Nessun posto è bello come casa mia.

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    I giorni passano lenti dopo la dimissione, Harry fa avanti e indietro e incastra i suoi impegni alla perfezione. Gliene sono molto grata. Devo dire che il dolore sta via via scemando, del resto tossisco ancora in modo innaturale e il fiato si mozza quando cerco di soffocare le fitte al centro del petto. Mi ritrovo ore e ore sul divano, con le gambe distese e coperte, con il computer sulle ginocchia. Sfoglio mail di lavoro, sono in contatto con Ian quasi sempre, qualche volta riusciamo a fare quella che si chiama una breve call per aggiornarci. E' vicino, in un lampo può venire quì e spesso lo fa come toccata e fuga per portarmi un plico. La smaterializzazione gli riesce facile, basta che lo faccia dietro a casa, un'enorme siepe si erge quasi fino al piano superiore lontano da visi indiscreti dei vicini. La villetta ha il classico aspetto di una costruzione londinese nel bel mezzo del quartiere babbano di Wealcroft. Quando abbiamo acquistato questa casa io e Harry abbiamo costruito il giardino del didietro anno dopo anno, in estate il gazebo dove facciamo i fritti nei weekend lo occupa per un quarto, le piccole serre giaccino in disparte tutto il tempo dell'anno e la piccola veranda esterna è un mini paradiso. Non siamo mai stati amanti dell'extra lusso e e nemmeno del lusso, ci piace quello che abbiamo perchè l'abbiamo creato con le nostre mani.
    Le strade si biforcano poco distanti e la via dove la casa si erge è tranquilla. I lampioni illuminano la strada di notte, la stessa dove è avvenuto l'incontro sanguinoso con lo sconosciuto. E' una zona in cui è praticamente quotidiano vedere persone che passeggiano a qualche ora del giorno, cani abbaiare quando il postino in bici lancia qualcosa nel prato delle abitazioni e via dicendo.
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    Richiamo la tazza di thè dalla cucina, si appoggia nel basso tavolino del salotto e sbuffo portandomi la mano alla fronte. Non ne posso più di stare chiusa quì dentro eppure sono appena passati dieci giorni. Sono una donna in carriera e dinamica e mi sembra di stare in prigione. Apro il laptop, sicura di vedere nel database la lista di appuntamenti del mio collega, mi soffermo sul nome di un cliente che mi suona nuovo. Accigliata penso se l'ho conosciuto o meno, quando il campanello richiama la mia attenzione. Un cenno di dita e la porta si apre, il cancelletto d'entrata che da sul piccolo selciato d'ingresso è costantemente aperto. Aspetto visite quindi allungo solo il collo per controllare che la figura sia congrua con quanto mi aspetto.
    Sposto le gambe giù dal divano ponendo i palmi sulla superficie pronta ad alzarmi. Non perdo più l'equilibrio, ho solo bisogno di darmi una spinta poichè il dolore mi frena ancora un po'.
    Buongiorno mormoro alzando gli occhi mentre mi sto preparando a scrollarmi di dosso la coperta e alzarmi. L'aspetto è apposto, di certo non in camicetta e truccata come sono sempre. La tuta comoda è un indumento che prediligo per il momento, la zip ad apertura totale mi aiuta a cambiarmi più velocemente visto che alcune torsioni non sono ancora ottimali. Prego, venga avanti, quindi spingo sui palmi e mi alzo con un leggero gemito di fastidio.

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    Ne è passato di tempo da quando il dottor Bennet si è lasciato alle spalle quello stupido balbettio che lo faceva sembrare un ebete, ormai si era quasi abituato alla cosa e di certo però il fatto di palrare correttamente influiva molto sulle sue relazioni interpersonali. E' stato dieci giorni ad Honolulu insieme a Nora, non può di certo dimenticare quella splendida vacanza che gli ha regalato più di una sorpresa, ha messo da parte le sue preoccupazioni, il suo lavoro, e si è lasciato andare alla fine.. senza troppe esitazioni. Il potere di persuasione delle donne è imbattibile, neanche un genio può resistere. E così è poi tornato al suo quotidiano lavoro anche se fremevano i preparativi per il suo trasferimento al San Mungo si è dedicato anima e corpo ad un intervento complicato, anzi a più di uno, anche se il caso della signora Stojnov l'aveva colpito particolarmente, e non per la complessità.. ma per le visioni assurde che aveva visto.
    Si prepara la borsa ed esce puntuale dal suo ambulatorio, ha tra le mani quel pezzo di carta che lei gli aveva lasciato e prende il taxi per raggiungere il luogo. Non passa molto tempo prima di vedere l'abitazione stupenda che si ritrova davanti. No, non è una casa di lusso ma è una casa che sa di famiglia.
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    Col sorriso sulle labbra bussa alla porta che viene subito spalancata. Buongiorno! dice ad alta voce e raggiunge il salotto dove c'è già la signora Stojnov ad attenderlo, si alza con non poca fatica e lui si avvicina stringendo delicatamente la sua mano. La trovo molto migliorata! nonostante la fatica e il dolore lei sta in piedi La sua casa è davvero molto bella. appoggia la valigetta sul tavolo e apre tirando fuori una manciata di cose utili, si toglie la giacca e alza le maniche della sua camicia Come si sente? chiede mentre allenta il colletto della camicia sbottonando il primo bottone che sta sul pomo di Adamo. Si avvicina al divano e sposta le coperte. Vorrei controllare la sua ferita chirurgica e le costole.. se non le dispiace.. esce fuori una lunga benda sigillata Può usare questa per coprirsi.. poi procediamo con la medicazione. si allontana e vede un giardino Vado nel giardino, quando ha finito mi chiami. con il suo solito sorriso si dirige verso il giardino e scruta quello che è probabilmente uno dei giardini più accoglienti che abbia mai visto.

     
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    La ringrazio mormoro in risposta al suo complimento. La casa che vede è frutto di anni di lavori, sacrifici e tanto amore. Le pareti interne soprattutto sopra al caminetto sono addobbate da foto di famiglia, in particolare una di me e Harry da fidanzati pochi mesi prima del matrimonio è appesa proprio sopra di esso. Una in bianco e nero effettuata da un suo collega babbano è fra le più grandi di tutte: sono io quando aspettavo i due gemelli. Mi procuro di disanimarle tutte quando abbiamo ospiti babbani, evito qualsiasi possibile domanda da parte loro. Stringo la sua mano e mi sistemo una ciocca laterale che è sfuggita all'elastico. Tutto sommato mi sento meglio dico stringendomi nelle spalle. La noia invece quella è una brutta bestia una breve risate e torno a fissare le sue mani che si preparano. Come procede in ospedale? Ha portato tutto l'occorrente, spero che sia una delle ultime volte in cui la ferita al centro del petto debba essere toccata, ho come la sensazione che ogni volta venga ripulita io debba ricominciare da capo. So che medicarla è la prassi, le precedenti sono sensazioni da paziente.
    Annuisco quando m invita a spogliarmi in tutta privacy, sono felice che abbia adocchiato il nostro angolo verde, si ritira senza aspettare che io dica qualcosa e io colgo l'occasione di aprire la zip della giacca, gettarla sul divano e sfilare la maglietta. Sistemo la benda in modo che non scenda, so che dovrà controllare i punti e assicurarsi nessuna comparsa d'infezione, pertanto rimango con i pantaloni della tuta. Sistemo il tutto in una sedia e mi avvicino alla porta, mi appoggio con la spalla, non esco, il sole è presente ma l'aria ancora non è superiore ai ventuno gradi. Il seno nudo è nascosto da vari giri di benda e i capelli raccolti in una coda di cavallo. Sono contenta che le piaccia questo piccolo giardino dico per farlo voltare. Alcune piante sono la recente generazione di piante magiche deportate dai tempi di Hogwarts. Alcuni semi me li ha regalati quella che allora era la professoressa di erbologia. Sospiro un po' nostalgica. Sono pronta gli dico intersecando le braccia al petto, Se il tempo regge potremmo prendere un caffè rigorosamente all'esterno lo invito rientrando e sorpassando un grande quadro orizzontale di una studentessa e di uno studente dell'accademia con il sorriso che straripa dalle loro facce. Amo il caffè soprattutto con lo zucchero di canna e il cinguettio degli uccelli allo sbocciare della primavera.


    Edited by Zoy. - 27/1/2022, 09:56
     
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    Immagino! Eh si, il dottore ha appena passato un momento molto simile, la noia della convalescenza è una di quelle cose che se possibile te la risparmi e invece no.. anche lui si è ritrovato a stare fermo per due settimane di fila, più altre due settimane di assoluto riposo, vi lasciamo immaginare com'è tornato a lavoro, con quale grande entusiasmo si è ripreso la sua vita normale dopo la vacanza ad Honolulu durata qualche giorno. In realtà non è stata una vera e propria vacanza, ma diciamo che ha accettato la proposta di Nora e finalmente si è concesso una brevissima vacanza, di quelle che praticamente non fa mai perchè pensa troppo al suo lavoro. Ha ragione suo padre che gli dice sempre che si è sposato col suo lavoro. Va benissimo, grazie.. anche se in realtà mi sono trasferito da tre giorni al San Mungo, però al St Mary ci torno una volta a settimana. ci ha lasciato un pezzo del suo cuore lì, e poi ama seguire le nuove leve della medimagia, per cui va ad aiutare per lo stage di molti giovani, una cosa che ha sempre fatto volentieri.
    Quando si mette in giardino e sta ammirando i fiori nella sua mente emergono di ricordi che credeva eliminati, per questo sorride come se stesse parlando con le piante e si volta quando sente la voce della donna. oh si, è davvero delizioso e pieno di piantine particolari. sorride e segue la donna fino al salotto, dove la fa sdraiare sul divano e per prima cosa infila i guanti, prende la garza, il cotone, il disinfettante e si abbassa al livello del divano. Con piacere! risponde al suo invito di prendere un caffè insieme.
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    Toglie il cerotto che sta al centro e vede il taglio che ormai è quasi totalmente assorbito. Prende una pozione e ci bagna il cotone, pulisce il tutto delicatamente, alzando lievemente la benda che si è messa la signora Stojnov. Questa è l'ultima medicazione, dopodomani può togliere il cerotto. Procura un cerotto nuovo e lo appoggia per farlo aderire, ci passa le dita disegnando i bordi del cerotto. Si sfila i guanti perchè ha bisogno dei polpastrelli liberi per poter ben sentire le costole, con le sue abili dita tocca i punti esatti dove le costole si sono rotte Sente ancora dolore quando la tocco? si concentra su un punto preciso sospetto e preme leggermente facendo pressione con i polpastrelli. Quando respira ha ancora male o la situazione è migliorata? domande che servono a capire nella totalità come sta andando, è importante anche sentire il parere del paziente. Mentre ancora le sue mani sono appoggiate ed è nel bel mezzo del controllo il cuore di Jonathan torna ad agitarsi, proprio come era successo l'altro giorno e lui sorride spontaneamente, senza quasi accorgersene, come se venisse sorpreso da qualcosa.. cerca comunque di tornare con l'attenzione alla visita, spera solo di non avere una delle sue solite visioni e quando sembra tutto a posto si stacca, riprende le cose e torna a sistemare la sua borsa. Perfetto, abbiamo finito, può rivestirsi. quindi riprende la giacca e se la mette.

    ♫ When the night has come
    And the land is dark
    And the moon is the only light we'll see
    No I won't be afraid
    Oh, I won't be afraid
    Just as long as you stand, stand by me ♫


    Una musica torna nella sua mente, una visione musicale che lo riporta in un tempo indefinito, mentre finge di essere attratto da quel quadro con gli studenti sorridenti. Sono dei suoi cari amici? chiede cercando di cacciare via il ricordo della musica. Sembrano così felici.

     
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    Ho colto dell'interesse nel viso di Jonathan mentre scrutava il giardino, questo gesto mi dice che non è cambiato: ama la natura come allora. Sono contenta di rivedere molte cose come erano, del resto alcune persone dicono che da un viaggio non si torna mai uguali giusto? Beh in questo caso non è un viaggio vero e proprio. Lui ha vissuto oltre oceano per anni, si è costruito una vita, del resto molte cose sono davvero cambiate. Ma questi dettagli no e mi fanno immaginare che sia sempre lo stesso Jon che ho conosciuto fra le mura della scuola. Sospiro in modo appena percettibile e annuisco al fatto che gli va di prendere un caffè prima di congedarsi. Eseguo i suoi inviti, la medicazione mi disturba a tratti, il dolore va e viene ma non è nulla in confronto dei primi giorni dopo l'operazione. Un po' mormoro con la schiena tesa, cosa che faccio sempre in previsione ad un'altra fitta certa che arriverò. E' decisamente professionale, sta controllando che le costole si siano saldate e devo dire che è proprio così. Respiro bene, decisamente meglio rispetto a quando ero ricoverata spiego. Sono sincera, non ha senso mentire sulla salute. Ha fatto un ottimo lavoro.. sarà anche un dovere, ma lei mi ha salvato indubbiamente dal peggio. Le due dita si soffermano per una manciata di secondi, lo sguardo sembra fissare il nulla e io colgo l'occasione di scrutare il suo viso così vicino. I suoi occhi sono limpidi, vispi ma in questo caso velati da qualcosa che non riesco a capire. Sorride, credo stia pensando a qualcosa di privato oppure è contento che stia guarendo. Deve essere così, ha fatto un buon lavoro. Si ritira, indosso la maglietta dalla testa e poi la giacca della tuta in modo lento per procurarmi meno fastidio. Grazie mormoro. Prendo qualche secondo per tirare l'elastico dei capelli proprio mentre lo vedo assorto a scrutare il quadro con la foto appesa verso la porta che da all'interno del giardino. Mi accosto a lui e piego le braccia al petto, i miei occhi azzurrini fanno da contorno ad un sorriso malinconico. Si lo eravamo.. la voce subisce un leggero declino.

    Quella sono io dico indicando col mento una ragazza bionda avvolta in un abito serale. Questa foto è stata scattata nel duemila, ero al secondo anno di pozionistica all'accademia e quella sera si teneva un ballo per gli studenti, fu una bella serata mi stringo nelle spalle. E l'altro è Harry, sorrido nostalgica pensando che quella foto non voleva farla proprio, infine il suo braccio intorno alla mia schiena aveva reso la foto più bella di come ci immaginavamo. Quella sera ci eravamo congedati prima dei nostri amici, eravamo rimasti a consumarci le labbra dietro alla sala da ballo, lui era bellissimo e ai miei occhi non c'era altro che io desiderassi. Quel vestito è appeso nell'armadio in un involucro plastificato. Sa di ricordi. Mio marito.. il mio ex marito spiego. Mi è ancora dura dire quella parola. Preferirei chiamarlo solo Harry, ecco. Aggiungo con voce poco ferma. Non sono pronta, è la verità. Mi soffermo a guardare la cornice per un altro po', è palese che non sono rilassata in questo momento. Mi volto dall'altra parte dandogli per un attimo le spalle involontariamente, mi dirigo verso la cucina attraversando il salotto. Caffè all'esterno va bene? La mattinata ce lo permette.. farnetico come a voler evitare quel discorso. Le carte non sono pronte, sono così incredula che tutto questo sia successo; in altro senso non riesco ad accettarlo, è quello il punto. Lui è gentile, disponibile, dolce e non c'è niente che non va nelle sue azioni e nel nostro rapporto, anche adesso, lui piomba quì, gestisce numerose cose per me, non smettere di baciarmi il capo conoscendo il fatto che sto soffrendo davvero molto. Per noi, per l'incidente. Sa che dormo parecchio male poichè rivedo negli incubi la maschera del mio aggressore. La verità è che vorrei che rimanesse anche solo una notte al mio fianco. Il fatto di averlo vicino mi tranquillizza davvero. Eppure non gliel'ho chiesto. So che non è ciò che vuole. Non funzionerà.
    Sparisco e torno con due tazzine fumanti, una manciata di muffin al cioccolato per cui Liam va pazzo, dello zucchero e un po' d'acqua. Il vassoio sta a mezz'aria, mi segue fino a dentro la dependance esterna, al sicuro da occhi di indesiderati. La siepe altissima è davvero una protettrice della privacy. Siedo sullo sgabello piuttosto alto. Se non fossi così limitata nei movimenti gradirei accavallare le gambe ma non ci riesco.

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    Lo prendo con due zuccherini e lei? Con le dita direziono la tazzina verso la sua postazione e con un cenno di capo lo invito a servirsi. Le va di parlarmi di lei? domando di punto in bianco. Qualsiasi cosa.. sorrido per intimarlo a non farsi problemi, gli ho chiesto tutto e niente.
    Sì, voglio sentire cosa racconta di lui. Il quadro generale mi interessa.
    Si dice che lei sia il migliore sorrido da dietro alla tazzina pronta ad assaggiare la bevanda. I suoi colleghi la sera della presentazione presso la mia azienda l'hanno riempita di complimenti. Io lo penso, Jonathan, volevi essere il migliore e ci sei riuscito a quanto pare.
     
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    Si rilassi.. il busto di Zoya si irrigidisce molto e le dita del dottor Bennet cercano di arrivare al punto esatto con un poco di fatica, per questo la invita con voce serena a rilassarsi, lo sa che è una cosa abbastanza difficile ma ne vale la buona riuscita del controllo. Sono contento. Amo il mio lavoro. risponde così quando lei lo ringrazia con quelle belle parole. Ama davvero molto il suo lavoro, anche se non tutte le volte ha vissuto dei momenti belli come questo. Non c'è niente di meglio che sentirsi dire frasi così belle dai propri pazienti, non c'è soddisfazione migliore di sapere di aver salvato una vita. A volte però questo lavoro può diventare profondamente triste se le cose non vanno per il verso giusto, quanta gente ha visto morire? molta, e anche di età inferiore ai vent'anni.
    Si soffermano a guardare il quadro e Jon si sente uno stupido a non aver capito che quella donna fosse Zoya. Col suo ex marito racconta. oh mi dispiace.. dice con voce bassa, non vuole assolutamente addentrarsi in affari altrui, specie se si tratta di cose come questa. Un matrimonio finito è una delle cose più brutte che ci possano essere, Jonathan lo sa anche se non l'ha provato in prima persona, sa anche come alcuni reagiscono alla fine di una storia così importante, molti sono arrivati in ospedale in fin di vita perchè avevano provato a suicidarsi. L'amore a volte ti uccide o ti salva, dipende dalle esperienze. Certo, accetto volentieri! insieme si dirigono fuori e si siedono all'ombra del bellissimo giardino. Faccio io, la ringrazio. prende uno zuccherino e lo immerge nel caffè, con il cucchiaino gira il tutto in senso antiorario, con molta cura. Sorride al ricordo dei suoi colleghi che parlano continuamente bene di lui Si, si dice così.. lo spero soprattutto per la salute dei miei pazienti .. Non nascondo che essere tra i migliori è una cosa che ti mette molto alla prova .. il nostro è un lavoro molto delicato e ci vuole molta concentrazione e attenzione. annaffia il discorso con un sorso di caffè, non prima di averci soffiato sopra. Ho studiato in America, lì si fa tutto combinato per fare in modo che diventi un medico senza limiti.. quello che chiamano Guaritore, il grado più alto della medicina. Ma Jonathan quando parla il suo discorso va a finire su cose noiose sulla medimagia, per cui ha imparato a padroneggiare questa specie di inclinazione che spesso annoia i suoi interlocutori. Quando parla non fa altro che parlare molto del suo lavoro e poco, pochissimo di se stesso. Ha dei figli immagino.. chiede alla donna Se non erro erano in ospedale l'altro giorno. Studiano ad Hogwarts?

     
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    Quando Jonthan parla del suo lavoro gli brillano gli occhi, è una cosa che ho notato anche il giorno della presentazione. Quella sera posso dire di aver visto un uomo innamorato del suo lavoro e lui, davanti a me, è la seconda volta che lo conferma. Non avevo dubbio alcuno riuscisse a conquistare quel titolo e devo dire che non è cosa da poco spiccare fra tutti i medimaghi che conseguono il titolo. Essere guaritore gli gonfia il petto, il fatto che gli venga anche bene insieme alla premura che ha dei pazienti è assolutamente da ammirare. Credo che Jonathan non fosse tagliato per altro se non questo. Mi limito a pensarlo in silenzio e allo stesso modo tengo per me il fatto che lo vedo davvero felice. Anni addietro, in condizioni differenti, escludendo ciò che è capitato da noi avrei gioito con lui. Fossimo rimasti in contatto, non fosse capitato tutto ciò che ne è scaturito probabilmente avremo aperto una bottiglia per festeggiare il suo traguardo. In questo momento me lo sto chiedendo: se le cose fossero andate diversamente ora come saremo? Se non ci fossimo mai innamorati, ora potevamo essere amici da svariati anni. Allo stesso modo Jonathan si sarebbe dimenticato di me come è accaduto. Amica, ex ragazza o quant'altro. La verità è che ci sono sostanzialmente due strade che io potrei prendere senza destare alcun problema in Bennet e io potrei semplicemente soffocare le mie sensazioni, cotinuo a pensarci: l'alternativa di aiutarlo a ricordare è quella di lasciare le cose come sono. Significa lasciare il passato dove è, dove è sempre stato tutti questi anni e lasciargli vivere la vita che sta facendo e io la mia, come se niente fosse. Infine non c'è nessuno che mi obbliga a fare quello che mi sono fissata in testa. L'ho deciso perchè sono una donna che vuole portare a galla un grosso fardello che nella vita, dolente o nolente, ho trasportato dietro un sorriso che mi faceva sentire apparentemente felice al cento per cento. In verità una parte di me ha sempre bramato di rivederlo tornare in territori inglesi, per dirgli quello che deve sapere. Ed ecco la possibilità così vicina, mi pare allo stesso modo così difficile da intraprendere. Potrei lasciargli finire il caffè e spiegargli come una radio quello che ho da dire. Mi pare una cosa insensata perchè una persona che non ricorda potrebbe non crederti oppure dare di matto. Io voglio che lui si ricordi di me, attraverso quella che è la sua dote e che conosco bene. Mi servirò di essa per fare in modo che lui veda me nel suo passato. La cosa strana è che non posso controllare e capire cosa lui vede di concreto. C'è una vaga possibilità che la cosa mi sfugga di mano, è vero, però è un rischio che voglio correre. A differenza di quello che si può capire dai miei pensieri, non esigo portare a galla la nostra relazione, quella è andata insieme agli anni e alle vicende. Voglio che lui abbia i suoi ricordi per parlargli di ciò che è rimasto incompiuto e in altro senso celato negli anni. Scommetto che se lui fosse padrone dei suoi ricordi al cento per cento avrebbe qualcosa da dire di rimando. Credo che anche a distanza di vent'anni il nostro incontro sarebbe stato diverso. Forse ci saremmo chiesti come stavamo invece di scambiarsi un buonasera e darci del lei come tutt'ora stiamo facendo.
    Sa, Dottor Bennet, credo che non riuscirei a vederla in altre vesti sorrido, le gote si colorano di pesca e io rigiro la stoviglia fra le dita allungate. Finisco il caffè, schiocco la lingua sul palato e osservo quando scioglie lo zucchero. E' sempre stato particolare, è un uomo fuori dal comune. E' forse per quello che mi piaceva? Perchè non era banale.
    Quante cose sono cambiate, come siamo cambiati. Io non sono più la stessa e lui chi lo sa? Non vivo di ricordi ma mi piace sfiorarli col pensiero. Del resto essere umani con ottima memoria porta anche a questo. Deve essere stato interessante studiare in America, ne parlano bene. Termino così il discorso che non intendo approfondire, si domanderebbe perchè così tante domande, ogni cosa ha il suo tempo.
    Sono grata che il suo discorso si stia spostando altrove. Annuisco dolcemente pensando ad una possibile scena dei gemelli che varcano la stanza che sa di alcol dove sono stata ricoverata. Sì, due maschi rispondo. Con il mento indico l'entrata, sono quei due nella foto proprio accanto a quella di cui parlavamo. Sono sicura che ha notato due neonati stesti sul letto intenti a gattonare, gemelli così diversi in tutto e per tutto. Liam e Oliver aggiungo anche se non me l'ha chiesto. E lei ha figli Dottore? La mia domanda si ribalta, diciamo che sono curiosa, non ho notato una fede al dito, del resto io la porto ancora. Non credo che la toglierò a breve. Sì studiano ad Hogwarts, sono stati smistati in due case diverse un guizzo di occhi si alza verso il cielo in chiaro segno di disapprovazione. Mi riferisco silenziosamente a Oliver e il suo temperamento indomabile. Anche io del resto ho studiato in quel castello, non avrei scelto una scuola differente per loro.
    Un'idea mi attraversa la mente e prima che possa decidermi mi esce un quesito dalle labbra E lei dove ha studiato?
    Sospiro, decisamente non sono tanto brava a fare questo gioco e non è mio intento proseguire su questa strada troppo a lungo. Nemmeno mi va di dirgli in faccia che lo conosco di punto in bianco, un pezzetto alla volta. Scuoto il capo mentre sta cominciando a rispondermi. Venga la prego. Scivolo in avanti dallo sgabello, compio dei passi verso l'interno e i volto indietro assicurandomi che mi stia seguendo, attraversiamo il salotto dove eravamo prima, imbocco un corridoio a sinistra e mi fermo proprio a metà. Con il mento faccio cenno ad una cornice orizzontale la cui foto animata è una fra le più belle conservate. Raffigura una giovanile squadra di quidditch, io sono in vesti ti cercatore, la coda di cavallo bionda raccolta sulla nuca, siamo tutti ben inzuppati di acqua e fango. La squadra avversaria di quella partita al campo hogwartiano del 1997 è Tassorosso. Membri della squadra e giocatori sono tutti ammucchiati gli uni sugli altri, la partita l'avevamo vinta noi Corvonero per un pelo. Quella sono io indico col dito una ragazza con la faccia sporca di fango, rido al ricordo mentre noto Kail Jonas dare una gomitata a Richie Harris. I due erano sempre in conflitto e alle volte si pestavano.
    Sposto lo sguardo su di lui, se è attento e paziente noterà se stesso mischiato in mezzo a quella trentina di persone immortalate. Voglio vedere la sua reazione, voglio capire se ho fornito il primo tassello del grande puzzle.
     
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    La signora Stojnov è davvero molto gentile nella sua accoglienza, in fondo le donne sono coloro che dell'accoglienza ne fanno un arte, uno stile di vita. Dai qualsiasi cosa ad una donna e lei la accoglie e la trasforma sempre in bene. Jonathan con cura posa il cucchiaino e sorseggia il suo caffè sorridendo e rispondendo in modo sincero. Probabilmente avrei fatto l'idraulico. Era il sogno di mia madre. in effetti a Jonathan viene molto da sorridere, l'opzione era tra salvare vite e salvare tubi, la differenza era abissale.. ma Jonathan ha scelto la strada meno trafficata, probabilmente una tra le più difficili. Non ricorda moltissimo dei suoi anni di studi, anche quelli sono andati rimossi e il vuoto che si sente dentro è indescrivibile. Si, la vita in America è molto costosa.. specie a New York, ma ho passato degli anni anche molto belli oltre che impegnativi. risponde sicuro di aver davvero vissuto in questo modo, glielo raccontano i suoi genitori, lo aiutano a far memoria delle cose che ormai sono andate perdute. La donna gli parla dei due gemelli che a Jon non sono sfuggiti, li ha visti prima in una foto. Si, li ho visti poco fa e.. sono stupendi, credo che avere due gemelli da crescere contemporaneamente non sia molto facile. dice che studiano ad Hogwarts e poi arriva la domanda che non si aspetta. Oh no, non sono sposato.. Non ho figli.
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    I suoi colleghi continuano a dirgli di farsi una vita, di non pensare troppo al suo lavoro e Jonathan ci sta provando, la sua fresca relazione con la sua collega, nonché la dottoressa che lo ha operato, ne è la prova che ci sta provando. Alla fine anche lui sente sempre di più il bisogno di condividere la vita con una donna, anche se non è mai stata una scelta facile per lui che vive con un costante vuoto dentro di se, c'è di sicuro qualche cosa che non torna e questa cosa l'ha dimenticata, una specie di sesto senso. Ad ogni modo col tempo, Jonathan è diventata una persona abbastanza difficile nelle relazioni sentimentali, ragiona decisamente tanto. Colpa del suo genio mai saziabile e costantemente a lavoro. Un uomo che non si ferma mai a pensare a se stesso, mai. La signora Stojnov viene da Hogwarts e Jon risponde con un sorriso. Anch'io ho studiato ad Hogwarts, ero un Tassorosso. Qual'era la sua casata? non si direbbe, visto che caratterialmente assomiglia molto ai corvonero, anche se ha tratti fortemente Tassorosso. La donna improvvisamente lo invita a seguirlo e Jonathan si alza, un po' incuriosito per seguirla, si fermano davanti ad una foto. Il dottore rimane completamente incantato, osserva meticolosamente la foto.. si avvicina di qualche passo e scruta tutto in modo dettagliato. Per la barba di Merlino.. ma quello sono io! esclama appoggiando l'indice sulla foto.

    Jon cammina nei corridoi di Hogwarts, si ritrova con la sua divisa dei Tassorosso e con i libri sottobraccio a dirigersi a lezione. Affianco a lui c'è il suo amico Michael che riconosce subito. Entra nell'aula di pozioni e la memoria del dottore si riempie di nuovi ricordi, l'odore dei calderoni accesi, il clima sereno in classe, i ricordi di Hogwarts che sono andati perduti ora si stanno presentando nella sua mente. Una corvonero alza la mano, si mette davanti a tutti e ripete le formule di una pozione complessa, Jon si trova al quinto anno e quella ragazza è la signora Stojnov.


    Torna nel tempo presente rimanendo con il dito praticamente appiccicato alla foto, il suo sguardo è fisso in quella foto, solo dopo un paio di secondi si volta e con lo stesso sguardo guarda la signora Stojnov. Eravamo compagni di anno? io c-credo di non ricordare molto.. dice un po' confuso, decisamente confuso. E se si fossero già conosciuti e lui non lo sa? che figura ci farebbe? magari adesso arriva la signora Stojnov e gli dice: eravamo amici per la pelle e lui deve ancora una volta ammettere di avere una pessima memoria. Quindi sputa il rospo mettendosi i polpastrelli dell'indice e del medio della sua mano destra sulle sopracciglia, come uno che sta riflettendo molto attentamente. In realtà non ricordo nulla sa.. ho avuto un piccolo incidente.. che poi non è stato piccolo E non ricordo davvero nulla e.. ma per caso ha delle altre foto? recuperare la memoria è tutto ciò che desidera ardentemente, magari gli spiegherà in un secondo momento di essere un veggente.

     
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    Immagazzino l'espressione della sua faccia quanto parla dei miei gemelli, i suoi occhi si ampliano e luccicano un poco; pare sincero e una stretta allo stomaco mi fa sentire stranamente a disagio. Continuo ad ascoltare ciò che narra di lui, infine non mi sbagliavo allora, non è sposato. Il che non era scontato, non portare la fede non è sinonimo di esser single. Un rapporto intenso lo si può avere senza un anello al dito. Io stessa, se Harry non mi avesse chiesto la mano, sarei stata al suo fianco comunque finora. Non è stata la fede a tenerci uniti bensì molto altro che ora è scemato e ha lasciato un dolore allucinante.
    Un incerto sorriso si fa spazio sulle mie labbra quando mi chiede a che casa appartenevo. Corvonero dico annuendo e mentre pronuncio la casata delle figlie di Priscilla mi sento in automatico fiera di esserlo stata. Mi sono sentita appartenente a quei colori dal primo momento in cui il cappello mi designò fra i Corvi. Ho sempre amato la mia casa e tutt'ora mi sento una perfetta Corvonero. Annuisco con più vigore perchè ho sentito la sua ex casa, il che fa riaffiorare un'ondata di ricordi che lui probabilmente non ha più se quello che ha asserito il Dottor Pine è vero.
    Jonathan ha anche una risposta visiva quando si trova di fronte alla foto in movimento; la sua faccia è stupita ma anche un po' titubante, di preciso vorrei capire cosa pensa. Lo scruto con le braccia conserte e mi appoggio con la spalla sinistra al muro. Sì, certo confermo dopo un breve silenzio in cui pare essere caduto in una sorta di trance. Forse per lo shock? Forse perchè si sta forzando di ricordare? Quella è stata una grandiosa partita che rimarrà nella storia spiego. Tamburello la nocca della sinistra sull'angolo in basso dove una ragazza sta visivamente lasciando l'area. Pam Gordon si fratturò il polso quella volta spiegai cercando di fornirgli altro di utile, Sam Bolton litigò con il capitano della squadra avversaria e indico quindi un Tassorosso con la classica faccia di uno che ha costantemente la puzza sotto il naso. Si picchiarono poco dopo la foto mi stringo nella spalle e deciso di lasciarlo parlare. Il viso attonito di Jonathan si sofferma sul mio e io ricambio con uno dolce e comprensivo, mi avvicino un po' staccandomi dalla parete. Non importa dico per fargli capire che non si deve sentire a disagio. Io.. il tono si ammorbidisce e credo di averlo usato spesso con i miei figli e soprattutto con Liam quando aveva una delle sue crisi incerte in cui non si sentiva a sufficienza bravo o portato per qualcosa. Non sto dicendo che sto trattando Joanthan come un bambino, ma, in questa fase delicata in cui la mancanza di memoria lo fa vacillare credo che chiunque riversi nella sua situazione si sentirebbe un po' responsabile. Chissà quante persone gli hanno detto "ma come non ti ricordi di me? Hei, ma già ci conosciamo!". Io non voglio essere quel genere di persona, pertanto non voglio nemmeno farlo sentire peggio di ciò che prova al momento. ..lo so. Il suo collega mi ha accennato del suo incidente.. Spero che non si senta in imbarazzo, io non lo giudico malamente. Bennet me lo sta confermando. Vorrei che me ne parlasse e io.. se posso, se lei vuole s'intende.. sono disposta a farle ricordare ciò che ha perso. Mi volto verso la foto di nuovo. Eravamo compagni d'anno sì. Non intendo aggiungere altro, se accetta il mio aiuto ogni tassello andrò al suo posto da solo, farebbe strano e perderebbe l'intensità del ricordo dire su due piedi "abbiamo avuto una storia". Sono dell'idea che se Jonathan si ricorderà di noi attribuirà alla nostra ex relazione l'importanza in base a ciò che ha provato. Nessuna parola o spiegazione può essere utile a definire una cosa del genere. E' una sensazione troppo personale.
    Certo, ho un album scolastico spiego. Volutamente non gli fornirò il nostro album, quello che abbiamo costruito nell'arco dell'anno, vacanza dopo vacanza, avventura dopo avventura; chissà se lo ricorderà attraverso una visione o un ricordo e allora sarò lieta di darglielo. Però, mi preme dirlo e sarò sincera.. darle del lei mi è stato difficile fin dalla prima volta che l'ho rivista un sorriso sincero mi dipinge la faccia e le guance diventano di un rosa acceso. Possiamo darci del tu se è d'accordo e.. se non la fa sentire a disagio.. mi chiami Zoya e basta.
    Attendo la sua risposta poi mi allontanerò verso la fine del corridoio del pian terreno e ci accomoderemo sul divano a sfogliare l'album fatto a mano che tengo come ricordo degli anni di studi fra le mura del castello.
     
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    E così la signora Stojnov è una corvonero, mentre Jon può scoprirlo dalla divisa che indossa adesso che guarda la foto, deve essere una donna molto determinata e di solito coloro che giocano a Quidditch lo sono. E' uno sport molto pericoloso e ha bisogno di un grande allenamento, costanza fisica, forza e velocità. Che ruolo aveva in squadra? chiede incuriosito, anche perchè tutto quello che la donna racconta lui non se lo ricorda, inizia così una serie di domande che comincerà a fare per tutto il tempo, ha trovato una persona che può benissimo farlo tornare al passato e vorrebbe approfittarne.. anche se non troppo. Jonathan è un uomo molto professionale e leale, non vorrebbe mai che una sua paziente gli dovesse un favore per avergli salvato la vita, per questo per evitare malintesi glielo dirà apertamente. Proprio non me lo ricordo, ma davvero dei tassorosso vi hanno picchiati? una cosa davvero insolita.. dice grattandosi la fronte in un espressione un po' spazientita, perchè chiunque odierebbe questa cosa, chiunque vorrebbe ricordare per recuperare un pezzo di se stesso, e Jon ha dovuto sudare molto per guadagnarsi il suo pezzo di vita, all'inizio non è stato facile, non sapeva più chi fosse. Il tono della donna cambia, Jonathan se ne accorge facilmente, sta per dirgli qualcosa di importante? Poi lei lo stupisce, lui non se l'aspetta quella proposta di aiuto, in lui urge il bisogno di chiarire le cose, mettendo le cose in chiaro. Lei è davvero molto gentile a farmi questa proposta di aiuto.. vede io.. è un po' in imbarazzo, perchè ha appena scoperto che lui e la donna si conoscevano, poi anche perchè è suo dovere chiarirsi. Non voglio che lei lo faccia perchè in un certo senso si sente in debito con me.. gesticola, la guarda con uno sguardo sincero, cerca di spiegarsi senza rischiare di offendere una proposta che sembra sincera, e Jon si chiede come mai tutto questo interesse. Sa, mi è successo parecchie volte.. non so se mi spiego.. lui non vuole mai essere di troppo, non vuole mai dar fastidio alla gente, questa è una di quelle volte in cui si sente lusingato a dire di si, ma sa anche che questa è una grande opportunità. Però se le sue intenzioni sono diverse io accetto volentieri perchè.. io ho capito che lei è una donna molto sincera e disponibile. fa un sorriso alla donna per confermare che quelle parole non gli hanno dato fastidio, ma ha voluto essere chiaro per evitare gli episodi dove il paziente diventa ossessionato dall'eccessivo bisogno di ringraziare il medico, tutto qui. Molto bene.. la ringrazio. lei dice di avere un album scolastico e Jonathan ne è molto contento, chissà se il suo dono lo aiuterà a vedere altre cose importanti.
    Osserva Zoya mentre gli rivela che vorrebbe dargli del tu, Jonathan sorride e risponde con un tono che ora sembra decisamente più "intimo" e risponde sorridendo ancora una volta. Va bene Zoya, chiamami pure Jonathan.. o Jon.. chissà quante cose conosce Zoya, chissà quanto potrà aiutarlo in questa impresa. Il dottor Pine ha raccontato alla donna che Jonathan ha avuto un incidente, diciamo che metà dell'opera è già stata fatta e questo rende più sereno il dottor Bennet.
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    La segue in salotto e prendono posto sul divano, lei esce fuori l'album fotografico e Jon lo prende tra le mani come fosse una cosa preziosissima, si prende pure un lungo respiro prima di aprirlo, ma non prima di aver guardato per un istante Zoya. Lei ed io.. cioè, tu ed io ci siamo conosciuti sin dai primi anni? pensa tra se e se spostando gli occhi sull'album, poi il suo volto assume un espressione di dubbio e strizza gli occhi ricordando. Quello che ricordo è essenzialmente che ero un secchione ma forse non ero eccellente in pozioni, ricordo pochissime persone del tipo: Michael Fisher, tassorosso.. un babbeo, faceva sempre cose stupide e scherzi squallidi.. una volta ha fatto esplodere una cacca bomba in sala grande e tutta la scuola ha smesso di mangiare. Che strano però, mentre Zoya è vicina sente un calore all'altezza del cuore, come se provasse affetto per quella donna, pur non conoscendola quasi. Si sente così strano, non sa spiegarsi, ogni tanto lancia qualche occhiata a Zoya che con le dita indica le varie foto e spiega. Mentre Jonathan rimane in silenzio cercando di recuperare tasselli che vanno messi al posto giusto.

     
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    Cercatrice! esclamo battendo un colpo sul petto, ricordo che in quadra ci eravamo inventati una specie di saluto di incoraggiamento. Nostalgica alzo gli occhi verso l'altro ripensando al sangue che colava dal nostro capo squadra. Insolita ma non assolutamente impossibile, devo ammetterlo, il nostro compagno di squadra era un vero attaccabrighe. Pur avendo vinto esplose come una bomba dopo aver incassato parecchie frecciate. Faccio spallucce concludendo il discorso.
    Il discorso di Jonathan sta perfettamente in piedi, sentirsi in imbarazzo per la mia proposta è consono. Del resto non mi aspettavo sprizzasse gioia da tutti i pori. Allungo i palmi verso di lui in segno di stop e scuoto il capo. No, no confermo decisa. Mi permetta di dire che non lo faccio per quel motivo; comprendo comunque il fatto che lei lo abbia pensato, non la ringrazierò mai abbastanza per avermi salvato la vita, questo è sicuro. Sospiro sistemandomi la zip della tuta sotto il mento. Quando il dottor Pine mi ha spiegato in breve che ha perso la memoria io mi sono chiesta cosa avrei fatto al suo posto sposto una ciocca ribelle dietro l'orecchio. E mi sono detta senza alcun dubbio che io vorrei conoscere il mio passato, bello o brutto sia stato. Per questo le ho fatto questa proposta. E' la pura verità, il fatto che io desideri lo stesso per altri motivi viene dopo di questo che reputo necessario. Insomma, quale umano vorrebbe vivere con un enorme buco dietro di sè? Non è solo una situazione che crea imbarazzo quando si incontra qualcuno di conosciuto e con poco tatto, è anche qualcosa che ti fa sentire incompleto; come se uno dovesse prendere la penna e ricominciare a vivere all'età di trent'anni inoltrati in questo caso.
    Annuisco estremamente contenta che abbia accettato di darci del tuo. Benissimo, Jonathan! lo ripeto per sancire che d'ora in poi la situazione si fa decisamente più normale, secondo il mio punto di vista. Chiamarlo Signore, Dottore, dargli del lei era davvero uno sforzo assurdo per la sottoscritta.
    Una fitta alla gamba mi tormenta, nonostante ciò proseguo e sfilo l'album scolastico scegliendolo fra tutti. Quello di matrimonio di un colore perlato rimane dove è, e non ho intenzione di rimuoverlo, divorzio o non divorzio. Lo trovo seduto sul divano bordeaux, lo vedo leggermente teso un po' come se dovesse sostenere un esame. Mi siedo accanto a lui e la sua domanda diretta mi mette un po' in difficoltà. Partiamo già con le domande, Jon? Sorrido amabile e mentre stringo l'album sostanzioso fra le ginocchia rispondo: Ci siamo conosciuti strada facendo, Jonathan. I primi due anni siamo rimasti pressoché compagni d'anno nella mischia. Ricordo comunque il giorno dello smistamento. Passo gli occhi sui suoi capelli al momento molto corti. Portavi una chioma riccia e folta rido con fare elegante mettendomi educatamente la mano davanti alla bocca. Sì, insomma, ti piacevano quei boccoli ribelli, forse pù di adesso. Sospiro ricordando la mia collocazione fra i Corvonero, apro l'album ben tenuto, dalle pagine di pergamena di una filigrana spessa e di qualità. La calligrafia è la mia, sotto ogni foto a caratteri corsivi ho riportati la data, in alcune anche il mese e quello che è in tutti i sensi un titolo per la raffigurazione. Le foto sono tutte in movimento, nessuna è rovinata e la maggior parte sono a colori. So che andando avanti ci saranno delle foto e delle ricostruzioni con effetti speciali.
    La foto che si apre divanzi al mio viso raffigura la Sala Grande, quindi lo sposto verso di lui accorciando la distanza che ci separa. Siamo uno di fianco all'altro seduti sul divano di casa mia e sposto l'album pesante calibrandolo per metà sul mio ginocchio e per l'altra sul suo così possiamo vedere insieme molto bene. Le ginocchia si toccano tenendo ben saldo la raccolta fotografica. Oh, scusa mi premo di sussurrare. Alzo gli occhi celesti suoi suo, grigi e intensi, così catturati dalla magia di quella foto che è l'inizio di un percorso bellissimo, fatto si sapienza, esperienze, avventure, conoscenze.. e il nostro incontro. Dimmi, ricordi qualcosa osservando questa? Non voglio essere invadente quindi non trovo corretto dirgli di sfruttare il suo potere per accelerare l'apprendimento dei ricordi. Forzare e voler correre può alle volte essere controproducente per quanto uno sia nostalgico oppure avido di conoscere. Abbiamo cominciato a conoscerci meglio dal terzo anno in poi, a dire la verità io credevo di non piacerti, pensavo di starti antipatica ecco sorrido scuotendo la coda di cavallo che sbatte sul collo. Sì eri un secchione, ma aimè per fortuna.. mettiamola così ..non eri il massimo in pozioni, volto lo sguardo verso di lui, cosa che io riuscii a colmare. Forse per quello ci avvicinammo, infine io potevo darti una mano in quello e tu facevi lo stesso, le creature magiche mi affascinavano però tu ne sapevi sempre più dei volumi. Oh Fisher, sì lo ricordo! scuoto il capo amaramente. Non mi dire che l'hai incontrato a distanza di anni? Prese di mira Wendy Sanchez e il suo ragazzo gli servì del succo di zucca con un forte lassativo. Giuro che non uscì dall'infermeria per tre giorni! La cosa poteva essere buffa da ricordare ma quella ragazza era terrorizzata a girare fra le mura sapendo che il tassorosso poteva vendicarsi. Infine non accadde mai, lasciò perdere e la cosa andò a scemare.
     
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    Il dottor Bennet è stupito dalla proposta generosa di Zoya che senza dubbio è una persona con una sensibilità acuta, capisce perfettamente Jonathan senza il bisogno che lui si sbilanci nella spiegazione, riesce a dire esattamente ciò che sta provando, lui vorrebbe recuperare il passato con tutte le sue forze, è uno dei suoi desideri più grandi e questo Zoya l'ha capito al volo. Ancora imbarazzato per tutta quella meticolosa attenzione da parte della signora Stojnov al problema di Jon, risponde con una faccia che parla di stupore e gratitudine. Grazie io... non so come ringraziarti. non esiste un vero e proprio modo per ringraziare una persona che fa qualcosa di così grande, in cuor suo Jon spera di poter recuperare qualcosa anche attraverso il suo dono, ma sarà contento anche di sentire cose che probabilmente sono nuove per lui.
    Sono seduti sul divano quando Zoya arriva con l'album, lui ha gli occhi tutti rivolti alle foto quando lei gli spiega quando si sono conosciuti. Oh si, i capelli lunghi e ricci li ricordo.. direi anche grazie alle foto che tengo in casa. sposta lo sguardo sorridente su Zoya mentre il cuore continua a palpitare.wow riesci a ricordare tutti questi particolari? è incredibile come la donna riesca a sorridere ogni volta che parla di Jon, lui ha tutta l'impressione che abbia lasciato un buon segno. Tranquilla! Il dottore risponde alle scuse della donna alzando lo sguardo sugli occhi azzurri e grandi di Zoya, continua a sentire caldo e in realtà non ce n'è .. è lui che lo sente e che si sta agitando senza un motivo preciso, avere la donna vicina continua a farlo sentire strano. Abbassa lo sguardo e si concentra sulle foto cercando di non pensare a questa cosa. Mh.. credo di no, non ricordo.. ammette con un tono decisamente infastidito, non sopporta di non ricordare, vorrebbe premere un bottone reinserire tutta la sua memoria dove l'aveva costruita, purtroppo il dottor Bennet molto probabilmente non ci riuscirà del tutto, anche se gli aiuti iniziano a diventare più reali, avere una vecchia compagna di scuola può aiutarlo parecchio, almeno a recuperare gli anni scolastici. Jonathan alza lo sguardo e osserva Zoya con meticolosità, sembra così contenta di ricordare quelle cose, sembra entusiasta di aiutare il dottore.. lui ne è molto colpito, così colpito che continua a fissarla inesorabilmente mentre parla. Quindi noi due siamo poi diventati molto amici? i dubbi, le domande si presentavano continuamente nella sua testa. Perchè ecco.. può darsi che tu conosca lo studente che ero meglio di me stesso.. ammetto che questa cosa mi incuriosisce molto.
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    Ci siamo poi sentiti dopo Hogwarts? o ci siamo distaccati?
    Jon vorrebbe fare centinaia di domande, ma non vuole rimanere per lungo tempo, non vuole disturbare troppo il riposo di quella che rimane comunque una sua paziente. Ride Jonathan quando racconta di Wendy Sanchez che lui ricorda, qualcosa è rimasta. Non l'ho più incontrato mi sa, che io ricordi no.. e menomale, non era molto simpatico. torna a guardare le foto e ne vede una in cui sono in gita nella scuola americana di Ilvermorny, la indica appoggiandoci una mano accanto. Guarda! questo me lo ricordo... fu stupendo questo scambio, andammo per una settimana a vivere e studiare a Ilvermorny! quando si ricorda qualcosa a Jon luccicano gli occhi, per lui ogni piccolo ricordo è una grande vittoria. Volta meglio l'album verso Zoya e fa vedere la torre centrale della scuola sulla foto. Da qui abbiamo fatto volare dei gufi con le nostre foto per spedirle a quelli del primo anno, c'eri anche tu? alza di nuovo lo sguardo e questa volta lo mantiene, assottiglia lo sguardo nella speranza di vedere qualcosa, Jon sa che se guarda intensamente negli occhi una persona, potrebbe entrare nei ricordi, avere delle visioni. La sua mano destra si sposta da sola, dall'album sfiora la gamba di Zoya, mantiene lo sguardo ancora ma non succede niente. Toglie la mano di scatto e scuote la testa. Oh scusa! si passa le dita sugli occhi Ero solo in sovrappensiero. ma niente, in realtà oggi le visioni sono rarissime. Non è la giornata giusta.

     
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    Mi rendo conto che ai suoi occhi posso sembrare eccessivamente minuziosa nei dettagli passati e tutto viene dal fatto che lui è stato qualcuno per me. Del resto ricordo moltissimi episodi al castello ma non potei essere così brava da ricordare i capelli di una persona del mio corso. Imbarazzata sorrido, le gote si colorano. Faccio spallucce come a dire sono cose che capitano. Mmm farnetico soffermandomi di nuovo sulla pagina con la grande foto ghermita di studenti che vanno avanti e indietro, di ingordi che si riempiono i piatti e di professori che cercano di mantenere l'ordine in modo verbale. La sua domanda mi ha irrigidito la schiena perchè mi ha messo in leggera difficoltà: cosa potrei dire a Jonathan per dargli una risposta coerente ma non troppo elaborata? Infine siamo all'incipit di quello che si può chiamare Libro dei ricordi, per lui. Ce l'ho in mano e anche se sembra banale racchiude le fondamenta di sette anni di studi, sette anni in cui lui è cresciuto e altrettanti in cui io vagavo fra le stesse mura magiche. Lo stesso periodo di tempo che ci ha fatto incontrare in maniera più profonda e ci ha regalato gioie, emozioni e dolori che non posso di certo dirgli a parole. Credo che sia anche corretto metterlo a conoscenza del fatto che io conosco il suo potere, molto bene; pertanto credo che sia completamente da escludere qualsiasi tipo di menzogna in questo percorso che mi sono offerta di dargli. Io non sono una persona falsa, se prendo una decisione dura e contro corrente è perchè ho i miei validi motivi che agli occhi di una persona esterna possono essere anche sciocchi ma una volta spiegati hanno un senso. Pertanto decido che Jonathan deve sapere che eravamo molto vicini, il legame sarà lui stesso a definirlo, con l'apparizione di spezzati fotogrammi nella sua testa. Il fatto che lui abbia perso la memoria mi rattrista molto però sono felice di poter fare questo per lui. Sono anche affascinata dal fatto che lui possa riprendersi quello che ha perso, ma mi domando: quanto può recuperare? Tutto? In parte? Dentro di me si sta facendo largo anche una terribile sensazione che ho paura di esternare e pertanto si ripercuote nel mio stomaco in modo silente: ho paura che anche se lui si ricorderà di noi non attribuirà alla nostra relazione la profondità di ciò che abbiamo provato. Sono speranzosa, che la memoria mentale sia collegata a quella del cuore, ma non ne sono certa. Se Jonathan si ricordasse di noi, che effetto gli farebbe? Metterebbe quella vicenda entro la cronologia della sua vita studentesca come un normale capitolo? Oppure le sue budella, il sangue e il suo cuore subirebbero un certo scombussolamento ricordando qualcosa di così importante? Il mio viso si rabbuia per un breve istante, soffio fuori il fiato pensando che se il ricordo della nostra relazione si collegherà velocemente anche alla conclusione di essa, la sua vita americana e i suoi studi avrebbero la meglio: Jonathan è un uomo realizzato, a distanza di anni credo che la sua carriera sia molto più in portante di una relazione di vent'anni addietro. Sono una donna che sogna troppo e che pensa davvero molto, le cose andranno come devono andare, infine recuperare ricordi non significa recuperare sensazioni mi dico riagganciandomi ai discorsi che stavamo facendo.
    Ci siamo conosciuti strada facendo, come spiegavo poco fa inizio a dire gesticolando. Un po' per convenienza se possiamo usare questa parola, io avevo bisogno di un aiuto per alcune materie e tu lo stesso. Siamo diventati molto intimi ecco. Ho usato la parola giusta che può significare una bella amicizia ma anche qualcos'altro. E' per questo che ricordo molto di te. Che è vero. Posso anche ammettere che quando ho letto il tuo cognome nella lista degli scritti nella serata di esposizione dei prodotti aziendali non ci ho creduto visto che eri partito per l'America e pensavo non saresti mai tornato nel tuo paese d'origine. Il tuo nome a fianco mi ha confermato che eri proprio tu Se è attento ha colto anche il fatto che conosco dove è nato, cosa che di un migliore amico o di una persona cara si può conoscere. Dopo gli esami.. e quindi sfoglio delle pagine più avanti, mi soffermo su un paio di foto che ritraggono una Sala Grande ghermita di studenti chini sul proprio banco, i quattro tavoli sono scomparsi e dei professori con fare militare camminano avanti e indietro. Il preside di quegli anni era immortalato con le mani congiunte dietro la schiena. Molti dei nostri coetanei decisero di andare a lavorare rimanendo in zona; tu sei partito per l'America come hai appunto appena detto, io ho studiato pozionistica in territorio inglese sospiro. La mia situazione famigliare all'epoca non era delle migliori, nè economicamente nè a livello psicologico. Interseco i suoi occhi per fargli in breve riassunto, non gli dirò che lui ha conosciuto ogni membro della mia famiglia tranne mio padre, quell'uomo che io odiavo tanto. Non sarò nemmeno brava a dirgli che mio fratello maggiore lo detesta, ora come ora. Da vent'anni a questa parte sono certa che se vedrebbe la faccia di Jonathan darebbe di matto. Infine, queste, sono vicende che sfioreremo forse, se la memoria di Jonathan si ghermirà di tutto ciò che è andato in fumo. Mia madre era sprofondata in una depressione che aveva bisogno di me, io insieme ai mie fratelli decidemmo di starle a fianco fino a che non sarebbe migliorata. Io comunque, come unica figlia femmina, decisi che avrei portato a termine la mia promessa. Sposto l'album sulle sue gambe invitandolo a osservare la foto degli esami. Lui non lo sa, ma alcuni giorni dopo, successivo agli orali personali sarebbe successo quello che sancì il termine della nostra relazione. Ci siamo persi mi limito a dire e solo il mio cuore sa quanto significato hanno quelle parole, proprio così, quando sei partito per l'America e io ho iniziato a studiare ognuno è andato per la sua strada. Non è stato proprio così, però per ora può bastare.
    Sorrido quando lui prende a sfogliare le pagine e i suoi occhi si illuminano parlando di una foto di una gita esterna alla scuola, è vero, ricordo quel trasferimento alla scuola di magia molto intensamente, upi dirlo forte che c'ero!. Mi tremano le labbra, titubante, perchè in questo momento vorrei dirgli che oltre alla spedizione delle pergamene e foto ai novellini possiedo un ricordo indelebile che vorrei che lui ricordasse con tanta tenerezza: la stessa sera in cui è stata scattata quella foto che stiamo commentando, io e lui ci siamo estraniati dal banchetto troppo presto, siamo saliti su una torre a caso senza conoscerne perfettamente le caratteristiche e siamo sbucati in una delle zona più belle della scuola. Le giornate quei giorni erano già piuttosto lunghe, il sole era nascosto dietro i numerosi pini che contornavano il castelletto sopra alla collina, il cielo era arancione e noi ci sedemmo a fantasticare come sarebbe stato bello essere nati in territorio americano. Non posso di certo dirgli che ci siamo baciati a lungo mentre il cielo colorato lasciava spazio ad un cielo costellato di splendide stelle.
    Noto che le pupille di Jonathan stanno cercando qualcosa fra le mie, si fondono insieme e ho la vaga sensazione che sia avido di ricordi. Come è giusto che sia, Una volta infilatosi nel tunnel credo che ogni scoperta non sia mai sufficiente. E fa bene ad alimentare la sua curiosità. Non distolgo lo sguardo, non aizzerò nessun muro che possa aiutarlo ad assimilare quello che è di sua proprietà. Non preoccuparti, non ti devi scusare mormoro infine quando pare ricomporsi un po'. Infine è come se ci conoscessimo da una vita, devi solo ri-farci l'abitudine faccio spallucce e una risata isterica si prende gioco di me. Sono un po' tesa è così?
    Ruoto leggermente il busto, le mie ginocchia toccano le sue, delicatamente recupero l'album e lo chiudo con un tonfo sistemandolo nel basso tavolino di vetro del salotto. Prendilo, sfoglialo, me lo darai quando lo avrei visto tutto lo invito. Pongo i palmi sulle mie ginocchia prendo un bel respiro per quello che ho deciso farò, trovo possa essere il punto d'inizio per il suo percorso. Non sono una psicologa, non conosco bene come funziona ma posso servirmi del fatto che conosco lui nel dettaglio. Avanzo i palmi verso la sua figura leggermente tremolante, complice dolore degli arti superiori e una leggera indecisione dovuta al fatto che sto per esternare una conoscenza sul suo conto molto importante. Posso? ruoto i palmi verso l'altro, sto invitando Jonathan ad appoggiare le sue mai sulle mie. Rimango in attesa, per qualche secondo il silenzio riempie la stanza, i respiri sono piuttosto carichi di curiosità, una strana elettricità abita il salotto di casa Stojnov. So che puoi. E' l'unica frase che dico per metterlo al corrente che lo so. Annuisco con dolcezza, invitandolo a provarci. Non posso manovrare le sue visioni, lui stesso potrà dirmi cosa vede se vuole oppure semplicemente tenere per se ogni cosa. Del resto lui è padrone del suo occhio interiore, non gli chiederò di dirmi tutto ciò che apprende. Può anche toccarmi, rimanere in silenzio e custodire gelosamente la scena che vedrà. La mia parte l'ho fatta e sarò contenta comunque.

     
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    La donna prosegue col suo racconto che incuriosisce molto Jonathan, dice che sono stati amici intimi e chissà che brutta figura ha fatto quella sera quando si sono incontrati, per lui era stata la prima volta in assoluto che aveva visto Zoya. Il suo viso si colora di un rosa leggero, i suoi occhi grigio/azzurri sono costantemente puntati sulla donna che sembra ricordare il tutto con molto piacere. Come vorrebbe ricordarsi tutto in un colpo, in questo momento non potete immaginare quanto sta soffrendo il cuore di Jon che cerca invano di ricordare anche una piccola cosa, ma niente. < Il fatto che eravamo amici intimi mi fa pensare che quella sera avrai pensato male di me quando non ti ho riconosciuta. > ammette sorridento un po' e abbassando lo sguardo sull'album. < Menomale che poi il dottor Pine ha fatto una mossa saggia. > ride un po' perché in fondo questa cosa è buffa. Jonathan ascolta attentamente la donna, è anche grato perché lei sta raccontando cose personali e lui rimane in silenzio rispettoso senza interromperla, solo dopo che Zoya ha finito di raccontare lui parla. < Capisco.. Mi dispiace tanto per tua madre, adesso vive ancora qui in Inghilterra? > è un modo anche per dire, come sta adesso? Ma non osa il dottor Bennet, non vuole entrare troppo nel dettaglio e si sente ancora un estraneo ai suoi occhi, a differenza di Zoya lui non ricorda assolutamente nulla del loro rapporto, della loro amicizia che sembra essere stata davvero forte. < Mi stai facendo pensare che in soffitta ho delle vecchie lettere.. Forse ne potrei trovare qualcuna se ci siamo mandati delle lettere. Oppure forse non ci siamo più neanche scritti? Ricordi? > dice a lei ma soprattutto a se stesso, cercando di ricordare il bauletto in cui ancora oggi conserva le lettere che non ha mai più riaperto. Si accende una curiosità enorme nella testa di Jon, di sicuro quando torna a casa va a rovistare il tutto senza perdere un attimo, ma come ha fatto a non pensarci? < Sarei davvero felice di riprendere i ricordi di vent'anni fa.. Noi ci conosciamo da una vita e sembra così buffo che io non ti riconosca. > mette un po' di leggerezza in quelle parole, non vuole prendere tutto in modo pesante ma in modo più leggero possibile, non è una cosa facile ricordare ma forse non è poi così impossibile col suo dono, potrebbe essere la sua unica chance e avere vicino una "sconosciuta" che lo può aiutare è un grande passo, Jonathan è affamato di ricordi, li prenderà e li conquisterà in ogni modo. < Grazie Zoya. > lei gli darà il suo album e lui non può che esserne felice, toccando le foto molte cose possono avvenire nella sua testa, di sicuro con un po' di concentrazione ci può riuscire, ha deciso che terrà un quaderno dove scriverà ogni cosa, sente che è arrivato il momento di farlo, che un nuovo piccolo capitolo si sta per aprire davanti a lui, non vuole perdersi un solo istante. Ciò che avviene dopo lo spiazza, Jonathan rimane a fissare la donna incerto.. Capisce che lei lo conosce tanto, ma non si aspettava in un modo così profondo, lui non parla quasi mai con nessuno delle sue visioni, probabilmente Zoya doveva proprio essere una persona molto vicina a Jon, lui ha tutta l'intenzione di capire e di scoprire ogni dettaglio.
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    Si sposta e si mette di fronte a lei pur rimanendo seduto sullo stesso divano, abbassa lo sguardo e guarda le mani della donna. Ammette a sé stesso di avere un po' di ansia, tutto sommato non è facile, non sa neanche che cosa potrebbe vedere e questo lo rende un po' nervoso. Potrebbe anche vedere qualcosa di Zoya, qualcosa che non c'entra niente con loro. < Sicura? > chiede lui con la sua solita delicatezza, sa che potrebbe anche veder cose che non vuol vedere ma alla fine si convince, le sue mani si appoggiano su quelle di lei, le stringe e si avvicina per guardarla negli occhi. Si morde le labbra perché cerca di concentrarsi, avvicina il viso verso Zoya, la guarda negli occhi come se ci volesse entrare dentro, arriccia le sopracciglia e punta lo sguardo con decisione sulle iridi di Zoya, lo fa un paio di volte sperando che tutto avvenga poi con naturalezza, fino a quando si ritrova catapultato in qualche ricordo del passato.

    Jonathan sta correndo sotto una forte pioggia autunnale, i suoi capelli sono tutti appiccicati sulla sua fronte e accanto a lui c'è Zoya che corre e ride. Vive tutto in prima persona e lei è felice, si lascia prendere per un braccio e insieme si immergono in una foresta del tutto sconosciuta per lui. Jonathan sa che non tutte le visioni sono esattamente uguali a ciò che realmente ha vissuto. Arrivano al limitare di un piccolo boschetto e si ritrovano ad ammirare un panorama, davanti a loro si estende un vasto campo di grano e così continuano a correre. Il sole sbuca a tratti, la pioggia diventa meno intensa. < Perché ci hai portato proprio me Zo'? > chiede Jonathan mentre si riposano un po' camminando tra l'alto grano. < Perché tu sei un po' come me Jon! > risponde lei sorridendo, mentre tocca con le mani il grano che scivola anche sul suo viso, il sole sta spuntando.

    Il cuore di Jonathan inizia a pulsare a ritmi insistenti, si sente mancare il respiro, non riesce ad uscire dalle sue visioni che si susseguono una dietro l'altra, rimane circa dieci minuti immobile, perfettamente fermo a guardare gli occhi di Zoya, ecco come lo vede lei mentre la mente di Jonathan vaga, il suo corpo è lì fermo davanti a lei, i suoi occhi fissi sulle iridi azzurre della donna, il respiro corto, la fronte di Jon che inizia a sudare mentre le sue mani stringono saldamente quelle di Zoy. Sono tante le cose che vede: gli esami del primo anno e quelle del quarto. La prima gita a mielandia, l'amico che rischia la vita. Ma ci sono almeno altri quattro ricordi in cui è partecipe la donna che era una corvonero, ad esempio vede lui stesso che prepara le pozioni insieme a Zoya, lui che si nasconde nei corridoi notturni di Hogwarts insieme a lei per andare da qualche parte, ma sono tutti pezzi di ricordi che non sono precisi, ma che riempiono tantissimo i vuoti di Jonathan. Il dottore però comincia a soffrire, non ha mai avuto delle visioni così lunghe e lotta con sé stesso per uscirne illeso. Vede qualche altro ricordo legato solamente alla donna, in particolare riesce a vedere l'aggressione sanguinosa che ha ricevuto settimane fa. Cerca di staccare via gli occhi, cerca di non avere più un contatto visivo con lei e ci riesce a fatica, appoggiando le spalle sul divano, si porta le mani sugli occhi e borbotta qualcosa che non si capisce. < Okay... Ok.. > prende un po' di respiro e si alza in piedi, ma sta barcollando e allora torna a sedersi strofinadosi ancora gli occhi che bruciano, che adesso si sono arrossati. < Ho visto l'aggressione... Ho visto t-tante cose.. > forse anche troppe, decisamente. Alza lo sguardo e nella sua mente compare una grande domanda: Ma chi sei Zoya?

     
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    Non preoccuparti dico con un sorrido sincero quando si scusa del fatto di non avermi riconosciuta alla sera delle presentazioni. Infine non è colpa sua, questo deve entrargli in testa e io sarò sempre pronta a rammentarglielo quando si sente in imbarazzo. Deve essere terribile non ricordarsi delle persone care, in generale ricordare non è una cosa che si può considerare con sufficienza. Credo che al suo posto gestirei la mancanza di pezzi della mia vita in malo modo. Mi sentirei insufficiente e infine mi chiuderei a riccio anche se bisogna assolutamente ribellarsi e avere la forza di riprendersi quanto perso. Mia madre sta decisamente meglio anche se il suo percorso è stato lungo e tortuoso spiego. E' pressochè guarita anche se vicende di spesso valore possono significare qualche momentanea ricaduta, dalla depressione non si guarisce mai al cento per cento lui è un medico saprà di cosa parlo; le malattie psichiche sono tra le più terribili. Il cervello umano è prezioso, è una splendida macchina ma è altrettanto debole alle volte.
    Jonathan parla di lettere e io rimango per un attimo senza parole, ho dei confusi pensieri a riguardo e per un attimo penso allo scatolone in soffitta che ne contiene altrettante di mie, mai inviate ma conservate nel tempo. Chissà in che condizioni sono. Penso per un attimo che non devo essere un egocentrica, alla fine lui non mi ha mai fatto recapitare nessuno straccio di lettera, se avesse avuto voglia di scrivermi mi avrebbe inviato un gufo no? Eppure mi sento sciocca, a distanza di vent'anni a insinuare queste risposte di rimando ai miei quesiti che non ne hanno. E se lui avesse scritto quelle lettere e non le avesse mai invite esattamente come me? Non posso saperlo. Del resto potrebbe avere un plico di lettere impolverate composto da cartoline, lettere di amici e parenti. Scuoto il capo. Ci siamo persi ripeto. Schiarisco la voce, volutamente gli faccio mancare qualsiasi altra spiegazione; in modo fugace cerco di concentrarmi in quello che avverrà tra poco. Li riavrai, Jonathan annuisco con sicurezza in sua direzione. Con pazienza ricostruirai tutto, infine sono tuoi i ricordi che hai perso. Da qualche parte sono nascosti. Infine pensaci, davvero li hai persi? Magari hai solo momentaneamente accantonato alcuni anni della tua vita. Io non conosco per bene ciò che ha subito ma la mia risposta è anche intrisa di speranza.
    Annuisco e lo incito ad appoggiare le mani sulle mie. Certo, fallo confermo notando al sua titubanza. Non comprendo se sia solo tensione la sua o se ci sia anche un velo di paura.
    Ruoto le ginocchia verso le sue stando sempre seduta sul divano, sento le sue mani appoggiarsi e il suo viso si fa vicino. I suoi occhi grigiastri puntano i miei e io lascio che lui si serva del suo potere. Mi sono sentita così poche volte nella mia vita ed era tanto tempo che non capitava. Quasi me n'ero dimenticata. Il fatto di guardare negli occhi una persona dovrebbe facilitarlo se non ricordo male, quindi gli offro le miei iridi e la mia pelle affinché attinga a ciò che nascondono.
    Non posso fare altro che rimanere in silenzio per non disturbare quella caccia misteriosa; le sue dita di irrigidiscono, a tratti cominciano a sudare, noto il suo busto diventare più teso fino a che interrompe il legame visivo adagiandosi per qualche secondo con le spalle sul divano. Sembra sfinito e io sono senza parole perchè non so se sia il caso di domandargli cosa ha visto. Come stai? domando infine pensando che sia la domanda giusta da fare. Si alza in piedi e noto un po' di inquietudine. Con il colpo di bacchetta servo dell'acqua su dei lunghi bicchieri. Lo invito a prendere un sorso per calmarsi. Vorrei mettergli una mano sulla sua quando si siede nuovamente ma non vorrei innescare un'altra visione visto che pare provato. Mi ritraggo un po', verso infine l'acqua per entrambi e rigiro il bicchiere fra le dita fissando il vetro. H-hai visto l'aggressore? domando impreparata. Sai fornirmi qualche informazione? Sono curiosa anche se spaventata. Un brivido mi percorre la schiena. Aspetto che si riprenda poi cerco di dirgli che da parte mia va tutto bene. Quando vuoi.. sai dove trovarmi e con ciò intendo che non si deve fare problemi a domandarmi un tocco per ricavarne qualcosa. Sono pronta anche a rispondere alle sue domande. So che potrebbe aver visto o potrà vedere prossimamente qualcosa che sarà difficile da spiegare ma sarò pronta. Ho deciso di fornirgli il mio appoggio e lo farò fino in fondo.
    Gli lascio qualche minuto per stare con se stesso, vedo che non ha molta voglia di parlare quindi mi alzo e percosso il corridoio, tornando con un libro consumato fra le dita. Schiarisco la voce, come a chiedergli il permesso, credo che sia doveroso dopo la fatica appena fatta. Appoggio il libro dalle pagine giallastre sopra all'album. Portalo con te mormoro, tamburello le dita sulla copertina. Può ben vedere che è usurato, le sue pagine sono stropicciate e contengono anche dei foglietti sparsi che non sono altro che i miei appunti. E' il classico libro di Edward Bach spiego. Di certo ne hai sentito parlare. Infine è un medico e anche se l'opera dello scrittore parla di rimedi omeopatici credo che possa essere una lettura interessante per lui visto che il recupero del passato è una cosa che lo sfinisce, lo turba e probabilmente crea un subbuglio di sensazioni indomabili. Magari lo hai già letto faccio spallucce. Di certo non gli sto dicendo che questo lo farà stare più tranquillo, il mio è più che altro un augurio attraverso il suo percorso. Magari non ha bisogno di capire cosa lo farebbe sentire meno stressato durante queste importanti recuperi di ricordi, però una lettura del genere più solo che rilassarlo.
    In quel momento qualcuno bussa, mi volto lentamente verso l'entrata, la porta si apre verso l'interno. Vedo il profilo di Oliver sbucare e con gesto di noncuranza gettare le scarpe di lato sopra al tappeto arricciato. Vedo i suoi occhi indagatori soffermarsi su di me, sul dottore e sulla sua valigetta nei pressi. Tesoro, non ti aspettavo mormoro alzandomi facendo forza sulle ginocchia. Gli vado incontro mentre la sua schiena si irrigidisce e la sua faccia è tutto tranne che contenta. Come immaginavo sguscia di fianco per evitarmi, del resto se in famiglia non vuole immaginiamoci in presenza di altri. Ciao Zoy la sua voce è lapidaria come sempre. E' venuto a vedere la tua ferita? Annuisco tralasciando l'utilizzo di quel nomignolo, ormai non si spero più possa chiamarmi mamma e basta. Prosegue bene la guarigione spiego e con un gesto lo invito a venire in salotto per conoscere il dottore. Il dottore Jonathan Bennet lo presento. Vedo dalla sua espressione che non ha nessuna voglia di intrattenersi, copie un paio di passi verso il salotto, un cenno del braccio. Salve mormora e io mi stringo nelle spalle mentre sparisce verso il corridoio e infine sento i suoi passi salire al piano superiore.
    Torno verso Jonathan. Mio figlio, Oliver Ryan spiego e sospiro. Non preoccuparti, è sempre così.
    Il libro di E. Bach contiene un sacco di appunti scritti a mano da Zoy fra l'anno 1998 e 1999, è usurato per via del suo assiduo utilizzo durante i peggiori anni di malattia della madre e perchè lei stessa dopo la rottura ha attraversato un momento in cui cercava rimedi naturali per trovare la serenità. Lei non lo ricorda (visto che il libro è rimasto in un angolo della libreria per tantissimi anni) ma piegato a metà nei capitolo finali c'è un segnalibro di carta smarrita. Almeno è quello che sembra. E' un biglietto aereo con destinazione New York datato 1 gennaio 1999

     
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