ma ero ancora piuttosto distante ad assomigliare ad un cadavere, se non per il colorito della pelle. Mi curavo poco, oltre a pettinarmi e a lavarmi la faccia e il corpo non usavo trucchi da parecchio, non intrecciavo più la coda dietro le spalle per sentirmi in ordine. Non mi importava minimamente.
    Il pomeriggio del nove gennaio le sorelle si trattennero con parecchie raccomandazioni, mi chiesero di impegnarmi e di tornare presto fra i banchi di scuola. Avevo promesso loro che minimo una lettera al giorno avrei spedito da oltre oceano e mi sarei presa cura di me. Era importante dire che la sottoscritta sapeva benissimo che non sarebbe riuscita a mantenere le promesse, ero sicuramente conscia che avrei faticato a non chiudermi in camera giornate intere senza far nulla. Ciononostante ci avrei provato, era quello il messaggio chiudo nelle mie parole di saluto verso le due ragazze. Eravamo d'accordo che potevano arrivare quando meglio desideravano, infine era casa nostra.
    Volutamente ma non per cattiveria, non avevo informato loro due che di lì a poco avrei accolto il bibliotecario a casa nostra. Non era un segreto e nemmeno avrei mentito loro per molto, avevo bisogno di vedere se davvero avrebbe preso la passaporta di Peter Pan e cosa ne sarebbe scaturito dal nostro incontro dopo parecchio tempo. Non ero certa che Skylee gradisse ma non ero nemmeno convinta che si sarebbero arrabbiate, soprattutto El, che aveva capito benissimo cosa covavo in silenzio. Lei stessa mi aveva velatamente spronato di "provare" a parlare ed era solamente quello l'intento nascosto nel suo invito in Alaska.
    Sono le sedici e quaranta, il salotto di casa è vuoto e indossando il cappotto col cappuccio sono pronta a raggiungere Dillon nel posto in cui comparirà. Dentro di me nutro un certo dubbio, nonostante lui abbia chiaramente scritto che verrà di certo alle diciassette. Non so, ho come la sensazione che qualcosa debba andare male e non ha niente a che fare con la veggenza.
    Attorciglio una sciarpa intorno al cappuccio calato sulla testa, chiudo la porta dietro di me e stringo la bacchetta dentro la tasca destra. E' buio a quest'ora e i miei passi provocano un inconfondibile rumore sprofondando nei centimetri di neve che ricoprono il prato fuori casa. In pochi minuti attraverso l'acqua gelata come solo noi proprietari della casa sappiamo fare e mi lascio alle spalle la casa, incantata da incantesimi disillusioni efficaci sugli sconosciuti che non hanno ricevuto il benvenuto. Casa Skylee, alle volte la chiamo ancora così, non è visibile ai maghi e babbani che non sono stati presentati entro quelle mura e pertanto vedranno solamente un'ampia distesa di neve e dei pini spogli al di là dell'acqua che divide la terra ferma da quella piccola zona.
    Tiro la sciarpa sul naso, siamo sotto zero da parecchio tempo qui, il gelo ghiaccia anche le estremità delle mie dita nascoste in spessi guanti di lana grigia. Mi infilo nel bosco nero pece che conosco bene ma a quest'ora è sicuramente poco invitante, guardandomi intorno e constatando che non vi è nessuno se non scellerati qualora, mi servo di un lumos per proseguire nella stradicciola giusta. La neve prosegue fino ai primi metri, poi il terreno è duro e ghiacciato, fatto solo di terriccio e arbusti. Con attenzione sbroglio il capotto da alcuni rami che lo trattengono a mi apposto con la schiena ad un tronco che riconosco come "quello in cui si arriva". Non ho un orologio con me e quindi non ho idea se mancano dei minuti all'ora prefissata oppure no, ripongo la bacchetta immergendomi nel silenzio della foresta, nel buio e nel freddo. Calo bene il cappuccio sulla testa e rimango in attesa. Se Dillon comparirà non mi vedrà, sarò io a rendermi visibile a lui.
     
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    Cammino frettolosamente verso l'Hyde Park a grandi falcate perchè non vedo l'ora di rivedere Vanja. E' stato un mese e passa molto particolare,sono successe diverse cose e posso dire ancora a me stesso di non essere pentito per ciò che ho fatto. Ho avuto molti problemi al ministero, ma alla fine sono riuscito ad uscirne fuori vittorioso, più o meno. In verità non mi è ancora arrivata la denuncia del dottore e mi chiedo sempre come mai non l'abbia fatta. In ogni caso devo smettere di pensare a questa cosa, forse è stato un errore e forse lo rifarei per lei, tutto sommato ho passato un periodo buio e il nervosismo andava scaricato.
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    Quest'anno non potrò partecipare ai regionali di pugilato, la mia attività agonistica è stata sospesa per via di quello che è successo e forse l'unica cosa che mi dispiace veramente è questa. Anche il discorso con la madre di Vanja non è stato facile, eppure non mi sento ancora abbastanza scarico perchè ogni volta che vado a trovare Abigail una rabbia atroce si impossessa di me. Oggi però rivedrò la rossa e non so neanche dove ci vedremo, lei mi ha detto di vestirmi bene ed è proprio quello che faccio, anche se non soffro particolarmente il freddo. Indosso un bomber nero e questo basta per avventurarmi in un luogo che nemmeno conosco. Raggiungo la passaporta di Peter Pan e mi guardo intorno prima di prenderla.
    Mi stringo bene nel bomber quando arrivo in un luogo freddissimo e completamente sconosciuto, fuori è abbastanza buio e all'improvviso temo di aver sbagliato qualcosa. Accendo la mia bacchetta per far un po' di luce e mi guardo intorno, sono in un boschetto .. in un luogo dimenticato dal mondo. Heilah? dico ad alta voce mentre faccio dei giri su me stesso, mi cade pure la bacchetta dalle mani e si spegne. Mi abbasso per raccoglierla e poi punto lo sguardo verso il cielo pieno di nuvoloni che quasi non si vedono più. Vanja!? sono.. arrivato! dico con incertezza prima di abbassare lo sguardo davanti a me, stringo nel pugno la bacchetta che ora è spenta, vorrei capire dove mi ha portato e rimango in attesa nell'oscurità, cercando di captare il minimo rumore.
     
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    Sofija Anastasya Bennet Vanja E. Rosencrantz| Corvonero, IV anno


    Un rumore riconducibile a rametti spezzati e foglie calpestate attira la mia attenzione. Proviene da poco più in là, giusto qualche metro. Non mi muovo, rimango proprio lì per verificare sia davvero lui e non qualcun altro che ha usato fatalità la passaporta. Una luce biancastra segna il buio, è chiaro che si sta guardando intorno confusamente, evidentemente si starà chiedendo dove è capitato. Attendo qualche minuto notando che gli sfugge di mano la bacchetta, è difficile capire esattamente dove è, mi servo dei rumore e della punta della bacchetta quando era accesa per capire dove si trova. Riconosco la sua voce e sorrido leggermente nascosta nel buio, infine che senso ha farlo attendere ancora? Mi chiama e allora mi avvicino al punto dove vidi illuminarsi il catalizzatore, sfilo il mio e con un lumos sussurrato alzo la bacchetta in verticale esattamente di fronte a me. Spaccherà la visione del mio viso in due, quel che basta per vedermi in faccia e riconoscermi dentro quel cappotto e sciarpa che mi riparano dal freddo. Sono quì gli rispondo con naso appena di fuori dalla sciarpa, abbasso la luce e faccio cenno di usare la sua. Risponderò a tutte le tue domande fra poco, magari quando saremo al caldo faccio spallucce ma non può vedermi. Non perdo tempo, non è carino rimanere a lungo sotto lo zero nel buio pesto del boschetto. Seguimi lo invito spostando la bacchetta come guida. Alza i piedi, la stradicciola è incolta spiego. Mi addentro fra i pini, i rovi a tratti sono da scavalcare e i rumori naturali della foresta ci circondano. Come è andata? domando alludendo alla passaporta. Dubito che l'abbia usata per questa meta quindi al novantanove per cento non sa dove si trova. Siamo in Alaska dico indicando davanti a me. E dobbiamo camminare un po' continuo senza sosta verso una meta che per lui sarà confusionaria ma la casa non è molto più in là, per chi sà dove è. Usciti dal boschetto il vento ci investe, stringo il cappuccio quando un'ondata si infila dentro di esso gonfiandolo. Camminiamo nella neve, due ombre nel chiarore della manna illuminata dalla luna già in cielo nascosta a tratti da nubi grigiastre enormi. Mi fermo puntando la bacchetta sulla sponda del lago, solo in quel momento si accorgerà che una barca è legata alla sponda con una corda. Mi volto verso di lui stringendomi nel cappotto e muovendo la bacchetta con un gesto circolare, delle lingue ossidriche fluttueranno sull'acqua gelata, tracciano un percorso che svanirà una volta che saremo dall'altra parte. Indico con la testa di salire e lo faccio dietro di lui, assicurandomi che nessuno ci stia osservando.
    Troverá un remo, gli basterà incantarlo e direzionare la barchetta entro le fiamme magiche per capire la direzione. Rimango in silenzio continuando ad avere il controllo sulla situazione. Dovremo poi fissare la corda di là, scendere e lui non vedrà altro che un prato coperto da candida neve. Niente casa, niente grande pino con candele ignifughe, niente di niente. Sarò pronta a rispondere alle sue domande, perchè ne avrà visto che una volta scesa lo guarderò con una faccia che intende "siamo arrivati".
     
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    L'oscurità del boschetto mi mette quasi i brividi, si gela e davvero non credevo che dicesse sul serio quando mi diceva di coprirmi bene. Cioè io non immaginavo un freddo così freddo, menomale che non soffro particolarmente tanto le temperature basse. Sento ad un certo punto un "son qui" e una luce viene verso di me, sbuca Vanja dal nulla e mi sembra di essere dentro la favola di cappuccetto rosso, le mie guance si colorano sempre di più per il freddo e i miei occhi chiari la scrutano mentre avanza. C-ciao! sorrido Sei proprio tu.. insomma sei, cioè se tu! rido un po' e si può capire dal tipo di risata che sono felice di rivederla. Ma che sciocco Dillon, non potevi dirgli tipo: sei bellissima con quel cappuccio in testa, sembri una bambola o cose così.. Vanja sembra uscita da una fiaba e quasi mi manca il respiro vedendola così improvvisamente. Mi sei mancata tantissimo. nullMi invita a seguirla e non faccio altro che eseguire la sua richiesta puntando la luce della mia bacchetta sulla strada piena di ostacoli. Mi chiedo dove siamo e come mai ha voluto proprio restare in un posto così... strano? Comunque la seguo perchè mi fido di lei, dice che staremo al caldo e mi dico che magari avrà una specie di castello fiabesco da qualche parte, sorrido come uno stronzo alle sue spalle perchè sono felice, si che lo sono. Certo! mi avverte di stare attento e apro bene gli occhi prima di rispondere. Ehm ma.. dove siamo esattamente?? chiedo stringendomi nel mio bomber mentre usciamo dal boschetto e il vento ci investe forte. Dice che siamo in
    null
    Alaska e io non ci sono mai stato. Hai una casa in Alaska? wow!! dico ad alta voce per sovrastare il rumore del vento. Ci fermiamo di fronte ad un lago ghiacciato e sono completamente incantato dalle fiamme magiche che segnano il percorso sciogliendo il ghiaccio li dove la barchetta passerà. Quindi salgo prima io e poi porgo la mano a Vanja che ci sale sopra. Prendo la bacchetta e incanto i remi che iniziano a girare portandoci dall'altra parte del lago, man mano il ghiaccio dietro di noi si congela nuovamente. Per qualche secondo mi guardo intorno e poi guardo Vanja. E' meraviglioso! esclamo con una faccia stupita, anche se oltre il lago io non vedo ancora un castello. Quanto tempo ci vorrà per arrivare? vedo che hai fatto molta strada da sola. commento prima che la barca si fermi improvvisamente, scendiamo giù e aiuto Vanja di nuovo porgendogli la mano. Ci muoviamo di qualche passo e ci fermiamo in un prato innevato, mi guardo intorno e poi mi volto verso di lei facendo spallucce. Siamo.. arrivati? chiedo molto titubante e Vanja sembra proprio di un altro mondo ed è così.. strano e.. magico questo momento, ma sto sentendo freddo lo ammetto. Ah okay, comincio con le domande.. mi avvicino e faccio finta che sia tutto perfettamente normale, mentre il vento quasi ci spazza via. Vivi nel bosco? oppure posso vedere il tuo castello? rido un po' e sto provando a farla ridere.
     
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    Sofija Anastasya Bennet Vanja E. Rosencrantz| Corvonero, IV anno


    Ci ho visto parecchio imbarazzo nel volto di Ethan, sembrava quasi sorpreso di vedermi il che mi ha lasciato pensare molto. Forse pensava che lo prendessi in giro dicendogli di usare quella passaporta? Si sofferma sul mio viso, ne guarda il contorno e balbetta un pochino mentre mi saluta. Piego la testa di lato guardandolo in viso, ha il naso leggermente rosso come le guance e si dondola per via del gelo. Diamine, è accattivante anche coperto da quaranta strati di abiti invernali. Cerco di non sembrare sfacciata, distolgo lo sguardo dal suo quando me lo trovo di fronte e ci guardiamo per qualche secondo di troppo. Cosa sta pensando in questo momento? Che sono una pazza ad esser fuggita oltre Oceano in questo posto che sembra dimenticato da dio? Eppure mi segue in silenzio e sono sicura che si sta domandando dove lo sto trascinando. Probabilmente incredulo penserà di trovarsi di fronte ad una casa nel bosco prima o poi.
    La sua gentilezza e protezione costante nei miei confronti riaffiora nei gesti che compie, Sfila le mani dalle tasche per incantare il remo e una volta salito nella barca traballante allunga la mano gelata verso di me. Lo guardo per qualche istante temporeggiando prima di porre la mia sulla sua. Credo di essermi innamorata dei semplici gesti che mi regala, probabilmente è il suo modo non troppo esagerato di prendersi cura di me che mi fa credere che il mistero sta tutto lì. Non dico nulla, schiarisco la voce per l'imbarazzo e ringrazio il fatto che le luci delle fiammelle sono flebili e incapaci di illuminare il mio volto arrossato non solo dal freddo. Mi stringo nel cappotto, sistemando maggiormente il cappuccio per nascondermi dal suo sguardo di fronte a me. Non molto rispondo alla sua domanda. In verità ho camminato fino al boschetto al chiaro di luna alzo lo sguardo e la vedo anche se a tratti è coperta. L'Alaska è meravigliosa sì. I suoi luoghi sono spettacolari.. ma il posto dove viviamo -alludo alle sorelle- è il migliore di tutti. Sai.. il silenzio.. l'isolamento.. Sospiro. Conosco questo posto come le mie tasche roteo il capo per indicare la zona per nulla sicura agli occhi di un estraneo. Abitare quì non è facile all'inizio, bisogna prendere confidenza col posto.
    Rimaniamo poi in silenzio fino a che la barca di legno non cozza dall'altra parte. Mi aiuta a scendere con evidente cura, io mi fermo a fissare la corda in modo che non sfugga.
    Il vento è insistente e ci costringe a mettere entrambi le mani in nasca e ad irrigidire la schiena. Mi guarda con un sorriso fugace che forse vuole nascondere l'imbarazzo legato al mio dire che siamo arrivati. In mezzo al nulla per i suoi occhi.Siamo arrivati? domanda incredulo e si stringe ancora nel suo giubbotto nero confondendosi a momenti con il buio serale. Le fiamme si spengono, rimaniamo illuminati dalla luna che a sua volta ci permette di vedere grazie al fatto che la neve riflette quella debole luce. Faccio mezzo giro su me stessa. Sì! esclamo con mezzo sorriso allargando le braccia. Si avvicina a me e noto il suo sguardo torvo allargarsi in un sorriso laterale. Il vapore esce dalle sue labbra e io rimango a fissarle in silenzio. Ironico dice di cominciare con le domande e mi piace il fatto che non abbia dato di matto pensando che lo stia prendendo in giro. E se lo pensa prego, può farlo. Io ridacchio alludendo che sono tutta orecchie. Vivi nel bosco? oppure posso vedere il tuo castello? chiede ironico. Rispondo con una pernacchia uscendo col naso e la bocca dalla sciarpa. Mi pongo le mani davanti al viso scuotendo il capo e i capelli ramati fuoriescono di lato. No, decisamente no! dico cominciando a camminare sotto la luna. La neve incassa il mio peso tracciando dei passi nel manto biancastro. Nessun castello! Mi volto leggermente verso di lui incitandolo a seguirmi ancora. Dopo qualche metro, nell'oscurità mi arresto e allargo le braccia verso di lui, do le spalle alla nostra casa che per lui è invisibile. Benvenuto a casa nostra, Dillon Ethan De Masi lo sussurro da dietro la sciarpa in modo che lui possa udire bene ciò che ho detto. Se all'istante sembra una stupidata fra qualche secondo gli sarà chiaro, dietro di me potrà vedere un edificio i legno, ampie vetrate a doppio piano. Sembra una casa di piccole o medie dimensioni ma in verità è estremamente capiente e possiede stanze confortevoli e accessoriate. Lui è stato presentato alla casa ufficialmente e non avrà più bisogno di questo rito di iniziazione altre volte. Dovesse tornare quì non è necessario il mio aiuto o la mia presenza, la casa lo riconoscerà insieme a quei pochi che sono stati presentati ad essa. Non occorre che io lo specifichi, avrà compreso che la struttura è nascosta agli sconosciuti e babbani, ha già compreso conoscendo me, che non sono solita aprire le porte di casa mia (nostra) a qualsiasi persona. Mi fa strano pensare che lui è il primo che "porto" quì.
    Attendo i suoi commenti prima di arrivare davanti all'uscio e far girare la chiave nella serratura, apro la porta e ci entro liberandomi subito dagli stivaletti ponendoli sopra ad un tappeto adibito, appendo il giubbotto bordeaux e faccio cenno di passarmi il suo. Una volta appesi proseguiamo dentro, il suo naso è all'insù. La temperatura interna è decisamente alta, probabilmente può stare anche in maniche corte se desidera. Il caminetto scoppietta e la cucina sulla mia destra provvista della penisola è perfettamente in ordine e pulita come se nessuno avesse mai cucinato. Il divano fronte fuoco è illuminato dalle fiamme e tutto ciò che arreda la zona è di ottimo gusto. In fondo alla stanza vedrà una scala capiente portare al piano superiore.
    Le gote si infiammano per la differenza di temperatura, sfrego le mani le uni sulle altre per temperarmi. Sono ormai le diciotto e interrompo il silenzio infilandomi dietro al bancone della cucina. Loro non ci sono spiego alludendo a Skylee e ad El. Sono tornare al castello, esattamente come dovresti fare tu fra non molto. Domani ricominciano le lezioni. Faccio spallucce non aspettandomi una risposta differente da lui. Difatti credevo non accettassi di venire. Io non tornerò a scuola. Spiego e volutamente armeggio con la macchina del caffè preparando due tazze. Se vuole può sistemarsi su di uno degli sgabelli della penisola per dialogare con me oppure dove vuole, do per scontato che non occorre chiedere. So che è passato troppo tempo mormoro inserendo una capsula. Il click e l'erogazione partono. Non volevo vedere nessuno ammetto. In verità ancora adesso non voglio.. gracchio. Ho voluto vederti però, perchè te l'avevo promesso. Per questo ti ho chiesto di venire quì. Sto seguendo una cura.. spiego e prendo le due tazzine dal manico spostandole su dei piattini e ponendomi seduta sullo sgabello dalla mia parte. Lo guardo in faccia. Sta funzionando credo.. mi guardo velatamente. In verità spiego A livello fisico sono apposto. Era chiaro già dopo poche ore dal fatto, in ospedale. Può notare gli zigomi un po' pronunciati, la pelle chiarissima dovuta alla perdita di peso e dal fatto che mi curo poco. Il seno è asciutto come era in principio e sono tornata a pesare meno di cinquantadue chili. E' quì dentro il problema ammetto sfiorando con le dita le tempie. Non ha tutti i torti a pensare che sto impazzendo e lo sto ammettendo, d'un lato sì ha ragione. Schiarisco la voce e sorseggio il caffè per non guardarlo troppo in volto. Tamburello le dita sul piano cucina. Tu come stai? Gliel'ho chiesto davvero. V, ti sei impegnata. Ho ricevuto il tuo pacco dico con mezzo sorriso e faccio cenno alla libreria a parete. Inizierò presto a leggerli. Ti ringrazio..
     
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    Lei dice che siamo arrivati e comincio a pensare che qui c'è lo zampino della magia, insomma.. non è possibile che Vanja viva davvero dentro al bosco, è ovvio che sto scherzando e non sono mica scemo eh. Scuote la testa ed intravedo i suoi capelli fuoriuscire dal cappuccio, penso che in fondo si stia un po' divertendo e attendo in silenzio, con l'espressione curiosa, quando si mette davanti a me per darmi il benvenuto. Non capisco in quale momento esatto i miei occhi vedono improvvisamente una casa, una casa bellissima e in legno che troneggia proprio davanti a noi. Rimango davvero stupito. Devo dire che mi hai stupito Vanja! è .. magico! commento mentre la seguo e ci fermiamo davanti alla porta, vedo che si toglie le scarpe e allora mi dico che devo farlo anch'io per educazione, quando apre la porta rimango affascinato dall'accoglienza della casa e dentro di me sento un senso di pace. Sono contento che Vanja sia stata qui fino a questo momento, sono felice che abbia trovato un posto confortevole e più di una volta ho pensato dove avrebbe passato quei momenti difficili. Dicono che la natura faccia molto bene al nostra stato d'animo, penso che tutto questo sia meraviglioso per lei, anche se nei suoi occhi vedo ancora molta tristezza. E' magnifica! continuo con i complimenti mentre mi tolgo il bomber e lo appendo, poi mi sfilo le scarpe lasciandole vicino alla porta, sfilo via anche il maglioncino rimanendo a maniche corte mentre lei spezza il silenzio, la vedo andare verso la cucina e mi metto in moto seguendola, continuando a guardarmi intorno. Dice che loro non ci sono e che sono partite per Hogwarts. Non hai un po' paura di restare qui da sola? certo, la casa sarà molto protetta ma vivere in mezzo alla neve, in Alaska, deve essere davvero particolare.. e più che altro mi preoccupo per il fatto che in ogni caso. Vanja potrebbe avere una ricaduta, l'avete capito di che genere, qui non può trovare conforto di persone che possano un po'.. aiutarla umanamente. Mi siedo sullo sgabello della penisola e la guardo mentre prepara i caffè. In realtà.. io non vedevo l'ora di ricevere tue notizie, non ci ho pensato più di una volta a venire. Sono contento di rivederti. sorrido e sono sincero, mi sei mancata Vanja, questo però lo penso soltanto. E poi con la magia è un attimo, si arriva abbastanza in fretta ad Hogwarts e.. in realtà ho allungato un po' le mie ferie. no Dillon, in realtà il ministero ti ha chiesto di startene a casa tua per qualche giorno in più, questioni di burocrazia e devi anche finirti quel periodo di tutela che ti è stato assegnato, come se il dottore fosse tra quelle mura. In realtà non ha molto senso, a scuola ci sono andato subito dopo il casino, ma solo adesso il ministero si sta prendendo la briga di occuparsi del caso e mi hanno chiesto di rimanere a casa, probabile che il chiasso arrivi fino alle orecchie della preside con cui mi sono dovuto scusare per il "ritardo sul posto di lavoro", spero vivamente di non perderlo. Mi spiega che non voleva vedere nessuno, io annuisco e tamburello le dita sulla superficie della penisola.
    null
    Capisco.. hai bisogno del tuo spazio ed io lo capisco, però.. sono contento che tu mi abbia invitato a casa tua .. per quanto tempo ancora starai qui? sono tutte domande lecite, non voglio innervosirla ma allo stesso tempo voglio sapere di lei, essere qui e fargli le domande per me è un grosso traguardo. Dice che sta facendo una cura, ma che il problema è un altro. Lo sappiamo, tutti lo sappiamo. Sospiro guardandomi le gambe, poi alzo lo sguardo di nuovo sulla rossa. N-non hai pensato di .. lascio la frase in sospeso Di farti aiutare a livello di.. mi indico io stesso la testa e cerco di avere un tono dolce e sereno, non voglio sembrare uno che prende per pazza una persona. Hai capito. è troppo delicato questo discorso, lei dice che sta seguendo una cura ma io non sono sicuro di aver afferrato chiaramente il concetto, che tipo di cura sta seguendo? Io sto bene, grazie .. sono felice che ti sia piaciuta la trilogia! sposto lo sguardo sui libri messi in ordine e sorrido, poi mi decido a sorseggiare il caffè e lancio uno sguardo a lei. Sei un po' magra.. aggiungo con tono un po' preoccupato.
     
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    Sofija Anastasya Bennet Vanja E. Rosencrantz| Corvonero, IV anno


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    Sono contenta a Ethan piaccia casa nostra, d'altronde a quale persona non piacerebbe una struttura in una zona del genere? In pratica siamo isolate, immerse nel silenzio e nella natura. Devo dire che è il mio posto ideale, non avrei potuto isolarmi davvero in città nemmeno stando col muso dentro casa ogni giorno. Io avevo bisogno di questo.
    Paura? domando guardandolo per un secondo e scuotendo il capo. Non ti preoccupare, ho paura di qualcos'altro rispondo. Deglutisco lasciando sospeso il discorso. Ho paura di impazzire, di non uscire da questo tunnel. A tratti credo in me così poco da sprofondare in lunghi pianti e ossessionati pensieri.
    Le tazzine si riempiono mentre l'aroma della miscela si diffonde nell'aria. Sono contento di rivederti le mie dita rallentano mentre prendono il contenitore dello zucchero di canna. Lo afferro scacciando quella sorta di titubanza e di imbarazzo che si è impadronita di me. Non gli rispondo quando è chiaro che nell'oscurità l'ho pensato anche io: sei venuto, finalmente. Mi volto verso di lui con la mia quotidiana rigidità e lo osservo come se le sue parole non avessero provocato niente in me. I caffè sono pronti allungo le due tazzine nella penisola, sistemandomi di nuovo nello sgabello e appoggiando i gomiti sul piano.
    Pare che la distanza dalla scuola non lo preoccupi nemmeno, con la magia non gli pesa essere dall'altra parte dell'Oceano. Allungato le ferie.. ripeto tamburellando le dita e non servendomi nè dello zucchero nè dei biscotti adagiati su un vassoio laccato. Ce ne sono di tutti i generi, anche quelli ricoperti di cioccolato perchè Skylee impazzisce per queste cose e casa nostra è piena zeppa di viveri e schifezze. Con il mento gli faccio cenno di servirsi mentre stringo fra i palmi la tazzina, soffio sula superficie sposando il fumo. Io sono contenta che tu sia venuto sussurro quando ripete che gli ha fatto piacere scoprire dove mi sono rintanata. Gli concedo mezzo sorriso e se ha imparato a conoscermi un po' dovrebbe comprendere che è davvero sincero da parte mia. Appoggio le labbra sulla ceramica mentre la fatidica domanda esce dalla sua bocca: quando tornerò a Hogwarts? Sposto lo sguardo sulla finestra dietro di lui in fondo allo stanzone. Non riesco a parlarne dovendo guardare quei grandi occhi blu dinnanzi a me. E' buio fuori, il gelo e il vento sono padroni e io sto cercando le parole giuste per spiegargli una cosa del tutto semplice. Non lo so mormoro tornando con lo sguardo su di lui. Sorseggio la bevanda amara e calda. Non voglio tornare ammetto. Vorrei giustificare questa frase spiegando che non è un capriccio ma lui già lo sà.
    Quando parlo della cura che sto seguendo il suo sguardo è serio e per un attimo vedo dell'imbarazzo nei suoi occhi, la faccenda è delicata e quindi tutti e due misuriamo le parole e le emozioni. Capisco cosa vuole dire col gesto di toccarsi le tempie. Scuoto il capo evidentemente titubante. Lo so Ethan, lo so che hai ragione e che andrebbe fatto. Ma chiedere l'aiuto di uno psicologo non è fra i miei interessi al momento. Sono chiusa a guscio questo lo si può capire, non ho nemmeno voglia di spedire un gufo per mano mia. Non nutro interessi riguardo a qualcosa, le giornate sembrano monotone e prive di senso. Il silenzio ci fa percepire il rumore del legno che viene consumato dal fuoco e i suoi occhi passano sulla libreria. Non ho ancora iniziato a leggerli ammetto con voce bassa. Il fatto è che non riesco a mettermi lì in santa pace e intraprendere una vita normale, coltivare interessi che fino a poco tempo fa mi sembravano assolutamente scontati. Non riesco a studiare, nemmeno i capitoli e gli appunti che le sorelle mi hanno passato. Mi pare tutto superfluo al momento, così sciocco che mi domando che cosa ne sarà del mio domani.
    Sei un po' magra dice tutto d'un tratto. Mi volto verso di lui facendo ondeggiare la chioma ramata. Lo fisso in volto. Un po' ammetto facendo spallucce. Mi hai vista diversa per troppo tempo aggiungo. Io e lui abbiamo approfondito la nostra conoscenza per vie trasverse e incredibili eventi inaspettati mentre Abigail c'era già. Quando mi sono persa nel campo di girasoli al limitare di Londra ero già in quattro mesi e lui lo scoprì il giorno stesso. Nessuno dei due a quel tempo si immaginava che quella informazione fosse così importante, dovevamo solamente dormire nel suo appartamento per fare ritorno a scuola il giorno seguente. La mattinata seguente tutti e due avremmo dimenticato l'accaduto e ognuno sarebbe tornato alla sua solita vita, rispettivamente a studente e bibliotecario. Eppure non era successo, per altri motivi condividemmo altro tempo insieme. Fu grazie a lui se riuscii ad essere promossa all'esame della patente babbana, del resto non conoscevo qualcun altro a cui chiedere di farmi guidare un'auto che non fosse una spider di lusso o una macchina costosissima. Ero certa che anche Ronny avrebbe detto di sì, ma col tempo ristretto che aveva e le sue auto super accessoriate con zero graffi era impensabile affidarla ad un principiante col foglio rosa.
    Termino il caffè e lascio lo sgabello, gli occhi di Ethan mi seguono un po' confusi, mi adagio sul divano, appoggiando il gomito sinistro sul bracciolo e raccogliendo le gambe di lato. Fisso le fiamme di fronte a me, il viso si illumina e si riscalda. Io.. alle volte parlo continuando a guardare quella danza ad alte temperature. L-la sento gracchio. Non sono certa che mi stia sentendo e capisca cosa voglio dire. Poso le mani sul grembo. Mi pare ancora di sentirla.. capisci? la voce muore sulle mie labbra facendomi sprofondare in una serie di emozioni dilanianti.
    Probabilmente la sensazione che sento fisicamente è frutto di un disturbo psichico che al momento è evidente.
     
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    Quando Vanja risponde che ha paura di qualcos'altro non posso fare a meno che affilare lo sguardo preoccupato sulla sua faccia triste, penso a tante diverse cose e credo che abbia davvero paura di qualcos'altro, anche se non riesco a capire che tipo di paura. Vorrei chiederglielo, vorrei capire di cosa ha paura in questo momento ma mi blocco e non glielo chiedo, o almeno per ora lascio sfumare via il tutto lasciandolo in sospeso. < Capisco.. > rispondo sotto voce mente lei finisce di fare i caffè, tamburello ancora il dito sulla superficie dell'isola e mi guardo intorno ancora una volta mordemdomi le labbra, a volte senza sapere cosa dire perché si, in realtà sto semplicemente assaporando questo momento e questa vicinanza a lei, non voglio parlare troppo e vorrei solo essergli di conforto. Non so il dolore che abita dentro di lei, deve essere una cosa straziante perdere un bambino e vorrei trovare le parole giuste perché il dolore, si percepisce nell'aria. < Grazie. > dico gentilmente prendendomi la tazza e soffiandoci sopra mentre lei si siede sullo sgabello. < Si, ferie allungate.. Niente male no? > cerco di sorridere, di rendere il momento un po' più leggero. Dice che è contenta che sono venuto, mi concede un sorriso ed io rispondo con un altro sorriso, i miei occhi la osservano: è davvero più magra e mi chiedo se stia mangiando bene, è vero che quando l'ho conosciuta aveva già Abigail, ma l'avevo già vista tra i corridoi di Hogwarts e di certo non era mai stata così pallida, adesso Vanja sembra senza energie e mi chiedo se le sia successa un'altra trasformazione o semplicemente i motivi sono diversi. Insomma, essendo un lycan dovrebbe stare già bene ma.. C'è qualcosa dentro di lei che la mantiene così. Vedo che sfugge al mio sguardo quando faccio forse la domanda più scomoda, si gira la tazza tra le dita e poi alla fine posa lo sguardo su di me. < Non lo sai.. > ripeto dopo di lei e penso che per lei non sia affatto facile tornare tra quelle mura, proprio perché tra le mura della scuola lei ha sognato di avere Abigail tra le braccia, un giorno, ma quel giorno purtroppo non arriverà mai. < Capisco Vanja, ma non puoi restare qui per sempre.. > le mie parole sono più lievi possibili, non voglio farmi fraintendere e soprattutto non voglio farla arrabbiare. E comunque la frase la lascio morire, lei mi risponde che i libri non li ha ancora letti e mi chiedo che cosa faccia qui tutto il giorno, anzi glielo chiedo proprio. < Come passerai le tue giornate qui?.. Adesso che non ci sono le sorelle? > stare da soli nelle sue condizioni è la cosa peggiore, le sorelle sono sempre state con lei, ma adesso se ne sono andate e io sto in pensiero per lei.. Non voglio che stia da sola. Risponde che l'ho vista diversa per troppo tempo, ma io credo che sia davvero magra.. O forse mi sto preoccupando eccessivamente. < Può essere. > rispondo, le nostre parole sono brevi e i nostri discorsi quasi inesistenti. La seguo quando va a sedersi sul divano, prendo posto sullo stesso divano e stringo le braccia al petto silenziosamente, fino a quando è lei a parlare. Mi spezza il cuore. Non so come gestire la cosa. Annuisco alle sue parole, dice di sentire ancora Abigail e non so se sia un bene. < S-si.. > rispondo guardando le sue mani che si posano là dove prima c'era il pancione. < Manca anche a me. > Poi allungo la mano appoggiandola sulla sua, per un attimo osservo le nostre mani rimanendo in silenzio. Poi alzo lo sguardo nei suoi occhi. < Questo posto è stupendo ma.. Sei sola e sono un po'.. Preoccupato per questo. > dico sinceramente rimanendo con lo sguardo fisso nei suoi occhi tristi < Non credi che sia il caso di fare una cura nuova, di parlare con qualcuno e di farti.. Aiutare? > scuoto la testa < Lo so che è difficile Vanja.. > un po' ci sono passato anch'io.
     
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    Sofija Anastasya Bennet Vanja E. Rosencrantz| Corvonero, IV anno


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    C'è qualcosa nello sguardo di Dillon di fronte a me di differente rispetto l'ultima volta che ci siamo visti. Eppure in quella occasione il mio capo era colmo di emozioni, giustifiche e colpe che non mi rendevano per nulla lucida. Forse l'ultimo ricordo del bibliotecario non è il migliore e mi sto avvalendo della giornata del tredici novembre per commentare il suo tono di voce e la faccia che mette su quando parla di aver allungato le ferie. Quindi hai preso altri giorni per fare cosa? domando. Solitamente non sono curiosa ma voglio concedermi questa mezza domanda. E' di circostanza, non uso affatto tono accusatorio o possessivo. In verità cerco in tutti i modi di non parlare sempre di me anche se è chiaramente inevitabile. So che è venuto per vedermi e che una lettera via gufo non gli è stata affatto sufficiente. Come potrebbero cinque parole in croce narrargli come sto? Il suo volto e i suoi occhi celesti parlano molto più di quanto si cerchi di nascondere: la morte della bambina l'ha segnato e non poco. Vorrei chiedergli se ha pensato a lei una volta lasciata la stanza diciassette B del piano dove mi ricoverarono, se è andato a vedere la tomba a Godric's Hallow o se non se l'è sentita. Abigail è stata sepolta con cura in una tomba nuova di zecca, io e le sorelle ci siamo occupate di tutto e devo dire che abbiamo avuto in tre una forza mostruosa. La piccola giace sotto a pesanti lastre di marmo bianco striato di grigio e azzurro della migliore tipologia in commercio. Le scritte argentee sulla lapide dalla forma di mezzaluna recitano il suo nome e la sua data.
    La sua voce mi distrae, dice che non posso rimanere in Alaska per sempre. Lo guardo un istante prima di mordermi il labbro, so che sarebbe appagante per lui sentirsi dire che ha ragione, perchè oggettivamente la possiede davvero al cento per cento. Non posso.. sussurro. Non ci riesco. Interrompo la frase prendendo posto sul divano. Loro devono seguire le lezioni, Ethan sospiro. Ho influito sulla loro vita abbastanza fin'ora. Non mi perdonerei mai che perdessero l'anno a causa mia. E' colpa tua, V. Tu l'hai uccisa. Tu sei.. una bestia. Una bestia, sì come quella volta chiamasti Damon White. I miei occhi si sgranano ripensando alle sue zampe con gli artigli pronte a staccarmi la testa. Un brivido mi percorre la schiena rendendomi conto che avevo fatto lo stesso con mia madre. Volevo ucciderti, Zoya Stojnov. Digrigno i denti in silenzio percependo la frustrazione e la rabbia riaffiorare da un pozzo di tristezza.
    Non so rispondere alla sua domanda, cosa farò? Allungo il mento oltre la spalliera del divano per guardarlo con chiaro volto privo di risposte. Rimango in silenzio, ha capito che non ho repliche pronte da pronunciare.
    Un breve silenzio in cui lo sguardo si stacca dal suo e va a finire scoraggiato sul rivestimento del divano, lo scoppiettare del fuoco è di fronte a me e ne sento il calore senza assorbirlo. Vorrei che la magia avesse il potere di sistemare cosa sento in questo momento, di mettere un punto in questa faccenda e di poter uscire da questo tunnel per riprendere in mano la mia vita. Ma errato sarebbe dire che voglio dimenticare: non voglio cancellare Abigail dalla mia mente anche se sarebbe meno doloroso pensarla. Se lei non fosse mai esistita la mia vita sarebbe stata meno travagliata e questo non sarebbe successo; se mi fossi trasformata in lupo di fronte ai miei genitori non avrei fatto altro che aggredirli, forse ferirli mortalmente ma non avrei sentito su di me questa continua ed estenuante sensazione di impotenza e terrore. Sono sconvolta da ciò che ho appreso nel peggiore dei modi. Come cambierà la mia esistenza sapendolo?
    Dillon prende posto di fianco a me, intreccia le braccia al petto e lentamente ne osservo i contorni illuminati dalle fiamme di fuoco. Il suo viso è contratto e serio, non so a cosa sta pensando perchè non lo conosco abbastanza per avere delle minime previsioni.
    Quando ammetto che percepisco ancora la bambina in me il suo mento si volta verso di me, leggo nei suoi occhi oceano che l'ho colpito. Forte. La sua voce si spezza e poco dopo, mantenendo lo sguardo sul mio pallidissimo, la sua mano si posa sulla mia.
    Sospiro e sento spaccarsi qualcosa dentro di me; so che Dillon avrebbe per così dire adottato Abigail prima o poi. Se non ufficialmente il suo lato buono era già fortemente legato a lei.
    Mormora che anche lui ne sente la mancanza e io non muovo la mano di lì; Sa di conforto e di comprensione. La sua cute calda è sinonimo di "anche io". Lo so.. gracchio desolata. Quel lo so non ha bisogno di frasi fatte o spiegazioni difficili. Da un'angolazione differente è un chiaro quadro di due persone che hanno perso qualcosa di prezioso e non sono brava a gestire queste cose. Sei sola e sono un po'.. Preoccupato per questo. Deglutisco sostenendo lo sguardo con difficoltà. Dove vuoi arrivare Dillon? Penso scrutandolo. Non credi che sia il caso di fare una cura nuova, di parlare con qualcuno e di farti.. Aiutare? la mia schiena di irrigidisce all'istante, sfilo la mano dalla sua, mi sposto più in là per poi alzarmi dal divano, passeggio davanti al fuoco che mi illumina a tratti mentre il buio della zona salotto mi inghiotte quando faccio dietro front. Dovrei rivolgermi a Bennet per caso? domando arrestandomi e incrociando le braccia al petto. La mia figura slanciata e magra è proprio di fronte a lui. Lo stesso che me l'ha portata via? La domanda esce con chiara arroganza e sotto alle mie parole so che lui non merita questo sfogo eppure ogni volta che si parla di aiuti e di cure mediche la faccia del dottore, mio padre, si materializza nella mia testa.
    Lo so che è difficile, Vanja ammette. Sospiro e quelle parole un po' domano la mia ira nascosta. I palmi si chiudono a pugno, inevitabilmente sento le dita irrigidirsi e poco dopo strabuzzo gli occhi realizzando che è vagamente la sensazione che ho avuto poco prima dell'accaduto del fatidico giorno di cui non ricordo i dettagli. Scuoto il capo soffiando fuori il fiato e mi avvicino al cassetto del mobile poco lontano estraendo un barattolo e ingoiando due pillole. Metto le mani sui fianchi nuovamente di fronte a lui sospirando. Lo so che devo farmi aiutare.. ma non voglio ammetto. So che non posso rimanere in Alaska per tutta la vita, ma che altre soluzioni ci sono? Non sono pronta a venire a scuola, come ti dicevo poco fa. So che per le sorelle è dura seguire le lezioni e correre a servirsi della passaporta ad ogni momento libero. Eppure lo fanno, loro ci saranno anche "domani". Devo uscirne da sola. Almeno in parte Ethan, è una guerra contro me stessa.
    Si sta facendo ora di cena e di fame non ne ho per nulla ma lui di certo sì, insomma la sua stazza dice che il frigo non gli basterebbe. Mi tocco la fronte evidentemente stanca. Ti prego.. dico spostando lo sguardo distante da lui e mantenendomi staccata e rigida. Non.. non parliamo di lei. Almeno per un po'. Non so che programmi tu abbia.. se qualcuno ti aspetta a Londra.. se.. s-se mi sposto in cucina il più distante da lui. Ma forse.. potresti rimanere un po'?
    Non ho chiarito per cosa, per quanto e cosa intendo. Sto studiando la sua reazione e non credo che sia dell'umore giusto per essere su di giri.
     
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    La sua domanda mi spiazza, non posso di certo dirgli che mi hanno messo alle strette perchè ho aggredito suo padre, sono sicuro che ci rimane male e mi manda affanculo se glielo dico.. quindi decido di non dirlo, almeno per adesso, anche perchè lei ha già dei problemi molto più grandi a cui pensare. Insomma, alla fine non credo che gliene freghi abbastanza di tutto ciò. Avevo bisogno di più giorni V. sai.. annuisco e forse lei lo sa a cosa mi sto riferendo, lei lo sa che io sono rimasto molto colpito da tutto quello che è successo e anche io ho bisogno di tempo. Ho bisogno di tempo.. un po'. sospiro rumorosamente incrociando le braccia al petto, con lo sguardo rivolto verso il camino scoppiettante ripenso a quella giornata assurda e a quanto abbiamo pianto. E' stato straziante. Mi risponde che non può e che non se la sente di rovinare la carriera scolastica alle sorelle, io non so completamene cosa rispondere e decido di non replicare, almeno per adesso. Il dolore di Vanja è insopportabile e sarà dura attraversarlo, ma io ho giurato di stargli accanto il più possibile. Prima o poi dovrà tornare a scuola, no? si vede che ancora non è il tempo giusto. Annuisco alle sue parole con lo sguardo fisso sul camino, poi mi volto lentamente e la fisso, la sua faccia è pallida e triste, stringo ancora la sua mano quasi gelida. Risponde "Lo so" quando ammetto che Abigail mi manca, ed è una cosa reale: l'ho sognata, ho perfino perso parecchie ore di sonno ripensando a come potrebbe essere successo, all'incapacità di un medico che dice di essere come il migliore al mondo, la rabbia provata nei confronti dei due, il tradimento di mia madre... io non mi fido dei genitori, è così.. forse è anche a causa del mio passato che penso che la gente non è per niente affidabile. nullMi dice che non vuole farsi aiutare e sulla mia faccia compare un'espressione disapprovazione, che cerco di placare stringendo più forte la sua mano e fissandola. Appoggio la spalla sullo schienale del divano voltandomi verso di lei con tutto il corpo. Come pensi di poter uscire da questa situazione? completamente da sola? comincio parlando in modo pacato. Mi prometti che ci pensi? che non scarterai subito questa opzione? quella di farsi aiutare da qualcuno intendo. Vanja si irrita, si stacca e nomina il dottor Bennet. E' un neurochirurgo, non uno psicologo.. non ti direi mai di andare da lui. ammetto con fermezza e forse con un po' di disgusto nella voce. Si irrigidisce e si alza allontanandosi, va in cucina e la seguo con lo sguardo. Mi chiede di smettere di parlare di Abigail e.. di restare con lei? Mi alzo in piedi e mi avvicino, anche se sono ancora abbastanza distante e la guardo da lontano. Rimanere? non capisco bene e allora chiedo In che senso..per quanto tempo? mi spunta spontaneamente mezzo sorriso. Davvero vuole che io rimanga?
     
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    Percepisco le menzogne dietro le parole di Dillon. Eppure cambio idea quando mormora che ha bisogno di tempo. In quel modo decade il fatto di volerci sbattere la testa, ho capito benissimo ed è esattamente come temevo. La morte della bambina l'ha steso.
    Ruota su se stesso appoggiandosi completamente sul divano, mi fissa in faccia e io cerco di non dimostrarmi debole ai suoi occhi, mi irrigidisco nonostante fra noi ci sia debita distanza. La distanza di sicurezza come la chiamo io, tu stai là che io sto quà. Lo so che lui non centra niente coi miei metodi bruschi e incomprensibili, non è il lutto che sto stiamo vivendo ad allontanarlo. Sono io chiaramente sulla difensiva come mi sono promessa.
    In quel breve momento, prima che inizi a parlare, le parole di Ellie si ripercuotono della mia testa "tutti hanno bisogno di una seconda possibilità, V" suona come un rimprovero, adesso, mentre riascolto in dialogo avuto con lei il giorno di Natale. Per questo continuo testardamente a tenere i miei sentimenti e il fulcro del tutto distante da me.
    Domanda come penso di uscire da questo abisso che invece di lasciarmi andare giorno dopo giorno mi trascina sempre più in fondo. Mi prometti che ci pensi? che non scarterai subito questa opzione? Sospiro mentre penso Non ti prometto un cazzo, Dillon, come puoi chiedermi una cosa del genere? So che vuoi il mio bene esattamente come lo vogliono le sorelle e io anche sotto sotto. Solamente non ho la voglia di farlo. E' sepolta da qualche parte e un giorno arriverà la forza di dire "adesso ci riprovo" no? Non ti direi mai di andare da lui sottolinea. Per un attimo l'ho pensato rispondo con arroganza in sua direzione. Quel tono è per il dottore, mio padre, ce l'ho con lui e non lo nascondo. Ancora peggio reagisco se sento nominare la professoressa di pozioni: falsa di una donna.
    Mi sono per così dire rifugiata dietro al bancone, ho posizionato un'enorme padella sopra al piano e sto pensando a cosa cucinare anche se di fame non ne ho. Con la testa dentro al frigo sento la risposta di Dillon. L'ho messo in difficoltà? Rimanere? domanda con chiaro tono confuso. Lo sento abbandonare il divano. Rispondo con un tono della voce che significa "sì". Afferro un gambo di insalata bella rigogliosa e un vassoio di carne di manzo. Lo posiziono sulla penisola con cura chiudendo il frigo, afferro la bacchetta posata vicino agli utensili da cucina che si potrebbe facilmente scambiare fra uno di loro se non per gli zaffiri incastrati sul legno lavorato. Alzo gli occhi su di lui e ha la faccia strana: sorpresa o decisamente confusa? In che senso.. per quanto tempo? Alzo il sopracciglio roteando la bacchetta fra le dita pronta ad accendere il fuoco e a incantare il tutto in modo che si prepari da solo. Quel sorriso sulla tua faccia è la risposta alla mia domanda, Dillon? lo punzecchio con sarcasmo stando al di là del bancone che ci divide. Una domanda fatta e due di rimando eh? scuoto il capo perchè inconsciamente con la sua titubanza mi ha strappato mezzo sorriso divertito. Per quanto tempo.. due ore le hai intanto?.. Rimani a cena? domando per evitare di risponde chiaramente alla sua domanda. Rimani a cena Dil, non lo so poi. Hai attraversato mezzo globo per rincasare alle venti a Londra? Temo che tu debba disdire i tuoi impegni per una volta. Lo sto ironicamente infastidendo. Però ti avverto quì i servizi delivery sono da escludere, come potrebbero portare un bel pacchettino in mezzo al nulla? Ricordati che quì non ci vede nessuno.
     
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    Okay, Vanja non mi risponde neanche per sogno alla richiesta di promessa, oltrepassa alla grande senza rispondermi e non posso fare altro che rimanere zitto e non dire nulla su questa cosa, mi basta solo che ci rifletti un attimo e poi capisca alla fine che deve farsi aiutare, come crede che potrà superare questo momento? Stando chiusa in casa senza vedere nessuno, e soprattutto da sola? Mi risponde acida, è evidente che ce l'ha con quel dottore e quello che prova lei in parte lo sto provando anch'io, I miei sentimenti sono uguali anche per la professoressa, forse ancora di più visto che la reputavo un'ottima persona.. Quella donna ha perso del tutto la mia stima. La vedo trafficare con le cose da cucina e sta mettendo fuori l'insalata, la carne, ha intenzione di cucinare ed esce fuori la bacchetta. Molto volte io mi cucino da solo, con la bacchetta lavo i piatti oppure cucino quando non ne ho proprio voglia, penso che Vanja adesso non abbia proprio la cera giusta per mettersi a cucinare, ma apprezzo moltissimo il suo invito. Quando mi alzo e la raggiungo mi lancia qualche occhiata e qualche sorriso, sono contento di essere riuscito a strappargli un sorriso e questo mi fa stare bene, infatti anche sul mio viso torna il sorriso. < Mh.. Si, potrebbe essere una risposta. > soffoco una risata quando mi chiede se il mio sorriso è la risposta, ed è la verità: restare più tempo con lei è una grande novità ed io ne sono davvero felice, non è facile entrare negli spazi di Vanja, è davvero parecchio complicata la cosa. < Ovvio che si, ho tutto il tempo che vuoi.. Grazie V! > rispondo avvicinandomi a lei e guardando la roba che ha messo fuori, la indico con un cenno del capo. < Io posso fare l'insalata se vuoi. > mi affianco a lei e faccio come se fossi a casa mia, per fortuna la disinvoltura non mi manca, insomma è una cosa bella cucinare insieme no? < Io adoro cucinare, forse questo non lo sai.. > ci sono tante cose che non sai di me in realtà. Quindi prendo l'insalata e recupero l'insalatiera, per prima cosa tolgo le foglie più malaticcie anche se è quasi in perfetta salute, poi prendo un coltello e si, ogni tanto i miei occhi puntano su Vanja e le mie labbra sorridono in continuazione. Taglio accuratamente l'insalata. < Ti piace cucinare? > chiedo incuriosito, cambio completamente discorso e non voglio più andare su discorsi tristi per adesso, voglio solo fare compagnia a Vanja. < Certo, immagino che quelle porcherie che ti portano fino a dietro la porta un po' ti mancano.. O no? A me mancherebbe da morire il Sushi ad esempio. >
     
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    Dillon imbarazzato o spiazzato, Questo me lo devo segnare.
    Mi concentro con le mani sul vassoio scartando la pellicola, diciamo che non è affatto un'operazione che necessita di così tanta attenzione ma ce la devo mettere affinché non debba guardarlo in faccia mentre prende la sua decisione. Ho capito quali sono le sue intenzioni ma come si dice perchè rubargli la libertà di parola? Ho tutto il tempo che vuoi.. il mio orecchio capta le esatte parole, le labbra fini e arrossate si piegano in una smorfia delicata che elimino in un batti baleno.
    Percepisco che si avvicina e io strappo definitivamente la pellicola accartocciandola di lato, schiarisco la voce mentre si propone per pulire il gambo di insalata. Sono voltata dall'altro lato oppure vedrebbe i miei occhi color platino sgranarsi. Per la sua vicinanza, per la sua delicatezza con cui cerca di.. di infilarmi in un contesto "famigliare" in qualcosa che sa di "complicità". Non so bene come domare le sensazioni e se dessi bada al mio istinto di ghiaccio gli risponderei che può rimanere a cena ma che me la sbrigo io, l'importante è che mi stia lontano. Perchè si sà, cosa succede quando sta.. troppo vicino.
    Nemmeno il tempo di acconsentire che prende posto lungo la penisola, si addentra nella cura dell'insalata e io non posso fare altro che far finta di nulla come se ci fossimo spartiti davvero i compito e fossimo d'accordo. Il fatto è che mi sento rigida come non mai. Io adoro cucinare, forse questo non lo sai sospiro mentre incanto la pentola e la metto a scaldare sopra una fiamma corretta. Diciamo che non ho potuto dedurlo da due hamburger dico con sarcasmo ricordandogli la sera della tempesta, dandogli le spalle allungandomi verso il ripiano delle spezie sopra la cappa. Sono bassa ma non intendo farmi aiutare da lui, un colpo di bacchetta e i due che mi servono si posano sul piano della cucina. Però ti credo, ma dubito tu possa fare meglio di me. Mi spiace per lui ma l'acidità e la schiettezza fanno parte della sottoscritta e se non l'ho urtato finora ha probabilmente capito come sono fatta. Certo, immagino che quelle porcherie che ti portano fino a dietro la porta un po' ti mancano.. O no? Affermazione sbagliata, Ethan! Mi piace mangiare ma le porcherie di cui parli sono davvero poco gradite per me, quella è Skylee, mangerebbe un intero fast food senza problemi e senza paranoie. Io invece le ho quando mi concedo qualcosa di unto e super calorico. Lui spiega che se abitasse quì gli mancherebbe un piatto giapponese. Faccio spallucce emanando un sibilo con le labbra. Non ne vado matta, l'ho mangiato forse un paio di volte in vita mia e vivo perfettamente senza. Giro il pomello del pepe sopra alla carne, insieme al sale e al rosmarino essiccato. Sto condendo il tutto e poi guardo il suo lavoro, non che dovesse far molto se non lavare, eliminare le foglie appassite e tagliare il tutto in una terrina. Mi allungo col collo. Mh mi tocco il mento. Facciamo che ti è andata bene. Lo sto prendendo in giro, chiunque riuscirebbe a fare un'insalata.
    Poco dopo le bistecche sono a rosolare nella padella e con un utile incanto la cottura avviene come la desideriamo.
    Mi sono limitata a apparecchiare mezza tavola e nonostante il profumino la fame che dovrei avere stenta a palesarsi. Ciononostante, siccome è da molto che non condivido con nessuno una cena diversa da quella in famiglia cioè fra le sorelle, faccio scattare il tappo in sughero di una bottiglia di rosso che conservo lì da troppo tempo. I bicchieri panciuti accolgono il vino e con un wingardium ne sposto uno davanti al viso di Dillon. Sono vicino al tavolo e a debita distanza da lui, è difficile un cin da lì ma lo guardo in un modo particolare. Appoggio le labbra sul bordo ma non bevo. Se non hai fretta vorrei chiederti una cosa.. dopo cena. Forse si tratta di un favore più che altro. Come te la cavi con gli incantesimi difensivi ed offensivi? E' un mago adulto, ne sa di certo più di me.
    I piatti si riempiono e io mi siedo al mio posto esattamente di fronte a lui.
    Nessuna candelina romantica, niente di quel genere. Sembriamo due amici che non si vedono da tempo e va bene così.
    Taglio un pezzetto pensando che non può essere malaccio, chissà se master chef qui di fronte la pensa uguale.
    E.. sinceramente parlando.. cosa sceglieresti di fare fra metterti in salvo da una situazione molto pericolosa ed evitare che una persona a cui tieni si faccia del male? lo guardo negli occhi mentre mastico un pezzetto di carne forzatamente. Voglio dire.. ovviamente dipende da chi si tratta. Ma oggettivamente ti salveresti la pelle giusto?
     
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    Sento lo sguardo di Vanja sfuggirmi, sono sicuro che mi stia tenendo sott'occhio e c'è così silenzio che penso mi stia in qualche modo esplorando, mi sento osservato anche senza esserlo realmente insomma, faccio finta di nulla ma è chiaro che mi piace stare in sua compagnia, guarda caso il mio gomito cozza quasi con il suo braccio, poi Vanja decide di spostarsi mentre mi dice che non sarò mai bravo quanto lei. < Non mi reputo una cima in cucina, ma so il fatto mio! > questa esclamazione sa di sfida, se vuole sfidarmi io sarò pronto a dimostrargli che in effetti sono bravo davvero, certo, a volte sfidare una donna in cucina non è l'idea più geniale del mondo, ma esistono molti uomini capaci di cucinare davvero molto bene, ed io di certo non mi reputo uno chef di prima categoria, diciamo che sto sulla via di mezzo. Incredibile come risponda malamente anche alla più piccola cosa, se non la conoscessi giuro che gli lancerei l'insalata in faccia, ma in fondo so com'è fatta e la gente neanche si rende conto della bella persona che si nasconde dietro quel carattere sempre sulla difensiva. Vanja per certi tratti è quello che ha passato, è brutto da dire e anche da pensare ma è così. < Quindi ti piace mangiare sana, un po' come me. > facilmente comprensibile dal fisico che ho, mi alleno spesso e ho bisogno di mangiare bene, anche se le porcherie che mi concedo sono ben lontane dalla parola porcheria in realtà, il Sushi non si potrebbe classificare tra le cose che fanno male ad esempio. Lei dice che non va pazza per il Sushi, alzo lo sguardo scrutandola. < Cos'è che ti piace di più allora? Vanja Rosencrantz? > chiedo in tono ironico perché di tutte le cose che ho detto non ha gradito praticamente niente e mi viene da ridere. < Ecco fatto! >null finisco di sistemare l'insalata e vedo che si avvicina per guardare. Rido alla sua battuta. < Menomale! > aspetto che finisce di fare la carne e nel mentre appoggio l'insalata sul tavolo già apparecchiato e vedo che prende il vino, lo accetto molto volentieri e posso vedere il suo viso strano.. Cioè mi guarda stranamente e non riesco a decifrare la sua espressione. Alzo il calice per fare cin cin anche se è silenzioso, bevo qualche sorso mentre mi chiede una cosa che neanche mi aspettavo. < Me la cavo come un mago di medio livello. > faccio spallucce < Non sono un auror ma vado bene eh. Perché lo vuoi sapere? > chiedo con curiosità mentre ci sediamo e cominciamo a mangiare, ho abbastanza fame e il viaggio mi ha fatto venire parecchio appetito, poi devo dire che la carne è davvero buona, come anche l'insalata. Vanja continua a farmi domande strane. Ma vuole mica duellare? < Mmh.. No, credo che salverei la persona indipendentemente se è importante per me o no. > a parte che farei omissione di soccorso ed è una cosa grave, ma con il mio caratteraccio di siguro agire in fretta per salvare la persona. < Quindi si, certamente proverei a salvarti se tu ad esempio cadessi dentro un lago ghiacciato, non ci penserei due volte. > hai capito Vanja? Tu sei importante, glielo dico con questa semplice frase. < Perché.. Vuoi duellare? > non capisco.
     
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    Sofija Anastasya Bennet Vanja E. Rosencrantz| Corvonero, IV anno


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    L'istigazione fra di noi c'è sempre stata, una buona dose di antipatia dietro a battute ironiche non è poi così male perchè è una tattica nascosta niente male: nascondi dietro una battuta qualcosa di fastidioso per capire quanto si irrita la persona di fronte a te e se per caso non succede hai la risposta in faccia. Ti reputa interessante. Non ci avete mai fatto caso a questo lavoretto silenzioso?
    Ammetto che sono poche le persone che non mi detestano all'istante e credo che Dillon abbia già superato il rodaggio da un pezzo ma mi piace prenderlo in giro e infastidirlo perchè mi risponde di rimando senza tanto prendersela e diamine lo fa bene, mi punzecchia abbastanza per creare dell'interesse e della curiosità. Per questo stando sulle mie, distante ma attenta non mollo la presa.
    Tu mangi sano commento annuendo con enfasi roteando il vino rosso nel bicchiere, lo guardo di lato. Ma davvero? aggiungo osservando i suoi bicipiti visto che probabilmente la temperatura della casa è troppo elevata per rimanere vestito come i nomali comuni mortali in un paese dove fuori fa almeno meno dieci. Cos'è che ti piace di più allora? Vanja Rosencrantz? alzo il sopracciglio in sua direzione senza proferire nessuna parola. Lo fisso pensando che detesto quando mi chiama per nome e cognome in quel modo. Ricordo ancora il giorno della punizione in biblioteca, nome e cognome continuamente, lo stesso quando mi ha beccata in biblioteca. Lo so che oggi lo fa per irritarmi giocosamente. Urterebbe i miei nervi se non fosse che io ho lanciato il sasso per prima. Quindi mi sta istigando, davvero? Non mi viene in mente ciò che mi piace di più adesso ma ho la risposta pronta per ciò che detesto lo guardo in faccia con una smorfia seria che presto muta in un sorriso beffardo. Tipo quando mi chiami così.
    Bevo a tratti mentre lo osservo al di là della forchetta sospesa, la mia domanda l'ha colto alla sprovvista. Vedo che risponde calibrando bene le parole, fiuta nelle mie richieste qualcosa in pentola e non sbaglia, sa benissimo che non faccio domande stupide solo per dialogare. Umh mormoro deglutendo rimanendo in ascolto. Perché lo vuoi sapere? Scuoto il capo e sposto lo sguardo sullo stelo del bicchiere di fronte a me, lo alzo e appoggio la schiena alla sedia roteandolo e non staccando gli occhi da lui. E fanculo, come cazzo fa una donna sana a non guardarlo? Con la mano libera appoggiata sulla tovaglia tamburello le due dita chiaro segno che sto riflettendo. Io ti consiglio di salvare te stesso dico ad un certo punto di punto in bianco e lo guardo diretto in faccia con uno sguardo serio e che non ammette repliche. Mi scappa una risata perchè i suoi esempi sono sciocchi al confronto di ciò che sto pensando. Nessun lago ghiacciato, Ethan però prendi alla lettera questo consiglio: salvati tu. Non dico altro e indico col mento le pietanze che si stanno raffreddando. Il mio stomaco è così chiuso in questi mesi che non riesco a finire ma bevo tutto il vino nel bicchiere ed un altro dopo di quello trovandolo appagante e sono forse così debole a livello nutrizionale che mi fa effetto abbastanza in fretta facendomi sentire la stanza anche troppo calda. Perché.. Vuoi duellare? mi sono appena alzata quando lo domanda, mi giro appena in sua direzione. Non come credi gli rispondo confusamente. Gli do le spalle e mi fiondo a caricare il caminetto a mano anche se potrei benissimo farlo con la magia. Attendo che finisca e incanto le stoviglie sul lavabo della cucina mentre rimangono solo i bicchieri e il vino sulla tovaglia. Mi dirigo verso la porta e infilo il cappotto lungo fino al ginocchio, alzo il cappuccio e mi sistemo la sciarpa tastando le tasche per bene. Controllo che ci sia tutto e lo guardo da sotto il cappuccio con la mano sulla maniglia. Vieni? Lo invito e diamine se lo fa avrà le risposte alle sue domande. Apro la porta insicura che capisca, d'altronde non potrebbe chiaramente rendersi conto dove vanno a sfociare i miei quesiti precedenti.
    Il vento adesso è più forte e trasporta la leggerissima neve che ha iniziato a scendere, cammino in quella già depositata nei giorni precedenti e mi porto al centro dello spiazzo biancastro illuminato solo dalla luce dell luna, la guardo con le mani in tasca continuando a sfiorare il barattolino che ho della sinistra. Ascolto i passi dietro di me che sprofondano sotto il suo peso.
    Sai, quel giorno mi ricordavo poco e niente narro con il naso all'insù mentre la mia pelle pallidissima è rischiarata dalla luce lunare. E' strano perdere pezzi di sè, soprattutto se così importanti. Sono diventata qualcosa che non sapevo di essere sospiro rilasciando una nuvoletta di vapore che si scioglie nell'aria buia. Avrei tanto voluto non ricordare di averla fatta nascere in verità.. che ne so per lo sforzo, per il dolore, per qualsiasi cosa.. ma non avrei voluto risvegliarmi con la notizia che mi hanno dato e non parlo solo di lei che non ce l'ha fatta.. mi volto verso di lui. Ma anche per quello che sono ammetto. Capisce che per me è un mistero e i libri non sono sufficienti a darti tutte le informazioni di cui necessiti quando ci sei dentro fino al collo. Mi avvicino al suo giubbotto nero e anche se ha le mani al caldo nelle tasche infilo il flacone che tenevo nel mio nella sua mano destra. Prendi la bacchetta e tieni queste e giurami che userai entrambe. Lo guardo in faccia e non sto scherzando, sono seria ed è chiaro che non c'è niente da ridere.
     
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